Diritto di autodeterminazione: il caso veneto

Re: Diritto di autodeterminazione: il caso veneto

Messaggioda Berto » gio set 12, 2019 8:03 pm

Processo a Vicenza al C.L.N. Veneto, Patrizia Badii: imputati in 20 perché vogliamo pagare tasse a Serenissima Repubblica e non all’Italia
12 settembre 2019

https://www.youtube.com/watch?v=XCjcblz ... 6YQSf8yeHY


Badii (C.L.N. Veneto) a processo: tasse solo a Serenissima Repubblica
Giovanni Coviello
https://www.vicenzapiu.com/leggi/proces ... -allitalia

Fino ad oggi il nome di Patrizia Badii non mi diceva nulla e poco sapevo del Comitato di Liberazione Nazionale Liberazione Veneto (CNL Veneto).

Ma, nel primo pomeriggio, esco dalla penultima udienza del secondo processo in due giorni (c’è la sentenza l’8 ottobre per cui per questo procedimento non ha senso rifiutare la difesa come ho annunciato ieri che farò per tutti gli altri in corso o in arrivo) e vedo, guardato a debita distanza da un numeroso manipolo di poliziotti, un folto gruppo di manifestanti, rumorosi ma pacifici, con le bandiere del Leone di S. Marco e con gli striscioni inneggianti proprio al Comitato di Liberazione Nazionale Veneto.

Mi avvicino, chiedo a chi posso rivolgermi per conoscere il perché del sit-in e mi viene indicata Patrizia Badii, che mi si presenta con un grande ma determinato sorriso, un residuo accento fiorentino e la qualifica di “componente dell’Autorità Nazionale Veneta e responsabile della Difesa...” oltre che di imputata, insieme ad altri più di 20 membri del C.L.N. Veneto nel processo istruito a Vicenza con indagini partite nel 2017 per “associazione a delinquere e istigazione a non pagare le tasse“.

Come si fa, dopo due udienze consecutive di due dibattimenti diversi, altri processi in arrivo e qualche condanna già comminatami, solo perché scrivo quello che avviene e quello che vedo, da uno Stato di cui ancora accetto l’autorità ma che stimo sempre di meno, a non ascoltare questi “imputati”?

Loro sono accusati di non voler pagare le tasse a questo Stato, in cui non si riconoscono perché vogliono che rinascano le nazioni storiche della “penisola italica, tutte belle ma tutte diverse…“, in base, dice Patrizia Badii, a convenzioni e norme internazionali che consentirebbero di pagarle, invece, agli stati “da liberare dall’occupazione” se esiste un C.L.N. che li rappresenti e li coordini.

E, dopo aver ascoltato la fiorentina Badii (“Veneto è chi veneto fa“, è così che… “annette” anche me) condannare “lo Stato italiano che istruisce processi se uno dice la verità“, come si fa a non “offrire” alla libera valutazione di tutti le sue ragioni storiche per la “liberazione” delle varie nazioni che esistono nella penisola tanto più che tra gli avvocati che difendono lei e gli altri più di venti imputati c’è il cassazionista veneziano Lorenzo Fogliata, già mio legale quando, per altri motivi, lottavo comunque a Roma, e, oltre tutto, grande studioso e cultore dell’indipendentismo?

Tanto più che Patrizia Badii, la Serenissima fiorentina, trattiene alla fine a stento le lacrime tra i cori dei suoi perché lei in un mondo di comode convenienze è disposta a pagare per i suoi ideali.



Alberto Pento
Quante demenzialità!

A questa signora va detto:

1) Il Veneto o le terre venete, non sono territori occupati illegalmente e militarmente dallo Stato italiano, poiché i veneti hanno voluto farvi parte volontariamente fin dal 1848.

2) Il Plebiscito del 1866 non fu una truffa e i veneti si espressero liberamente per l'annessione allo Stato italiano.

3) Lo stato preunitario che comprendeva le terre venete non era la Serenissima ma il Regno lombardo-veneto appartenente all'Impero austro-ungarico.

4) La Serenissima non ero lo Stato dei veneti, ma lo stato imperiale di Venezia e della sua aristocrazia di cui facevano parte territori veneti e non veneti come domini e genti venete e non venete come sudditi;
la maggioranza dei veneti non erano indipendenti ma erano sudditi di Venezia e della sua aristocrazia.

5) Gli autodeterminati del CLNV non sono il Popolo veneto e non sono la rappresentanza dei veneti, sono solo una minoranza minimale di invasati; la stragrande maggioranza dei veneti si vuole autodeterminare come veneta nello stato italiano per cui la Convenzione o Patto di New York del 1966, e ratificato dallo stato italiano con L.881/77 è pienamente rispettata e la loro pretesa è del tutto assurda poiché in democrazia vale la volontà della maggioranza di una popolazione e non certo quella di una minoranza minimale che demenzialmente si crede il Popolo veneto, falsifica la storia e interpreta in maniera distorta il diritto internazionale.



Note:

L'articolo 2 della convenzione o Patto di New York del 1966, e ratificato dallo stato italiano con L881/77
fa riferimento a un paese occupato da uno stato straniero e il Veneto non è affatto occupato da uno stato straniero, lo Stato italiano non è uno stato straniero.


La Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (meglio noto come Patto internazionale sui diritti civili e politici), è un trattato delle Nazioni Unite nato dall'esperienza della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, adottato nel 1966 ed entrato in vigore il 23 marzo del 1976.
https://it.wikipedia.org/wiki/Convenzio ... e_politici

L. 25 ottobre 1977, n. 881 (1).Ratifica ed esecuzione del patto in ternazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, nonché del patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, con protocollo facoltativo, adottati e aperti alla firma a New York rispettivamente il 16 e il 19 dicembre 1966 (2).
http://legxv.camera.it/cartellecomuni/l ... 977881.pdf


Questa storia dell'autodeterminazione (con riferimento alla legge L. 25 ottobre 1977, n. 881 e al Patto di New York del dicembre 1966) se l'è inventata il giurista non giurista fanfarone Palmerini e poi è stata adottata per disperazione da Daniele Quaglia della Life per approdare infine al CLNV della Badii e compagni.
Palmerini è lo stesso che si è inventato la storiella della minoranza linguistica veneta dagli esiti fallimentari che però già erano evidenti nelle sue demenziali premesse/impostazioni analitico giuridiche.


La Truffa del Comitato di Liberazione Nazionale Veneto
https://www.palmerini.net/blog/la-truff ... ale-veneto

L’Autodeterminazione va esercitata, 29 Giugno 2015, Daniele Quaglia
https://www.life.it/1/lautodeterminazione-va-esercitata
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Re: Diritto di autodeterminazione: il caso veneto

Messaggioda Berto » mar ott 01, 2019 7:17 am

AUTODETERMINAZIONE: COSTRUIRE UN MODELLO NUOVO CHE RENDA LA REALTÀ OBSOLETA
ENZO TRENTIN

http://www.lindipendenzanuova.com/autod ... a-obsoleta

Si sta cercando di fermare i vari “populismi”, perché vogliono un reale esercizio della sovranità popolare. Il regime democratico ha funzionato finché gli interessi delle élite e della base elettorale hanno collimato: anni di crisi, economica e non solo, hanno creato all’interno delle democrazie forze con interessi divergenti dall’oligarchia al potere.

Osservando il rito democratico delle elezioni poi, diciamo “broglio” senza renderci conto che stiamo parlando veneziano. Già, perché questo termine evocato a ogni elezione, assieme a un altro che pure riguarda le urne (che però in Italia ha a che fare solo con la nomina del sindaco), “ballottaggio”, viene dritto dritto dal sistema elettorale adottato a Venezia per eleggere il doge e per votare le leggi. Sistema che deve aver affascinato parecchio, se in inglese “ballot” vuol dire voto, e “ballot box” urna elettorale. Per chi non conoscesse questa storia che parte dalla “serrata” del 1297, per brevità rimandiamo a questo vecchio articolo di Alessandro Marzo Magno: http://www.linkiesta.it/it/article/2013 ... tati/11858

Oramai non c’è nessuna “democratica” elezione che non sfoci nella denuncia di brogli. E questo succede un po’ dappertutto: In Austria – http://www.ilgiornale.it/news/mondo/aus ... 80862.html In Venezuela – http://www.lastampa.it/2017/08/02/ester ... agina.html In Kenya – http://www.ilpost.it/2017/07/23/elezion ... regolarita Negli USA le elezioni presidenziali del 2000 si svolsero il 7 novembre. La sfida oppose il candidato repubblicano George W. Bush e il vicepresidente democratico uscente Al Gore. Per giorni si ricontarono i voti e si analizzarono le irregolarità. Alla fine i voti popolari, 271 contro 266, furono favorevoli a Bush e ne determinarono l’elezione. In Messico, il 7 luglio 2006, la destra vince le elezioni. Ma la sinistra contesta: “Ricontare”. Si parla di alcuni milioni di voti conteggiati in modo errato. In Iran sembrerebbe che anche Ahmadinejād, una volta consolidato il proprio potere politico, fosse ricorso ai brogli a seguito delle ultime contestate elezioni presidenziali del 2009. In Africa/Guinea Bissau, il 23/3/2012, sono contestati i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali “La situazione è in evoluzione, perché i candidati che non hanno accettato i risultati del primo turno presentano il ricorso alla Corte Suprema affermando che le elezioni sono state viziate da brogli. Nel paese di Arlecchino & Pulcinella, ne citiamo solo un paio per brevità: a Bari – https://www.nurse24.it/infermiere/ipasv ... orali.html In Sicilia – http://www.ansa.it/sito/notizie/politic ... 4096f.html

Prima dei brogli tuttavia, c’è da riscontrare il “mercato delle vacche” delle candidature, dove i partiti politici si distinguono non solo per trovare una candidatura “visibile”: il cantautore di successo, la “stellina” cine-televisiva, lo sportivo affermato, l’intellettuale spesso di “regime”, lo scienziato famoso; tutti invariabilmente insignificanti, o quasi, sul piano legislativo, quando addirittura non si segnalano per la loro scarsa partecipazione ai lavori parlamentari. E ancora, come sopportare oltre lo stato di conflitto all’interno dei partiti, e tra i diversi partiti? In Germania anche Angela Merkel, in questi giorni, sarebbe “vittima” della contesa tra partiti.

Ci sono studi sociologici che affermano che la competizione elettorale democratica induce i partiti politici ad accettare il sostegno di lobby e potentati, e li spinge persino a utilizzare gli strumenti del potere pubblico e le ricchezze sociali per meglio collocare il partito nella competizione elettorale. I politici di professione, pur nelle diversità personali e dei loro intenti originari, sono impiegati statali accomunati, tutti, dall’avere medesimi e oggettivi interessi di categoria. In questo contesto i “rappresentanti dei cittadini” tendono a trasformarsi in “delegati dei partiti”. In questo consiste la “degenerazione oligarchica dei partiti” che si manifesta oggi in Italia in forme persino paradossali. Insomma un mondo estraneo, un universo da cui i cittadini, l’uomo qualunque, rimangono veramente al di fuori.

