Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 7:59 pm

39)
Panico a Treviso, conficca la penna sul collo del medico: l'immigrato pretende lo status di rifugiato

Secolo d'Italia
domenica 26 maggio 2019

https://www.secoloditalia.it/2019/05/pa ... -rifugiato

Si è scatenato il panico a Treviso: e tutto a causa di un immigrato nigeriano determinato ad ottenere dagli uffici competenti lo status di rifugiato, anche a costo di estorcerlo con la forza; anche a costo di minacciare fisicamente lo psichiatra incaricato della pratica con la sua richiesta…
Choc a Treviso, l’immigrato africano vuole a tutti i costi ottenere lo status di rifugiato

Già, perché questo è quanto sarebbe accaduto in base a quanto ricostruito dai quotidiani locali che, nel riferire di un aggressione compiuta da uno straniero ai danni di un medico nell’esercizio delle sue funzioni, hanno raccontato di un’irruzione violenta in uno studio medico compiuta da un giovane nigeriano che, come riferisce Il Giornale che, tra gli altri siti in queste ore, dà conto della vicenda, «dopo essersi visto negare la protezione internazionale dalla commissione territoriale di competenza, in preda alla furia, ha lasciato l’edificio per dirigersi spedito verso il centro di salute mentale di via Venier», dove era convinto che avrebbe trovato lo stesso psichiatra che conosceva e che lo aveva seguito fino a quel momento. Solo che, fatta irruzione nella stanza e resosi conto che il medico non era lo stesso, lo straniero ha aggredito il dottore e, tenendogli una penna conficcata sul collo, lo ha costretto a seguirlo fin dentro gli uffici della commissione dove si sarebbe dovuto esaminare la sua richiesta di protezione internazionale.
Conficca una penna sul collo del medico e lo costringe a seguirlo negli uffici per i rifugiati

Come scrive Il Giornale a riguardo, infatti, «il soggetto era convinto di riuscire ad ottenere il diritto all’accoglienza grazie ai suoi problemi psichiatrici». Invece, pur costretto ad assecondare il nigeriano, quando il medico si è presentato nelle stanze della commissione ha immediatamente fatto capire che la situazione stava degenerando tanto che, di lì a poco, è scattato l’allarme e sono intervenuti tempestivamente gli agenti della questura di Treviso che, prima hanno provveduto a far calmare l’extracomunitario riportandolo a miti pretese, poi, approfittando di un attimo di distrazione dell’uomo, sono riusciti a bloccarlo e a liberare il medico. Condotto in questura, il nigeriano è stato trovato privo di documenti e identificato: e proprio lì peraltro è venuto fuori che il suo è un nome già noto alle forze dell’ordine. Per il momento, comunque, accusato di violenza e minaccia a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio, il nigeriano se l’è cavata con una denuncia anche se, per quanto riguarda l’aggressione al medico, lo psichiatra non ha presentato un esposto contro lo straniero


Sabotaggio sui binari della Milano-Lecco-Sondrio: c'è un indagato
DANIELE DE SALVO
Lecco, 15 agosto 2019

https://www.ilgiorno.it/lecco/cronaca/l ... zaJO0qOJV0

Un clochard nigeriano di 25 anni è stato sorpreso a sabotare uno scambio ferroviario all’altezza della stazione di Lecco Maggianico. L’accusa per lui è pesante: attentato alla sicurezza dei trasporti.
A notare il giovane senza fissa dimora straniero mentre spostava il deviatoio dello scalo cittadino secondario, da cui passano sia i treni della linea regionale Milano – Lecco – Sondrio – Tirano, sia della suburbana S8 Milano – Lecco via Carnate, sia della Lecco – Brescia, è stato un ferroviere in servizio che lo ha visto mentre si aggirava senza motivo lungo la massicciata per poi accorgersi che il dispositivo di connessione tra i binari era stato manomesso.
Il colpevole o presunto tale inizialmente è riuscito a scappare, salvo poi essere però identificato, rintracciato e bloccato dagli agenti della Polfer a cui si è immediatamente rivolto l’addetto di Rfi per denunciare quanto accaduto e che lo ha anche riconosciuto attraverso le foto segnaletiche dei possibili sospettati.

L’episodio si è verificato nelle scorse settimane, ma la notizia, nonostante il massimo riserbo di investigatori e inquirenti, è trapelata solo ieri. Il 25enne dell’Africa centro occidentale, in Italia senza regolare permesso di soggiorno, è stato denunciato pure per furto: è stato infatti immortalato rubare diversi oggetti dalle telecamere del sistema di videosorveglianza a circuito chiuso della stazione di Maggianico. In particolare avrebbe fatto sparire alcuni lettori di codici a barre dagli uffici amministrativi annessi allo scalo merci. Dai primi accertamenti sembra comunque escluso che sia stato lui nei mesi scorsi a sabotare ripetutamente la linea Lecco – Sondrio, incastrando sassi e mattoni a più riprese negli scambi tra i binari in prossimità delle stazioni di Abbadia Lariana, Mandello del Lario, Olcio e Lierna, fortunatamente senza poter scatenare deragliamenti ma solo qualche disagio alla circolazione dei convogli, anche perché altrimenti sarebbe stato arrestato o colpito da provvedimenti restrittivi e non sarebbe stato certo lasciato a piede libero.
Tra quello che avrebbe combinato lui e gli altri episodi, che paiono semmai azioni pianificate si sospetta dagli anarchici proprio come per gli incendi sulla linea dell’’alta velocità a Firenze, non sussisterebbe quindi alcun collegamento.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 8:00 pm

40)
Delitti vari dei marocchini


"Signori" della droga africani a Milano reinvestivano milioni in Marocco: 18 arresti
Emanuela Gatti 18 settembre 2019

http://www.milanotoday.it/cronaca/droga ... MYCiCqnhp4

Da una parte un sodalizio criminale potente e spregiudicato riconducibile ad un'unica e ampia famiglia marocchina, dall’altra centinaia di persone tossicodipendenti che lo foraggiano e proteggono. Nel mezzo milioni di euro trasferiti negli anni dall’Italia al Marocco con la connivenza di call center e money transfer.

Trentuno indagati in totale, nove ordinanze di custodia cautelare in carcere (6 da eseguire), 4 di custodia ai domiciliari emesse dal gip di Piacenza Stefania Di Rienzo per traffico e spaccio di droga, nove persone denunciate per sostituzione di persona e cinque arresti in flagranza, 600 clienti, mille cessioni solo in un mese per un ricavo lordo al mese di circa 50mila euro (30mila netto).

Questi alcuni numeri della maxi operazione “Sheitan” della guardia di finanza della tenenza di Fiorenzuola (Piacenza) guidata dal luogotenente Giorgio Botti, che ha alzato il velo su tre fruttuosissime piazze di spaccio (Caorso, Cadeo e Induno Olona nel Varesotto) controllate e gestite da decine di batterie di pusher professionisti pagati 100 euro al giorno.

A tirare le fila del sodalizio criminale una famiglia marocchina che in Italia vive solo di spaccio, che incassa centinaia di migliaia di euro in pochi mesi e che reinveste nel paese d’origine (nelle telefonate parlavano tranquillamente di investimenti in terreni o immobili), spiega il sostituto procuratore che ha coordinato le indagini, Matteo Centini: «Non volevamo solo ricostruire lo spaccio ma seguire i soldi per capire dove e come potessero essere usati una volta usciti dai confini nazionali e chi materialmente aiutava i pusher nell’attività criminale, ossia call center bresciani e milanesi che, dietro compenso, fornivano loro centinaia di sim clonate, intestate a persone ignare o inesistenti, ma anche money transfer che mettevano a disposizione individui pronti a distribuire le somme da trasferire all’estero rimanendo sempre sotto la soglia consentita».

I pusher, regolari in Italia, provengono da Famagosta e Morivione (noto come “quartiere del 15") a Milano, si muovono su auto sempre diverse e intestate a soggetti terzi che risultano proprietari anche di 200 vetture. Dalla mattina alla sera spacciano nei campi di Caorso e Cadeo (Piacenza) eroina (20 euro al grammo) e cocaina (70 euro a dose) trasformati di fatto in un vero supermercato della droga e dove arrivavano non certo usando l'autostrada: sanno che possono incappare in controlli e quindi si servono di strade secondarie e scorciatoie.
Come avviene lo scambio: i clienti dicono nome della vettura

La droga veniva spostata due volte a settimana e quella non venduta veniva sotterrata. Accorti e spregiudicati si accordano con il cliente che comunica via telefono il modello dell’auto sulla quale arriva: sa che deve sfanalare per farsi riconoscere, poi lo scambio repentino della droga. Decine e decine gli episodi contestati (600 in un mese per più di due chili di droga) e circa mille clienti (dai 18 ai 50 anni quasi tutti italiani di Parma, Piacenza, Cremona) disposti a tutto pur di proteggere gli spacciatori: in qualche caso per non farli scoprire qualcuno ha ingoiato addirittura lo stupefacente per poi avvertire il “fratello”: «Non ti preoccupare, mi hanno fermato ma non hanno trovato nulla».

I finanzieri hanno appurato come i tossicodipendenti portassero loro cibo e acqua, ma hanno anche scoperto una cascina nella quale due giovani donne, pur di avere la droga, si prostituivano. Da queste situazioni di degrado e totale dipendenza i militari hanno deciso di chiamare l’operazione “Sheitan”, che significa diavolo: «La droga è un vero e proprio diavolo che piega la volontà e assoggetta le persone - spiega il luogotenente Botti -, la loro vita è preda assoluta dello stupefacente, vivono per la droga, lavorano solo per avere i soldi per acquistare, chiamano gli spacciatori “fratelli”, mettono a repentaglio la propria vita per proteggerli e agevolarli in qualsiasi modo. Purtroppo abbiamo anche capito come sia tornata l’eroina in vena, un segnale gravissimo ed estremamente allarmante che non lascia scampo».

Vero scettro del potere il cellulare dello spaccio, un'agenda digitale dove erano registrati i numeri dei clienti, fonte inestimabile e inesauribile di guadagno che i pusher custodivano e che spesso si vendevano tra loro a quasi duemila euro. Nel marzo dello scorso anno tre marocchini, poi arrestati, braccati dai finanzieri a Monticelli non avevano esitato a speronare e a mandare fuori strada un'auto con a bordo due ragazze, per poi cercare di fuggire a piedi. Nel Milanese uno dei capi, fuoriusciti dal sodalizio per mettersi in proprio, aveva sparato senza esitare ai carabinieri che lo stavano inseguendo.

«Episodi che dimostrano - spiegano i militari - la totale assenza di remore, la violenza e la spregiudicatezza del sodalizio». I finanzieri di Fiorenzuola, con quelli del Gruppo e del Reparto Operativo di Piacenza, hanno perquisito molti call center tra Brescia e Milano (province dalle quali proveniva anche la droga) e denunciato nove persone per sostituzione di persona: rifornivano i pusher di Sim “pulite” rendendo le indagini sempre molto complesse e difficoltose. E poi le auto, centinaia, che i malviventi si scambiavano ciclicamente e che erano intestate a prestanome.

Una filiera complessa che terminava nei money transfer: qui i soldi venivano appunto trasferiti in Marocco grazie a persone compiacenti che si intestavano le somme che non sforavano mai la soglia di attenzione: sapevano bene come eludere ogni tipo di controllo. Su questo filone e su quello delle Sim sono ancora in corso indagini.


Forlì, 2 furti in un giorno appena uscito da carcere: preso magrebino

Già sottoposto a obbligo di presentazione ogni 3 giorni presso la polizia giudiziaria, dopo il nuovo processo a suo carico, il nordafricano se la cava con un semplice obbligo di firma giornaliera, evitando così di tornare dietro le sbarre
Federico Garau - Lun, 18/11/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 2ci6GU3pHk

Non ha fatto in tempo ad uscire dal carcere ed a ricevere la misura restrittiva dell'obbligo di presentazione ogni 3 giorni presso l'autorità giudiziaria, che è tornato subito a rubare per ben due volte nel corso della medesima giornata, venendo per questo motivo tratto in arresto dagli uomini della questura di Forlì.

Come riportato dalla stampa locale, il responsabile è un 26enne magrebino senza fissa dimora, che è stato colto lo scorso venerdì in flagranza di reato mentre, col bottino in mano, fuggiva da due inseguitori. Sono stati gli agenti dell'Ufficio prevenzione generale, impegnati in un servizio di pattugliamento del territorio, a rendersi immediatamente conto della situazione appena giunti nei pressi del centro commerciale Portici di via Cristoforo Colombo. Due dipendenti della Coop, distinguibili in modo evidente dalla divisa indossata, stavano infatti tallonando uno straniero chiaramente in fuga e gridandogli di fermarsi.

Il furto in atto è stato sventato dal pronto intervento degli uomini in divisa, che hanno bloccato il nordafricano, sottoponendolo quindi a perquisizione. Lo straniero aveva in spalla uno zaino appena rubato nel centro commerciale, il cui interno era stato completamente riempito con alimenti e diversi alcolici, oltre che di merce di vario genere, del valore complessivo di circa 70 euro. Preoccupato per un eventuale successivo controllo, tra l'altro, l'extracomunitario aveva strappato i cartellini da alcuni oggetti nella convinzione di poterli spacciare come beni di sua proprietà.

Accusato di furto aggravato, il magrebino è finito negli uffici della questura, dove sono emersi ulteriori dettagli sul suo conto. Si trattava, infatti, di un pluripregiudicato ben noto alle forze dell'ordine, uscito tra l'altro di recente dal carcere. Si trovava dietro le sbarre per aver pestato e derubato un ciclista di un paio di occhiali di marca in via Manzoni, episodio risalente allo scorso 10 maggio. Indagato per il reato di rapina aggravata in concorso, lo straniero era stato scarcerato dopo la condanna in primo grado, nell'attesa che si venissero a concludere le successive fasi processuali. La misura cautelare determinata era l'obbligo di presentazione presso la polizia giudiziaria di Forlì, da effettuare ogni 3 giorni.

Venerdì il furto al centro commerciale Portici, ma non si trattava dell'unico crimine commesso dall'extracomunitario nella giornata. Solo poche ore prima, infatti, si era già reso protagonista di un'altra ruberia, commessa con le medesime modalità in un supermercato cittadino.

Nella giornata di sabato il giudizio direttissimo, col giudice Elisabetta Giorgi che ha convalidato il fermo e determinato la misura restrittiva dell'obbligo di firma quotidiano in questura, nell'attesa della prima udienza di questo ulteriore processo a carico del nordafricano.


Brescia, agenti aggrediti con lamette da magrebini inneggianti Isis
Federico Garau - Dom, 19/01/2020

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... bcv-aNDOHQ

Scatta l'allarme dei sindacati nel carcere Canton Mombello dopo l'ennesimo episodio di violenza commesso dal più pericoloso dei due soggetti responsabili, già allontanato dalla medesima struttura nel novembre del 2017

Hanno aggredito alcuni agenti di polizia penitenziaria in servizio presso la struttura carceraria del Canton Mombello di Brescia utilizzando la gamba spezzata di un tavolo e delle lamette nascoste addosso ed inneggiando all'Isis.

Per questo motivo il sindacato lancia un nuovo appello accorato, indirizzandolo direttamente al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

"Non si può assistere passivamente ad episodi del genere specie se è in serio rischio la vita medesima dei poliziotti. Ragion per cui lanciamo un grido di allarme nei confronti delle più alte cariche dell'amministrazione penitenziaria, se non allo stesso ministro della giustizia, affinché trasferiscano con la massima urgenza detenuti facinorosi ed estremamente pericolosi", chiede Calogero Lo Presti, coordinatore regionale della Cgil polizia penitenziaria, come riportato dal "Giornale di Brescia".

I responsabili di questo ennesimo episodio di violenza commesso all'interno di un carcere ai danni delle forze dell'ordine sono due detenuti di etnia magrebina.

Uno dei nordafricani, che già si era reso protagonista anche nel più recente passato di episodi di aggressione, era stato trasferito nella casa circondariale di Brescia da quella di Cremona. Il compare, se possibile, è un individuo ancora più pericoloso, come riferito sempre dal sindacato.

Il nordafricano era già stato ospite del carcere Canton Mombello, dal quale era stato allontanato a causa dei numerosi episodi di violenza di cui si era reso protagonista. Vicino a personaggi strettamente legati all'Isis, aveva già in altre circostanze aggredito agenti di polizia penitenziaria ed addirittura fomentato una rivolta in carcere.

Definito in modo esplicito, sempre dal sindacato, uomo "non incline al rispetto delle regole penitenziarie nè al rispetto dei lavoratori, tantomeno dello Stato", come riportato da "BsNews", a causa dei numerosi problemi creati era stato allontanato dal penitenziario bresciano in data novembre 2017. Il provveditore regionale della Lombardia aveva firmato per definire il suo trasferimento in un altro carcere.

All'inizio dell'anno, tuttavia, è stato nuovamente arrestato, facendo ritorno dietro le sbarre proprio a Brescia. Visti i suoi trascorsi e quanto commesso, quindi, la Cgil ha lanciato il nuovo appello, parlando di una scelta che ha "messo in allarme e creato forte preoccupazione nei poliziotti già minacciati di morte ma anche nell’intero istituto penitenziario, riconoscendo nel soggetto una spiccata pericolosità per se e per gli altri ".

Una richiesta di trasferimento che deve essere accolta ad ogni costo, chiede il sindacato."Non vorremmo essere costretti nel caso di esito negativo, a sensibilizzare anche l’opinione pubblica e la società civile, per il tramite degli organi di stampa, per i gravi rischi che stanno correndo diverse unità di polizia penitenziaria nel prestare il proprio mandato istituzionale presso la predetta casa circondariale", conclude il comunicato.


Corso Como, borseggiavano i clienti della movida: arrestati 4 marocchini
Milano, 8 febbraio 2020
https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/ ... jq0tepYz58

Gli agenti del commissariato Garibaldi Venezia della Questura di Milano, nell'ambito di controlli in corso Como e nelle vie vicine, hanno arrestato quattro ragazzi marocchini, di cui due minorenni, che
borseggiavano i frequentatori dei locali della zona tra le più note della movida.

I poliziotti hanno colto in flagranza i quattro mentre tentavano di borseggiare un ragazzo e li hanno bloccati. Altre vittime, tra cui alcune ragazze, si sono avvicinate agli agenti per denunciare i borseggi subiti poco prima sempre dai
quattro. A uno degli arrestati sono stati trovati sei orecchini rubati e uno smartphone, riconsegnato al proprietario.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 8:01 pm

41)
Mafia nigeriana e delitti di nigeriani


Trentino, maxi operazione della polizia contro la mafia nigeriana
Roberto Vivaldelli - Mar, 03/12/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tre ... zknZ-Z165U

È in corso in Trentino un’operazione della polizia di stato coordinata dalla procura della Repubblica di Trento diretta a disarticolare un’organizzazione criminale di matrice nigeriana dedita al traffico di sostanze stupefacenti: 37 arresti

Anche la Provincia di Trento fa i conti con l'incubo della mafia nigeriana. Come riporta il quotidiano locale L'Adige, è in corso un’operazione della Polizia di stato coordinata dalla Procura della Repubblica di Trento - Direzione Distrettuale Antimafia - diretta a disarticolare un’organizzazione criminale di matrice nigeriana dedita al traffico di sostanze stupefacenti nella città di Trento con ramificazioni anche a Verona e Vicenza.

37 le persone arrestate, in una maxi-operazione denominata "Sommo Poeta" iniziata questa mattina all'alba. Nella notte, le forze dell'ordine hanno effettuato numerose perquisizioni e arresti a Trento e nelle frazioni circostanti fra cui Povo, Sopramonte, Montevaccino. È la conferma della presenza della mafia nigeriana in Trentino che gestisce, oltre al traffico di stupefacenti, anche la tratta delle prostitute.

L'assessore provinciale della Lega Mirko Bisesti esprime sui social tutta la sua soddisfazione per la riuscita operazione condotta dalla Polizia di stato: "Grazie al personale della Polizia di stato che dall’alba sta conducendo un’importante operazione diretta a disarticolare una vera e propria organizzazione mafiosa dedita al business della droga nel triveneto. La mafia nigeriana va sconfitta e combattuta con il massimo rigore e l’operazione di oggi della Polizia di Stato è riuscita a dare un duro colpo a tutti quei soggetti che sono capaci persino di vendere eroina a dei bambini. Grazie per quest’operazione e alle forze dell’ordine per il lavoro quotidiano".

Il presidente del consiglio regionale, Roberto Paccher, osserva: "Desidero complimentarmi con la Polizia di stato per quanto sta facendo in queste ore. Ringrazio la Direzione distrettuale antimafia della Procura di Trento, e in particolare ciascuno degli agenti che stanno operando in queste ore e coloro che hanno monitorato e controllato la situazione nei passati mesi". Come scrive Il Secolo Trentino, le indagini dei poliziotti della Squadra Mobile di Trento hanno svelato l'attività di un’organizzazione criminale senza scrupoli che aveva messo in piedi un sistema estremamente remunerativo di vendita al dettaglio di droga - in grado d’incassare quotidianamente considerevoli somme di denaro - e conseguentemente di procedere a molteplici arresti in flagranza e ad importanti sequestri di sostanze stupefacenti, principalmente marijuana ed eroina. I dettagli della maxi-operazione della polizia verranno forniti in queste ore durante una conferenza stampa.

Quella di oggi è una giornata particolarmente difficile per la mafia nigeriana in tutta Europa. Come riportano le agenzie, sono in corso operazioni contro la criminalità organizzata in diversi Paesi europei: le organizzazioni riconducibili alla mafia nigeriana sono accusate di associazione a delinquere, tratta, riduzione in schiavitù, estorsione, rapina, lesioni, violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione. Decine di arresti e perquisizioni, eseguite su ordine della Dda di Bari, sono in corso in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna e Veneto olte che in Trentino.



Sabotaggio sui binari della Milano-Lecco-Sondrio: c'è un indagato

DANIELE DE SALVO
Lecco, 15 agosto 2019

https://www.ilgiorno.it/lecco/cronaca/l ... zaJO0qOJV0

Un clochard nigeriano di 25 anni è stato sorpreso a sabotare uno scambio ferroviario all’altezza della stazione di Lecco Maggianico. L’accusa per lui è pesante: attentato alla sicurezza dei trasporti.
A notare il giovane senza fissa dimora straniero mentre spostava il deviatoio dello scalo cittadino secondario, da cui passano sia i treni della linea regionale Milano – Lecco – Sondrio – Tirano, sia della suburbana S8 Milano – Lecco via Carnate, sia della Lecco – Brescia, è stato un ferroviere in servizio che lo ha visto mentre si aggirava senza motivo lungo la massicciata per poi accorgersi che il dispositivo di connessione tra i binari era stato manomesso.
Il colpevole o presunto tale inizialmente è riuscito a scappare, salvo poi essere però identificato, rintracciato e bloccato dagli agenti della Polfer a cui si è immediatamente rivolto l’addetto di Rfi per denunciare quanto accaduto e che lo ha anche riconosciuto attraverso le foto segnaletiche dei possibili sospettati.

L’episodio si è verificato nelle scorse settimane, ma la notizia, nonostante il massimo riserbo di investigatori e inquirenti, è trapelata solo ieri. Il 25enne dell’Africa centro occidentale, in Italia senza regolare permesso di soggiorno, è stato denunciato pure per furto: è stato infatti immortalato rubare diversi oggetti dalle telecamere del sistema di videosorveglianza a circuito chiuso della stazione di Maggianico. In particolare avrebbe fatto sparire alcuni lettori di codici a barre dagli uffici amministrativi annessi allo scalo merci. Dai primi accertamenti sembra comunque escluso che sia stato lui nei mesi scorsi a sabotare ripetutamente la linea Lecco – Sondrio, incastrando sassi e mattoni a più riprese negli scambi tra i binari in prossimità delle stazioni di Abbadia Lariana, Mandello del Lario, Olcio e Lierna, fortunatamente senza poter scatenare deragliamenti ma solo qualche disagio alla circolazione dei convogli, anche perché altrimenti sarebbe stato arrestato o colpito da provvedimenti restrittivi e non sarebbe stato certo lasciato a piede libero.
Tra quello che avrebbe combinato lui e gli altri episodi, che paiono semmai azioni pianificate si sospetta dagli anarchici proprio come per gli incendi sulla linea dell’’alta velocità a Firenze, non sussisterebbe quindi alcun collegamento.



Palermo: Nigeriano immobilizza e stupra una sedicenne “L’ho fatto perché Cristiana”

https://www.stampanuova.com/post/palerm ... 3RB4iKo95g

Palermo, ragazza viene immobilizzata e stuprata da un cittadino extracomunitario Nigeriano in quanto lei cristiana. Il Nigeriano la stava seguendo nelle vie di Palermo da oltre 1km avendo notato il crocefisso che portava al collo, appena gli si è presentata l’occasione gli si è saltato addosso colpendola con ferocia sul volto e sulle gambe, impedendole così la fuga.

Le urla della 16enne hanno attirato l’attenzione dei clienti di un bar, che hanno messo in fuga il 36enne. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, non solo hanno confermato il racconto della ragazzina. Ma hanno anche permesso di identificarel’aggressore. Durante alcuni servizi di appostamento nei luoghi in cui si era consumata la violenza, i poliziotti hanno individuato un uomo a bordo di una bici dalle caratteristiche fisiche del tutto compatibili con la persona ricercata. In pochi attimi lo straniero è stato bloccato e condotto negli uffici del Commissariato. Una volta lì, gli agenti hanno identificato l’immigrato nigeriano e lo hanno riconosciuto quale autore della violenza. Alla richiesta degli agenti sul perché l’avesse fatto, il nigeriano ha risposto “L’ho fatto perché cristiana”.. Dopo gli adempimenti di rito, è stato condotto in carcere.

https://palermo.gds.it/articoli/cronaca ... 2078ab92f/



Mantova, nigeriano con ascia devasta vetrine e ferisce un passante
Federico Garau - Lun, 17/02/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... Jfqh3i2vf0


Lo straniero è stato fermato dai carabinieri del comando locale: lunga scia di danni, con numerose auto e vetrine di negozi danneggiate. Gli inquirenti sono ancora alla ricerca dell'uomo ferito dal facinoroso, fuggito dopo l'aggressione

Brandendo un'ascia in mano per le vie di Castiglione delle Stiviere, località in provincia di Mantova, si è scagliato come una furia contro delle auto in transito ed ha successivamente preso di mira le vetrine di alcuni negozi, mandandole in frantumi e danneggiando anche il mobilio al loro interno.

Non pago, ha addirittura aggredito un passante che aveva tentato invano di fermarlo, riuscendo a colpirlo, fortunatamente, solo con il dorso dell'arma ed a ferirlo, prima che quest'ultimo si allontanasse dalla zona.

Responsabile del tardo pomeriggio di follia di quest'oggi, stando a quanto fino ad ora trapelato, è un cittadino di nazionalità nigeriana di 29 anni, tratto in arresto con grande fatica dai carabinieri del comando stazione di Castiglione delle Stiviere con l'accusa di danneggiamento aggravato, strage, tentato omicidio, e resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

Il 29enne, infatti non si sarebbe fermato neppure dinanzi agli uomini dell'Arma, aggrediti con altrettanta violenza e minacciati con l'ascia durante le concitate fasi del fermo. Anche la gazzella dei militari è rimasta pesantemente danneggiata dall'extracomunitario, che ora si trova in stato di fermo all'interno della locale caserma.

L'episodio si è verificato all'incirca verso le ore 17:15, quando lo squilibrato è stato visto aggirarsi vicino al semaforo che si trova nei pressi del locale ospedale San Pellegrino. Le prime segnalazioni sarebbero arrivate in centrale proprio dagli automobilisti che si trovavano lungo la strada percorsa dal violento extracomunitario, che li avrebbe fermati e quindi minacciati con l'arma che brandiva in mano.

Numerose le auto ed i furgoni rimasti danneggiati durante l'assalto in zona Cinque Continenti: oltre ai finestrini, sono state mandate in frantumi dal 29enne anche le vetrine di alcuni esercizi commerciali del posto, tra le quali, come riportato dalla "Gazzetta di Mantova", anche quella della rivendita di arredamenti Vologhi, in via Giuseppe Mazzini.

Ancora da chiarire le motivazioni che hanno scatenato la furia dell'africano, tuttora sottoposto ad interrogatorio nella caserma di via Torquato Tasso, dove sono in corso le operazioni di identificazione. Allo stesso modo proseguono senza sosta le ricerche dell'uomo aggredito e ferito dal facinoroso anche negli ospedali della zona: la vittima, sempre stando alle ultime notizie riportate, sarebbe infatti fuggita dal 29enne per evitare ulteriori conseguenze.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 8:02 pm

42)
"Sono africano, faccio come voglio"
“Sono musulmano. So dove abiti, vengo a casa tua e ti uccido”



Sputa sull'ambulanza e pesta i sanitari: "Sono africano, faccio come voglio"

Salvatore Di Stefano - Sab, 18/04/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1587196502

Lo straniero pretendeva più mascherine dagli operatori del 118. Le minacce con il bastone e gli sputi, poi l'aggressione ai carabinieri

Momenti di puro terrore quelli che si sono registrati qualche giorno fa a Rivergaro, un comune in provincia di Piacenza, dove un cittadino senegalese di 39 anni in evidente stato di alterazione psichica è stato arrestato dai carabinieri della locale stazione con le pesanti accuse di tentata rapina aggravata, minaccia, resistenza a Pubblico Ufficiale nonchè interruzione di servizio pubblico.

Secondo quanto riportato dal quotidiano locale "Il Piacenza" lo straniero, trovatosi davanti a degli operatori sanitari, ha iniziato a pretendere da questi un numero imprecisato di mascherine, urlando nel contempo frasi del tipo: "Io sono africano e faccio quello che voglio“ ed arrivando perfino a minacciarli con un bastone. Non contento il senegalese ha poi provato ad introdursi all'interno dell'ambulanza mettendosi a sputare all'indirizzo del mezzo di soccorso e continuando a minacciare gli operatori - che nel frattempo, comprensibilmente terrorizzati, si erano rifugiati al suo interno -, per poi fuggire.

Gli occupanti l'ambulanza nel frattempo hanno chiamato i carabinieri: giunti sul luogo della segnalazione in un batter d'occhio i militari hanno rapidamente identificato il soggetto mentre questi tentava di dileguarsi nel nulla. La sola presenza degli uomini in divisa però non è bastata a ridurre il 39enne a più miti consigli: lo straniero infatti anzichè arrendersi e consegnarsi spontaneamente ai carabinieri ha pensato bene di aggravare ulteriormente la sua già precaria posizione, tentando di aggredire anche i militari e minacciandoli. L'esagitato è stato dapprima reso inoffensivo, in seguito per lui sono scattate le manette ai polsi e si sono spalancate le porte del carcere delle Novate, dove il senegalese si trova tutt'ora a disposizione del pm Ornella Chicca.

Il bieco atto di sputare, già di per se inconcepibile, assume attualmente connotazione ancor più grave visto che ci troviamo coinvolti in una pandemia dove il virus si trasmette principalmente attraverso le goccioline del respiro che possono passare da una persona all’altra con uno starnuto, un colpo di tosse e contatti diretti quali appunto gli sputi. Qualche settimana fa ad Imperia un cittadino africano in preda ai fumi dell'alcool aveva sputato addosso ad un medico del pronto soccorso - dove lo straniero era stato portato poichè versava in condizioni critiche da sbronza - poi il soggetto non contento aveva indirizzato il suo muco anche nei confronti dei carabinieri intervenuti per fermarlo.



Treviso, marocchino minaccia il giudice in aula: “Sono musulmano. So dove abiti, vengo a casa tua e ti uccido”
domenica 2 febbraio 2020

https://nonprendermiperlanotizia.blogsp ... udice.html

«Ce l’hanno con me perché sono musulmano. Io non ho fatto niente, i carabinieri mentono». E all’invito del giudice a stare in silenzio, lui ha continuato, tanto da costringere il magistrato a cacciarlo dall’aula. Nonostante l’arresto per le pesanti accuse a cui è chiamato a rispondere (lesioni personali e resistenza e lesioni a pubblico ufficiale), Mohammed Naouri non ha dimostrato in aula di essersi calmato. Ha inveito contro il giudice Alberto Fraccalvieri il quale, dopo averlo ripreso, ha fatto intervenire le forze dell’ordine. L’arresto è stato convalidato, mentre il processo per direttissima è stato rinviato a metà febbraio.

LE ACCUSE

«Vediamo se altre persone rimaste ferite nella colluttazione presenteranno denuncia nei prossimi giorni» ha affermato il pm Giulio Caprarola, titolare del fascicolo a carico dell’operaio marocchino. Per ora solo i titolari della ditta Mantese Legnami di via Castelletto hanno sporto querela contro Naouri, che lavorava per loro da appena due giorni. Nel frattempo il 30enne dovrà rimanere agli arresti domiciliari: il giudice ha infatti respinto la richiesta della difesa di alleggerire la misura di custodia cautelare nel più lieve obbligo di firma. È stato definito pericoloso dal magistrato, e a suo favore non ha certo giocato l’atteggiamento provocatorio.

L’UDIENZA

Durante il processo per direttissima sono emersi altri particolari riguardo il pomeriggio di follia dell’operaio. Oltre agli altri dipendenti della ditta, tutti minacciati di morte dal 30enne che correva per il piazzale armato con ogni oggetto che trovava sulla sua strada, anche i carabinieri hanno ricevuto minacce da Naouri: «So dove abiti, vengo a casa tua e ti uccido» ha detto a uno dei militari intervenuti per calmarlo.

LA RELIGIONE

A rendere ancora più inquietanti le sue grida di vendetta per un’osservazione che gli era stata fatta da un collega è stato il suo credo religioso. Più volte, come ribadito anche ieri mattina in aula, il 30enne ha sottolineato di essere fedele ad Allah: «Sono musulmano e vi ammazzo tutti – ha gridato nel piazzale della Mantese Legnami – Non ho paura di voi». E proprio la sua fede sarebbe il motivo per cui non veniva visto di buon occhio dai colleghi. Ma un episodio analogo era accaduto anche nell’azienda dove lavorava prima, a Pieve di Soligo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 8:03 pm

42)
"Sono africano, faccio come voglio"
“Sono musulmano. So dove abiti, vengo a casa tua e ti uccido”



Sputa sull'ambulanza e pesta i sanitari: "Sono africano, faccio come voglio"

Salvatore Di Stefano - Sab, 18/04/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1587196502

Lo straniero pretendeva più mascherine dagli operatori del 118. Le minacce con il bastone e gli sputi, poi l'aggressione ai carabinieri

Momenti di puro terrore quelli che si sono registrati qualche giorno fa a Rivergaro, un comune in provincia di Piacenza, dove un cittadino senegalese di 39 anni in evidente stato di alterazione psichica è stato arrestato dai carabinieri della locale stazione con le pesanti accuse di tentata rapina aggravata, minaccia, resistenza a Pubblico Ufficiale nonchè interruzione di servizio pubblico.

Secondo quanto riportato dal quotidiano locale "Il Piacenza" lo straniero, trovatosi davanti a degli operatori sanitari, ha iniziato a pretendere da questi un numero imprecisato di mascherine, urlando nel contempo frasi del tipo: "Io sono africano e faccio quello che voglio“ ed arrivando perfino a minacciarli con un bastone. Non contento il senegalese ha poi provato ad introdursi all'interno dell'ambulanza mettendosi a sputare all'indirizzo del mezzo di soccorso e continuando a minacciare gli operatori - che nel frattempo, comprensibilmente terrorizzati, si erano rifugiati al suo interno -, per poi fuggire.

Gli occupanti l'ambulanza nel frattempo hanno chiamato i carabinieri: giunti sul luogo della segnalazione in un batter d'occhio i militari hanno rapidamente identificato il soggetto mentre questi tentava di dileguarsi nel nulla. La sola presenza degli uomini in divisa però non è bastata a ridurre il 39enne a più miti consigli: lo straniero infatti anzichè arrendersi e consegnarsi spontaneamente ai carabinieri ha pensato bene di aggravare ulteriormente la sua già precaria posizione, tentando di aggredire anche i militari e minacciandoli. L'esagitato è stato dapprima reso inoffensivo, in seguito per lui sono scattate le manette ai polsi e si sono spalancate le porte del carcere delle Novate, dove il senegalese si trova tutt'ora a disposizione del pm Ornella Chicca.

Il bieco atto di sputare, già di per se inconcepibile, assume attualmente connotazione ancor più grave visto che ci troviamo coinvolti in una pandemia dove il virus si trasmette principalmente attraverso le goccioline del respiro che possono passare da una persona all’altra con uno starnuto, un colpo di tosse e contatti diretti quali appunto gli sputi. Qualche settimana fa ad Imperia un cittadino africano in preda ai fumi dell'alcool aveva sputato addosso ad un medico del pronto soccorso - dove lo straniero era stato portato poichè versava in condizioni critiche da sbronza - poi il soggetto non contento aveva indirizzato il suo muco anche nei confronti dei carabinieri intervenuti per fermarlo.



Treviso, marocchino minaccia il giudice in aula: “Sono musulmano. So dove abiti, vengo a casa tua e ti uccido”

domenica 2 febbraio 2020

https://nonprendermiperlanotizia.blogsp ... udice.html

«Ce l’hanno con me perché sono musulmano. Io non ho fatto niente, i carabinieri mentono». E all’invito del giudice a stare in silenzio, lui ha continuato, tanto da costringere il magistrato a cacciarlo dall’aula. Nonostante l’arresto per le pesanti accuse a cui è chiamato a rispondere (lesioni personali e resistenza e lesioni a pubblico ufficiale), Mohammed Naouri non ha dimostrato in aula di essersi calmato. Ha inveito contro il giudice Alberto Fraccalvieri il quale, dopo averlo ripreso, ha fatto intervenire le forze dell’ordine. L’arresto è stato convalidato, mentre il processo per direttissima è stato rinviato a metà febbraio.

LE ACCUSE

«Vediamo se altre persone rimaste ferite nella colluttazione presenteranno denuncia nei prossimi giorni» ha affermato il pm Giulio Caprarola, titolare del fascicolo a carico dell’operaio marocchino. Per ora solo i titolari della ditta Mantese Legnami di via Castelletto hanno sporto querela contro Naouri, che lavorava per loro da appena due giorni. Nel frattempo il 30enne dovrà rimanere agli arresti domiciliari: il giudice ha infatti respinto la richiesta della difesa di alleggerire la misura di custodia cautelare nel più lieve obbligo di firma. È stato definito pericoloso dal magistrato, e a suo favore non ha certo giocato l’atteggiamento provocatorio.

L’UDIENZA

Durante il processo per direttissima sono emersi altri particolari riguardo il pomeriggio di follia dell’operaio. Oltre agli altri dipendenti della ditta, tutti minacciati di morte dal 30enne che correva per il piazzale armato con ogni oggetto che trovava sulla sua strada, anche i carabinieri hanno ricevuto minacce da Naouri: «So dove abiti, vengo a casa tua e ti uccido» ha detto a uno dei militari intervenuti per calmarlo.

LA RELIGIONE

A rendere ancora più inquietanti le sue grida di vendetta per un’osservazione che gli era stata fatta da un collega è stato il suo credo religioso. Più volte, come ribadito anche ieri mattina in aula, il 30enne ha sottolineato di essere fedele ad Allah: «Sono musulmano e vi ammazzo tutti – ha gridato nel piazzale della Mantese Legnami – Non ho paura di voi». E proprio la sua fede sarebbe il motivo per cui non veniva visto di buon occhio dai colleghi. Ma un episodio analogo era accaduto anche nell’azienda dove lavorava prima, a Pieve di Soligo.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 8:04 pm

43)
Delitti vari di di vari africani


Clandestino africano del Burkina Faso
Chiede pizzo a proprietari casa dove è ospite: arrestato nel Torinese
Sky TG24
15 luglio del 2015

https://tg24.sky.it/torino/2020/07/15/pizzo-casa-torino

I carabinieri lo hanno fermato a Cuorgné, mentre intascava una rata del denaro preteso dalle vittime. Il giovane, già noto alle forze dell’ordine, è stato portato nel carcere di Ivrea
I carabinieri di Cuorgnè hanno arrestato per estorsione un cittadino del Burkina Faso di 28 anni, residente a Favria (in provincia di Torino) e già noto alle forze dell'ordine. Il giovane è stato fermato mentre intascava una rata del pizzo estorto alla vittima, ed è stato portato nel carcere di Ivrea (nel Torinese)
La vicenda
La vicenda è partita dalla conoscenza occasionale, avvenuta poche settimane fa, tra il giovane extracomunitario e la vittima, che per aiutarlo gli ha concesso in uso gratuito una propria abitazione a San Colombano Belmonte (nel Torinese). Quando il padrone di casa, visto l'atteggiamento violento del 28enne, gli ha chiesto di lasciare l'alloggio, il giovane ha iniziato a terrorizzare l'uomo e la sua compagna, chiedendo il "pizzo" per lasciare l'appartamento.
Le estorsioni
Secondo le indagini dei carabinieri, sarebbe riuscito in tre occasioni a estorcere alla coppia oltre 400 euro, un telefono cellulare e la promessa della cessione, ovviamente a titolo gratuito, di un'auto. Il piano è andato in frantumi quando le vittime si sono rivolte ai carabinieri.



Conegliano, «Lasciaci rubare o ti pestiamo»: gli strappano la mascherina e sbeffeggiano i dipendenti del supermercato Prix, arrestat
i
Serena De Salvador
Mercoledì 14 Ottobre 2020

https://www.ilmattino.it/primopiano/cro ... 23595.html

CONEGLIANO - «Fatti vedere in faccia, così torniamo e ti pestiamo a sangue. Lasciaci prendere quello che vogliamo e non osare chiamare aiuto. Se ci denunci torneremo e te la faremo pagare». Sono le parole che J.F., sudanese di 37 anni, e O.S., ghanese di 22, avevano rivolto al responsabile del supermercato Prix di viale Venezia. Era il 28 giugno scorso e l'uomo, scoprendoli a rubare per il secondo giorno consecutivo era intervenuto.

Per tutta risposta si era visto malmenare, strappare dal volto la mascherina e minacciare. Non bastasse, aveva dovuto assistere malconcio e impotente alla scena dei due africani che intascavano alcune confezioni di cibo e uscivano dalle casse sventolando il bottino davanti agli altri dipendenti atterriti dalle minacce. «Chiamate pure i carabinieri se ne avete il coraggio» avevano gridato ai presenti ridendo mentre si allontanavano. I carabinieri erano effettivamente stati contattati e, con la denuncia sporta dalla parte lesa, era partita l'indagine che ieri si è conclusa con la loro carcerazione.


I PROVVEDIMENTI I militari di Conegliano avevano raccolto le testimonianze di chi aveva assistito a quella brutale scena, che aveva pure riconosciuto i due stranieri come gli autori di un furto commesso sole ventiquattro ore prima, il 27 giugno. La visione delle riprese di alcune telecamere ha poi fatto il resto, permettendo agli inquirenti attraverso un lungo lavoro di comparazione di risalire ai due responsabili e di identificarli. Operazione non semplice, trattandosi di due uomini irregolari sul territorio italiano e senza una dimora fissa.

Tutte le fasi dell'indagine sono state notificate alla Procura di Treviso che, a fronte delle risultanze portate dagli investigatori, ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa per mano del giudice per le indagini preliminari. Ottenuto il provvedimento i carabinieri si sono messi alla ricerca della coppia di africani, rintracciandoli nella tarda serata di lunedì, arrestandoli e affidandoli al carcere del capoluogo con le accuse di furto aggravato, violenza privata e minacce in concorso. Particolare peso sulla decisione del giudice di incarcerarli hanno avuto la violenza e l'atteggiamento di sfida e disprezzo dimostrato dagli stranieri, che hanno portato a ritenerli socialmente pericolosi specie per eventuali episodi simili in altri negozi.


I FURTI A fine giugno i due avevano infatti colpito per due volte in due giorni al Prix di via Venezia, inaugurato solo quattro mesi prima. Il giorno 27 erano riusciti a rubare alcune bottiglie di alcolici, allontanandosi senza pagare ma non senza dare nell'occhio. vedendoli ritornare il giorno dopo i dipendenti si erano infatti subito messi in allarme e il direttore li aveva scoperti proprio mentre cercavano di replicare il colpo. I due lo avevano strattonato, gli avevano strappato la mascherina e lo avevano minacciato di tornare a picchiarlo se non gli avesse lasciato prendere la merce che volevano. Cosa che avevano poi fatto sbeffeggiando gli altri presenti.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 8:04 pm

44)
Ucciso con una coltellata alla gola: l'orrore in strada per rubare un orologio

Rosa Scognamiglio
20 dicembre 2020

https://www.ilgiornale.it/news/milano/u ... 1608416780

La vittima, il 65enne Stefano Ansaldi, è stata trovata agonizzante con un profondo taglio alla gola. Alcuni testimoni avrebbero visto gli aggressori in fuga: "Due nordafricani"

Un uomo di 65 anni, Stefano Ansaldi, è stato trovato morto in strada, a Milano, con un profondo taglio alla gola.

Il corpo senza vita era riverso sull'asfalto via Macchi, all'angolo con via Scarlatti, nei pressi della stazione centrale. Stando alle primissime indiscrezioni, sembrerebbe trattarsi di una tentata rapina finita nel sangue. Accanto al corpo della vittima, i militari avrebbero rinvenuto un coltello da cucina e un orlologio (forse la refurtiva abbandonata).

Cosa è successo

Non si conosce ancora la dinamica esatta dell'accaduto. Secondo quanto riferiscono le agenzie, i fatti risalirebbero alle ore 18.30 di sabato 29 dicembre. La vittima, un medico 65enne originario di Benevento, è stata aggredita per strada, in prossimità della Stazione Centrale di Milano, pare, nel corso di una rapina. A dare l'allarme sarebbero stati alcuni passanti che avrebbero notato l'uomo agonizzante sull'asfalto. Ma nonostante l'arrivo tempestivo dei soccorsi, ogni tentativo di rianimarlo si è rivelato pressoché vano: sarebbe morto prima del trasporto in ospedale. Sul corpo, all'altezza della gola, presentava una ferita profonda da arma da taglio, la stessa che presumibilmente gli è stata letale. Accanto al cadavere, i carabinieri avrebbero trovato un coltello da cucina insanguinato. Le indagini del caso sono affidate ai militari dell'Arma.

La coincidenza sospetta

Stando a quanto riferisce il Corriere della Sera, a breve distanza, negli stessi minuti, un anziano di settant’anni residente in via Settembrini era stato appena aggredito. Si presume che due rapinatori gli abbiano sottratto il Rolex al polso e il cellulare per poi darsi alla fuga entrando successivamente nella vicina stazione del metrò Caiazzo e salendo su un treno della linea verde oppure raggiungendo un’altra stazione, Lima, questa sulla linea rossa, in una folle corsa lungo corso Buenos Aires affollato per gli acquisti natalizi. I due episodi potrebbero essere strettamente correlati.

I testimoni

Alcuni testimoni riferiscono di aver visto due persone - pare due nordafricani - in fuga da via Scarlatti poco prima che scattasse l'allarme. Gli inquirenti avrebbero già raccolto i racconti degli astanti nel tentativo di ricostruire il percorso di fuga dei due sospetti rapinatori. Al momento, però, non sarebbero ancora stati rintracciati. I militari dell'Arma, dalle ore 18.30 di questo pomeriggio, sono impegnati in una serratissima caccia all'uomo. La scientifica ha svolto i rilievi sul luogo del delitto utili alle indagini. Nel frattempo, sono stati recuperati già i nastri delle telecamere di sorveglianza cittadina che saranno al vaglio delle autorità nelle prossime ore.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 8:05 pm

45) "15 coltellate in pieno giorno": quell'orrore mentre fa jogging
Rosa Scognamiglio
23 marzo 2021

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1616500266

La vittima, Marta Novello, è stata accoltellata da un ragazzo di 17 anni. Ferita gravemente all'addome, la giovane è stata sottoposta a un delicatissimo intervento chirurgico. Le sue condizioni sono critiche

È stata colta di spalle, scaraventata in un fossato e accoltellata all'addome. Sono ore decisive per Marta Novello, 26enne trevigiana che, nel tardo di ieri, è stata assalita da uno sconosciuto armato di coltello in via Marignana, a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, mentre faceva giogging.

L'aggressore, stando a quanto riporta il Corriere.it, sarebbe un ragazzo moglianese di 17 anni. A quanto pare si tratterebbe di una tentata rapina finita male ma, al momento, non si esclude nessuna ipotesi.


L'aggressione choc

I fatti risalgono a lunedì 22 marzo, pressappoco alle ore 17. Marta, figlia di Luigi Novello, noto ingegnere ed esponente politico locale, è stata accoltellata mentre faceva attività motoria. Secondo quanto si apprende dal sito d'informazione online TrevisoToday, la 26enne stava passeggiando in via Marignana, una stradina di campagna, quando un avventore armato di coltello l'avrebbe assalita di spalle, all'altezza dell'agriturismo "Al Vecio Moraro". Dalla prima ricostruzione dell'accaduto, sembrerebbe che la giovane abbia provato a difendersi ma, nel corso della colluttazione, sarebbe finita in un fossato insieme al suo assalitore. A quel punto, lo sconosciuto avrebbe estratto un coltello dalla tasca dei pantaloni per colpire la 26enne con 20 fendenti, di cui 8 inferti tra addome e torace. A dare l'allarme ai carabinieri sono stati 2 operai che lavoravano in zona, attirati dalle grida disperate della vittima.

Soccorsa dai paramedici del Suem, Marta è stata trasportata in codice rosso al pronto soccorso dell'ospedale Ca'Foncello di Treviso riportando lesioni profondissime ai polmoni, motivo per cui è stata sottoposta ad un intervento chirurgico d'urgenza. Le sue condizioni, nonostante l'intervento tempestivo dei sanitari, sono gravissime.


L'assalitore è un minorenne (nordafricano di seconda generazione)

Stando a quanto si apprende da il Corriere.it, l'aggressore è un ragazzo moglianese di 17 anni. Il giovane sarebbe rimasto in attesa dei carabinieri salvo poi essere prelevato dai militari della Stazione di Mogliano. Arrestato subito dopo il misfatto e condotto presso la caserma di via Cornarotta, il 17enne dovrà rispondere verosimilmente del reato di tentato omicidio. L'arma dell'aggressione è stata ritrovata a pochi metri dal fossato. L'ipotesi più accreditata, al momento, è che si sia trattato di una tentata rapina finita male ma non si escludono altre piste.

"Questa è una strada di campagna con delle ville molto belle - ha commentato il sindaco di Mogliano Veneto, Davide Bortolato - frequentata da tantissime persone che passeggiano o fanno jogging e la ragazza da come si è capito stava proprio facendo una passeggiata. Un episodio inquietante, speriamo di capire bene come sono andate le cose e il vero motivo di ciò che è successo. Il fatto che l’aggressore non abbia neanche 17 anni è un aspetto ancora più inquietante".


Salvini: "Prego per Marta"

Parole di profondo sconcerto e accorato dispiacere sono state espresse anche dal leader di Lega Nord Matteo Salvini non appena appresa la notizia della drammatica vicenda. "Una preghiera per Marta di Mogliano Veneto (Treviso) che combatte per la vita, solo disprezzo per il vigliacco aggressore: sconvolge la giovanissima età (16 anni) e il fatto che, secondo quanto si apprende, avesse già precedenti penali", ha scritto il leader del Carroccio su Facebook.

Una preghiera per Marta di Mogliano Veneto (Treviso) che combatte per la vita, solo disprezzo per il vigliacco...


Treviso, ragazza di 26 anni accoltellata mentre corre
Enrico Ferro
23 marzo 2021

https://www.repubblica.it/cronaca/2021/ ... 3Dsharebar

TREVISO - Una ventina di coltellate sferrate con foga, una dopo l’altra, anche dopo la caduta in un fossato. Una ragazza di 26 anni è stata aggredita lunedì pomeriggio mentre faceva jogging in mezzo alla campagna. L’agguato l’ha teso un ragazzino di 16 anni, nordafricano di seconda generazione, ora in stato di arresto con l’accusa di tentato omicidio.

La giovane, Marta Novello, di Mogliano Veneto (Treviso), studentessa di Lingue, è ricoverata in condizioni disperate all’ospedale Ca’ Foncello: ha un polmone perforato. L’aggressione è avvenuta intorno alle 17 lungo una strada alberata a cavallo tra le province di Treviso e Venezia, con i frutteti e le ville degli imprenditori.

Marta correva e ascoltava la musica con le cuffie auricolari. Il sedicenne l’ha rincorsa in bicicletta, fino a un certo punto. Quando si è trovato vicino ha lasciato cadere la bici e l’ha rincorsa a piedi, tenendo in pugno un coltello da cucina. Poche e brusche parole di minaccia, poi i fendenti al petto. Marta Novello ha provato a difendersi nel corpo a corpo con il suo aggressore.

Entrambi sono rotolati in un fossato ma anche in quel frangente ha continuato a colpirla. Provvidenziale l’intervento di due operai, che passavano di lì alla fine del turno di lavoro e che inizialmente avevano scambiato quel groviglio di corpi nel fossato per un incidente stradale. Sono scesi per aiutare entrambi, li hanno fatti uscire dall’acqua. Solo in un secondo momento si sono resi conto che la ragazza sanguinava e aveva ferite ben diverse da quelle di un incidente stradale.

Sono riusciti quindi a bloccare l’adolescente, che quasi in stato di choc ha atteso l’arrivo della gazzella dei carabinieri. Quello del sedicenne è un nome noto alle forze dell’ordine, nonostante la giovane età ha già più di qualche precedente penale. Interrogato in caserma, non ha però fornito alcuna motivazione sul movente.

Gli investigatori dell’Arma sono portati a pensare che si sia trattato di un tentativo di rapina ma non si esclude nemmeno l’atto sconsiderato dovuto a una patologia psichica. Marta Novello è entrata subito in sala operatoria per un lungo intervento chirurgico. “Una preghiera per la ragazza che combatte per la vita, e solo disprezzo per il vigliacco aggressore”, ha commentato il leader della Lega Matteo Salvini.




Caro Mattino di Padova, perché non scrivi a caratteri cubitali che il 16enne è un magrebino già noto alle forze dell'ordine?
Michele Favero

Se un Indipendentista Veneto, si trovasse in qualche modo, protagonista anche di una piccola baruffa chioggiotta, sarebbe sbattuto in prima pagina con nome e cognome, indirzzo di casa, professione, parenti , amici e tessera sanitaria , come già avvenuto.
Ma nel caso sia un magrebino, noto alle forze dell'ordine, il titolone si riduce a 16enne, anche se non si tratta di un piccolo litigio ma di un'aggressione con tentato OMICIDIO!!
Fosse per me ci sarebbe la fustigazione in piazza del soggetto e i lavori forzati a vita...ma in Italia lo ritroveremo fuori a breve.
Il magrebino può essere un disadattato, il Venetista è sicuramente un criminale, un complottista, un terrorista, un pericoloso sovversivo che con il tanko poteva uccidere migliaia di persone.
Congratulazioni
P.S. a scanso di equivoci, io ho solo voluto sottolineare come vi sia un modo completamente differente di scrivere la notizia se il cittadino è un cittadino del " mondo " o un cittadino Veneto Indipendentista.
Il razzismo è nei ns confronti!!
Michele Favero


Malik che ha accoltellato Marta guidava baby gang: era il suo vicino di casa
Il padre di Malik, un immigrato africano, l’ha abbandonato prima che nascesse. E così lui porta il cognome della mamma (italiana) che, da ragazza-madre (e anche altro…), l’ha cresciuto con l’aiuto dei nonni che abitano con loro. Certo, non è una famiglia ricca ma neppure disagiata, tanto che i servizi sociali di Mogliano non se ne sono mai dovuti occupare. «Potete chiederlo ai suoi amici o all’allenatore: mio figlio è un bravo ragazzo», spiega la donna. È disperata e confusa. «Non so cosa gli sia preso, il perché abbia fatto una cosa del genere. Ma ciò che importa, al momento, è che quella povera ragazza torni a stare bene».
Se non fosse stata confusa, oggi non avremmo Malik tra le palle.
È un “nero a metà” figlio di una giovane ragazza madre italiana, che ha vissuto per qualche tempo all’estero, delegando l’educazione e il sostentamento del figlio al nonno. Il padre, di origine centrafricana, non c’è mai stato. Il figlio è attualmente detenuto nel carcere minorile di Santa Bona, con l’accusa di tentato omicidio.


Accoltellata mentre corre a Mogliano, l'aggressore era vicino di casa di Marta

Il passato da calciatore in parrocchia, poi le baby gang. L’arrestato era tra i ragazzi segnalati dalle forze dell’ordine in centro città per i disordini anti assembramenti. I dirigenti del calcio: «Con noi era educato»
24 marzo 2021
https://mattinopadova.gelocal.it/region ... 3Dsharebar



Accoltellata mentre corre, stasera Mogliano prega per Marta
Annullata la veglia in parrocchia, rimane l'invito per una preghiera personale alle 20.30: chi vorrà potrà accendere una candela e metterla sul davanzale di una finestra. Ieri operazione agli arti superiori
Angelo Giordano |
24/03/2021

https://www.oggitreviso.it/accoltellata ... rta-249863

MOGLIANO - Annullata la veglia di preghiera per Marta Novello, inizialmente in programma per stasera: sarebbe stata troppa la partecipazione delle persone per stringersi intorno ai familiari.

E in tempo di pandemia purtroppo non sarà possibile.

L’iniziativa si sarebbe dovuta tenere nella parrocchia di Marocco. Ma come spiega il parroco don Vanio, ognuno potrà unirsi in preghiera personale alle 20.30: chi desidera può porre una candela accesa sul davanzale di casa affinché la luce e il calore della prossimità possa portare forza a Marta.

La giovane attualmente si trova in terapia intensiva del Ca’ Foncello di Treviso, sedata e in coma farmacologico. Le condizioni sono stabili. Ieri pomeriggio è stata sottoposta a un intervengo chirurgico agli arti superiori. La prognosi rimane riservata.

Sta tutt’ora lottando per sopravvivere dopo essere stata accoltellata più volte lunedì pomeriggio da un minorenne, al momento in carcere.




«Come sta la ragazza?». I tormenti di Malik tra i bulletti del paese
Andrea Priante
23 marzo 2021

https://corrieredelveneto.corriere.it/t ... d896.shtml

«Come sta la ragazza?», si è sentito chiedere ieri mattina l’avvocato Matteo Scussat. Di fronte, in una sala del carcere minorile di Treviso, un ragazzino di colore che si è appena rovinato la vita. Lo chiameremo Malik, anche se non è il suo vero nome, perché ha appena 15 anni. È lui che lunedì pomeriggio, in una strada di campagna a Mogliano Veneto, ha aggredito Marta Novello infierendo con una ventina di coltellate. «Abbiamo parlato a lungo, mi ha raccontato come sono andate le cose: la dinamica e il movente. Gli ho suggerito di prendersi ancora qualche ora per riflettere su ciò che ha fatto, ne riparleremo presto. E poi spiegheremo tutto al magistrato» assicura il difensore. Che poi aggiunge: «È scosso e preoccupato per le sorti della ragazza».

Nessun precedente penale

Nessun precedente penale, fino a due giorni fa la vita di Malik non era diversa da quella di molti adolescenti: la mattina seguiva le lezioni dell’istituto alberghiero, i pomeriggi si presentava puntuale agli allenamenti della Marocco Asc, la squadra di calcio del quartiere. «Gioca con noi fin da quando era bambino» racconta il presidente della società sportiva, Moreno Fornasier. «È un ragazzone alto 1.85, fisico possente, per un paio d’anni ha giocato in una squadra più importante ma non è riuscito a sfondare e quindi è tornato da noi. Fu sua madre a pregarmi di riprenderlo: “Qui ha dei punti di riferimento”, mi disse. E devo ammettere che si è comportato bene, un giovane sorridente e disponibile. Anche se mi ha sempre fatto una pena enorme, per via di tutte le difficoltà che ha dovuto affrontare».

La famiglia

Il padre di Malik, un immigrato africano, l’ha abbandonato prima che nascesse. E così lui porta il cognome della mamma (italiana) che, da ragazza-madre, l’ha cresciuto con l’aiuto dei nonni che abitano con loro. Certo, non è una famiglia ricca ma neppure disagiata, tanto che i servizi sociali di Mogliano non se ne sono mai dovuti occupare. «Potete chiederlo ai suoi amici o all’allenatore: mio figlio è un bravo ragazzo», spiega la donna. È disperata e confusa. «Non so cosa gli sia preso, il perché abbia fatto una cosa del genere. Ma ciò che importa, al momento, è che quella povera ragazza torni a stare bene».


I racconti di chi lo conosce

In realtà c’è chi racconta che Malik, negli ultimi tempi, avesse preso una brutta strada. «È un bulletto che ha agito in modo criminale, probabilmente sotto l’effetto di sostanze stupefacenti» assicura il sindaco di Mogliano Veneto, Davide Bertolato. «Passava le ore con gli amici, bulli come lui, nei parchi e nelle piazze». Il gruppo di adolescenti è conosciuto alla polizia locale, che pare sia dovuta intervenire più volte, nei mesi scorsi, per identificarli e farli sgomberare visto che si davano appuntamento nella cittadina trevigiana in barba alle norme anti-contagio che vietano gli assembramenti. Inoltre c’è quel riferimento al fatto che Malik assumesse della droga: una voce che gira in paese e che il sindaco rende esplicita. Ma la verità la conosce solo lui.



Marta Novello ricorda l’aggressione. La frase prima di svenire: «Voleva il mio portafoglio»
Andrea Priante
25 marzo 2021

https://www.corriere.it/cronache/21_mar ... b4bc.shtml


Marta Novello che «risponde alle cure», che «sta sempre meglio» e che oggi potrebbe finalmente lasciare il reparto di Rianimazione. Marta che, dopo il risveglio dal coma, «parla ed è lucida». Ma, soprattutto, Marta che è «perfettamente consapevole di quanto accaduto» e che «ricorda l’aggressione subita».

Verso lo scioglimento della prognosi

Le notizie che filtrano dall’ospedale di Treviso sembrano mettere fine all’angoscia dei giorni scorsi, quando questa studentessa di 26 anni aveva dovuto subire due interventi chirurgici (ai polmoni e agli arti) dopo che lunedì, mentre faceva jogging in una stradina periferica di Mogliano, è stata ferita da oltre venti pugnalate inflitte da un ragazzino di appena 15 anni. Il direttore della funzione ospedaliera dell’Usl 2, Stefano Formentini, è ottimista: «Nelle prossime ore scioglieremo la prognosi, per fortuna la paziente continua a migliorare».


L’ipotesi della rapina finita male

C’è dell’altro. In queste ore Marta Novello avrebbe fatto cenno, con alcuni operatori sanitari, a quanto accaduto l’altro pomeriggio. Ricorda di quel ragazzo che le si è avvicinato armato di coltello, i fendenti, la paura. E questa è una buona notizia anche per i carabinieri che, dopo aver arrestato il minore con l’accusa di tentato omicidio, stanno indagando per ricostruire dinamica e movente. L’ipotesi principale resta quella della rapina finita male. E su questo fronte, una conferma importante pare l’abbia fornita proprio la studentessa che lunedì, prima di perdere i sensi, avrebbe detto ai due operai che l’hanno soccorsa: «Voleva rubarmi il portafoglio».

Il nodo della motivazioni del gesto

Resta da capire perché il quindicenne avesse un disperato bisogno di denaro. «Non abbiamo problemi economici — aveva raccontato sua madre al Corriere — e mio figlio non faceva uso di droghe, fumava solo qualche sigaretta». In attesa di scoprire il contenuto delle chat nel telefonino dell’adolescente, i carabinieri oggi conosceranno anche la sua versione: stamattina, in un’aula del tribunale per i minorenni di Venezia, è prevista l’udienza di convalida dell’arresto. Difeso dall’avvocato Matteo Scussat, la notte della rapina il ragazzino si era avvalso della facoltà di non rispondere. Ma oggi potrebbe finalmente decidere di parlare, spiegando al magistrato Giulia Dal Pos perché abbia cercato di uccidere quella giovane runner pugnalandola col coltello «rubato» poco prima da un cassetto della cucina, mentre sua madre stava facendo la doccia.

La perizia psichiatrica

E proprio la mamma del quindicenne ha detto che lui era cambiato, a partire dal lockdown. «L’unica ipotesi che riesco a fare è questa: che il suo cervello abbia avuto una sorta di blackout». Pure l’avvocato Scussat parla di «modalità e circostanze dell’azione che fanno pensare a un disagio, a un disturbo che andrà indagato». E allora appare sempre più probabile che venga suggerito al magistrato di sottoporre il minore a una perizia psichiatrica, per stabilire se fosse pienamente in sé quando ha aggredito Marta.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 8:55 pm

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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 8:55 pm

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