Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 7:47 am

11)
Efferato massacro di una suora a Primiero, arrestati due magrebini.

Andrea Tumiotto | settembre 8, 2017

http://www.lavocedeltrentino.it/2017/09 ... -magrebini

Aggressione inumana e subdola malvagità degli arrestati.

All’alba del 7 settembre 2017 i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia CC di Cavalese e della Stazione CC di Primiero San Martino di Castrozza, su disposizione del G.I.P. del Tribunale di Trento Francesco Forlenza, hanno dato esecuzione a due misure di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti dei cittadini Marocchini EL HAMZAOUI Noureddine e di ET TAHIRI Mohammed residenti nel Trevigiano. (qui il video dell’arresto)

Le complesse attività investigative sono iniziate a seguito della commissione di una violentissima rapina avvenuta il 9 maggio 2017 nel Comune di Primiero San Martino di Castrozza (TN), ai danni di un’anziana suora ottantenne, avvenuta con particolare efferatezza e brutalità.

Nell’occasione i due malviventi, suonato il campanello dell’abitazione, facevano irruzione all’interno della stessa scaraventando la donna a terra, colpendola con pugni al capo per poi legarle le mani con delle fascette in plastica ed imbavagliarla con del nastro adesivo, quasi a soffocarla al fine di estorcerle informazioni sulla presenza di denaro e preziosi in casa . L’aggressione è stata eseguita con efferatezza e inumanità difficilmente riscontrabili in casi del genere.

La ricerca di ori e contanti del commando all’interno dell’abitazione, non andava a buon fine per cause non dipendenti dalla loro volontà, in quanto la donna non deteneva alcunché.

Sotto la direzione del Sost. Proc. Alessandra Liverani, La Stazione CC di Primiero S.M.C., in stretta sinergia con il Nucleo Operativo della Compagnia di Cavalese, dava immediato inizio ad una penetrante indagine a 360 gradi, che sin da subito si indirizzava su due magrebini notati nella zona, in orario compatibile all’evento delittuoso.

In tal senso i carabinieri avviavano prolungate attività sia tecniche e sia di pedinamento idonee al monitoraggio dei due marocchini che, incrociate ai risultati di una laboriosa analisi dei dati dal traffico telefonico intercorso sui ponti ripetitori, incrociando le diverse celle della stessa rete telefonica, consentiva di tracciare nel dettaglio la partenza dal Trevigiano del duo criminale alla volta del Primiero, la permanenza sui luoghi del reato in piena coerenza temporale con la rapina, nonché il precipitoso rientro in Veneto dei malviventi.

La minuziosa opera degli inquirenti, ha inoltre consentito di certificare come in passato uno degli indagati si era più volte presentato dall’anziana per vendere delle scope a ”porta a porta”, circostanze che hanno permesso ai criminali di verificare la bontà del bersaglio prescelto, ovvero un anziana ottantenne che viveva da sola perciò facilmente aggredibile.

Lo sviluppo delle investigazioni, ha fatto emergere una tanto inumana quanto subdola malvagità degli arrestati che, in un primo momento hanno catturato la fiducia dell’anziana millantando allucinanti disgrazie famigliari e gravi malattie suscitando un sentimento di compassione e, una volta entrati in confidenza, facevano irruzione all’interno della sua abitazione rapinandola con efferata brutalità e violenza.

Gli incontrovertibili elementi di carattere probatorio raccolti dagli inquirenti, mettevano nelle condizioni il Sost. Proc. della Repubblica dr. Alessandra Liverani di delineare un dettagliato quadro probatorio, avvallato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Trento dr. Francesco Forlenza, che emetteva le due ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei citati Magrebini, e del terzo soggetto ancora non identificato.

Le operazioni di cattura dei rapinatori, si sono svolte nella Provincia di Treviso dove gli investigatori Fiemmesi e del Primiero attraverso un’articolata attività di localizzazione, hanno individuato e tratto in arresto pericolosi malviventi.
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Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 7:48 am

12)
Torino, nigeriano sgozza e uccide un italiano al mercato "Barattolo"

15 Ottobre 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... ttolo.html

Una storia di ordinario orrore, che arriva da Torino. Al mercato di libero scambio Barattolo un italiano di 52 anni è stato ammazzato con un colpo alla gola da un nigeriano di 27 anni. È morto così, dissanguato, al termine di una lite all'interno del mercato di via Carcano. Una tragedia per molti annunciata, poiché a Torino, e in particolare al Barattolo, l'emergenza-sicurezza è un problema arcinoto.

Rabbiosa la reazione del capogruppo comunale leghista, Fabrizio Ricca: "Basta basta, basta. Abbiamo superato ogni limite", tuona, per poi chiedere all'Appendino la chiusura del Barattolo. "La giunta Appendino non ci ha ascoltato quando chiedevamo di non aprilo anche per i forti dubbi legati alla sicurezza - ha affermato il leghista -. Dopo questo terribile fatto non ci sono più alibi, da sabato questa porcheria non deve più esistere".

L'omicidio si è consumato intorno alle 7.30 del mattino, quando il nigeriano ha estratto il coltello dalla tasca per conficcarlo in gola al 52enne. Inoltre, ha colpito al petto un amico della vittima, illesa grazie agli abiti spessi che indossava. I soccorritori hanno provato a rianimare l'uomo accoltellato per quasi 40 minuti, senza riuscirvi. Il nigeriano è stato arrestato e il mercato sospeso.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 7:48 am

13) Tre marocchini.
Finale Emilia, Mirella, uccisa a bottigliate per pochi euro. Tre fermi

il Resto del Carlino
Finale Emilia (modena), 24 ottobre 2017
http://www.ilrestodelcarlino.it/modena/ ... -1.3485319

Uccisa nel corso di una rapina per un bottino di appena 30 euro in contanti e un collier, poi rivenduto ad un compro oro di Milano, per 500 euro. C’è questo scenario dietro al decesso di Mirella Ansaloni, 79 anni, pensionata trovata morta nella sua abitazione di Finale, in via Orazio Vecchi, lo scorso 18 settembre.

I carabinieri di Modena, su indagini coordinate dal pubblico ministero modenese Claudia Ferretti, hanno fermato per omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa e rapina, tre giovani originari del Marocco tutti residenti a Finale da anni e ben inseriti, come sottolineano gli inquirenti. Hanno 19 anni, i primi due, e 22, il terzo.

