Nazionalità e cittadinanza non sono la stessa identica cosa

Nazionalità e cittadinanza non sono la stessa identica cosa

Messaggioda Berto » lun feb 21, 2022 8:12 am

8)
In Europa la doppia cittadinanza attiva concessa a stranieri di fede islamica si sta dimostrando un istituto estremamente dannoso per i cittadini europei autoctoni e per i cristiani.


Lo possiamo osservare in Germania, in Belgio, in Olanda, in Austria, in Francia e nei paesi scandinavi.
Il solo rimedio è la consessione della cittadinanza passiva senza diritto di voto allo straniero residente che la maturasse e la concessione di quella attiva solo allo straniero che rinunciasse a quella che già ha.
La scelta della cittadinanza attiva italiana al posto di quella naturale è la misura del grado di naturalizzazione dello straniero con la nazionalità italiana ed è la sola condizione che offre ai cittadini italiani una certa sicurezza che lo straniero condivida valori, cultura, tradizioni, usi e costumi, fraternità e che dimostri la sua effettiva integrazione.



???
Zaia apre a 'ius soli' per figli di immigrati:"Se sono nati qui, hanno identità veneta"

Il presidente del Veneto si dice favorevole alla cittadinanza per i figli degli immigrati nati nella sua Regione: "Spesso parlano il dialetto quasi meglio di me"
17 giugno 2013

http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... a-61264191

VENEZIA - Il governatore del Veneto, Luca Zaia, apre uno spiraglio al diritto di cittadinanza per i figli degli immigrati nati nella sua Regione: "Sollevo il tema dei bambini che sono nati qui e vanno a scuola qui - ha detto, parlando a Venezia - sui quali un ragionamento al di là dello ius soli debba essere fatto anche perché spesso parlano il dialetto quasi meglio di me. Sono bambini che in molti casi hanno identità veneta e non quella del Paese d'origine della loro famiglia, cosa che è accaduta spesso ai nostri emigranti". Per il presidente del Veneto, "il vulnus sono i bambini figli di immigrati inseriti in un progetto e che già vanno a scuola, non si può pensare che diventino italiani solo quando, dopo i 10 anni previsti dalla legge, sono già alle scuole medie".

Poi ha specificato: "Sono contario al tema ius soli coram populo, cioè perché semplicemente una persona varchi i confini sia italiana, credo sia sacrosanta la battaglia che per essere cittadini sia necessario conoscere almeno la nostra lingua, coscienti della nostra storia, e della nostra identità". "Quindi condivido il tema della battaglia - ha proseguito - contro chi vorrebbe l'applicazione della ius soli per tutti".

Zaia ha, poi, espresso la sua opinione sulle questioni riguardanti l'omosessualità: "Per me non esiste il problema. Non mi avventuro su temi quali quelli delle coppie di fatto, i gay hanno diritto di rispetto e basta, non c'è nulla da aggiungere". "Nel mio partito - ha osservato anche - la maggior parte delle persone ha ragionevolezza da vendere, se poi il palcoscenico viene dato al fondamentalista di turno è ovvio che la posizione sembra essere un'altra".

Alberto Pento
Ma nel 2013 ancora non vi era il problema dell'Islam e dell'invasione dei clandestini




La doppia cittadinanza: da eccezione a norma
Gerhard Lob, Traduzione dal tedesco: Andrea Tognina
Un numero crescente di persone ha più di un passaporto. Keystone
18 dicembre 2018

https://www.swissinfo.ch/ita/tra-due-mo ... a/44626180

Un tempo le persone con due passaporti erano una rarità. Nel frattempo sono parte della norma. Tre quarti degli svizzeri all'estero possiedono una seconda cittadinanza. Fra gli svizzeri che vivono in Svizzera la quota è di circa il 13%. Ciononostante, la doppia cittadinanza rimane un tema politicamente controverso. La Commissione federale della migrazioneLink esterno (CFM) ha dedicato uno studioLink esterno dettagliato alla questione.

Nel 2017, poco prima di diventare consigliere federale, il ticinese Ignazio Cassis aveva restituito il suo passaporto italiano e rinunciato quindi alla sua doppia cittadinanza. In quanto membro del governo svizzero non voleva essere esposto al sospetto di servire due padroni o meglio due Stati.

La restituzione del passaporto ha scatenato reazioni controverse. Alcuni hanno parlato di opportunismo politico, dettato dalla necessità di ottenere il sostegno della destra nazional-conservatrice al momento dell'elezione, e di negazione delle proprie radici. Altri hanno applaudito, condividendo la tesi del candidato al Consiglio federale, secondo cui una doppia nazionalità potrebbe essere fonte di conflitti di lealtà.

Di fatto ci sono sempre più persone con più di un passaporto. La doppia cittadinanza è diventata parte della normalità. Oggi, un cittadino svizzero su quattro, residente in Svizzera o all'estero, possiede almeno un'altra cittadinanza.

Cittadini semplici in minoranza

"È molto probabile che la proporzione sia ancora più elevata, perché i dati disponibili riguardano solo i cittadini svizzeri a partire dai 15 anni di età", indica lo studio "Cittadinanza e democrazia nell’era della migrazione transnazionale: contesto, opportunità e rischi della doppia cittadinanza", pubblicato martedì 18 dicembre dalla Commissione federale della migrazione (CFM), in occasione della Giornata internazionale dei migranti.

La parte statistica dello studio mostra che all'inizio della raccolta dei dati nel 1926, quasi tutti i 200'000 cittadini svizzeri registrati all'estero dichiaravano di avere solo la nazionalità svizzera. Nel 2016, la situazione era cambiata radicalmente: dei 775'000 svizzeri residenti all'estero e registrati presso i servizi consolari, ben 570'000, vale a dire il 75%, possedevano almeno un altro passaporto.

All'interno della Svizzera, questa evoluzione è meno pronunciata, ma altrettanto netta. I doppi cittadini sono in crescita. Per gli autori dello studio è chiaro: "È prevedibile che l'attuale tendenza continui, cosicché a medio termine i cittadini svizzeri con una sola cittadinanza rappresenteranno una minoranza anche all'interno della Svizzera, come è già il caso tra gli svizzeri all'estero".

Gli espatriati mantengono i loro diritti di cittadinanza

Sebbene il dibattito politico pubblico si concentri in genere sugli immigrati, sono gli emigranti, cioè coloro che sono emigrati dalla Svizzera pur mantenendo la cittadinanza svizzera, che sono di primaria importanza per lo sviluppo della doppia cittadinanza.

Secondo lo studio, ciò si riflette già nel fatto che "l'amministrazione raccoglie dati sulla doppia cittadinanza degli Svizzeri all'estero da molto più tempo dei dati sulla doppia cittadinanza degli svizzeri in Svizzera".

