Migranti e malattie infettive: il legame c’è eccome, ma non si puo’ direNEWS, Sanità e Salute domenica, 30, luglio, 2017
di Lorenza Formicola
http://www.imolaoggi.it/2017/07/30/migr ... i-puo-direDa un po’ di tempo, in Germania, è tornata la paura per tutte quelle malattie che si ritenevano debellate, o a scarsissima diffusione in Occidente. Da quando, per esempio, è emerso il caso di un richiedente asilo dello Yemen, affidato ad una chiesa a Bünsdorf, nella Germania settentrionale, per evitarne l’espulsione, e che avrebbe contagiato almeno 50 bambini di tubercolosi, la malattia infettiva ha scalato nuovamente la classifica delle malattie a più alto rischio di contagio. Ma non capeggia certo da sola.
Lo stato di cose nella Germania della cancelliera Merkel è visibilmente critico, pericoloso. Nonostante quel che i giornaloni diano in pasto ai lettori ignari. Il Robert Koch Institute (RKI), l’organizzazione responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive che fa parte del Ministero federale della salute tedesco, di anno in anno pubblica rapporti sempre più funesti e che non fanno che confermare l’aumento globale delle malattie soprattutto dal 2015 – l’anno in cui la Merkel “ha aperto le porte” ad un numero senza precedenti di migranti. L’ultima relazione è stata pubblicata il 12 luglio 2017 e fornisce dati sullo stato di oltre 50 malattie infettive in Germania nel 2016. Dal botulismo all’echinococcosi, dalla sifilide alla tubercolosi. Il quadro è terso, eppure tetro.
L’incidenza di epatite B è aumentata del 300% negli ultimi tre anni, tra il 2014 e il 2015 quella di morbillo ha superato il 450%, mentre dal 2015 i migranti hanno contribuito al 40% di nuovi casi di AIDS. Per quel che riguarda la tubercolosi, invece, nel 2016 sono stati riscontrati 5.915 casi a fronte del 4.488 del 2014. Un medico intervistato da Focus ha voluto evidenziare il fatto che le autorità tedesche hanno perso le tracce di centinaia di migliaia di ‘migranti’ che possono essere infetti. Ma, soprattutto, ha voluto enfatizzare quel 40% di tutti gli agenti patogeni della tubercolosi che si sta diffondendo e che risultano resistenti alle terapie. Dato comune per tutta l’Europa, Italia compresa: il micobatterio, in alcune situazioni, si è trasformato in modo da non essere sensibile agli antibiotici che cinquant’anni fa sembravano averlo debellato. Tra il 2013 e il 2016 il numero di persone a cui è stata diagnosticata la scabbia solo nella Renania Settentrionale-Vestfalia è aumentato di quasi il 3000%. Per non parlare, poi, del focolaio di morbillo diffuso in tutti i 16 stati federali tedeschi tranne uno – Mecklenburg-Vorpommern -, lo stato con la percentuale di immigrati più bassa.
Eppure i numeri forniti dal RKI rappresentano solo la punta dell’iceberg, e per qualcuno non coprono che una parte dei pericoli diffusi. Sono tanti i medici che ritengono che le percentuali reali dei casi di tubercolosi, per esempio, siano molto più elevate e accusano il RKI di ridimensionare la minaccia al fine controllare i sentimenti anti-immigrazione.
E se in Germania le cose stanno così, in Italia non suona una sinfonia troppo diversa. L’unica differenza sta nel fatto che, da noi, solo una piccola percentuale di immigrati si trattiene. Semplicemente la nostra penisola è zona di transito, e pertanto il confronto non reggerebbe. Eppure il politicamente corretto dei dati ha colpito anche il Bel Paese. Ovviamente. Non sono reperibili tabelle ben stilate, e i cocktail party organizzati dalle fondazioni filantropiche si tengono a debita distanza, pur di non denunciare il pericolo. Né dati, né statistiche, insomma, il binomio immigrati-malattie non esiste e non deve esistere. Soprattutto in un momento storico dove il colpo di frusta del suddetto binomio non è proprio previsto.
