Non portarti la morte in casa, non hai colpe

Re: Non portarti la morte in casa, non hai colpe

Messaggioda Berto » mer lug 26, 2017 3:00 pm

???

Migranti, Ong contestano codice proposto dal Viminale. Sea Watch: "Va contro leggi marittime e convenzione di Ginevra"
di Angela Gennaro | 26 luglio 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... ra/3755230

Una riunione durata quasi due ore, a porte chiuse, tra le organizzazioni non governative impegnate nelle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e i funzionari del ministero dell’Interno. Al centro, il codice di condotta proposto dal Viminale alle Ong. Un codice “contro le leggi marittime in molti punti e non aderente alla convenzione di Ginevra”, tuona Sandra Hammamy, della ong Sea Watch. “Non vogliamo lasciare sola l’Italia e neppure la Grecia, ma non abbiamo intenzione di infrangere le leggi del mare. Se è quello che l’Italia sta proponendo, deve parlare con il Centro di coordinamento marittimo della Guardia costiera di Roma e soprattutto con gli altri paesi europei. Non con noi: stanno sbagliando destinatario, siamo l’ultima parte dell’intera catena. L’Italia si sta rivolgendo a noi perché non trova ascolto in Europa. Portiamo i migranti in Italia e non a Malta in Spagna e in Germania perché ce lo indica il centro di coordinamento marittimo”. Le organizzazioni non governative italiane non si sono fermate a parlare con i giornalisti al termine dell’incontro, che hanno definito “interlocutorio”. Medici Senza Frontiere ha confermato, in una nota inviata in serata, “la propria volontà di partecipare alla discussione con un approccio aperto e costruttivo”. “Abbiamo colto con favore gli sforzi volti a rafforzare la capacità di ricerca e soccorso (SAR) nel Mediterraneo”, dice Gabriele Eminente, direttore generale di MSF, “ma allo stesso tempo abbiamo espresso preoccupazione per alcuni elementi e ambiguità contenuti nel codice. Auspichiamo che inizi oggi un vero processo di consultazione e che i punti sollevati durante l’incontro siano presi nella dovuta considerazione, affinché qualunque codice proposto possa rappresentare il migliore strumento di collaborazione per salvare vite in mare”. L’appuntamento, per un nuovo incontro – non confermata la presenza del ministro Marco Minniti – è per venerdì prossimo.




Migranti, Msf non firma il codice Ong
Chiara Sarra - Lun, 31/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 26684.html


Moas e Save the children approvano le nuove norme di condotta, Medici senza frontiere e Juged Rettrt si
Medici senza frontiere e i tedeschi di Juged Rettet non firmano il codice di condotta per le Ong impegnate nel salvataggio dei migranti nel Mediterraneo.
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L'annuncio arriva dalle stesse organizzazioni non governative al termine dell'incontro al Viminale organizzato proprio per sottopore alle Ong le nuove regole messe a punto dal ministro Marco Minniti.

Save the Children e Moas hanno invece sottoscritto le norme, anche se la seconda aveva già firmato nei giorni scorsi e non era presente alla riunione odierna.

"Save the Children ha deciso di firmare il codice per le Ong impegnate nel salvataggio dei migranti in mare perché gran parte delle cose che prevede noi già le facciamo", ha detto il direttore generale di Save the Children, Valerio Neri, "L'unico punto che per noi rappresentava una criticità era quello che introduce il divieto di trasbordare i migranti da una nave a un'altra ma questo si è risolto con il ruolo che svolgerà la guardia costiera. Mi spiace che altre Ong non abbiano deciso di sottoscrivere questo codice".

"Medici senza frontiere ha deciso di non firmare il codice di condotta per le ong perché, tra le altre cose, prevede la presenza a bordo di agenti. In nessun Paese in cui lavoriamo accettiamo la presenza di armi, ad esempio nei nostri ospedali", spiega invece Gabriele Eminente, direttore generale di Msf, "Anche se il codice era stato migliorato rimaneva il punto dei trasbordi: abbiamo chiesto di levarlo, perché è un punto che rischia di pregiudicare l'intera operazione".

"Noi possiamo firmare soltanto nel caso in cui le nuove norme rendessero più efficiente il nostro lavoro e aumentassero la sicurezza dei nostri volontari", ha aggiunto il rappresentante della Ong, Jugend Rettet, Titus Molkenbur.

"Benissimo, da domani siamo sicuri che il nostro governo impedirà a tutte le altre Ong di accedere a tutti i nostri porti", attacca Roberto Calderoli (Lega Nord), "Altrimenti l'Italia farebbe una figura miserevole, dopo aver cianciato ai quattro venti del codice per limitare le Ong".

"Aver rifiutato la firma, pone quelle organizzazioni non governative fuori dal sistema organizzato per il salvataggio in mare dei migranti, con tutte le conseguenze del caso
concreto che potranno determinarsi, a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse", mette in chiaro il Viminale.


Un esempio di comunista bugiardo e parassita, demente e irresponsabile

Libia: e Macron l’infame, sorrise
Furio Colombo
31/07/2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... me-sorrise

Le navi delle Ong che pattugliano il mare in cerca di migranti dispersi sui gommoni sono di destra e di sinistra. Quelle di sinistra, ovvero normali, vanno per salvare, ma su di esse si appuntano sospetti: perché lo fanno, fin dove si spingono, e soprattutto; chi paga. L’idea di salvare migranti che altrimenti affogano in mare è così stravagante che è bene mettere un poliziotto a bordo, che tenga d’occhio, prenda nota, e soprattutto ci faccia sapere se è vero che salvano troppo.

Le navi di destra, come per esempio la C Star noleggiata a Gibuti dal gruppo Defend Europe, hanno qualche problema in più (o almeno la C Star ne ha avuti nel porto cipriota di Famagosta): “Le autorità locali, di fronte a carte poco chiare hanno fatto scattare interrogatori e il fermo per tutti gli europei a bordo” (La Repubblica, 28 luglio). Ma a bordo c’erano anche venti cingalesi, identificati come marinai dal comandante, e come migranti in fuga a pagamento (10 mila dollari a testa) dalle autorità portuali, che li hanno lasciati liberi (o liberati). S’intende che “Defend Europe” ha subito denunciato il complotto.

Le Ong (quelle che salvano) erano in agguato (persino a Famagosta) e hanno pagato i marinai perché si dichiarassero profughi. Ora la C Star si sta muovendo verso la Libia e sapremo nelle prossime ore se anche “Defend Europe”, come “Medici senza frontiere”, sarà richiesta di ospitare un poliziotto a bordo. Ma il Mediterraneo è ben più affollato. In mare ci sono le navi Triton, un progetto europeo che salva poco, ma i suoi salvati li porta sempre e solo in porti italiani, benché le sue navi battano bandiera di mezza Europa.

Ci sono le navi mercantili, che da un po’ preferiscono segnalare le emergenze piuttosto che accorrere perché c’è sempre un giudice che, Bossi-Fini alla mano, ti può accusare di favoreggiamento di immigrazione clandestina o, se il magistrato è più ligio alla celebre legge, di “mercato di esseri umani”. E poi, imponente e in tutte le dimensioni, c’è la flotta militare italiana, che si estende dalle motovedette d’alto mare alle corazzate. È una flotta potente e bene organizzata con un passato glorioso.

Non parlo del passato remoto e delle guerre. Parlo della operazione Mare nostrum, (2015) che ha attratto l’attenzione e l’ammirazione del mondo per la grande quantità, rapidità e modalità di soccorso, con cui ha salvato un numero molto alto di vite umane. Ed è stato interrotto, non ci crederete, perché costava troppo. La Marina miliare italiana, che è stata celebrata al Quirinale e insignita di medaglie dal Presidente della Repubblica per la grandiosa e ripetuta attività di soccorso e di vite umane salvate, patisce un problema grave e difficile da raccontare: la contraddizione totale di ordini di governo.