L’elettorato se n’è accorto: nelle amministrative del 2017 l’affluenza al voto scivola nell’allarmante: eccetto Padova e Rieti, con un 50-55% appena decente. Nel resto d’Italia tutti sono al di sotto del 50% (46% complessivo), con Taranto e Como sotto il 35%. Un trend riconfermato in queste ultime ore dalle elezioni a Ostia, dove l‘affluenza è stata del 33,6%, e Trapani addirittura sotto il 27%. L’aspetto più preoccupante della diserzione civica è costituito dal fatto che i voti di chi diserta le urne sarebbero probabilmente i voti più indicativi e utili, perché meno interessati, mentre i voti che fuoriescono dalle urne sono quelli delle immense clientele politiche, degli amici non solo dei 945 parlamentari che saranno eletti, ma della sterminata massa di candidati che si trovano scritti nelle pletoriche liste elettorali. Le caste politiche hanno interesse a tenere lontani dalle urne i cittadini che non appartengono loro. Ci sono alcuni milioni di cittadini che dallo Stato ricevono stipendi, privilegi e riconoscimenti senza grandi meriti. Sono loro che votano l’insana partitocrazia per mantenere lo status quo. Tuttavia per quello Stato di cui si dicono i servitori essi sono dei parassiti.

Vedi qui:
https://www.youtube.com/watch?v=uY5ivH0ThP8

Infatti, a loro lo Stato eroga e trattiene una parte in tasse; quindi si tratta di una partita di giro. Se così non fosse, allora avremmo la ricetta per eliminare in poco tempo ogni debito pubblico, erogando servizi all’altezza di un nababbo. Basterebbe trasformare i circa sessanta milioni di italiani in altrettanti dipendenti statali. Ma lo Stato ha risorse sue, o sono quelle dei suoi cittadini nelle vesti di taxpayer?

Dall’esperienza vissuta in questi ultimi decenni, nessuna combriccola sedicente indipendentista si estranea. Men che meno chi concorre alle elezioni italiane, poiché sostanzialmente vogliono cambiare il governo con il consenso del governo stesso. Pretendono di “conquistare” le istituzioni per poi da lì dichiarare l’indipendenza. Tuttavia la Catalogna tanto citata e ancor più osservata – ma mai imitata – sta dimostrando che questa via è assai impervia. Questo lo approfondiremo in altra occasione. E qui, per carità di patria, lasciamo stare la mancanza di un serio, condiviso, e innovativo progetto istituzionale. Come diceva Buckminster Fuller: «Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta».

È possibile allora superare la concezione dei partiti con il sistema del sorteggio attraverso il quale sparisce la partitocrazia, e si democratizza la democrazia? Ad Atene, patria della democrazia, solo una parte dei rappresentanti del popolo era eletta, l’altra era tirata a sorte. Si veda questo video, che spiega la tesi in modo molto comprensibile (per avere i sottotitoli in italiano andare su impostazioni = rotellina in fondo a destra del video e scegliere la lingua).

https://www.youtube.com/watch?v=KS9EMvbBq_U

Come avverrà più tardi nella Repubblica di Venezia a partire dalla “serrata” del 1297 sino al 1797. Mentre le elezioni – che connotano all’incirca gli ultimi duecento anni – possono servire solo per l’esercizio della democrazia diretta. Gli strumenti di democrazia diretta: istanze, petizioni, iniziativa di leggi e delibere, referendum senza quorum, e revoca o Recall o elezione di richiamo [vedi qui: https://en.wikipedia.org/wiki/Recall_election ] sono da considerarsi solo come strumenti deterrenti o di contro bilanciamento nei confronti di quei sorteggiati che non dovessero agire secondo le aspirazioni-indicazioni della maggioranza.

Se come cittadini pretendessimo una progettualità con cui far politica attiva, la domanda alla quale rispondere in primis sarebbe: «chi sono i “ballotandi” o sorteggiati nelle istituzioni?» E la risposta potrebbe essere: «i Comuni tengono un’apposita anagrafe.» In teoria tutti possono accedere a tale anagrafe; tuttavia molti non sentendosi adeguati, o disponibili, non si iscriveranno per assumere incarichi pubblici (che dovrebbero essere equamente e non spropositatamente remunerati come in Italia); e a chi vuole iscriversi si potrebbe chiedere il superamento di un apposito esame sulla conoscenza delle istituzioni che vogliono reggere.

Ai membri dell’esecutivo o sorteggiati per reggere le istituzioni, indipendentemente dalla loro eventuale appartenenza a un partito, e senza avere costituito una qualche coalizione, non dovrebbe essere consentito parlare a titolo personale o in nome di un partito. Sarebbero tenuti a trovare un consenso è ad esprimersi in modo collegiale per gli interessi della comunità. Le decisioni, di regola, sarebbero prese semplicemente discutendo: cercando e trovando l’approvazione e questo, in genere, lo si riesce a raggiungere senza dover arrivare al voto. È possibile spiegare con un esempio la realtà banale, ma al tempo stesso sconvolgente di questi esecutivi cooperativi e non competitivi, non basati su maggioranze in qualche caso precostituite o “coalizioni”. L’accettazione o meno delle delibere o delle leggi proposte dall’esecutivo dipende esclusivamente dal contenuto della delibera, senza mercanteggiamenti tra gruppi, accordi o coalizioni. L’esecutivo opera ed è al tempo stesso tenuto sotto controllo dall’esercizio della democrazia diretta che ha il potere di destituirlo, come di deliberare o legiferare da sé. I meccanismi decisionali democratici diventano come un cervello collettivo la cui intelligenza aumenta se i singoli neuroni contribuiscono con la propria abilità, discernimento, ed esperienza. Le riunioni dell’organo legislativo diventano un confronto tra governanti (l’esecutivo) e governati. L’”opposizione” non è più costituita dai partiti avversi contro quelli di governo, ma dall’esercizio della sovranità popolare.

Un’altra ragione per non entrare – in questa sede – troppo nello specifico risiede nel desiderio di evitare ogni occasione, per l’effervescente mondo indipendentista (quello veneto in particolare), per polemizzare e frazionarsi.

