La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare

La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare

Messaggioda Berto » sab ago 12, 2017 8:12 pm

Sinistra, scafisti, poteri forti: le carte segrete delle Ong
Fausto Biloslavo - Ven, 11/08/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 29969.html

L e collusioni con i trafficanti, l'estremismo dei volontari-attivisti tedeschi, il ruolo ambiguo di grandi Ong, i contatti politici in Parlamento, l'arroganza con la Polizia italiana ed i finanziamenti alle organizzazioni umanitarie. Questo e altro è il contenuto delle 148 pagine di atti dell'ordine di sequestro di nave Iuventa dell'Ong tedesca Jugend Rettet accusata di favorire l'immigrazione clandestina.

Non solo il caso dei tedeschi, ma uno spaccato sulle Ong operanti nel Mediterraneo con le parole dei protagonisti grazie a testimonianze, cimici, intercettazioni, che fino ad oggi era noto solo in parte.

COLLUSIONI CON I TRAFFICANTI

«Membri dell'equipaggio della motonave Iuventa appartenente alla Ong (tedesca ndr) Jugend Rettet (...) - si legge nelle prime pagine dell'ordine di sequestro dell'imbarcazione - in data 18.6.2017 si incontravano in acque internazionali con trafficanti libici a bordo delle rispettive imbarcazioni, quindi facevano momentaneo ritorno presso la motonave Juventa (mentre i trafficanti libici si dirigevano vero le acque libiche), e, da ultimo, si incontravano nuovamente con i trafficanti libici che questa volta scortavano una imbarcazione con a bordo dei migranti che venivano poi trasbordati sulla motonave Juventa e, al termine dell'operazione prelevavano dall'imbarcazione utilizzata dai migranti il motore e facevano ritorno in acque libiche».

Lucio Montanino e Pietro Gallo della Imi security service imbarcati su nave Vos Hestia dell'Ong Save the children come personale di sicurezza sono i primi a denunciare le collusioni con i trafficanti. «Hanno rappresentato che la menzionata motonave si avvicinerebbe eccessivamente a quelle coste (libiche ndr) nell'area di Sabratha durante le operazioni di soccorso fornendo supporto logistico agli scafisti nel prelevare i migranti direttamente dai gommoni e agevolandone l'imbarco su natanti gestiti da altre Ong».

Cristian Ricci titolare della Imi security service dichiara: «La Iuventa che è una imbarcazione piccola e vetusta fungeva da piattaforma ed era sempre necessario l'intervento di una nave più grande (di un'altra Ong ndr) sulla quale trasbordare i migranti soccorsi dal piccolo natante». Spesso il trasbordo è avvenuto sulla Vos Hestia di Save the children. «La stranezza la vedevamo nel fatto che il personale della Iuventa, dopo aver fatto salire i migranti a bordo restituiva i gommoni ad altri soggetti che stazionavano nella zona dei soccorsi su piccole imbarcazioni in vetroresina o legno (trafficanti o scafisti). Non si restituiscono i gommoni, ma questi devono essere tagliati o affondati dopo aver prelevato i migranti, per evitare che vengano riutilizzati dai trafficanti».

Montanino intercettato al telefono precisa «che la motonave Iuventa effettuava rendez vous con gli scafisti». Gli italiani della sicurezza sottolineano che i tedeschi «(...)non hanno mai salvato una persona in pericolo di vita in quanto con motori funzionanti, benzina e cibo». Ma per i migranti «trasbordati dalla Iuventa dicevano di averli salvati in mare per farsi dare più soldi e donazioni». Montanino aggiunge che «il personale di Save the children ha sempre effettuato riprese video e fotografiche di tutte le attività svolte. So anche che, quando è stato richiesto loro dalla Polizia, hanno negato salvo poi pubblicare alcune di queste foto sul loro sito per acquisire donazioni».

Gli inquirenti descrivono l'ennesimo episodio chiave che coinvolge la flotta europea. «La motonave Iuventa, dopo aver effettuato i soccorsi trasborda i migranti su altre imbarcazioni che, com'è noto, giungono presso i porti italiani (...) - si legge nell'atto di sequestro - Il 23.9.2016 (arriva a Trapani ndr) la motonave Vos Hestia (di Save the children ndr) con 230 migranti a bordo, 140 dei quali erano stati recuperati dalla Iuventa (...) In questa circostanza il natante in difficoltà è stato avvistato da una unità in assetto Eunavformed (la flotta Ue, ndr)».

CHAT CON IL PRETE ERITREO E SOLDI

Gli addetti alla sicurezza, che sono stati a bordo della nave di Save the children, parlano al telefono delle deposizioni rese alla polizia. Ricci: «Ho detto (agli investigatori ndr) che c'era tipo una come si chiama community(...) una chat, una cosa del genere (...) però non mi hanno mai permesso neanche di vedere chi ci facesse parte(...) Io so che arrivava sul telefono del team leader di Save the children!» via WhatsApp. Grazie alle informazioni giunte sulla chat «parallela» ai soccorsi ufficiali le navi delle Ong trovano i gommoni dei migranti. Gli addetti alla sicurezza privati aggiungono un riferimento che coinvolge il sacerdote eritreo don Mussie Zerai indagato dalla procura di Trapani. Ricci spiega: «Poi gli ho detto questa storia di quegli eritrei, che dicevano che un prete aveva mandato il messaggio». Gallo: «Si, sì, quella già la sapevano (...) che gli è arrivato il messaggio dal prete eritreo e noi ci siamo recati là e abbiamo trovato il barcone di legno (...) e a bordo c'avevamo il mediatore eritreo». Ricci: «Una cosa strana. Esattamente».

Gli addetti alla sicurezza parlano anche dei soldi che arrivano alle Ong: «Vengono finanziati da grandi poteri internazionali tipo la giapponesina che è venuta là», rivela Gallo senza ulteriori dettagli. Il responsabile della società di sicurezza, Ricci, sostiene pure: «Uno che fa il volontario che si piglia 10.000 euro mi sembra». E sui finanziamenti parla dell'arrivo di una donna, non meglio identificata «con un milione di sterline». Gallo in un'altra intercettazione aggiunge: «Hanno fatto un premio all'oscar di Venezia c'è un film sugli immigrati. E loro si stanno appoggiando a sto film, poi non so se è stato sponsorizzato da Save the children oppure gli incassi se li pigliano loro però hanno rimesso un'altra volta le fotografie di Lucio (Montanino altro addetto alla sicurezza a bordo della nave di Save the children ndr) del bambino col padre e la madre, il padre e figlio siriano e uno sbarco di notte, capito? Eh eh». Gallo continua nello sfogo: «Noi non abbiamo lucrato, loro hanno lucrato perché sono partiti a settembre che erano senza soldi e hanno chiuso la missione che tenevano un forte capitale fermo pronto a finanziare il prossimo anno».

LE ALTRE ONG SOTTO ACCUSA

Sempre Gallo, addetto alla sicurezza, intercettato al telefono dice: «C'è troppo potere economico che ci sta dietro tutto sto bordello. Troppo potere politico parecchie omissioni tipo il Moas (discussa Ong con sede a Malta ndr) quelli là erano banditi del mare non soccorritori». E ancora rivela un episodio di un team leader spagnolo di un'altra Ong: «Quando è arrivato a terra a Trapani ha avuto uno scontro verbale con questi della Polizia». Gli agenti sostenevano «ci hanno portato dei morti, non volevano dare le fotografie», (ma) in realtà lo stesso giorno su Twitter avevano messo le foto dello sbarco, della nave, del soccorso in mare». I poliziotti dicevano al responsabile della Ong: «Ci sta prendendo in giro». E lui ha reagito «in maniera molto violenta, faccia a faccia si sono scontrati». In una intercettazione del primo marzo Gallo è convinto: «Il Golfo azzurro (nave della Ong spagnola Proactiva open arms ndr) è sotto inchiesta».

I CONTATTI POLITICI

Stefano Spinelli, medico, della onlus Rainbow for Africa ha collaborato con i tedeschi di nave Iuventa per poi rompere i ponti a causa del loro «atteggiamento oltranzista». Spinelli tiene i contatti con alcuni politici come il senatore Federico Fornaro (scissionista a sinistra del Pd), che gli ha passato un documento della Commissione parlamentare sulle Ong. Spinelli osserva che «l'esito della Commissione è fuffa, tecnicamente avrà un impatto molto basso» E poi al telefono una certa Carla gli chiede: «Ma tu l'hai sentito Di Maio (presumibilmente uno dei leader del M5s) oggi?». Spinelli: «No». Carla: «Di Maio ha detto che (...) le navi delle Ong». Spinelli: «Non sono delle ambulanze sono dei taxi».

La famosa frase utilizzata dall'esponente grillino per accusare le Ong, che il medico ha forse ispirato e ribadisce in riferimento a nave Iuventa, poi messa sotto sequestro: «Fanno solo da taxista». Spinelli parla al telefono anche delle mosse del Viminale sull'apertura di campi per i migranti in Africa. «Quella è la linea tremenda del nostro amico Minniti che ieri ha fatto l'accordo coi ministeri degli Interni di Ciad, Niger e Libia per i campi sub sahariani» osserva il medico. E aggiunge sempre al telefono «mi sembra che la direzione in cui va il nostro amico Marco (Minniti ndr) sia abbastanza definita, cioè aprire tutti i fronti possibili per farne partire il meno possibile».