Il numero di cittadini svizzeri residenti all'estero è in forte aumento, così come il numero dei doppi cittadini, poiché la cittadinanza svizzera può essere trasmessa alle generazioni future dagli Svizzeri residenti all'estero senza grandi restrizioni.
L'esempio di Jonas Lüscher Jonas Lüscher (*1976) appartiene al grande gruppo di cittadini svizzeri residenti all'estero che hanno anche un'altra nazionalità. Lo scrittore, che ha ricevuto il Premio svizzero del libro 2017, è cresciuto a Berna. Dopo la sua formazione si è trasferito dapprima a Colonia, poi a Monaco di Baviera insieme a quella che è diventata sua moglia. Lo studio gli dedica un ritratto, come a molti altri cittadini che possiedono due passaporti. Perché ha acquisito una seconda cittadinanza? "Penso che quando si vive così a lungo in un paese la decenza democratica richieda che si partecipi alla politica", dice. Così tre annifa Jonas Lüscher è diventato cittadino tedesco e da allora ha la doppia cittadinanza. Non è diventato "meno svizzero" a causa della naturalizzazione in Germania. Si sente sia svizzero che tedesco e la combinazione funziona: "Non ho problemi a essere cittadino di due paesi". Non è un servo di due padroni? "Non sono un servo né della Germania né della Svizzera. Sono un cittadino, non un dipendente dello Stato". © KEYSTONE / CHRISTIAN BEUTLER

La cittadinanza ereditaria

Tuttavia, l'aumento della doppia cittadinanza può essere spiegato solo da cambiamenti nel quadro giuridico e nella sua accettazione, nonché nella posizione delle donne nella società. Nel contesto del matrimonio, ad esempio, il fatto che l'uguaglianza tra donne e uomini, insieme al principio di discendenza ("ius sanguinis"), prevalente nella maggior parte dei paesi, conduca alla concessione della doppia cittadinanza a figli di matrimoni binazionali è decisivo. In Svizzera, tutti i bambini nati in Svizzera con un genitore svizzero ricevono la cittadinanza svizzera.

Nel frattempo un matrimonio su tre è un matrimonio binazionale. I figli nati all'estero nell'ambito di matrimoni binazionali devono essere registrati entro il 22° anno di età o presentare una dichiarazione di conservazione - oltre a questa dichiarazione d'intenti, non è necessario alcun altro legame con la Svizzera per trasmettere la cittadinanza svizzera alle generazioni successive.

Democrazia diretta con un deficit democratico

Mentre gli Svizzeri all'estero possono facilmente assumere una seconda doppia cittadinanza, acquisirla per nascita o naturalizzarsi, questo fenomeno non è così pronunciato tra gli stranieri in Svizzera. Negli ultimi anni la percentuale di stranieri è aumentata molto più rapidamente rispetto al numero di naturalizzazioni. Ciò spiega anche l'altissima percentuale di stranieri (25%) in Svizzera.

E questo ha delle conseguenze: gli stranieri che non sono naturalizzati in Svizzera non hanno diritti civili e non possono votare, e questo in un paese noto per la sua democrazia diretta e per l'ampia partecipazione popolare. "Con l'esclusione di un quarto della popolazione residente dall'elettorato, la Svizzera ha uno dei maggiori deficit democratici in Europa", osserva lo studio.

Opportunità e rischi

Come detto, la doppia cittadinanza è sempre più diffusa. Offre molte opportunità di integrazione, grazie ai diritti civili, ma anche rischi, come dimostra lo studio. Per gli emigranti che si naturalizzano e hanno una doppia cittadinanza, questo status riflette il loro duplice attaccamento al paese d'origine e a quello di accoglienza.

Nel caso di un numero non trascurabile di cittadini stranieri con doppia cittadinanza, tuttavia, si può supporre che essi vivano la cittadinanza della loro patria d'origine nel senso di una doppia cittadinanza latente. Sono quindi in possesso della cittadinanza, ma non hanno alcun rapporto profondo con la loro patria d'origine e tanto meno vi sono politicamente attivi.

Questi doppi cittadini latenti sono probabilmente più frequenti tra gli emigranti della seconda o terza generazione. In Francia e in Svezia, ad esempio, si è scoperto che i discendenti di immigrati turchi si sentono per lo più solo legati solo simbolicamente alla patria dei loro genitori.

Questa constatazione vale presumibilmente anche per gli Svizzeri di seconda e terza generazione all'estero.

Una tendenza globale

Dopo che nella prima metà del XX secolo erano state introdotte quasi ovunque norme che miravano ad aumentare i legami con i rispettivi stati nazionali e quindi ad evitare la doppia cittadinanza, nella seconda metà del XX secolo sia l'atteggiamento politico che le norme giuridiche sono cambiate in molti paesi del mondo.

Un numero crescente di paesi in tutto il mondo accetta la doppia cittadinanza. Dal 1992 la Svizzera ha permesso la doppia cittadinanza sia agli emigranti svizzeri, sia ai naturalizzati, diventando così un pioniere di quella che oggi è una tendenza globale.

Questa evoluzione verso la tolleranza o l'accettazione della doppia nazionalità nelle leggi sulla cittadinanza degli Stati nazionali democratici non deve nascondere il fatto che questo sviluppo è stato politicamente controverso in molti paesi e lo è rimasto in una certa misura fino ad oggi.




La cittadinanza italiana non è un pezzo di carta da concedere automaticamente. Ma un privilegio che si accorda solo chi si riconosce integralmente, orgogliosamente e concretamente nella nostra civiltà
Magdi Cristiano Allam
Il Giornale, 18 giugno 2017

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 66550034:0

Anch'io sono stato un immigrato. Nel 1972 arrivai a Roma con un aereo dell'Alitalia, con il passaporto egiziano e un regolare visto d'ingresso, grazie a una borsa di studio concessami dal governo italiano per aver conseguito la Maturità scientifica italiana con il punteggio più alto presso l'Istituto Salesiano "Don Bosco" al Cairo.

All'epoca erano sufficienti cinque anni di residenza per richiedere la cittadinanza. Avevo i requisiti per acquisirla: conoscevo bene lingua e cultura italiana, condividevo la civiltà italiana, ero autosufficiente economicamente. Era un'Italia radicalmente diversa, migliore da tutti i punti di vista. C'erano in tutto circa 130 mila stranieri che solo vent'anni dopo li si indicò come "extracomunitari". Eravamo perlopiù studenti di buona cultura che non creavamo alcun problema sul piano sociale, economico e della sicurezza. La parola "immigrato" non esisteva nel lessico politico, semplicemente perché noi stranieri non eravamo e non venivamo percepiti come diversi dai cittadini italiani.

Non è un caso che solo 14 anni dopo, nel 1986, chiesi e ottenni la cittadinanza italiana per potermi iscrivere all'Ordine dei Giornalisti e sanare una situazione che da oltre dieci anni mi vedeva scrivere sulla stampa italiana come "collaboratore", con un trattamento economico inadeguato a fronteggiare le necessità della mia famiglia.
Ebbene, mentre quando gli stranieri erano pienamente compatibili con le leggi, le regole e i valori italiani non sentivano la necessità di acquisire la cittadinanza italiana, paradossalmente oggi che gran parte di loro sono incompatibili e non integrabili, il fronte politico catto-comunista vuole accordare la cittadinanza facile e celere.

Eppure sarebbe sufficiente guardarci attorno per scoprire la portata deflagrante dello ius soli principalmente in Francia e Gran Bretagna, dove viene abbinato al multiculturalismo, diritti e libertà senza doveri e regole, e al comunitarismo, l'auto-amministrazione su base etnico-confessionale con proprie regole e leggi.
Nonostante l'evidenza del fallimento della cittadinanza intesa come un pezzo di carta che si accorda sulla base di parametri quantitativi legati agli anni di residenza, allo stipendio e alla capienza dell'alloggio, in Italia si persevera nell'ignorare l'essenza qualitativa della cittadinanza, che non può prescindere dall'adeguata conoscenza della lingua e della cultura; dal rispetto delle leggi; dall'ottemperanza delle regole su cui si fonda la civile convivenza; dalla condivisione dei valori che sostanziano la nostra civiltà; dal lavoro che concorre allo sviluppo del Paese.

