Non deprediamo,non uccidiamo i nostri figli, la nostra gente

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Messaggioda Berto » lun mag 29, 2017 7:23 am

Gli italiani chiudono ai migranti: solo uno su 5 vuole accettarli tutti
Crollano i buonisti: -6% in un anno. Cambia il vento: cresce l'area di chi vuole respingimenti ad ogni costo
Renato Mannheimer - Dom, 28/05/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 03007.html

La vicenda dei flussimigratori che, ormai da tempo, caratterizzano il nostro Paese, è tornata negli ultimi giorni di grande attualità. Sia per eventi di carattere politico: lamanifestazione svoltasi a Milano la scorsa settimana e le polemiche che ha suscitato hanno riproposto decisamente la questione.

Sia, ancor più, a causa degli avvenimenti che si succedono: la frequenza degli sbarchi continua a scuotere l’opinione pubblica ed è di qualche giorno fa la notizia dell’ennesima strage che ha visto lamorte in mare anche di numerosi bambini. Al tempo stesso, anche il proseguire degli attentati terroristici spaventa la popolazione di tutto il mondo occidentale, che li ricollega sempre più, a torto o a ragione, alla problematica degli immigrati. L’ultimo sanguinoso episodio di Manchester ha riportato il discorso anche su questa questione e, in generale, sulla problematica dell’accoglienza. Cosa ne pensano gli italiani? Quali politiche dovrebbero essere adottate nei confronti degli arrivi crescenti di immigrati? Al riguardo può essere utile esaminarei risultati di un sondaggio (condotto dall’istituto Eumetra Monterosa intervistando un campione della popolazione del nostro Paese con più di 17 anni di età) effettuato nei giorni scorsi, replicando quesiti già posti esattamente un anno fa, in modo da cogliere l’evoluzione temporale degli atteggiamenti e delle opinioni.
Permane tra gli intervistati una quota minoritaria, ma comunque relativamente ampia, pari a poco meno di un quinto del campione (19%), che si dimostra particolarmente «aperta» in questo senso e che propone di «accogliere tutti gli immigrati che arrivano perché spesso sono perseguitati nei loro paesi». Si tratta in particolare di giovani (tra chi ha meno di 24 anni questa posizione è assunta da più di un terzo degli intervistati), specie studenti e di chi possiede un titolo di studio più elevato. Dal punto di vista dell’orientamento politico, la posizione di apertura incondizionata è più frequente tra chi indica un’intenzione di voto per i partiti del centrosinistra. Ma questa tendenza ad accogliere tutti gli immigrati indiscriminatamente è andata rapidamente erodendosi nel tempo. L’analogo sondaggio effettuato esattamente un anno fa faceva infatti registrare una percentuale sostanzialmente maggiore (25%) di coloro che assumevano questa posizione, che mostra dunque una diminuzione di circa il 6% in dodici mesi. Ciò suggerisce come nel tempo - per una pluralità di motivi - il grado di «apertura» verso gli immigrati sia andato restringendosi, anche tra i giovani e tra gli elettori dei partiti di centrosinistra. Non a caso, sul fronte opposto, si accresce nel tempo la percentuale di chi manifesta l’opinione esattamente contraria, vale a dire che bisognerebbe respingere tutti gli immigrati incondizionatamente.

Lo dice più di un terzo del campione oggi intervistato (36%), con un’accentuazione, al contrario, tra i meno giovani (tra quanti hanno più di 65 anni, questa opinione è sottolineata dal 41%) e tra chi possiede un titolo di studio medio-basso. Sono di quest’idea in particolare coloro che esercitano professioni meno remunerative, forse sottoposti maggiormente alla concorrenza lavorativa degli immigrati. E ancor più coloro che si trovano in una posizione sociale più marginale, come pensionati o casalinghe, specie se vivono in comuni di piccole dimensioni. Sul piano dell’orientamento politico, l’opposizione all’arrivo di nuovi immigrati appare decisamente più sentita tra gli elettori di Forza Italia e, in misura ancora maggiore, da coloro che optano per la Lega Nord. Guardando nuovamente ciò che è accaduto negli ultimi dodici mesi si nota, come si è detto, rispetto a maggio 2016, un incremento (sia pure di entità più modesta, pari al 3%) di questo atteggiamento, segno di una più accentuata «chiusura» relativa nei confronti degli immigrati.