LE ONG TEDESCHE ESTREMISTE

E LA GUARDIA COSTIERA

Spinelli paragona la Ong tedesca Jugend Rettet, sotto inchiesta, «a un collettivo» volendo intendere come gli stessi esponenti non riconoscano assolutamente l'Autorità dello Stato facendo confusione «tra mandato umanitario e attivistico». Il volontario parlando con un certo Tommaso di Medici senza frontiere ammette: «Queste Ong tedesche che si scambiano il personale bene o male hanno tutte quell'estrazione lì molto no border». E fa un esempio inquietante su cosa potrebbe accadere: «Se ci obbligano a trasferire qualcuno alla Guardia costiera libica (...) cosa succede se noi rifiutiamo quell'ordine e ci spostiamo autonomamente verso un Place of safety italiano? Come si arriva lì ci denunciano tutti per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, no?». Tommaso di Msf risponde: «Clandestina, certo». Spinelli ammette riferendosi a Jugend Rettet che «li ho portati anche al Senato (...) ma i tedeschi tutti delle Ong non si rendono conto del clima e della condizione politica in cui ci stiamo muovendo. Trattano l'Italia come un paese del terzo mondo».

Sempre Spinelli parlando con Gianluca Solla, giornalista del Manifesto a bordo di nave Iuventa, che spesso media con la Guardia costiera, rivela che l'Ong Jugend Rettet, nel mirino della procura di Trapani, «sta palesemente seguendo tipo cagnolino le indicazioni di Sea Watch (altra Ong tedesca radicale ndr)». E dietro queste Organizzazioni umanitarie ci sono «alcuni protestanti tedeschi della Germania meridionale (...) che sono molto duri, sembra che cerchino lo scontro». In ogni caso il 6 maggio Spinelli al telefono con Mauro Forte, medico a bordo di nave Iuventa, alza il velo sul ruolo della nostra Guardia costiera. Prima spiega che in Italia «c'è una politica contro tutte le Organizzazioni non governative (...) la Guardia costiera rimane dalla parte nostra, però contemporaneamente devono essere zelanti rispetto ad un tema di controllo» sulle Ong che vanno a prendere i migranti di fronte alla Libia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare

Messaggioda Berto » dom ago 13, 2017 3:25 am

Soros furioso per il blocco delle ONG nel Mediterraneo. Laura Boldrini insorge a difesa delle ONG colluse con gli scafisti
controinformazione.info
di Luciano Lago

http://www.controinformazione.info/soro ... i-scafisti

Gli esponenti della sinistra mondialista ed i personaggi legati al traffico di carne umana nel Mediterraneo iniziano ad alzare una controffensiva per contrastare la criminalizzazione delle ONG protette da Soros e dagli organismi transnazionali. La prima ad insorgere con tutto il peso della sua “autorità” derivante dalla terza carica dello Stato è stata Laura Boldrini.

“Il rispetto e l’ammirazione di cui hanno sempre goduto coloro che cercano di salvare vite e alleviare sofferenze – afferma la Boldrini – sembrano non valere più per le Ong impegnate nel Mediterraneo e oggetto da settimane di una pesantissima indiscriminata campagna di denigrazione”.
Secondo la Boldrini “se tra le Ong qualcuna si è comportata in modo non trasparente e ha violato leggi, è giusto che i singoli responsabili vengano sanzionati. Ma è inaccettabile la criminalizzazione di un intero gruppo sociale.(….) Queste le dichiarazioni rilasciate dalla “presidenta” della Camera in relazione alle inchieste giudiziarie in cui sono incappate le ONG che operano al largo delle coste libiche.

Le dichiarazioni della Boldrini, intrise della consueta retorica dell’accoglienza a tutti i costi, fanno parte di una serie di reazioni causate dalla notizia della rinunzia ad operare da parte di alcune ONG per causa del divieto imposto dalla Guardia Costiera Libica che inizia a svolgere il suo ruolo di pattugliamento delle coste e del mare antistante, anche oltre le sue acque territoriali.

Alla Boldrini poco importa delle inchieste giudiziarie e giornalistiche, dell’indagine del Senato e della denuncia della Marina libica, lei continua a schierarsi al fianco delle Ong, contro le quali pende l’accusa di aiutare gli scafisti che trasportano migranti. Le ONG sono sempre benemerite “senza se e senza ma”.

In concreto accade che per le ONG è finita la pacchia di potersi avvicinare a poche miglia dalla costa libica per prelevare il carico di africani portati a bordo dei barconi e cortesemente trasbordati ad opera degli scafisti. Il giochino delle ONG è stato ormai scoperto, tardi rispetto a quando era stato denunciato già da due anni (dai servizi di intelligence austriaci) ma, come si dice in questi casi, meglio tardi che mai. I finanziamenti di cui godevano alcune delle ONG per questo traffico rischiano di terminare e lo stesso dicasi per i lauti guadagni degli scafisti e delle mafie che si occupano dei trasferimenti delle persone dall’Africa alla Libia.

Anche gli esponenti delle Istituzioni ed i politici del PD che avevano sempre lodato il lavoro delle ONG, iniziano a prendere le distanze per paura di essere sputtanati prima delle elezioni, viste le prove incontrovertibili della complicità fra ONG e scafisti, raccolte dalle procure della Sicilia (Trapani e Catania ).
Una grave battuta d’arresto per tutta la filiera che ha fino ad oggi incassato lauti profitti su questo traffico. Uno smacco per la propaganda dei mondialisti che affermavano che tutto si svolgeva per “scopi umanitari”. Si conferma la teoria del Buzzi secondo la quale il traffico di migranti rende più della droga.

Il più incazzato è lo stesso George Soros che, con la sua Open Society aveva finanziato per milioni di dollari sia le ONG sia le organizzazioni di coloro che promuovono i trasferimenti dei migranti verso l’Italia. Sembra certo che Soros stia tempestando di telefonate i suoi referenti politici nel Governo italiano per rinfacciare loro le promesse fatte di agevolare gli sbarchi e l’ondata migratoria. Sono molti i politici che si erano messi al servizio del miliardario ed alcuni cercano di negarsi al telefono con delle scuse per evitare doversi giustificare con il magnate ungherese. “L’onorevole è fuori ufficio, si è preso una vacanza, capirà siamo sotto Ferragosto”, questa la più frequente giustificazione che viene detta al telefono ma a Soros questa non basta ed ha già sguinzagliato i sui fiduciari per rintracciare dalla spiagge della Versilia alal Sardegna, da Forte dei Marmi a Porto Cervo, dalla Liguria alla Costa Azzurra, da Portofino a Cannes i suoi referenti in vacanza. Non è dato sapere se, al momento, anche Gentiloni abbia ricevuto una telefonata, visto che fra lui e Soros vi era stata una cordiale riunione di intenti pochi mesi prima.

Un fatto è certo: la cosa non finisce qui. Soros non si rassegna ed ha già mobilitato le sue truppe. Presto si vedranno manifestazioni di protesta con attivisti della rete di Soros come la “No Borders” ed altre associazioni, incatenati ai porti e con striscione sulle banchine per reclamare accoglienza verso tutti abolizione delle restrizioni.

Fra le altre telefonate, Soros sembra che abbia chiamato il suo “compare” Peter Sutherland, rappresentante speciale del Segretario generale dell’ONU sulle migrazioni internazionali, per ottenere un suo interessamento in modo che l’ONU si pronunci facendo pressioni sul governo italiano e su quello libico per sbloccare la situazione a favore della ripresa degli sbarchi e dei permessi alle sue ONG.
Vedi: Quelli che tirano le fila della crisi migratoria.

Inoltre sembra sicuro che Soros stia tentando di corrompere gli ufficiali della Marina libica, approfittando della confusione nel paese nordafricano, per convincere a disattendere gli ordini dati dal Generale Haftar e, considerando la fame di denaro dei libici, facile pensare che potrà riuscire ad allentare il blocco. Con i “dollaroni” di Soros tutto è possibile ottenere e si comprano politici, militari, giornalisti e funzionari pubblici. Il caso italiano fa testo. Poi naturalmente si maschera tutto con i “motivi umanitari” e l’invasione della Penisola può continuare secondo i piani.





???

Ong, le domande dimenticate
La lettera della presidente della Camera dei deputati
di LAURA BOLDRINI
12 agosto 2017

http://www.repubblica.it/politica/2017/ ... P5-S2.3-T1

CARO direttore, non si spara sulla Croce Rossa, non si colpiscono i soccorritori che intervengono in situazioni di pericolo. A questo principio si sono attenuti i belligeranti di molti conflitti della storia recente. Ma il rispetto e l'ammirazione di cui hanno sempre goduto coloro che cercano di salvare vite e alleviare sofferenze sembrano non valere più per le Ong impegnate nel Mediterraneo, oggetto da settimane di una pesantissima, indiscriminata campagna di denigrazione, vittime di quella "inversione morale" giustamente denunciata da Ezio Mauro.

Allora proviamo a rimettere le cose e i valori al loro posto, nonostante una propaganda assordante che spinge molte voci al silenzio per paura di vedersi investire da insulti e minacce, sulla Rete e fuori.

Le Ong hanno svolto e svolgono un'azione preziosa, in virtù della quale è meno alto il bilancio spaventoso delle morti nel Mediterraneo. Si deve a loro il 35 per cento delle azioni di soccorso: decine di migliaia di vite messe in salvo. Hanno intensificato la loro azione dopo che, finita Mare Nostrum, si era fatto ancor più grande il rischio di tragedie in mare. Per questo meritano la nostra gratitudine, come la meritano gli uomini e le donne della Guardia costiera e degli altri corpi dello Stato, gli equipaggi dei mercantili e dei pescherecci che non si voltano dall'altra parte. E con loro gli operatori degli organismi umanitari, i giornalisti che rilanciano richieste di soccorso e i rappresentanti delle comunità straniere in Italia che avvisano se loro connazionali stanno rischiando la vita in acqua. Una rete della solidarietà con la quale, prima di diventare Presidente della Camera, ho avuto l'opportunità - oggi voglio dire l'onore - di collaborare, e di cui il nostro Paese deve essere soltanto orgoglioso. Se tra le Ong qualcuna si è comportata in modo non trasparente e ha violato leggi, è giusto che i singoli responsabili vengano sanzionati. Ma è inaccettabile la criminalizzazione di un intero gruppo sociale. Se un chirurgo sbaglia un intervento e fa morire un paziente deve risponderne, ma non per questo chiudiamo le sale operatorie di tutta Italia.

Meritano rispetto le ragioni delle Ong, anche di quelle preoccupate per la presenza di armi a bordo prevista dal codice. Che non significa in alcun modo ambigua equidistanza tra trafficanti di esseri umani e legittime istituzioni democratiche. Va compresa l'esigenza di essere disarmati sempre, comunque e dovunque, perché questo consente loro di operare nelle circostanze più difficili senza prestarsi a nessuna possibile strumentalizzazione del loro ruolo. Neutralità, indipendenza e imparzialità sono condizioni irrinunciabili della loro credibilità.

L'accanimento col quale oggi le Ong vengono indistintamente prese di mira - "l'onda melmosa" di scorie e veleni di cui parla Mario Calabresi - rischia di mettere in secondo piano due grandi questioni.

La prima è la drammatica impotenza dell'Unione europea, che in materia di immigrazione e asilo non riesce ad ottenere dai suoi membri risposte coerenti coi valori civili sui quali si fonda. Sui migranti gli Stati europei stanno innalzando le bandiere degli egoismi nazionali, scaricando sull'Italia doveri di solidarietà che non dovrebbero essere soltanto nostri. E invece di modificare il regolamento di Dublino e riconsiderare il sistema delle relocation, pensano di cavarsela elargendoci ulteriori finanziamenti.

La seconda, decisiva questione che la campagna anti-Ong finisce per oscurare è la condizione attuale della Libia. Ho letto nei giorni scorsi cronache compiaciute per il fatto che finalmente la Guardia costiera di quel Paese comincia a fermare in acqua e riportare indietro i migranti che tentano la traversata. Questo alleggerisce senz'altro il numero degli arrivi sulle nostre coste. Ma non è doveroso chiedersi che fine fanno coloro che tornano in Libia? Perché non si prende atto delle denunce delle organizzazioni internazionali come l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e l'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, che concordemente parlano di centri di detenzione, non di accoglienza, e delle condizioni terribili di angherie e violenze alle quali sono sottoposti soprattutto donne e bambini?

La nostra linea di condotta - della civile Europa - non può essere il vecchio adagio "occhio non vede, cuore non duole". È proprio per questo che l'azione delle Ong risulta a molti insopportabile. Perché ci ricorda quel dato tragico che le polemiche strumentali di queste settimane hanno rimosso: che nel Mediterraneo si continua a morire. Dall'inizio dell'anno 2600 persone, al ritmo terribile di quasi dodici vittime al giorno. Questo è il problema, non chi cerca di ridurne i costi umani.

E allora dobbiamo "accoglierli tutti"? La risposta è no. Continuo a pensare che il flusso dei migranti vada gestito dall'Italia e - lo ripeto - da un'Europa che deve riuscire a farsi carico delle proprie responsabilità. Una gestione che non può essere basata sull'indebolimento del soccorso in mare. Chi ha diritto alla protezione internazionale deve essere accolto e inserito in un percorso strutturato di integrazione, fatto di diritti e di doveri. Chi non ha diritto deve essere rimpatriato, in base alle leggi vigenti. Ma, di ronte a chi rischia di annegare nel Mediterraneo, il primo dovere è tendere la mano e salvare vite, senza preoccuparsi del passaporto di chi sta affogando.

L'autrice è Presidente della Camera dei deputati



Migranti, le rivelazioni di una gola profonda: "Mai salvato gente in pericolo, è un business a chi arriva prima"
12 agosto 2017

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/ ... 702a.shtml

La rivelazione shock a Quotidiano Nazionale di un addetto alla sicurezza, che vuole rimanere anonimo, impiegato su una nave di Save the Children: "I rapporti tra scafisti e molte organizzazioni sono evidenti"

"Per me un problema di coscienza""Forse qualche Ong è animata davvero da spirito umanitario. Ma questo discorso di andare sulle coste libiche non sta né in cielo né in terra. Su migliaia di persone soccorse forse solo il 20-25% era meritevole di aiuto", prosegue l'anonimo testimone nell'intervista-shock a Qn. "Abbiamo caricato giovani magrebini che erano stati espulsi dall'Italia. Ma dico io, chi abbiamo portato in Italia? Non abbiamo portato i siriani disperati o quelli del Mali che scappano dalla fame. Per me è stato personalmente anche un problema di coscienza".

L'accusa: "Dei migranti, alle Ong, non gliene frega un cavolo""Spesso è lo scafista che dà la posizione con il telefono satellitare, - continua l'anonimo - Quando si trova un gommone con decine di persone a bordo sembra quasi che si siano dati appuntamento...". "Mi sentivo un po' complice di un'attività vergognosa. Con Save the Children c'erano scontri anche perché non potevo riferire nulla alle autorità di porto o di polizia". "Sono stato 30 anni in polizia, - prosegue l'uomo, - so come vanno le cose: bisogna sempre seguire la pista dei soldi. Io vorrei capire: il ministero dell'Interno quanti soldi ha dato a Save the Chldren? A bordo mi hanno detto che sono operazioni da mezzo milione al mese, 6 milioni l'anno". "Dei migranti, alle Ong, non gliene frega un cavolo - sostiene -, è solamente un business del momento".

I ricordi della "gola profonda""Ricordo che avevamo una mediatrice culturale inglese brava, parlava arabo. A un certo punto sbarca e al suo posto arriva un ragazzo italo-eritreo. Guarda caso... due giorni dopo che si fa? Si becca un barcone di eritrei. E fu il team leader di Stc a dare al comandante l’esatta posizione del barcone". Poi l'accusa alle Ong di fare a gara a chi arriva prima: "Per me aveva un atteggiamento strano Iuventa, troppo piccola. Si capiva che faceva da appoggio. Una volta eravamo in Libia con altre Ong, ma non si vedevano gommoni. Poi un giorno chiama Iuventa e dice ‘abbiamo 400 persone a bordo’. Ma noi in cinque giorni non avevamo visto nessuno! E poi, se carichi tutte quella gente, mi dici dove stanno i battelli che hanno usato? Allora vuol dire che glieli hanno portati gli scafisti".
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La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare

Messaggioda Berto » lun ago 14, 2017 1:12 pm

???

Ong, immagine in caduta libera, drammatico effetto sulle donazioni
Francesco Anfossi
13/08/2017
Il 75 per cento sospetta per le Ong comportamenti illegali. Gli sbarchi diminuiscono ma gli italiani percepiscono un effetto invasione. Parla Nando Pagnoncelli, presidente dell'istituto di sondaggi Ipsos