Gli italiani devono essere consapevoli che accordare lo ius soli e consentire ai musulmani o ai cinesi di auto-amministrarsi sulla base di proprie regole e leggi, promuovendo in parallelo l'auto-invasione di milioni di giovani prevalentemente islamici nella fascia d'età dell'esplosione della fertilità maschile, sarebbe un suicidio traducendosi nella sostituzione etnica della popolazione italiana e nella fine della nostra civiltà, nella sottomissione alla dittatura finanziaria e alla tirannia dell'islam.




Un ministro australiano si è dimesso per la cittadinanza italiana
Lucio Di Marzo - Mar, 25/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/min ... 24532.html

La legge non prevede doppia cittadinanza per politici, nemmeno se a loro insaputa ...

In poche settimane sono tre i ministri australiani costretti a lasciare il proprio posto, tutti per la stessa ragione: una doppia cittadinaza che, secondo le leggi vigenti nel Paese, non gli consente di far parte del governo.

È Matt Canavan l'ultimo a finire "vittima" di questo dettaglio non da poco che regola la vita politica australiana. Il ministro delle Risorse ha una doppia cittadinanza a sua insaputa. Un caso piuttosto curioso, visto e considerato soprattutto che la sua seconda carta d'identità potrebbe essere italiana. Curioso perché in Italia Canavan non è nemmeno mai venuto da turista.

Solo di recente il ministro ha scoperto che, quando aveva 25 anni, la madre ha fatto richiesta per la cittadinanza italiana per sé e per il figlio. "Non sono nato in Italia, non ci sono mai stato e che io sappia non ho mai messo piede al consolato o all'ambasciata italiana", ha detto Canavan alla stampa australiana. Ma poco cambia per la legge.

"Non sono stato ancora in grado di chiarire se la mia registrazione come cittadino italiano sia valida di fronte alla legge", ha aggiunto, specificando di attendere un parere legale che possa spiegare la questione definitivamente. Nel frattempo il ministro ha lasciato il governo Turnbull.



Alberto Pento
Tutti i terroristi nazi maomettani che hanno compiuto atti terroristici e stragi in Europa sono o immigrati o figli di immigrati mussulmani generalmente di etnia, nazionalità e cittadinanza africane o afro asiatiche con anche la cittadinanza dei vari paesi europei ed europea se nati in Europa, e nessuno di loro è autoctono; salvo pochissimi demenziali casi di europei convertitisi al nazismo maomettano o islam.
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Nazionalità e cittadinanza non sono la stessa identica cosa

Messaggioda Berto » lun feb 21, 2022 8:12 am

L'ultimo spot del Pd: finti ius soli a figli di immigrati
Daniele Dell'Orco
19 febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1645281417

Nel Territorio Libero di Bologna il nuovo sindaco Matteo Lepore eletto tra le fila del Partito Democratico, ama così tanto la democrazia italiana che ha deciso di farsi la propria.

Come annunciato durante la campagna elettorale, infatti, la sua maggioranza con un ordine del giorno nel prossimo consiglio comunale inviterà il sindaco, cioè lui, a modificare lo statuto di Palazzo d'Accursio per introdurre simbolicamente il principio dello ius soli. Che però in Italia non esiste. Ma il Comune di Bologna ha deciso di bypassare i canonici iter legislativi di uno Stato sovrano e conferire la cittadinanza bolognese e quindi italiana, onoraria, a tutte le persone che ne sono sprovviste, basandosi sui requisiti di cui godrebbero se lo ius soli fosse legge.

Per farla breve, lo ius soli prevede che diventi automaticamente cittadino originario chi nasce sul territorio di uno Stato, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori. Nel caso dell'Italia, per ricevere la cittadinanza basterebbe essere figli di genitori regolarmente soggiornanti nel nostro Paese o essere nati all’estero ma con ciclo scolastico italiano completato. Questi profili, pertanto, otterranno la cittadinanza onoraria di Bologna, con in aggiunta anche cittadini stranieri arrivati durante l'infanzia nel capoluogo emiliano e con almeno un genitore soggiornante di lungo periodo e residente a Bologna.

Il conferimento della cittadinanza verrà suggellato da una cerimonia solenne con i vari giuramenti (tra le date papabili spunta il 25 aprile) e con un bel pacchetto di souvenir come una copia della Costituzione italiana, un "kit di cittadinanza" e un attestato. Se di copie della Carta ne avanzasse qualcuna, sarebbe bene che la portasse a casa anche lo stesso Lepore, visto che il conferimento della cittadinanza è materia di competenza nazionale.

Dal centrodestra sono piovute critiche al provvedimento di carattere puramente ideologico e in particolare gli esponenti della Lega hanno organizzato un flash mob davanti al Municipio per dire "No allo ius soli", specialmente no a quello tarocco, che i consiglieri Francesca Scarano, Giulio Venturi e Matteo Di Benedetto definiscono "una manovra utile solo a distrarre l'opinione pubblica con provvedimenti privi di alcun valore sostanziale". La cittadinanza onoraria, infatti, è un riconoscimento privo di rilevanza giuridica che ha tuttavia di norma un alto valore simbolico rappresentato dal profilo "di merito" di chi lo consegue.

In questo caso invece, il sindaco Lepore altro non fa che trasformare i cittadini stranieri in strumenti ideologici, che diventeranno protagonisti involontari di uno spot immigrazionista con tanto di pezzo di carta che vale come il passaggio di grado tra i boy scout. Un gesto che, come spesso capita, la sinistra spaccia per battaglia di civiltà ma che di fatto svilisce solamente il ruolo ricoperto dai cittadini stranieri in una determinata comunità.

Un ruolo che al contrario della propaganda progressista non li relega affatto a cittadini di serie B, e anzi li inserisce in un contesto nazionale che di cittadinanze, vere, ne conferisce moltissime a chi dispone dei requisiti già con l'attuale normativa di legge: lo ius sanguinis. A riprova infatti di quanto le istanze della sinistra siano lontanissime dai problemi reali, basta ricordare che, secondo l'Istat, l'Italia è il secondo Paese di tutta l'Unione europea per numero di cittadinanze concesse negli ultimi 5 anni (nel solo 2019 sono diventati cittadini italiani in 127 mila). Meglio di noi fa solo la Germania, ma che a fronte del +3% di cittadinanze conferite, può disporre di oltre 20 milioni di abitanti in più dell'Italia. Finte soluzioni per finti problemi, insomma.
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Messaggioda Berto » lun feb 21, 2022 8:12 am

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Messaggioda Berto » mar giu 07, 2022 5:44 pm

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Messaggioda Berto » mar giu 07, 2022 5:46 pm

9)
Il caso delle violenze e delle molestie a Peschiera del Garda



Peschiera del Garda, caccia al branco: in trenta sospettati di molestie sessuali
Domenica 5 Giugno 2022
https://www.ilmessaggero.it/italia/pesc ... 34693.html

Un branco composto da una trentina di persone in tutto, la maggioranza probabilmente minorenni. A tre giorni dal raduno sul Garda convocato via TikTok durante il quale si è scatenata una maxirissa tra ragazzini, alcuni dei quali immigrati di seconda generazione, fanno un passo avanti le indagini sull'episodio peggiore che sarebbe avvenuto in quel contesto, quello raccontato con tanto di denuncia alla Polfer da 5 ragazze tra i 15 e i 17 anni di Milano e Pavia: salite sul treno per tornare a casa dopo una gita a Gardaland, sarebbero state accerchiate e molestate.

