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Macerata, 18enne fatta a pezzi. Fermato spacciatore nigerianoLuisa De Montis - Gio, 01/02/2018
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 89362.htmlLe prove inchiodano il 29enne Innocent Oseghale, irregolare e con precedenti per spaccio. L'ipotesi overdose
Un nigeriano di 29 anni, Innocent Oseghale, è stato fermato dai carabinieri in relazione all'omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne che si era allontanata lunedì scorso dalla comunità di recupero "Pars" di Corridonia presso la quale era ospitata da ottobre scorso e che è stata poi uccisa e fatta a pezzi.
Il cadavere della ragazza, smembrato e chiuso in due trolley, è stato trovato ieri mattina in via dell'Industria a Pollenza (Macerata) dai carabinieri, intervenuti su segnalazione della polizia municipale insospettita dalla presenza delle valigie sul ciglio della strada.
Anche grazie alle immagini delle telecamere i carabinieri del comando provinciale di Macerata e del Ros sono riusciti a risalire al nigeriano. Dalle immagini si è potuto riscontrare che la 18enne era ancora in vita nelle giornate del 29 e del 30 mattina. Mano a mano si è ricostruita la sequenza temporale degli spostamenti della giovane, le cui tracce, nella tarda mattinata del 30 gennaio si perdevano in via Spalato, a Macerata. Dalle indagini dei militari, testimonianze e immagini video, è emerso che il 29enne nigeriano è stato l'ultimo ad avere avuto contatti con la 18enne. Rintracciato dai carabinieri, è stato perquisito anche dal personale specializzato del Ris di Roma che nella sua abitazione, fanno sapere i carabinieri, "ha ritrovato i vestiti della vittima, sporchi di sangue, e altre tracce ematiche, nonché uno scontrino di una farmacia, poco distante da lì dove la vittima aveva precedentemente acquistato una siringa".
Il nigeriano è in possesso di permesso di soggiorno scaduto e con precedenti di polizia per stupefacenti, domiciliato proprio in via Spalato 124, nella città marchigiana, la stessa via dove la ragazza è stata vista viva l'ultima volta martedì 30 gennaio.
Pamela, parla il compagno di cella di Oseghale: "Mi confessò l'omicidio"
Renato Zuccheri - Mer, 20/02/2019
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 48779.html Vincenzo Marino, ex boss calabrese e collaboratore di giustizia, ha raccontato a Giallo che il nigeriano gli ha confessato di essere l'assassino e di essere un capo della mafia nigeriana
Colpo di scena nell'omicidio di Pamela Mastropietro.
Innocent Oseghale, che da sempre si dichiara innocente, potrebbe essere invece lui il vero colpevole del brutale omicidio della ragazza.
A rivelarlo è Vincenzo Marino, ex boss della mafia calabrese e ora collaboratore di giustizia. I due sono stati nella stessa cella del carcere di Ascoli Piceno per due settimane. E in quel periodo, Oseghale avrebbe confessato il delitto al suo compagno di cella. Al settimanale Giallo, l'ex boss ha raccontato: "Mi ha detto di aver ucciso Pamela perché si era rifiutata di avere un rapporto sessuale a tre con lui e Desmond, e aveva minacciato di raccontare tutto alla polizia. Non solo. In cella Oseghale mi ha anche confidato di essere uno dei capi della mafia nigeriana in Italia, incaricato di fare da collegamento tra la cellula criminale presente a Padova e quella di Castelvolturno, in provincia di Caserta". Inoltre, sempre secondo Marino, gli avrebbe anche detto: "Ti do centomila euro se testimoni che sai che Pamela è morta di overdose. I soldi arriveranno da Castelvolturno, tramite gli avvocati".
Gli inquirenti ritengono le testimonianze del detenuto attendibili. E il motivo è da ricercare nel fatto che per i giudici, il racconto del boss è talmente dettagliato e con particolari così precisi, che solo l'autore dell'assassinio avrebbe potuto comunicarli. Inoltre, quello che è importante ricordare è che le testimonianze di Marino sono già state utili per arrestare figure di spicco della 'ndrangheta. E quindi i giudici tendono a "fidarsi" di quanto rivelato dal detenuto del carcere di Ascoli.