Le indagini hanno registrato la svolta negli accertamenti dei militari del Ris di Parma svolti direttamente all’interno dell’abitazione lo scorso 29 settembre, e prima ancora dall’autopsia e dai riscontri della medicina legale. Questi i fatti, così come hanno spiegato il procuratore capo di Modena, Lucia Musti, ed il comandante provinciale dei carabinieri di Modena, Giovanni Balboni: uno dei tre fermati, di 19 anni, viveva fino a poco tempo prima con la famiglia in una casa vicina a quella della vittima. Sarebbe lui l’ideatore del piano di derubare, questo l’intento iniziale, la 79enne. Il giovane, il 18 settembre, ha dato appuntamento agli altri due, amici da una vita, nell’abitazione ormai vuota, ma di cui aveva ancora le chiavi.ì

I tre avrebbero dunque passato il tempo d’attesa a giocare col cellulare, aspettando che l’anziana, in quel momento fuori per fare la spesa, tornasse a casa. Quando Ansaloni è rientrata, i giovani si sono presentati alla sua porta chiedendo un bicchiere d’acqua. In quel momento è scattata l’aggressione. La pensionata è stata uccisa a colpi di bottiglie di vetro (prese dentro l’abitazione) alla testa: avrebbe tentato di difendersi. Una volta colpita la vittima, i tre hanno saccheggiato la casa e poi si sono dileguati, dirigendosi verso Ferrara.

Uno dei tre avrebbe deciso di rientrare anticipatamente a Finale Emilia. Gli altri due, invece, hanno proseguito verso Milano. Lì la vendita del collier a un compro oro, per 500 euro. Soldi che i due giovani, a Milano, avrebbero poi speso per locali, per divertirsi insomma. Risulta che dalla casa sarebbe sparito un secondo collier, quello che la vittima aveva al collo, che i due giovani arrivati a Milano non avrebbe rivenduto perché si sarebbe strappato nel corso dei concitati momenti all’interno dell’abitazione della tragesia.

Il cadavere della 79enne è stato successivamente ritrovato dai vicini di casa, che si erano insospettiti per il fatto che la pensionata non usciva dall’abitazione ormai da tempo. In un primo momento, come ha spiegato anche Alessandro Iacovelli, comandante della compagnia di Carpi, si era pensato a una morte avvenuta per cause accidentali. La donna, infatti, soffriva di frequenti svenimenti e si era ritenuto che le ecchimosi sul collo fossero da collegare al fatto che portava sempre un foulard e magari cadendo questo aveva provocato, appunto, le ecchimosi stesse. Poi i sospetti nati nel corso dell’autopsia e, infine, gli accertamenti determinanti dei militari del Ris.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 7:49 am

14)
Come funziona il racket dell'elemosina della mafia nigeriana

Claudio Bertolotti
26 dicembre 2017

https://www.panorama.it/news/cronaca/co ... -nigeriana


Dalla collaborazione alla competizione. È questo il rapporto che unisce la criminalità italiana, dalla mafia alla camorra, a una sempre più radicata e potente criminalità proveniente dall'estero: la mafia nigeriana.

“ll radicamento in Italia” della criminalità nigeriana – scrive la Direzione Investigativa Antimafia nella relazione sulle attività investigative – “è emerso nel corso di diverse inchieste che ne hanno evidenziato la natura mafiosa”.

Una nuova mafia che è riuscita in poco tempo e in maniera aggressiva a creare legami di successo con i gruppi criminali italiani, da cui ha appreso e adottato strutture e metodi operativi, l'intimidazione, il taglieggiamento di imprese legali e illegali.

IN COMPETIZIONE CON I “GRUPPI CRIMINALI ETNICI”

In poco tempo la “mafia nigeriana” si è dotata di una struttura attiva, con ramificazioni all'estero e una strategia criminale ben pianificata.

Un processo di imitazione e adattamento che ha portato alla competizione con altri gruppi criminali “etnici”, ottenendo la supremazia in molti settori “tradizionali”, come la prostituzione femminile, il traffico degli stupefacenti e di immigrati clandestini, e imponendosi in altri, come le truffe online.

ACCATTONAGGIO

Ma oggi il business della criminalità nigeriana si è allargato a un ulteriore nuovo settore, non violento, almeno non nella forma esteriore, ma sempre più radicato ed esteso, sia in termini di indotto, sia in termini di numeri di individui coinvolti: è il business dell'accattonaggio.

NIGERIANI: SCHIAVI E SCHIAVISTI

Un numero crescente di individui, giovani maschi africani, riempiono le città, si posizionano fuori dai centri commerciali del centro e delle periferie, nei parcheggi degli ospedali e degli edifici pubblici, davanti alle Chiese, ai negozi e alle banche.

La maggior parte è composta da nigeriani, che al mattino lasciano i centri di accoglienza in cui sono ospitati dallo Stato, per prendere posizione nei punti strategici identificati dall'organizzazione che li sfrutta. Ma ci sono anche individui regolarizzati, alcuni con famiglia in Italia.

I DEBITI

Si tratta, in entrambi i casi, di soggetti che sono in debito nei confronti dell'organizzazione criminale nigeriana, che in genere è legata ai gruppi operanti in Nigeria che gestiscono il traffico illecito di esseri umani attraverso la Libia e il Mediterraneo.

COMPETIZIONE ETNICA: I NIGERIANI CACCIANO I ROM

Non sono soli, si muovono in gruppo, all'interno di un'organizzazione affinata, capace di distribuire razionalmente le risorse sul terreno con squadre di trasporto, di garantire il "controllo del territorio" con nuclei di vigilanza, e di creare una "cornice di sicurezza" allontanando gli altri professionisti dell'elemosina, o le persone che povere lo sono sul serio.

L'organizzazione impone gli “strumenti di lavoro” da utilizzare: sempre un cappellino da baseball usato per impietosire i passanti e per far intendere, attraverso il “linguaggio non verbale”, il proprio stato di necessità; ma anche un telefono cellulare, con cui rimanere in contatto con l'organizzazione e per ricevere istruzioni.