A rendere un tantino paradossale il contesto, però, ci pensano come sempre i fatti, come il moltiplicarsi di seminari in contesti medico ospedalieri che cercano di monitorare la situazione perché “i migranti pongono una questione di sanità pubblica ineludibile” (Francesco Blasi presidente della Società italiana di pneumologia). Di tanto in tanto salta fuori qualche numero, come gli oltre duemila casi di scabbia e i 38 di tubercolosi che rientrano nel bilancio 2016 dei centri di accoglienza di Milano. Ma per il resto c’è mancanza di una metodologia sistematica per la raccolta dei dati che, dove disponibili, risultano stravecchi. La questione della diffusione di malattie legate all’immigrazione è stata ormai liquidata dalla versione offerta dai vari pulpiti altisonanti e che coincide con un’unica sentenza: partono sani e se è vero che si ammalano, è colpa del clima insalubre italiano, o più in generale, occidentale, e delle condizioni di vita in cui si vengono a trovare.
Addirittura il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, ha dichiarato che gli immigrati che arrivano nel nostro Paese sono in generale “in buona salute” e sono “più vaccinati degli italiani”, sia perché in molti Paesi le coperture sono più elevate sia perché “li vacciniamo all’arrivo”. Se le cose stessero così, perché partono? E perché ogni migrante ospitato nei campi viene vaccinato contro la difterite, il tetano e la poliomielite se, come gli antivax da una vita ci raccontano, queste malattie in Italia sono praticamente estinte da tempo? E invece non vengono vaccinati contro l’epatite B, siccome in gran parte dei Paesi di provenienza dei migranti è endemica.
Ci sono, poi, i giornaloni, sempre made in Italy, che raccontano l’altra storiella per cui, più che malati, gli immigrati, sono traumatizzati. E via a ruota libera sulla xenofobia, il razzismo e i dati che sono solo allarmismo e niente più. E’ più facile con il buonismo eludere la questione piuttosto che fotografare il momento storico con onestà intellettuale e denunciare i danni di una scellerata politica immigrazionista.
La ministra Lorenzin ha detto:“Dobbiamo garantirci da malattie di ritorno con milioni di persone che arrivano da Paesi in cui queste malattie ci sono”.
https://www.facebook.com/verita.nascost ... 8512299646https://www.veritanascoste.com/news/lor ... -scomparse“Dobbiamo garantirci da malattie di ritorno con milioni di persone che arrivano da Paesi in cui queste malattie ci sono”. Avete capito, cari italiani che vi siete posti la domanda del perché, con decreto, il governo dell’Invasione intenda obbligare le famiglie a vaccinare per dodici malattie, alcune delle quali debellate in Italia da anni? La verità è sfuggita in una battuta della ministra alla Salute, l’esponente del partito di Alfano, Beatrice Lorenzin, che lo ha dichiarato chiaramente: l’invasione di immigrati.
Pd-Ncd impongono agli italiani di vaccinarsi mentre il loro Governo continua con la politica delle frontiere aperte, permettendo a centinaia di migliaia di persone di entrare senza controlli adeguati con il rischio di una pandemia che colpirebbe non solo i bimbi.
Immediata l’azione della propaganda: le principali testate giornalistiche hanno immediatamente lanciato una campagna per classificare come strani e trogloditi “no-vax” i genitori che invece si pongono legittime domande sull’obbligo vaccinale e nel contempo giornali e Tv lavorano a tutela delle case farmaceutiche che nell’iniziativa del Governo vedono un’impennata al rialzo dei loro fatturati e che continuano ad investire per riempire pagine di giornali e spazi televisivi di spot che ne aumentino il favore tra gli editori.
Baluardo della verità è la Regione del Veneto che con il coraggioso presidente Luca Zaia ha annunciato di voler impugnare il decreto. Per ora è tristemente solo.
VIETATO CHIEDERE CERTIFICATO MEDICO AI MIGRANTI: PER I BUONISTI E' DISCRIMINAZIONE 2017/08/01
http://www.norazzismoversoitaliani.it/2 ... ua-leggere GENOVA. 30 LUG. “Comuni di Alassio e Carcare. Il Tribunale di Genova ordina di revocare le due delibere discriminatorie contro migranti e senza dimora. Una vittoria delle associazioni promotrici ARCI, Avvocato di strada Onlus, ASGI e Federazione Regionale Solidarietà e Lavoro”.