Ma la maggior parte degli intervistati, oggi ancor più di un anno fa, si schiera su una posizione intermedia, volta a consentire l’accesso solo di una parte degli immigrati, «accettando solo i profughi e respingendo chi arriva da noi per motivi economici» distinguendo dunque in relazione alle motivazioni dell’arrivo nel nostro Paese. Manifesta questo orientamento il 43% (era il 39% un anno fa), con una accentuazione tra chi vive nelle grandi città sopra i 100.000 abitanti, ove le problematiche dell’accoglienza sono certo diverse che nei centri di più piccole dimensioni.
Insomma, la maggioranza degli italiani non appare del tutto ostile, in modo magari preconcetto, all’accoglimento dei nuovi immigrati. Ma chiede regole chiare sui criteri di accesso nel nostro Paese. Al tempo stesso, tuttavia, si manifesta, da parte di un’area crescente di popolazione una posizione di «chiusura» totale agli immigrati e al loro afflusso. È un segnale di disagio che non può essere sottovalutato da chi deve progettare gli interventi in quest’ambito.
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Messaggioda Berto » lun mag 29, 2017 8:14 am

Se lo "ius soli" diventa legge ci alleveremo il terrore in casa
Dal 15 giugno il Senato potrebbe approvare la norma che impedirà le espulsioni e favorirà l'islam radicale
Gian Micalessin - Gio, 25/05/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 01652.html
Fin qui ci siamo salvati per il rotto della cuffia. Da metà giugno rischia però d'iniziare la discesa all'inferno.

E così in un decennio, o anche meno, l'Italia potrebbe seguire il destino di Francia, Inghilterra e Belgio e scoprirsi assolutamente permeabile al terrorismo islamista. Il grimaldello capace di aprire le porte al terrore e rendere anche il nostro paese inerme di fronte all'offensiva di lupi solitari, predicatori radicalizzati e cellule jihadiste si cela tra le pieghe della legge sullo «ius soli» approvata dalla Camera nel 2015 e pronta a venir discussa in Senato dal 15 giugno in poi. Con l'introduzione di quella legge in pochi anni diventerà impossibile ricorrere a quelle espulsioni che ci consentono oggi di neutralizzare sul nascere la minaccia jihadista rimpatriando gli stranieri sospettati di collusione con il terrorismo. Ma grazie allo «ius soli» diventerà inevitabile anche la moltiplicazione di quelle seconde e terze generazioni di migranti musulmani considerate l'humus ideale per la diffusione di un Islam intollerante e radicale, deciso ad anteporre le leggi coraniche a quelle dello Stato.

Ma partiamo dalla legge tanto cara al Pd e a quel partito dei migranti e dei barconi guidato dal sindaco di Milano Giuseppe Sala e dal suo predecessore Giuliano Pisapia. La riforma del diritto di cittadinanza - basata fin qui su quello «ius sanguinis» che concede la cittadinanza solo ai figli di italiani - non è un'ipotesi remota. Il progetto di legge in materia appoggiato da Pd e sinistra è già stato approvato alla Camera nel 2015. Se la legge passerà anche al Senato basterà che uno solo dei genitori sia in grado di esibire un diritto di soggiorno illimitato o un semplice permesso di soggiorno nell'Unione Europea perché ai figli minori venga garantita la cittadinanza italiana. Allo «ius soli» s'affiancherà poi il cosiddetto «ius culturae» che consentirà ai minori stranieri arrivati nel nostro Paese prima dei dodici anni di diventare italiani esibendo una semplice licenza di scuola elementare.

