Magistratura criminale ed eversiva, caso Salvini

Magistratura criminale ed eversiva, caso Salvini

Messaggioda Berto » dom mar 21, 2021 5:22 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Magistratura criminale ed eversiva, caso Salvini

Messaggioda Berto » dom mar 21, 2021 5:22 am

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Re: Magistratura criminale ed eversiva, caso Salvini

Messaggioda Berto » dom mar 21, 2021 5:23 am

L'inchiesta flop sull'Eni spacca la Procura di Milano
La sconfitta fa esplodere i contrasti, lite in chat tra le toghe. E viene zittito il capo: "Non ci prendere in giro"
Luca Fazzo
Sab, 20/03/2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1616258111

Non era mai accaduto che un processo spaccasse così frontalmente la Procura di Milano. E non era mai accaduto che un capo della Procura si sentisse rivolgere, nel pieno del brusco scambio di opinioni, l'invito che viene mandato giovedì mattina a Francesco Greco da uno dei suoi pm: «Francesco, non ci prendere in giro».

Al centro di tutto c'è il processo più importante condotto in questi anni dalla Procura milanese, e culminato mercoledì scorso nella sua sconfitta più cocente, l'indagine sulle tangenti che l'Eni avrebbe pagato in Nigeria per ottenere lo sfruttamento del giacimento Opl245. L'Eni e i suo top manager Paolo Scaroni e Claudio Descalzi sono stati assolti con formula piena dopo un processo durato tre anni, e dopo la richiesta di otto anni di carcere avanzata per Scaroni e Descalzi dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale.

Una botta epocale, che ha portato alla luce divisioni che forse un esito diverso avrebbe tacitato. Così ieri il gruppo WhatsApp interno alla Procura milanese diventa l'arena per uno scontro senza precedenti e senza timori reverenziali. A monte ci sono le risorse e l'ostinazione con cui De Pasquale ha formulato una indagine di formidabile visibilità mediatica ma in cui fin dall'inizio le prove concrete sono apparse inafferrabili. A peggiorare il clima, le divisioni interne alla Procura sulla scelta di attaccare il presidente del tribunale che stava processando l'Eni, accusato di essere troppo innocentista.

A dare il via alla polemica è un sostituto procuratore che posta sul gruppo la copia dell'articolo di Mattia Feltri, apparso all'indomani della sentenza sulla prima pagina della Stampa, intitolato semplicemente «La mania», che spiega che in tutto il mondo le imprese strategiche vengono protette dalle inchieste, «mentre da noi gli inquirenti fanno quello che vogliono, e non le proteggiamo nemmeno dalla mania del sospetto».

È un articolo di tale asprezza che nella Procura di una volta, o riferito a un altro processo, avrebbe suscitato l'esecrazione generale. Invece viene divulgato, e iniziano i commenti. Alcuni critici, alcuni no. Al punto che deve scendere in campo Francesco Greco con un lungo post, rivendicando per intero l'inchiesta di De Pasquale, ricordando che l'azione penale è obbligatoria e che perseguire la corruzione internazionale è una indicazione che viene anche dall'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo. Ma il dibattito non si ferma. Lo stesso De Pasquale interviene a propria difesa pubblicando su WhatsApp la memoria d'accusa depositata al processo Eni, invitando i colleghi a documentarsi.

Ma ormai il sasso è lanciato. «A volte non si può stare zitti a costo di perdere la propria dignità. Ma di cosa state parlando? Vi siete mai chiesti cosa pensano i cittadini africani di questa situazione? Francesco per piacere non prenderci in giro, io so quello che è successo e un giorno andrà detto fino in fondo». Una pm scende in campo in difesa di Greco e si vede definita «dama di compagnia come tanti». E poi: «Il problema non è il terzomondismo ma quello che è successo in questo processo. Di questo un giorno dovremo discutere, non di Ocse o convenzioni internazionali».




La mania di Mattia Feltri
18 marzo 2021
https://www.lastampa.it/topnews/firme/b ... 1.40039407
L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, e il suo predecessore, Paolo Scaroni, sono stati assolti dal tribunale di Milano dall’accusa di corruzione internazionale, e con loro tutti gli altri imputati.
Il fatto non sussiste, dice la sentenza, ovvero non sussiste la tangente da un miliardo abbondante di euro versata, secondo la procura, alle autorità nigeriane per i diritti di esplorazione di un blocco petrolifero.



OCSE – La corruzione nelle transazioni internazionali
Maeci

https://www.esteri.it/mae/it/politica_e ... /ocse.html

La Convenzione
Gli obiettivi
L’applicazione in Italia della Convenzione
Consigli alle imprese operanti all’estero(presentazione Powerpoint®)
Advice on preventing bribery for companies operating abroad

La Convenzione

Il fenomeno della corruzione nelle transazioni economiche internazionali rappresenta un ostacolo rilevante allo sviluppo sostenibile e all’affermazione della democrazia. Il suo effetto può essere devastante per la crescita economica provocando anche distorsioni della libera concorrenza. La lotta alla corruzione rappresenta una delle principali sfide per la crescita globale.

La consapevolezza della necessità di avviare un’azione a livello internazionale si è concretizzata nell’adozione di uno strumento normativo da parte dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, la “Convenzione OCSE sulla lotta alla Corruzione dei Pubblici Ufficiali stranieri nelle transazioni internazionali”, che rappresenta un utile meccanismo di monitoraggio e sostegno ai Paesi aderenti.


La suddetta Convenzione, redatta a Parigi il 17 dicembre 1997, è entrata in vigore il 15 febbraio 1999. Essa vuole fornire un più ampio quadro giuridico in materia di corruzione ed è vincolante per gli Stati aderenti (anche non membri dell’OCSE), in quanto soggetta a ratifica. La Convenzione ha introdotto disposizioni profondamente innovative, dal momento che all’epoca della conclusione dell’Accordo in quasi tutti i Paesi OCSE la corruzione di pubblico ufficiale straniero non integrava gli estremi di reato. Così avveniva, ad esempio, nel nostro ordinamento, nel quale i concetti di pubblico ufficiale e di incaricato di pubblico servizio non potevano che riferirsi al nazionale italiano.

L’articolo 12 della Convenzione prevede un complesso meccanismo di controllo sul rispetto degli obblighi, assunti dagli Stati aderenti con la ratifica, affidandone la funzione di monitoraggio al Gruppo di lavoro per la lotta alla corruzione degli ufficiali pubblici stranieri nelle transazioni economiche internazionali (Working Group on Bribery).

Il meccanismo di verifica si incentra sullo strumento delle “peer review” (esame tra pari). La prima fase consiste nella valutazione, generica, del grado di adattamento delle legislazioni nazionali alla Convenzione. L’esame di fase II, invece, si incentra sul giudizio espresso dai valutatori OCSE in relazione all’effettiva applicazione dell’Accordo, nel Paese esaminato, sotto il profilo legislativo, amministrativo e regolamentare. In tale ottica, “i soggetti firmatari hanno modificato le proprie legislazioni rendendo perseguibile penalmente la corruzione di pubblici ufficiali stranieri nei territori degli Stati aderenti”.

L’azione dell’OCSE contro la corruzione internazionale prosegue con il monitoraggio relativo all’effettiva attuazione, da parte degli Stati membri, delle disposizioni contenute nella Convenzione. Tale ciclo ha tre obiettivi prioritari: esaminare i progressi fatti dagli Stati parte rispetto alle raccomandazioni di Fase 2; analizzare eventuali modifiche della normativa interna che rilevano ai fini dell’applicazione della Convenzione e delle successive raccomandazioni; verificare gli i passi compiuti sul piano dell’enforcement.

Gli obiettivi

La Convenzione mira a reagire ad un fenomeno giudicato inaccettabile, imponendo agli Stati aderenti di considerare reato per le persone fisiche e giuridiche la corruzione di pubblici funzionari stranieri per ottenere indebiti vantaggi nel commercio internazionale (esportazioni, appalti, investimenti, autorizzazioni, ecc.).

E’ importante sottolineare che la Convenzione OCSE e le relative norme di attuazione, incluse quelle penali, emanate dall’Italia e dagli altri Stati aderenti, non si limitano a perseguire la corruzione dei funzionari di altri Stati membri ma si estendono, senza vincolo di reciprocità, alla corruzione di pubblici ufficiali di qualsiasi paese del mondo. Un atto di corruzione, cioè l’offerta, la promessa o il pagamento di una somma o di un’altra utilità non dovuta, anche in natura, è considerato quindi un reato perseguibile in Italia, qualunque sia la cittadinanza del funzionario corrotto e l’organizzazione statale o internazionale cui questi appartenga. La Convenzione OCSE mira per altro ad esercitare anche un’efficacia preventiva e dissuasiva a sostegno delle imprese. Preventiva nel senso di sollecitare le imprese che operano sui mercati internazionali ad astenersi dal porre in essere, nei Paesi in cui operano, pratiche che possano configurare il reato di corruzione. Dissuasiva nel senso di consentire alle imprese di resistere meglio a richieste illecite, invocando il divieto, ora penalmente sanzionato in tutti i Paesi industrializzati di origine, di pagare somme di denaro o altre utilità non dovute.

L’applicazione in Italia della Convenzione

Dal 4 luglio 2001 sono pienamente efficaci in Italia le norme anche penali introdotte dal nostro paese in esecuzione della Convenzione dell’OCSE. Più precisamente, da tale data è in vigore il Decreto legislativo 8 giugno 2001, n°231 che disciplina la responsabilità amministrativa delle società per i reati di corruzione sia interna che all’estero, emanato in forza della delega al Governo disposta dall’art.11 della Legge 300/ 2000. Comunque già dal 25 ottobre 2000 è in vigore l’articolo 322-bis del codice penale (introdotto dalla legge di ratifica ed esecuzione della predetta Convenzione del 29 settembre 2000, n°300 all’art.3) che modifica le disposizioni degli artt.321 (Pene per il corruttore) e 322 (Istigazione alla corruzione), secondo comma, del codice penale prevedendo che dette disposizioni si applichino anche “a persone che esercitano funzioni o attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio nell’ambito di altri Stati esteri o organizzazioni pubbliche internazionali, qualora il fatto sia commesso per procurare a sé o ad altri un indebito vantaggio in operazioni economiche internazionali”. Inoltre, anche in ottemperanza alle raccomandazioni dell’OCSE, il 28 novembre 2012 è entrata in vigore la Legge n. 190 del 6 novembre 2012, “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità” nella pubblica amministrazione, cosiddetta “legge anticorruzione”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 265 del 13 novembre 2012.

La lotta alla corruzione è uno degli ambiti in cui la collaborazione dell’Italia con l’OCSE si è maggiormente sviluppata in tempi recenti, con ottimi risultati su diversi piani - tra questi, le sinergie d’azione, anche in quadro G20, sulla trasparenza degli assetti societari.

L’Italia è stata fra i primi Paesi a ratificare la Convenzione (in vigore dal 15 febbraio 2001) sulla corruzione internazionale di funzionari pubblici stranieri (foreign bribery) e, nel decennale dell’entrata in vigore della Convenzione, ha presieduto con il Ministro della Giustizia Orlando la Conferenza OCSE sulla corruzione internazionale (Parigi, 16 marzo 2016) alla quale ha preso parte anche il Presidente dell’ANAC Cantone, culminata in un’importante dichiarazione sul rafforzamento delle politiche anticorruzione.

Nel quadro dell’attuazione della Convenzione, l’Italia partecipa attivamente ai lavori del Working Group on Bribery (WGB) con una delegazione Esteri-Giustizia e ricopre la carica di Vice Presidente del Gruppo.

L’Italia ha concluso favorevolmente la procedura di monitoraggio sull’applicazione della Convenzione finora prevista. Ha superato le verifiche di Fase I e Fase II (sottoponendosi al giudizio, nel 2003 e nel 2004, rispettivamente di Regno Unito e Germania) svolgendo, inoltre, il ruolo di esaminatore nei riguardi di Francia e Giappone. Un terzo ciclo di valutazioni ha infine decretato l’approvazione, ad opera del WGB, in data 16 dicembre 2011, del rapporto di valutazione dell’Italia di Fase III. Contesto nel quale il Gruppo di Lavoro dell’Organizzazione parigina rivolge, reiterandole, ulteriori raccomandazioni al fine di intensificare le azioni già intraprese in attuazione dell’Accordo.

Corruzione internazionale e ordinamento giuridico italiano: la L. 231eil profilo della responsabilità penale delle aziende private
https://www.anticorruzione.it/portal/re ... .03.16.pdf
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Re: Magistratura criminale ed eversiva, caso Salvini

Messaggioda Berto » dom mar 21, 2021 5:26 am

Salvini e Open Arms, chiesto il rinvio a giudizio dalla procura di Palermo
20 marzo 2021

https://www.corriere.it/politica/21_mar ... bb7e.shtml

La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio del capo della Lega Matteo Salvini per i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’uffiicio al termine dell’udienza preliminare che vede imputato, a Palermo, l’ex ministro dell’Interno. Secondo l’accusa il leader del Carroccio, ad agosto del 2019, avrebbe illegittimamente negato lo sbarco a 147 migranti soccorsi a largo di Lampedusa dalla nave della ong Open Arms. Il processo è stato aggiornato al 17 aprile, quando prenderà la parola la difesa.

La discussione in aula è stata sostenuta dai tre magistrati presenti dentro al bunker del carcere Ucciardone di Palermo. La prima a parlare è stata la Procuratrice aggiunta Marzia Sabella, seguita dal pm Geri Ferrara. Ha concluso il Capo della Procura Francesco Lo Voi. «Non vedremmo come in un caso come questo non si possa chiedere il rinvio a giudizio», ha ribadito il magistrato, che nel corso della discussione aveva dichiarato: «Il contratto di governo di cui parla Salvini non prevedeva il blocco indiscriminato degli sbarchi».

Salvini è accusato di aver privato della libertà per 19 giorni, tra il primo e il 20 agosto del 2019, ai migranti soccorsi dall’imbarcazione umanitaria negando il cosiddetto «safety place» , vale a dire il porto sicuro di sbarco previsto dai tratti internazionali sui soccorsi in mare. Questo nonostante all’allora ministro dell’interno fossero arrivate anche le sollecitazioni del premier Giuseppe Conte attraverso una missiva datata 16 agosto. La vicenda si svolse a cavallo della crisi del primo governo Conte, culminato con l’annuncio da parte di Salvini dal lido del Papeete. Il braccio di ferro fu risolto dal pm di Agrigento Luigi Patronaggio che, dopo aver constatato le precarie condizioni igieniche e di sicurezza a bordo della nave, decise il sequestro preventivo della Open Arms: a quel punto lo sbarco dei migranti a bordo a Lampedusa divenne una scelta obbligata. Nella sua difesa Salvini ha sempre sostenuto che l’accoglienza spettava o alla Spagna (la nave Ong batteva bandiera del paese iberico) o Malta (il punto più vicino al punto in cui si trovava l’imbarcazione).

Salvini ha subito reagito ripetendo concetti già espressi in passato, anche in occasione del processo per lo stop alla nave Gregoretti ( che lo vede parimenti imputato di sequestro di persona ai danni di un gruppo di migranti): «Preoccupato? Proprio no. Sono orgoglioso di aver lavorato per proteggere il mio Paese, rispettando la legge, svegliando l’Europa e salvando vite. Se questo deve provocarmi problemi e sofferenze, me ne faccio carico con gioia. Male non fare, paura non avere».