È una presenza che in molte città, attraverso la violenza e l'intimidazione, è riuscita in meno di due anni a scacciare dal mercato dell'elemosina la criminalità etnica Rom, gestita da gruppi provenienti dalla Romania. Il che fa capire quanto potente sia ormai la criminalità nigeriana.

UN BUSINESS DA CENTINAIA DI MILIONI DI EURO

Sono centinaia di individui in ogni città; oltre 200 nella sola Milano, ma il fenomeno è internazionale. È quanto evidenziato all'inizio di dicembre dalla polizia locale del capoluogo lombardo al termine dell'operazione “Baseball Cap”, dallo strumento di lavoro che contraddistingue tutti i questuanti africani: si tratta nel complesso di migliaia di individui, capaci di alimentare un mercato nero della schiavitù che rende centinaia di milioni di euro l'anno.

LA SOLUZIONE VIENE DALLA SVIZZERA

Tutto questo è criminalità organizzata. E chi, pur in buona fede, alimenta economicamente questo mercato, anche solamente con pochi spiccioli, sostiene una criminalità sempre più vorace e aggressiva, che non si ferma di fronte a nulla.

Una situazione che ha trovato terreno fertile in cui radicarsi anche in altri paesi europei; in Svizzera, però, la reazione delle forze dell'ordine e la volontà politica hanno portato a strategie di contrasto attraverso un'efficace contro-narrativa rivolta, da un lato, a quella parte dell'opinione pubblica convinta della necessità di dover aiutare economicamente tali soggetti, indipendentemente dallo status di soggezione e “schiavitù” e dal loro ruolo nella macchina dello sfruttamento di esseri umani, e, dall'altro lato, a recidere la radice dell'arricchimento di una criminalità organizzata violenta e senza scrupoli.

Nel Cantone Ticino, dove la criminalità etnica nigeriana è pur marginale rispetto a quella Rom, la polizia di Lugano ha avviato un progetto di contrasto al degrado sociale urbano attraverso la lotta al racket dell'elemosina.

Iniziativa finalizzata a sensibilizzare la cittadinanza sul fenomeno della criminalità dietro all'accattonaggio, segnalare situazioni di reale difficoltà e prevenire attività di questua basata sullo sfruttamento.

I risultati sono incoraggianti, e questo grazie al coinvolgimento, accanto alle forze dell'ordine, di associazioni caritatevoli che si occupano del monitoraggio della povertà e dell'assistenza ai veri bisognosi.

VI CHIEDONO SOLDI? OFFRITEGLI DEL CIBO

L'efficacia dell'iniziativa si riassume nel forte messaggio che l'accompagna: «Vi chiedono soldi? offritegli del cibo». Chi è sfruttato dal racket, pur dichiarando di avere fame, non accetta altro che denaro.

E il denaro è ciò che vuole la mafia nigeriana dai suoi schiavi con cappello da baseball.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 7:50 am

15)
Rapina a Mestre, nigeriani prendono a calci e pugni una donna non udente

di Gabriele Alberti
venerdì 12 gennaio 2018

http://www.secoloditalia.it/2018/01/rap ... non-udente

Sono stati tutti individuati e fermati a 2 ore dalla denuncia i tre giovani nigeriani che si erano resi responsabili di una rapina a danno di una donna veneziana di 43 anni, non udente, nel sottopassaggio ferroviario di via Dante a Mestre. Nella mattinata la donna si è recata negli uffici della Polizia Ferroviaria, presso la stazione di Mestre per denunciare l’accaduto. Due ragazzi nigeriani l’avevano affiancata e le avevano sottratto il cellulare dalle mani, cambiando poi repentinamente direzione. A nulla sono valse le suppliche della donna che ha pregato i due di restituirle il telefono, unica fonte di comunicazione, vista la sua condizione di non udente. Di tutta risposta i due hanno cominciato a strattonarla, fino a farla cadere e le hanno strappato la borsa, l’hanno colpita con calci e pugni e poi si sono allontanati verso un terzo ragazzo, con cui precedentemente confabulavano, che ha assistito a tutta la scena, ridacchiando.

Identificati i tre autori della rapina a Mestre

Gli agenti della Polizia Ferroviaria hanno recuperato le immagini dalle telecamere del circuito di videosorveglianza del sottopassaggio, che sono state diramate a tutte le volanti, da cui è stato possibile ricostruire la dinamica del crimine. I 3, dettagliatamente descritti dalla donna, risultavano chiaramente visibili e facilmente riconoscibili per abbigliamento e capigliature. Il primo dei tre è stato individuato dalle volanti in via Piave all’altezza di via Cavallotti, indossava un giubbotto nero con maniche bianche, perfettamente corrispondente a quello del fotogramma diffuso. Gli altri due sono stati individuati intorno nel pomeriggio da un agente di polizia in servizio di pattugliamento con le forze armate tra viale Stazione e via Dante, il quale ha immediatamente avvisato i colleghi della Ferroviaria che hanno raggiunto uno dei due rapinatori. I tre sono stati identificati per B.J., G.J, e G.R. tutti nigeriani, rispettivamente di 20, 25 e 23 anni, sottoposti a fermo di polizia giudiziaria per rapina aggravata in concorso e portati presso la locale casa circondariale di Santa Maria Maggiore, a disposizione dell’autorità giudiziaria, che dirige le indagini
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 7:50 am

16)
Macerata, 18enne fatta a pezzi. Fermato spacciatore nigeriano

Luisa De Montis - Gio, 01/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 89362.html

Le prove inchiodano il 29enne Innocent Oseghale, irregolare e con precedenti per spaccio. L'ipotesi overdose

Un nigeriano di 29 anni, Innocent Oseghale, è stato fermato dai carabinieri in relazione all'omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne che si era allontanata lunedì scorso dalla comunità di recupero "Pars" di Corridonia presso la quale era ospitata da ottobre scorso e che è stata poi uccisa e fatta a pezzi.

Il cadavere della ragazza, smembrato e chiuso in due trolley, è stato trovato ieri mattina in via dell'Industria a Pollenza (Macerata) dai carabinieri, intervenuti su segnalazione della polizia municipale insospettita dalla presenza delle valigie sul ciglio della strada.