http://www.famigliacristiana.it/articol ... 01667.aspx

Le inchieste della magistratura, il caso della nave Iuventa, i contrasti sul codice Minniti e i sospetti generalizzati sulle Ong che operano nel Mediterraneo si tradurranno in una ricaduta negativa su tutto il mondo delle organizzazioni umanitarie che si spendono nel soccorso ai migranti. Lo spiega, sondaggi alla mano, Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia. “Già nel maggio scorso in un sondaggio seguito alle prime inchieste della magistratura, il 75 per cento degli intervistati pensava che se è stata aperta un’inchiesta significa che le Ong potrebbero agire in modo illecito. Non solo, ma il 48 per cento pensa che le Ong siano sicuramente d’accordo con i trafficanti”. Numeri destinati ad ampliarsi dopo la vicenda della nave Iuventa, sequestrata dalla magistratura di Trapani.
Quali potrebbero le conseguenze per le Ong?
“Sarà drammatico l’impatto sui donatori. Il 75 per cento degli intervistati sospetta le Ong di comportamenti illegali. Ma tra i donatori il 65 per cento non è convinto dell’estraneità delle organizzazioni italiane alle relazioni con i trafficanti di uomini. Tutto questo avrà una ricaduta negativa per l’intero settore, che risente di un calo di fiducia generato dalla narrazione mediatica e politica”.
Sul fronte dell’immigrazione stiamo diventando un popolo xenofobo? O lo siamo già?
“Non siamo un popolo xenofobo. Direi semmai un popolo impaurito. Gli sbarchi sono in diminuzione. Secondo i dati del Viminale al 18 luglio di quest’anno sono sbarcati in Italia 93.824 migranti, con una crescita del 17 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma la percezione degli italiani è molto più forte: l’impressione, soprattutto tra i ceti meno abbienti, le persone meno istruite e gli anziani, è quella di una marea enorme e inarrestabile, anche a causa dello scarso se non nullo impegno dell’Europa, poco disposta a fare i suoi compiti e a redistribuire i migranti che approdano sulle nostre coste”.
Da dove deriva questa percezione?
“Bisogna tenere conto l’orizzonte più generale di una ripulsa della globalizzazione. L’apertura ai commerci e alla libera circolazione, che aveva rappresentato, anche nella narrazione europeistica, un punto centrale condiviso dai nostri connazionali, oggi mostra molte ombre. Un sentimento più diffuso tra gli italiani rispetto agli altri Stati dell’Unione. L’Italia viene subito dopo gli Usa di Trump nella richiesta del protezionismo. La fiducia nell’Unione è ai minimi storici. Di fronte a questo panorama, tra l'altro, è evidente che il populismo e il sovranismo trovino terreno fertile”.
Si incuba in questo modo un effetto “invasione” generalizzato.
“Esattamente: ciò provoca una reazione pesante da parte della maggioranza dei cittadini che sempre più invocano una chiusura delle frontiere.L’impressione diffusa tra i cittadini è che la presenza degli immigrati nel nostro Paese sia molto più estesa di quanto non lo sia nella realtà. Del resto un’indagine Ipsos del 2015 ha mostrato come si pensi che gli immigrati rappresentino il 26 per cento della popolazione residente in Italia, quando i dati ufficiali indicavano il 9 per cento (oggi siamo al 10 per cento compresi irregolari, rifugiati e richiedenti asilo, pari a poco più di 6 milioni di persone). La percezione insomma produce un effetto moltiplicatore triplo. Ancor più sovrastimata è la presenza dei musulmani: gli italiani pensan o siano il 20 per cento della popolazione, quando non superano il 4 per cento”.
Quest’umore diffuso è attestato solo dai sondaggi?
“Non ci sono solo i sondaggi. Sono principalmente i sindaci, anche quelli del Centrosinistra, ad adeguarsi all’aria che tira, come si è visto nel caso della prima cittadina di Codigoro, del Pd, che ha minacciato una tassa per chi accoglie stranieri. Persino i sindaci più vicini alle posizioni di accoglienza evidenziano l’esasperazione e raccolgono il malumore dei loro cittadini, evidenziando difficoltà di rapporti con il Viminale e le prefetture”.
Nella scala delle priorità che posto occupa il “problema immigrazione”?
“Ormai viene al terzo posto dopo occupazione e lotta alla corruzione. Un tema in crescita nell’ultimo semestre”.
Quali sono i motivi di preoccupazione degli italiani nei confronti degli immigrati?
“In primo luogo l’idea che tra i migranti ci siano dei terroristi pronti a scatenare violenza e distruzione. Lo crede il 70 per cento degli intervistati. C’è poi l’idea che gli immigrati sfruttino i servizi pubblici del Paese, drenando risorse degli italiani (lo pensa il 59 per cento dei cittadini). Inoltre il 49 per cento degli italiani ritiene che gli immigrati abbiano reso più difficile trovare occasioni di lavoro. Poi vengono i presunti rischi per la salute o, peggio, per la sicurezza”.
C’è una considerazione diversa tra migranti economici e rifugiati?
“Non molta. Anche perché permane diffuso il dubbio che chi viene in Italia non sia in realtà un vero rifugiato ma uno che arriva per motivi economici e per avvantaggiarsi dei sussidi pubblici. Lo pensano due terzi degli italiani. Tutto ciò porta a un netto rifiuto: il 50 per cento pensa che gli immigrati siano una minaccia per la nostra cultura e le nostre tradizioni. Il giudizio si attenua molto quando si sposta l’attenzione dal tema generale all’esperienza diretta e agli stranieri con cui ci si relaziona ogni giorno: la badante, la colf, l’operaio, l’artigiano, il negoziante, i compagni di scuola dei propri figli. In questi casi le minacce paventate spariscono e si è più orientati all’inclusione”.
Come si dividono le pulsioni anti immigrati tra gli elettori dei vari partiti?
“In sostanza rimangono gli elettori del Pd a sostenere e riconoscere il ruolo economico degli immigrati, insieme agli elettori delle liste minori, nelle quali è presente un forte elettorato di sinistra. Le risposte sono quindi complesse, anche se Minniti, che ha adottato un cambio di rotta sul tema, è il più apprezzato dei ministri del governo Gentiloni”.


Alberto Pento
Anche questi continuano a confondere a bella aposta i naturali migranti storici per lo più europei dell'est, con gli invasori clandestini dall'Asia e dall'Africa prevalentemente mussulmani e negri che arrivano clandestinamente via mare e cge ricadono interamente sulle nostre spalle e i pochi asilanti/rifuginati aventi un qualche diritto da valutare.
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La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare

Messaggioda Berto » lun ago 14, 2017 2:50 pm

Migranti, altre tre Ong sospendono i soccorsi: «Libia ostile»

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/e ... 17706.html

Portare avanti le operazioni di salvataggio è diventato troppo pericoloso. E così, dopo la presa di posizione di Medici senza frontiere, altre tre ong hanno messo in stand-by le missioni nel Mediterraneo. «Abbiamo deciso a malincuore di sospendere temporaneamente le missioni - scrive su Twitter il direttore della tedesca Sea-Eye, Michael Busch Heuer - siamo stati oggetto di messaggi ingiuriosi e violenti, non ne tollereremo altri».

A stretto giro arriva anche l'annuncio di Save the children, che si rammarica «di dover essere costretta a mettere in pausa le operazioni», mentre la nave Vos Hestia resta ferma a Malta «in attesa di capire se ci sono le condizioni per riprendere». Anche Sea-Watch, una delle ong ribelli che insieme a Msf e Jugend Rettet non ha sottoscritto il codice di condotta del Viminale, ha interrotto le missioni finché non si capirà come si comporterà la Libia e quali contromisure adotterà L'Ue.

Le ragioni sono le stesse che hanno spinto Msf allo stop: la mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo occidentale, dopo che il governo libico ha annunciato di aver restituito l'area Sar di propria competenza per 97 miglia marittime e che la «difenderà da imbarcazioni non autorizzate». Le ong accusano anche l'Italia e l'Europa, considerate «complici» del blocco. «È quello che vuole l'Europa» sostiene Oscar Campos, fondatore di Proactiva Open Arms, l'organizzazione spagnola che nei giorni scorsi ha subito un'aggressione in mare da parte della guardia costiera libica. Mentre il portavoce Riccardo Gatti annuncia che proseguiranno con le operazioni: «Non abbiamo avuto rassicurazioni, ma le dichiarazioni della Libia non sono avvenute tramite canali ufficiali. Un po' di paura c'è, ma abbiamo valutato di partire lo stesso».

LA ZONA SAR

Nei giorni scorsi le autorità libiche hanno dichiarato pubblicamente di aver istituito una zona di ricerca e soccorso (Sar) limitando l'accesso delle imbarcazioni umanitarie e spostando la loro area di competenza dalle 12 miglia nautiche alle 97 miglia dalla costa. Il Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma ha quindi avvisato Medici Senza Frontiere di un possibile rischio sicurezza. E Msf ha sospeso le attività, bloccando la nave Prudence. «I libici oramai possono fare quello che vogliono con il sostegno dell'Europa e dell'Italia - afferma Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti di migrazione di Msf - Riprenderemo l'attività solo se si tornerà alla legge e al diritto internazionale».

L'equipe medica di Medici senza frontiere è comunque rimasta a bordo dell'Aquarius, di Sos Méditerranée, ong che ha firmato il codice di condotta e che ha deciso di proseguire nel pattugliamento «finché continua a essere garantita la sicurezza». Ieri, proprio l'Aquarius era davanti alle coste libiche a poca distanza dalla C-Star, la nave anti migranti dell'organizzazione Defend Europe. Ed era l'unica nave a fare attività di soccorso, visto chela Juventa - della Jugend Retted - è sotto sequestro a Trapani e che le imbarcazioni di Proactiva, Sea-Watch e Moas erano a La Valletta.

Nel frattempo, dalla marina libica non arrivano segnali di cedimento. La decisione di vietare l'ingresso alle navi straniere nella zona Sar è confermata. «Tutti i Paesi hanno le proprie zone di ricerca. La decisione è stata presa in base alle leggi e i regolamenti internazionali - ha detto il portavoce della marina libica, Ayoub Qasim - Lo abbiamo notificato alle agenzie delle Nazioni Unite».


Migranti, anche Save the children e Sea Eye sospendono soccorsi. Msf: "In Libia stupri e torture con benestare Italia e Ue"
di F. Q. | 13 agosto 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08 ... ue/3792651

Dopo Medici Senza Frontiere, anche le ong Save the children e Sea Eye hanno “sospeso temporaneamente” le missioni di salvataggio nel Mediterraneo. Il motivo è legato ai crescenti rischi per la sicurezza alla luce della decisione libica di istituire una zona di ricerca e soccorso (Sar) nella quale nessuna nave straniera avrà il diritto di accedere a meno che non faccia “richiesta espressa alle autorità” del Paese. Intanto però Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti di migrazione di Msf, in un’intervista a Repubblica attacca il governo spiegando che la decisione di fermare i soccorsi “non nasce tanto da un problema di sicurezza”: il problema è “l’assurda e crudele linea politica del governo italiano e dell’Europa per risolvere il problema migranti. Oggi siamo arrivati a fine di un processo che vuole bloccare donne e bambini in Libia, in un carcere a cielo aperto, tra stupri e torture. Relegare i migranti in un inferno non può risolvere il problema”. E ancora: “I libici oramai possono fare quello che vogliono con il sostegno dell’Europa e dell’Italia. Noi di Msf non vogliamo essere cooptati in questo meccanismo illegale, perverso e disumano“.

Save the children, che insieme a Sea Eye è stata tra le prime a firmare il codice di condotta del governo italiano non sottoscritto invece da Msf, ha fatto sapere che sta valutando l’evolversi dell’intero scenario dopo la dichiarazione della Marina libica. La nave Vos Hestia resta ferma a Malta in attesa di capire se ci sono le condizioni di sicurezza per riprendere le operazioni. L’organizzazione, si legge in una nota, “si rammarica di dover essere costretta a mettere in pausa le proprie operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo a causa delle decisioni dalla Marina Libica di controllare le acque internazionali in cui normalmente opera la nave di Save the Children con l’obiettivo di salvare vite umane. Si tratta di una situazione molto preoccupante per il rischio di sicurezza dello staff e per la reale capacità della Vos Hestia di mettere in atto la propria missione di soccorso”.

Rob MacGillivray, Direttore delle operazioni di Save the Children, ha spiegato che l’ong “è pronta a riprendere le proprie operazioni nella zona di salvataggio, ma abbiamo il dovere di garantire la sicurezza del team e l’efficacia delle operazioni. Prima di poter riprendere la missione dobbiamo avere rassicurazioni in particolare sulla sicurezza del nostro personale, se non le avremo saremo costretti a considerare la sospensione delle operazioni, anche se speriamo di non doverlo fare”. Tuttavia, aggiunge, “la pausa delle operazioni delle navi mette a rischio vite umane e diminuisce la capacità di salvataggio e per questo è necessario poter continuare e riprendere appena possibile”. Save the Children fa sapere anche di essere preoccupata per la possibilità che i migranti vengano riportati in Libia, dove vengono violati i diritti umani.

Le testimonianze raccolte da bambini e ragazzi salvati in questi mesi “parlano di violenze e abusi gravissimi subite anche dai bambini e dalle bambine più piccole. In questo quadro quindi, la preoccupazione che le operazioni di salvataggio possano essere rese inefficaci e che migliaia di persone possano rimanere nei centri di detenzione libici, preoccupa fortemente. È necessario che vengano garantite le condizioni per le operazioni di ricerca e salvataggio ma è altresì necessario anche un forte intervento anche in Libia per garantire che vengano rispettati i diritti umani. Anche alla luce di tutto questo e dell’odierna richiesta di aiuto del governo libico, Save the Children è pronta a fare la propria parte e a continuare a perseguire la propria missione di salvare i bambini, valutando la possibilità di intervenire anche in Libia qualora naturalmente vi siano le giuste condizioni di rispetto dei diritti umani”.

Argenziano di Msf rincara dicendo che “il codice di condotta è solo una distrazione, non ha alcuna base legale. Chi rispetta la legalità siamo noi, come abbiamo sempre fatto. Sono illegali, invece, gli accordi con la Libia, che fanno proliferare gli scafisti e le mafie. Le crisi migratorie si risolvono solo con la gestione ragionata dei flussi. Riprenderemo le nostre attività in mare solo – conclude – se si tornerà alla legge e al diritto internazionale”.

“Oggi abbiamo deciso a malincuore di sospendere temporaneamente le nostre missioni di salvataggio”, scrive dal canto suo su twitter Sea Eye. Su Facebook il direttore Michael Busch Heuer scrive: “Il motivo è la mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo occidentale, dopo che il governo libico ha annunciato una proroga a tempo indeterminato e unilaterale delle acque territoriali, in relazione ad una minaccia esplicita contro le ong private”. In queste circostanze, aggiunge “non è possibile proseguire il nostro lavoro di salvataggio. Sarebbe irresponsabile nei confronti dei nostri equipaggi”. “Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane analizzeremo attentamente il cambiamento della situazione di sicurezza al largo della costa libico e discuteremo la nostra azione futura” conclude.

Invece Sos Mediterranee ha fatto sapere che sta “controllando la preoccupante situazione da vicino” ma per ora intende continuare le attività di salvataggio. “In seguito alle notizie dalla Libia Msf ha deciso di sospendere temporaneamente le attività di ricerca e soccorso della nave Prudence – prosegue – L’equipe medica di Msf continuerà a fornire supporto all’Aquarius, la nave noleggiata da Sos Mediterranee e gestita congiuntamente da entrambe le organizzazioni. L’Aquarius sta attualmente pattugliando in acque internazionali, rispettando il limite delle acque territoriali libiche, come prescritto dal diritto marittimo internazionale”.
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La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare

Messaggioda Berto » lun ago 14, 2017 3:19 pm

???

Migranti, piano del Viminale: "Navi delle missioni Ue al posto di quelle delle ong". Fico: "Logica dei respingimenti aberrante"
di F. Q. | 14 agosto 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08 ... te/3793813

Secondo Repubblica, se gli sbarchi riprenderanno il ministero di Minniti intende chiamare l'Europa a fare la sua parte: alla flotta delle operazioni Sophia e Triton verrebbe chiesto di aiutare la Guardia costiera nei soccorsi. Fonti vicine a ong spagnole e tedesche: "Guardia costiera libica ci chiede il pizzo per lasciarci raggiungere i barconi". L'esponente dell'area ortodossa dell'M5s chiede "politiche lungimiranti, non soluzioni superficiali o addirittura disumane"

di F. Q.

| 14 agosto 2017

I pattugliatori dell’operazione di controllo delle frontiere Triton e di Eunavfor Med, ma anche i mercantili di passaggio. Con le navi delle ong ferme per problemi di sicurezza nelle acque libiche e in polemica per l’accordo siglato tra l’Italia e Tripoli, il Viminale progetta – nel caso in cui i flussi di migranti tornassero ad aumentare – di chiedere a tutte le imbarcazioni che solcano il Mediterraneo di aiutare le Guardia costiera nei soccorsi. Lo scrive Repubblica, che dà anche la parola a un comandante della Guardia costiera di Tripoli secondo cui le ong “non rispettano la nostra legge, le nostre direttive. E soprattutto fino ad ora hanno offerto un servizio eccellente ai trafficanti, un aiuto perfetto: le loro navi non fanno salvataggio, loro fanno trasporto, trasbordo diretto dei migranti”. L’HuffingtonPost scrive però che dietro la decisione delle ong di sospendere i soccorsi c’è anche il fatto che proprio la Guardia costiera tripolina impone loro una sorta di “pizzo” che va “dai 45 ai 60mila euro” per ogni gommone “lasciato salvare”. A raccontarlo sono fonti vicine a “ong spagnole e tedesche”.

A livello politico, intanto, nel Movimento 5 Stelle si apre il dibattito sul ruolo delle organizzazioni non governative e sui respingimenti. Come è noto il vicepresidente della Camera Luigi di Maio ha attaccato quelli che ha definito “taxi del mare” ed è favorevole alla presenza di agenti armati sulle loro navi e ai rimpatri dei migranti economici. Sabato però Roberto Fico, esponente dell’area più ortodossa del Movimento, ha scritto su Facebook che il tema immigrazione va affrontato “con politiche lungimiranti, non con soluzioni superficiali, di breve durata o addirittura disumane”. E che la logica dei respingimenti è “aberrante” e occorre “gestire i flussi, vivendo questi ultimi anche come un’opportunità e facendo dell’accoglienza ben gestita, non dei respingimenti, la propria cifra, il proprio faro”.

Le accuse della Guardia costiera libica alle ong – Il lavoro delle ong “è prezioso, ma deve salvare i migranti, non trasportarli”, dice l’ammiraglio libico Abdullah Tumia a Repubblica. “Altrimenti diventano un elemento decisivo nella catena criminale che permette a questo sistema di essere efficiente”. Tumia poi nega di aver minacciato le navi delle ong: “Nessuno li ha minacciati, è una grave offesa dire questo. Abbiamo dichiarato la nostra zona Sar, abbiamo detto che la pattugliamo, e chi vuole entrare deve coordinarsi con noi. Chi vuole entrare in Libia deve chiederlo a noi, non ai trafficanti”. Le organizzazioni non governative ritengono però che l’istituzione della zona di ricerca e soccorso (Sar), nella quale nessuna nave straniera ha il diritto di accedere se non fa richiesta espressa alle autorità, sia una minaccia alla sicurezza dei loro equipaggi. Di qui la decisione di Msf prima e Sea Eye e Save the children poi di sospendere le operazioni di salvataggio.

Viminale: “Ferme le navi delle ong? Finisce il far west” – Una scelta che il ministero dell’Interno, secondo Repubblica, ha accolto quasi con soddisfazione nonostante Sea Eye e Save the children avessero firmato il discusso codice di condotta stilato dal governo. “Il Far west è finito”, è il commento riportato dal quotidiano di largo Fochetti, che ricorda però come le organizzazioni non governative abbiano recuperato in mare 46.796 profughi nel 2016 e 12.646 nei primi quattro mesi di quest’anno. Ecco allora il piano in base al quale, se l’esodo verso le coste italiane riprenderà, il governo italiano intende chiamare l’Europa a fare la sua parte: alla flotta delle missioni Sophia e Triton verrebbe chiesto di aiutare la Guardia costiera “come avveniva prima dell’arrivo delle navi umanitarie nel Mediterraneo”. Una portavoce della Commissione Ue ha risposto facendo sapere che “le necessità del piano operativo dell’operazione Triton sono concordate con le autorità italiane, e gli attuali livelli” delle risorse “impiegate corrispondono ai bisogni, così come identificati dalle autorità italiane”. Dunque “se l’Italia dovesse fare richiesta” di rafforzamento “l’Agenzia valuterà”.

Fico contro i respingimenti. “Bufale sul numero dei migranti economici” – A luglio, secondo Frontex, il numero dei migranti sbarcati in Italia attraverso il Mediterraneo centrale (10.160) è calato del 57% rispetto a giugno, il livello più basso per il mese di luglio dal 2014. Il flusso è rallentato perché molti vengono riportati indietro, in Libia, come prevede l’accordo stretto tra Fayez Al Sarraj e Paolo Gentiloni il 26 luglio. Questo nonostante in Libia, come denunciato da Onu e ong, vengano rinchiusi in centri che non rispettano i diritti umani. Tema affrontato da Fico nel suo post: “Contro tutte le regole giuridiche che noi stessi abbiamo creato e sottoscritto, la parola chiave è diventata “respingere“. La stessa aberrante logica – semplificando, la logica dell’occhio non vede, cuore non duole – la si vuole ora applicare in Libia, riconsegnando migliaia di persone ai centri di detenzione in mano alle milizie. Veri e propri centri di tortura, come è stato documentato anche ieri nel reportage di Domenico Quirico sulla Stampa, che ci lascia atterriti, senza parole”, scrive su facebook l’esponente M5s.

“Il nostro compito è quello di rifiutare queste aberrazioni per ricercare soluzioni lungimiranti. Ripensare le procedure di richiesta d’asilo, farci promotori di un aggiornamento del senso stesso della parola “rifugiato”, che oggi è collegato alle persecuzioni per motivi di razza, religione, opinioni politiche ma che dovrebbe riguardare anche i rifugiati ambientali, cioè coloro che non hanno più mezzi per vivere a causa di fenomeni come la desertificazione, la deforestazione, la carenza di acqua o altri disastri ambientali che pregiudicano la loro salute”. Poi aggiunge che “il primo a cavalcare questa falsa rappresentazione della realtà è il Governo, con Gentiloni che da mero esecutore si presta a diffondere bufale come quella per cui l’85 per cento dei migranti sarebbe costituito da “migranti economici”. Cifre sparate a caso – gli studi scientifici, come quello della Middlesex University commissionato dal Consiglio per le ricerche economiche e sociali britannico, dicono infatti tutt’altro – perché la maggior parte di queste persone fugge da condizioni di vita subumane, persecuzioni, stupri, torture”.

“Dati 3 miliardi alla Turchia dove sono note le violazioni dei diritti umani” – Fico si dice poi “indignato” dal fatto che “l’Europa, un anno fa, per bloccare il flusso dei migranti abbia dato 3 miliardi di euro a un Paese che non ha ratificato la Convenzione di Ginevra sullo statuto dei rifugiati e dove sono note le violazioni dei diritti umani ai danni dei siriani e di altre popolazioni. Mi riferisco all’accordo con Erdogan affinché la Turchia bloccasse i migranti in fuga dalla Siria, dal Pakistan, dall’Afghanistan, e che magari avrebbero diritto proprio a quella protezione che gli Stati europei si sono impegnati a garantire nelle Convenzioni che hanno firmato, nelle Costituzioni che si sono dati”.


Alberto Pento
Ogni vita "salvata", di asiatici e di africani, messa in carico ai cittadini italiani ed europei equivale a meno vita per gli europei e gli italiani. Ciò è un crimine, una violazione dei diritti umani e civili degli italiani e degli europei.
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La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare

Messaggioda Berto » lun ago 14, 2017 8:49 pm

???

Migranti, Ue: "Se l'Italia farà richiesta pronti a valutare rafforzamento piano Triton"
Frontex: a luglio arrivi calati del 57%. Piano del Viminale per sostituire le barche delle Ong. Papa: accoglienza "opportunità di crescita". Libia respinge accuse di "minacce" alle navi delle organizzazioni umanitarie. "E' una grave offesa", dichiara a Repubblica l'ammiraglio Abdullah Tumia, comandante della Guardia costiera di Tripoli
14 agosto 2017

http://www.repubblica.it/esteri/2017/08 ... -173013686

Le Ong si ritirano dall'operazione di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. Dopo essersi divise sulla sottoscrizione del codice di condotta posto loro sul tavolo dal Viminale, a rendere tutto più difficile sono ora le minacce subite dalla guardia costiera libica e l’annuncio di Tripoli di voler creare una zona Sar molto ampia, ben oltre le sue acque territoriali, nella quale sarebbe possibile operare solo dietro sua autorizzazione. Così, "in attesa di capire se ci sono le condizioni di sicurezza", anche Save the Children, dopo Medici Senza Frontiere e Sea Eye, ha deciso di sospendere le operazioni. Si tratta per ora di una pausa, il tempo necessario per valutare se i pattugliamenti della marina libica in acque internazionali siano compatibili con la loro missione umanitaria. Frontex: calano del 57 per cento a luglio gli arrivi di migranti in Italia è il livello più basso dal 2014 per questo mese.

Migranti, le parole chiave - Videoscheda
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Il vuoto in mare lasciato dai vascelli delle organizzazioni non governative non preoccupa il ministero dell'Interno, che guarda con soddisfazione al risultato: il flusso dei migranti si è temporaneamente placato: nel mese di luglio il numero dei migranti sbarcati in Italia attraverso il Mediterraneo è sceso del 57 per cento rispetto al mese precedente (10.160), il livello più basso dal luglio del 2014. Dal primo gennaio 2017 a oggi, 14 agosto, sono sbarcati in Italia 97.293 migranti, -4,15 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando le persone arrivate furono 101.507, riferisce il Viminale.

Secondo Frontex sono "diversi" i fattori che hanno contribuito a questa diminuizione: le peggiori condizioni del mare nella prima metà di luglio, gli scontri vicino a Sabrata in Libia e la presenza della Guardia costiera libica che ha scoraggiato i trafficanti di uomini. A luglio i migranti sono arrivati soprattutto da Nigeria, Guinea, Eritrea, Sudan e Mali. In totale a luglio sono stati 15.400 gli arrivi illegali dei migranti nel Mediterraneo.

"Se gli arrivi dovessero riprendere in modo intenso - ragiona una fonte qualificata vicina al ministro Minniti - chiederemo alle missioni europee Sophia e Triton, e ai mercantili di passaggio, di aiutare la Guardia costiera nei soccorsi. Esattamente come avveniva prima dell'arrivo delle navi umanitarie nel Mediterraneo". Prima, dunque, che le Ong si facessero carico del salvataggio di 46.796 profughi nel 2016 (il 38 per cento del totale) e di 12.646 nei primi mesi del 2017 (circa il 35 per cento). Ed era stata proprio la loro presenza di fatto a permettere alle navi militari di Triton e Sophia di tenersi lontane dall'area "Search and Rescue".

Dalla Commissione Ue, disponibilità a valutare un rafforzamento della missione Triton per assecondare una richiesta italiana. "Le necessità del piano operativo dell'operazione Triton sono concordate con le autorità italiane - ricorda una portavoce - e gli attuali livelli" delle risorse "impiegate corrispondono ai bisogni, così come identificati dalle autorità italiane. Tali livelli vengono sempre monitorati e aggiustati alla situazione, se necessario. Se l'Italia dovesse fare richiesta" di rafforzamento "l'Agenzia li valuterà".

