Invasione criminale della Polonia

Re: Invasione criminale della Polonia

Messaggioda Berto » lun dic 13, 2021 3:17 am

Paesi dell'Est Europa attaccati perché non vogliono perdere di nuovo la loro identità
Michele Marsonet
10 dicembre 2021

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... -identita/

Siamo alle solite. Ancora una volta i mass media che obbediscono ai dogmi del politically correct e della cancel culture lanciano accuse pesanti alle nazioni dell’Est Europa, a causa della linea dura da esse adottata sul problema dei migranti irregolari (o clandestini, se si preferisce). Interminabili le immagini dei migranti nella terra di nessuno tra Bielorussia e Polonia, e senza posa le espressioni di sdegno che le hanno accompagnate.

Eppure qualcosa non torna in questo quadro preconfezionato. Mi chiedo, in altri termini, se un governo legittimo, come quello di Varsavia, abbia o meno il diritto di decidere quali e quante persone possono entrare in modo legittimo nel suo territorio, e quando.

Naturalmente questo presuppone che gli Stati abbiano un loro territorio che dev’essere difeso, quando è il caso, anche con le armi. E presuppone, inoltre, che l’identità nazionale sia sempre e comunque un bene prezioso, e che non si debbano ascoltare più di tanto gli appelli all’accoglienza totale e indiscriminata che Papa Bergoglio, per citare soltanto l’esempio più celebre, lancia in pratica ogni giorno.

Secondo i suddetti organi d’informazione mainstream, il crollo del Muro di Berlino avrebbe sepolto in quei Paesi non soltanto il comunismo, ma pure l’idea stessa di “solidarietà”.

Tesi forte, e che merita una replica. Secondo alcuni noti giornalisti, italiani e non, quasi tutte le nazioni che un tempo erano inglobate nel blocco sovietico e nel defunto Patto di Varsavia hanno “perduto la loro anima”. Tale interpretazione ci dice che esse stanno regredendo verso forme di xenofobia considerate ormai morte da decenni. Ungheresi, cechi, slovacchi, bulgari e polacchi non vogliono infatti saperne di ricevere nel proprio territorio masse di migranti che sono manifestamente alieni alle loro tradizioni e alla loro cultura.

Bisogna allora capire “quale” anima i cittadini europei dell’Est avrebbero smarrito e, soprattutto, se davvero ne hanno persa una. Oppure se – caso molto più probabile – a perdere l’anima siamo proprio noi, cittadini dell’Europa occidentale.

Se si osserva la situazione senza partire da pregiudizi dati per scontati, e senza presupporre che chi predica l’apertura totale e indiscriminata abbia automaticamente ragione quando zittisce coloro che hanno opinioni diverse, il quadro che ne esce risulta assai più variegato.

Vasti settori dell’opinione pubblica nel mondo occidentale (Stati Uniti inclusi) stanno predicando da decenni l’inutilità dei confini o, ancor meglio, la miseria morale delle frontiere. È uno stile di pensiero che punta tutto su una forma semplicistica di cosmopolitismo e su un multiculturalismo mal concepito, nel quale ogni distinzione dev’essere abolita. La difesa dei confini, che implica logicamente anche quella delle identità culturali, è un abominio da rigettare senza alcun indugio, quasi che le suddette identità culturali non fossero un prodotto naturale dell’evoluzione storica.

Si rammenti che l’impero sovietico si reggeva, in fondo, proprio su presupposti non molto dissimili. Anche se, in quel caso, la spinta verso la standardizzazione aveva alle spalle la narrazione marxista, basata sul tentativo di abolire le differenze nazionali in nome di una ipotetica società mondiale senza classi (e priva di sfruttamento).

Però a nessuno viene in mente che per ungheresi, polacchi, cechi etc. il crollo del Muro di Berlino rappresentò esattamente il recupero della loro identità repressa e svilita per quasi un secolo. Piuttosto strano – almeno a mio avviso – che questo fatto non venga compreso da numerosi soloni dei media e della carta stampata. È davvero così difficile capire che l’invasione di migliaia e migliaia di persone, provenienti da contesti totalmente diversi, preoccupi tanti a Budapest, Varsavia, Praga o Bratislava? E non solo nei palazzi governativi, ma anche (e soprattutto) tra la gente comune?

A me pare che altri siano gli elementi di stranezza in questa tragica vicenda. E allora sostengo che, a essere bizzarro, è piuttosto l’atteggiamento di governi come quello italiano, che poco o punto sembra preoccuparsi di identificare chi arriva. Ciò significa che è più razionale trovare dei metodi – magari artigianali – per procedere all’identificazione dei migranti. E, se i cechi usano i pennarelli, non scomoderei i nazisti, le SS, e quant’altro. Né mi meraviglio più di tanto se i polacchi impongono un blocco totale alla loro frontiera.

Soltanto un Paese come l’Italia, che da molto tempo ha rinunciato ad esaltare la sua identità nazionale, può accogliere tutti a cuor leggero. E non credo sia un fatto positivo. Anche perché ogni giorno abbiamo sotto gli occhi l’esempio di stranieri che vogliono sì vivere da noi, ma senza rinunciare a una sola virgola dei loro costumi e delle loro tradizioni. Le file interminabili di donne velate che si accalcano nei centri di accoglienza lo conferma sin troppo bene.

Cosa rischia, oggi, chi osa dire queste cose? L’emarginazione, in primo luogo, aggravata dalle fotografie penose che i giornali sbattono in prima pagina per appoggiare la tesi dell’accoglienza senza limiti. Non è più possibile usare espressioni come “casa nostra” e “casa loro” poiché debordano dai limiti del politicamente corretto. Il problema è che non accade solo a Roma, ma anche, per somma sventura, nei palazzoni dell’Unione europea a Bruxelles.
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Re: Invasione criminale della Polonia

Messaggioda Berto » lun dic 13, 2021 3:17 am

Polonia: militare ferito nel tentativo di fermare un gruppo di migranti
Lo rende noto la Guardia di frontiera polacca in una nota
12 Dic 2021

https://www.nova.news/polonia-militare- ... ielorusso/

Un militare polacco è rimasto ferito oggi al confine con la Bielorussia nel tentativo di fermare un gruppo di migranti che avrebbe tentato di farsi strada. Lo rende noto la Guardia di frontiera polacca in una nota. “Oggi, nella sezione del confine polacco-bielorusso vicino a Czeremcha, un gruppo di 35 persone aggressive ha attraversato con la forza il confine. Un soldato delle forze armate polacche è stato colpito al volto con una pietra. È stato medicato sul posto”, si legge nella nota. Un portavoce della Guardia di frontiera ha osservato che i migranti sono riusciti ad attraversare il confine, ma “tutti sono stati successivamente arrestati e consegnati al confine”.

Alberto Pento
Non si tratta di migranti ma di criminali clandestini invasori violenti senza alcun rispetto, disumanità da respingere assolutamente con forza e con altrettanta se non maggiore violenza, per legittima difesa.
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Re: Invasione criminale della Polonia

Messaggioda Berto » lun dic 13, 2021 3:49 am

L'Europa ringrazi ancora la cattiva Polonia
“L’Unione Europea ringrazi la Polonia”, scrive Elisabeth Braw, editorialista di Foreign Policy.
Giulio Meotti
11 dicembre 2021

https://meotti.substack.com/p/leuropa-r ... la-cattiva

All'inizio di novembre, la situazione al confine con la Bielorussia era terribile. Le autorità bielorusse avevano continuato a portare migranti siriani, iracheni, afghani e nigeriani al confine, dove alcuni, allettati dalle forze di Aleksandr Lukashenko, avevano anche iniziato ad attaccare i soldati polacchi a guardia. Un mese dopo, i migranti stanno tornando tutti a casa e la campagna sovversiva del presidente bielorusso è fallita (almeno per ora). “Il resto dell'Europa dovrebbe ringraziare la Polonia e i suoi compagni difensori del confine, Lettonia e Lituania, e imparare da loro una lezione”, scrive Braw. Persino il neo ministro degli Esteri della Germania ieri da Varsavia ha ringraziato la Polonia.

“Se volete andare a ovest, è una vostra scelta, attraversate!", aveva detto ai migranti il dittatore bielorusso Lukashenko fuori da un magazzino a Bruzgi, mentre iniziava il gelido inverno dell'Europa orientale. Una visita filmata e trasmessa in televisione. Un atto di propaganda e di “guerra ibrida”. I migranti, ovviamente, erano alla disperata ricerca di raggiungere l’Europa occidentale e sono stati subdolamente sfruttati da un relitto dell’epoca sovietica che aveva bisogno di un'arma. Nemmeno la perdita di alcune vite dei migranti ha spinto Lukashenko ad abbandonare la sua campagna. 3.000 migranti che Lukashenko voleva utilizzare per seminare il caos all'interno dell'UE sono già tornati a casa, in Iraq. Ma secondo il governo polacco in Bielorussia ce ne sono altri 7.000 pronti per essere riutilizzati al confine.

“Immaginate per un momento cosa sarebbe successo se i tre governi vicini avessero deciso che l’uso dei migranti da parte della Bielorussia non era affar loro”, scrive Foreign Policy. “Polonia, Lettonia e Lituania hanno vinto e lo hanno fatto rimanendo fermi. Tutta l'UE deve loro un'enorme gratitudine. Avrebbero potuto, infatti, dire, come Lukashenko, ‘non verranno nel mio paese, stanno venendo da voi’. L’uso dei migranti da parte di Lukashenko avrebbe potuto rapidamente aumentare e sarebbe diventato un problema tedesco ed europeo, piuttosto che polacco-lettone-lituano”. Sì, l'Unione Europea ha imposto le solite sanzioni, ma le sanzioni di carta non infastidiscono molto i regimi. Solo la resilienza polacca ha impedito una nuova ondata di migranti. Kelly Greenhill, autrice del libro Weapons of Mass Migration, ha documentato almeno 76 casi di paesi che hanno usato l’immigrazione per destabilizzare paesi nemici. Stavolta non ha funzionato.

Lukashenko aveva calcolato che armare i migranti sarebbe stata una vittoria facile. La Polonia non era d’accordo. L'obiettivo, dice Marcin Przydacz, viceministro degli Esteri polacco, era “testare la resilienza dei nostri Paesi e scuotere le emozioni dell'opinione pubblica”.

Ma da dove nasce l’atteggiamento polacco? Dalla memoria del passato ottomano e sovietico.

"Dalla sua adozione del cristianesimo nel 966, la Polonia ha spesso svolto il ruolo di Antemurale Christianitatis, un bastione della cristianità", scrive il magazine Crisis. "Dall'arresto dell'avanzata europea dei mongoli nella battaglia di Legnica nel 1241, al salvataggio dell'Europa dalla colonizzazione musulmana quando il re polacco Giovanni Sobieski sconfisse i turchi a Vienna nel 1683. Quando Giovanni Paolo II è stato eletto Papa nel 1978 ha ispirato l'ascesa del movimento Solidarnosc, che ha svolto un ruolo cruciale nella fine del comunismo”. Il regime del tempo arrivò a uccidere Jerzy Popiełuszko, il sacerdote vicino a Solidarnosc.

“Non tutti i paesi dell’Europa dell’est erano sotto il dominio turco”, mi spiega Filip Mazurczak, studioso polacco ed editor di New Eastern Europe. “Nel 1683 il re polacco Giovanni III Sobieski ha portato le forze cristiane alla vittoria sui turchi a Vienna. La maggior parte dei polacchi associa la Turchia a un luogo dove si va in vacanze. Per secoli, gli ungheresi, i rumeni, i greci e altri erano sotto il dominio turco. Gli europei centro-orientali sono ingiustamente etichettati come razzisti bigotti dai principali media liberal. I polacchi, gli ungheresi, i cechi e altri non hanno paura dell’immigrazione di massa dai paesi musulmani perché sono razzisti, ma perché vedono ciò che accade in Germania, Francia, Belgio. In questi paesi l’assimilazione e l’immigrazione degli immigrati musulmani ha fallito, e c’è stata una lunga serie di attacchi terroristici. Gli europei dell’Europa centro-orientale hanno semplicemente paura che lo stesso possa accadere a loro e non possiamo biasimarli”.

La pensa così anche Pawel Ukielski, vicepresidente dell’Istituto polacco della memoria nazionale, oltre che storico all’Accademia polacca delle scienze, che mi spiega: “L’Europa centrale e orientale durante la Guerra fredda è stata separata dall’Occidente con la cortina di ferro contro la sua volontà, quindi ovviamente il suo sviluppo, anche sociale, è stato completamente diverso. Le idee di sinistra che erano molto popolari in Occidente dagli anni Sessanta non avevano accesso nell’Europa centrale, in quanto ideologicamente subordinata all’Unione sovietica. Dopo la caduta del comunismo, una parte dell’Europa centro-orientale si è impegnata a raggiungere i valori occidentali e a tornare a far parte della civiltà euro-atlantica. Milan Kundera lo chiamò ‘l’occidente sequestrato’. Dall’altro lato era più scettica nei confronti delle idee di sinistra, che erano e sono percepite come utopistiche e pericolose. Gli europei del centro-est vedono che l’esperimento occidentale con il multiculturalismo non ha avuto successo: le culture diverse nei paesi occidentali non coesistono pacificamente, ma spesso sono causa di disordini e tensioni con persone di altre culture che non accettano i valori europei. Pertanto molte delle società dell’Europa centrale non vedono la ragione di seguire questo cammino, percepito come sbagliato. Vogliono preservare la propria cultura, che prima era soppressa dal potere esterno. L’esperienza con l’internazionalismo comunista sovietico ha reso più scettiche le società dell’Europa centrale verso le idee internazionaliste interculturali. L’identità e il patrimonio culturale li hanno aiutati a sopravvivere alla sovietizzazione e a rimanere se stessi, a non diventare parte del popolo sovietico, quindi valorizzano l’integrità della propria cultura e del loro patrimonio”.

Cultura e identità che possono esistere solo dietro a un confine. Lezione che i “giusti” di Bruxelles e i paesi occidentali farebbero bene a ricordare alla prossima grande crisi.
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Re: Invasione criminale della Polonia

Messaggioda Berto » mer dic 22, 2021 4:06 am

I dementi dell'ONU (in mano ai social comunisti, ai nazi maomettani e ai cristiani a loro asserviti, assoggettati, dhimmizzati) che credono di essere i padroni del mondo e i portatori dei massimi e migliori valori umani e civili per l'umanità intera



Varsavia e Minsk fermano una delegazione delle Nazioni unite
il manifesto
Marina Della Croce
Divieto di avvicinarsi al confine. Il team dell’Ufficio diritti umani voleva verificare le condizioni dei migranti
22.12.2021

https://ilmanifesto.it/varsavia-e-minsk ... oni-unite/

Vietato avvicinarsi al confine tra Polonia e Bielorussia. Non solo per i volontari delle organizzazioni umanitarie che cercano in tutti i modi di aiutare i migranti intrappolati dalle forze di polizia dei due paesi, o per i giornalisti che vogliono documentare quanto da mesi accade lungo la frontiera «protetta» da chilometri di barriere e filo spinato. Il divieto vale anche per una commissione dell’Ufficio diritti umani delle Nazioni unite al quale è stato impedito di avvicinarsi all’area di confine per verificare il trattamento riservato da Varsavia e Minsk a uomini, donne e bambini.

La denuncia arriva da Liz Throssell, portavoce dell’Alta commissaria Onu per i diritti umani Michelle Bachelet, secondo al quale mentre la Polonia ha comunque permesso al team di esperti di entrare nel paesi, «la Bielorussia purtroppo non ha accettato la nostra richiesta di visita».

La missione dell’Onu si è svolta dal 29 novembre al 3 dicembre e oltre ai colloqui con le autorità dei due paesi avrebbe dovuto recarsi al confine per verificare le condizioni dei migranti. Nonostante i divieti la commissione è riuscita comunque a intervistare 31 migranti e alcuni volontari, riuscendo così ad avere un quadro preciso di quanto avviene lungo la linea di confine. E i risultati sono drammatici, come ha confermato la stessa Throssell: «Gli intervistati hanno descritto condizioni terribili su entrambi i lati del confine, senza e con accesso limitato a cibo, acqua pulita e riparo, spesso a temperature gelide», ha spiegato la portavoce.

Le persone ascoltate sono arrivate in Polonia attraverso la Bielorussia tra agosto e novembre di quest’anno, e tutte hanno denunciato di essere state picchiate e minacciate dalle forze di sicurezza bielorusse, costrette ad attraversare il confine e di aver subito estorsioni. Varie persone, secondo i racconti, sono state automaticamente e immediatamente rimpatriate in Bielorussia dalla Polonia, compresi bambini e richiedenti protezione internazionale. Un comportamento che viola palesemente quanto previsto dalle convenzioni internazionali. «La Polonia inoltre trattiene sistematicamente quei migranti e rifugiati che non ha riportato in Bielorussia», ha proseguito Throssell. «Ricordiamo alla Polonia che la detenzione dovrebbe essere una misura eccezionale e di ultima istanza ed essere utilizzata solo per un periodo di tempo limitato, se non del tutto. La detenzione dei bambini immigrati non è mai nel loro interesse. Le autorità polacche dovrebbero avvalersi di alternative alla detenzione».

Secondo i sevizi speciali polacchi in Bielorussia si troverebbero ancora tra i cinquemila e i settemila migranti, la stragrande maggioranza dei quali richiusi in centri senza assistenza legale e in scarse condizioni igienico sanitarie. Alcune ong hanno denunciato anche la carenza di cibo sufficiente e adeguato. Due giorni fa anche Amnesty international ha denunciato in u rapporto le condizioni disumane in cui Polonia e Bielorussia obbligano a vivere i migranti. Secondo l’organizzazione anche famiglie con bambini in stato di grave bisogno sono state picchiate con manganelli e calci di pistole, minacciate coi cani dalle forze di sicurezza bielorusse, costrette dalle autorità bielorusse e polacche ad attraversare il confine in condizioni di enorme pericolo, attraverso fiumi gelati o in piena.


Le Nazioni unite contro Minsk e Varsavia: ‘Accesso vietato al nostro team’

‘Migranti picchiati e costretti a pagare l’acqua in Bielorussia’
21.12.2021

https://www.laregione.ch/estero/estero/ ... -picchiati

Picchiati, minacciati, costretti a pagare cifre esorbitanti per cibo e acqua, forzati a passare il confine con la Polonia dai soldati della Bielorussia. Sono le gravi accuse raccolte da un team dell’Onu in Polonia a cui le autorità di Minsk, denunciano oggi le Nazioni Unite, hanno impedito l’accesso alle zone ‘calde’ del confine.

I migranti hanno “descritto condizioni terribili su entrambi i lati della frontiera“, ha detto a Ginevra Elizabeth Throssell, portavoce dell’ufficio per i diritti umani dell’Onu. La maggioranza di quelli che gli esperti del team sono riusciti ad ascoltare in Polonia "ha affermato che, "mentre si trovava in Bielorussia, è stata picchiata o minacciata dalle forze di sicurezza. Ha anche riferito che le forze di sicurezza bielorusse hanno costretto le persone ad attraversare il confine”. Inoltre “diversi intervistati hanno raccontato che le forze di sicurezza bielorusse hanno chiesto somme esorbitanti” per cibo e acqua. "Chiediamo alla Bielorussia di condurre indagini complete su queste inquietanti accuse e di porre immediatamente fine a tali pratiche”, ha detto Throssell.

Indagini al confine

Il team dell’Onu che ha condotto le interviste è stato in Polonia dal 29 novembre al 3 dicembre scorsi. Alla squadra, inviata per indagare sulla crisi dei migranti al confine non è stato concesso l’accesso in parte neppure in Polonia: al team dell’ufficio per i diritti delle Nazioni Unite “non è stato permesso di entrare nell’area di confine riservata", ha denunciato ai giornalisti Throssell. "Esortiamo le autorità di entrambi i paesi a consentire l’accesso alle aree di confine per i diritti umani e gli attori umanitari, giornalisti, avvocati e rappresentanti della società civile e a fermare le pratiche che mettono a rischio i rifugiati e altri migranti”, ha poi detto la portavoce dell’Alto commissariato.

Polonia e Bielorussia dovrebbero inoltre condurre “indagini tempestive, indipendenti e approfondite, per garantire che le loro forze di sicurezza rispettino pienamente gli obblighi in materia di diritti umani”, ha aggiunto evocando la situazione disperata di migranti e rifugiati al confine. In migliaia si sono accampati in Bielorussia per settimane, spesso in condizioni difficilissime, sperando di entrare nell’Unione europea. I Paesi occidentali accusano la Bielorussia di aver facilitato l’afflusso di migranti come ritorsione alle sanzioni imposte al regime per la repressione dell’opposizione.


Alberto Pento
Non è un diritto umano ma un crimine contro l'umanità invadere o introdursi a forza (clandestinamente e illegalmente) nei paesi altrui con la forza, la violenza, l'inganno, il ricatto.
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Re: Invasione criminale della Polonia

Messaggioda Berto » lun gen 24, 2022 8:17 pm

16 Stati membri chiedono il fondo UE per la costruzione di recinzioni di confine
21 gennaio 2022

https://www.islamnograzie.com/16-stati- ... i-confine/

Oltre la metà degli Stati membri dell’UE vuole che l’UE finanzi recinzioni e barriere di confine, ma un alto funzionario dell’UE a favore della migrazione sta già respingendo la loro richiesta.

Su richiesta di Polonia, Lituania, Grecia e Austria, si è tenuto un incontro tra i ministri dell’Interno dell’UE dedicato alla gestione delle frontiere esterne dell’UE e dello spazio Schengen. Hanno partecipato delegazioni di 29 Stati membri, insieme al commissario europeo per gli affari interni Ylva Johansson e al capo di Frontex Fabrice Leggeri.

In una dichiarazione congiunta, 16 nazioni dell’UE hanno sollecitato modifiche al codice frontiere Schengen per inserire nella lista nera gli operatori dei trasporti coinvolti nel traffico di esseri umani e nella tratta di persone nell’UE. Hanno chiesto di ridurre gli “incentivi per l’immigrazione illegale” e di prevenire l’abuso del sistema di asilo.

Hanno detto che l’UE dovrebbe anche contribuire con “un adeguato sostegno finanziario” per le misure di protezione delle frontiere e la recinzione.

Il settimanale tedesco Der Spiegel ha riferito che la Commissione europea ha respinto il postulato per coprire i costi della costruzione di una barriera di difesa destinata a proteggere l’invasione dei migranti. Der Spiegel ha citato Ylva Johansson che aveva dichiarato dopo la riunione di Vilnius, che “se gli Stati membri vogliono costruire recinzioni, possono farlo, ma per molto tempo la Commissione ha mantenuto la posizione che non finanzierà muri o recinzioni con filo spinato”.

Durante la visita al confine lituano-bielorusso, Johansson ha osservato che spingere i migranti fuori dal territorio dell’UE era illegale.

“I respingimenti sono chiaramente illegali. Le persone hanno il diritto di chiedere asilo”, ha detto.

Il ministro degli interni polacco Mariusz Kamiński ha informato dopo l’incontro che le discussioni sono state sostanziali e produttive.

“Siamo stati in grado di elaborare un approccio comune per la maggior parte delle delegazioni che hanno preso parte alla conferenza”, ha affermato. “La maggior parte delle delegazioni riteneva che la questione delle frontiere esterne dell’UE fosse una questione comune; che le installazioni e gli esborsi finanziari pagati da paesi di frontiera come Polonia, Lituania e Lettonia, che difendono l’integrità dei nostri confini, stanno anche difendendo l’integrità delle frontiere dell’UE.”

La dichiarazione congiunta è stata firmata da rappresentanti di: Austria, Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia.
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