Anche grazie alle immagini delle telecamere i carabinieri del comando provinciale di Macerata e del Ros sono riusciti a risalire al nigeriano. Dalle immagini si è potuto riscontrare che la 18enne era ancora in vita nelle giornate del 29 e del 30 mattina. Mano a mano si è ricostruita la sequenza temporale degli spostamenti della giovane, le cui tracce, nella tarda mattinata del 30 gennaio si perdevano in via Spalato, a Macerata. Dalle indagini dei militari, testimonianze e immagini video, è emerso che il 29enne nigeriano è stato l'ultimo ad avere avuto contatti con la 18enne. Rintracciato dai carabinieri, è stato perquisito anche dal personale specializzato del Ris di Roma che nella sua abitazione, fanno sapere i carabinieri, "ha ritrovato i vestiti della vittima, sporchi di sangue, e altre tracce ematiche, nonché uno scontrino di una farmacia, poco distante da lì dove la vittima aveva precedentemente acquistato una siringa".

Il nigeriano è in possesso di permesso di soggiorno scaduto e con precedenti di polizia per stupefacenti, domiciliato proprio in via Spalato 124, nella città marchigiana, la stessa via dove la ragazza è stata vista viva l'ultima volta martedì 30 gennaio.



Pamela, parla il compagno di cella di Oseghale: "Mi confessò l'omicidio"
Renato Zuccheri - Mer, 20/02/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 48779.html

Vincenzo Marino, ex boss calabrese e collaboratore di giustizia, ha raccontato a Giallo che il nigeriano gli ha confessato di essere l'assassino e di essere un capo della mafia nigeriana

Colpo di scena nell'omicidio di Pamela Mastropietro.

Innocent Oseghale, che da sempre si dichiara innocente, potrebbe essere invece lui il vero colpevole del brutale omicidio della ragazza.

A rivelarlo è Vincenzo Marino, ex boss della mafia calabrese e ora collaboratore di giustizia. I due sono stati nella stessa cella del carcere di Ascoli Piceno per due settimane. E in quel periodo, Oseghale avrebbe confessato il delitto al suo compagno di cella. Al settimanale Giallo, l'ex boss ha raccontato: "Mi ha detto di aver ucciso Pamela perché si era rifiutata di avere un rapporto sessuale a tre con lui e Desmond, e aveva minacciato di raccontare tutto alla polizia. Non solo. In cella Oseghale mi ha anche confidato di essere uno dei capi della mafia nigeriana in Italia, incaricato di fare da collegamento tra la cellula criminale presente a Padova e quella di Castelvolturno, in provincia di Caserta". Inoltre, sempre secondo Marino, gli avrebbe anche detto: "Ti do centomila euro se testimoni che sai che Pamela è morta di overdose. I soldi arriveranno da Castelvolturno, tramite gli avvocati".

Gli inquirenti ritengono le testimonianze del detenuto attendibili. E il motivo è da ricercare nel fatto che per i giudici, il racconto del boss è talmente dettagliato e con particolari così precisi, che solo l'autore dell'assassinio avrebbe potuto comunicarli. Inoltre, quello che è importante ricordare è che le testimonianze di Marino sono già state utili per arrestare figure di spicco della 'ndrangheta. E quindi i giudici tendono a "fidarsi" di quanto rivelato dal detenuto del carcere di Ascoli.

Inoltre, c'è un'altra questione che fa propendere i giudici in favore di queste testimonianze. Nessuno capisce chi paghi le spese legale di Oseghale. Eppure, il presunto assassino di Pamela non dovrebbe avere una tale quantità di soldi. Come racconta Giallo: "Il nigeriano è assistito da ben due avvocati, che a loro volta si avvalgono di numerosi consulenti. La questione è perfino oggetto di un’interrogazione parlamentare promossa dal deputato della Lega Giorgio Latini. Come fa Innocent a pagarli se risulta nullatenente e disoccupato?".

E qui spunta la testimonianza di Marino sul fatto che il nigeriano sia uno dei capi delle Black Cats, potente organizzazione della mafia nigeriana. Frose questo particolare potrebbe essere fondamentale per capire il ruolo di Oshegale nell'omicidio di Pamela ma anche il nesso fra quel brutale assassinio e la pericolossissima mafia nigeriana.


L'orrore sul corpo di Pamela: "Era viva quando l'ha sezionata"
Aurora Vigne - Mer, 06/03/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 57603.html

Vincezo Marino, testimone chiave dell'accusa contro il nigeriano Oseghale, ha parlato oggi come supertestimone durante la seconda udienza del processo sulla morte di Pamela Matropietro

Stuprata, accoltellata e squartata viva. Emergono nuovi dettagli inquietanti sulla morte di Pamela Mastropietro. A rivelarli è il pentito Vincenzo Marino, ascoltato come supertestimone durante la seconda udienza del processo davanti alla Corte di Assise di Macerata.

L'uomo era stato detenuto con Oseghale nel carcere di Ascoli e proprio lì ascoltò la sua agghiacciante confessione del delitto di Pamela. Proprio per questo, il pentito ha un ruolo chiave nell'accusa contro il nigeriano.

Secondo quanto ricostruito da Marino durante l'udienza di oggi, l'immigrato avrebbe accoltellato al fegato Pamela subito dopo il rapporto sessuale. "Desmond Lucky se ne andò, Oseghale tentò di rianimarla con acqua sulla faccia per farla riprendere, lei si riprese. Oseghale l'ha spogliata, era sveglia" ma aveva "gli occhi girati all'insù" e "hanno avuto un rapporto sessuale completo". Poi la "ragazza voleva andare via a casa a Roma perché aveva il treno, disse che se no l'avrebbe denunciato. Ebbero una colluttazione, si sono spinti, Oseghale le diede una coltellata all'altezza del fegato e dopo una prima coltellata Pamela cadde a terra".

Ma non è finita qui. Sempre come riferito dal testimone, Oseghale dopo aver colpito la ragazza andò ai giardini Diaz per chiedere, invano, l'aiuto a un connazionale poi "tornò a casa, convinto che Pamela fosse morta e la squartò iniziando dal piede. La ragazza iniziò a muoversi e lamentarsi e gli diede una seconda coltellata".