Gli oltre ottomila emendamenti presentati dalla Lega han fin qui tenuto bloccato il progetto di riforma del diritto di cittadinanza tra i banchi della Commissione Affari Costituzionali del Senato. Ma la minaccia è tutt'altro che disinnescata. Tre settimane fa il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda ha fatto sapere di aver ottenuto dalla Conferenza dei capigruppo il via libera alla discussione in aula dello «ius soli» entro il 15 giugno «anche se l'esame in commissione non verrà concluso». Paradossalmente il primo a doversi confrontare con le conseguenze di quella legge dovrebbe essere il governo targato Pd. Le 175 espulsioni collegate a sospette attività di terrorismo decretate dal 2015 ad oggi, e le 40 firmate solo quest'anno da Marco Minniti, dimostrano come il nostro esecutivo consideri le espulsioni uno strumento indispensabile per impedire al terrorismo, ai disseminatori dell'odio e ai loro sostenitori di metter radici sul territorio nazionale. Anche perché solo le espulsioni consentono di dribblare lentezze e cavilli di un sistema giudiziario che spesso non riesce a tener dietro le sbarre neppure terroristi conosciuti e conclamati.

Se la legge sullo «ius soli» dovesse venir approvata insomma i futuri governi rischieranno di non aver più strumenti adeguati per fermare i terroristi legati a cellule islamiche internazionali. Da qui a qualche anno rischiamo, insomma, di doverci confrontare con errori ed orrori molto simili a quelli di Manchester dove un 23enne libico nato e cresciuto in Inghilterra ha fatto strage di ragazzini innocenti. E il peggio arriverà entro un decennio. Quando i figli con passaporto italiano delle centinaia di migliaia di migranti approdati sulle nostre coste busseranno alle porte dei ghetti dove li avrà relegati un'accoglienza generosa nelle promesse, ma inadeguata nei fatti, la radicalizzazione prenderà il posto della speranza. E il fanatismo che ha alimentato le stragi di Parigi, Bruxelles, Berlino e Manchester divorerà anche le nostre periferie. Ma come nel resto d'Europa sarà troppo tardi per pentirsene.
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Messaggioda Berto » dom giu 04, 2017 1:43 pm

Ecco le istruzioni per immigrati: "Così potete fregare gli italiani"
Le Ong distribuiscono un manuale "welcome to Italy" dove spiegano agli immigrati come aggirare le nostre leggi sull'immigrazione
Claudio Cartaldo - Ven, 03/06/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 67054.html

Un manuale per immigrati, per fregare gli italiani. È questa la sintesi del tomo di 53 pagini distribuito dalle Ong ai migranti per spiegargli come aggirare tutti i cavilli burocratici e ottenere l'asilo in Italia.

Si chiama "welcome to Italy" ed è stato redatto dalla "rete euro-africana", nata nel 2009 e aiuta i volenterosi che aiutano i migranti ad accasarsi in Europa.


Il manuale per immigrati

Nell'introduzione, gli autori spiegano che il manuale è una "guida indirizzata a tutti i migranti che arrivano in Italia". E si parla davvero di tutto. Come spiega Libero, nelle 53 pagine si legge che "in questa guida troverete informzioni indipendenti sui vostri diritti fondamentali qui in Italia". Così sembra detta molto bene, ma non è altro che una guida all'immigrazione clandestina. Si spiega, per esempio, che chiunque può fare richiesta di protezione internazionale. Informzioni "sulle pratiche e la legislazione italiane ed europee". Senza dimenticare, ovviamente, le indicazioni per "muoversi in Italia e chiedere aiuto e si chi contattare nelle varie città italiane". Insomma, c'è tutto.


I ricorsi a spese degli italiani

Ma non basta. Perché per quelli a cui viene respinta la richiesta di asilo, i bravi volontari della Ong spiegano come fare ricorso in Tribunale a spese dei contribuenti. "Se la tua domanda viene rifiutata - si legge - e ricevi un diniego da parte della commssione territoriale, puoi rivolgerti ad un avvocato per fare ricorso in Tribunale. Si può chiedere aiuto allo Stato Italiano chiamato "patrocinio gratuito" cioè la possibilità di fare ricorso contro il diniego senza spese a tuo carico se hai un reddito inferiore a 11mila euro". E, ovviamente, tutti i migranti sono nullatenenti.