Da Save The Children, è il direttore della comunicazione Filippo Ungaro a spiegare a Repubblica: "Siamo momentaneamente fermi a Malta perché l'annuncio del governo libico contro le Ong ci ha preoccupati molto. Il nostro imperativo è riprendere i soccorsi appena possibile e magari, in un futuro, lavorare anche nei campi profughi in Libia. Ma al momento non ci sono le condizioni di sicurezza per operare. Né in mare né sulla terraferma. Noi ci atteniamo ai fatti, non vogliamo fare politica. Abbiamo la piena volontà di continuare a salvare vite umane. Ma è una questione di sicurezza e di efficacia nella ricerca e nei salvataggi. Ci devono essere giuste condizioni, che al momento mancano. Con queste regole e le minacce dei libici, c'è il rischio di stare in mare senza riuscire a fare nulla. Inoltre, è inaccettabile che queste persone in fuga rimangano intrappolate nei mostruosi centri di detenzione in Libia".

Per contro, la Libia respinge l'accusa di "minacce" nei riguardi delle organizzazioni umanitarie. "Nessuno li ha minacciati, è una grave offesa dire questo - replica ancora attraverso Repubblica il comandante generale della Guardia costiera libica, ammiraglio Abdullah Tumia -. Le Ong non rispettano la nostra legge, le nostre direttive. Fino ad ora hanno offerto un servizio eccellente ai trafficanti, un aiuto perfetto: le loro navi non fanno salvataggio, loro fanno trasporto, trasbordo diretto dei migranti. Il vero problema con le Ong è che noi stiamo tentando di interrompere la certezza del traffico di migranti. Se i trafficanti che sono a metà della catena non hanno la certezza della consegna finale del loro carico di essere umani, la catena dei pagamenti si interrompe. E infatti in queste ultime settimane in traffico si è ridotto".

"Noi - prosegue l'ammiraglio - abbiamo dichiarato la nostra zona Sar, abbiamo detto che la pattugliamo e chi vuole entrare deve coordinarsi con noi. Chi vuole entrare in Libia deve chiederlo a noi, non ai trafficanti. A volte abbiamo sparato in aria per far capire chi siamo. Se i migranti si agitano i barconi si capovolgono, se si agitano perché vedono una nave di Ong e una motovedetta è ancora peggio. Non c'è nessuna minaccia alle Ong, solo la richiesta di rispettare la nostra legge".

Quello che invece chiede papa Francesco è "un impegno sempre più generoso nel favorire la cultura dell'accoglienza e della solidarietà, promuovendo così la pace e la fraternità tra i popoli". Questo si legge nel messaggio indirizzato dal Pontefice ai partecipanti all'incontro internazionale Mediterraneo: un porto di fraternità, promosso dalla diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, al quale hanno preso parte 250 giovani di 31 Paesi e con la partecipazione della Cei, Caritas Italiana, Pax Christi, Focsiv e Migrantes.

Nel messaggio, inviato al vescovo locale, Vito Angiuli, il Papa incoraggia la comunità cristiana e i giovani dei Paesi mediterranei, "come pure tutte le persone di buona volontà, a considerare la presenza di tanti fratelli e sorelle migranti un'opportunità di crescita umana, di incontro e di dialogo, come anche un'occasione per annunciare e testimoniare il Vangelo della carità". Il Papa elogia dunque l'iniziativa che sfocerà nella firma della "Carta di Leuca", documento con il quale i giovani presenti all'incontro chiedono ai potenti della Terra di promuovere la pace, mettere al bando le armi e impegnarsi concretamente per l'apertura di corridoi umanitari per le popolazioni che fuggono dalla guerra.
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Messaggioda Berto » lun ago 14, 2017 9:17 pm

Va bene aver posto fine all'attività delle navi delle Ong. Ma ora bisogna bloccare gli sbarchi e quest'auto-invasione. Per occuparsi finalmente degli italiani
Magdi Cristiano Allam

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 8676251049

(Il Giornale, 14 agosto 2017) - È un fatto positivo che sia stata messa, del tutto o quasi, fine all'attività delle navi delle Ong che hanno incrementato a dismisura gli sbarchi sulle nostre coste dei «migranti». Ma non possiamo gridare vittoria. Sarebbe del tutto velleitario immaginare che sia stato risolto il problema della cosiddetta «accoglienza».

Prendiamo atto che si è arrivati alla convergenza tra governo e opposizione sulla valutazione critica nei confronti delle Ong grazie all'iniziativa di singoli magistrati non allineati, all'intraprendenza di cittadini non rassegnati, infine alla presa d'atto del governo che senza un contenimento degli sbarchi si sarebbe rischiata la guerra civile. Il governo italiano è l'ultimo in Europa ad aprire gli occhi sul tema genericamente indicato come «immigrazione», aprendosi con sano realismo un varco nella gabbia ideologica del catto-comunismo che da decenni imprigiona la nostra cultura e classe politica.

Ebbene, di fronte alla crescente sofferenza e incontenibile rabbia dei cittadini che si sentono discriminati dentro casa propria perché il governo accorda allo straniero ciò che non è concesso a milioni di italiani poveri, disoccupati e frustrati da uno Stato famelico, ladrone, vessatorio e aguzzino, finalmente oggi si tocca con mano che i problemi reali che concernono il vissuto e la quotidianità dei cittadini non hanno colore politico, non sono né di destra, né di centro, né di sinistra. Lo stesso dicasi per le soluzioni che si ispirano al buonsenso. Lo sanno benissimo i sindaci che ogni giorno hanno il fiato dei propri cittadini-elettori sul collo.

Se oggi il capo del maggior partito della sinistra sposa sostanzialmente la tesi dell'opposizione di destra, incentrata sullo stop a questa vera e propria auto-invasione, perché siamo noi a volere, a pianificare e a finanziare l'esodo massiccio di giovani dall'Africa, dal Medio Oriente e dall'Asia, e sull'aiutarli a casa loro affinché possano scegliere di viverci dignitosamente, significa che la politica italiana ha finalmente infranto il muro dei tabù e delle cecità delle ideologie dell'immigrazionismo, del relativismo valoriale, del globalismo che mira ad annientare gli stati nazionali e le identità localistiche.

Prima ci hanno detto che l'emergenza era salvare le vite dei disperati in mare. Poi che l'emergenza è salvarli al largo delle coste libiche a prescindere dal fatto che siano o meno in pericolo di vita. Ora ci dicono che l'emergenza è salvarli dalle condizioni disumane che versano sul territorio libico. Si faccia un altro passo all'insegna del sano realismo e del sano amor proprio concordando che l'obiettivo politico dell'Italia è bloccare questa auto-invasione, porre fine alla follia suicida dell'auto-sostituzione etnica, aiutarli a vivere dignitosamente a casa loro. Ecco perché ci auguriamo che eliminate dalla scena le navi delle Ong, sinistra e destra pervengano ad un'intesa che sfoci nella salvezza degli italiani. Sì, gli italiani. Finora si è pensato a tutti fuorché agli italiani.
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Messaggioda Berto » mar ago 15, 2017 6:26 pm

Libia, l'accusa del comandante della Guardia costiera libica: "Le Ong danno un ottimo servizio agli scafisti"
14 Agosto 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... zione.html

Arriva dalla Guardia costiera libica l'ultima accusa su alcune Ong e i loro torbidi rapporti con gli scafisti.
A parlare è il comandante generale della Guardia costiera di Tripoli, l'ammiraglio Abdullah Tumia, che in un'intervista a Repubblica fa crollare gli ultimi dubbi: "Le Ong non rispettano la nostra legge, le nostre direttive. E soprattutto fino ad ora hanno offerto un servizio eccellente ai trafficanti, un aiuto perfetto: le loro navi non fanno salvataggio, loro fanno trasporto, trasbordo diretto dei migranti. Noi non siamo in grado di intercettare tutte le comunicazioni radio o le trasmissioni satellitari. Quindi sappiamo poco di quello che si dicono. Ma per settimane abbiamo visto i risultati: barconi di migranti che venivano avvicinati al momento giusto dalle navi delle Ong".

Che le navi delle Ong siano utili per aiutare il lavoro delle navi militari, da parte delle autorità libiche non sembrano esserci dubbi, anche se i problemi emergono quando i ruoli cambiano: "Il loro lavoro è prezioso, ma deve salvare i migranti, non trasportarli - aggiunge l'ammiraglio - Altrimenti diventano un elemento decisivo nella catena criminale che permette a questo sistema di essere efficiente". I rapporti tra Ong e autorità libiche soprattutto nell'ultimo periodo sono diventati tesi e complicati, di certo non aiutati da episodi controversi, come le accuse di minacce e addirittura spari dalle motovedette libiche alle navi delle organizzazioni non governative: "Nessuno li ha minacciati - ribadisce Tumia - è una grave offesa dire questo. Abbiamo dichiarato la nostra zona Sar, abbiamo detto che la pattugliamo, e chi vuole entrare deve coordinarsi con noi. Chi vuole entrare in Libia deve chiederlo a noi, non ai trafficanti".