Uno dei quesiti attorno al quale si è sviluppata la discussione in aula è: perché Salvini dovrebbe andare a processo e il premier Conte - che aveva condiviso l’approvazione dei decreti per fermare le navi Ong - no? La risposta, proprio in aula è stata fornita dal procuratore Lo Voi: «Il presidente Conte si è espresso in maniera chiarissima sul fatto che la responsabilità dell’atto amministrativo di concessione del pos (il porto di sbarco, ndr.) risalisse alla competenza esclusiva del Ministero dell’Interno così come ha fatto la ministra Lamorgese, gli altri testimoni e il ministro Di Maio. Non si trattò di un atto politico, ma amministrativo, mai condiviso in consiglio dei ministri».


Open Arms, chiesto il rinvio a giudizio per Salvini: “Fu sequestro di persona”. La replica: “Ho difeso i confini”
Fabio Albanese
20 marzo 2021

https://www.lastampa.it/cronaca/2021/03 ... 1.40051135

DAL CORRISPONDENTE DA CATANIA. La procura di Palermo ha chiesto al gup il rinvio a giudizio di Matteo Salvini per il caso «Open Arms». La richiesta è arrivata nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone, al termine della mattinata di udienza preliminare, cominciata con le dichiarazioni spontanee dell’ex ministro dell’Interno. Salvini rischia il processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. «Non sono preoccupato - ha twittato poco dopo il leader leghista -. Sono orgoglioso di aver lavorato per proteggere il mio Paese». La pensa diversamente la procura di Palermo che, invece, ritiene che l’ex ministro dell’Interno abbia abusato dei suoi poteri non concedendo il «Pos», il porto sicuro, alla nave della Ong catalana. E che questo sia avvenuto con un atto amministrativo che non coinvolgeva il governo. Conclusi gli interventi della procura, e delle parti civili che si sono associate alla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dai pm, si tornerà in aula il 17 aprile per le conclusioni della difesa.

Open Arms, Salvini: "Sono l'imputato più tranquillo del mondo, lascio che siano i giudici a decidere"

Quella della «Open Arms» è una vicenda molto simile a quella della «Gregoretti», caso per il quale il gup di Catania deve ancora decidere se rinviare a giudizio il leader leghista o meno, nonostante ci siano state già cinque giornate di udienza preliminare e altre due siano in programma; a Catania la decisione è attesa per il 14 maggio.

A Palermo quella di oggi era la seconda giornata di udienza preliminare. L’impressione è che nel capoluogo dell’isola si proceda più velocemente che a Catania: il gup Lorenzo Jannelli infatti non dovrà, come il suo collega sotto l’Etna Nunzio Sarpietro, fissare udienze per ascoltare testimoni. In questo senso, il gup ha deciso di utilizzare le deposizioni dell’ex presidente del Consiglio Conte, dei ministri Lamorgese e Di Maio, già rese per il caso Gregoretti a Catania. Era stata, quella di utilizzare le testimonianze di Catania, una richiesta della difesa di Salvini, ritenendole a favore dell’ex capo del Viminale; ma la procura non si è opposta perchè probabilmente ritiene che siano invece utili alle tesi dell’accusa. I pm di Palermo, in aula c’era anche lo stesso procuratore Francesco Lo Voi, hanno anche chiesto di produrre agli atti la decisione del Comitato Onu dei diritti umani del 29 gennaio 2021 con cui l’Italia è stata condannata per non avere agito tempestivamente in relazione a un evento Sar verificatosi al di fuori delle acque territoriali italiane.

Salvini, accusato di avere vietato lo sbarco di 147 migranti salvati dalla Open Arms nell’agosto 2019, nelle dichiarazioni spontanee rese stamattina aveva sostenuto che «il mio mandato è stato caratterizzato da risultati in termini di vite umane salvate e di diminuzione del numero di sbarchi» e che la politica, secondo lui condivisa con il governo, era quella di attendere gli accordi in sede europea per la redistribuzione dei migranti prima di assegnare un «Pos», un porto sicuro, e di farli sbarcare. Una tesi che la difesa di Salvini ha già offerto al gup di Catania per il caso Gregoretti: «Si inserisce tra i passi di attuazione della linea politica - ha detto Salvini - anche l'adozione dei decreti sicurezza, e in particolare del decreto di sicurezza bis, che approvammo al Consiglio dei ministri dell'11 giugno 2019 e che prevedeva il potere di disporre il divieto di ingresso, transito e sosta nel mare territoriale nazionale. Si trattava di provvedimenti adottati dal ministro dell'Interno, quale autorità nazionale di pubblica sicurezza, di concerto con il ministro della Difesa e con il ministro delle Infrastrutture e trasporti, secondo le rispettive competenze, informandone il presidente del Consiglio dei ministri». I pm Sabella e Ferrara e lo stesso capo della procura Lo Voi hanno invece sottolineato che la concessione del «Pos» è un atto amministrativo che spetta al solo ministro dell’Interno mentre al presidente del Consiglio, come emerso nelle deposizioni a Catania, spetta l’onere dell’attività di redistribuzione in Ue: «Non c’era

alcuna condivisione - ha detto il procuratore Lo Voi - la decisione era esclusivamente del ministro dell’Interno il quale, come dicono i testi, la prendeva e ne portava a conoscenza, come dice Luigi Di Maio, generalmente con un tweet o altre forme di pubblicazione, solo successivamente gli altri componenti del governo».

Salvini nelle sue dichiarazioni spontaneee di stamattina ha ricostruito dal suo punto di vista il caso Open Arms: «Il comandante della Open Arms rifiutò di trasbordare 39 migranti, in area Sar maltese, su una nave de La Valletta. Giorni dopo, il 18 agosto 2019, le autorità spagnole assegnarono a Open Arms un porto di sbarco ad Algeciras. Il comandante rifiutò questa soluzione. La Spagna diede allora disponibilità presso il porto spagnolo più vicino (Palma di Maiorca) e l'Italia si offrì di scortare la Open Arms con una propria nave, dove trasbordare i migranti ancora a bordo. Anche la Spagna comunicò l'invio di una propria nave a supporto. Il comandante rifiutò anche questa soluzione». L'Italia - ha sottolineato Salvini - non si è mai sottratta, né in questo caso né in nessun altro, al dovere di prestare tutta l'assistenza che era necessaria alle persone che ne avevano bisogno. Ogni volta che c'è stata la segnalazione di una necessità sanitaria, l'Italia ha fatto tutto ciò che era necessario per garantire cure e assistenza».

Dopo la discussione dei pm, al termine della quale è stato lo stesso procuratore Lo Voi a chiedere il rinvio a giudizio per Salvini, la parola passerà alla difesa, il 17 aprile. Quindi il gup, che ha ammesso 21 parti civili tra cui, proprio oggi, anche il comune di Barcellona, città dove ha sede la Ong catalana, il comune di Palermo e la Ong Emergency, deciderà se rinviare o meno a giudizio Salvini.




Open Arms, Matteo Salvini a processo. La mail di Malta alla Ong: "Bighellonate intenzionalmente". La prova che ribalta il processo?
Francesco Fredella
20 marzo 2021

https://www.liberoquotidiano.it/news/it ... Y.facebook

Una mail di Malta potrebbe alla Ong Pro Activa potrebbe rappresentare una svolta nel processo Open Arms in corso a Palermo, in cui l'ex ministro degli Interni Matteo Salvini è accusato di sequestro di persona e abuso d'ufficio. Il documento è emerso nell'udienza preliminare in corso sabato mattina nell'aula palermitana, alla presenza dello stesso leader della Lega. Il messaggio è stato inviato dal Centro coordinamento del soccorso di Malta il 14 agosto 2019 alle ore 21,17 alla ong che organizza i soccorsi ai migranti nel Mediterraneo sulla nave spagnola Open Arms, accusata senza mezzi termini di "bighellonare" in mare e non certo per nobili fini, "nonostante gli avvertimenti" delle autorità marittime. "Avete intenzionalmente continuato a procrastinare per mettere ulteriore pressione su Malta", accusa La Valletta. "Se aveste proceduto verso il vostro porto d’origine sareste già sbarcati", è il richiamo alla Ong che in quei giorni rifiutava di tornare sulle coste libiche con il suo carico di disperati, cercando un approdo a Malta e o in Italia.

Il procedimento palermitano è parallelo a quello di Catania per la nave Gregoretti, che vede Salvini imputato per gli stessi reati. E proprio quel processo potrebbe essere "l'architrave" della difesa del leghista su Open Arms, dal momento che è già emerso come i divieti di ingresso alle navi con migranti a bordo emanati dal Viminale seguissero la linea sull'immigrazione dettata dal premier Giuseppe Conte, e non fossero dunque un "colpo di testa" del solo ministro degli Interni. Ancora più esplicita Giulia Bongiorno, avvocato di Salvini: "In realtà - ha spiegato all'agenzia AdnKronos - in Open Arms chi stava gestendo tutto era la Presidenza del Consiglio con una lettera dell'ex premier Giuseppe Conte. E altre carte sul ruolo che avrebbe svolto l'ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli".

Nel frattempo, Salvini si dice "pronto" per l'udienza palermitana pubblicando una foto sui social fuori dall'aula bunker: "Ieri, oggi e domani sempre a difesa dell’Italia". Dalla Spagna, la città di Barcellona si è iscritta all'elenco delle parti civili contro Salvini, insieme alla Ong Mediterranea Saving Humans, il Comune di Palermo e l'Arci Sicilia. In aula l'avvocato del comune catalano ha peraltro sottolineato come il contributo della città alla Ong Pro Activa e alla nave Open Arms "non era soltanto morale ma anche economico". La vicenda internazionale, dunque, assume contorni sempre più politici.



Open Arms. "contro Matteo Salvini sì e contro la mafia no". Lega, la bomba contro il sindaco Orlando e il comune di Palermo
Francesco Fredella
20 marzo 2021

https://www.liberoquotidiano.it/news/it ... ia-no.html

Il Comune di Palermo, retto dal sindaco Leoluca Orlando, ha chiesto di potersi costituire parte civile nel processo Open Arms che vede imputato per sequestto di persona l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Fonti della Lega però fanno notare un dettaglio non secondario. Lo stesso Comune di centrosinistra, a fine 2020, non aveva avanzato la stessa richiesta nel processo Cupola 2.0 che si era concluso con 46 condanne a boss e gregari di Cosa Nostra per racket e pizzo, riconoscendo risarcimenti alle parti civili. Si erano costituiti parte civile i comuni di Villabate, Ficarazzi e Misilmeri, ma non quello di Palermo. Il dubbio, dunque, viene spontaneo: c'è processo e processo? Oppure semplicemente ci sono i processi contro Salvini, il "nemico" che garantisce visibilità politica e mediatica, e quelli senza il leghista e magari da nascondere pure con qualche imbarazzo?

Per la cronaca, a titolo di risarcimento del danno, ai Comuni parte civile nel processo Cupola 2.0 sono stati riconosciuti 155mila euro di provvisionali. Poca cosa, forse, di fronte a 28 episodi estorsivi ricostruiti dai carabinieri e associazioni antiracket al centro dell'inchiesta, ma anche simbolicamente significativi. Eppure il sindaco Orlando e i partiti della sua giunta hanno pensato bene di non chiedere di rientrare tra gli enti offesi e danneggiati.

Nel frattempo, dal processo Open Arms in corso di svolgimento a Palermo, dall'aula filtra la versione fornita dall'avvocato della città di Barcellona, costituitasi parte civile contro Salvini, secondo cui il supporto della città alla ong Pro Activa "non era solo morale ma anche economico".
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Re: Magistratura criminale ed eversiva, caso Salvini

Messaggioda Berto » lun mar 22, 2021 9:28 pm

L'inchiesta flop sull'Eni spacca la Procura di Milano
La sconfitta fa esplodere i contrasti, lite in chat tra le toghe. E viene zittito il capo: "Non ci prendere in giro"
Luca Fazzo
Sab, 20/03/2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1616258111

Non era mai accaduto che un processo spaccasse così frontalmente la Procura di Milano. E non era mai accaduto che un capo della Procura si sentisse rivolgere, nel pieno del brusco scambio di opinioni, l'invito che viene mandato giovedì mattina a Francesco Greco da uno dei suoi pm: «Francesco, non ci prendere in giro».

Al centro di tutto c'è il processo più importante condotto in questi anni dalla Procura milanese, e culminato mercoledì scorso nella sua sconfitta più cocente, l'indagine sulle tangenti che l'Eni avrebbe pagato in Nigeria per ottenere lo sfruttamento del giacimento Opl245. L'Eni e i suo top manager Paolo Scaroni e Claudio Descalzi sono stati assolti con formula piena dopo un processo durato tre anni, e dopo la richiesta di otto anni di carcere avanzata per Scaroni e Descalzi dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale.

Una botta epocale, che ha portato alla luce divisioni che forse un esito diverso avrebbe tacitato. Così ieri il gruppo WhatsApp interno alla Procura milanese diventa l'arena per uno scontro senza precedenti e senza timori reverenziali. A monte ci sono le risorse e l'ostinazione con cui De Pasquale ha formulato una indagine di formidabile visibilità mediatica ma in cui fin dall'inizio le prove concrete sono apparse inafferrabili. A peggiorare il clima, le divisioni interne alla Procura sulla scelta di attaccare il presidente del tribunale che stava processando l'Eni, accusato di essere troppo innocentista.

A dare il via alla polemica è un sostituto procuratore che posta sul gruppo la copia dell'articolo di Mattia Feltri, apparso all'indomani della sentenza sulla prima pagina della Stampa, intitolato semplicemente «La mania», che spiega che in tutto il mondo le imprese strategiche vengono protette dalle inchieste, «mentre da noi gli inquirenti fanno quello che vogliono, e non le proteggiamo nemmeno dalla mania del sospetto».

È un articolo di tale asprezza che nella Procura di una volta, o riferito a un altro processo, avrebbe suscitato l'esecrazione generale. Invece viene divulgato, e iniziano i commenti. Alcuni critici, alcuni no. Al punto che deve scendere in campo Francesco Greco con un lungo post, rivendicando per intero l'inchiesta di De Pasquale, ricordando che l'azione penale è obbligatoria e che perseguire la corruzione internazionale è una indicazione che viene anche dall'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo. Ma il dibattito non si ferma. Lo stesso De Pasquale interviene a propria difesa pubblicando su WhatsApp la memoria d'accusa depositata al processo Eni, invitando i colleghi a documentarsi.

Ma ormai il sasso è lanciato. «A volte non si può stare zitti a costo di perdere la propria dignità. Ma di cosa state parlando? Vi siete mai chiesti cosa pensano i cittadini africani di questa situazione? Francesco per piacere non prenderci in giro, io so quello che è successo e un giorno andrà detto fino in fondo». Una pm scende in campo in difesa di Greco e si vede definita «dama di compagnia come tanti». E poi: «Il problema non è il terzomondismo ma quello che è successo in questo processo. Di questo un giorno dovremo discutere, non di Ocse o convenzioni internazionali».



La mania di Mattia Feltri
18 marzo 2021
https://www.lastampa.it/topnews/firme/b ... 1.40039407
L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, e il suo predecessore, Paolo Scaroni, sono stati assolti dal tribunale di Milano dall’accusa di corruzione internazionale, e con loro tutti gli altri imputati.
Il fatto non sussiste, dice la sentenza, ovvero non sussiste la tangente da un miliardo abbondante di euro versata, secondo la procura, alle autorità nigeriane per i diritti di esplorazione di un blocco petrolifero.

OCSE – La corruzione nelle transazioni internazionali
Maeci

https://www.esteri.it/mae/it/politica_e ... /ocse.html


La Convenzione
Gli obiettivi
L’applicazione in Italia della Convenzione
Consigli alle imprese operanti all’estero(presentazione Powerpoint®)
Advice on preventing bribery for companies operating abroad

La Convenzione

Il fenomeno della corruzione nelle transazioni economiche internazionali rappresenta un ostacolo rilevante allo sviluppo sostenibile e all’affermazione della democrazia. Il suo effetto può essere devastante per la crescita economica provocando anche distorsioni della libera concorrenza. La lotta alla corruzione rappresenta una delle principali sfide per la crescita globale.

La consapevolezza della necessità di avviare un’azione a livello internazionale si è concretizzata nell’adozione di uno strumento normativo da parte dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, la “Convenzione OCSE sulla lotta alla Corruzione dei Pubblici Ufficiali stranieri nelle transazioni internazionali”, che rappresenta un utile meccanismo di monitoraggio e sostegno ai Paesi aderenti.


La suddetta Convenzione, redatta a Parigi il 17 dicembre 1997, è entrata in vigore il 15 febbraio 1999. Essa vuole fornire un più ampio quadro giuridico in materia di corruzione ed è vincolante per gli Stati aderenti (anche non membri dell’OCSE), in quanto soggetta a ratifica. La Convenzione ha introdotto disposizioni profondamente innovative, dal momento che all’epoca della conclusione dell’Accordo in quasi tutti i Paesi OCSE la corruzione di pubblico ufficiale straniero non integrava gli estremi di reato. Così avveniva, ad esempio, nel nostro ordinamento, nel quale i concetti di pubblico ufficiale e di incaricato di pubblico servizio non potevano che riferirsi al nazionale italiano.

L’articolo 12 della Convenzione prevede un complesso meccanismo di controllo sul rispetto degli obblighi, assunti dagli Stati aderenti con la ratifica, affidandone la funzione di monitoraggio al Gruppo di lavoro per la lotta alla corruzione degli ufficiali pubblici stranieri nelle transazioni economiche internazionali (Working Group on Bribery).

Il meccanismo di verifica si incentra sullo strumento delle “peer review” (esame tra pari). La prima fase consiste nella valutazione, generica, del grado di adattamento delle legislazioni nazionali alla Convenzione. L’esame di fase II, invece, si incentra sul giudizio espresso dai valutatori OCSE in relazione all’effettiva applicazione dell’Accordo, nel Paese esaminato, sotto il profilo legislativo, amministrativo e regolamentare. In tale ottica, “i soggetti firmatari hanno modificato le proprie legislazioni rendendo perseguibile penalmente la corruzione di pubblici ufficiali stranieri nei territori degli Stati aderenti”.

L’azione dell’OCSE contro la corruzione internazionale prosegue con il monitoraggio relativo all’effettiva attuazione, da parte degli Stati membri, delle disposizioni contenute nella Convenzione. Tale ciclo ha tre obiettivi prioritari: esaminare i progressi fatti dagli Stati parte rispetto alle raccomandazioni di Fase 2; analizzare eventuali modifiche della normativa interna che rilevano ai fini dell’applicazione della Convenzione e delle successive raccomandazioni; verificare gli i passi compiuti sul piano dell’enforcement.

Gli obiettivi

La Convenzione mira a reagire ad un fenomeno giudicato inaccettabile, imponendo agli Stati aderenti di considerare reato per le persone fisiche e giuridiche la corruzione di pubblici funzionari stranieri per ottenere indebiti vantaggi nel commercio internazionale (esportazioni, appalti, investimenti, autorizzazioni, ecc.).

E’ importante sottolineare che la Convenzione OCSE e le relative norme di attuazione, incluse quelle penali, emanate dall’Italia e dagli altri Stati aderenti, non si limitano a perseguire la corruzione dei funzionari di altri Stati membri ma si estendono, senza vincolo di reciprocità, alla corruzione di pubblici ufficiali di qualsiasi paese del mondo. Un atto di corruzione, cioè l’offerta, la promessa o il pagamento di una somma o di un’altra utilità non dovuta, anche in natura, è considerato quindi un reato perseguibile in Italia, qualunque sia la cittadinanza del funzionario corrotto e l’organizzazione statale o internazionale cui questi appartenga. La Convenzione OCSE mira per altro ad esercitare anche un’efficacia preventiva e dissuasiva a sostegno delle imprese. Preventiva nel senso di sollecitare le imprese che operano sui mercati internazionali ad astenersi dal porre in essere, nei Paesi in cui operano, pratiche che possano configurare il reato di corruzione. Dissuasiva nel senso di consentire alle imprese di resistere meglio a richieste illecite, invocando il divieto, ora penalmente sanzionato in tutti i Paesi industrializzati di origine, di pagare somme di denaro o altre utilità non dovute.

L’applicazione in Italia della Convenzione

Dal 4 luglio 2001 sono pienamente efficaci in Italia le norme anche penali introdotte dal nostro paese in esecuzione della Convenzione dell’OCSE. Più precisamente, da tale data è in vigore il Decreto legislativo 8 giugno 2001, n°231 che disciplina la responsabilità amministrativa delle società per i reati di corruzione sia interna che all’estero, emanato in forza della delega al Governo disposta dall’art.11 della Legge 300/ 2000. Comunque già dal 25 ottobre 2000 è in vigore l’articolo 322-bis del codice penale (introdotto dalla legge di ratifica ed esecuzione della predetta Convenzione del 29 settembre 2000, n°300 all’art.3) che modifica le disposizioni degli artt.321 (Pene per il corruttore) e 322 (Istigazione alla corruzione), secondo comma, del codice penale prevedendo che dette disposizioni si applichino anche “a persone che esercitano funzioni o attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio nell’ambito di altri Stati esteri o organizzazioni pubbliche internazionali, qualora il fatto sia commesso per procurare a sé o ad altri un indebito vantaggio in operazioni economiche internazionali”. Inoltre, anche in ottemperanza alle raccomandazioni dell’OCSE, il 28 novembre 2012 è entrata in vigore la Legge n. 190 del 6 novembre 2012, “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità” nella pubblica amministrazione, cosiddetta “legge anticorruzione”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 265 del 13 novembre 2012.

La lotta alla corruzione è uno degli ambiti in cui la collaborazione dell’Italia con l’OCSE si è maggiormente sviluppata in tempi recenti, con ottimi risultati su diversi piani - tra questi, le sinergie d’azione, anche in quadro G20, sulla trasparenza degli assetti societari.

L’Italia è stata fra i primi Paesi a ratificare la Convenzione (in vigore dal 15 febbraio 2001) sulla corruzione internazionale di funzionari pubblici stranieri (foreign bribery) e, nel decennale dell’entrata in vigore della Convenzione, ha presieduto con il Ministro della Giustizia Orlando la Conferenza OCSE sulla corruzione internazionale (Parigi, 16 marzo 2016) alla quale ha preso parte anche il Presidente dell’ANAC Cantone, culminata in un’importante dichiarazione sul rafforzamento delle politiche anticorruzione.

Nel quadro dell’attuazione della Convenzione, l’Italia partecipa attivamente ai lavori del Working Group on Bribery (WGB) con una delegazione Esteri-Giustizia e ricopre la carica di Vice Presidente del Gruppo.

L’Italia ha concluso favorevolmente la procedura di monitoraggio sull’applicazione della Convenzione finora prevista. Ha superato le verifiche di Fase I e Fase II (sottoponendosi al giudizio, nel 2003 e nel 2004, rispettivamente di Regno Unito e Germania) svolgendo, inoltre, il ruolo di esaminatore nei riguardi di Francia e Giappone. Un terzo ciclo di valutazioni ha infine decretato l’approvazione, ad opera del WGB, in data 16 dicembre 2011, del rapporto di valutazione dell’Italia di Fase III. Contesto nel quale il Gruppo di Lavoro dell’Organizzazione parigina rivolge, reiterandole, ulteriori raccomandazioni al fine di intensificare le azioni già intraprese in attuazione dell’Accordo.

Corruzione internazionale e ordinamento giuridico italiano: la L. 231 e il profilo della responsabilità penale delle aziende private
https://www.anticorruzione.it/portal/re ... .03.16.pdf
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Re: Magistratura criminale ed eversiva, caso Salvini

Messaggioda Berto » lun mar 22, 2021 9:28 pm

Matteo Salvini assolto dall'accusa di vilipendio alla magistratura: "Ora la riforma della Giustizia, il sistema Palamara va smontato"
Rosa De Caro
22 marzo 2021

https://www.iltempo.it/politica/2021/03 ... -26631366/

Matteo Salvini, leader della Lega, è stato assolto dall'accusa di vilipendio nei confronti dell'ordine giudiziario perché considerato non punibile "per la particolare tenuità del fatto". La decisione del giudice di Torino Roberto Ruscello riguarda una vicenda risalente al 2016: al congresso regionale della Lega di quell’anno svoltosi a Collegno (Torino) il 14 febbraio l’ex ministro dell’Interno aveva parlato della magistratura come di "un cancro da estirpare”.

"Sono contento, ringrazio giudice e avvocato. La Giustizia italiana va profondamente riformata, il 'sistema Palamara' va smontato per il bene dei cittadini e dei tanti magistrati davvero liberi e indipendenti”, così su Twitter Matteo Salvini - descritto come molto soddisfatto per la notizia giunta dal tribunale piemontese - ha commentato la sua assoluzione a Torino dall’accusa.

L'avvocato di Matteo Salvini, Claudia Eccher, è "soddisfatta" per l'assoluzione del leader della Lega dalle accuse di vilipendio all'ordine giudiziario. "Il giudice - ha detto a LaPresse - ha capito che le frasi erano state pronunciate in un consesso privato, in ambito politico. Questa sentenza ripristina lo stato di diritto. Il giudice ha capito che le frasi pronunciate ad Salvini nell'incontro di Collegno vanno contestualizzate e che da parte sua sono state dette parole prive di qualsiasi carica offensiva in una riunione politica a cui la stampa, tra l'altro, non era ammessa".
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Re: Magistratura criminale ed eversiva, caso Salvini

Messaggioda Berto » mar mar 30, 2021 9:41 pm

Anche Di Pietro lo ammette: "Salvini è innocente, tutto il governo sapeva"
Luca Sablone
30 marzo 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1617097252

L'ex magistrato difende il leader della Lega: "Gli altri ministri si sono lavati le mani come Ponzio Pilato". E attacca: "Troppa pressione giudiziaria sui politici"

Anche sui politici c'è troppa pressione giudiziaria? A questa domanda Antonio Di Pietro ha risposto senza girarci attorno: "Ma certo".

E nello stesso contesto ha difeso la posizione di Matteo Salvini, pur non condividendone i provvedimenti adottati in materia di immigrazione: "Per me è innocente. Cioè: non condivido quello che ha fatto. Ma era ministro di un governo che sapeva benissimo quello che stava facendo Salvini". L'ex magistrato infatti si domanda cosa facessero gli altri nel corso del Consiglio dei ministri, riservando parole al veleno nei confronti di tutti coloro che prima hanno fatto parte del governo gialloverde e poi sono tornati nell'ombra per l'imbarazzo: "Stavano a guardare? Si lavavano le mani come Ponzio Pilato? Forse sì, si sono lavati le mani come Ponzio Pilato. Ma Ponzio Pilato è colpevole della morte di Cristo! E allora dovrebbero essere processati tutti. Non Salvini solo".


I magistrati e il vaccino

L'Associazione nazionale magistrati è sul piede di guerra in tema di vaccini: in una nota diramata si invitano i dirigenti degli uffici giudiziari "ad adottare, a tutela della salute, energiche misure organizzative al fine di rallentare immediatamente tutte le attività dei rispettivi uffici, senza escludere, nei casi più estremi, anche la sospensione dell'attività giudiziaria non urgente". Una presa di posizione che non trova affatto d'accordo Di Pietro, che ha sottolineato come in un'aula di giustizia durante le udienze di un processo vi siano i magistrati, gli avvocati, gli imputati, i testimoni, i cancellieri e gli uscieri: "E un cartello con scritto: la legge è uguale per tutti. E allora, perché soltanto i magistrati dovrebbero essere vaccinati in via prioritaria?". A suo giudizio però non si tratta di una scelta sbagliata o di un errore commesso, ma addirittura lo giudica un vero e proprio abuso: "Perché i magistrati conoscono, devono conoscere la legge. E sanno, devono sapere che la legge non concede loro alcuna priorità rispetto agli altri cittadini". Anzi, denuncia anche un velo di "ricatto" quando si dice che la loro è una professione senza la quale non si può andare avanti: "Sanno che c'è bisogno del loro lavoro e minacciano: se non ci vaccinate per primi, blocchiamo la giustizia".


"Magistratura come casta"

Nell'intervista rilasciata a Il Giorno, Di Pietro ha ribadito che alcuni suoi ex colleghi - con iniziative come quella del vaccino - compromettono e danneggiano ulteriormente l'immagine della magistratura: "La magistratura viene vista come una casta. Una professione necessaria al Paese che sfrutta il proprio ruolo per raggiungere un fine, un privilegio". Per l'ex pm di Mani pulite è cambiato molto dai tempi di Tangentopoli, dopo il quale si è verificata una degenerazione del sistema inquirente che - stando al suo pensiero - coinvolge una parte della magistratura e che ha un'aggravante: "Chi degenera è in buona fede, cioè non sa e non capisce quanto sta sbagliando".

A suoi tempi se si trovava un reato si cercava il colpevole; adesso invece spesso accade che "prima si cerca il colpevole" e solamente dopo "ci si dà da fare per trovare un reato da contestargli". In sostanza si è passati "dal magistrato becchino al magistrato poliziotto". Rimanendo sempre sul parallelismo, Di Pietro trovava il morto e poi cercava l'assassino, mentre ora "trovano l'assassino e poi cercano un morto".
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Re: Magistratura criminale ed eversiva, caso Salvini

Messaggioda Berto » mar mar 30, 2021 9:42 pm

Giulio Cesare Cipolletta, il Csm promuove il giudice condannato per "danneggiamento e porto abusivo d'arma da taglio"
Alessandro Gonzato
21 marzo 2021

https://www.liberoquotidiano.it/news/it ... aglio.html


Il 14 marzo 2008 il giudice Giulio Cesare Cipolletta, «un buon giudice» - così lo definisce oggi il Consiglio giudiziario di Pisa - si trovò in una situazione scomoda: giudicare un viado brasiliano, tal Marinella, che due anni prima aveva scagliato un sasso contro il fanale di un'auto, pare per questioni di marciapiede. Tutto qui? No. Giulio Cesare Cipolletta, che il Consiglio Superiore della Magistratura ha appena promosso con grandi attestati di stima alla sesta valutazione di professionalità e descrive come una persona abitualmente tranquilla ed equilibrata, avrebbe dovuto esprimersi su un reato per il quale lui stesso era inquisito e poi è stato condannato, ossia danneggiamento aggravato. La giustizia l'ha infatti dichiarato colpevole per aver bucato in quattro occasioni con un punteruolo le gomme dell'utilitaria di una collega. L'auto era parcheggiata nel tribunale della Spezia. Cipolletta venne anche condannato per il porto abusivo d'arma da taglio. Pare che agì per risentimenti legati al lavoro. Il magistrato è stato giudicato in sede penale e disciplinare. Il viado brasiliano, pace all'anima sua, era già deceduto, reato estinto, ma Cipolletta dovette aspettare altri sei mesi per chiudere il procedimento perché non arrivava il certificato di morte. La carriera del giudice è rimasta bloccata fino ad aprile 2010. «Il giudizio negativo», si legge nel documento ufficiale del Csm, «è stato espresso sulla base dei fatti avvenuti».