Istruzioni per l'invasione

L'ultima chicca di questo manuale è la spiegazione di come farsi raggiungere da altri immigrati. "Se sei in contatto con amici e parenti - si legge ancora - che potrebbero arrivare via mare, comunica loro il numero di telefono dell'Alarm Phone che (...)è un numero di emergenza per sollecitare le operazioni di salvataggio. Gli immigrati chiamano, le Ong rispondono e l'Italia obbedisce: accettare chiunque arrivi. Non solo. Perché quel numero è disponibile anche a rispondere in caso di "pericolo di respingimento".
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Messaggioda Berto » mer giu 07, 2017 5:43 am

Manipolatori bugiardi e dementi:

Amir, l’italiano: “Siamo un Paese ignorante”. Intervista al rapper dello Ius Soli
di Alessia Grossi
Rapper e scrittore - “È in corso una rivoluzione di colori della pelle, la politica non può fermarla”
di Francesco Musolino | 2 giugno 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... -ignorante

“Per tanti anni i miei genitori mi hanno chiamato Massimo, sia a casa che in mezzo alla gente. Ma sui miei documenti c’è scritto bello chiaro, il mio nome è Amir Issaa. E sono italiano”. Risponde al telefono da casa, a Torpignattara, ha una spiccata cadenza romana e in Vivo per questo – da pochi giorni in libreria – racconta la sua storia, fatta di integrazione e immigrazione, musica e denuncia sociale: “L’Italia è un Paese ignorante, cui fa comodo dimenticare il proprio passato. Eravamo noi quelli sui barconi, abbiamo portato la mafia in America ma oggi puntiamo il dito contro i disperati che attraversano il Mediterraneo e li condanniamo senz’appello”. Amir Issaa è un rapper, fra i fondatori del celebre collettivo Rome Zoo, sino al primo album da solista nel 2005, Uomo di prestigio seguito da altri, fra cui Pronto al peggio e Grandezza al naturale. Nel 2012 ha fondato l’etichetta indipendente Red Carpet Music, ha partecipato alla colonna sonora di Scialla! e sino ad oggi è l’unico rapper ad aver calcato la passerella del Festival del cinema di Venezia.

“Fra le pagine di questo libro (Amir sarà il 5 giugno a Fiorfood Torino, l’8 al Festival Leggendo Metropolitano Cagliari e il 14 a Roma) mi metto a nudo, ma tutto comincia dall’amore di mia madre, la figlia di un fascista tutto d’un pezzo che decise di sposare un egiziano mettendosi contro tutta la famiglia. Fu uno scandalo ma il loro amore durò sino alla fine”. Amir oggi ha 38 anni e lo stesso giorno in cui la Lazio vinse il suo secondo scudetto – 14 maggio 2000 – nacque suo figlio Niccolò: “Oggi ha 17 anni e con lui parliamo di tutto, anche di droga”.

“Gli ho raccontato la storia di suo nonno, mio padre, piombato nel tunnel dell’eroina e passato da un carcere all’altro in giro per l’Italia. Ma sono a favore della legalizzazione delle droghe leggere, un tabù ridicolo”. Amir Issaa nel libro cita diversi brani dei suoi nove album e ricorda la petizione che ottenne 10 mila firme su Change.org e Caro presidente, un video-appello rivolto nel 2012 a Giorgio Napolitano per sensibilizzarlo sullo Ius soli: “L’Italia del domani sarà tutta colorata, gente con la pelle diversa che viene qui per cercare il proprio futuro lontano dalla guerra e dalla fame. Lo Ius soli è importante perché è in corso una rivoluzione e la storia non si può fermare”.