Garda, decine di persone identificate

E intanto monta la polemica politica, con il centrodestra che accusa la sinistra di stendere una «cappa di silenzio» sull'intera vicenda per non mettere in cattiva luce gli immigrati. Dopo le decine di persone identificate per la rissa, proseguono dunque gli accertamenti della squadra mobile di Verona. Anche perché, se cinque ragazze hanno presentato la denuncia, il numero di quelle che sarebbero state molestate sarebbe più alto, almeno il doppio. E sono anche stati rafforzati i controlli e le misure di sicurezza, sia a Peschiera sia sui treni da e per il Garda.

I video virali

Nei video ormai virali sui social si vedono gruppi di giovani invadere i binari della stazione di Peschiera, ma non è lì che sarebbero avvenute le molestie. Nella denuncia le vittime hanno raccontato infatti che le aggressioni sono avvenute sul treno regionale, bloccato dopo che qualcuno aveva azionato il freno di emergenza, e hanno riguardato, appunto, anche altre ragazze. Non c'è ancora la certezza, ma è molto probabile che i presunti molestatori facessero parte proprio del gruppo che ha generato i tafferugli durante il raduno. «Stiamo facendo accertamenti su tutti i fatti che possono avere risultanze penali», ha spiegato il neo dirigente della squadra mobile di Verona Carlo Bartelli, precisando che si sta «procedendo con una ricostruzione dei fatti avvenuti giovedì in spiaggia, nell'abitato di Peschiera del Garda e sul treno». E anche oggi è rimasto operativo alla stazione di Peschiera e lungo le spiagge del basso lago il servizio rafforzato con agenti in antisommossa, impegnati a prevenire eventuali arrivi di malintenzionati. Sui social infatti erano circolati nei giorni scorsi post e video che annunciavano una «replica» nella località gardesana.

Maxi rissa, furti e danneggiamenti

Durante la maxi rissa di tre giorni fa si sono verificati anche furti ai bagnanti, oltre a danneggiamenti ad automobili e locali pubblici. Sale intanto la polemica politica, proprio sull'ipotesi che queste 'bandè fossero composte da ragazzi italiani di «seconda generazione», figli di famiglie immigrate. «Come per le abominevoli violenze di capodanno - dice la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni - è calata una cappa di silenzio da parte di certa sinistra e delle femministe. Nessuna parola di sdegno, nessuna presa di posizione forte e decisa, probabilmente per paura di mettere in cattiva luce gli immigrati». Per Matteo Salvini «a questi ragazzi qualcuno l'educazione gliela deve insegnare e se non sono mamma e papà lo farà qualcun altro». «Non mi interessa prima o seconda generazione - aggiunge il leader leghista - questo insegna che bisognerebbe reintrodurre la leva». La deputata di Forza Italia Laura Ravetto chiede «tolleranza zero» per il branco. «Mi aspetto lo stesso sdegno mediatico che per settimane una certa sinistra, femministe in testa, hanno riservato agli Alpini». E parla di fatto «gravissimo» da «condannare con severità» anche il leader di Azione Carlo Calenda. «Se sono immigrati regolari vanno processati per direttissima, se sono clandestini rispediti a casa ancora più velocemente».





"Così affermano il dominio sul territorio. Le ragazze sono il bersaglio più facile"
Marta Bravi
5 Giugno 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 39938.html

Il sociologo: "Utilizzano la violenza contro i più deboli per rivendicare la loro identità. E agire in gruppo dà loro l'illusione dell'impunità"
"Così affermano il dominio sul territorio. Le ragazze sono il bersaglio più facile"

Milano. Giampaolo Nuvolati, ordinario di Sociologia dell'ambiente e del territorio presso l'Università degli studi di Milano Bicocca. Cosa pensa della violenza sul treno Verona Milano?

«È una questione che ha a che fare con il co-offending ovvero la dinamica della violenza di gruppo che prevede una presunzione di impunità. Se commetto un reato in un gruppo rischio molto meno e ho il vantaggio dell'impunità perché sarà molto più difficile che io venga identificato. È la logica che accomuna anche le violenze negli stadi. Non solo dunque si pensa di non venire beccati, ma c'è anche un senso di assenza di responsabilità del singolo, come se, in fondo, non avesse commesso quell'atto o, avendolo commesso insieme ad altri fosse meno grave».

La modalità della violenza del treno ricorda per certi versi le violenze di piazza Duomo a Capodanno.

«Come nei fatti di San Siro e di Capodanno anche in questo caso vediamo frange giovanili della popolazione emarginate o che si considerano emarginate, che con questi atti vogliono difendere e affermare la propria supremazia sul territorio. L'aspetto che caratterizza questi gesti è che non hanno una rivendicazione politica, non c'è ribellione contro l'istituzione ma un'aggressione ai danni dei più deboli per affermare il proprio dominio. Quindi un doppio livello: rivendicazione della propria identità e l'appropriazione di uno spazio pubblico».

Sembra che i ragazzi abbiano pronunciato la frase «le donne bianche qui non salgono»...

«Non ho sufficienti elementi per giudicare, ma non credo che una frase sia sufficiente per parlare di matrice razziale dell'episodio. Vedo le dinamiche tipiche del co-offending: che si tratti di piazza Duomo o di un treno, di una piazza a San Siro, si tratta di spazi pubblici che per questo diventano oggetto di dominio e rivendicazione. A volte lo scontro avviene tra bande per lo stesso motivo, altre volte si manifesta nella violenza di gruppo».

L'affermazione della supremazia si può manifestare anche attraverso atti vandalici o aggressioni verbali ai passeggeri e controllori: il fatto che siano state scelte delle ragazzine ha una valenza di altro tipo?

«Il modello di questa azione prevede forse una premeditazione e un'organizzazione: il gruppo che si compatta, anche se temporaneamente, per rivendicare il proprio potere. Il fatto che le vittime siano ragazzine è perchè sono soggetti in assoluto più deboli».

Sembra che nel gruppo ci fossero anche delle ragazze...

«Io credo che il fatto che si scelga di aggredire delle ragazze è perchè sono più indifese. Rispetto alla gravità della violenza, cioè di tipo sessuale, può sembrare banale, ma lo dico lo stesso perchè è così: manca l'educazione. Molto spesso questi ragazzi non hanno ricevuto un'educazione dalle famiglie, non hanno rispetto per l'altro e non si rendono effettivamente conto di quello che fanno. Non hanno una completa percezione della realtà. A maggior ragione se agiscono in gruppo. Anche la città e le sue agenzie formative dovrebbero fare di più per educare la rispetto dell'altro».

Pensa che ci sia anche un elemento «di classe?» Ragazze di ritorno da Gardaland o comunque da un giorno di vacanza al lago considerate più ricche o fortunate e quindi «da punire» in qualche senso?