LA CENSURA
A settembre 2009 Cipolletta fu condannato alla censura, in fin dei conti un provvedimento non così pesante. Sennonché espiata la pena si è riscattato. Questo il rapporto del Consiglio giudiziario: tra il 2010 e il 2012 «il dottor Cipolletta si pone fra i colleghi più produttivi della sezione e con riferimento alla diligenza ha sempre rispettato i termini di deposito dei provvedimenti». Insomma, un lavoratore indefesso. Solo che poi il magistrato ci è ricascato. Niente pneumatici dei colleghi stavolta, ma un colpo alla portiera che ha provocato sette punti di sutura alla proprietaria dell'auto. Riportiamo il testo della sentenza disciplinare: «L'incolpazione trae origine da un alterco originato da motivi attinenti alla circolazione stradale tra Cipolletta, alla guida di un ciclomotore, e una signora, che conduceva un'autovettura Opel Agila. Dopo che la medesima - avendo percepito il rischio di una collisione tra i due veicoli - aveva attivato il segnale acustico, Cipolletta l'aveva seguita fino alla piazzetta in cui aveva parcheggiato l'auto e l'aveva avvicinata mentre si accingeva a uscirne. Quando aveva già aperto la portiera e appoggiato la gamba sinistra per terra, Cipolletta l'aveva spinta improvvisamente verso la portiera, sferrandole un calcio e ferendola in modo profondo. Era poi stata apostrofata con l'espressione "Sei una maledetta" ed era stata minacciata con un "adesso te lo faccio vedere io che me la paghi"». Alla fine ha pagato Cipolletta, 3 mila euro a titolo di risarcimento. Reato estinto. Non siamo dei santi: può succedere. E però, dicevamo, oggi succede anche che Cipolletta nonostante dei trascorsi non proprio nobilitanti per l'ordine che rappresenta stia scalando le gerarchie dell'organo di autogoverno presieduto dal presidente della Repubblica. Dalla quinta valutazione di professionalità alla sesta (la settima è l'ultima). Se questa gli fosse stata negata (sarebbe stata la seconda volta) avrebbe perso la toga e sarebbe stato escluso dalla magistratura. E invece la carriera di Cipolletta viaggia col vento in poppa, e non importa se il Csm si è spaccato di fronte alla promozione. Maria Paola Braggion, di Magistratura indipendente, ne ha dato il via libera perché «pur trattandosi di un fatto indubbiamente grave, esso non pare essere sintomatico di una mancanza di equilibrio complessiva del dottor Cipolletta». Poi una precisazione: «Cipolletta non avrebbe inseguito la signora, lei si avvicinò per effetto del diverbio in corso, in quanto lei stessa era alterata ritenendo di aver rischiato un incidente per colpa del conducente del ciclomotore; né la colpì direttamente, ma indirettamente, con un calcio alla portiera della vettura della signora che si accingeva a scendere dalla stessa».

GLI SCHIERAMENTI
Tra gli anti-cipollettiani invece vi sono il "davighiano" Giuseppe Marra e Giuseppe Cascini, di "Area". Marra si è detto «esterrefatto» per la decisione «la quale non doveva essere presa» perché «bastava leggere il fascicolo». Cascini ha sottolineato che la sezione disciplinare ha già accertato i fatti con una sentenza passata in giudicato. Il fronte pro-Cipolletta ha avuto la meglio. «La reazione estemporanea e verosimilmente legata a uno stato d'ira», ha deciso la maggioranza del Csm, «non è indicativa di un abituale atteggiamento aggressivo». Un giudice ha riferito a Libero di una sentenza, sempre a La Spezia, dove le telecamere ripresero le forature delle gomme, in cui Cipolletta nello stesso periodo condannò per atti vandalici, definendo il gesto «odiosissimo», un tale che aveva ...
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Re: Magistratura criminale ed eversiva, caso Salvini

Messaggioda Berto » mar mar 30, 2021 9:42 pm

Palamara vuota il sacco al Csm. E adesso la magistratura trema
Francesca Galici
25 marzo 2021

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1616691716

Luca Palamara è stato convocato ieri a sorpresa davanti alla Prima commissione del Csm per questa mattina. Luca Palamara è stato ascoltato per oltre un'ora e mezzo dalla Prima commissione del Csm ma l'audizione è stata secretata

Un'audizione secretata ma che è stata incentrata su specifici episodi relativi alle chat con i suoi colleghi, che sono emerse durante l'indagine della procura di Perugia. Luca Palamara è stato ascoltato per oltre un'ora e mezza. Il magistrato ha dato in diverse occasioni la sua totale disponibilità al Csm per raccontare quanto in sua conoscenza e far luce sul sistema giudiziario italiano. Le vicende al centro del libro Il sistema, scritto insieme ad Alessandro Sallusti, sono da settimane al centro dell'interesse per le importanti accuse mosse dall'ex presidente dell'Anm, che ha rivelato dinamiche e consuetudini dal backstage della magistratura italiana.

"Al Csm ho parlato di fatti specifici e in particolare degli uffici giudiziari di Roma e Milano", così Luca Palamara all'Ansa dopo essere stato ascoltato dalla Prima commissione del Consiglio superiore di magistratura. Il magistrato ha rivelato alcuni dettagli del suo colloquio: "Al Csm ho parlato di quanto emergeva dalle chat, ma il discorso si è poi allargato anche al trojan". Il riferimento è la spia digitale inserita nel suo telefono cellulare per ordine della procura di Perugia, che ha permesso di registrare incontri e cene ma anche le chat che Luca Palamara si è scambiato con colleghi e non durante il periodo dell'indagine. "Parlo di fatti e vicende documentati e documentabili, altrimenti non li avrei affrontati. So quello che ho fatto e che il mio impegno deve essere chiarire come sono andate effettivamente le cose", ha detto all'uscita dopo l'audizione.

"Mi metto a disposizione di chiunque voglia sentirmi, è mio dovere ricostruire la verità su come sono andate le cose", ha dichiarato Luca Palamara, ribadendo quanto già detto in varie occasioni, anche in relazione al racconto fatto sul libro Il sistema. L'audione è secretata, pertanto Luca Palamara non ha potuto rivelare nel dettaglio quanto ricostruito davanti al Csm: "Essendo secretata, il presidente della Commissione mi ha chiesto di mantenere la consegna del silenzio che doverosamente sto rispettando. Ho esposto la mia vicenda. E quando sarò autorizzato non avrò alcun problema a parlare". Il segreto dell'audizione è stato al centro di una polemica da parte del Partito radicale: "Siamo nell'anno domini 2021, quest'idea che alcuni pezzi di giustizia, come accade in udienza preliminare nel processo penale, debbano essere sottratti alla conoscenza, alla pubblicità, alla trasparenza e rimanere nelle segrete stanze abitate da chierici e mandarini deve essere superata, appartiene a mondi che non esistono più".