Inoltre, c'è un'altra questione che fa propendere i giudici in favore di queste testimonianze. Nessuno capisce chi paghi le spese legale di Oseghale. Eppure, il presunto assassino di Pamela non dovrebbe avere una tale quantità di soldi. Come racconta Giallo: "Il nigeriano è assistito da ben due avvocati, che a loro volta si avvalgono di numerosi consulenti. La questione è perfino oggetto di un’interrogazione parlamentare promossa dal deputato della Lega Giorgio Latini. Come fa Innocent a pagarli se risulta nullatenente e disoccupato?".
E qui spunta la testimonianza di Marino sul fatto che il nigeriano sia uno dei capi delle Black Cats, potente organizzazione della mafia nigeriana. Frose questo particolare potrebbe essere fondamentale per capire il ruolo di Oshegale nell'omicidio di Pamela ma anche il nesso fra quel brutale assassinio e la pericolossissima mafia nigeriana.
L'orrore sul corpo di Pamela: "Era viva quando l'ha sezionata"
Aurora Vigne - Mer, 06/03/2019
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 57603.html Vincezo Marino, testimone chiave dell'accusa contro il nigeriano Oseghale, ha parlato oggi come supertestimone durante la seconda udienza del processo sulla morte di Pamela Matropietro
Stuprata, accoltellata e squartata viva. Emergono nuovi dettagli inquietanti sulla morte di Pamela Mastropietro. A rivelarli è il pentito Vincenzo Marino, ascoltato come supertestimone durante la seconda udienza del processo davanti alla Corte di Assise di Macerata.
L'uomo era stato detenuto con Oseghale nel carcere di Ascoli e proprio lì ascoltò la sua agghiacciante confessione del delitto di Pamela. Proprio per questo, il pentito ha un ruolo chiave nell'accusa contro il nigeriano.
Secondo quanto ricostruito da Marino durante l'udienza di oggi, l'immigrato avrebbe accoltellato al fegato Pamela subito dopo il rapporto sessuale. "Desmond Lucky se ne andò, Oseghale tentò di rianimarla con acqua sulla faccia per farla riprendere, lei si riprese. Oseghale l'ha spogliata, era sveglia" ma aveva "gli occhi girati all'insù" e "hanno avuto un rapporto sessuale completo". Poi la "ragazza voleva andare via a casa a Roma perché aveva il treno, disse che se no l'avrebbe denunciato. Ebbero una colluttazione, si sono spinti, Oseghale le diede una coltellata all'altezza del fegato e dopo una prima coltellata Pamela cadde a terra".
Ma non è finita qui. Sempre come riferito dal testimone, Oseghale dopo aver colpito la ragazza andò ai giardini Diaz per chiedere, invano, l'aiuto a un connazionale poi "tornò a casa, convinto che Pamela fosse morta e la squartò iniziando dal piede. La ragazza iniziò a muoversi e lamentarsi e gli diede una seconda coltellata".
Riguardo a eventuali complici nell'omicidio della ragazza, invece, il pentito ha dichiarato che Oseghale non gli ha fatto il nome di nessuno. "Non fece il nome di nessuno", ha affermato in aula. Inoltre, in nigeriano avrebbe usato la varechina per cancellare le tracce. "L'aveva lavata con la varechina perché così non si sarebbe saputo se era morta di overdose o assassinata", ha aggiunto. "Disse che aveva un sacco in frigo dove mettere i pezzi, ma che non ci andavano e che l'ha dovuta tagliare e l'ha messa in due valigie", continua il pentito raccontando le confidenza che gli avrebbe fatto Oseghale. Chiamò un taxi, ma mentre era in auto "la moglie lo chiamava ed è andato nel panico", ha proseguito il pentito.
Pamela Mastropietro, ergastolo a Oseghale: La madre: «Giustizia è fatta per uno, ora tocca agli altri»29 maggio 2019
https://www.ilmessaggero.it/italia/pame ... P8gZ8xetoI Ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi per Innocent Oseghale, 30enne pusher nigeriano condannato per omicidio, occultamento di cadavere - mentre la violenza sessuale è stata assorbita dalle aggravanti - per la morte di Pamela Mastropietro, 18 anni, romana, il cui cadavere fatto a pezzi fu trovato in due trolley sul ciglio della strada a Pollenza il 31 gennaio 2018. È la sentenza emessa dai giudici della Corte d'Assise di Macerata dopo oltre cinque ore di camera di consiglio. La madre della ragazza dopo la lettura della sentenza ha detto: «Giustizia per uno è fatta, ora tocca agli altri».
Pamela Mastropietro, Oshegale confessa: «L'ho fatta a pezzi, ma è morta per overdose»
Durante la lettura della sentenza tra il pubblico dei parenti e degli amici della ragazza è partito un applauso. Il presidente della Corte ha subito richiamato al silenzio i presenti per proseguire la lettura del dispositivo. I genitori di Pamela si sono abbracciati. «Oseghale ha strumentalizzato Pamela Mastropietro come un giocattolo» ha detto il procuratore Giovanni Giorgio nella sua replica, davanti alla Corte di Assise di Macerata poco prima del verdetto. «Si era ripresa ma era in stato confusionale dovuto alla droga - ha aggiunto - lui frettolosamente ha soddisfatto le sue voglie sessuali inducendola a un rapporto sessuale non protetto».
«Avevamo chiesto l'ergastolo ed ergastolo è stato». È il primo commento del procuratore di Macerata Giovanni Giorgio dopo la sentenza pronunciata dalla Corte d'assise di Macerata nei confronti di Innocent Oseghale per la morte di Pamela Mastropietro. Giorgio ha ringraziato i collaboratori della Procura, i magistrati, gli avvocati, anche quelli della difesa.
«È stato un lavoro duro - ha aggiunto - c'è stata tanta pressione mediatica, ma noi abbiamo cercato sempre di tenere i piedi per terra». Il procuratore ha citato anche un altro processo complesso: quello di Luca Traini, l'autore dei raid a colpi di pistola contro i migranti per 'vendicarè Pamela condannato a 12 anni di carcere pochi mesi fa. La vicenda Oseghale comunque non è finita, «questa è solo una prima tappa, probabilmente ci sarà un ricorso in appello e forse la Cassazione...».
Oseghale ammette di aver tagliato il corpo, ma nega la violenza sessuale e l'omicidio. Secondo la difesa il rapporto sessuale sarebbe stato consensuale e la morte della ragazza sarebbe avvenuta per overdose, ma a quel punto l'imputato avrebbe perso la testa e, preso dal panico, avrebbe fatto a pezzi i resti della 18enne. I legali di Oseghale avevano chiesto di assolverlo dalla violenza sessuale e dall'omicidio e di condannarlo al minimo della pena per vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere. Ora - assicurano - faranno appello.
Omicidio Pamela: Assise Appello conferma ergastolo a Oseghale16 ottobre 2020
https://tg24.sky.it/cronaca/2020/10/16/ ... =GetSocial Dopo quasi 5 ore e mezza di camera di consiglio, è stata confermata la condanna all'ergastolo con isolamento diurno di 18 mesi per Innocent Oseghale per l'omicidio della 18enne romana uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio 2018 a Macerata. Le accuse sono omicidio volontario aggravato della violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere
La Corte d'Assise d'appello di Ancona, dopo 5 ore e mezzo di camera di consiglio, ha confermato la condanna all'ergastolo con isolamento diurno di 18 mesi per Innocent Oseghale, 32enne cittadino nigeriano, per l'omicidio della 18enne romana Pamela Mastropietro uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio 2018 a Macerata. Le accuse sono omicidio volontario aggravato della violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere
La reazione della mamma di Pamela e quella di Oseghale
Dopo la lettura del dispositivo, la madre di Pamela ha esultato, frenata dal proprio legale. "Bravi, grandi".Mentre Oseghale stava uscendo dall'aula, scortato dalla polizia penitenziaria, ha detto ad alta voce: "Non l'ho uccisa, va bene, capite tutti italiani". "Ci aspettavamo questa sentenza, vista l'aria che tirava stamattina...", il commento a caldo di uno dei due difensori, l'avv Umberto Gramenzi. La difesa ha annunciato il ricorso in Cassazione perché "si sono verificate delle violazioni di legge”.
Dall’omicidio all'ergastolo a Oseghale: storia di Pamela Mastropietro
I giudici sono entrati in camera di consiglio poco dopo le 14:30. L’unico imputato per l’omicidio è Innocent Oseghale, già condannato all'ergastolo in primo grado a Macerata. Per la procura, il 32enne ebbe un rapporto sessuale con lei approfittando della fragilità della ragazza che aveva appena assunto eroina. Oseghale ha respinto le accuse di omicidio e violenza sessuale, ma ha ammesso di aver fatto a pezzi il cadavere.
Oseghale: Pamela morta dopo malore, non l'ho uccisa
Durante la giornata, in aula Oseghale ha reso dichiarazioni spontanee per ripercorrere gli ultimi momenti passati in casa in compagnia della 18enne. Ha ribadito di non aver ucciso la ragazza ma seconda la sua versione Pamela ebbe un malore dopo l'assunzione di eroina, cadde dal letto dove si era sistemata per rilassarsi per poi progressivamente perdere coscienza e morire. "Ero sotto choc, confuso, ho fatto una cosa terribile - ha detto a proposito dell'ammesso smembramento del corpo poi abbandonato in due trolley sul ciglio di una strada - ma voglio pagare per quello che ho fatto, non per quello che non ho fatto”.
Oseghale: "Mi dispiace". Madre Pamela: "Si tenga scuse"
La sentenza di primo grado: "Oseghale agì con freddezza disumana"
"I'm sorry…”, ha detto in aula Oseghale chiedendo scusa alla famiglia della ragazza, leggendo un foglio protocollo scritto a mano in inglese in stampatello e tradotto dall'interprete. Il dispiacere di Oseghale è riferito solo al sezionamento del cadavere della ragazza. Le scuse di Oseghale sono state rispedite al mittente prima dal legale di parte civile, poi da Alessandra Verni, madre di Pamela, presente in aula. "Le scuse le rivolga a tutta la comunità che l'ha accolto e che ha ripagato in questo modo. Non è il colore della pelle che fa la differenza...", ha detto l'avv. Marco Valerio Verni, legale della famiglia. "Era l'ultima occasione per dire la verità e non l'ha fatto - ha ripetuto la madre di Pamela -. Non gli credo, le scuse se le può tenere".
Questore Macerata confessa: ‘sinistra ci impediva di colpire la mafia nigeriana’, famiglia Pamela sconvolta23 maggio 2022
https://voxnews.info/2022/05/23/questor ... sconvolta/” Grande stupore e viva preoccupazione” per le affermazioni sulla mafia nigeriana fatte dall’ex questore di Macerata, Antonio Pignataro, venerdì scorso durante un convegno a Roma. E’ quanto esprime la famiglia di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si allontanò da una comunità di Corridonia (Macerata), fu fatta a pezzi e poi i resti furono ritrovati chiusi in due trolley a Pollenza il 30 gennaio 2018. Per l’omicidio è in carcere, con condanna di primo e secondo grado, il nigeriano Innocent Oseghale nei confronti del quale la Cassazione ha deciso un processo di appello bis limitatamente all’aggravante della violenza sessuale.
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https://www.adnkronos.com/caso-pamela-l ... ytya8hXtOv“Abbiamo accolto con grande stupore e viva preoccupazione, le parole che, lo scorso venerdì, l’ex questore di Macerata, Antonio Pignataro, ha espresso durante un convegno cui esso, a Roma, ha partecipato, dal titolo ‘La lotta alla criminalità organizzata attraverso collaboratori di giustizia e testimoni: tra disinteresse ed inclusione’ – sottolinea la famiglia Verni-Mastropietro – Durante il suo intervento, infatti, durato circa trenta minuti, l’alto dirigente della Polizia di Stato in questione, in ben due occasioni, facendo riferimento alla sua esperienza a Macerata, ha, dapprima, affermato di essere stato minacciato dalla mafia nigeriana, dopo il ‘depezzamento’ di Pamela Mastropietro ed il raid di Luca Traini” in seguito “ha elencato alcuni punti tra cui la fiducia ‘pari a zero’ nei confronti dello Stato, riscontrata al suo arrivo nel capoluogo marchigiano, lo spaccio di droga a cielo aperto, la già menzionata mafia nigeriana, ancora, che era addirittura padrona della città, la paura della gente a parlare, la quale, come già detto, era evidentemente sfiduciata e impaurita, con zone dove nessuno si azzardava più a portare i propri figli, fino al concetto secondo cui ‘non sempre le Istituzioni possono agire liberamente’, in quanto ‘pressate dall’atmosfera politica, sociale e culturale'”.
Tradotto significa che il governo allora in carica impediva alle forze dell’ordine di colpire la Mafia nigeriana. La stessa mafia nigeriana che lo stesso partito di governo aveva traghettato in Italia. Il minimo sarebbe una retata nella sede di quel partito e l’arresto di massa di tutta la sua classe dirigente.
La famiglia della ragazza, che ha sollevato spesso interrogativi sulla mafia nigeriana anche in correlazione con la vicenda della ragazza che però non hanno, almeno al momento, trovato riscontri in sede giudiziaria, legge ora nelle parole dell’ex questore una conferma a “quelli che sono sempre stati i nostri sospetti” sulla possibile presenza della mafia nigeriana nella città marchigiana.