«Al momento non ci sono informazioni al riguardo della classe sociale delle ragazze, ma il treno è il mezzo di trasporto popolare per eccellenza. Quindi io non vedo questo elemento. Per altro il treno è uno spazio pubblico e costituisce un'ottima vetrina per affermare il proprio dominio sul territorio. Anche l'aspetto esibizionistico ha una forte componente delle dinamiche del co-offending, a vari livelli. Dai social alla semplice piazza».


Continuano le violenze degli immigrati. Ma la sinistra le nasconde ancora
Andrea Indini
6 giugno 2022

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 40263.html

Ci risiamo. Sei mesi dopo siamo punto e a capo. Stesso drammatico copione, stesse polemiche sterili. Gli abusi inflitti alle povere ragazze di ritorno da Gardaland ricordano drammaticamente le violenze dell'ultimo dell'anno in piazza Duomo a Milano. Branchi di bestie venuti dalle periferie di grandi città, come appunto Milano e Torino. Tutti di origine nordafricana, figli di immigrati, quelle famose seconde generazioni a cui la sinistra di Enrico Letta e compagni vorrebbero svendere la cittadinanza italiana a suon di ius soli. La logica del branco, appunto. Tanti maschi contro poche femmine. Le vittime scelte perché bianche, indifese, facili prede. E poi la mischia, alcuni che fanno da palo, gli altri che si fanno addosso, le mani dappertutto, gli insulti, le violenze sessuali. Poi il dopo, che è terrificante quanto il prima: la maggior parte dei giornali che raccontano fino a un certo punto, che fanno di tutto per nascondere la nazionalità delle bestie, che si mettono a discettare sul branco e non sull'integrazione impossibile, che tengono fuori dal dibattito la matrice culturale del gesto vile. Eppure, viene da dire, ci eravamo già passati.

Ci eravamo già passati all'inizio dell'anno, con i fatti di piazza Duomo a Milano, appunto. E prima ancora, stesso copione, con le orde di barbari in piazza a Colonia. Allora era il 2016 e la Germania, forse, ci sembrava troppo lontana. Lo scorso capodanno, invece, era Milano e non avrebbe dovuto sembrarci così lontano. Perché, sebbene in quei giorni molti milanesi fossero in montagna a sciare o a festeggiare chiusi in casa, quello spaccato culturale, che è andato in scena ai piedi della Madonnina e che nel Nord Africa ha un nome ben preciso (taharrush gamea che in arabo significa "aggredire e molestare le donne in strada"), era un morbo che aveva già contagiato la nostra società. Avrebbe dovuto risuonare nelle nostre teste come un campanello d'allarme. Così non è stato, almeno non per tutti. I progressisti hanno estrapolato, creato distinguo a non finire. E poi si sono arrampicati sugli specchi arrivando addirittura a dire che ci troviamo di fronte a "violenze e comportamenti figli di una cultura patriarcale della nostra società in cui un gruppo di ragazzi si sente in diritto di poter fare quello che vuole nei confronti delle ragazze" .

Non è così che avrebbero dovuto raccontarla. Quei crimini hanno un preciso humus culturale che affonda le proprie radici nelle periferie delle nostre città, sempre più simili alle banlieue parigine, sempre più quartieri dormitorio in mano a immigrati di seconda generazione. È qui, soprattutto a Milano e Torino ma non solo, che si formano i branchi ed è da qui che questi partono all'attacco. Una violenza che trova nell'islam radicale lo svilimento della donna e nel disagio sociale l'odio contro l'Occidente e il Paese che li ha accolti. Prima ancora del capodanno di Milano li avevamo visti in azione in piazza Vittorio, a Torino. Petardi, roghi di cassonetti, fumogeni, bombe carta e lanci di bottiglie. Dopo il blitz al concerto di fine anno, invece, li abbiamo visti rendere sempre meno sicure le vie del capoluogo lombardo. E, mentre veniva smentellata l'operazione "Strade sicure", il sindaco Beppe Sala continuava a voltarsi dall'altra parte, quasi a non voler ammettere che esiste un'emergenza sicurezza.

Il treno che tornava a Milano da Peschiera del Garda è stato bloccato azionando il freno d'emergenza. Nella confusione generale, al grido "le donne bianche qui non salgono", sono state prese di mira sei giovanissime, tutte tra i 16 e i 17 anni. Impossibile sottrarsi. "Abbiamo attraversato varie carrozze e nel tragitto hanno iniziato a toccarci ovunque", ha raccontato una delle vittime al Corriere della Sera. "Mentre andavamo avanti ci toccavano, sentivo l’aria mancarmi - ha continuato - le ragazze specialmente ci davano delle 'bianche', delle privilegiate e non ci facevano passare". La forza del branco. Ma, anche a questo giro, i progressisti s'inventeranno un'altra storia e scaricheranno tutta la colpa sulla nostra società, permettendo così che questi crimini diventino un male endemico capace di infettare le nostre città.





Gli immigrati sul web: così ci danneggiate tutti
Valentina Dardari
6 giugno 2022

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 40280.html

Gli immigrati onesti, quelli che vivono nel nostro Paese, studiano e lavorano, accusano gli altri, i disonesti, di danneggiare tutti, anche loro. Hanno lanciato bottiglie e sassi contro le forze dell’ordine, hanno assediato il lungolago del Garda, compreso tra Peschiera e Castelnuovo, urlando “questa è Africa” e “siamo venuti a riconquistare Peschiera. Questo è territorio nostro, l'Africa deve venire qui”.

Il raduno non autorizzato

“Ho cercato di capire ma loro urlavano frasi assurde, sbandierando bandiere di vari Paesi africani”, ha ricordato il primo cittadino di Castelnuovo del Garda, Giovanni Dal Cero. A conferma di quanto asserito dal sindaco ci sono i video postati sui social che ripercorrono il raduno non autorizzato ma pubblicizzato su Tik Tok per lo scorso giovedì, 2 giugno. Erano tutti ragazzi di età compresa tra i 16 e i 20 anni, molti anche più giovani, di forse 12 o 14 anni. In prevalenza nordafricani, e immigrati di seconda generazione.

Inizialmente non vi erano stati particolari problemi di ordine pubblico, erano circa 600 i partecipanti al raduno che giravano per la città ma in modo tranquillo. Quando però è arrivato il treno proveniente da Milano, con a bordo più o meno 1.500 passeggeri, provenienti dal capoluogo lombardo, da Brescia e da Bergamo, la situazione è degenerata. Come riportato dal Corriere, la prima rissa, a colpi di bastoni e coltellate, è nata dal furto di una borsa. Poi la marea di gente si è riversata sulla spiaggia e nelle viuzze della cittadina. I commercianti hanno raccontato che“hanno distrutto ogni cosa, spaccato vetrine, preso d'assalto il trenino turistico e bloccato passanti a piedi o in motorino”. A condire questi atti vandalici c’erano la musica a palla e fiumi di alcol.