Ieri i rappresentanti delle associazioni pro migranti hanno comunicato così la decisione del Tribunale in merito al caso delle ordinanze emesse l’anno scorso dai sindaci del Ponente ligure “allo scopo di tutelare e garantire il diritto alla sicurezza sanitaria di tutti i cittadini”.
I provvedimenti, infatti, prevedono sostanzialmente il divieto di dimora, anche occasionale, sui territori comunali, per tutte le persone prive di certificato sanitario, ovvero che non si sottopongono a visite e normali cure, provenienti da Paesi ad alta incidenza di malattie infettive potenzialmente pericolose per la salute degli altri.
“Il Tribunale di Genova (Giudice Unico Dott. Laura Casale) – hanno spiegato le associazioni che si sono rivolte al giudice civile – ha accolto il ricorso per condotte andiscriminatorie dei Comuni di Alassio e Carcare presentato da ARCI, Avvocato di strada Onlus, ASGI Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, Federazione Solidarietà e Lavoro di Genova, difesi dagli Avv. Alberto Guariso, Emilio Robotti e Alessandra Ballerini.
Il ricorso era stato presentato contro due ordinanze. L’ordinanza del Comune di Alassio vietava alle ‘persone prive di fissa dimora, provenienti da Paesi dell’area africana, asiatica e sud americana, se non in possesso di regolare certificato sanitario attestante la negatività da malattie infettive trasmissibili, di insediarsi anche occasionalmente nel territorio comunale’. Analogamente, l’ordinanza del Comune di Carcare, vietava la ‘dimora, anche occasionale, di persone provenienti da paesi dell’area africana o asiatica presso qualsiasi struttura di accoglienza, prive di regolare certificato sanitario attestante le condizioni sanitarie e l’idoneità a soggiornare’.
Per le persone bersaglio dell’ordinanza, si faceva presente nel ricorso, era difficile, quando non impossibile, ottenere il certificato richiesto. Non è infatti possibile certificare in un soggetto l’assoluta assenza di malattie infettive trasmissibili che potrebbe, ad esempio, essere in incubazione. Il divieto era inoltre rivolto solo a cittadini stranieri, provenienti da diverse zone del mondo, e in assenza di una qualsiasi situazione di emergenza sanitaria nel territorio comunale ed italiano. Le ordinanze erano dunque finalizzate unicamente ad evitare il transito e la permanenza di stranieri nel territorio. Una barriera invalicabile che valeva anche per profughi e richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzioni.
Il Tribunale, nell’accogliere il ricorso, ha dichiarato il carattere discriminatorio della condotta tenuta dal Comune di Alassio e dal Comune di Carcare nell’adottare le ordinanze ancora oggi vigenti. Ha inoltre ordinato alle due Amministrazioni Comunali di cessare le condotte discriminatorie di cui sopra e pertanto di revocare con effetto sin dalla loro emanazione le delibere, ha imposto a ciascuna di esse di pubblicare a proprie spese la decisione del Tribunale su un quotidiano a tiratura nazionale (a caratteri doppi) e la pubblicazione dell’intero provvedimento per la durata minima di tre mesi sulla home page del rispettivo sito istituzionale. Le Amministrazioni Comunali sono anche state condannate al pagamento delle spese legali.
I problemi sociali e le emergenze umanitarie non si combattono a colpi di ordinanze. Siamo molto soddisfatti per la decisione del Tribunale di Genova e ci auguriamo che in futuro questa sentenza possa dissuadere altri comuni dal replicare iniziative simili a quelle dei Comuni di Alassio e Carcare”.
In Germania, con l'insediamento dei migranti si diffondono le malattie infettiveSoeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York.
https://it.gatestoneinstitute.org/10785 ... i-malattie Un richiedente asilo yemenita respinto, che è stato ospitato in una chiesa nel nord della Germania per evitargli l'espulsione, ha potenzialmente infettato più di 50 bambini, avendo contratto un ceppo altamente contagioso di tubercolosi.
L'uomo, accolto in una chiesa di Bünsdorf tra gennaio e maggio scorso, è stato in stretto contatto con i bambini, alcuni di tre anni, che frequentavano un asilo della struttura. A giugno è stato ricoverato in un ospedale a Rendsburg dove gli è stata diagnosticata la tubercolosi – una malattia che solo di recente è tornata alla ribalta in Germania.
Secondo le autorità sanitarie locali, bambini, genitori, insegnanti e parrocchiani sono stati sottoposti a controlli per verificare se avessero contratto la malattia, che può avere un periodo di incubazione di mesi o anche di anni. Non è chiaro se l'uomo al suo arrivo in Germania sia stato sottoposto agli esami clinici necessari o se fosse uno delle centinaia di migliaia di migranti che sono passati inosservati.
La paura della tubercolosi ha riacceso i riflettori sul rischio maggiore di contrarre malattie infettive da quando la cancelliera tedesca Angela Merkel ha consentito a circa due milioni di migranti provenienti dall'Africa, dall'Asia e dal Medio Oriente di entrare nel paese.
Un nuovo rapporto del Robert Koch Institute (RKI), l'istituzione centrale del governo federale tedesco per il monitoraggio e la prevenzione delle malattie, conferma un aumento generalizzato delle malattie dal 2015, quando la Germania ha accolto un numero senza precedenti di migranti.
Il Rapporto annuale sull'epidemiologia delle malattie infettive – che è stato pubblicato il 12 luglio 2017 e fornisce dati sullo stato di oltre 50 malattie infettive diagnosticate in Germania nel 2016 – offre un primo spaccato delle conseguenze sulla salute pubblica dovute al massiccio afflusso di migranti alla fine del 2015.
Il rapporto mostra maggiori incidenze in Germania di patologie come congiuntivite da adenovirus, botulismo, varicella, colera, cryptosporidiosi, febbre dengue, echinococcosi, Escherichia Coli enteroemorragico, giardiasi, infezioni da Haemophilus influenzae, infezioni di Hantavirus, epatite, febbre emorragica, HIV/AIDS, lebbra, febbre ricorrente trasmessa dai pidocchi, malaria, morbillo, meningite meningococcica, meningoencefalite, parotite, paratifo, rosolia, shigellosi, sifilide, toxoplasmosi, trichinellosi, tubercolosi, tularemia, tifo e pertosse.
La Germania è riuscita – almeno finora – ad evitare lo scenario peggiore: la maggior parte delle malattie tropicali ed esotiche portate nel paese dai migranti sono state contenute e non ci sono epidemie di massa tra la popolazione in generale. Tuttavia, le malattie più comuni, molte delle quali sono direttamente o indirettamente legate all'immigrazione di massa, sono in aumento, secondo il rapporto.
L'incidenza di epatite B, ad esempio, è aumentata del 300 per cento negli ultimi tre anni, secondo il Robert Koch Institute. Nel 2016, sono stati segnalati 3.006 casi in Germania; nel 2014, erano 755. Nella maggior parte dei casi sono coinvolti migranti non vaccinati provenienti dall'Afghanistan, dall'Iraq e dalla Siria. Tra il 2014 e il 2015, l'incidenza di morbillo è salita di oltre il 450 per cento, si registra anche un aumento del numero di casi di varicella, meningite, parotite, rosolia e pertosse. Secondo un rapporto separato del RKI, nel 2015, i migranti hanno rappresentato almeno il 40 per cento dei nuovi casi diagnosticati di HIV/AIDS.
Le statistiche del Robert Koch Institute possono essere solo la punta dell'iceberg. Nel 2016, sono stati segnalati 5.915 casi di tubercolosi; nel 2014, erano 4.488, pertanto, è stato registrato un aumento di oltre il 30 per cento. Alcuni medici, però, ritengono che il numero reale di casi di tubercolosi sia molto più elevato e hanno accusato il RKI di minimizzare la minaccia per evitare di alimentare i sentimenti contrari all'immigrazioni.
In un'intervista a Focus, Carsten Boos, un chirurgo ortopedico, ha avvertito che le autorità tedesche hanno perso le tracce di migliaia di migranti infetti. E ha aggiunto che il 40 per cento di tutti i patogeni della tubercolosi sono multiresistenti e pertanto sono intrinsecamente pericolosi per la popolazione in generale:
"Quando i richiedenti asilo provengono da paesi con un elevato rischio di infezioni da tubercolosi, il Robert Koch Institute, quale organo più elevato tedesco per la protezione delle infezioni, non dovrebbe sminuire il pericolo. È un istituto federale che usa la correttezza politica per nascondere la spiacevole realtà?
"I media riportano che nel 2015 la polizia federale ha registrato la presenza di circa 1,1 milioni di rifugiati. Sono state presentate 700-800mila domande di asilo e sono scomparsi 300mila profughi. Sono stati sottoposti a controlli? Provengono da paesi ad alto rischio?
"Si ha l'impressione che nel Robert Koch Institute la mano sinistra non sa quello che fa la destra".
Joachim Gauck, l'allora presidente della Germania, parla con i medici nell'infermeria di un centro di accoglienza per migranti, il 26 agosto 2015 a Wilmersdorf, un quartiere di Berlino, in Germania. (Foto dell'immagine: Jesco Denzel/Bundesregierung via Getty Images)
I quotidiani tedeschi hanno pubblicato una serie di articoli sulla dimensione sanitaria della crisi migratoria. Gli articoli spesso citano operatori sanitari che si occupano in prima persona della cura dei migranti. Molti ammettono che la migrazione di massa ha aumentato il rischio di malattie infettive in Germania. Qui di seguito alcuni titoli:
"I profughi spesso portano malattie sconosciute ai paesi ospiti"; "I profughi portano malattie rare a Berlino"; "Profughi in Assia: Tornano le malattie rare"; "I profughi spesso portano malattie sconosciute in Germania"; "Gli esperti: I profughi portano 'malattie dimenticate'"; "Si sono triplicati i casi di epatite B in Baviera"; "I casi di tenia in Germania sono aumentati di oltre il 30 per cento"; "Malattie infettive: I profughi portano la tubercolosi"; "La tubercolosi in Germania è di nuovo in aumento, soprattutto nelle grandi città, a causa della migrazione e della povertà"; "I profughi stanno portando la tubercolosi"; "Aumentano le malattie in Germania: Torna la tubercolosi"; "Medico teme il rischio di tubercolosi per l'ondata di profughi"; "Molti più casi di tubercolosi nel Baden-Württemberg: Spesso ne sono affetti i migranti"; "Un esperto: La politica per i rifugiati è responsabile dell'epidemia di morbillo"; "Sono in aumento i casi di scabbia nel Nord Reno-Westfalia"; "Malattie semidimenticate come la scabbia tornano a Bielefeld"; "Venite in contatto con i profughi? Dovreste portare attenzione" e "Profughi: Un'ampia gamma di malattie".
Al culmine della crisi migratoria nell'ottobre 2015, Michael Melter, primario presso la Clinica universitaria di Regensburg, ha dichiarato che i migranti arrivavano nel suo ospedale con malattie mai viste in Germania. "Non vedevo da 20-25 anni alcuni di quei disturbi", egli ha detto, "e molti dei miei colleghi più giovani non li hanno mai visti".
Marc Schreiner, responsabile delle relazioni internazionali per la Società tedesca ospedaliera (Deutschen Krankenhausgesellschaft), fa eco alle preoccupazioni di Melter:
"Nelle cliniche, è sempre più comune vedere pazienti con malattie considerate debellate in Germania, come la scabbia. Tali malattie devono essere diagnosticate con attendibilità, il che è una sfida".
Christoph Lange, esperto di tubercolosi presso il Centro di Ricerca Borstel, ha detto che i medici tedeschi disconoscono molte delle malattie importate dai migranti: "Sarebbe utile se le malattie tropicali e le altre malattie rare avessero un ruolo più importante nella formazione dei medici".
La Società tedesca di gastroenterologia, malattie digestive e metaboliche, di recente ha tenuto un simposio di cinque giorni ad Amburgo per aiutare i medici a diagnosticare malattie che si vedono raramente in Germania. Tra queste patologie spiccano:
La febbre ricorrente trasmessa da pidocchi. Secondo un rapporto del Robert Koch Institute, nel corso degli ultimi due anni, ad almeno 48 persone in Germania è stata diagnosticata questa patologia inesistente nel paese prima della crisi migratoria del 2015. La malattia, che è trasmessa dai pidocchi, è prevalente tra i migranti provenienti dall'Africa orientale che viaggiano per mesi per raggiungere la Germania senza potersi cambiare i vestiti. "C'eravamo tutti dimenticati della febbre ricorrente da pidocchi", ha detto Hans Jäger, un medico di Monaco. "Ha un tasso di mortalità fino al 40 per cento se non è diagnosticata e trattata con antibiotici. I sintomi sono simili a quelli della malaria: febbre, mal di testa, eruzioni cutanee".
Febbre di Lassa. Nel febbraio 2016, un paziente che è stato infettato in Togo, nell'Africa occidentale, ha ricevuto le cure mediche in Germania, ma non è riuscito a farcela. Dopo la sua morte, a un operatore sanitario che era entrato in contatto con la salma del migrante è stata diagnosticata un'infezione da febbre di Lassa. L'uomo è stato messo in quarantena e curato, riuscendo a guarire. Si tratta del primo caso documentato di trasmissione del virus di Lassa in Germania.
Febbre dengue. In Germania, nel 2016, a quasi un migliaio di persone è stata diagnosticata la febbre dengue, una malattia tropicale trasmessa dalle zanzare. Questa patologia è in aumento del 25 per cento rispetto al 2014, quando sono stati diagnosticati 755 casi.
Malaria. Il numero di persone alle quali è stata diagnosticata la malaria è nettamente aumentato nel 2014 (1.007 casi) e nel 2015 (1.063), ma è diminuito nel 2016 (970). La maggior parte dei pazienti affetti ha contratto la malattia in Africa, in particolar modo in Cameron, Ghana, Nigeria e Togo.
Echinococcosi. Tra il 2014 e il 2016, a più di duecento persone in Germania è stata diagnosticata l'echinococcosi, un'infezione da tenia. Questo rappresenta un aumento di circa il 30 per cento. I pazienti hanno contratto la malattia in Afghanistan, Bulgaria, Grecia, Kosovo, Iraq, Macedonia, Marocco, Siria e Turchia.
Difterite. Tra il 2014 e il 2016, in Germania sono stati diagnosticati più di trenta casi. Le persone affette l'hanno contratta in Etiopia, Eritrea, Libia, Sri Lanka e Tailandia.
Scabbia. Tra il 2013 e il 2016, il numero di persone affette da scabbia nel Nord Reno-Westfalia è aumentato di circa il 3.000 per cento.
Intanto, in Germania si registrano focolai epidemici di morbillo che le autorità sanitarie hanno collegato ai flussi migratori dalla Romania. Secondo il Robert Koch Institute, nel paese, nei primi sei mesi del 2017, sono stati diagnosticati circa 700 casi, rispetto a 323 casi del 2016. L'epidemia di morbillo si è diffusa in tutti i 16 stati federati tedeschi tranne uno: il Mecklenburgo-Pomerania, un land con una presenza molto bassa di migranti.
L'epicentro dell'epidemia di morbillo è nel Nord Reno-Westfalia, lo stato più popoloso della Repubblica tedesca e quello con il maggior numero di migranti. Nei primi sei mesi del 2017, in questo land sono stati diagnosticati 500 casi di morbillo, la maggior parte dei quali a Duisburg ed Essen, dove una madre 37enne di tre bambini è morta a maggio. Ma anche a Berlino, Colonia, Dresda, Amburgo, Lipsia, Monaco e Francoforte, dove un neonato di nove mesi ha contratto la malattia.
Il 1° giugno scorso, il parlamento tedesco ha approvato una nuova legge controversa che impone alle scuole materne di informare le autorità tedesche se i genitori non riescono a dimostrare di aver consultato un medico per la vaccinazione dei loro figli. I genitori che non rispettano l'obbligo rischiano una multa di 2.500 euro. "Non possiamo essere indifferenti al fatto che la gente muore ancora di morbillo", ha detto il ministro tedesco della Salute Hermann Gröhe. "Ecco perché stiamo inasprendo le norme sulle vaccinazioni".
Qualcuno dice che la nuova legge non è sufficiente e invoca l'obbligatorietà delle vaccinazioni per tutti in Germania. Altri sostengono che la legge è eccessiva e viola le protezioni sulla privacy garantite dalla Costituzione; e che spetta ai genitori, e non al governo, decidere cosa sia meglio per i loro figli. Continuano le ripercussioni causate dalla politica migratoria delle porte aperte della cancelliera Merkel.