Palamara, nuovo affondo sui rapporti tra sinistra e magistratura. E sul sorteggio: «Lo temevo»
Secolo d'Italia - Agnese Russo
giovedì 1 Aprile 2021

https://www.secoloditalia.it/2021/04/pa ... lo-temevo/

C’è un motivo preciso per cui una parte della magistratura si oppone al meccanismo del sorteggio dei membri del Csm: «È l’unico che può scardinare il sistema interno». A dirlo è stato Luca Palamara, chiarendo che anche per lui quella era una “bestia nera”. L’ex pm, infatti, ha ammesso che «era la sola riforma che temevo», tornando poi a parlare anche dei rapporti tra politica e magistratura.

I rapporti di Magistratura democratica con la politica

Ospite del Forum Monzani, Palamara si è detto «fermamente convinto di un fatto: che in uno Stato democratico, i poteri dello Stato, debbano interloquire fra di loro». «Tradizionalmente – ha aggiunto – la corrente che maggiormente aveva rapporti con la politica, con una parte della politica, era Magistratura democratica, le altre correnti Unicost e Magistratura Indipendente sicuramente erano correnti più filo-governative».

Il Pd di Renzi e il “caso Mastella”

Palamara quindi ha ricostruito la storia recente di questi rapporti, spiegando che «gli anni dell’avvento del governo Renzi non lasciano insensibile il mondo della magistratura». «C’è uno scossone a sinistra che ha dei riflessi interni. Il nuovo Partito democratico – ha proseguito Palamara – evidentemente non vede più quelle correnti di sinistra come il loro naturale interlocutore. Anche perché non dimentichiamo l’episodio molto importante, che è quello che accadde nel gennaio 2008 in Italia: il governo di centrosinistra cade a seguito di un indagine giudiziaria. L’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella, va in Parlamento, il Parlamento intero, lo ricordo bene, applaudì il suo discorso, fortemente critico nei confronti della giustizia. Fu quel giorno stesso in cui io, partecipando ad una trasmissione televisiva, ricevetti gli insulti del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Questo era il clima».

La connessione tra sinistra politica e magistratura

Palamara quindi ha evidenziato il rapporto di interconnessione tra la sinistra politica e la magistratura. «Quando cambia anche il modo di intendere la sinistra, sicuramente – ha riferito – anche all’interno della magistratura viene svolta una riflessione. Quel rinnovamento che avviene nel mondo della politica – ha sottolineato Palamara – ha dei riflessi interni. Anche su questo – ha aggiunto – non dimenticherei che esiste una spaccatura interna alla magistratura. In prossimità del referendum, un consigliere del Csm, appartenente a Magistratura democratica, Pier Giorgio Morosini, rilascia un intervista a una giornalista de “Il Foglio”, Annalisa Chirico, dicendone di tutti i colori a l’allora maggioranza di governo».

«Non c’è voglia di fare delle riforme»

«Tutto questo per dire il tasso di politicità interna alla magistratura», ha chiarito Palamara, per il quale ora «bisogna svolgere una serena e pacata riflessione» sul fatto che «questo sistema regga ancora oppure sia un sistema che debba essere messo in discussione». Il punto su cui si è focalizzato Palamara, però, è che «sia internamente alla magistratura sia in politica non c’è voglia e volontà di fare delle riforme che possano impattare in maniera sostanziale sul mondo della giustizia». Piuttosto, «ci si limita fondamentalmente a delle riforme di contorno».

Palamara: «Una riforma temevo: il sorteggio del Csm»

L’ex magistrato, quindi, ha ricordato che il documento di circa 100 magistrati «che chiedono un forte cambiamento interno». Il quale, ha chiarito Palamara, per il Csm ha una sola strada possibile: il sorteggio. «Se parliamo di come riformare il Csm, io da uomo delle correnti, c’è una sola riforma che temevo: quella del sorteggio interno alla magistratura. È l’unico meccanismo che in qualche modo può scardinare il sistema interno. Sembra che tutto cambi – ha concluso l’ex magistrato – affinché nulla cambi».


Palamara, nuovo affondo sui rapporti tra sinistra e magistratura. E sul sorteggio: «Lo temevo»
Secolo d'Italia - Agnese Russo
giovedì 1 Aprile 2021

https://www.secoloditalia.it/2021/04/pa ... lo-temevo/

C’è un motivo preciso per cui una parte della magistratura si oppone al meccanismo del sorteggio dei membri del Csm: «È l’unico che può scardinare il sistema interno». A dirlo è stato Luca Palamara, chiarendo che anche per lui quella era una “bestia nera”. L’ex pm, infatti, ha ammesso che «era la sola riforma che temevo», tornando poi a parlare anche dei rapporti tra politica e magistratura.

I rapporti di Magistratura democratica con la politica

Ospite del Forum Monzani, Palamara si è detto «fermamente convinto di un fatto: che in uno Stato democratico, i poteri dello Stato, debbano interloquire fra di loro». «Tradizionalmente – ha aggiunto – la corrente che maggiormente aveva rapporti con la politica, con una parte della politica, era Magistratura democratica, le altre correnti Unicost e Magistratura Indipendente sicuramente erano correnti più filo-governative».

Il Pd di Renzi e il “caso Mastella”

Palamara quindi ha ricostruito la storia recente di questi rapporti, spiegando che «gli anni dell’avvento del governo Renzi non lasciano insensibile il mondo della magistratura». «C’è uno scossone a sinistra che ha dei riflessi interni. Il nuovo Partito democratico – ha proseguito Palamara – evidentemente non vede più quelle correnti di sinistra come il loro naturale interlocutore. Anche perché non dimentichiamo l’episodio molto importante, che è quello che accadde nel gennaio 2008 in Italia: il governo di centrosinistra cade a seguito di un indagine giudiziaria. L’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella, va in Parlamento, il Parlamento intero, lo ricordo bene, applaudì il suo discorso, fortemente critico nei confronti della giustizia. Fu quel giorno stesso in cui io, partecipando ad una trasmissione televisiva, ricevetti gli insulti del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Questo era il clima».

La connessione tra sinistra politica e magistratura

Palamara quindi ha evidenziato il rapporto di interconnessione tra la sinistra politica e la magistratura. «Quando cambia anche il modo di intendere la sinistra, sicuramente – ha riferito – anche all’interno della magistratura viene svolta una riflessione. Quel rinnovamento che avviene nel mondo della politica – ha sottolineato Palamara – ha dei riflessi interni. Anche su questo – ha aggiunto – non dimenticherei che esiste una spaccatura interna alla magistratura. In prossimità del referendum, un consigliere del Csm, appartenente a Magistratura democratica, Pier Giorgio Morosini, rilascia un intervista a una giornalista de “Il Foglio”, Annalisa Chirico, dicendone di tutti i colori a l’allora maggioranza di governo».

«Non c’è voglia di fare delle riforme»

«Tutto questo per dire il tasso di politicità interna alla magistratura», ha chiarito Palamara, per il quale ora «bisogna svolgere una serena e pacata riflessione» sul fatto che «questo sistema regga ancora oppure sia un sistema che debba essere messo in discussione». Il punto su cui si è focalizzato Palamara, però, è che «sia internamente alla magistratura sia in politica non c’è voglia e volontà di fare delle riforme che possano impattare in maniera sostanziale sul mondo della giustizia». Piuttosto, «ci si limita fondamentalmente a delle riforme di contorno».

Palamara: «Una riforma temevo: il sorteggio del Csm»

L’ex magistrato, quindi, ha ricordato che il documento di circa 100 magistrati «che chiedono un forte cambiamento interno». Il quale, ha chiarito Palamara, per il Csm ha una sola strada possibile: il sorteggio. «Se parliamo di come riformare il Csm, io da uomo delle correnti, c’è una sola riforma che temevo: quella del sorteggio interno alla magistratura. È l’unico meccanismo che in qualche modo può scardinare il sistema interno. Sembra che tutto cambi – ha concluso l’ex magistrato – affinché nulla cambi».
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Messaggioda Berto » ven apr 02, 2021 8:34 pm

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