Riguardo a eventuali complici nell'omicidio della ragazza, invece, il pentito ha dichiarato che Oseghale non gli ha fatto il nome di nessuno. "Non fece il nome di nessuno", ha affermato in aula. Inoltre, in nigeriano avrebbe usato la varechina per cancellare le tracce. "L'aveva lavata con la varechina perché così non si sarebbe saputo se era morta di overdose o assassinata", ha aggiunto. "Disse che aveva un sacco in frigo dove mettere i pezzi, ma che non ci andavano e che l'ha dovuta tagliare e l'ha messa in due valigie", continua il pentito raccontando le confidenza che gli avrebbe fatto Oseghale. Chiamò un taxi, ma mentre era in auto "la moglie lo chiamava ed è andato nel panico", ha proseguito il pentito.



Pamela Mastropietro, ergastolo a Oseghale: La madre: «Giustizia è fatta per uno, ora tocca agli altri»
29 maggio 2019

https://www.ilmessaggero.it/italia/pame ... P8gZ8xetoI

Ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi per Innocent Oseghale, 30enne pusher nigeriano condannato per omicidio, occultamento di cadavere - mentre la violenza sessuale è stata assorbita dalle aggravanti - per la morte di Pamela Mastropietro, 18 anni, romana, il cui cadavere fatto a pezzi fu trovato in due trolley sul ciglio della strada a Pollenza il 31 gennaio 2018. È la sentenza emessa dai giudici della Corte d'Assise di Macerata dopo oltre cinque ore di camera di consiglio. La madre della ragazza dopo la lettura della sentenza ha detto: «Giustizia per uno è fatta, ora tocca agli altri».

Pamela Mastropietro, Oshegale confessa: «L'ho fatta a pezzi, ma è morta per overdose»

Durante la lettura della sentenza tra il pubblico dei parenti e degli amici della ragazza è partito un applauso. Il presidente della Corte ha subito richiamato al silenzio i presenti per proseguire la lettura del dispositivo. I genitori di Pamela si sono abbracciati. «Oseghale ha strumentalizzato Pamela Mastropietro come un giocattolo» ha detto il procuratore Giovanni Giorgio nella sua replica, davanti alla Corte di Assise di Macerata poco prima del verdetto. «Si era ripresa ma era in stato confusionale dovuto alla droga - ha aggiunto - lui frettolosamente ha soddisfatto le sue voglie sessuali inducendola a un rapporto sessuale non protetto».

«Avevamo chiesto l'ergastolo ed ergastolo è stato». È il primo commento del procuratore di Macerata Giovanni Giorgio dopo la sentenza pronunciata dalla Corte d'assise di Macerata nei confronti di Innocent Oseghale per la morte di Pamela Mastropietro. Giorgio ha ringraziato i collaboratori della Procura, i magistrati, gli avvocati, anche quelli della difesa.

«È stato un lavoro duro - ha aggiunto - c'è stata tanta pressione mediatica, ma noi abbiamo cercato sempre di tenere i piedi per terra». Il procuratore ha citato anche un altro processo complesso: quello di Luca Traini, l'autore dei raid a colpi di pistola contro i migranti per 'vendicarè Pamela condannato a 12 anni di carcere pochi mesi fa. La vicenda Oseghale comunque non è finita, «questa è solo una prima tappa, probabilmente ci sarà un ricorso in appello e forse la Cassazione...».

Oseghale ammette di aver tagliato il corpo, ma nega la violenza sessuale e l'omicidio. Secondo la difesa il rapporto sessuale sarebbe stato consensuale e la morte della ragazza sarebbe avvenuta per overdose, ma a quel punto l'imputato avrebbe perso la testa e, preso dal panico, avrebbe fatto a pezzi i resti della 18enne. I legali di Oseghale avevano chiesto di assolverlo dalla violenza sessuale e dall'omicidio e di condannarlo al minimo della pena per vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere. Ora - assicurano - faranno appello.


Omicidio Pamela: Assise Appello conferma ergastolo a Oseghale
16 ottobre 2020

https://tg24.sky.it/cronaca/2020/10/16/ ... =GetSocial

Dopo quasi 5 ore e mezza di camera di consiglio, è stata confermata la condanna all'ergastolo con isolamento diurno di 18 mesi per Innocent Oseghale per l'omicidio della 18enne romana uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio 2018 a Macerata. Le accuse sono omicidio volontario aggravato della violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere

La Corte d'Assise d'appello di Ancona, dopo 5 ore e mezzo di camera di consiglio, ha confermato la condanna all'ergastolo con isolamento diurno di 18 mesi per Innocent Oseghale, 32enne cittadino nigeriano, per l'omicidio della 18enne romana Pamela Mastropietro uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio 2018 a Macerata. Le accuse sono omicidio volontario aggravato della violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere

La reazione della mamma di Pamela e quella di Oseghale

Dopo la lettura del dispositivo, la madre di Pamela ha esultato, frenata dal proprio legale. "Bravi, grandi".Mentre Oseghale stava uscendo dall'aula, scortato dalla polizia penitenziaria, ha detto ad alta voce: "Non l'ho uccisa, va bene, capite tutti italiani". "Ci aspettavamo questa sentenza, vista l'aria che tirava stamattina...", il commento a caldo di uno dei due difensori, l'avv Umberto Gramenzi. La difesa ha annunciato il ricorso in Cassazione perché "si sono verificate delle violazioni di legge”.


Dall’omicidio all'ergastolo a Oseghale: storia di Pamela Mastropietro

I giudici sono entrati in camera di consiglio poco dopo le 14:30. L’unico imputato per l’omicidio è Innocent Oseghale, già condannato all'ergastolo in primo grado a Macerata. Per la procura, il 32enne ebbe un rapporto sessuale con lei approfittando della fragilità della ragazza che aveva appena assunto eroina. Oseghale ha respinto le accuse di omicidio e violenza sessuale, ma ha ammesso di aver fatto a pezzi il cadavere.