Libia, l'accusa del comandante della Guardia costiera libica: "Le Ong danno un ottimo servizio agli scafisti"
14 Agosto 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... zione.html

Arriva dalla Guardia costiera libica l'ultima accusa su alcune Ong e i loro torbidi rapporti con gli scafisti. A parlare è il comandante generale della Guardia costiera di Tripoli, l'ammiraglio Abdullah Tumia, che in un'intervista a Repubblica fa crollare gli ultimi dubbi: "Le Ong non rispettano la nostra legge, le nostre direttive. E soprattutto fino ad ora hanno offerto un servizio eccellente ai trafficanti, un aiuto perfetto: le loro navi non fanno salvataggio, loro fanno trasporto, trasbordo diretto dei migranti. Noi non siamo in grado di intercettare tutte le comunicazioni radio o le trasmissioni satellitari. Quindi sappiamo poco di quello che si dicono. Ma per settimane abbiamo visto i risultati: barconi di migranti che venivano avvicinati al momento giusto dalle navi delle Ong".

Che le navi delle Ong siano utili per aiutare il lavoro delle navi militari, da parte delle autorità libiche non sembrano esserci dubbi, anche se i problemi emergono quando i ruoli cambiano: "Il loro lavoro è prezioso, ma deve salvare i migranti, non trasportarli - aggiunge l'ammiraglio - Altrimenti diventano un elemento decisivo nella catena criminale che permette a questo sistema di essere efficiente". I rapporti tra Ong e autorità libiche soprattutto nell'ultimo periodo sono diventati tesi e complicati, di certo non aiutati da episodi controversi, come le accuse di minacce e addirittura spari dalle motovedette libiche alle navi delle organizzazioni non governative: "Nessuno li ha minacciati - ribadisce Tumia - è una grave offesa dire questo. Abbiamo dichiarato la nostra zona Sar, abbiamo detto che la pattugliamo, e chi vuole entrare deve coordinarsi con noi. Chi vuole entrare in Libia deve chiederlo a noi, non ai trafficanti".
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La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare

Messaggioda Berto » mar ago 15, 2017 7:33 pm

I dementi dell'ONU calpestano i nostri diritti umani di nativi e di cittadini italiani ed europei

Migranti, Alto commissariato Onu: "Codice ong riduce la capacità di salvare vite. Rischio violazione diritti umani"
di F. Q. | 15 agosto 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08 ... ni/3795692

Secondo Agnes Callamard dell'Unhcr c'è il sospetto che l’Italia, la Commissione Ue e gli altri Stati europei "considerino il rischio e la realtà delle morti in mare un prezzo da pagare per dissuadere migranti e rifugiati". I finanziamenti alla Libia inoltre espongono chi viene riportato nel Paese a "violenze abominevoli". L'organizzazione umanitaria italiana Intersos: "Grazie alle scelte di Minniti migliaia di innocenti verranno torturati"

Il codice di condotta delle ong che operano nel Mediterraneo, scritto dal governo italiano con la collaborazione della Commissione Ue, impone “procedure che potrebbero ridurre la capacità delle organizzazioni di effettuare attività di salvataggio di vite”. Questo “potrebbe portare a più morti in mare, e la perdita di vite, essendo prevedibile ed evitabile, costituirebbe una violazione degli obblighi dell’Italia in materia di diritti umani“. Ad affermarlo è Agnes Callamard, relatrice speciale dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani (Unhcr), dopo che le maggiori organizzazioni non governative hanno comunque fermato le proprie attività di soccorso per timore delle minacce libiche e in polemica nei confronti degli accordi tra l’Italia e Tripoli.

Secondo l’esperta, questo “suggerisce che l’Italia, la Commissione Ue e i Paesi dell’Ue considerano il rischio e la realtà delle morti in mare un prezzo da pagare per dissuadere i migranti e rifugiati” dal compiere la traversata dalla Libia all’Italia. La relatrice Onu, poi, avverte che il finanziamento di 46 milioni di euro dalla Commissione europea alla Libia per appoggiare la sua guardia costiera e le sue operazioni di ricerca e salvataggio possono esporre i migranti e i rifugiati che vengono riportati in Libia a “più violenze abominevoli“. “Alcuni vengono assassinati deliberatamente, altri muoiono in conseguenza di tortura, malnutrizione e negligenza medica”, avverte Callamard, aggiungendo che ci sono informazioni di violazioni del diritto alla vita da parte della guardia costiera libica, secondo le quali gli agenti hanno sparato contro imbarcazioni di migranti o impiegato tecniche di individuazione pericolose.

La relatrice segnala inoltre che il numero di immigrati e rifugiati riportati in Libia pare superi il numero di persone che risultano registrate nei centri di detenzione per immigrati, il che indica che alcuni vengono portati in strutture “non ufficiali e luoghi in cui possono essere privati della libertà e a rischio di gravi abusi, morte compresa“. Callamard ha ammesso che la guardia costiera libica ha bisogno di migliorare il suo lavoro, ma questo appoggio da parte dell’Ue “non si può fornire senza garanzie dimostrabili che i diritti dei migranti intercettati vengano rispettati e che i migranti stessi vengano protetti da violazioni e abusi da parte di agenti statali, milizie armate e trafficanti”, conclude l’esperta, che ha chiesto chiarimenti a Ue, Italia e Libia su tutte queste questioni.

Attacca le scelte del governo anche l’organizzazione umanitaria italiana Intersos, impegnata con progetti di risposta all’emergenza e protezione dei più vulnerabili in 16 paesi del mondo e in Italia, con un intervento a tutela dei minori stranieri non accompagnati. “Sulla migrazione il ministro Minniti vede la luce. Purtroppo grazie alle sue scelte, sostenute dal Governo Italiano e dall’Unione Europea, migliaia di persone innocenti vedranno il buio del carcere, delle torture, dello stupro e della morte in Libia“, scrive in una nota l’Ong replicando alla consueta conferenza stampa del ministro dell’Interno il 15 agosto. “Nella sua conferenza di ferragosto il ministro dell’ Interno ha ancora una volta omesso di chiarire le conseguenze che la scelta di appaltare la gestione dei flussi migratori alla Libia avrà per uomini, donne e bambini. Uomini, donne e bambini che quando vengono fermati dalla Guardia Costiera libica subiscono frequentemente rapine e violenze, per poi essere portati in centri di detenzione dove sono tenuti prigionieri in condizioni inumane. Un’altissima percentuale degli uomini e dei bambini transitati dai centri di detenzione libici portano i segni di violenze e torture, la stragrande maggioranza delle donne subisce stupri ripetuti. Buona parte del paese, a cominciare dalle regioni vicine alla frontiera meridionale, sono prive di autorità statale, in mano a gruppi armati. Le prove di questi abusi sono enormi e riconosciute nei rapporti ufficiali delle Nazioni Unite“, spiega la ong.

Intanto il Corriere scrive che a fine agosto è in agenda un vertice tra il ministro degli Interni e le maggiori ong, compresa Msf che si è rifiutata di firmare il codice di condotta. Lunedì mattina, secondo il quotidiano, c’è stata una telefonata tra il Viminale e i rappresentanti italiani dell’organizzazione, che avevano accusato il governo italiano di complicità con la Libia dove i migranti subiscono torture e stupri. Secondo la fonte del Corriere “si parlerà del codice ma anche di resettlement e autentici corridoi umanitari“.
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La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare

Messaggioda Berto » gio ago 17, 2017 7:14 pm

???

Aiutiamoli a casa loro... o dimentichiamoli proprio? - Opinioni, notizie, economia e finanza
Dario Fumagalli
https://www.facebook.com/dario.fumagall ... 3047656801

https://www.pugno-in-faccia-opinioni-no ... -casa-loro

Aiutiamoli a casa loro… o dimentichiamoli proprio?

Dopo ore di scrittura, vengo a postare quello che per diversi miei stimati lettori sarà uno choc.
E' un'articolo a "favore" della vita dei migranti. Non dell'immigrazione in sé, ma della loro vita.

E un'articolo che va contro il pensiero attuale e popolarissimo dell' "aiutiamoli a casa loro", che di per sé va BENISSIMO, se solo fosse vero.

...


Alberto Pento
Non condivido alcunché di questo articolo.
Innanzi tutto non esiste alcun obbligo umano, morale, giuridico e politico ad aiutare e di favorire questa gente che tenta di giungere/invadere l'Europa clandestinamente, senza chiedere il permesso; né a casa nostra né a casa loro.
Non esiste alcun diritto a invadere e ad essere accolti e mantenuti.
Non esiste alcuna cittadinanza mondiale e quindi i diritti civili riguardano soltanto i cittadini di ogni paese e non altri.
Noi europei non abbiamo alcun dovere nei confronti degli africani.
Le convenzioni sul soccorso in mare riguardano altre circostanze ... e non l'abuso che se ne è fatto in Libia.
Anche le convenzioni sull'asilo politico sono subordinate alla nostra volontà, alle nostre possibilità economiche e di accoglienza, e alle compatibilità culturali, religiose e politiche.
I diritti umani universali, assieme ai valori e ai doveri hanno un loro ordine naturale di riferimento e di applicazione;
non esiste alcun diritto a migrare in altri paesi senza permesso per usufruire dell'altrui assistenza, per avere una casa, un lavoro o un reddito di sussistenza, una pensione a spese dei cittadini di quel paese.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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