Amir, mezzo italiano e mezzo egiziano, ha gli occhi leggermente a mandorla (“mi chiamavano Er Cina”) e il tema dell’integrazione razziale, dei cosiddetti “italiani di seconda generazione” è una costante nei suoi pezzi, come in Cinque del mattino e Non sono un immigrato. Nel 2014 fu al centro di una bufera mediatica per il suo brano Ius Music e venne accusato di incitamento all’odio per alcuni versi (è la storia di un normale cittadino impazzito/ era clandestino adesso è un assassino): “Oggi c’è chi si rimbocca le maniche per un lavoro di merda per un paio di euro l’ora, ma altri si perdono nella criminalità. Noi dovremmo favorire l’immigrazione e invece si cavalca l’odio per fini elettorali”. Amir nei suoi pezzi racconta tutto, “l’amore, Roma e la vita di strada” ma si gode anche la vita.

A giorni gli consegneranno un giubbotto jeans con il disegno di un faraone-teschio (“forse sarà kitsch, ma oggi tutti sembrano volersi confondere nella massa”) che si collega al passato: “Mio padre ha chiuso la porta con l’Egitto, ma credo che le mie origini, egiziane e italiane, siano la mia vera ricchezza e lentamente sto recuperando la mia eredità culturale”.
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Messaggioda Berto » lun giu 12, 2017 9:12 pm

LA UE SI SPACCA SUI MIGRANTI: POLONIA, UNGHERIA, SLOVACCHIA E REPUBBLICA CECA SI ALLEANO CONTRO LE MINACCE DI BRUXELLES
lunedì 12 giugno 2017

http://www.ilnord.it/c-5317_LA_UE_SI_SP ... _BRUXELLES

Il ministro dell'Interno polacco, Mariusz Blaszczak, ha annunciato che i governi di Polonia, repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, hanno rifiutato qualsiasi sanzione imposta da Bruxelles ai Paesi che non accetano i rifugiati - ovvero i richiedenti asilo che a orde di decine di migliaia al mese stanno invadendo ad esempio l'Italia - e ha insistito che il sistema di ricollocamenti dei richiedenti asilo ha un effetto 'chiamata' invogliando trafficanti e masse di africani senza alcun diritto d'accoglienza in Europa a continuare a invaderla.

"Crediamo che il ricollocameno di rifugiati abbia un effetto 'chiamata' e servirà solo ad attirare nuovi flussi di migranti in Europa", ha ribadito Blaszczak a seguito di una riunione con gli omologhi del gruppo di Visegrad, alleanza tra Slovacchia, repubblica Ceca, Ungheria e Polonia.

"Stiamo parlando con un'unica voce", per quanto riguarda l'emergenza migranti in Europa: "affronteremo in modo solidale a qualsiasi sanzione che possa arrivare dall'Unione europea come rappresaglia per non voler accogliere parte dei richiedenti asilo arrivati sulle coste di Italia e Grecia negli ultimi anni", ha concluso il ministro Polacco.

"Siamo coscienti che la Commissione europea preveda minacce contro i nostri Paesi ma siamo solidali tra noi", ha aggiunto.

Inoltre, Blaszczak ritiene "privi di fondamento e infondati" ogni tentativo di punire le nazioni del Gruppo di Visegrad per il loro rifiuto ad accettare i rifugiati, "dato che la politica di sicurezza è di competenza nazionale e non comunitaria". E come ministro della Polonia, la sua missione è quella di evitare una situazione di insicurezza causata dagli attacchi terroristici come quelli avvenuti in Francia, Germania o in Belgio.

Secondo il gruppo di Visegrad, il meccanismo di ricollocamenti progettato da Bruxelles "non funziona", perché si prevede la divisione tra i paesi dell'UE di 160mila persone e alla fine dello scorso maggio ne erano state trasferite solo 20mila, il che dimostra che non solo i paesi del Gruppo di Visegrad e l'Austria non hanno accolto i richiedenti asilo, ma anche tutti gli altri stati Ue.

Il politico polacco ha difeso l'opportunità di "aumentare gli sforzi" per assistere le vittime dei conflitti nei paesi limitrofi e non all'interno del territorio europeo.
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Messaggioda Berto » mer giu 14, 2017 7:29 am

Pensa alla tua gente prima di pensare agli atri


Parla il papà della bambina invalida sotto sfratto: "Berlusconi ci ha salvato"
Emmanuel Mariani, il papà della piccola Maria Noemi, racconta a Il Giornale.it cosa è successo ieri nel corso della diretta televisiva di Quinta Colonna: “Non è facile spiegare a parole quello che sto vivendo, fa un certo effetto sentire Berlusconi che prende a cuore proprio te”
Elena Barlozzari - Mar, 13/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 08984.html

Immagina, una sera, una voce dall’altro capo della cornetta. Quella, inconfondibile, di Silvio Berlusconi.