“Orbene, risulta impossibile pensare che un poliziotto della sua esperienza e capacità, riconosciutegli, peraltro, anche nella stessa Macerata, abbia utilizzato (e ripetuto) tale termine (mafia, con riferimento specifico a quella nigeriana) con approssimazione e disinvoltura, anche in considerazione del contesto in cui il tutto si svolgeva (si pensi al tema affrontato, prima richiamato, ed all’uditorio cui il tutto era rivolto, composto da giuristi) e non, invece, con il preciso intento di denunciare che nella suddetta città vi fosse proprio la mafia nigeriana, con tutti i requisiti e le caratteristiche, dunque, da riconoscere a tale realtà criminale”, sottolinea la famiglia della ragazza.
“Confermando, in sostanza, quelli che sono sempre stati i nostri sospetti, suffragati da elementi cui non sempre, e non da tutti, si è voluto dar ascolto”, osserva la famiglia Verni-Mastropietro ricordando che “per lungo tempo, quando si è provato (noi in primis) a portare l’attenzione sulla possibile esistenza di tal fenomeno criminale anche nel capoluogo marchigiano e nelle Marche, pure in correlazione con l’autore dei tragici e demoniaci fatti perpetrati a danno di Pamela quel maledetto 30 gennaio 2018 (oltre che con altri suoi connazionali, entrati a vario titolo nelle relative indagini), si è incontrata molta resistenza, sfociata spesso, addirittura, in assoluto negazionismo da parte di qualcuno”.
“Destano curiosità, allora, dopo tanto tempo, queste parole che, per altro verso, sono anche preoccupanti: quello che viene espresso è grave, dall’esistenza della mafia nigeriana in sé, alle minacce subite dal poliziotto in questione (al quale, in un frangente, avemmo anche modo di manifestare la nostra solidarietà), correlate, tra l’altro, e senza mezzi termini, all’omicidio di Pamela, allo stato in cui era ridotta Macerata all’epoca dell’annus horribilis, alle paventate pressioni politiche (oltre che sociali e culturali) cui pure esso fa riferimento e che sarebbe interessante conoscere nel dettaglio, visto che, certamente, quanto allora accaduto ha toccato interessi forti”, continua la famiglia di Pamela.
“Parole che per chi, anche come noi, voces clamantes in deserto, ha sempre cercato di puntare i riflettori su alcune questioni, ed è ancora in attesa di ricevere molte risposte, pesano come macigni e, se già non accaduto a suo tempo, dovrebbero essere meritevoli di un accurato e doveroso approfondimento nelle opportune sedi”, conclude la famiglia Verni-Mastropietro chiedendo “ai cultori del negazionismo come dovrebbe prendere tutto ciò la famiglia di Pamela Mastropietro mentre, a chi di dovere, di aiutarci ad avere delle risposte: e lo facciamo, visto che si parla pur sempre di mafia, nel giorno in cui si commemorano gli eroi morti nella strage di Capaci, affinché il loro ricordo non rischi di essere mera facciata, ma sia concreta azione”.
Caso Pamela, la famiglia: "Stupore per parole ex Questore Macerata su mafia nigeriana"Adnkronos
23 maggio 2022
https://www.adnkronos.com/caso-pamela-l ... ytya8hXtOv" Grande stupore e viva preoccupazione" per le affermazioni sulla mafia nigeriana fatte dall’ex questore di Macerata, Antonio Pignataro, venerdì scorso durante un convegno a Roma. È quanto esprime la famiglia di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si allontanò da una comunità di Corridonia (Macerata), fu fatta a pezzi e poi i resti furono ritrovati chiusi in due trolley a Pollenza il 30 gennaio 2018. Per l'omicidio è in carcere, con condanna di primo e secondo grado, il nigeriano Innocent Oseghale nei confronti del quale la Cassazione ha deciso un processo di appello bis limitatamente all’aggravante della violenza sessuale.