Hanno distrutto tutto

Quando gli agenti in tenuta antisommossa sono intervenuti, la folla ha reagito con un lancio di sassi e bottiglie. Orietta Gaiulli, sindaco di Peschiera, ha così commentato: “Io non so se fossero immigrati di prima o seconda generazione, sono solo una razza di delinquenti che hanno lasciato una profonda ferita nella mia comunità. Abbiamo vissuto una giornata di guerra”. Quella che avrebbe dovuto essere una giornata di festa si è trasformata in un incubo, per turisti e residenti. Anche nel 2021, sempre in primavera inoltrata, c’era stato un raduno come quello della scorsa settimana, ma in quel caso erano stati solo un centinaio i ragazzi che vi avevano preso parte. Un giovane aveva anche perso la vita buttandosi in acqua e, mentre stava annegando, altri ne avevano approfittato per derubare lo stesso ragazzo e i turisti presenti.

Quest’anno gli organizzatori del raduno non autorizzato, creato dal nulla sul web utilizzando i social, era rivolto a una specie di rivendicazione etnica, con slogan e musiche che inneggiavano all’Africa. Verso le 17 la folla urlante si è poi diretta alla stazione di Peschiera dove ha occupato i binari dei treni, nello stesso momento in cui arrivavano anche famigliole e gruppi di amici che avevano passato la giornata a Gardaland, pronti a salire sul treno che li avrebbe riportati a casa. Tra loro anche le cinque ragazze che, secondo quanto da loro stesse denunciato, sono state molestate sessualmente sul convoglio. “Le donne bianche qui non salgono", o i bianchi in generale. Tanti hanno infatti scelto di non salire a bordo del treno.


"Così rovinate la reputazione di tutti"

Una delle vittime, parlando con il quotidiano il Giorno, ha ricordato quei momenti di tensione e paura. Alcuni immigrati avevano anche le bandiere del Marocco, altri correvano da una parte all'altra della stazione. Qualcuno ha anche cercato di salire su un Frecciarossa e lo ha bloccato per una decina di minuti. Dopo che il gruppetto di amiche è salito sul treno è cominciato l’incubo. Hanno raccontato che il convoglio era pieno zeppo e faceva molto caldo.“Volevamo scendere, ma ce l'hanno impedito azionando l'allarme. Abbiamo attraversato varie carrozze e nel tragitto hanno iniziato a toccarci ovunque. Sono scoppiata a piangere e ho avuto un attacco di panico. Mentre andavamo avanti ci toccavano, sentivo l'aria mancarmi. La gente fumava, le ragazze specialmente ci davano delle ‘bianche’, delle privilegiate e non ci facevano passare”, hanno ricordato.

Fortunatamente, una volta che il treno è arrivato a Desenzano, le vittime delle violenze sono riuscite a chiedere aiuto e un ragazzo, anche questo nordafricano, ha allontanato i suoi amici e le ha fatte scendere dal vagone. Il giorno seguente, accompagnate dai loro genitori, sono andate tutte a denunciare quanto subito alla Polfer di Milano. Adesso i giovani immigrati che vivono nel nostro Paese sono indignati e attaccano i colpevoli di fatti ignobili: “Avete fatto vedere il lato negativo di noi”, e ancora, “state rovinando la reputazione di tutti gli immigrati”.



La sinistra ipocrita crocifigge gli alpini e assolve stupratori perché immigrati
Giannino della Frattina
6 giugno 2022

https://www.ilgiornale.it/news/milano/s ... 40132.html
Gli stupri di capodanno in piazza Duomo non sono bastati. Maledetti siano i politici ignoranti e quelli in malafede. Ed è difficile decidere chi siano i peggiori, oggi che abbiamo scoperto come delle ragazzine non possano tornare da Gardaland in treno senza essere violentate da un branco di extracomunitari infoiati e sicuri dell'impunità. Cosa c'entra qui sottolineare la loro origine?

Molto, dopo che per qualche apprezzamento, oggi la cultura drammaticamente dominante dice «catcalling», gli alpini al raduno di Rimini sono stati trasformati da eroi in spregevoli delinquenti, depravati e da crocifiggere su giornali, trasmissioni tivù, piazze e social da femministe, femministi e compagnia insultante. Un'intollerabile e mai nemmeno immaginabile caccia all'alpino culminata in una, dicasi una, denuncia alle forze dell'ordine. Sì, solo una, perché questo è stato, a fronte di paginate di accuse culminate nella richiesta di abolire l'annuale adunanza di quelle penne che da sempre sono l'orgoglio di chi ben pensa e ben vive. E non è disposto a considerare i loro cori che nella malinconia delle trincee ricordavano le «belle bambine» uno stupro e motivo di scandalo.

Eppure per loro si è mossa tutta l'intellighentia di sinistra e il becerume progressista, mentre nessuno ha alzato un dito per chiedere ragione della presenza ormai evidente di una seconda generazione di origine extracomunitaria che considera le donne una preda e le leggi un trascurabile accidente. Niente altro che il risultato della politica scriteriata e criminale di chi per anni non ha visto o ha finto di non vedere che anche le nostre città si avviavano sulla china già percorsa dalle banlieu parigine o di Bruxelles, diventate terra di conquista di bande criminali formate da giovanissimi non più disposti al rispetto di qualunque regola della civile convivenza.

Risultato inevitabile dei ghetti in cui i politici di sinistra hanno ammassato i loro genitori, pensando di utilizzarli un giorno come bacino elettorale o come forza d'urto contro i politici che avevano il coraggio di denunciare i rischi di un'immigrazione incontrollata. E diventata ora incontrollabile. Con la conseguenza che oggi a pagare le loro colpe sono delle sedicenni di ritorno in treno da Gardaland.



Le violenze e i crimini degli italiani di seconda generazione sono "colpa" del nostro Paese: l'alibi di chi al sacrificio preferisce le giustificazioni
Gli stranieri delinquono? È colpa degli italiani: l'ultima (folle) teoria

Francesca Galici
7 Giugno 2022

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1654605128

L'Italia è il Paese dei paradossi. I fatti di Peschiera del Garda sono, purtroppo, una cartina al tornasole della situazione del nostro Paese, dove le ragazzine e le donne devono avere paura di prendere un treno perché rischiano di essere molestate da un branco di coetanei, molti dei quali italiani di seconda generazione. Ora, le forze dell'ordine stanno indagando su quanto accaduto sul Lago di Garda, dove si sono date appuntamento due bande di giovanissimi per creare tafferugli. Queste non sono purtroppo novità in Italia, un Paese dove i violenti addossano le colpe dei loro comportamenti proprio agli italiani.

"Si svegliano solo adesso scoprendo la rabbia e la violenza che molti ragazzi stanno sfogando? Ma di noi non ha mai avuto pietà nessuno, dallo stesso momento in cui ci hanno sbattuti nei peggiori quartieri, possibilmente ammassando tutti insieme, per identificarci ancora meglio come immigrati, africani a vita. Alla fine, ce l'hanno fatta", ha detto a la Repubblica un giovane nato da genitori stranieri in Italia e residente nel quartiere San Siro di Milano. Sì, perché la colpa è sempre e solo degli italiani e dell'Italia che ha dato ospitalità ai loro genitori se loro decidono di delinquere. "Siamo solo la feccia per loro (inteso, gli italiani, ndr), e da dentro queste fatiscenti palazzine sono in pochi a permettersi di sognare. Fare piccole rapine, spacciare, per molti ragazzi è ormai normale", dice un altro giovane.