Ti tende la mano, non certo incorniciata dal polsino inamidato da vignetta di Vauro, ma vera, umana, sincera. E dice: “Mercoledì sono a Roma, se viene a trovarmi, la vicenda della casa la sistemo io”. È capitato ieri sera, nel corso della trasmissione Quinta Colonna, ad Emmanuel Mariani. Dipendente Atac di 42 anni con una storia incredibile sulle spalle. Un fardello che, adesso, grazie all’interessamento del numero uno di Forza Italia, spera di lasciarsi definitivamente alle spalle.

Sua figlia, Maria Noemi, è aggrappata alla vita attraverso un groviglio di tubicini. Da quando è nata, dodici anni fa, respira e si alimenta artificialmente. Ma, nonostante questo, l’Ufficio per le Politiche Abitative di Roma Capitale ha disposto l’annullamento del provvedimento di assegnazione dell’alloggio popolare in cui Maria Noemi vive dal 2006. La famiglia Mariani, compresa nell’elenco delle 306 assegnazioni ritenute illegittime dalla Magistratura penale, è sotto sfratto.

Pensava non fosse possibile. Emmanuel, ancora incredulo, racconta a Il Giornale.it: “Ad un certo punto, durante la diretta, ho sentito la sua voce. Sono sincero, lì per lì ho pensato fosse uno scherzo”. Ed invece era tutto vero. Così, ora, Emmanuel cerca di realizzare quello che gli è capitato – “mi sono pizzicato le guance”, ammette – in attesa di esser contattato dallo staff dell’ex presidente del Consiglio. “Non è facile spiegare a parole quello che sto vivendo, fa un certo effetto sentire Berlusconi che prende a cuore proprio te”.

Emmanuel, ospite della trasmissione di Paolo Del Debbio, era andato in televisione per raccontare la sua storia. Per chiedere aiuto. “Un ultimo disperato tentativo – dice – per attirare l’attenzione dell’Amministrazione capitolina e trovare una soluzione per mia figlia”. Ed invece, a sorpresa, sono arrivate le rassicurazioni di Berlusconi. “Dopo mesi di incertezza, finalmente una prospettiva concreta. Sa quante volte ho chiesto al sindaco di Roma, Virginia Raggi, di venire qui ad incontrare mia figlia?”.

Il bello e il brutto di una vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso mezza Roma e che, adesso, sembra avvicinarsi al lieto fine è che nella Capitale pentastellata, ostaggio della legalità un tanto al chilo, non c’è solo Maria Noemi. Il pensiero di Emmanuel va anche alle altre famiglie, sfrattate come lui dalle case popolari, che però non possono contare sull’aiuto di nessuno. “Ci vorrebbe un Berlusconi per ognuno di loro – dice – è assurdo! Possibile che le risposte che chiediamo noi romani debbano arrivare da Milano, come fossero un privilegio? La casa, per come la vedo io, è un diritto”. Ed anche se “la gioia e la gratitudine sono grandi”, Emmanuel ha paura: “Ho paura per gli altri, ho paura per la mia città, ci hanno abbandonato”.



Alberto Pento
A Roma la Raggi pensa ai clandestini africani e agli zingari nazisti.
Berlusconi ha fatto bene ma lo ha fatto solo per propaganda politica per farsi bello, un ipocrita.
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Messaggioda Berto » mer giu 21, 2017 6:09 am

??? Quante menzogne raccontano questi dementi manipolatori di diritti e di doveri ???

La giornata del rifugiato più amara che si potesse immaginare

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/0 ... re/3673624

Una giornata del rifugiato più amara di quella 2017 è difficile da immaginare: mai così tanti i profughi, mai tanto dure e miopi le politiche dei paesi occidentali. Qualche numero: secondo l’Alto Commissariato per i rifugiati sarebbero 65 milioni gli individui in fuga e solo la settimana passata potrebbe essere di 100 vittime il tragico bilancio settimanale dei morti nel Mediterraneo.

L’Unione europea guarda, il governo italiano pensa a non indispettire gli elettori e gli esecutivi di mezza Europa continuano, senza un briciolo di decenza, a stare con i piedi in due staffe, praticando il pragmatismo a parole e il populismo nei fatti.

L’anno passato e quello precedente abbiamo visto un po’ di tutto: le frontiere esterne sono sigillate e militarizzate (no, muri e filo spinato in mare non è ancora possibile costruirne), quelle frontiere interne vengono aperte e chiuse a discrezione (vedi il caso danese), i leader europei stanno – de facto – già costringendo i richiedenti asilo nei paesi limitrofi ai loro, senza alcun rispetto degli standard minimi di tutela dei diritti umani, anche se, nel Vecchio Continente, ospitiamo solo due rifugiati su dieci. Chi parla di “tsunami” dovrebbe andare a vedere quanti rifugiati accolgono Turchia e Libano: se Ankara ne ospita quasi 3 milioni, in Libano sono – addirittura – un abitante del Paese su quattro.

Anche in Europa, però, abbiamo record da difendere. La Repubblica Ceca ha un primato invidiabile, per esempio: dal 2015 ha ospitato dodici rifugiati: sì, avete letto bene, dodici. E sembrano davvero un esercito rispetto a Polonia e Ungheria dove il saldo è zero. E qui parliamo dei Paesi “cattivi” ma anche a sbirciare tra i numeri di quelli virtuosi la situazione non migliora: il piano europeo di redistribuzione dei migranti giunti in Italia e Grecia è indietro perché nessuno Stato sta rispettando proprio quelle quote che si è imposto: ad oggi, infatti, solo il 5% dei migranti è stato ricollocato. Ma come, non doveva essere “respingimenti e flusso regolato”; fermezza e umanità? Se la parte militare sembra pienamente operativa, quella politica è ancora non pervenuta.

In Europa questa è la desolante situazione nella Giornata del rifugiato. E mentre i governi perdono tempo, di volta in volta, con nuove sofisticate geometrie per dare un colpo al cerchio ed uno alla botte – grazie a provvedimenti-toppa che durano giusto il tempo di una legislatura – le problematiche alla base rimangono immutate: nessun canale legale per chi fugge, poche soluzioni umane per chi è arrivato, pochissime risorse per l’integrazione e per coloro ai quali è stata respinta la richiesta d’asilo.

L’Alto Commissario per i rifugiati Filippo Grandi ha detto che i richiedenti asilo andrebbero premiati per resistenza e coraggio. E ha ragione da vendere. Fuggire da guerre e persecuzioni per trovarsi poi a dover fare i conti con burocrazia, razzismo e ignoranza richiede una forza d’animo ed un coraggio fuori dal comune.


Altri criminali manipolatori e falsari

Sos Mediterranee si racconta in un documentario - «Umanizzare il rapporto fra migranti e cittadini»
Silvia Buffa 16 Giugno 2017

http://palermo.meridionews.it/articolo/ ... -cittadini


Cronaca – Realizzato da Maghweb e firmato dagli autori Gabriele Tramontana e Vincenzo Allotta, è stato proiettato all’ex noviziato dei crociferi alla Kalsa. Dieci minuti intensissimi di immagini, riprese e testimonianze raccolte in un anno di attività della nave Aquarius. Medici senza frontiere: «Raccontarli dà loro dignità»
«Potrei raccontarvi un sacco di storie, di ragazze trafficate che hanno solo un numero, un contatto a cui appigliarsi. Di donne violentate più di cento volte e vendute nei loro paesi. Di uomini denudati, umiliati e costretti a combattere contro altri uomini fino a uccidersi. Dei ragazzi di un intero autobus costretti con la forza a violentare una coetanea. Sembra di fare la lista della spesa, ma pensate a cosa significa solo una di queste cose». La voce di Giorgia Linardi, che fa parte della staff di Medici senza frontiere, non trema mentre traccia il macabro elenco. Giorgia però non è un medico. Il suo compito è quello di sentire le storie di ogni singolo migrante, una per una, e di segnalare poi i casi più delicati che necessitano di un’attenzione particolare. Per otto mesi è stata una testimony collector a bordo della nave Aquarius, l’imbarcazione con cui l’associazione umanitaria franco-italo-tedesca Sos Mediterranee ha salvato migliaia di vite da morte certa. A un anno dall’inizio della sua attività, l’associazione fondata da Klaus Vogel si racconta in un breve docufilm realizzato da Magheweb, a firma degli autori Gabriele Tramontana e Vincenzo Allotta.