Oseghale: Pamela morta dopo malore, non l'ho uccisa

Durante la giornata, in aula Oseghale ha reso dichiarazioni spontanee per ripercorrere gli ultimi momenti passati in casa in compagnia della 18enne. Ha ribadito di non aver ucciso la ragazza ma seconda la sua versione Pamela ebbe un malore dopo l'assunzione di eroina, cadde dal letto dove si era sistemata per rilassarsi per poi progressivamente perdere coscienza e morire. "Ero sotto choc, confuso, ho fatto una cosa terribile - ha detto a proposito dell'ammesso smembramento del corpo poi abbandonato in due trolley sul ciglio di una strada - ma voglio pagare per quello che ho fatto, non per quello che non ho fatto”.
Oseghale: "Mi dispiace". Madre Pamela: "Si tenga scuse"

La sentenza di primo grado: "Oseghale agì con freddezza disumana"

"I'm sorry…”, ha detto in aula Oseghale chiedendo scusa alla famiglia della ragazza, leggendo un foglio protocollo scritto a mano in inglese in stampatello e tradotto dall'interprete. Il dispiacere di Oseghale è riferito solo al sezionamento del cadavere della ragazza. Le scuse di Oseghale sono state rispedite al mittente prima dal legale di parte civile, poi da Alessandra Verni, madre di Pamela, presente in aula. "Le scuse le rivolga a tutta la comunità che l'ha accolto e che ha ripagato in questo modo. Non è il colore della pelle che fa la differenza...", ha detto l'avv. Marco Valerio Verni, legale della famiglia. "Era l'ultima occasione per dire la verità e non l'ha fatto - ha ripetuto la madre di Pamela -. Non gli credo, le scuse se le può tenere".



Questore Macerata confessa: ‘sinistra ci impediva di colpire la mafia nigeriana’, famiglia Pamela sconvolta
23 maggio 2022

https://voxnews.info/2022/05/23/questor ... sconvolta/

” Grande stupore e viva preoccupazione” per le affermazioni sulla mafia nigeriana fatte dall’ex questore di Macerata, Antonio Pignataro, venerdì scorso durante un convegno a Roma. E’ quanto esprime la famiglia di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si allontanò da una comunità di Corridonia (Macerata), fu fatta a pezzi e poi i resti furono ritrovati chiusi in due trolley a Pollenza il 30 gennaio 2018. Per l’omicidio è in carcere, con condanna di primo e secondo grado, il nigeriano Innocent Oseghale nei confronti del quale la Cassazione ha deciso un processo di appello bis limitatamente all’aggravante della violenza sessuale.

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https://www.adnkronos.com/caso-pamela-l ... ytya8hXtOv

“Abbiamo accolto con grande stupore e viva preoccupazione, le parole che, lo scorso venerdì, l’ex questore di Macerata, Antonio Pignataro, ha espresso durante un convegno cui esso, a Roma, ha partecipato, dal titolo ‘La lotta alla criminalità organizzata attraverso collaboratori di giustizia e testimoni: tra disinteresse ed inclusione’ – sottolinea la famiglia Verni-Mastropietro – Durante il suo intervento, infatti, durato circa trenta minuti, l’alto dirigente della Polizia di Stato in questione, in ben due occasioni, facendo riferimento alla sua esperienza a Macerata, ha, dapprima, affermato di essere stato minacciato dalla mafia nigeriana, dopo il ‘depezzamento’ di Pamela Mastropietro ed il raid di Luca Traini” in seguito “ha elencato alcuni punti tra cui la fiducia ‘pari a zero’ nei confronti dello Stato, riscontrata al suo arrivo nel capoluogo marchigiano, lo spaccio di droga a cielo aperto, la già menzionata mafia nigeriana, ancora, che era addirittura padrona della città, la paura della gente a parlare, la quale, come già detto, era evidentemente sfiduciata e impaurita, con zone dove nessuno si azzardava più a portare i propri figli, fino al concetto secondo cui ‘non sempre le Istituzioni possono agire liberamente’, in quanto ‘pressate dall’atmosfera politica, sociale e culturale'”.

Tradotto significa che il governo allora in carica impediva alle forze dell’ordine di colpire la Mafia nigeriana. La stessa mafia nigeriana che lo stesso partito di governo aveva traghettato in Italia. Il minimo sarebbe una retata nella sede di quel partito e l’arresto di massa di tutta la sua classe dirigente.

La famiglia della ragazza, che ha sollevato spesso interrogativi sulla mafia nigeriana anche in correlazione con la vicenda della ragazza che però non hanno, almeno al momento, trovato riscontri in sede giudiziaria, legge ora nelle parole dell’ex questore una conferma a “quelli che sono sempre stati i nostri sospetti” sulla possibile presenza della mafia nigeriana nella città marchigiana.

“Orbene, risulta impossibile pensare che un poliziotto della sua esperienza e capacità, riconosciutegli, peraltro, anche nella stessa Macerata, abbia utilizzato (e ripetuto) tale termine (mafia, con riferimento specifico a quella nigeriana) con approssimazione e disinvoltura, anche in considerazione del contesto in cui il tutto si svolgeva (si pensi al tema affrontato, prima richiamato, ed all’uditorio cui il tutto era rivolto, composto da giuristi) e non, invece, con il preciso intento di denunciare che nella suddetta città vi fosse proprio la mafia nigeriana, con tutti i requisiti e le caratteristiche, dunque, da riconoscere a tale realtà criminale”, sottolinea la famiglia della ragazza.

“Confermando, in sostanza, quelli che sono sempre stati i nostri sospetti, suffragati da elementi cui non sempre, e non da tutti, si è voluto dar ascolto”, osserva la famiglia Verni-Mastropietro ricordando che “per lungo tempo, quando si è provato (noi in primis) a portare l’attenzione sulla possibile esistenza di tal fenomeno criminale anche nel capoluogo marchigiano e nelle Marche, pure in correlazione con l’autore dei tragici e demoniaci fatti perpetrati a danno di Pamela quel maledetto 30 gennaio 2018 (oltre che con altri suoi connazionali, entrati a vario titolo nelle relative indagini), si è incontrata molta resistenza, sfociata spesso, addirittura, in assoluto negazionismo da parte di qualcuno”.

“Destano curiosità, allora, dopo tanto tempo, queste parole che, per altro verso, sono anche preoccupanti: quello che viene espresso è grave, dall’esistenza della mafia nigeriana in sé, alle minacce subite dal poliziotto in questione (al quale, in un frangente, avemmo anche modo di manifestare la nostra solidarietà), correlate, tra l’altro, e senza mezzi termini, all’omicidio di Pamela, allo stato in cui era ridotta Macerata all’epoca dell’annus horribilis, alle paventate pressioni politiche (oltre che sociali e culturali) cui pure esso fa riferimento e che sarebbe interessante conoscere nel dettaglio, visto che, certamente, quanto allora accaduto ha toccato interessi forti”, continua la famiglia di Pamela.