Giustificazioni molto povere, che non sono altro che alibi da parte di chi decide di delinquere. Perché la vita criminale è una scelta, sempre e comunque. Sono tanti, tantissimi gli italiani che vivono nelle periferie delle grandi città che al mattino si alzano al mattino quando ancora il sole non è sorto e montano il loro turno in fabbrica. E ci sono anche tanti, tantissimi stranieri che fanno quotidianamente lo stesso sacrificio. La maggior parte dei genitori di questi giovani non fa una vita molto dissimile, fatta di duro lavoro e di fatica. I loro figli, invece, trovano più facile scaricare le colpe all'Italia, che a loro avviso non spiana la strada per il benessere, quello esibito e ostentato dai rapper idolatrati dagli italiani di seconda generazione, che cantano la vita borderline tra crimine e violenza.

Vivono e pensano come tutto sia loro dovuto e forse sì, per questo la colpa è dell'Italia. O meglio, del buonismo imperante del nostro Paese, dove una certa parte politica ideologica illude gli stranieri che loro possono avere tutto senza fatica. Gli stessi che ora, davanti alle violenze, tacciono.
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Messaggioda Berto » mar giu 07, 2022 5:46 pm

"Emergenza nazionale. La legge sulle baby gang è ferma da tre anni"
Massimo Malpica
7 giugno 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1654578988

Prima la maxirissa a Peschiera del Garda con accoltellamenti e vandalismi, poi le molestie alle ragazze che tornavano a casa in treno. I fatti del 2 giugno hanno fatto rumore nel Paese e scatenato le polemiche, trasversalmente. Con il leader del Carroccio, Matteo Salvini, che tra l'altro ha ricordato come la Lega avesse proposto una legge ad hoc per contrastare il fenomeno, oltre a suggerire di «resuscitare» il servizio di leva per dare un po' di struttura e di educazione a chi, evidentemente, non ne ha. Dal fronte leghista anche Erika Stefani, ministro per le Disabilità nel governo di Mario Draghi, dice la sua sul caos scatenato dalle bande di balordi sulla riva meridionale del Garda. Già a gennaio, dopo gli scontri tra baby gang a Torino e le aggressioni sessuali di massa di Capodanno a Milano, aveva ricordato che «uno Stato non deve mai cedere alla violazione dei diritti».

Oggi, sei mesi dopo, ci risiamo. Da ministro e parlamentare del Nord, pensa che le baby-gang dei nordafricani siano diventate un'emergenza?

«Ce lo dicono i dati su un fenomeno, purtroppo, in crescita. I reati commessi da minorenni nel 2021 sono stati oltre 35mila. Questi numeri ci parlano di un'emergenza nazionale, che non riguarda solo il Nord Italia, e dovremmo tenerne conto per fare in modo che certi episodi non restino impuniti nel nostro Paese: serve un lavoro condiviso sulle norme».

La Lega aveva proposto una legge che abbassava l'età di imputabilità per i minori a 12 anni, prevedendo anche per i reati commessi da minorenni l'aggravante dell'associazione, ma, come ha ricordato oggi Matteo Salvini, quel testo è ancora fermo dall'inizio del 2019 in Parlamento. Chi l'ha frenato?

«Il provvedimento in tre anni non è stato mai calendarizzato, evidentemente non c'era da parte delle forze politiche una volontà condivisa di aprire una discussione sul tema. Alla luce dei fatti e degli avvenimenti anche recenti si dovrebbe prendere in considerazione quella delle baby gang come emergenza nazionale. La proposta di legge prevede l'abbassamento dell'età imputabile a 12 anni e l'eliminazione della diminuzione della pena per i minori in casi in cui scatti l'associazione per delinquere. L'educazione è fondamentale, ma è necessario anche assicurare la certezza della pena».

Oggi l'ex parlamentare Pd Michela Marzano, su «Repubblica», mette le mani avanti chiedendo di non fare la morale a quelli di sinistra per non aver dato rilevanza alla provenienza nordafricana di buona parte dei facinorosi. Ma in questa storia non le sembra che a sinistra sia in effetti mancata la solidarietà femminile?

Parliamo di tematiche che non sono né di destra né di sinistra, deve sempre esserci la solidarietà. Lo vedo quotidianamente con le materie di mia competenza: la disabilità è un tema trasversale, che riguarda tutti noi. Lo stesso si può dire sul tema delle violenze».

L'estate è alle porte, e il suo ministero sta lavorando, insieme a quello del Turismo, per venire incontro alle persone con disabilità e permettere a tutti delle vacanze accessibili. Che cosa prevedono le misure che avete varato?

«Novità di questi giorni è l'assegnazione delle risorse del Fondo per il turismo accessibile. Trenta milioni di euro ripartiti tra Regioni e Province autonome che hanno presentato progetti per rendere accessibili le strutture e riqualificare i percorsi turistici. Ci sono numerose idee per valorizzare il territorio, cofinanziate dalle Regioni stesse. Questo significa che le realtà locali stanno raccogliendo una sfida: investire su progetti di accessibilità significa fare un investimento sulla crescita, perché una misura rivolta alle persone con disabilità accresce l'offerta turistica».

Il premier Draghi è atteso in aula, il prossimo 21 giugno, per le comunicazioni in vista del prossimo consiglio europeo. Il dibattito che ovviamente verterà sulla guerra e sull'invio delle armi a Kiev può mettere a rischio la tenuta del governo?

«Abbiamo trovato la quadra su molte altre diverse tematiche, anche se siamo delle forze politiche differenti. In questo caso l'obiettivo comune è raggiungere quanto prima il cessate il fuoco, che sta causando morti e conseguenze drammatiche anche sulla nostra economia, già fortemente colpita dalla pandemia. Di fronte alle sfide del Pnrr che ci attendono, che possono dare risposte concrete al Paese, il governo deve durare».


Peschiera del Garda, "oggi è giornata Africa": cosa è successo davvero (ma non ve lo raccontano)
Serenella Bettin
6 giugno 2022

https://www.liberoquotidiano.it/news/te ... M.facebook

La chiamano «Giornata Africa». E la Giornata Africa è quella per cui migliaia di ragazzotti di seconda generazione, come li chiamano adesso, si ritrovano in una qualche località d'Italia e decidono di «spaccare tutto» e «fare casino». Una sorta di raduno a cui non sono ammessi italiani. Non sono ammessi bianchi.

Un razzismo al contrario che i talebani del politicamente corretto faticano a riconoscere. L'appuntamento viene dato su TikTok, pericoloso quanto geniale, che sfugge a ogni controllo. E qui il ritrovo era per il 2 giugno scorso a Peschiera del Garda, splendida località balneare in provincia di Verona. Migliaia e migliaia di giovani, prevalentemente nordafricani, si sono ritrovati nella rinomata cittadini e hanno devastato tutto.

«Devasto», appare nelle scritte che accompagnano i video pubblicati nel social per eccellenza che nel 2021 ha registrato più utenti di Twitter e più visualizzazioni su YouTube negli Stati Uniti. «Spacchiamo tutto», si legge. «Se non sei a Peschiera del Garda giovedì 2 giugno ti perdi tutta l'Africa in un solo posto». E di Africa ce n'era veramente tanta. «Quello che è successo oggi a Peschiera rimarrà nella storia», scrive qualche immigrato. E poi ancora: «Africa a Peschiera». «Oggi Peschiera è stata conquistata dagli africani». «Peschiera come l'Africa».