Sono ordini opposti che si susseguono a stretto giro di eventi e ai militari devono apparire pericolosi. Giornalisticamente si riassumono bene in questo titolo: “Le nostre navi in Libia contro i trafficanti. Gentiloni riceve il premier Serraj e accoglie la richiesta di aiuto tecnico. La Libia ci ha chiesto di inviare navi italiane in acque libiche contro i trafficanti di esseri umani”. (Il Corriere della Sera, 27 luglio). Il caso è complicato perché rovescia in un solo giorno il linguaggio degli ordini, la visione del mondo e un drastico cambio di strategia.

Il linguaggio: scompaiono i migranti, i profughi, coloro che fuggono da guerra, persecuzione e fame. E compaiono in primo piano i “trafficanti di esseri umani”. Visione del mondo: non devi aiutare o salvare nessuno, devi combattere il traffico, dunque i trafficanti, dunque anche la loro merce, che non è più l’obiettivo da salvare ma solo un problema collaterale da eliminare.

Strategia: eravamo di qua dalle acque territoriali libiche per accogliere gli scampati dal mare (insieme e in accordo con le navi Ong).

Adesso, se valgono i nuovi ordini, in un mondo completamente rovesciato, le potenti navi militari italiane e le sue agili motovedette armate, sono di là, in acque libiche, dalla parte di chi dà la caccia ai migranti. Anche perché i migranti adesso si chiamano “mercanti di esseri umani”, cioè di se stessi. Ma la storia, che è triste, sia per il rischio di vita (che diventa più grande) dei migranti, sia per la strana incoerenza (in materia militare) del governo italiano, continua con un colpo di scena imprevisto.

Infatti “Il leader di Tripoli nega di avere dato l’ok all’invio di navi o di averle mai chieste” (Il Corriere della Sera, 28 luglio). Nonostante ciò, titola nella stessa data il maggior giornale italiano: “Pronta un’armata con aerei e droni per fermare i migranti”. I Tg aggiungono sommergibili. Ma in questo momento giunge un altro contrordine clamoroso. Tutto quanto detto prima erano promesse da marinaio. Partono solo due navi. E Macron, l’infame, sorride.


Niente sanzioni, solo controlli. Il governo cede sulle Ong
Luca Romano - Mar, 01/08/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 27085.html

Nessun provvedimento per chi non ha firmato il codice di condotta. E l'Ue ammette: "Vale sempre la legge internazionale"

Tanto rumore per nulla. Le regole del Viminale sulle Ong sono praticamente carta straccia.

Non solo perché buona parte delle organizzazioni chiamate al tavolo non si sono presentate o non hanno firmato, ma soprattutto perché alle Ong dissidenti non succederà nulla. Se Medici senza Frontiere ha sfidato l'esecutivo avvertendo che loro continueranno a lavorare come se il codice non esistesse, anche la Ue ha fatto intendere che l'operazione del ministero dell'Intero ha la forza di una piuma.

"Il maggior numero possibile" di Ong dovrebbe firmare il codice di condotta messo a punto dall'Italia con l'avallo di Bruxelles, ma per quelle che non lo faranno "continuerà a valere la legge internazionale" che regola i salvataggi in mare, ha sottolineato la portavoce Natasha Bertaud, ricordando che questo significa che "ogni nave ha l'obbligo di salvare le persone in mare e di condurle in un porto sicuro", cioè praticamente l'Italia.

La conferma di tutto ciò arriva anche da fonti del Viminale interpellate dall'Huffington Post: "Non si tratta di una legge e quindi non si prevedono sanzioni in caso di inosservanza". Insomma, chi non ha firmato il codice di condotta non subirà provvedimenti da parte delle autorità militari e civili italiane se non controlli più rigorosi e stringenti sul fronte amministrativo e tecnico.

Il codice è stato "stracciato" da sei delle nove Ong convocate, delle quali due hanno sottoscritto il testo, mentre Msf ha inviato una missiva al governo in cui spiegava le ragioni del rifiuto e annunciava che per loro nulla sarebbe cambiato.

Tra i punti del codice ci sono il divieto per le Ong di entrare nelle acque libiche, di spegnere il trasponder, di trasbordare i migranti sul altre navi e la disponibilità a far salire a bordo ufficiali di polizia giudiziaria armati.


Gino Quarelo
La legge internazionale del soccorso in mare vale solo quando non si trasforma in abuso e strumento di violazione dei diritti umani altrui poiché in tal caso il suo originario valore si annulla, estingue e si trasforma in un qualcos'altro di criminale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Non portarti la morte in casa, non hai colpe

Messaggioda Berto » sab lug 29, 2017 8:16 pm

I clandestini, i finti profughi e i richiedenti asilo senza documenti e identità vanno rinchiusi in appositi campi recintati in attesa che svelino la loro identità e poi rimpatriati. I processi a loro carico, se irreperibili, vanno fatti in contumacia.


Amburgo, attacco in supermarket: un morto. Aggressore gridava 'Allahu akbar', arrestato
Durante la fuga l'uomo, un 26enne nato negli Emirati (palestinese nato in Arabia Saudita, arrivato in Germania come profugo e che aveva trovato lavoro ad Amburgo. Era comunque noto ai servizi di sicurezza come islamista.), è stato inseguito da un gruppo di testimoni e preso a sediate. Armato di un lungo coltello, ha reagito colpendo altre sei persone. La polizia: "Non abbiamo informazioni sul movente". Aperta indagine per terrorismo
di KATIA RICCARDI
28 luglio 2017

http://www.repubblica.it/esteri/2017/07 ... -171845998

BERLINO - Un uomo, entrato in un supermercato di Amburgo sulla Fuhlsbüttler Strabe (MAPPA), ha accoltellato un cliente, un cittadino
tedesco di cinquant'anni, uccidendolo sul colpo, e con il lungo coltello che brandiva, ha ferito altre cinque persone. Poi è fuggito e scappando ha colpito un sesto uomo che cercava di fermarlo. "È entrato nel supermarket Edeka e improvvisamente ha iniziato a pugnalare la gente, c'è un morto. ci sono diversi feriti", ha detto a caldo la portavoce della polizia, Heike Uhde.

Prima di attaccare ha gridato 'Allahu akbar'. L'aggressore è un 26enne originario degli Emirati Arabi Uniti. Per il Tagesspiegel è un palestinese nato in Arabia Saudita, arrivato in Germania come profugo e che aveva trovato lavoro ad Amburgo. Era comunque noto ai servizi di sicurezza come islamista.

Mentre scappava l'uomo è stato bloccato e leggermente ferito dalle persone che avevano assistito alla scena. In gruppo, alcuni clienti del supermarket hanno preso delle sedie per colpirlo e l'hanno inseguito per strada, alla fine hanno chiamato gli agenti.

Poco dopo le 15 sono arrivate al centralino della polizia di Amburgo diverse telefonate e l'unità speciale antiterrorismo è arrivata sul posto. La caccia è durata circa una trentina di minuti, alla fine è stato preso sulla vicina Hellbrook Strabe. La foto di un testimone su Twitter lo ritrae subito dopo: è seduto in un'auto delle forze dell'ordine, sanguina, è in manette.

"Non abbiamo informazioni chiare sul motivo o sul numero di feriti", aveva scritto la polizia di Amburgo sul social network subito dopo la cattura e aveva avvisato i cittadini di rimanere fuori dalla zona (Barmbek district). Poi le autorità di Amburgo hanno diramato l'allerta terrorismo e presidiato la strada, un elicottero della polizia ha sorvolato la zona, cercando eventuali complici, ma non c'erano.




Germania, all'attentatore del supermarket di Amburgo era stato negato l'asilo
Il sindaco Scholz: "Non era stato rimpatriato perché sprovvisto di documenti". Era noto alla polizia come islamista radicale ma non come 'jihadista'. Il respondabile dell'Interno: "Ha anche problemi psichiatrici"
29 luglio 2017

http://www.repubblica.it/esteri/2017/07 ... -171903076

AMBURGO - Il 26enne che nel primo pomeriggio di ieri ha ucciso un uomo e ferito sei persone accoltellandole in un supermarket di Amburgo, è nato negli Emirati Arabi Uniti. Era arrivato in Germania nel marzo 2015, dove era stato registrato come rifugiato a Dortmund e aveva inoltrato domanda d'asilo che era stata respinta. In precedenza aveva chiesto asilo in Norvegia, anche lì era stato respinto. Successivamente era stato in Svezia, Spagna e di nuovo in Norvegia. Dalla Germania non era stato rimpatriato perché sprovvisto di documenti.

La conferma arriva dal sindaco di Amburgo, Olaf Scholz, mentre i media tedeschi identificano l'uomo in Ahmad A. "Quello che mi fa arrabbiare è che il responsabile è una persona che ha chiesto protezione in Germania e che ha rivolto il suo odio contro di noi. Questi criminali vogliono avvelenare di paura la nostra società, ma non ci riusciranno", ha detto Scholz parlando con la stampa e ringranziando i concittadini che l'hanno bloccato, inseguendolo e prendendolo a sediate, subito dopo l'attacco, permettendone l'arresto.

Secondo la ricostruzione della polizia, ieri il 26enne è entrato nel supermercato della catena Edeka armato di un coltello da cucina con una lama di 20 centimentri e si è scagliato contro un uomo di 50 anni, uccidendolo sul colpo. Quindi ha ferito altri due clienti all'interno del negozio e poi è corso in strada, dove ha ferito quattro passanti prima di essere inseguito e bloccato. Nessuno dei sei feriti è in pericolo di vita.

Considerato "un caso sospetto" a causa di "elementi che dimostravano una radicalizzazione" religiosa, era noto alle autorità come "islamista, ma non come jihadista" ha detto il responsabile dell'Interno della città di Amburgo, Andy Grote, precisando che anche se ci sono motivi per credere che sia stato un attacco di matrice islamica, l'attentatore ha anche una storia di problemi psichiatrici. Il ministro ha sottolineato che al momento non è ancora possibile dire con certezza quindi "quale sia stato l'elemento scatenante tra le motivazioni religiose e l'instabilità psicologica".

L'Ufficio federale per la salvaguardia della Costituzione, il Verfassungschutz, fa sapere che su Ahmad A. era giunta una segnalazione da parte di un suo conoscente, che aveva riferito che era cambiato: citava molto più frequentemente il Corano e non beveva più alcol. A seguito della segnalazione, l'Ufficio aveva contattato Ahmad A. ed era giunto alla conclusione che si trattava di un misto fra radicalizzazione religiosa e instabilità psichica. Tuttavia, fa sapere il capo del Verfassungschutz, non c'erano indicazioni di pericolo imminente. Il procuratore generale di Amburgo, Jörg Fröhlich, spiega che l'uomo aveva solo precedenti per furti in negozi e che su di lui non erano giunte segnalazioni da altri Paesi europei. Finora il giovane non ha voluto esprimersi a proposito dell'attacco di ieri.

L'aggressore aveva una stanza in un centro di accoglienza per rifugiati della città e ieri sera le forze speciali della polizia tedesca l'hanno perquisita. Lo riportano la Bild e lo Spiegel. "Se abbiamo trovato qualcosa al momento non possiamo dirlo", ha riferito un portavoce della polizia al giornale tedesco. Il giovane aveva contatti con gli ambienti salafiti, aveva problemi psichici e assumeva regolarmente droghe. Inoltre, sempre stando ai media tedeschi, viveva stabilmente ad Amburgo dal 2015.



???

Un cavillo "salva clandestini": se irreperibili niente processo
Chiara Sarra - Mer, 26/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 24941.html

La denuncia di un giudice: processo sospeso se il clandestino dà un domicilio formale o fittizio. La Lega: "Minniti chiarisca"
Processare i migranti e i clandestini diventa sempre più difficile. Se non impossibile nel caso gli imputati siano irreperibile o non abbia fissa dimora.
La denuncia arriva dal tribunale di Milano e in particolare dal giudice Guido Salvini, secondo cui la Giustizia non può essere certa che uno straniero senza fissa dimora sia a conoscenza del processo a suo carico, nemmeno se ha indicato come proprio domicilio quello del legale assegnatogli d'ufficio.
Per questo, come racconta il Corriere, il magistrato ha sospeso uno dei tanti processi in cui lo straniero imputato non si è presentato. Il dilemma - che rischia di diventare uno stratagemma burocratico per chi commette reato - è questo: il giudice deve considerare l'imputato assente (e quindi proseguire nell'udienza) o ignaro (e quindi sospendere il processo come previsto dalla legge)?
Un cavillo che di fatto blocca tutti i processi ai clandestini in quanto irreperibili. "In Lombardia la situazione immigrati è totalmente fuori controllo", denuncia Paolo Grimoldi (Lega Nord), "A fine 2016 secondo l'osservatorio regionale sui migranti erano 97mila i clandestini presenti sul territorio lombardo, immigrati irregolari da espellere ma irreperibili. E ragionevolmente questo numero è aumentato in questi setti mesi. Due di questi clandestini la settimana scorsa hanno aggredito due poliziotti in Centrale e sono stati espulsi, ma parliamo di almeno altri 100mila fantasmi irreperibili, eppure presenti sul territorio lombardo".
Per questo Paolo Grimoldi si rivolge al ministro Marco Minniti con un'interrogazione parlamentare. "Sperando che stavolta si degni di rispondermi e soprattutto attivi le Prefetture per far reperire questi clandestini e attuare i provvedimenti di espulsione a loro carico", aggiunge.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Non portarti la morte in casa, non hai colpe

Messaggioda Berto » gio ago 03, 2017 1:00 pm

“Via tutti gli immigrati dal nostro territorio entro 20 giorni”
di Fatti Web · 1 agosto 2017

https://www.fattidalweb.com/2017/08/01/ ... -20-giorni

«Basta, basta, basta. Chiudete quegli hub». È l’ultimo grido di disperazione, rabbia e tormento, quello che esce dalla voce ormai sfibrata dei tre sindaci Alberto Panfilio, Roberto Milan e Gianluca Piva, rispettivamente di Cona, Bagnoli e Agna.*

L’ultimo appello estremo, quello che non lascia spazio a soluzioni. Se non quella di chiudere le due ex basi militari.
Tre comuni, il primo nel Veneziano, gli altri due nel Padovano che confinano, uniti da una strada di sei chilometri e che dal 2015 vivono una situazione insostenibile. A Conetta di Cona e a San Siro di Bagnoli di Sopra ci sono i due più grandi centri di accoglienza del Veneto. A Conetta, i richiedenti asilo sono quasi 1.200 e a San Siro sono circa 900. Agna sta nel mezzo, invasa dai profughi che ogni giorno fanno la spola. Una situazione inaccettabile, grida il sindaco Piva con tutta la voce che gli rimane in gola. «Sono un fiume in piena. Questa storia deve finire! Chiudete i due hub e basta!». Questo ha scritto venerdì alle 23.44 su Facebook, dopo che una donna, una 41enne del posto è stata aggredita da un uomo di colore, come descritto da lei agli agenti. Stava facendo jogging lungo la pista ciclabile quando, mentre correva con le cuffiette, è stata bloccata da un uomo sopraggiunto in bicicletta. È stata trascinata in un campo, picchiata ripetutamente al volto, menata per un quarto d’ora, mentre l’uomo cercava di immobilizzarla. Lei con tutta la forza che aveva in corpo ha reagito, ha graffiato il suo aguzzino ed è riuscita a scappare. A salvarla un’auto che passava di lì e l’ha notata. Ora la Procura di Padova indaga per tentata violenza sessuale e il pubblico ministero Daniela Randolo ha disposto il sequestro della bici abbandonata dall’aggressore e del cappellino perso durante la fuga. Sarà l’analisi del Ris a cercare di dare un’identità all’uomo. La donna ha una costola rotta ed ematomi su tutto il corpo.

«È inaccettabile tutto questo si sfoga Gianluca Piva con il Giornale – e lo grido più forte che posso. È ora che chi ha creato queste polveriere che ci stanno devastando in tutti i modi le chiuda. Non si può più andare avanti e lo stiamo dicendo in tutti i modi possibili. L’ho scritto al governo, ma niente». Lui che tra incontri, richieste di aiuto, diffide, appelli, interpellanze, segnalazioni, lettere e ordinanze ad hoc è arrivato a quota 32. E il lungo elenco parte il 10 novembre 2015.

Ora l’urlo congiunto con il sindaco Alberto Panfilio e Roberto Milan è più forte che mai. Ieri mattina a Bagnoli i tre primi cittadini, che domani pomeriggio andranno in blocco dal ministro Minniti che sarà a Treviso, hanno indetto una manifestazione e una protesta di esponenti Lega Nord, sindaci e cittadini per chiedere l’immediata chiusura dei due hub e dare l’ultimatum. «Chiudere il centro entro venti giorni», ha detto il sindaco Milano.
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Re: Non portarti la morte in casa, non hai colpe

Messaggioda Berto » gio ago 03, 2017 1:20 pm

VIETATO CHIEDERE CERTIFICATO MEDICO AI MIGRANTI: PER I BUONISTI E' DISCRIMINAZIONE
2017/08/01

http://www.norazzismoversoitaliani.it/2 ... ua-leggere

GENOVA. 30 LUG. “Comuni di Alassio e Carcare. Il Tribunale di Genova ordina di revocare le due delibere discriminatorie contro migranti e senza dimora. Una vittoria delle associazioni promotrici ARCI, Avvocato di strada Onlus, ASGI e Federazione Regionale Solidarietà e Lavoro”.

Ieri i rappresentanti delle associazioni pro migranti hanno comunicato così la decisione del Tribunale in merito al caso delle ordinanze emesse l’anno scorso dai sindaci del Ponente ligure “allo scopo di tutelare e garantire il diritto alla sicurezza sanitaria di tutti i cittadini”.

I provvedimenti, infatti, prevedono sostanzialmente il divieto di dimora, anche occasionale, sui territori comunali, per tutte le persone prive di certificato sanitario, ovvero che non si sottopongono a visite e normali cure, provenienti da Paesi ad alta incidenza di malattie infettive potenzialmente pericolose per la salute degli altri.

“Il Tribunale di Genova (Giudice Unico Dott. Laura Casale) – hanno spiegato le associazioni che si sono rivolte al giudice civile – ha accolto il ricorso per condotte andiscriminatorie dei Comuni di Alassio e Carcare presentato da ARCI, Avvocato di strada Onlus, ASGI Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, Federazione Solidarietà e Lavoro di Genova, difesi dagli Avv. Alberto Guariso, Emilio Robotti e Alessandra Ballerini.

Il ricorso era stato presentato contro due ordinanze. L’ordinanza del Comune di Alassio vietava alle ‘persone prive di fissa dimora, provenienti da Paesi dell’area africana, asiatica e sud americana, se non in possesso di regolare certificato sanitario attestante la negatività da malattie infettive trasmissibili, di insediarsi anche occasionalmente nel territorio comunale’. Analogamente, l’ordinanza del Comune di Carcare, vietava la ‘dimora, anche occasionale, di persone provenienti da paesi dell’area africana o asiatica presso qualsiasi struttura di accoglienza, prive di regolare certificato sanitario attestante le condizioni sanitarie e l’idoneità a soggiornare’.

Per le persone bersaglio dell’ordinanza, si faceva presente nel ricorso, era difficile, quando non impossibile, ottenere il certificato richiesto. Non è infatti possibile certificare in un soggetto l’assoluta assenza di malattie infettive trasmissibili che potrebbe, ad esempio, essere in incubazione. Il divieto era inoltre rivolto solo a cittadini stranieri, provenienti da diverse zone del mondo, e in assenza di una qualsiasi situazione di emergenza sanitaria nel territorio comunale ed italiano. Le ordinanze erano dunque finalizzate unicamente ad evitare il transito e la permanenza di stranieri nel territorio. Una barriera invalicabile che valeva anche per profughi e richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzioni.

Il Tribunale, nell’accogliere il ricorso, ha dichiarato il carattere discriminatorio della condotta tenuta dal Comune di Alassio e dal Comune di Carcare nell’adottare le ordinanze ancora oggi vigenti. Ha inoltre ordinato alle due Amministrazioni Comunali di cessare le condotte discriminatorie di cui sopra e pertanto di revocare con effetto sin dalla loro emanazione le delibere, ha imposto a ciascuna di esse di pubblicare a proprie spese la decisione del Tribunale su un quotidiano a tiratura nazionale (a caratteri doppi) e la pubblicazione dell’intero provvedimento per la durata minima di tre mesi sulla home page del rispettivo sito istituzionale. Le Amministrazioni Comunali sono anche state condannate al pagamento delle spese legali.

I problemi sociali e le emergenze umanitarie non si combattono a colpi di ordinanze. Siamo molto soddisfatti per la decisione del Tribunale di Genova e ci auguriamo che in futuro questa sentenza possa dissuadere altri comuni dal replicare iniziative simili a quelle dei Comuni di Alassio e Carcare”.




In Germania, con l'insediamento dei migranti si diffondono le malattie infettive
Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York.

https://it.gatestoneinstitute.org/10785 ... i-malattie


Un richiedente asilo yemenita respinto, che è stato ospitato in una chiesa nel nord della Germania per evitargli l'espulsione, ha potenzialmente infettato più di 50 bambini, avendo contratto un ceppo altamente contagioso di tubercolosi.

L'uomo, accolto in una chiesa di Bünsdorf tra gennaio e maggio scorso, è stato in stretto contatto con i bambini, alcuni di tre anni, che frequentavano un asilo della struttura. A giugno è stato ricoverato in un ospedale a Rendsburg dove gli è stata diagnosticata la tubercolosi – una malattia che solo di recente è tornata alla ribalta in Germania.

Secondo le autorità sanitarie locali, bambini, genitori, insegnanti e parrocchiani sono stati sottoposti a controlli per verificare se avessero contratto la malattia, che può avere un periodo di incubazione di mesi o anche di anni. Non è chiaro se l'uomo al suo arrivo in Germania sia stato sottoposto agli esami clinici necessari o se fosse uno delle centinaia di migliaia di migranti che sono passati inosservati.

La paura della tubercolosi ha riacceso i riflettori sul rischio maggiore di contrarre malattie infettive da quando la cancelliera tedesca Angela Merkel ha consentito a circa due milioni di migranti provenienti dall'Africa, dall'Asia e dal Medio Oriente di entrare nel paese.

Un nuovo rapporto del Robert Koch Institute (RKI), l'istituzione centrale del governo federale tedesco per il monitoraggio e la prevenzione delle malattie, conferma un aumento generalizzato delle malattie dal 2015, quando la Germania ha accolto un numero senza precedenti di migranti.

Il Rapporto annuale sull'epidemiologia delle malattie infettive – che è stato pubblicato il 12 luglio 2017 e fornisce dati sullo stato di oltre 50 malattie infettive diagnosticate in Germania nel 2016 – offre un primo spaccato delle conseguenze sulla salute pubblica dovute al massiccio afflusso di migranti alla fine del 2015.

Il rapporto mostra maggiori incidenze in Germania di patologie come congiuntivite da adenovirus, botulismo, varicella, colera, cryptosporidiosi, febbre dengue, echinococcosi, Escherichia Coli enteroemorragico, giardiasi, infezioni da Haemophilus influenzae, infezioni di Hantavirus, epatite, febbre emorragica, HIV/AIDS, lebbra, febbre ricorrente trasmessa dai pidocchi, malaria, morbillo, meningite meningococcica, meningoencefalite, parotite, paratifo, rosolia, shigellosi, sifilide, toxoplasmosi, trichinellosi, tubercolosi, tularemia, tifo e pertosse.

La Germania è riuscita – almeno finora – ad evitare lo scenario peggiore: la maggior parte delle malattie tropicali ed esotiche portate nel paese dai migranti sono state contenute e non ci sono epidemie di massa tra la popolazione in generale. Tuttavia, le malattie più comuni, molte delle quali sono direttamente o indirettamente legate all'immigrazione di massa, sono in aumento, secondo il rapporto.

L'incidenza di epatite B, ad esempio, è aumentata del 300 per cento negli ultimi tre anni, secondo il Robert Koch Institute. Nel 2016, sono stati segnalati 3.006 casi in Germania; nel 2014, erano 755. Nella maggior parte dei casi sono coinvolti migranti non vaccinati provenienti dall'Afghanistan, dall'Iraq e dalla Siria. Tra il 2014 e il 2015, l'incidenza di morbillo è salita di oltre il 450 per cento, si registra anche un aumento del numero di casi di varicella, meningite, parotite, rosolia e pertosse. Secondo un rapporto separato del RKI, nel 2015, i migranti hanno rappresentato almeno il 40 per cento dei nuovi casi diagnosticati di HIV/AIDS.

Le statistiche del Robert Koch Institute possono essere solo la punta dell'iceberg. Nel 2016, sono stati segnalati 5.915 casi di tubercolosi; nel 2014, erano 4.488, pertanto, è stato registrato un aumento di oltre il 30 per cento. Alcuni medici, però, ritengono che il numero reale di casi di tubercolosi sia molto più elevato e hanno accusato il RKI di minimizzare la minaccia per evitare di alimentare i sentimenti contrari all'immigrazioni.

In un'intervista a Focus, Carsten Boos, un chirurgo ortopedico, ha avvertito che le autorità tedesche hanno perso le tracce di migliaia di migranti infetti. E ha aggiunto che il 40 per cento di tutti i patogeni della tubercolosi sono multiresistenti e pertanto sono intrinsecamente pericolosi per la popolazione in generale:

"Quando i richiedenti asilo provengono da paesi con un elevato rischio di infezioni da tubercolosi, il Robert Koch Institute, quale organo più elevato tedesco per la protezione delle infezioni, non dovrebbe sminuire il pericolo. È un istituto federale che usa la correttezza politica per nascondere la spiacevole realtà?

"I media riportano che nel 2015 la polizia federale ha registrato la presenza di circa 1,1 milioni di rifugiati. Sono state presentate 700-800mila domande di asilo e sono scomparsi 300mila profughi. Sono stati sottoposti a controlli? Provengono da paesi ad alto rischio?

"Si ha l'impressione che nel Robert Koch Institute la mano sinistra non sa quello che fa la destra".

Joachim Gauck, l'allora presidente della Germania, parla con i medici nell'infermeria di un centro di accoglienza per migranti, il 26 agosto 2015 a Wilmersdorf, un quartiere di Berlino, in Germania. (Foto dell'immagine: Jesco Denzel/Bundesregierung via Getty Images)

I quotidiani tedeschi hanno pubblicato una serie di articoli sulla dimensione sanitaria della crisi migratoria. Gli articoli spesso citano operatori sanitari che si occupano in prima persona della cura dei migranti. Molti ammettono che la migrazione di massa ha aumentato il rischio di malattie infettive in Germania. Qui di seguito alcuni titoli:

"I profughi spesso portano malattie sconosciute ai paesi ospiti"; "I profughi portano malattie rare a Berlino"; "Profughi in Assia: Tornano le malattie rare"; "I profughi spesso portano malattie sconosciute in Germania"; "Gli esperti: I profughi portano 'malattie dimenticate'"; "Si sono triplicati i casi di epatite B in Baviera"; "I casi di tenia in Germania sono aumentati di oltre il 30 per cento"; "Malattie infettive: I profughi portano la tubercolosi"; "La tubercolosi in Germania è di nuovo in aumento, soprattutto nelle grandi città, a causa della migrazione e della povertà"; "I profughi stanno portando la tubercolosi"; "Aumentano le malattie in Germania: Torna la tubercolosi"; "Medico teme il rischio di tubercolosi per l'ondata di profughi"; "Molti più casi di tubercolosi nel Baden-Württemberg: Spesso ne sono affetti i migranti"; "Un esperto: La politica per i rifugiati è responsabile dell'epidemia di morbillo"; "Sono in aumento i casi di scabbia nel Nord Reno-Westfalia"; "Malattie semidimenticate come la scabbia tornano a Bielefeld"; "Venite in contatto con i profughi? Dovreste portare attenzione" e "Profughi: Un'ampia gamma di malattie".

Al culmine della crisi migratoria nell'ottobre 2015, Michael Melter, primario presso la Clinica universitaria di Regensburg, ha dichiarato che i migranti arrivavano nel suo ospedale con malattie mai viste in Germania. "Non vedevo da 20-25 anni alcuni di quei disturbi", egli ha detto, "e molti dei miei colleghi più giovani non li hanno mai visti".

Marc Schreiner, responsabile delle relazioni internazionali per la Società tedesca ospedaliera (Deutschen Krankenhausgesellschaft), fa eco alle preoccupazioni di Melter:

"Nelle cliniche, è sempre più comune vedere pazienti con malattie considerate debellate in Germania, come la scabbia. Tali malattie devono essere diagnosticate con attendibilità, il che è una sfida".

Christoph Lange, esperto di tubercolosi presso il Centro di Ricerca Borstel, ha detto che i medici tedeschi disconoscono molte delle malattie importate dai migranti: "Sarebbe utile se le malattie tropicali e le altre malattie rare avessero un ruolo più importante nella formazione dei medici".

La Società tedesca di gastroenterologia, malattie digestive e metaboliche, di recente ha tenuto un simposio di cinque giorni ad Amburgo per aiutare i medici a diagnosticare malattie che si vedono raramente in Germania. Tra queste patologie spiccano:

La febbre ricorrente trasmessa da pidocchi. Secondo un rapporto del Robert Koch Institute, nel corso degli ultimi due anni, ad almeno 48 persone in Germania è stata diagnosticata questa patologia inesistente nel paese prima della crisi migratoria del 2015. La malattia, che è trasmessa dai pidocchi, è prevalente tra i migranti provenienti dall'Africa orientale che viaggiano per mesi per raggiungere la Germania senza potersi cambiare i vestiti. "C'eravamo tutti dimenticati della febbre ricorrente da pidocchi", ha detto Hans Jäger, un medico di Monaco. "Ha un tasso di mortalità fino al 40 per cento se non è diagnosticata e trattata con antibiotici. I sintomi sono simili a quelli della malaria: febbre, mal di testa, eruzioni cutanee".

Febbre di Lassa. Nel febbraio 2016, un paziente che è stato infettato in Togo, nell'Africa occidentale, ha ricevuto le cure mediche in Germania, ma non è riuscito a farcela. Dopo la sua morte, a un operatore sanitario che era entrato in contatto con la salma del migrante è stata diagnosticata un'infezione da febbre di Lassa. L'uomo è stato messo in quarantena e curato, riuscendo a guarire. Si tratta del primo caso documentato di trasmissione del virus di Lassa in Germania.

Febbre dengue. In Germania, nel 2016, a quasi un migliaio di persone è stata diagnosticata la febbre dengue, una malattia tropicale trasmessa dalle zanzare. Questa patologia è in aumento del 25 per cento rispetto al 2014, quando sono stati diagnosticati 755 casi.

Malaria. Il numero di persone alle quali è stata diagnosticata la malaria è nettamente aumentato nel 2014 (1.007 casi) e nel 2015 (1.063), ma è diminuito nel 2016 (970). La maggior parte dei pazienti affetti ha contratto la malattia in Africa, in particolar modo in Cameron, Ghana, Nigeria e Togo.

Echinococcosi. Tra il 2014 e il 2016, a più di duecento persone in Germania è stata diagnosticata l'echinococcosi, un'infezione da tenia. Questo rappresenta un aumento di circa il 30 per cento. I pazienti hanno contratto la malattia in Afghanistan, Bulgaria, Grecia, Kosovo, Iraq, Macedonia, Marocco, Siria e Turchia.

Difterite. Tra il 2014 e il 2016, in Germania sono stati diagnosticati più di trenta casi. Le persone affette l'hanno contratta in Etiopia, Eritrea, Libia, Sri Lanka e Tailandia.

Scabbia. Tra il 2013 e il 2016, il numero di persone affette da scabbia nel Nord Reno-Westfalia è aumentato di circa il 3.000 per cento.

Intanto, in Germania si registrano focolai epidemici di morbillo che le autorità sanitarie hanno collegato ai flussi migratori dalla Romania. Secondo il Robert Koch Institute, nel paese, nei primi sei mesi del 2017, sono stati diagnosticati circa 700 casi, rispetto a 323 casi del 2016. L'epidemia di morbillo si è diffusa in tutti i 16 stati federati tedeschi tranne uno: il Mecklenburgo-Pomerania, un land con una presenza molto bassa di migranti.

L'epicentro dell'epidemia di morbillo è nel Nord Reno-Westfalia, lo stato più popoloso della Repubblica tedesca e quello con il maggior numero di migranti. Nei primi sei mesi del 2017, in questo land sono stati diagnosticati 500 casi di morbillo, la maggior parte dei quali a Duisburg ed Essen, dove una madre 37enne di tre bambini è morta a maggio. Ma anche a Berlino, Colonia, Dresda, Amburgo, Lipsia, Monaco e Francoforte, dove un neonato di nove mesi ha contratto la malattia.

Il 1° giugno scorso, il parlamento tedesco ha approvato una nuova legge controversa che impone alle scuole materne di informare le autorità tedesche se i genitori non riescono a dimostrare di aver consultato un medico per la vaccinazione dei loro figli. I genitori che non rispettano l'obbligo rischiano una multa di 2.500 euro. "Non possiamo essere indifferenti al fatto che la gente muore ancora di morbillo", ha detto il ministro tedesco della Salute Hermann Gröhe. "Ecco perché stiamo inasprendo le norme sulle vaccinazioni".

Qualcuno dice che la nuova legge non è sufficiente e invoca l'obbligatorietà delle vaccinazioni per tutti in Germania. Altri sostengono che la legge è eccessiva e viola le protezioni sulla privacy garantite dalla Costituzione; e che spetta ai genitori, e non al governo, decidere cosa sia meglio per i loro figli. Continuano le ripercussioni causate dalla politica migratoria delle porte aperte della cancelliera Merkel.
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Re: Non portarti la morte in casa, non hai colpe

Messaggioda Berto » mar ago 08, 2017 12:22 pm

Napoli, otto profughi minorenni sequestrano il responsabile di una casa famiglia
Martedì 8 Agosto 2017

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 07684.html

Accolti in una casa famiglia per minori non accompagnati, otto giovani, tutti 17enni e originari di Gambia e Guinea, hanno sequestrato il responsabile 50enne della struttura, Ciro Cristiano, bloccando l’ingresso del centro con alcuni mobili. Lo hanno costretto nel suo ufficio, seduto su un divano e gli hanno intimato di consegnare soldi e i loro documenti personali altrimenti avrebbero appiccato il fuoco alla cooperativa.
Giunti velocemente sul posto, i carabinieri dell’aliquota radiomobile della compagnia di Casoria hanno fatto accesso alla struttura, liberato il responsabile e tratto in arresto i minori per sequestro di persona a scopo di estorsione. Dopo le formalità sono stati accompagnati al centro di prima accoglienza dei colli aminei di napoli.


All'Africa e agli africani non dobbiamo nulla
viewtopic.php?f=194&t=2494


???
Profughi, cinquanta minori in cerca di una famiglia
di Antonella Mattioli
2017/08/06

http://altoadige.gelocal.it/bolzano/cro ... 1.15702937

BOLZANO. A Bolzano vivono alla Casa Einaudi di via Galilei, a Maso Zeiler in via Principe Eugenio di Savoia, all’albergo Cappello di ferro di via Bottai o all’ex albergo Alpi di via Alto Adige come il neonato nigeriano, nato il 19 luglio all’ospedale San Maurizio di Bolzano e morto giovedì mattina per un’emorragia cerebrale alla nuca, sulle cui cause stanno ora indagando i carabinieri.
Sono bambini e ragazzi, figli di migranti, considerati “fortunati” perché con loro ci sono i genitori: assieme hanno attraversato spesso il deserto e poi il Mediterraneo, in cerca di un futuro lontano da guerre e miseria. Sono all’incirca un centinaio distribuiti oltre che a Bolzano in alcuni centri realizzati in giro per la provincia e riservati ai nuclei familiari.
A questi si aggiunge un’ altra cinquantina di minorenni, identificati con la sigla Misna che “tradotto” significa minori stranieri non accompagnati, ovvero soli.
Per loro sono stati creati 12 posti nella Casa Rossa di via Roma; si sono riempiti subito e allora l’Azienda dei servizi sociali ne ha ricavati 16 all’interno di Casa Forni; esauriti anche questi se ne stanno predisponendo altrettanti all’ex Lemayr.
Ma i posti non bastano mai: lo scorso anno sono passati per l’Alto Adige almeno 348 minorenni stranieri soli. Secondo i volontari delle associazioni che operano sulla strada sono più d’uno i ragazzini che dormono ai giardini della stazione. Nella speranza di riuscire a salire su un treno che li porti a Nord dove hanno parenti o conoscenti che li aspettano.
In attesa che il sogno si realizzi - cosa per altro difficile se non impossibile a causa dei respingimenti al Brennero - vanno protetti e va data loro la possibilità di uscire dallo stato di abbandono ed emarginazione in cui vivono. Per questo il Comune ha deciso di creare lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo) solo per i minori, ovvero la parte più fragile dei migranti.
«Si sta predisponendo il bando - spiega Alexej Paoli, vice-direttore dell’Azienda servizi sociali - per verificare la disponibilità di associazioni e privati a gestire il Centro Sprar. I ragazzi soli verranno ospitati all’interno della nuova struttura con un progetto di inserimento scolastico e sociale. Contemporaneamente però lanciamo un appello alle famiglie perché prendano in affido questi ragazzi. Una struttura per quanto bella ed efficiente, non potrà mai offrire il calore di una famiglia».
Chi sia interessato può rivolgersi al Centro affidi di via Mendola numero 121.
«Le procedure per prendere in affido un minore straniero - dice il dirigente dell’Assb - sono uguali a quelle che si seguono per i minori italiani. Può essere concesso sia a famiglie con figli propri come ai single. Non ci sono limiti particolari d’età, si deve però dimostrare di avere in casa lo spazio sufficiente».
È previsto un rimborso di 20 euro al giorno (circa 600 al mese) per chi prende in affido un minore: non è però questo piccolo compenso la motivazione principale, ma la voglia di regalare un po’ di affetto a chi ha lasciato padre, madre, fratelli e qui non ha nessuno.
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Re: Non portarti la morte in casa, non hai colpe

Messaggioda Berto » sab ago 19, 2017 8:45 am

"Salah e i jihadisti del Bataclan sono stati aiutati da una Ong"
Rachele Nenzi - Ven, 18/08/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/i-t ... 31617.html

L'inchiesta di un quotidiano ungherese sul ruolo di Salah Abdeslam nel reclutare i jihadisti di Parigi, autori della strage del Bataclan

Un retroscena inedito sulla strage di Parigi al Bataclan del 13 novembre dell'anno scorso.

A rivelarlo è il quotidiano ungherese Magyar Idok, secondo cui Salah Abdeslam, l'unico jihadista sopravvissuto, e i suoi colleghi del terrore sarebbero stati aiutati da una Ong che si occupa di migranti.

Il condizionale è d'obbligo. A riportare la notizia è il quotidiano Libero oggi in edicola. I terroristi avrebbero beneficiato "del supporto di un’organizzazione umanitaria per organizzare il trasporto di tredici jihadisti verso l’Europa occidentale". Tre di questi 13 ci sarebbero quelli poi entrati in azione al Bataclan, dove il commando terrorista ha falciato la vita di 80 persone. Non solo. Secondo Magyar Idok, Abdeslam avrebbe anche dormito a casa di uno dei volontari della Ong. Il tutto a Budapest, dove - scrive Libero - "Salah accompagnava i combattenti addestrati dallo Stato islamico che aspiravano a morire da martiri tra gli infedeli di Francia e Belgio".

Proprio alla stazione internazionale di Budapest Salah avrebbe reclutato Omar Ismaël Mostefaï, Samy Amimour e Foued Mohamed Aggad, i tre attentatori del Bataclan. I tre avrebbero dormito dal 9 al 17 settembre in un hotel nella periferia di Budapest e avrebbero comunicato con Salah solo attraverso schede sim locali acquistate a Kiskorös, nel sud dell’Ungheria.
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Re: Non portarti la morte in casa, non hai colpe

Messaggioda Berto » sab ago 19, 2017 8:48 am

Il Governo metta al bando l'arrivo di nuovi Islamici Eventi eccezionali richiedono soluzioni eccezionali PAI
18/08/2017

https://www.partitoantiislamizzazione.i ... cezion-759

Di fronte a minacce eccezionali uno Stato che si rispetti ha il diritto e il dovere di mettere in campo soluzioni straordinarie, con l’obbligo di tutelare prima di tutto i propri cittadini. Per questo di fronte all’assalto di chi semina il terrore nel nome dell’Islam – questo al netto delle indagini ancora in corso è l’unico punto di convergenza di tutti questi attentati – occorre avere il coraggio di bandire dai nostri Paesi questi estremisti.

Per troppi anni ci siamo nascosti dietro l’alibi del garantismo con il risultato che ora i danni dell’accoglienza a tutti i costi sono sotto gli occhi di ognuno di noi. Chi ha fatto della sopraffazione il suo credo, chi concepisce la religione come negazione della libertà e della vita altrui non merita di vivere in quest’Europa che è fondata sul diritto, sulla laicità e sulla reciproca tolleranza. Per questo il Partito Anti Islamizzazione chiede ai Governi dell’Unione Europea e prima di tutto a quello italiano di allontanare tutti coloro che anziché un contributo rappresentano una minaccia alla nostra civiltà.

Di fronte a un pericolo imminente invochiamo il diritto a una difesa preventiva, per difenderci dalla violenza e dalla barbarie chiediamo al nostro Stato di mettere al bando e impedire gli arrivi di chi ha fatto del radicalismo islamico il proprio credo. Come si fa con i luoghi pericolosi che sono sconsigliati dalla Farnesina a chi si mette in viaggio per vacanze, così all’inverso il Ministero degli Esteri fornisca al Governo un elenco di tutti gli Stati a rischio radicalizzazione e i loro cittadini siano banditi dall’Italia.

“Poiché non è pensabile che si possano accogliere tutti, è ovvio che si imponga una selezione. La responsabilità di scegliere non può essere che dello Stato italiano, non di altri, e tanto meno si può consentire che la selezione sia di fatto lasciata al caso o, peggio, alla prepotenza. I criteri di scelta non dovranno essere unicamente economici e previdenziali: criterio determinante dovrà essere quello della più facile integrabilità nel nostro tessuto nazionale o quanto meno di una prevedibile coesistenza non conflittuale. Un "ecumenismo politico", astratto e imprevidente, che disattendesse questa elementare regola di buon senso amministrativo, potrebbe preparare anche per il nostro popolo un futuro di lacrime e di sangue”. Queste parole, che oggi suonano profetiche, furono pronunciate il 20 settembre del 2001 dal cardinale Angelo Biffi, allora arcivescovo di Bologna, nel corso di un convegno dedicato ai temi della multiculturalità e l’identità che tenne 9 giorni dopo l’attentato alle Twin Towers di New York. Allora si decise di opporre alla fanatismo un pensiero debole, anzi debolissimo, adesso è giunto il momento di cambiare registro.

Una misura preventiva pienamente legittima che è indispensabile laddove uno Stato non è in grado di garantire la sicurezza ai propri cittadini, come oggi accade. Purtroppo abbiamo constatato, anche con l’ultimo attentato sulle Ramblas di Barcellona, che militalizzare i presunti obbiettivi sensibili e sbarrare l’accesso alle vie pedonali con blocchi di cemento serve a poco contro questa nuova e terribile forma di terrore. Contro il radicalismo islamico occorrono contromisure legali, ma radicali. Mettere al bando chi sappiamo non ha nessuna volontà di integrarsi è l’unica difesa possibile.

EVENTI ECCEZIONALI RICHIEDONO SOLUZIONI ECCEZIONALI. IL GOVERNO PROCEDA A STILARE UNA “LISTA NERA” DEGLI STATI A RISCHIO E BLOCCHI TUTTI GLI ACCESSI DA QUELLE NAZIONI. TUTTI I PREGIUDICATI ISLAMICI E LE PERSONE VICINE AI MOVIMENTI ESTREMISTI VENGANO ESPULSI IMMEDIATAMENTE DALL’ITALIA. SIANO PROMOSSE AZIONI DI TUTELA ANCHE VERSO GLI STATI EUROPEI CON FORTI RADICALIZZAZIONI CHE POSSONO PORTARE A NUOVI ATTENTATI ANCHE IN ITALIA.
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Re: Non portarti la morte in casa, non hai colpe

Messaggioda Berto » sab ago 19, 2017 9:54 pm

Riccione. Marocchini pretendono di superare la fila per comprare i panini e minacciano di morte il titolare dell’attività: arrestati
19/08/2017

http://giornalediriccione.com/riccione- ... -arrestati

Durante il servizio di controllo straordinario del territorio finalizzato al contrasto di spaccio di sostanze stupefacenti ed i reati predatori in genere, gli operatori, sono intervenuti presso Viale Vespucci, dove sono stati segnalati due uomini che aggredivano il personale di un’attività commerciale lì presente.

Immediatamente intervenuti sul posto, gli agenti hanno accertato che due marocchini, poi arrestati, hanno preteso di essere serviti prima degli altri clienti in fila, senza voler pagare i due panini richiesti. Al rifiuto di dare loro i panini, uno dei due ha afferrato un dipendente per la maglia. Nonostante i vari tentativi di farlo desistere, l’altro marocchino ha colpito con un pugno sul viso il titolare dell’attività facendo cadere a terra mentre l’altro arresto prendeva uno sgabello di ferro presente ai tavoli esterni scagliandolo al suo indirizzo colpendo il muro retrostante.

Il nipote intervenuto per far cessare quella condotta violenta è stato a sua volta aggredito, con una bottigliata che lo faceva cadere a terra per il dolore. I due dapprima allontanatasi, sono tornati presso quel locale minacciando il nipote “io ti ammazzo, pezzo di merda vieni qua pezzo di merda, ti mangio”.

Giunti sul posto, i poliziotti hanno quindi bloccato in sicurezza i due marocchini, del 1971 e del 1996, che dopo gli accertamenti in Questura sono stati arrestati per lesioni aggravate.
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Re: Non portarti la morte in casa, non hai colpe

Messaggioda Berto » mar ago 22, 2017 10:11 am

Non basta non avere paura
Alessandro Sallusti - Sab, 19/08/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/non ... 31952.html

Ci siamo messi in casa con leggerezza il virus dell'islam e ora l'Europa è un corpo infetto che non avrà più pace né sicurezza

C'è qualcosa di nuovo e inquietante nella dinamica dell'attentato di Barcellona. Non un cane sciolto ma un gruppo consistente e organizzato di ragazzini ha colpito pensando di poterla poi fare franca (alcuni di loro sono ancora in fuga) o al massimo affrontare la sorte in un conflitto a fuoco con la polizia come rapinatori comuni.

Altro che vergini da raggiungere, attraverso il martirio, nel falso e insanguinato paradiso di Maometto. Basta con pratiche suicide che facilitano il compito agli investigatori: queste bestie islamiche vogliono ora seminare morte e continuare a vivere, magari in carcere ma vivere. Dall'islam radicalizzato siamo ora all'islam occidentalizzato, cioè un modello nel quale la propria vita è cara anche per i criminali, che infatti pianificano la fuga con la stessa cura dell'attacco.

Questi ragazzotti da quattro soldi (alla guida del furgone killer c'era un diciassettenne), tutti di origine marocchina, dimostrano anche che il problema non è - come noi sosteniamo da tempo - essere o no favorevoli all'integrazione e a una società aperta e multirazziale. Sulla via principale di Barcellona sono stati uccisi due giovani italiani: Luca, che su Facebook postava messaggi pacifisti e favorevoli al dialogo e all'accoglienza e Bruno, che invece pubblicava brani di autori scettici sulla possibilità di integrazione tra islam e Occidente. Ebbene, Luca e Bruno non sono morti per ciò che pensavano e credevano, altrimenti uno dei due sarebbe vivo come accadrebbe in una guerra. No, sono morti in quanto bianchi, occidentali e quindi infedeli. Quei criminali non fanno distinzioni, piomberebbero per fare strage anche su un corteo di cittadini favorevoli all'apertura di una nuova moschea.

Ci siamo messi in casa con leggerezza il virus dell'islam e ora l'Europa è un corpo infetto che non avrà più pace né sicurezza. Solo ieri, attentati in nome di Allah hanno seminato altra morte in Finlandia e in Germania. Uno stillicidio che non promette nulla di buono perché molti dei miliziani Isis in rotta dopo la caduta del cosiddetto Stato islamico sono già in marcia, confusi nel flusso dei profughi, verso l'Europa. Cercano vendetta e rivincita, cercano noi. «No tinc por», come scandivano ieri i cittadini di Barcellona. Bello, ma non so se basterà «non avere paura» se prima non ammettiamo chi è il nemico.
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Re: Non portarti la morte in casa, non hai colpe

Messaggioda Berto » mar ago 22, 2017 10:23 am

Così il terrorismo islamico ha invaso la Scandinavia
Lorenzo Vita

http://www.occhidellaguerra.it/cosi-ter ... candinavia

Per anni il Nord Europa è stato considerato un’area-modello di Stati costruiti su laicità, progressismo e cultura dei diritti erga omnes. Una sistema quasi perfetto, impossibile da criticare, che sembrava dover rimanere intatto rispetto a tutti gli sconvolgimenti della nostra epoca. Ed invece, proprio lì, dove si è più vicino all’Artico che al Mediterraneo, si è inserito un male che sembrava dovesse essere quanto più distante da quel mondo: il terrorismo islamico. L’attacco degli ultimi giorni che visto l’accoltellamento di passanti inermi nella cittadina finlandese di Turku, è solo l’ultimo episodio di una serie di eventi che hanno funestato la vita degli scandinavi e che hanno reso manifesto quanto era già chiaro a molti analisti. Il Nord dell’Europa è infatti da anni sotto attacco del fondamentalismo islamico di matrice salafita e possiede in sé molti degli elementi che servono a comprendere anche su scala europea perché lo jihadismo nasce in un certo luogo e permea la società dove vivono comunità musulmane non autoctone.

Innanzitutto va fatta una premessa, per comprendere meglio i motivi per i quali si sviluppa la criminalità organizzata e quindi anche l terrorismo islamico in Paesi come la Svezia, la Finlandia, la Norvegia o la Danimarca. Il motivo è semplice: non è tutto oro quel che luccica. Per anni il modello scandinavo sembrava dovessero essere quello che tutta l’Europa avrebbe dovuto seguire per creare un sistema di welfare sicuro e stabile, dove integrazione e, lavoro e sicurezza si coniugavano alla perfezione. Purtroppo, è bene dirlo, non è così. Come riportato da molti analisti, il processo di radicalizzazione jihadista avviene di solito attraverso due binari connessi fra loro: il passato della persona e il sistema dove vive. È scientificamente provato dai dati offerti dall’antiterrorismo europeo e dagli studi in materia, che il fenomeno del radicalismo corre parallelo al senso di alienazione de soggetti rispetto alla società in cu vivono, e questo senso di alienazione, specie per gli immigrati mediorientali e magrebini, in Scandinavia è particolarmente sentito. In Norvegia, la disoccupazione tra gli immigrati è circa quattro volte superiore a quella di un cittadino norvegese. Negli altri Paesi, specie in Danimarca, questa percezione è sentita a tal punto che in molti si ritengono completamente avulsi dal contesto in cui vivono. Svezia e Finlandia non sono estranee a questo processo, e condividono, con gli altri Paesi, il senso di totale estraneità di queste nazioni rispetto a comunità etnicamente, culturalmente e geograficamente agli antipodi.

Su queste premesse sociali, s’installa il fenomeno del salafismo. I predicatori arrivano a cogliere i frutti di questo fallimento dell’integrazione e trovano terreno fertile per seminare ulteriore discordia. Non serve avere un motivo politico per colpire un determinato Paese: è importante avere gli elementi giusti su cui predicare il fondamentalismo e quindi il terrorismo. Qui, organizzazioni internazionali e straniere arrivano nelle comunità islamiche e radicalizzano i soggetti più deboli. Secondo il report del 2017 del Myndigheten för samhällsskydd och beredskap, Msb, i Fratelli Musulmani starebbero costruendo una sorta di società parallela in Svezia, infiltrandosi nelle organizzazioni e nei partiti politici del paese. Un’infiltrazione che comporta non soltanto una presa di potere nelle comunità islamiche ma anche nei vari movimenti politici, imponendo politiche d’integrazione favorevoli all’islam radicale. Nel tempo, queste politiche, hanno trasformato le città più importanti della Svezia in piccole Bruxelles o Parigi, dove le “no-go areas”, le banlieue svedesi, sono divenute il centro di reclutamento dello jihadismo scandinavo. Da qui sono partite centinaia di foreign fighters, che hanno raggiunto Siria, Ira q e Libia e che, forse, in questi mesi, hanno già fatto ritorno in Svezia. E sono le stesse zone in cui, dalla diaspora somala, è nata una costola scandinava di Al Shabaab particolarmente pericolosa e oscura, che collega i miliziani dell’Isis direttamente al Corno d’Africa.

Kjell Grandhagen, capo del Norwegian Intelligence Service, ha invece lanciato l’allarme sul ruolo della Norvegia, si cui molti cittadini avrebbero assunto posizioni di comando all’interno dell’Isis. Non sono molti i terroristi che hanno raggiunto Siria e Iraq partendo dalla Norvegia, ma sono molto ben radicati sul territorio norvegese e rappresentano spesso comandanti del Califfato e non solo semplici miliziani. A Oslo, in particolare, il pericolo proviene da Profetens Ummah: una pericolosa e ben organizzata cellula jihadista che potrebbe rinforzarsi con il ritorno dei foreign fighters. A destrare preoccupazione in Norvegia sono i rifugiati. Recentemente, la polizia norvegese ha rinvenuto in centinaia di telefonini dei richiedenti asilo foto di bandiere dell’Isis e video di esecuzioni. Un segnale preoccupante che fa tremare l’intelligence di tutta Europa. Figura chiave dello jihadismo norvegese è il Mullah Krekar, emigrato in Norvegia nel 1991 perché “perseguitato” da Saddam Hussein e quindi rifugiato politico. È stato arrestato più volte e condannato per istigazione all’odio e alla violenza, ma negli anni, p riuscito a creare una rete internet di proselitismo e di reclutamento che ha fatto scuola per quanto riguarda il jihad 2.0
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