"Abbiamo accolto con grande stupore e viva preoccupazione, le parole che, lo scorso venerdì, l’ex questore di Macerata, Antonio Pignataro, ha espresso durante un convegno cui esso, a Roma, ha partecipato, dal titolo 'La lotta alla criminalità organizzata attraverso collaboratori di giustizia e testimoni: tra disinteresse ed inclusione' - sottolinea la famiglia Verni-Mastropietro - Durante il suo intervento, infatti, durato circa trenta minuti, l’alto dirigente della Polizia di Stato in questione, in ben due occasioni, facendo riferimento alla sua esperienza a Macerata, ha, dapprima, affermato di essere stato minacciato dalla mafia nigeriana, dopo il 'depezzamento' di Pamela Mastropietro ed il raid di Luca Traini" in seguito "ha elencato alcuni punti tra cui la fiducia 'pari a zero' nei confronti dello Stato, riscontrata al suo arrivo nel capoluogo marchigiano, lo spaccio di droga a cielo aperto, la già menzionata mafia nigeriana, ancora, che era addirittura padrona della città, la paura della gente a parlare, la quale, come già detto, era evidentemente sfiduciata e impaurita, con zone dove nessuno si azzardava più a portare i propri figli, fino al concetto secondo cui 'non sempre le Istituzioni possono agire liberamente', in quanto 'pressate dall’atmosfera politica, sociale e culturale'".
La famiglia della ragazza, che ha sollevato spesso interrogativi sulla mafia nigeriana anche in correlazione con la vicenda della ragazza che però non hanno, almeno al momento, trovato riscontri in sede giudiziaria, legge ora nelle parole dell'ex questore una conferma a "quelli che sono sempre stati i nostri sospetti" sulla possibile presenza della mafia nigeriana nella città marchigiana.
"Orbene, risulta impossibile pensare che un poliziotto della sua esperienza e capacità, riconosciutegli, peraltro, anche nella stessa Macerata, abbia utilizzato (e ripetuto) tale termine (mafia, con riferimento specifico a quella nigeriana) con approssimazione e disinvoltura, anche in considerazione del contesto in cui il tutto si svolgeva (si pensi al tema affrontato, prima richiamato, ed all’uditorio cui il tutto era rivolto, composto da giuristi) e non, invece, con il preciso intento di denunciare che nella suddetta città vi fosse proprio la mafia nigeriana, con tutti i requisiti e le caratteristiche, dunque, da riconoscere a tale realtà criminale", sottolinea la famiglia della ragazza.
"Confermando, in sostanza, quelli che sono sempre stati i nostri sospetti, suffragati da elementi cui non sempre, e non da tutti, si è voluto dar ascolto", osserva la famiglia Verni-Mastropietro ricordando che "per lungo tempo, quando si è provato (noi in primis) a portare l’attenzione sulla possibile esistenza di tal fenomeno criminale anche nel capoluogo marchigiano e nelle Marche, pure in correlazione con l’autore dei tragici e demoniaci fatti perpetrati a danno di Pamela quel maledetto 30 gennaio 2018 (oltre che con altri suoi connazionali, entrati a vario titolo nelle relative indagini), si è incontrata molta resistenza, sfociata spesso, addirittura, in assoluto negazionismo da parte di qualcuno".
"Destano curiosità, allora, dopo tanto tempo, queste parole che, per altro verso, sono anche preoccupanti: quello che viene espresso è grave, dall’esistenza della mafia nigeriana in sé, alle minacce subite dal poliziotto in questione (al quale, in un frangente, avemmo anche modo di manifestare la nostra solidarietà), correlate, tra l’altro, e senza mezzi termini, all’omicidio di Pamela, allo stato in cui era ridotta Macerata all’epoca dell’annus horribilis, alle paventate pressioni politiche (oltre che sociali e culturali) cui pure esso fa riferimento e che sarebbe interessante conoscere nel dettaglio, visto che, certamente, quanto allora accaduto ha toccato interessi forti", continua la famiglia di Pamela.
"Parole che per chi, anche come noi, voces clamantes in deserto, ha sempre cercato di puntare i riflettori su alcune questioni, ed è ancora in attesa di ricevere molte risposte, pesano come macigni e, se già non accaduto a suo tempo, dovrebbero essere meritevoli di un accurato e doveroso approfondimento nelle opportune sedi", conclude la famiglia Verni-Mastropietro chiedendo "ai cultori del negazionismo come dovrebbe prendere tutto ciò la famiglia di Pamela Mastropietro mentre, a chi di dovere, di aiutarci ad avere delle risposte: e lo facciamo, visto che si parla pur sempre di mafia, nel giorno in cui si commemorano gli eroi morti nella strage di Capaci, affinché il loro ricordo non rischi di essere mera facciata, ma sia concreta azione".