Ad accompagnare le scritte ci sono immagini eloquenti e imbarazzanti. Ragazzotti di colore che mostrano il sedere, ballano in spiaggia denigrando e prendendo in giro le donne bianche, saltano sopra i tettucci delle automobili, rovesciano tavolini, sputano per terra, e soprattutto se le danno di santa ragione. Tanto che mercoledì appunto, il giorno del ritrovo, qui è scoppiata una maxi rissa.

A far scattare la scintilla un tentativo di furto. Un ragazzo avrebbe provato a rubare un portafoglio e in cambio avrebbe ricevuto una coltellata. Da qui sono partite le botte, le manate, le bottigliate in testa, e l'intervento degli uomini in divisa in tenuta antisommossa.

Insomma il delirio. «Erano tutti di seconda generazione», conferma a Libero una fonte investigativa, «si danno appuntamento su TikTok e organizzano queste Giornate Africa». Finora gli identificati, circa una trentina, sono tutti nordafricani che vivono in Italia, un branco pronto a tutto. Una decina, invece, le ragazze molestate, comprese quelle assalite sul treno. Tra i capi d'imputazione ci sono lesioni personali, rissa aggravata, danneggiamento e furto. La questura di Verona ha parlato di «una rissa scoppiata tra alcune bande di giovani». E sempre le nostre fonti ci riferiscono che con tutta probabilità, i molestatori delle ragazzine minorenni, sul treno che da Peschiera del Garda va a Milano, appartengono alla medesima cerchia.

Le molestie sono avvenute lo stesso giorno del raduno a danno di sei amiche tra i 16 e i 17 anni che stavano rientrando a casa dopo una giornata passata a Gardaland. «Qui le donne bianche non salgono», si sono sentite dire. Una madre, sull'account Instagram di MilanoBellaDaDio, ha scritto: «Mia figlia di 16 anni oggi si è recata a Gardaland con le sue amiche e salite sul treno per il rientro verso Milano sono state accerchiate, palpeggiate e molestate da alcuni soggetti. Non riuscivano a scendere dal treno perché ammassati». E infatti hanno riferito le malcapitate: «Eravamo circondate, il caldo era asfissiante, alcune di noi sono svenute. Mentre cercavamo un controllore avanzando a fatica lungo i vagoni è avvenuta l'aggressione». Anche qui ovviamente, a distanza di giorni ormai, nessun intervento da parte delle siore femministe che si erano stracciate le vesti per gli Alpini.

Quelle di «Non una di meno», almeno fino a ieri, che tanto si erano impegnate ad attaccare le Penne nere, non hanno fatto una storia, un post, un qualcosa che gridi all'indignazione se in un paese popolato da famiglie ti ritrovi invaso da migliaia di nordafricani che vogliono spaccare tutto e fare casino e molestare le bianche. «Dove sono le femministe e la sinistra che attaccano gli Alpini?», scrive il deputato di Fratelli d'Italia, Ciro Maschio, «quanto accaduto ha caratteristiche simili ai fatti di Capodanno, animati da una subcultura aggressiva che ha ideologie abbastanza precise. Il modello Lamorgese è fallito. E in Italia è passato il messaggio che tanto si può fare ciò che si vuole». Il che è molto vero. La maggior parte delle volte questi fatti, con tutto lo sforzo che fanno le forze dell'ordine, rimangono impuniti. «Auspico che si applichi anche qui la Legge Mancino», dice Maschio, «se c'è una normativa per razzismo, allora anche qui deve essere fatta valere. È un razzismo al contrario». Già. Noi lo diciamo da mo', ma le anime belle non ci sentono.
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Messaggioda Berto » mar giu 07, 2022 5:46 pm

I video che incastrano gli aggressori di Peschiera: cosa hanno fatto
Federico Garau
7 Giugno 2022

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1654640518

Sono sempre più numerosi i video caricati sui social network che testimoniano quanto accaduto lo scorso giovedì 2 giugno
I video che incastrano gli aggressori di Peschiera: cosa hanno fatto

Continuano a moltiplicarsi in rete le pubblicazioni di video, immagini tratte da telecamere di sorveglianza e foto dei disordini andati in scena lo scorso giovedì 2 giugno a Peschiera del Garda.

Grazie ai filmati raccolti dalle forze dell'ordine, infatti, i giovani responsabili degli episodi di devastazione, alcuni dei quali dovranno rispondere anche della grave accusa di violenza sessuale per gli atti compiuti ai danni di 5 ragazze a bordo del treno regionale in servizio lungo la tratta Verona – Milano, dovrebbero essere oramai all'angolo e in via di identificazione. I video che da giorni girano sui principali social network, ripresi soprattutto alla stazione ferroviaria e sul lungolago, luogo in cui è avvenuto il "raduno" di giovani nordafricani dello scorso giovedì, avrebbe permesso agli inquirenti di individuare almeno una trentina di responsabili.

Stando alle notizie diffuse dalla procura della Repubblica di Verona sono due i fascicoli aperti. Il primo è quello relativo ai disordini e agli atti di vandalismo compiuti dai giovani nordafricani tra Peschiera del Garda e Castelnuovo, tanto in spiaggia quanto in città: numerose le auto danneggiate, come si evince dalle immagini, dai ragazzini che, approfittando del traffico e della confusione, sono letteralmente saltati sulle vetture in transito. Le ipotesi di reato al vaglio degli inquirenti sono, in questo caso, quelle di rissa aggravata, danneggiamenti e tentata rapina. L'altro fascicolo, ovviamente, è invece quello relativo alle molestie sessuali compiute dai responsabili sul treno Verona – Milano. Per quanto concerne quest'ultimo episodio, non è escluso che la procura della Repubblica di Verona, avendo valutato attentamente le dichiarazioni delle cinque vittime, non decida di valutare anche l'aggravante dell'odio razziale. "Mentre ci toccavano senza lasciarci scampo ci urlavano 'qui non vogliamo italiani'", ha infatti dichiarato una delle giovani agli investigatori nel corso dell'interrogatorio.

Il padre di una delle vittime dell'aggressione, come riportato da Libero, ha espresso tutta la propria rabbia e frustrazione per l'episodio. "Quando mi ha detto che era bloccata, che le stavano tutti addosso e non riusciva nemmeno a respirare sono impazzito", ha dichiarato infatti l'uomo, "mia figlia era in balia di gente senza scrupoli e io ero a casa impotente. Se non fosse riuscita a scendere a Desenzano quelli non so cosa le avrebbero fatto". Oltre a ciò, l'attenzione si sposta anche sulla pressoché totale inefficienza mostrata dai soccorsi alle ferrovie. "Ho chiamato prima la Polizia Ferroviaria di Peschiera, ma non rispondeva nessuno, poi il 112, che mi ha passato i Carabinieri di Peschiera, che mi hanno detto di chiamare la Polizia ferroviaria", ha proseguito con amarezza l'uomo."A quel punto sono salito in macchina. Mezz'ora dopo mi hanno chiamato i Carabinieri ma mia figlia era riuscita a scendere a Desenzano", ha concluso.
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Messaggioda Berto » mer giu 08, 2022 7:17 am

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Messaggioda Berto » mer giu 08, 2022 7:17 am

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Messaggioda Berto » dom giu 12, 2022 7:38 am

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