“Parole che per chi, anche come noi, voces clamantes in deserto, ha sempre cercato di puntare i riflettori su alcune questioni, ed è ancora in attesa di ricevere molte risposte, pesano come macigni e, se già non accaduto a suo tempo, dovrebbero essere meritevoli di un accurato e doveroso approfondimento nelle opportune sedi”, conclude la famiglia Verni-Mastropietro chiedendo “ai cultori del negazionismo come dovrebbe prendere tutto ciò la famiglia di Pamela Mastropietro mentre, a chi di dovere, di aiutarci ad avere delle risposte: e lo facciamo, visto che si parla pur sempre di mafia, nel giorno in cui si commemorano gli eroi morti nella strage di Capaci, affinché il loro ricordo non rischi di essere mera facciata, ma sia concreta azione”.



Caso Pamela, la famiglia: "Stupore per parole ex Questore Macerata su mafia nigeriana"

Adnkronos
23 maggio 2022


https://www.adnkronos.com/caso-pamela-l ... ytya8hXtOv

" Grande stupore e viva preoccupazione" per le affermazioni sulla mafia nigeriana fatte dall’ex questore di Macerata, Antonio Pignataro, venerdì scorso durante un convegno a Roma. È quanto esprime la famiglia di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si allontanò da una comunità di Corridonia (Macerata), fu fatta a pezzi e poi i resti furono ritrovati chiusi in due trolley a Pollenza il 30 gennaio 2018. Per l'omicidio è in carcere, con condanna di primo e secondo grado, il nigeriano Innocent Oseghale nei confronti del quale la Cassazione ha deciso un processo di appello bis limitatamente all’aggravante della violenza sessuale.

"Abbiamo accolto con grande stupore e viva preoccupazione, le parole che, lo scorso venerdì, l’ex questore di Macerata, Antonio Pignataro, ha espresso durante un convegno cui esso, a Roma, ha partecipato, dal titolo 'La lotta alla criminalità organizzata attraverso collaboratori di giustizia e testimoni: tra disinteresse ed inclusione' - sottolinea la famiglia Verni-Mastropietro - Durante il suo intervento, infatti, durato circa trenta minuti, l’alto dirigente della Polizia di Stato in questione, in ben due occasioni, facendo riferimento alla sua esperienza a Macerata, ha, dapprima, affermato di essere stato minacciato dalla mafia nigeriana, dopo il 'depezzamento' di Pamela Mastropietro ed il raid di Luca Traini" in seguito "ha elencato alcuni punti tra cui la fiducia 'pari a zero' nei confronti dello Stato, riscontrata al suo arrivo nel capoluogo marchigiano, lo spaccio di droga a cielo aperto, la già menzionata mafia nigeriana, ancora, che era addirittura padrona della città, la paura della gente a parlare, la quale, come già detto, era evidentemente sfiduciata e impaurita, con zone dove nessuno si azzardava più a portare i propri figli, fino al concetto secondo cui 'non sempre le Istituzioni possono agire liberamente', in quanto 'pressate dall’atmosfera politica, sociale e culturale'".

La famiglia della ragazza, che ha sollevato spesso interrogativi sulla mafia nigeriana anche in correlazione con la vicenda della ragazza che però non hanno, almeno al momento, trovato riscontri in sede giudiziaria, legge ora nelle parole dell'ex questore una conferma a "quelli che sono sempre stati i nostri sospetti" sulla possibile presenza della mafia nigeriana nella città marchigiana.

"Orbene, risulta impossibile pensare che un poliziotto della sua esperienza e capacità, riconosciutegli, peraltro, anche nella stessa Macerata, abbia utilizzato (e ripetuto) tale termine (mafia, con riferimento specifico a quella nigeriana) con approssimazione e disinvoltura, anche in considerazione del contesto in cui il tutto si svolgeva (si pensi al tema affrontato, prima richiamato, ed all’uditorio cui il tutto era rivolto, composto da giuristi) e non, invece, con il preciso intento di denunciare che nella suddetta città vi fosse proprio la mafia nigeriana, con tutti i requisiti e le caratteristiche, dunque, da riconoscere a tale realtà criminale", sottolinea la famiglia della ragazza.

"Confermando, in sostanza, quelli che sono sempre stati i nostri sospetti, suffragati da elementi cui non sempre, e non da tutti, si è voluto dar ascolto", osserva la famiglia Verni-Mastropietro ricordando che "per lungo tempo, quando si è provato (noi in primis) a portare l’attenzione sulla possibile esistenza di tal fenomeno criminale anche nel capoluogo marchigiano e nelle Marche, pure in correlazione con l’autore dei tragici e demoniaci fatti perpetrati a danno di Pamela quel maledetto 30 gennaio 2018 (oltre che con altri suoi connazionali, entrati a vario titolo nelle relative indagini), si è incontrata molta resistenza, sfociata spesso, addirittura, in assoluto negazionismo da parte di qualcuno".

"Destano curiosità, allora, dopo tanto tempo, queste parole che, per altro verso, sono anche preoccupanti: quello che viene espresso è grave, dall’esistenza della mafia nigeriana in sé, alle minacce subite dal poliziotto in questione (al quale, in un frangente, avemmo anche modo di manifestare la nostra solidarietà), correlate, tra l’altro, e senza mezzi termini, all’omicidio di Pamela, allo stato in cui era ridotta Macerata all’epoca dell’annus horribilis, alle paventate pressioni politiche (oltre che sociali e culturali) cui pure esso fa riferimento e che sarebbe interessante conoscere nel dettaglio, visto che, certamente, quanto allora accaduto ha toccato interessi forti", continua la famiglia di Pamela.