Non quindi l’unione per un partito indipendentista, ma l’unione su un programma politico-istituzionale. Ecco allora che il compito pare essere quello di indicare alcune linee guida, per stimolare l’indipendentismo più sincero a sedersi attorno ad un tavolo per progettare un nuovo assetto istituzionale seguendo linee indicative già redatte. Ed è su tale progetto che andrebbe ricercato il consenso della cosiddetta opinione pubblica cui ci si intende rivolgere. Per l’eliminazione del monopolio del potere legislativo, contro questa degenerazione dei sistemi democratici solo rappresentativi. Anche perché, spesso, come ripeteva Leo Longanesi in uno dei suoi fulminanti aforismi, “un’idea che non trova spazio a tavola è capace di fare la rivoluzione”.
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Re: Diritto di autodeterminazione: il caso veneto

Messaggioda Berto » dom apr 05, 2020 8:30 pm

Autorità nazionale veneta

18 Ottobre CLNV GIR Sit-in Autodeterminati. Rigetto Tasse
https://www.youtube.com/watch?v=P4XlBT8 ... bDH8VKe4ys

Sit-in pignoramento busta paga, conto corrente e fermo amministrativo macchina.
È stato raggiunto un accordo di congelamento delle procedure, nel frattempo i legali delle 2 parti daranno luogo ai confronti per l'effettività e applicazione delle leggi richiamate dal clnv:
... Come tutto il diritto internazionale, il principio di autodeterminazione viene ratificato da leggi interne: in Italia vi è la Legge n. 881/1977. Nell’ordinamento italiano poi il principio vale come legge dello Stato che prevale sul diritto interno (Cass. Pen. 21-3-1975), e il decreto legislativo n. 212 del 2010, che rispettivamente impongono la facoltà agli autodeterminati di trattenere le proprie risorse economiche, il difetto assoluto di giurisdizione dello Stato italiano e a cascata di tutti gli enti per esso operanti.

Le leggi richiamate non hanno alcuna incidenza e rilevanza nel caso specifico poiché i veneti in stragrande maggioranza si sentono e si vogliono determinare come cittadini italiani e poi perché l'abolizione del decreto ottocentesco non alcuna effettività di annullare l'appartenenza del veneto e dei veneti allo Stato italiano.



Le demenze della Badii!
Autorità nazionale veneta a cui i veneti autodeterminati (che non si sentono e non si vogliono cittadini italiani ma veneti) pagano le tasse

Badii (C.L.N. Veneto) a processo: tasse solo a Serenissima Repubblica
Giovanni Coviello
11 Settembre 2019

https://www.vicenzapiu.com/leggi/proces ... allitalia/

Fino ad oggi il nome di Patrizia Badii non mi diceva nulla e poco sapevo del Comitato di Liberazione Nazionale Liberazione Veneto (CNL Veneto).

Ma, nel primo pomeriggio, esco dalla penultima udienza del secondo processo in due giorni (c’è la sentenza l’8 ottobre per cui per questo procedimento non ha senso rifiutare la difesa come ho annunciato ieri che farò per tutti gli altri in corso o in arrivo) e vedo, guardato a debita distanza da un numeroso manipolo di poliziotti, un folto gruppo di manifestanti, rumorosi ma pacifici, con le bandiere del Leone di S. Marco e con gli striscioni inneggianti proprio al Comitato di Liberazione Nazionale Veneto.

Mi avvicino, chiedo a chi posso rivolgermi per conoscere il perché del sit-in e mi viene indicata Patrizia Badii, che mi si presenta con un grande ma determinato sorriso, un residuo accento fiorentino e la qualifica di “componente dell’Autorità Nazionale Veneta e responsabile della Difesa...” oltre che di imputata, insieme ad altri più di 20 membri del C.L.N. Veneto nel processo istruito a Vicenza con indagini partite nel 2017 per “associazione a delinquere e istigazione a non pagare le tasse“.

Come si fa, dopo due udienze consecutive di due dibattimenti diversi, altri processi in arrivo e qualche condanna già comminatami, solo perché scrivo quello che avviene e quello che vedo, da uno Stato di cui ancora accetto l’autorità ma che stimo sempre di meno, a non ascoltare questi “imputati”?

Loro sono accusati di non voler pagare le tasse a questo Stato, in cui non si riconoscono perché vogliono che rinascano le nazioni storiche della “penisola italica, tutte belle ma tutte diverse…“, in base, dice Patrizia Badii, a convenzioni e norme internazionali che consentirebbero di pagarle, invece, agli stati “da liberare dall’occupazione” se esiste un C.L.N. che li rappresenti e li coordini.

E, dopo aver ascoltato la fiorentina Badii (“Veneto è chi veneto fa“, è così che… “annette” anche me) condannare “lo Stato italiano che istruisce processi se uno dice la verità“, come si fa a non “offrire” alla libera valutazione di tutti le sue ragioni storiche per la “liberazione” delle varie nazioni che esistono nella penisola tanto più che tra gli avvocati che difendono lei e gli altri più di venti imputati c’è il cassazionista veneziano Lorenzo Fogliata, già mio legale quando, per altri motivi, lottavo comunque a Roma, e, oltre tutto, grande studioso e cultore dell’indipendentismo?

Tanto più che Patrizia Badii, la Serenissima fiorentina, trattiene alla fine a stento le lacrime tra i cori dei suoi perché lei in un mondo di comode convenienze è disposta a pagare per i suoi ideali.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Diritto di autodeterminazione: il caso veneto

Messaggioda Berto » dom apr 05, 2020 8:31 pm

C’È CHI SOSTIENE CHE IL VENETO È LIBERO ED INDIPENDENTE
CENSIMENTO-VENETO di ENZO TRENTIN

Nell’effervescente panorama indipendentista ci sono persone che hanno depositato un atto di notifica presso il Comune di residenza disconoscendo la cittadinanza italiana, e dichiarandosi appartenenti al popolo veneto. Parallelamente è in avanzata fase di realizzazione il riconoscimento del popolo veneto, così come dall’iniziativa che vede il suo esponente più autorevole nelle vesti dell’attuale Sindaco di Resana (TV): Loris Mazzorato, che il 24 novembre 2015 – assieme ad una delegazione del Comitato per il Censimento ed il Riconoscimento internazionale del Popolo Veneto – ha presentato la questione veneta ai 200 Stati presenti all’8° Forum Internazionale sui problemi delle minoranze di Ginevra.
Si veda qui.

Quella di rifiutare la cittadinanza italiana, tutto il suo inferno fiscale e persecutorio sembra una boutade, ma contestualmente alcuni veneti hanno cominciato a non pagare tasse, balzelli, multe e quant’altro affine, e quando qualche gabelliere bussa alla loro porta ne disconoscono l’autorità, e gli segnalano che egli è un soggetto “occupante”, la cui giurisdizione è illegittima.

Nella “scacchiera” istituzionale italiana, per il momento a muoversi sono solo dei “pedoni”; persone di basso livello gerarchico, spesso ignare del diritto internazionale, e comprensibilmente timorose di compromettere la loro carriera o addirittura il posto di lavoro, per cui sinora hanno preferito ritirarsi con la coda tra le gambe. Anche la magistratura, sulla questione sopra indicata non ha ancora preso alcuna iniziativa, né siamo in grado di dire se e quando lo farà.

Tale magistratura è così prodiga di singolari interventi che è difficile farne l’elenco. Ci limitiamo alla citazione della recente richiesta di rinvio a giudizio per i Serenissimi del tanko n. 2. Ricordiamo, infatti, che la Procura di Brescia non ha mancato di chiedere il rinvio a giudizio per 48 secessionisti lombardo-veneti, accusati di terrorismo nell’inchiesta che nell’aprile 2014 portò all’arresto di 24 persone. Secondo la Procura lombarda i “Serenissimi” avrebbero dato vita all’associazione “Alleanza” con il proposito di compimento di atti di violenza quali l’occupazione militare di piazza San Marco a Venezia. Inutile elencare le perplessità che tale atto genera.

Di converso non c’è nessun “giudice a Berlino” che s’è accorto che dal dicembre 2013 per sentenza della Corte Costituzionale di fatto sarebbero decaduti i parlamentari, ma 148 deputati non sono mai stati convalidati dopo le ultime elezioni.
Si veda qui.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12 ... ato/801525
«Illegittimi anzi no. Del tutto abusivi. Se non fosse che per le questioni elettorali ci si basa sul principio di non retroattività (ma deve comunque essere un giudice a farlo valere) alla luce della sentenza della Consulta sul Porcellum, ora alla Camera ci sarebbero 148 deputati decaduti da un lato ma, di fatto, mai convalidati dall’altro. La storia affonda le sue radici nel regolamento di Montecitorio, in particolare in quello della Giunta per le elezioni. Che ha 18 mesi di tempo, dal momento delle elezioni stesse, per convalidare ciascuno dei 630 deputati eletti. […] Un dettaglio procedurale che non ha minimamente preoccupato né i deputati, né la Giunta, visto il precedente – clamoroso – della legislazione 2006-2008, quando nessuno (nessuno!) dei deputati e dei senatori fu convalidato fino alla scadenza della legislatura.» Intanto questi parlamentari hanno votato niente meno che la modifica della Costituzione. Tsz!

Ma tornando all’agire dei “ribelli” veneti c’è da sottolineare che: il 24 marzo 2010 il Ministro per la Semplificazione manda al rogo un muro composto di scatole con i 375mila tra leggi e regolamenti. Letteralmente. Armato d’ascia, piccone e fiamma ossidrica il Ministro Roberto Calderoli, ha dato fuoco ad un enorme muro di scatoloni costituito da tutte le norme abrogate dal lavoro del suo Ministero. Poi, siccome ci trovavamo a Roma, in una caserma dei vigili del fuoco, alla fine sono intervenuti i pompieri che hanno spento le fiamme.

Gli indipendentisti veneti che contestano la giurisdizione italiana sostengono questa interessante tesi: «I Veneti d’oggi sono gli eredi degli Eneti che qui risiedono da 3500 anni, e poi della Serenissima Repubblica Veneta»; come tali, si sentono i titolari della sovranità originaria che è degli individui, e dei popoli, e non degli Stati. Lo Stato italiano occupa illegalmente e illegittimamente il territorio dell’ex Serenissima da 150 anni con un’annessione truffa che viene ricordata come tale da tutti i manuali di storia. Da quel momento inizia un’assimilazione forzata e uno sfruttamento coloniale che tendono a disintegrare la cultura e l’economia veneta che costringerà (nel tempo) all’emigrazione milioni di Veneti: nei primi 20 anni del regno d’Italia emigrarono 1.280.000 su un totale di 2.800.000 abitanti. Pellagra, tassa sul macinato cioè sul pane, coscrizione militare obbligatoria dai 18 ai 55 anni, nella Serenissima mai esistita, queste alcune perle sabaudo-italiane che costrinsero i cittadini di una Repubblica prima ricca e felice a diventare sudditi di un regno da operetta, voluto dalla massoneria per gli interessi della Gran Bretagna e della Francia.

I veneti, quindi, non sono italiani e non lo sono mai stati. Essi si sentono titolari dei tre fondamentali diritti umani elencati dall’ONU:

Diritto all’esistenza
Diritto all’identità (VENETA)
Diritto all’autodeterminazione.

Tali diritti sono negati dall’occupante Stato Italiano che economicamente li sfrutta come una colonia, e politicamente impone una Costituzione [peraltro mai votata dal popolo com’è, invece, prassi negli altri paesi. Vedasi qui N.d.r.]»,
http://www.miglioverde.eu/costituzioni- ... o-il-mondo
che mantiene quasi integralmente in vigore il codice Rocco del 1930 (Codice considerato fascista), che trasforma le opinioni che non sono gradite al potere in reati da Codice penale.

