Non siamo discendenti di Abramo e di Enea

Non siamo discendenti di Abramo e di Enea

Messaggioda Berto » dom lug 02, 2017 9:25 pm

Scontro all’Unesco sulla Tomba di Abramo
2017/06/30

http://www.lastampa.it/2017/06/30/vatic ... agina.html

Dopo il Muro del Pianto, un nuovo fronte ammantato di simboli religiosi sta per aprirsi all’Unesco nello scontro tra Israele e Palestina. Domenica 2 luglio a Cracovia si apre, infatti, la sessione di quest’anno del Comitato per il riconoscimento dei Patrimoni dell’umanità, la prestigiosa lista che include attualmente oltre mille tra siti naturalistici e tesori culturali di 165 Paesi del mondo. E tra le nuove richieste iscritte all’ordine del giorno per la discussione figura anche quella avanzata dall’Autorità Palestinese per l’inclusione della Città Vecchia di Hebron, che ha il suo centro nel luogo dove ebrei, cristiani e musulmani venerano quella che secondo la tradizione è la Tomba di Abramo.

Un complesso antichissimo - le mura esterne risalgono ai tempi di Erode - che a seconda del punto di vista di chi lo guarda è chiamato Tomba dei patriarchi (visto che ospita anche quelle di Isacco e Giacobbe e di alcune delle loro mogli) o moschea al Khalil. E al suo interno mostra pure chiari i segni dell’epoca crociata, quando venne trasformato in una chiesa affidata ai canonici agostiniani.

A suscitare discussioni, ovviamente, non è il riconoscimento in sé come Patrimonio dell’umanità, ma la sovranità rivendicata da chi lo propone. Hebron si trova infatti nel cuore della Cisgiordania ed è uno dei luoghi maggiormente contesi tra israeliani e palestinesi. Pur essendo infatti una città palestinese abitata da circa 200 mila persone, Hebron vede al suo interno la presenza di due insediamenti israeliani - uno nel cuore della città e l’altro nella vicina Kiryat Arba, abitati complessivamente da circa 10mila coloni. Ed è una coabitazione critica, segnata da rancori e da una lunga storia di violenze che bastano due date a riassumere: il 1929 con la prima strage patita dagli ebrei nel Novecento in Medio Oriente, quando ancora la Terra Santa era sotto il mandato britannico, e il 1994, quando fu un colono di Kiryat Arba, Baruc Goldstein, ad aprire il fuoco contro i musulmani che si recavano a pregare alla Tomba di Abramo, uccidendo 29 persone.

Da allora la separazione fisica è entrata anche dentro lo stesso luogo sacro, attraverso una parete divisoria che separa l’ambiente ebraico da quello musulmano: i fedeli accedono a ciascuna delle due zone da ingressi rigidamente distinti. Ora la mossa della Palestina all’Unesco mira a rivendicare la propria sovranità su Hebron, specificando che si tratterebbe di un patrimonio in pericolo e in questo modo ottenendo una via prioritaria per l’esame della domanda, come già avvenuto negli anni scorsi per la Basilica della Natività a Betlemme e le colline degli uliveti del Battir (gli altri due siti palestinesi già riconosciuti come Patrimonio dell’umanità).

Da parte sua Israele - visti i precedenti e la composizione dei rappresentanti dei 21 Paesi che formano oggi il Comitato - non nutre grandi speranze di riuscire a bloccare il voto di Cracovia. E sostiene già - per bocca del suo ambasciatore all’Unesco, Carmel Shama HaCohen - che si tratta di «un nuovo fronte nella guerra ai luoghi santi che i palestinesi stanno tentando di appiccare come parte della loro campagna contro Israele e la storia del popolo ebraico». Anche se - va aggiunto - nell’istanza presentata dall’Autorità palestinese si parla espressamente di Hebron come di un «luogo sacro a musulmani, cristiani ed ebrei».

Il punto vero è che, in assenza di un processo di pace con obiettivi chiari e concreti, i luoghi santi restano in balia degli opposti estremismi, bandiere utili per essere sventolate sui palcoscenici internazionali per battaglie simboliche che non fanno altro che inasprire gli animi. Hebron è un luogo fondamentale per l’identità ebraica: la Genesi parla espressamente di questa «Grotta di Macpela» comprata da Abramo per seppellirvi in primis sua moglie Sara. E nella teologia biblica la Tomba dei patriarchi costituisce la primizia della Terra promessa: logico, dunque, che un ebreo osservante non possa accettare di essere tenuto fuori da un luogo del genere (come fu, invece, dal 1929 al 1967).