"Parole che per chi, anche come noi, voces clamantes in deserto, ha sempre cercato di puntare i riflettori su alcune questioni, ed è ancora in attesa di ricevere molte risposte, pesano come macigni e, se già non accaduto a suo tempo, dovrebbero essere meritevoli di un accurato e doveroso approfondimento nelle opportune sedi", conclude la famiglia Verni-Mastropietro chiedendo "ai cultori del negazionismo come dovrebbe prendere tutto ciò la famiglia di Pamela Mastropietro mentre, a chi di dovere, di aiutarci ad avere delle risposte: e lo facciamo, visto che si parla pur sempre di mafia, nel giorno in cui si commemorano gli eroi morti nella strage di Capaci, affinché il loro ricordo non rischi di essere mera facciata, ma sia concreta azione".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 7:50 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 7:51 am

17)
Modena, straniera africana pesta controllore e aggredisce militari intervenuti

Federico Garau - Lun, 31/12/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... LYn5Iej69E

La donna era sprovvista di documenti e non ha collaborato coi carabinieri durante le operazioni di identificazione, anzi. Le intemperanze sono proseguite in caserma, e si è resa necessaria la sedazione grazie all’intervento del 118

Ancora un’aggressione sul treno ai danni di un controllore da parte di un cittadino straniero, è quanto si è verificato la scorsa notte a Modena, sul convoglio diretto a Milano.

Protagonista una ragazza africana, la cui identità è tuttora in fase di accertamento da parte delle forze dell’ordine. Quest’ultima, che si trovava sprovvista di regolare titolo di viaggio, ha dato in escandescenze nonappena il controllore ha portato anche su di lei l’attenzione delle sue verifiche di routine. L’uomo è stato aggredito con violenza dalla straniera che, incurante degli sguardi esterrefatti degli altri passeggeri, si è accanita contro di lui.

La corsa del treno è pertanto stata arrestata alla stazione di Modena, così da consentire l’intervento sul posto dei carabinieri, reso necessario dalla furia incontrollabile dell’extracomunitaria.

La presenza degli uomini dell’Arma non è riuscita a placare la furia della giovane africana, la quale non ha lesinato calci, pugni ed urla disumane anche nei confronti dei militari. Come sul treno così anche in caserma sono proseguite le intemperanze della straniera, lì condotta in quanto sprovvista di documenti di identificazione. Ad un certo punto la donna ha colpito e danneggiato una fotocopiatrice, costringendo i carabinieri a ricorrere al 118 per provvedere ad una più che necessaria sedazione.

Proseguono le indagini per risalire all’identità della facinorosa africana, che non ha collaborato neppure in fase di identificazione, definendosi nigeriana prima e ghanese poi. Al momento per lei solo una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 7:51 am

18)
Incendia la biblioteca del centro accoglienza: arrestato ivoriano

Gianni Carotenuto - Gio, 03/01/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 23883.html

Un 28enne originario della Costa D'Avorio è stato arrestato a Genova dopo avere incendiato e parzialmente distrutto la sala ricreativa del centro accoglienza di via Lazzaro Gagliardo - nel centro storico - dove era ospite

Un litigio. È stato un banale litigio con un altro migrante a scatenare la furia di un profugo ivoriano di 28 anni.

È successo a Genova, nel centro di accoglienza di via Lazzaro Gagliardo, zona Dinegro. L'uomo, ospite della struttura migranti dell'Auximilium, dopo avere bisticciato con un altro rifugiato ha dato in escandescenze. Come riporta Repubblica, il 28enne ha dato fuoco a scatole e libri della sala ricreativa, finendo per danneggiare alcune finestre e gli arredi.

Sul posto sono intevenuti gli agenti della squadra mobile che lo hanno prima bloccato e quindi arrestato. Chiamata anche un'ambulanza, che ha trasportato al pronto soccorso dell'ospedale Galliera due profughi finiti poi in codice giallo: uno per le lesioni dovute allo scontro fisico con l'ivoriano, l'altro per avere inalato del fumo.

Di recente, aveva fatto discutere la sentenza con cui il Tar aveva obbligato a restituire lo status di rifugiato - e quindi il permesso di soggiorno - a un gambiano che in un centro di accoglienza alle porte di Pisa era stato trovato in possesso di alcune piantine di marijuana. L'immigrato era stato espulso e quindi privato dello status di profugo, che ha riottenuto per volere dei giudici del Tribunale amministrativo regionale toscano. Inoltre, il Ministero della Giustizia era stato condannato a pagargli le spese legali.
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Re: Africani che uccidono, stuprano, derubano gli italiani

Messaggioda Berto » mar ago 02, 2022 8:03 am

19)
Napoli, arrestato gambiano: donna aggredita e pestata con una spranga

Federico Garau - Mer, 09/01/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... cjEd9Hv8S8

Paura in Corso Novara, a Napoli: dopo essersi introdotto all’interno di un hotel, lo straniero ha aggredito una donna prendendola a colpi di spranga con l’intenzione di rapinarla. La vittima è stata salvata da alcuni poliziotti di pattuglia, che sono riusciuti a bloccare il malvivente

Brutale aggressione avvenuta la notte scorsa in un hotel di Napoli, in Corso Novara.

La vittima è una donna, rimasta a terra in seguito al terribile pestaggio e subito soccorsa da una pattuglia di polizia impegnata in una ronda.

Ad essersi reso protagonista della violenza è un cittadino di nazionalità straniera, intenzionato a commettere una rapina. Pur di impossessarsi di qualche oggetto di valore, l’individuo non ha esitato a ricorrere all’utilizzo di una spranga, con la quale si è accanito sulla sua vittima.

Sono state le urla disperate di quest’ultima a richiamare l’attenzione degli uomini dell’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico. I poliziotti erano impegnati in un’operazione di controllo delle strade, quando hanno udito delle grida provenire dall’ingresso di un albergo e quindi notato una figura che fuggiva per strada.

Gli agenti si sono subito lanciati all’inseguimento del malvivente. L’extracomunitario, ancora armato del bastone di ferro, ha opposto una dura resistenza al fermo, aggredendo con furia gli uomini in divisa. I poliziotti sono fortunatamente riusciti ad evitare i colpi ed a bloccare il criminale, finito in manette. Caricato sulla volante, il soggetto è stato portato negli uffici della questura di Napoli ed identificato.

Si tratta di Lamin Kamal, un 30enne senza fissa dimora originario del Gambia. L’africano è stato accusato di tentata rapina aggravata, e di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Chiuso in una cella, attende ora il processo per rito direttissimo.

Ancora sotto choc la vittima dell’aggressione. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, il gambiano avrebbe utilizzato la spranga per rompere un vetro dell’albergo nel quale si è poi introdotto. Lì si sarebbe imbattuto nella donna, che è stata subito assalita.

A causa delle lesioni riportate, si è reso necessario trasportare quest’ultima al pronto soccorso.
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