Calderoli in fiammeCol decreto legislativo n. 212 del 13 dicembre 2010 (reggente il Ministero delle riforme il leghista Roberto Calderoli) il Parlamento Italiano ha abrogato il regio decreto n 3300 e la conseguente legge di annessione n. 3841 per cui l’Italia non ha più giurisdizione su tutti i territori appartenuti alla Serenissima Repubblica, Veneto compreso. Pertanto tutti gli atti miranti a disporre di tale proprietà per amministrarla o goderne i frutti non sono atti di disposizione di proprie sostanze, ma mere pretese di sostanze altrui. Lo Stato italiano è dunque un occupante abusivo.

L’avvenuta abrogazione del regio decreto n. 3300/1866 e della successiva legge n. 3841 che avevano lo scopo di sancire lo svolgimento del plebiscito e di decretarne l’esito, di fatto ne annullano l’esito a tutti gli effetti, ripristinando la situazione politica e giuridica della Venezia, allo Stato che aveva immediatamente prima del plebiscito. Come dalle dichiarazioni del generale Leboeuf agli altri tre commissari presenti: «A nome di sua maestà l’imperatore dei francesi dichiariamo di rimettere la VENEZIA a se stessa affinché le popolazioni, padrone del loro destino, possano esprimere liberamente, con suffragio universale, il loro volere riguardo l’annessione della Venethia al regno d’Italia.

Ogni cittadino del Popolo Veneto che è il titolare originario della sovranità, deve ricordare che, col disposto abrogativo del decreto n. 212/2010, viene meno, da parte dello Stato il titolo di possesso e di annessione della Venezia all’Italia: di conseguenza, ogni atto amministrativo, citazione, provvedimento, convocazione, tassa, mandati di comparizione emessi dallo Stato straniero italiano in qualsivoglia maniera e per qualsiasi motivo non generano obblighi né per Veneti, né per tutti i territori che facevano parte della Serenissima (Mantova, Udine, Pordenone).

Gli appartenenti al Popolo Veneto possono e hanno il dovere di dichiarare la loro nazionalità originaria che è quella veneta e che non ha nulla a che fare con l’imposizione forzata della cittadinanza Italiana. E per questa interpretazione si richiama l’Art. 15 della dichiarazione universale dei diritti umani: ”Ogni individuo ha diritto a una nazionalità. Nessuno può essere privato della sua nazionalità, né del diritto di cambiarla”. L’Italia è, in conclusione, in difetto assoluto di giurisdizione su tutti territori veneti come un qualsiasi stato straniero. E non pagare nessuna tassa allo stato italiano è un diritto dovere di ogni Veneto.»

Ci sono altre azioni nei progetti dell’indipendentismo veneto, e ne daremo conto via via che prenderanno forma e sostanza. Per il momento risulterà utile prendere nota di tutto ciò, affinché tutti i veneti che non sopportano l’inefficiente, depauperante e illegittimo Stato italiano (dove sembra che le istituzioni pubbliche non siano fatte per dare servizi al pubblico, ma sia il cittadino fatto per servire la burocrazia) venga presto buttato nella pattumiera della storia. E perché questo avvenga, nonché per un miglior futuro per il popolo veneto, è necessario un lavoro per convincere la maggioranza della popolazione che vive in questo territorio della necessità e dell’utilità dell’indipendenza.

Sarà quindi utile che gli indipendentisti veneti prefigurino un nuovo assetto istituzionale, nel quale tra gli impegni fondamentali dovranno essere inclusi: provvedimenti e disposizioni legislative per risollevare l’imprenditoria e soprattutto quel terzo di imprese economiche che la crisi ha fatto fallite. La creazione di un nuovo sistema pensionistico per rendere più equa la previdenza sociale. Un più equo sistema di tassazione, e tutta una serie di altri poteri chiave. Viceversa la domanda è: potrà mai un giudice italiano far funzionare un Veneto indipendente?

Quando ci saranno elementi e sostenute evidenze che l’indipendenza è giunta ad essere l’opzione preferita dalla maggioranza del popolo veneto, allora la secessione sarà un atto conseguentemente naturale e nessun politico avrà il diritto e la forza di opporsi ad essa.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Re: Diritto di autodeterminazione: il caso veneto

Messaggioda Berto » mar gen 18, 2022 10:36 pm

Mazzata sugli indipendentisti veneti del Clnv: condanne pesanti ai "disubbidienti"
Alvise Fontanella
25 marzo 2021

https://www.serenissima.news/mazzata-su ... bbidienti/

Sentenza come una mazzata sugli indipendentisti veneti del Comitato di Liberazione Nazionale Veneto (Clnv).

Condanne molto pesanti quelle irrogate oggi 25 marzo 2021 dal Tribunale di Vicenza, per reati che in fondo sono, tutt’al più, di istigazione alla disubbidienza.

PER APPROFONDIRE Processo al Clnv, riconoscere dignità alle ragioni degli imputati

Le condanne: quattro anni e due mesi alla vicentina Erica Scandian, quattro anni tondi a Maurizio Tregnago, tre anni e nove mesi alla “leonessa” Patrizia Badii, tre anni e sette mesi a Maurizio Bedin, tre anni e sei mesi a Orazio Scavezzon. Tre anni e cinque mesi a Katia Sanson, Silvano Santini, Marco Caltran e Costantino Neresini. Pene tra sei mesi e due anni a Enrico Carraro, Teresina Zorzi, Flavio Resentera, a Silvia, Loris e Denis Spezzapria, Germano Addondi, Monica e Sabrina Pozzan, Franco Finozzi, Luca Gasparella e Andrea Matteazzi. Condannati a una multa da 800 a mille euro altri tre imputati.


Lo stesso metro usato con i Serenissimi

Il Tribunale di Vicenza ha usato lo stesso metro che anni fa la Giustizia italiana impiegò per i Serenissimi. Condanne che sono, non ne dubitiamo, fondate sulle leggi, ma che risultano enormi, spropositate, per chi le misuri col normale senso di giustizia del cittadino comune.

PER APPROFONDIRE L’audio integrale dell’avvocato Fogliata: le tesi indipendentiste non sono barzellette

I reati di cui i membri del Cln veneto sono accusati sono di associazione per delinquere, allo scopo di istigare alla disobbedienza fiscale. Alcuni sono accusati anche di resistenza, oltraggio e diffamazione a pubblico ufficiale, per un episodio in cui nessuno di loro ha usato la violenza.
Ripescata una norma pre-costituzionale

Per punire così severamente l’istigazione alla disobbedienza fiscale, la Procura ha ripescato una norma, ben raramente applicata, che risale addiritttura a prima che la Costituzione italiana entrasse in vigore.

Nell’udienza di stamattina 25 marzo 2021 – 1600esimo anniversario della fondazione di Venezia secondo la tradizione – il pubblico ministero ha voluto replicare alle tesi esposte dalla difesa nelle udienze precedenti. Che erano, sostanzialmente, queste: gli imputati non sono evasori fiscali, sono indipendentisti veneti, si sono costituiti in Comitato di Liberazione Nazionale, come l’Olp di Arafat. E in questa veste, si proclamano cittadini della Veneta Repubblica e quindi non vogliono pagare le tasse allo Stato che ne occupa illegittimamente il territorio.

Insomma il non voler pagare le tasse all’Italia è una conseguenza necessaria del loro essere indipendentisti, e le loro ragioni di diritto internazionale non possono essere liquidate con una battuta, respinte con una risata. Vanno rispettate e valutate, soprattutto sotto il profilo soggettivo.

“Il popolo veneto non esiste”. Fogliata: è nello Statuto

Il pm, nella sua replica, ha sollevato una questione di legittimazione: il Cln veneto, ha osservato, non può rappresentare il popolo veneto perché non si è mai presentato a elezioni, a differenza degli indipendentisti scozzesi o catalani. E comunque, anche se si presentasse, cambierebbe poco perché per il pm il popolo veneto non esiste proprio: esiste solo il popolo italiano.

L’avvocato Renzo Fogliata, difensore di un gruppo di imputati, si è chiesto come si possa sostenere che non esiste il popolo veneto, quando l’esistenza del popolo veneto e persino il suo diritto ad autogovernarsi è scritto papale papale nello Statuto della Regione che è legge dello Stato.

Tapparo: processo politico

L’avvocato Cesare Tapparo, che difende un altro gruppo di imputati, ha ribadito che si tratta di un “processo politico“, perché la “disobbedienza fiscale” non è considerata un reato contro l’ordine pubblico, e poi perché era evidente che l’obiettivo del Cln veneto è lavorare per l’indipendenza, non per l’evasione fiscale. E ha citato un precedente, un leghista assolto per aver invitato a non pagare il canone Rai: diritto di opinione.

Gli imputati si attendevano una sentenza che vagliasse le loro ragioni di diritto internazionale, e che comunque tenesse conto di quelle loro convinzioni almeno sotto il profilo soggettivo, della totale assenza di dolo.

Fogliata: “Sentenza davero molto pesante”

E invece il Tribunale di Vicenza ha usato con il Clnv lo stesso metro che venne usato con i Serenissimi: l’applicazione del reato più grave che sia possibile configurare, a costo di invocare norme fasciste (nel caso dei fatti del Campanile), oppure norme precostituzionali, come nel caso del Clnv, per arrivare a punizioni esemplari.

“Attendiamo le motivazioni, è una sentenza davvero molto pesante – è il commento dell’avvocato Renzo Fogliata – contro persone che alla fine sono imputate soltanto di istigazione alla disobbedienza”.

Badii: ci rivolgeremo alla Corte dell’Aia

Gli imputati sono decisi a far valere le loro ragioni di diritto internazionale: “Ci rivolgeremo anche alla Corte dell’Aia – annuncia Patrizia Badii – perché questa sentenza confligge con il diritto all’autodeterminazione, riconosciuto a livello internazionale e anche dall’Italia. L’associazione a delinquere ci può essere per fatti di malavita, non può riguardare un Comitato di liberazione nazionale che agisce solo per affermare la sovranità della Nazione Veneta e per diffondere questa consapevolezza tra la gente del Veneto”.

Sei anni al crac di una banca, quattro al Clnv: è giusto?

Un brutto segnale, diciamo noi. In questo stesso Tribunale di Vicenza, pochi giorni fa, persone accusate di aver mal gestito una banca, di aver ingannato, danneggiato, rovinato decine di migliaia di risparmiatori, con danni sociali ed economici per miliardi di euro a famiglie e imprese, sono stati condannati ad un massimo di sei anni.

E’ la legge, naturalmente, non l’arbitrio dei giudici. Ma come può allora, al normale senso di giustizia, apparire equa una condanna a quattro anni a cittadini che in buona fede, senza violenza, hanno esposto le loro idee sull’indipendenza del Veneto e messo in campo azioni pacifiche, azioni di protesta, per arrivarci?

Disubbidienza tollerata per alcuni, punita per altri

Come può, al normale senso di giustizia, apparire giusto che la disubbidienza, quando sia esercitata per forzare norme e divieti e sbarcare migliaia di clandestini nei porti italiani sia tollerata se non premiata, mentre sia punita col carcere quando sia praticata per affermare l’indipendenza della propria Patria?

Italia e Spagna, l’arsenale normativo da non-democrazie

L’Italia e la Spagna sono ormai i soli Paesi, in Europa, a disporre di un arsenale normativo sostanzialmente da non-democrazie, che consente di fatto a Procure e Tribunali di punire con il carcere la disubbidienza. E anche questo non è davvero un bel segnale.

Una democrazia deve offrire una via lecita per parlare di indipendenza ma anche di lottare, senza atti violenti, per l’indipendenza. Se un referendum per l’indipendenza non si può fare, se un’azione di propaganda e di resistenza passiva e di disobbedienza fiscale non si può fare, se il minimo gesto politico incruento ti spedisce in galera, che senso ha la libertà di opinione e di associazione? Che senso ha, se non può in alcun modo incidere sulla realtà?



«Quei venetisti agivano per lucro non per ideali»
La leader veronese tra i 26 condannati: pesanti le motivazioni dei giudici
Corriere di Verona 5 Nov 2021
Di Laura Tedesco

https://www.pressreader.com/italy/corri ... 7999120480

VERONA Secondo il Tribunale che li ha condannati, i «ribelli delle imposte» che incitavano i veneti allo sciopero fiscale «erano mossi da ragioni di tornaconto economico e personale, piuttosto che da un genuino sentimento autonomista». È uno dei passaggi-chiave tratti dalle 101 pagine di motivazione in base a cui, a fine marzo, i giudici hanno pronunciato 26 condanne.

VERONA La rivolta dei venetisti contro il Fisco di uno Stato in cui sostenevano di «non riconoscersi»? I due «comitati di liberazione» che predicavano e praticavano il rifiuto di pagare le tasse in nome del «diritto dei popoli alla autodeterminazione»? In realtà, secondo il Tribunale che li ha condannati, i «ribelli delle imposte» che incitavano i veneti allo sciopero fiscale «erano mossi da ragioni di tornaconto economico e personale, piuttosto che da un genuino sentimento autonomista».

È uno dei passaggi-chiave tratti dalle 101 pagine di motivazione in base a cui, a fine marzo, il Tribunale collegiale di Vicenza presieduto dalla giudice Antonella Crea ha pronunciato 26 condanne - a oltre 52 anni e 5 mesi di reclusione totali e 2600 euro di multe - nei confronti di altrettanti imputati per aver «costituito un’associazione a delinquere che istigava alla disobbedienza fiscale, attraverso il web e incontri di propaganda in varie località, raccogliendo anche contributi». Da ogni parte della regione gli imputati: sotto accusa in aula c’erano leader e militanti del «Comitato di liberazione nazionale del Veneto» (Clnv) vicentini, trevigiani, padovani e due veronesi tra cui la leader Patrizia Badii. Per lei, già assolta dal giudice di Rovigo per l’inchiesta Tanko, il processo per la ribellione all’Erario si è chiuso il 25 marzo scorso con la condanna a 3 anni e 9 mesi nelle vesti di responsabile della Difesa del Clnv e del Gruppo Intervento Rapido.

Nelle 101 pagine di motivazione, i magistrati berici stroncano in toto la presunta «spinta idealista» e «autonomista» invocata dal Clnv. Secondo il Tribunale, al contrario, «il principio di autodeterminazione» sarebbe stato «invocato del tutto a sproposito da parte del Clnv» e «le pretese autonomiste del Comitato, le quali si giustificano con l’affermazione che il popolo veneto sia sotto “dominazione coloniale”, appaiono del tutto infondate». Per i giudici, poi, «non può sottacersi che la base giuridica sulla quale il Clnv fonda la propria ragione d’essere, ovvero l’abrogazione da parte del Decreto Calderoli della legge di annessione del Veneto allo Stato italiano, si risolve in un mero sofisma». Alla luce di ciò, si legge ancora nei motivi della sentenza di condanna, «il principio di trattenimento delle risorse, affermato nei patti internazionali allo scopo di garantire la tutela delle minoranze, è dal Clnv solo sbandierato e mai applicato. Invero - per il Tribunale - le risorse sottratte allo Stato italiano da parte dei veneti “autodetermiziano nati” non sono realmente destinate a confluire nella cassa del comitato e a perseguire gli obiettivi autonomisti, quanto a rimanere nelle tasche del contribuente veneto autodeterminato e a soddisfare un mero tornaconto: ciò è dimostrato, del resto, dal fatto che il Comitato per foraggiarsi necessitava delle libere offerte delle persone partecipanti alle riunioni e di applicare, alla strega di un qualunque Caf, precise tariffe per il servizio di assistenza fiscale prestata».

A riguardo i giudici evidenche «non si rinviene da telefonate intercettate e documentazione sequestrata un piano programmatico ampio che superi il profilo, predominante se non unico, della questione fiscale. Il vittimismo ideologico dietro cui si nasconde il gruppo è subito svelato dal dato del tradimento della stessa normativa assunta dai venetisti alla base del loro statuto». Inoltre «il fine di profitto personale è di lapalissiana evidenza» e «lo scopo di lucro permea il movimento rappresentandone la spinta ideale». Riguardo a Badii, nella motivazione le viene attribuito dai giudici «un ruolo di capo e promotore»: in aula, la leader veronese (che ha origini toscane) pur confermando di essere «membro del Clnv» ha dichiarato di «non aver mai istigato nel corso delle pubbliche serate a omettere il pagamento delle imposte allo Stato Italiano». Contro la sua e le altre 25 condanne le difese stanno presentando in queste ore ricorso in appello: «Nessun testimone, neppure quelli della pubblica accusa afferma l’avvocato Stefano Marchesini, che rappresenta numerosi imputati tra cui Badii - ha mai sentito i venetisti chiedere somme di denaro per lo svolgimento dell’attività del Clnv che, quindi, mai è stato usato come mezzo per il tornaconto personale ma solo per il fine ideale di difendere il diritto del popolo Veneto all’autodeterminazione sulla base dei principi e delle leggi del diritto internazionale. La sentenza sul punto è palesemente erronea ed andrà rivista mandando assolti gli imputati per tutti i reati loro contestati ed ascritti».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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