Nello stesso tempo, però, la storia complessa di questa regione del mondo ha reso Hebron un luogo irrinunciabile anche per i musulmani, per i quali Abramo è una figura talmente importante da meritarsi l’appellativo di al Khalil, cioè l’amico di Dio. Al di là di quella che sarà la decisione dell’Unesco, dunque, sembra destinato a rimanere un rompicapo irrisolvibile, finché la logica delle prove di forza in Terra Santa non lascerà il posto a quella del riconoscimento reciproco.



Gli scippatori dell’UNESCO
Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/gli-scippatori-dellunesco

Con ogni probabilità oggi assisteremo nei confronti di Israele a un nuovo scippo da parte dell’UNESCO. Si riunirà infatti a Cracovia, su sollecitazione palestinese, il comitato del World Heritage, allo scopo di inserire la Tomba dei Patriarchi a Hebron tra i siti di interesse culturale mondiale che il comitato dipendente dall’ONU considera in pericolo. Fin qui sembrerebbe tutto a posto, sennonché la Tomba dei Patriarchi è, insieme a Betlemme e al “paesaggio culturale di Gerusalemme sud”, registrata dall’UNESCO come facente parte dello “Stato di Palestina”. La natura politica della proposta palestinese, camuffata da salvaguardia culturale, è di una evidenza solare.

Si tratta, ancora una volta, della consolidata prassi arabo-musulmana di appropriazione-espropriazione della grande eredità storica e culturale ebraica che ha già visto nell’aprile del 2015 e poi il 16 ottobre 2016 l’UNESCO espropriare nominalmente Israele del Kotel hamaravi (il Muro Occidentale o Muro del Pianto) e il soprastante monte del Tempio, da sempre il sito più sacro per l’ebraismo. A questa risoluzione seguì poi ai primi di maggio una ennesima risoluzione la quale rifiutava a Israele qualsiasi legittimità su Gerusalemme. Stati sponsor delle risoluzioni, i liberali e illuminati Sudan, Algeria, Qatar, Egitto, Oman e Marocco.

“Questa non è altro che l’ultima cinica mossa in ordine di tempo da parte dei palestinesi intesa a cancellare la storia ebraica riqualificando come musulmani i luoghi più santi per l’ebraismo, come il Muro del Pianto, la tomba di Rachele e le tombe dei patriarchi“ ha affermato il Centro Simon Wiesenthal.

Già il 14 aprile del 2015 nella risoluzione presentata all’UNESCO dagli stati summenzionati il Muro del Pianto veniva definito, “piazza del muro occidentale”, mentre il Monte del Tempio veniva rinominato in lingua araba, al-Haram-al-sharif (il nobile santuario).

La riscrittura della storia da parte arabo-musulmana, per cui gli ebrei non avrebbero alcun legame reale e profondo con Israele, è una delle costanti della guerra culturale e diplomatica che gli stati arabi hanno intrapreso da cinquanta anni contro lo Stato ebraico. Le risoluzioni UNESCO fanno parte delle munizioni simboliche di cui essi si sono dotati. Tutto ciò si incardina nella precisa e sempre ribadita volontà araba di non riconoscere a Israele alcuna legittimità. Nessun’altra se non questa è la matrice da cui si origina il persistente conflitto arabo-israeliano. Non essendo riusciti a cancellare Israele dalla geografia si procede a cancellarne, appropriandosene, della sua memoria storica.


ONU - UNESCO e altri FAO - UNICEF (no grazie!) - e Facebook ?
Mito e organizzazioni parassitarie e criminali che non promuovono affatto i diritti umani, le libertà, il rispetto e la fraternità tra gli uomini, le genti, i popoli, le etnie, le nazioni, gli stati.
viewtopic.php?f=205&t=2404
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Non siamo discendenti di Abramo e di Enea

Messaggioda Berto » dom ott 22, 2017 9:11 pm

Missionarismo come debolezza spirituale e imperialismo religioso

viewtopic.php?f=24&t=2487
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Precedente

Torna a Xenti de l'ara veneta

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron