La magistratura è nel caos: rinviato il processo a SalviniAlberto Giorgi - Lun, 25/05/2020
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 65487.html Il processo al segretario della Lega per il caso Gregoretti sarebbe dovuto iniziare il 4 luglio. Causa Covid e causa chat dei magistrati, il dibattimento è stato posticipato a ottobre
Causa coronavirus e causa probabilmente le chat dei magistrati che hanno mandato in tilt il Csm, è stato rinviato a dopo l’estate il processo a Matteo Salvini.
Il dibattimento che vede l’ex ministro dell’Intero accusato di sequestro di persona per aver bloccato per quattro giorni lo sbarco degli immigrati a bordo della Gregoretti, sarebbe dovuto iniziare in data 4 luglio presso il tribunale dei ministri di Catania.
Ora, invece, la svolta, la cui motivazione ufficiale è il rallentamento della giustizia italiana per colpa della pandemia di coronavirus, che ha ulteriormente frenato il già lento e farraginoso meccanismo dei tribunali del Belpaese. Il processo, scrive La Repubblica, è stato posticipato a ottobre.
A differenza del caso Diciotti, quando l’allora governo gialloverde salvò il titolare del Viminale dal primo assalto giudiziario, per la nave della Guardia Costiera Italiana il Parlamento – a nuova maggioranza giallorossa – ha concesso l’autorizzazione a procedere nei confronti del segretario della Lega.
Peraltro, proprio in questi giorni, è atteso un nuovo e importante voto a Palazzo Madama. Quale? Quello della giunta immunità del Senato, chiamato a esprimersi su Salvini o meglio sulla richiesta di rinvio a giudizio per il caso di una terza nave, quella della Open Arms.
Questo della Open Arms rappresenta nei fatti un caso sostanzialmente analogo a quello della Diciotti e della Gregoretti, visto che l’ex ministro dell’Interno è accusato sempre di sequestro di persona "plurimo e aggravato" per non aver concesso lo sbarco immediato all’imbarcazione della Ong con circa centocinquanta migranti a bordo.
Sul processo a Matteo Salvini pesano le inquietanti chat dei magistrati, che vedono protagonista l’ex consigliere del Csm e toga Luca Palamara, scoperte da LaVerità, nelle quali i magistrati dicevano sostanzialmente che "Salvini ha ragione, ma va comunque attaccato".
Prende posizione Nunzio Sarpietro, presidente dell'ufficio del giudice dell'udienza preliminare, che si occuperà in prima persona del caso giudiziario che vede imputato il capo politico del Carroccio. "I nostri ruoli sono stati travolti dallo stop per l'emergenza coronavirus, ci sono migliaia di processi rinviati che hanno precedenza e ho dovuto spostare l'inizio del processo che vede imputato il senatore Salvini ad ottobre", ha spiegato a Rep, commentando il caso spinoso delle intercettazioni a Palamara e colleghi, e tranquillizzando il numero uno della Lega: "Stia tranquillo il senatore Salvini, avrà un processo equo giusto e imparziale come tutti i cittadini. Né io né nessun giudice che si è occupato di questo fascicolo abbiamo nulla a che spartire con Palamara. E sono d'accordo con lui: quelle intercettazioni tra magistrati sono una vergogna".
Open Arms: "Processare Salvini"
Veronica Alfonsi, coordinatrice per l'Italia della ong spagnola Open Arms, intervistata dall'Adnkronos, si augura che la giunta per le immunità di Palazzo Madama voti a favore dell'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini: "Noi ci auguriamo che la giunta voti per portare la decisione in Senato. In questo momento è ancora più importante tornare a raccontare quello che è accaduto ad agosto per ribadire che trattenere per giorni persone già provate fisicamente e psicologicamente su una nave, senza permettere loro di scendere, può portare a momenti di tensione e a scelte pericolose, oltre ad essere incostituzionale e a violare qualunque convenzione internazionale".
Magistrati eversori processate anche me che sono uno dei milioni di mandanti del Ministro dell'Interno Salvini, non sono leghista ma dopo 20 anni di non voto il 4 marzo del 2018 ho votato Salvini.
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9840908577 http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2826 L'invasione clandestina è un crimine contro l'umanità, la nostra umanità!
Migrare e invadere la casa e il paese altrui non è un diritto ma un crimine, ed è un dovere impedirlo
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2813 https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674Open Arms, no al processo a Salvini che ora cerca nuovi consensi su migranti e magistratura
26 maggio 2020
https://www.lastampa.it/politica/2020/0 ... 1.38891004È arrivato il primo verdetto sul caso Open Arms e Salvini è pronto a tentare il rimbalzo nei sondaggi che lo vede in picchiata. La Giunta per le Immunità del Senato ha respinto la richiesta del tribunale di Palermo di processare Matteo Salvini per il caso Open Arms. La votazione è finita 13 a 7.
Sono stati solo sette i voti contrari alla relazione e quindi favorevoli al processo: uno del Pd, uno di Leu, quattro su cinque del M5S e l'ex grillino Gregorio De Falco. No alla richiesta di autorizzazione a procedere, invece, dai cinque senatori della Lega, dai quattro di FI, dell'esponente di FdI e delle Autonomia Durnwalder: a questi si è aggiunto il voto della pentastellata Alessandra Riccardi e dell'ex grillino Mario Giarrusso. A cambiare gli equilibri complessivi sono stati i tre senatori di Italia viva che hanno deciso di non partecipare al voto. La parola finale spetterà comunque all'Aula, che entro fine giugno dovrà pronunciare il verdetto definitivo.
Open Arms, Salvini: "La giunta ha stabilito che ho fatto il mio dovere nell'interesse pubblico"
Il colpo di scena è arrivato in mattina con i senatori renziani che hanno annunciato il loro forfait in Giunta sul presunto «sequestro» dei 164 migranti imbarcati nella Open Arms. Il senatore Francesco Bonifazi ha spiegato che «Iv ha deciso di non partecipare al voto e di rimettersi all’aula: non c’è stato il tempo di fare un’istruttoria seria, come avevamo richiesto sia in questo caso che nella precedente vicenda Gregoretti. Dal complesso delle documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex ministro dell’Interno dei fatti contestati». In sostanza il premier Conte sapeva, seguiva e interloquiva con Salvini, come sostiene lo stesso Salvini.
Salvini sul caso Gregoretti: "Ve lo chiedo formalmente, mandatemi a processo."
Era così venuta meno la maggioranza che sulla carta aveva 13 voti. La differenza l’hanno fatto i grillini dissidenti diventati ago della bilancia. E Salvini li ringrazia per avere deciso «liberamente», senza che lui abbia chiesto nulla. Rimarcando che tutto il governo era d’accordo con la sua decisione di tenere a bordo i migranti, anche quella parte dei 5 stelle, da Conte a Di Maio, che ha sempre detto di non essere stata messa al corrente. «Era nel programma comune, era nell’azione del governo, erano blocchi concordati per svegliare l’Europa», sostiene il leghista che vince la prima mano della partita sulla vicenda dei migranti rimasti 19 giorni, dal 1 al 20 agosto dello scorso anno, al largo di Lampedusa.
Open Arms, l'appello del capo missione: "Queste persone devono essere sbarcate subito nel porto più vicino"
Era il periodo in cui l’ex ministro dell’Interno mieteva consensi, portando il suo Carroccio in versione nazionale a raggiungere vette di consenso attorno al 34%. Tempi lontani se si pensa che oggi nei sondaggi la stessa Lega è posizionata quasi dieci punti in meno, rimanendo comunque sempre il primo partito italiano. Ora l’ex ministro dell’Interno attende il voto dell’aula dove i numeri, sempre sulla carta, non dovrebbero essere a suo vantaggio, ma rimane sempre l’incognita su come si comporteranno Renzi e i suoi senatori.
Intanto Salvini esulta, ringrazia e mette in canna la sua artiglieria, per quanto spompata in questi tempi di lockdown e post-lockdown: sfruttare al massimo la vicenda del voto di oggi in giunta per rilanciare la sua immagine e quella del partito, puntando sulle due M: migranti e magistratura. Migranti per rinfrescare la memoria agli italiani che sono stati e sono molto sensibili alla lotta contro l’immigrazione clandestina e alle manieri forti; magistratura che lo perseguiterebbe, che chiede di processarlo, che vorrebbe colpirlo, divisa in fazioni politiche.
E qui gli vengono in soccorso le intercettazioni dell’ex pm Luca Palamara contro di lui e il mercato delle vacche in cui le correnti si dividono i posti per fare carriera. La bufera sulla magistratura e lo scandalo del Csm sono temi da cavalcare alla grande per il capo leghista. «MI aspetto che colui che comanda il Csm, ovvero il presidente della Repubblica Mattarella, lo sciolga perché dopo quello che abbiamo letto, qualche dubbio che la giustizia sia uguale per tutti viene e dunque serve una rinomina con un’estrazione a sorte per tagliare il sistema di potere della magistratura e dare fiato a tanti magistrati liberi». Dunque, il Csm andrebbe azzerato e quando il centrodestra andrà al potere, promette Salvini, verrà fatta «una vera riforma della giustizia in nome del popolo italiano».
Open Arms, migranti si tuffano in mare nel tentativo di raggiungere a nuoto Lampedusa
Parte quindi l’offensiva di Salvini per ritornare al centro della scena politica, risalire la china dei sondaggi con la strategia delle due M, migranti-magistratura, perfetto amalgama per tenere unito il centrodestra. In attesa che continui a calare anche il consenso di Conte del governo mano a mano che la crisi economica sarà sempre più acuta e l’inefficienza dello Stato e della burocrazia non consentirà di fare arrivare i soldi alle categorie sociali e alle imprese. «Questa settimana – annuncia il leghista – andremo alla sede dell’Inps per chiedere che tutti gli italiani che aspettano da mesi la cassa integrazione abbiano finalmente questo assegno nel conto corrente, per chiedere che nel decreto che verrà in discussione in Parlamento non siano garantite solo nove settimane».
Open arms sequestrata. Le minacce dei libici alla ong: "Dateci i migranti o vi uccidiamo"
L'armata buonista ora ''rosica'' per la trappola ''flop" su Salvini
Rosa Scognamiglio - Mar, 26/05/2020
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 65810.html Italia Viva nella bufera dopo l'astensione di voto per l'immunità a Matteo Salvini sul caso Open Arms: "Atteggiamento vergognoso"
Adesso l'armata buonista anti salviniana torna alla carica dopo lo stop inferto ai magistrati di Palermo che, con ogni forza, vorrebbero mandare a processo Matteo Salvini per il caso di Open Arms. I fan dell'immigrazione si sono, infatti, infuriati contro Italia Viva che oggi ha deciso di ''battere in ritirata'' astenendosi dal voto per l'immunità all'ex ministro dell'Interno.
Quello di questa mattina, in Giunta per le immunità, è stato un colpo di scena fuori programma. Con grande sorpresa, tre senatori di Italia Viva hanno preferito non partecipare alla votazione in Sala Koch di Palazzo Madama. A detta di Francesco Bonifazi, capogruppo dei fucsia, la vicenda che coinvolge il leader del Carroccio mancherebbe di un'istrutturia ''seria'' e, dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe ''emergere l'esclusiva riferibilità all'ex ministro dell'Interno dei fatti contestati". Sebbene la preferenza dei renziani sarebbe stata influente, in ogni caso, sull'esito della votazione, l'inattesa inversione di marcia scuote l'opinione pubblica e politica.
In realtà il voto dei renziani non si è rivelato fondamentale. A fare davvero da ago della bilancia sono stati infatti i voti della dissidente Alessandra Ricciardi e dell'ex grillino Mario Michele Giarrusso.
La reazione di Open Arms
"La decisione della Giunta di oggi segna una battuta di arresto verso l’accertamento della verità e verso l’affermazione di un principio inderogabile, alla base della nostra Costituzione e di qualunque Convenzione internazionale, che stabilisce l’inviolabilità della vita e della dignità delle persone, a prescindere dalla loro provenienza, dal loro sesso, dalla loro appartenenza politica o religiosa". È il commento a caldo della ong Open Arms dopo il voto su Matteo Salvini. "Ci auguriamo che il Senato voglia compiere una scelta diversa in un momento in cui è sempre più necessario affermare il diritto di tutti e tutte ad essere tratti in salvo se in difficoltà, a chiedere protezione, a ricevere accoglienza e cure, rispetto e gentilezza", dice Open Arms.
"Oggi che l’emergenza sanitaria ha portato il Governo italiano a chiudere nuovamente i suoi porti e a utilizzare navi private per la quarantena dei naufraghi, ribadiamo la nostra preoccupazione per scelte incomprensibili e pericolose - dicono - Non consentire infatti a persone già provate da abusi e violenza di scendere a terra nel più breve tempo possibile, può portare a comportamenti estremi, disperati, finanche alla morte come dimostra il tragico incidente accaduto qualche giorno fa, durante il quale un ragazzo tunisino ha perso la vita gettandosi dalla nave Moby Zazà". E ancora: "La nostra imbarcazione è oggi in cantiere per effettuare le riparazioni necessarie che le consentiranno di tornare presto nel Mediterraneo, quel tratto di mare sempre più mortale, diventato oggi l’emblema di un’Europa assente, dove migliaia di vite continuano a chiedere aiuto e sono invece respinte, ignorate, dimenticate".
"Oggi la Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato ha deciso di non accogliere la richiesta del Tribunale dei Ministri di Palermo di procedere avanti al Tribunale di Palermo nei confronti dell’ex Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio- si legge ancora nella Nota - La richiesta del tribunale si riferisce ai fatti accaduti ad Agosto del 2019, quando il nostro rimorchiatore, l’Open Arms, dopo aver soccorso 163 persone durante tre diverse operazioni di salvataggio, prima di raggiungere un place of safety rimase 21 giorni in mare, 7 dei quali di fronte alle coste di Lampedusa".
"In quei 21 giorni abbiamo ottenuto la sospensione del divieto di ingresso in acque territoriali con sentenza del Tar del Lazio (14 agosto), fatto sbarcare 28 ragazzi minorenni che viaggiavano soli per disposizione del Tribunale dei Minori di Palermo, richiesto e ottenuto ben 41 evacuazioni mediche", si legge in conclusione della nota.
L'indignazione di padre Alex Zanotelli
"Vergogna". A commentare con tono profondamente indignato il retrofront di Italia Viva sul caso Open Arms è padre Alex Zanotelli, missionario comboniano. "Resto sbigottito - dice all'Adnkronos - e l'unica parola che mi viene in mente è che i renziani si vergognino". Padre Zanotelli conosce da vicino sia il caso della nave Gregoretti che quello in questione della Open Arms: "So bene quello che è avvenuto e le sofferenze patite dai 150 migranti bloccati sulla nave". I renziani sostengono che l'ex ministro dell'Interno non sarebbe stato il solo responsabile e che è mancata una istruttoria seria: "I magistrati - osserva padre Zanotelli - hanno guardato bene dentro alla cosa. Io mi sono sempre augurato che Salvini andasse a processo e sarebbe la cosa più naturale che lui, da uomo di Stato, ora affrontasse il processo". Padre Zanotelli non si capacita del colpo di scena di Italia Viva: "Sapevo che tra i Cinque stelle c 'è una fronda che ha sempre difeso Salvini ma ora che sia Italia Viva a farlo mi lascia shoccato. Lo dicano i renziani se vogliono un governo Salvini. E grave che siano i renziani a salvare Salvini. E' possibile che abbiano cercato tutte le scuse per mettere i pali tra le ruote? Ma cosa vogliono fare? Rimango esterrefatto".
La reazione di Don Biancalani
"Sono deluso perché è mancato il coraggio di mettersi finalmente alle spalle una stagione di politiche dai tratti razzisti e sono deluso dai renziani per il venire meno del senso di giustizia", dice all'Adnkronos don Massimo Biancalani, ''il parroco dei migranti''. Osserva don Biancalani: "Non capisco il motivo per cui un ministro che si è preso la responsabilità di compiere un gesto di quel tipo nei confronti di immigrati sfuggiti ad ogni tipo di violenza e tortura, non debba ora prendersi le proprie responsabilità davanti a un giudice. Io sono basito e anche dispiaciuto che i renziani, astenendosi, non abbiano sentito venire meno il senso della giustizia". Ora la decisione passerà all'Aula: "Spero che nel secondo passaggio si abbia il coraggio per inaugurare una stagione libera da politiche razziste. Al momento c'è ancora tanta incertezza e poco coraggio", osserva don Biancalani. Il parroco dei migranti guarda con delusione al quadro politico che "in questi ultimi anni non ha avuto quel senso di responsabilità nella gestione di questo fenomeno drammatico che coinvolge persone che hanno sofferto, scappate da guerre, torture, uccisioni. Una situazione che dovrebbe essere governata da paese civile e così non è".
Il commento di Liberi e Uguali
"Il voto della giunta del Senato che ha negato l'autorizzazione a procedere contro l'ex ministro degli Interni Salvini per il caso della 'Open Arms' è un fatto molto grave. Italia viva, anche se la sua astensione non è stata determinante, si sta assumendo una responsabilità pesante". Lo afferma la senatrice di LeU Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto. "La Giunta e poi l'Aula - precisa la presidente De Petris -non sono chiamate a giudicare ma solo a consentire che a decidere sia, come per tutti i cittadini, la giustizia. Sottrarre un ex ministro alla magistratura sarebbe dunque inaccettabile. Mi auguro che in aula Italia viva cambi il suo voto permettendo così alla giustizia di seguire il suo corso".
La risposta di Italia Viva
"No, non abbiamo salvato Salvini. Un po' di matematica. La Giunta per le immunità del Senato ha approvato la relazione del presidente 13 voti a 7, Italia Viva conta 3 senatori all'interno della Giunta: i nostri non-voti non sono stati determinanti. Hanno votato con la destra l'ex grillino Giarrusso e una senatrice 5 Stelle". Lo scrive su facebook il presidente di Italia viva Ettore Rosato. "Il voto nella Giunta non è definitivo, serve solo a fornire un parere: sarà l'aula del Senato a decidere sul processo a Salvini come accaduto sui casi Gregoretti e Diciotti. Perché ci siamo astenuti? - aggiunge - Perché abbiamo scelto la strada della coerenza. L'istruttoria della Giunta è stata incompleta: abbiamo chiesto più volte di avere alcune informazioni (ad esempio, se la decisione sulla #OpenArms era stata assunta solo da Salvini o vi era stato un avvallo del Governo nella sua collegialità) che ad oggi non ci sono state fornite e che aspettiamo di ricevere entro la data del voto in Aula". "Garantisti non a giorni alterni - sottolinea Rosato - Siamo alternativi a Salvini, noi non siamo mai stati al governo con la Lega e non abbiamo condiviso con lui i decreti Sicurezza, la politica dei porti chiusi o le polemiche contro le Ong che salvano le vite in mare. Vogliamo sconfiggere Salvini sul campo della politica, non in una aula di tribunale: siamo garantisti anche con i nostri avversari".
Pure l'Onu smentisce la sinistra: "I migranti non sono profughi"
Paolo Bracalini
Mar, 26/05/2020
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 65683.html Il dossier: «La metà di loro aveva un lavoro in Africa, partono per cercare fortuna e mandare soldi ai parenti»
L'immigrazione illegale come «investimento» per il futuro. Così scrive l'Undp (United Nations Development Programme) presentando la ricerca The Scaling Fences: Voices of Irregular African Migrants to Europes, realizzata intervistando più di 3mila immigrati provenienti da 43 diversi paesi africani e stabilitisi in 13 paesi europei (ma quasi la metà degli intervistati vive in Spagna e Italia, cioè i due porti di arrivo per il 90% di loro).
Il dossier, anche se realizzato da un'organizzazione fortemente terzomondista e immigrazionista come le Nazioni unite, conferma in realtà le tesi opposte. Perché sfata la propaganda secondo cui gli immigrati scapperebbero da guerre, carestia e povertà in cerca di asilo politico, e quindi ci sarebbe il dovere morale di spalancargli le frontiere. La realtà che raccontano i diretti interessati, arrivati quasi tutti con i barconi attraverso le rotte gestite dalla criminalità organizzata, è completamente diversa. Non solo non scappano dalla fame nè dalle persecuzioni politiche, ma anzi la metà di loro stava discretamente bene nel paese di origine, il 49% aveva un lavoro, in molti casi uno stipendio maggiore e un livello di istruzione più alto della media dei connazionali. Il 50% degli immigrati che lavorava, alla domanda se guadagnasse a sufficienza per farcela in Africa, risponde positivamente, addirittura il 12% dice che era in grado anche di mettere via risparmi. «In Gambia avevo una vita confortevole, non eravamo ricchi ma i nostri genitori si sono assicurati che fossimo istruiti e curati» racconta Mahmadou. E allora perché pagano cifre elevate per mettersi in viaggio, rischiando anche la pelle? Risponde Aziz, dal Senegal: «Alla fine tutti vogliamo le stesse cose nella vita: buona salute, lavori dignitosi, opportunità per le nostre famiglie e per noi stessi. E poiché molte persone non sentono di averle in Africa, vengono in Europa». Insomma migranti economici, puri e semplici. «La ricerca dimostra che quelli che sono partiti stavano relativamente meglio rispetto ai loro coetanei» si legge nel rapporto. Quali sono le più importanti motivazioni che ti hanno spinto a partire per l'Europa? chiedono ai migranti intervistati. Il 60% risponde «lavoro/mandare soldi a casa», il 18% «famiglia, amici», l'8% «istruzione», ma nessuno accenna a situazioni di pericolo in patria o di essere stato costretto.
Il loro è appunto un «investimento», anche consistente, mediamente di 2700 dollari, finanziati spesso dai parenti, per farsi portare illegalmente in Europa e poi, una volta lì, cercare un lavoro, una fonte di reddito, e quindi mandare soldi alle famiglie in Africa, gli «investitori» nel viaggio che quindi si attendono degli utili, un «return on investment» (Roi) scrive l'Onu utilizzando una espressione finanziaria. Il valore delle «rimesse» che il parente immigrato in Europa riesce a mandare a casa (lo fa il 78%) richiederebbe «40 anni per generare un'equivalente posizione economica in patria», scrive l'Onu. Quindi il ritorno dell'investimento, per quanto rischioso, è estremamente allettante. La migrazione clandestina può rappresentare «un salto di una generazione in termini di mobilità sociale». La ricercatrice Anna Bono, esperta di Africa, è stata la prima in Italia a spiegare che è la classe media africana, urbanizzata e tutto sommato benestante, a partire per l'Europa. «I risultati della indagine dell'Undp parlano chiaro - commenta su La Bussola Quotidiana -. Confermano che centinaia di migliaia di africani hanno raggiunto l'Europa illegalmente e per non essere respinti hanno mentito sostenendo di essere profughi in fuga da guerre e persecuzioni».
Palamara è la punta di un iceberg che rivela una democrazia illiberale e bloccata
Lucio Leante
26 maggio 2020
http://www.opinione.it/editoriali/2020/ ... ini-craxi/ Le verità emerse dalle intercettazioni di un magistrato influente, Luca Palamara, e di alcuni giornalisti, non possono essere minimizzate e ridotte ad un caso patologico circoscritto. Esse sono solo la punta di un iceberg sotterraneo che rivela non solo un mercato di posti e di carriere tutt’altro che meritocratico, ma anche la reale esistenza (sempre negata) di un “partito dei giudici” (in specie dei Pm), diviso in correnti e partitini, nonché quella (anch’essa sempre negata) di un “circo mediatico-giudiziario”. Il loro “combinato disposto” inficia la natura stessa della democrazia italiana che appare ormai chiaramente come una democrazia – almeno in parte – illiberale e bloccata. Nell’insieme il fenomeno mette in questione non solo la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario italiano, ma anche la tenuta democratica del sistema politico.
La risposta delle istituzioni deve essere quindi adeguata alla gravità e profondità del fenomeno canceroso che sta emergendo e rende necessaria ed urgente non solo una riforma del sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura ma anche una riforma generale del sistema giudiziario che metta il cittadino al riparo degli arbitri di una magistratura (soprattutto quella requirente) fuori controllo, ma anche il sistema politico italiano da un blocco di potere politico-mediatico-giudiziario che mira ad esercitare (e ha mostrato di poterlo fare) un potere di veto su chi possa governare l’Italia e chi no. Basti ricordare che due governi italiani (quello di Silvio Berlusconi nel 1995 e quello di Romano Prodi nel 2008 caddero per inchieste giudiziarie rivelatesi poi improprie e forse anche politicamente “orientate”. Che si tratti solo della punta di un iceberg è facilmente deducibile da una semplice constatazione di buon senso: se l’intercettazione di un solo magistrato influente (capo di una corrente di magistrati) ha fatto emergere una tale messe di interessi politico carrieristici, si può immaginare cosa sarebbe emerso se ad essere intercettato non fosse stato il solo Palamara.
Che la credibilità della magistratura, dei suoi provvedimenti e delle sue sentenze e del diritto stesso ne esce seriamente inficiata è deducibile dal fatto che quelle intercettazioni mostrano come vi siano magistrati che considerano il diritto una maschera che nasconde altre logiche o come un elastico che si può estendere e piegare ad arbitrio del magistrato. È questa la conclusione logica del fatto che un magistrato possa dire quel cittadino (poco importa per il momento che nell’intercettazione parlasse di Matteo Salvini) “va attaccato, anche se ha ragione”. “Ma che dite?”, si è detto sempre a chi parlava della giustizia italiana come di una “lotteria” e a chi parlava di “partito dei giudici” (dei Pm in particolare) e di “circo mediatico-giudiziario”. “Bisogna avere fiducia nella magistratura”, ci si diceva. E anche: “I magistrati fanno semplicemente il loro lavoro: lasciateli lavorare in pace”. “La giustizia deve fare il suo corso – si aggiungeva – e alla fine trionfa sempre”.
Ebbene oggi quelle frasi non possono più essere proferite: appaiono come retoriche difese d’ufficio, semplici e risibili tartuferie ed anzi uno sberleffo offensivo alla ragione, al buon senso e alla verità. Il “re-magistrato” è ormai nudo. Che le intercettazioni mostrino che la democrazia italiana ha assunto il carattere precipuo di una democrazia illiberale, risulta chiaro dal fatto che tale definizione merita quella democrazia, in cui pur svolgendovisi libere elezioni, uno dei poteri dello stato travalichi dai suoi limiti e sconfini e usurpi potestà proprie degli altri poteri dello Stato, a maggior ragione se addirittura si sovrapponga alla sovranità popolare. I democratici italiani, e persino alcuni liberali, alla ricerca costante di un Mussolini di turno, si sono abituati a tenere d’occhio solo le estroflessioni del potere esecutivo. Si sono resi così meno sensibili alle improprie estroflessioni del potere giudiziario. Questo spiega in parte perché le ipertrofie del potere giudiziario, pur divenute già alla fine del secolo scorso particolarmente acute, non abbiano trovato e non trovino nella stampa liberaldemocratica e nell’opinione pubblica italiana una adeguata reazione di contrasto.
Si è trattato di estroflessioni verso i domini di tutti gli altri poteri dello stato: da quello parlamentare a quello esecutivo, nella sfera amministrativa e persino in quella dei servizi segreti. Il partito dei magistrati ha tenuto ad affermare ed estendere il suo potere dovunque. Chi è interessato potrà trovare una documentazione nel libro Magistrati scritto dall’insospettabile Luciano Violante. Non si tratta di un fenomeno nuovo. C’è stato chi da tempo ha denunciato – come l’ex presidente Francesco Cossiga – l’emergere di un potere autocratico della magistratura politicizzata, non controllata da alcun altro potere dello Stato e pertanto tecnicamente irresponsabile e “Superiorem non recognoscens”. C’è stato chi ha rilevato che indipendenza e l’autogoverno della magistratura non possono significare in una democrazia liberale un’assoluta irresponsabilità e una restaurazione dell’arbitrio del principe, in veste di magistrato; c’è stato chi ha rilevato le aporie dell’obbligatorietà dell’azione penale e dell’unità delle carriere tra magistratura requirente e giudicante. C’è stato chi ha parlato per l’Italia di “Repubblica delle procure” e di “democrazia giudiziaria”.
Sono state denunce cadute nel vuoto per il potere di interdizione che la magistratura politicizzata ha mostrato di possedere, anche grazie al complice e suicida comportamento della sinistra politica, in cerca di supplire, con il potere giudiziario supposto amico, alle sue insufficienze. Ora che quel potere ha dimostrato la sua “autocrazia” ed autoreferenzialità, una parte (solo una parte) della sinistra politica se ne pente, ma sembra ormai troppo tardi. Che infine quelle intercettazioni mostrino che la democrazia italiana è una democrazia bloccata risulta evidente dal fatto che tale deve essere considerata quella democrazia in cui per qualche ragione vi sia una più o meno sotterranea ed occulta “Conventio ad excludendum” contro una delle parti politiche in competizione ritenuta a torto o a ragione “impresentabile” o “anti–sistema”.
Si tratta di un tacito patto tra forze diverse (politiche, giudiziarie, mediatiche, burocratiche ed economiche) che convengono sull’ obbiettivo comune di fare di tutto per impedire l’accesso al potere di governo delle forze politiche da escludere o per destabilizzare lo stesso governo quando quelle forze per avventura riescano ad accedere al potere. Contro di esse, ed in particolare contro i suoi leader, ritenuti a torto o a ragione “anti-sistema”, agisce una sorta “fattore K” (copyright di Alberto Ronchey, per chi ricorda) di esclusione, della stessa specie di quello che agiva contro il Pci, che, negli anni della guerra fredda, anti-sistema lo era per davvero, per le sue mai interrotte relazioni pericolose con l’Urss, avversario principale strategico della Nato e quindi dell’Italia. Un analogo fattore di esclusione agì contro Bettino Craxi negli anni ‘80 e primi ‘90 del secolo scorso, e così pure contro Silvio Berlusconi negli anni successivi e così oggi avviene in particolare per Matteo Salvini ritenuto un leader xenofobo, cripto-fascista e anti-sistema in quanto sovranista anti-europeo e in cerca di “pieni poteri”.
Di solito il primo stigma che viene attribuito agli avversari è quello di essere dei “fascisti in pectore”. A tale fine giova molto quella koinè del politicamente corretto che è l’antifascismo metafisico e immaginario. Quando non funziona lo stigma antifascista ed anti razzista, in subordine diventa rilevante lo stigma “dell’anti–sistema”. Sorvoliamo qui sul fatto che sia Craxi, sia Berlusconi, sia Salvini, non abbiano fatto molto per non attirare su di sé il marchio di essere, chi in un modo chi in un altro, delle “pecore nere anti-sistema”. In una certa misura molti leader politici sembrano affetti da una sindrome autolesionista. In ogni caso è certamente vero che se in un altro Paese a regime democratico liberale le intercettazioni di un solo magistrato influente avessero scoperchiato un immondo verminaio di scambi occulti di cariche nella magistratura; se avessero fatto sorgere il sospetto che in quel Paese il diritto fosse divenuto una lotteria per tutti; e che la magistratura fosse divenuta un potere preponderante e per di più “Superiorem non recognoscens” perché non controllato da alcun altro potere esterno ad essa e perciò tecnicamente “irresponsabile”; e se fosse emerso che in quel Paese agisse un blocco di potere occulto tale da farne una democrazia illiberale e bloccata; se tutto questo fosse emerso le reazioni sarebbero state molto più vaste e profonde di quelle che si vedono in questi giorni in Italia. Sarebbero state aperte inchieste parlamentari e giudiziarie. In Italia, invece, non avviene nulla di tutto ciò. I grandi giornali riducono la vicenda ad un trafiletto.
Il Parlamento ha altre rogne da grattare. Tutto viene ridotto ad una patologia eccezionale che riguarda uno o pochi magistrati. In un altro Paese probabilmente il capo dello Stato convocherebbe una sessione straordinaria (magari “informale” come fece nell’aprile del 1992 Francesco Cossiga in difesa di Giovanni Falcone) del Consiglio superiore della magistratura per accertare le dimensioni del fenomeno e per cominciare a porvi rimedio. Forse interverrebbe solennemente con un messaggio alle Camere perché il Parlamento costituisse una commissione di inchiesta sulle deviazioni della magistratura organizzata. Una riforma del sistema giudiziario italiano è, infatti, ormai necessaria ed urgente. Così pure sembra improcrastinabile una riforma del sistema elettorale dei membri togati nel Csm che elimini le correnti con un sorteggio in prima battuta (tra i magistrati di Cassazione) dei candidati (tra cui eleggere in seconda battuta i membri togati del Csm da parte di tutti. Non bisogna lasciarsi sfuggire l’occasione per fare le necessarie riforme della giustizia in Italia.
LO SVILUPPO È POSSIBILE SOLO GRAZIE ALLA LIBERTÀ
27 maggio 2020
Enzo Trentin
https://blogdiet.wordpress.com/2020/05/ ... a-liberta/ La libertà come valore guida non è benessere, né partecipazione sociale, né duro lavoro, né buona istruzione, e nemmeno giustizia. L’inequivocabile senso fondamentale della libertà è l’assenza di costrizione e lo sprone all’attività individuale. Potremmo utilizzare queste parole per stigmatizzare le discutibili disposizioni del governo giallo–fucsia a contrasto del Covid-19.libertà-1
Amartya Sen, premio Nobel per l’economia, in altra occasione ha tentato una analisi. Egli pone il duplice interrogativo: qual è l’obiettivo dello sviluppo economico e sociale? E con quali presupposti lo sviluppo ha un esito felice? A entrambe queste domande egli risponde: la libertà, o meglio – e la distinzione è importante – le libertà. Secondo questa concezione, lo sviluppo è «un processo di espansione delle libertà reali di cui godono gli esseri umani» [Amartya Sen, Development as Freedorn, Oxford 1999, p. 36 – trad. it. Lo sviluppo è libertà, Milano 2000, p. 41]. Dunque la libertà svolge da una parte un ruolo costitutivo, ossia dal suo incremento si misura il successo dello sviluppo; dall’altra, ha un ruolo “strumentale”, ossia lo sviluppo è possibile solo grazie alla libertà, o più precisamente a determinate “libertà”. Qui si pensa sempre anche alla ben nota tesi di Sen, secondo cui le carestie catastrofiche non si verificano quasi mai nei paesi liberi, in particolare in quei paesi che godono di libertà di stampa e di opinione, perché essi in sostanza si fondano non già sulla disponibilità di viveri, bensì sull’accesso a questi, e quindi sui diritti degli interessati, che diventano efficaci in condizioni di libertà [Amàrtya Sen, Poverty and Famines. An Essay on Entitlernent and Deprivation, Oxford 1997].
Detto en passant: l‘autorevole associazione internazionale Reporters Sans Frontiers colloca l’Italia al 41 esimo posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, scendendo di 1.29 punti rispetto al 2019. Ghana, Sud Africa, Burkina Faso, Botswana, sono solo alcuni dei paesi dove vi è una maggiore libertà di stampa rispetto all’Italia. E questo ci conduce alla qualità di molti lettori. Si sa che le critiche non piacciono a nessuno; ma certi sedicenti indipendentisti veneti si lamentano delle critiche rivolte alla scarsità delle loro proposte politico-istituzionali e gradirebbero una maggiore benevolenza, in ciò non considerando che questo tipo di giornalismo è esattamente quello proposto dai Deep Pockets (letteralmente tasche capienti) che essi disprezzano.
La libertà e l’eguaglianza segnano due diversi modi di considerare i rapporti sociali. Chi vuole anzitutto l’eguaglianza, perde spesso per strada la libertà. Vale sicuramente anche il contrario. Dovremmo invece riflettere sul fatto che in realtà la diseguaglianza è un elemento della libertà. Una società libera lascia molto spazio alle differenze tra gli uomini, e non solo a quelle di carattere, ma anche a quelle di grado. La diseguaglianza non è più compatibile con la libertà quando i privilegiati possono negare i diritti di partecipazione degli svantaggiati, ovvero quando i danneggiati restano nei fatti del tutto esclusi dalla partecipazione al processo sociale, economico e politico. A ciò esiste un solo rimedio, la dotazione elementare garantita a tutti. In essa rientrano i diritti fondamentali di tutti i cittadini, ma anche un livello di base delle condizioni di vita, e la prestazione di certi pubblici servizi accessibili a tutti.
Edward Luttwak è nato in Romania (1942) da una famiglia ebraica che dopo la seconda guerra mondiale si rifugiò in Italia per scappare dai sovietici. Durante la sua infanzia Luttwak ha vissuto a Palermo e poi a Milano. Per questo ha mantenuto per l’Italia un interesse e un’attenzione costanti, anche diventando un esperto di geopolitica di fama internazionale. È anche un economista, politologo e saggista naturalizzato statunitense, conosciuto per le sue pubblicazioni sulla strategia militare e politica estera, esperto di politica internazionale e consulente strategico del Governo degli Stati Uniti. Per una parte della sua saggistica, alcuni lo considerano “l’ideologo” vincitore della cosiddetta terza guerra mondiale. Quella contro il comunismo.
In una recente intervista rilasciata la periodico Affari Italiani, dal titolo: “L’Italia è in crisi perché è prigioniera di una casta” [
https://www.affaritaliani.it/politica/l ... 66031.html ] dichiara tra l’altro:
«Secondo le statistiche tra i 196 Paesi del mondo l’Italia è il numero 8 per ricchezza totale. L’Italia è uno dei Paesi più ricchi del mondo eppure deve andare in giro come un mendicante perché è occupato da una casta. Questa è la ragione del perché lo Stato italiano non può funzionare. E non può funzionare a causa del sistema legale che è il sistema nervoso dello Stato. Ogni volta che qualcuno ha cercato di riformare questo sistema legale italiano, per aver una magistratura europea, viene bloccato dai magistrati che aprono un qualche processo contro di te o un parente”. […] In Italia non c’è giustizia. L’Italia è un Paese occupato da caste. E la principale casta è quella dei magistrati, uno dei corpi più lenti e improduttivi del mondo. Qualcuno non ti paga, tu lo porti a processo, lui perde, va in appello, riperde, va in appello di nuovo, poi va in Cassazione e il giudice della Cassazione non scrive la sentenza per un anno, per due anni, per tre anni. È successo. Se il poveretto che non è stato pagato ormai da 15 anni chiede al suo avvocato di fare una protesta, di fare qualcosa questo gli risponderà “per carità”. Poi il magistrato andrà in pensione e un altro giudice prenderà l’incarico e rivaluterà gli atti. Come può funzionare uno Stato così?»
E infatti, dallo stesso giornale [
https://www.affaritaliani.it/puglia/arr ... refresh_ce ] apprendiamo che non c’è solo il “Caso Palamara” con le indagini a carico del capo dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati, il sindacato dei magistrati), indagato per corruzione e per interferenze nelle nomine di altri magistrati che non sono ancora terminate; c’è anche il caso del PM Capristo, della Procura di Taranto, ultimo arrestato in ordine cronologico con le accuse di truffa e corruzione, che si aggiungono a quello del PM di Siracusa Giancarlo Longo condannato a 5 anni per corruzione e quello di Antonio Savasta ex PM di Trani a processo sempre per corruzione su cui pende la richiesta di 10 anni di reclusione. E chissà cos’altro che ci è sfuggito.
È chiaro come questo rapporto Stato-Cittadino sia disallineato, e svantaggioso sia per la libertà, come per un corretto esercizio della democrazia. Comprensibile quindi che ci sia una parte della cittadinanza che anela all’indipendenza di parte dei popoli e dei territori che oggi sono identificati come Italia e italiani. Ci sono quindi degli indipendentisti che nei loro rapporti politici hanno scoperto di aver rinnegato il cuore stesso dell’etica professata dallo Stato italiano. Per dirla con una battuta di Woody Allen: «I politici italiani hanno una loro etica. Tutta loro. Ed è una tacca più sotto di quella di un maniaco sessuale» il salvataggio del Ministro [
https://www.ilmessaggero.it/politica/bo ... 37092.html ] Alfonso Bonafede sembra esserne un esempio, considerato che avrà una contropartita per Matteo Renzi e i suoi salvatori-sodali di Italia Viva.
Un’etica è un quadro di riferimento, o un principio guida, spesso di natura morale. Le persone con una forte etica del lavoro credono che il duro lavoro sia una buona cosa in sé. Un’etica sociale può includere “trattare le persone come vorremmo che loro ci trattassero”. L’etica può riferirsi anche alle regole morali che si seguono Curruzionenella vita. Per esempio potreste dire: «Imbrogliare non fa parte della mia etica personale.» In questo modo tutti sapranno che siete una persona irreprensibile e non si aspetteranno mai di essere truffati da voi. Come diceva il defunto Cardinale Carlo Maria Martini: «Il livello di allarme si raggiunge quando lo scadimento etico della politica non è neppure più percepito come dannoso.»
Tuttavia ci sono anche dei sedicenti indipendentisti dalla psiche disturbata che non possono assistere al trionfo dei loro istinti più bassi e contemporaneamente essere in pace con se stessi. Per raggiungere questa pace, hanno razionalizzato le cose sostenendo che il mandato di rappresentanza che ottengono attraverso il voto, non è vincolante; e nemmeno si rendono conto che ciò è in contrasto con l’istituto stesso della rappresentanza. Questo tipo di etica sociale è razionalmente inspiegabile e moralmente ingiustificabile. Infatti, se l’elettore vota un rappresentante perché convinto della bontà del suo programma politico, o perché vede nel rappresentante stesso la possibilità di perseguire dei propri fini politici, e l’eletto esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato, è la stessa democrazia rappresentativa che ne viene incrinata.
Dovremmo anche imparare che il gemello inseparabile dell’ingiustizia politica è l’ingiustizia economica. I sistemi della segregazione, per esempio, finiscono con lo sfruttare il negro tanto quanto il bianco povero. Attraverso queste esperienze si deve accrescere la profonda consapevolezza delle varie forme di ingiustizia della nostra società.
La nostra società va modificata, perché oltre ad essere profondamente ingiusta, tende a premiare la “disinvoltura” e i “disinibiti”. Per esempio, nel corso della campagna elettorale per le regionali del Veneto del 2015, ci fu un candidato che percorse il territorio in lungo e in largo dichiarando a gran voce d’essere l’unico ex Consigliere che aveva rinunciato al vitalizio. Non era vero. Oltre al consigliere regionale di Idv Gennaro Marotta ad aver rinunciato all’assegno pensionistico del Consiglio regionale risultarono essere anche Alessio Morosin, consigliere regionale della Liga Veneta nella sesta legislatura (1995-2000), e Andrea Causin, consigliere regionale del Pd (2005-2013).
Insomma, come andiamo da tempo segnalando, il campo indipendentista ha delle enormi potenzialità, ma sinora ha dimostrato scarse capacità di proposte politico-istituzionali innovative e tendenti alla libertà.
Gennaro Marotta dichiarò [
http://www.veniceonair.com/consigliere- ... italizio/# ]: «Ritengo che non sia tollerabile, soprattutto in politica, un diritto che appare ai più un privilegio: a fronte di 1 euro di contribuzione versata, un consigliere regionale oggi matura un trattamento pensionistico che vale sei volte tanto.» Tutti i rinunciatari al vitalizio, in ogni caso passarono all’incasso delle trattenute operate in busta paga nel corso della legislatura. Cosa che, per esempio, non può fare quel semplice cittadino che ha versato contributi all’INPS, senza aver raggiunto il minimo pensionabile.
Insomma, come andiamo da tempo segnalando, il campo indipendentista ha delle enormi potenzialità, ma sinora ha dimostrato scarse capacità di proposte politico-istituzionali innovative e tendenti alla libertà.