Dieci minuti, sufficienti per mostrare quello che lo staff di Aquarius fa quotidianamente in mezzo al Mediterraneo. «Le prime vittime sono sempre i bambini», si legge subito sullo schermo. Uno dei motivi per cui, nel bene e nel male, secondo Laurin Schmidh «questo lavoro ti cambia la vita». La prima proiezione ufficiale è avvenuta ieri sera all’ex noviziato dei crociferi, nel cuore della Kalsa. «Non siamo qui per celebrare i salvatori della patria. Il punto non siamo noi, né come eroi o criminali, gli eroi sono loro che sopravvivono a cose terribili e che noi abbiamo il dovere di accogliere e aiutare, facendo sì che il nostro impegno abbia valore», continua a dire Linardi. Per lei i migranti vanno sempre raccontati, loro non si raccontano da soli, serve un filtro che sia però il più genuino possibile, ma lei assicura di «portarli tutti sulla pelle», quei migranti. Come la ragazza di vent'anni che, appena salita a bordo dell’Aquarius, le muore tra le mani: «Abbiamo provato a rianimarla per mezzora ma non ce l’ha fatta - racconta - Alla fine mi sono accorta di avere la sua pelle ustionata fra le mani e questo mi ha impressionata. So che è dura, ma solo raccontarli dà loro identità».

Sono oltre 300 le testimonianze raccolte a bordo della nave. Storie di sopravvissuti, che portano addosso i segni di quel viaggio per mare e di quello precedente, attraverso il deserto. Arrivano a bordo sfiancati, sporchi di vomito e maleodoranti, puzzano di carburante. Ma la salvezza trasforma subito l’atmosfera. «Cominciano a cantare e a ballare, insomma si festeggia, quasi abbiano dimenticato quanto passato solo fino a poche ore prima», si spiega nel documentario, che fa di tutto per far sentire lo spettatore a bordo dell’Aquarius insieme al suo team di volontari. Ma di fatto oggi esiste un problema: «Si tende a criminalizzare la solidarietà. Il tentativo è quello di rendere perseguibile l’intervento umanitario, anche in caso di assenza di scopo di lucro. Lo conferma il recente attacco indiscriminato alle Ong», spiega Fulvio Vassallo Paleologo, dell’associazione Diritti e frontiere. Secondo lo studioso la sfida odierna sarebbe quella di mettere insieme le comunità locali, per «umanizzare il rapporto fra migranti e cittadini». Basterebbe, insomma, che ognuno facesse la propria parte.

Fino a quel momento Aquarius continuerà la sua navigata per il Mediterraneo, fino a quando non ci saranno più barconi e sos a cui rispondere. E Klaus Vogel, il fondatore, non ha dubbi in merito: «Quando ti sporgi e tendi le tue braccia per afferrarne altre due e così trarle in salvo, lì sai che è la cosa giusta da fare».
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Messaggioda Berto » gio giu 29, 2017 9:11 pm

Drastico calo delle donazioni alle ong pro-migranti
L'allarme di Help Refugees: "Prima ricevevamo 20mila sterline a settimana, ora poche migliaia al mese"
Ivan Francese - Gio, 29/06/2017
Tra poco le ong che si occupano di migranti potrebbero non ricevere più donazioni.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 14648.html

O almeno questo fanno pensare i dati, se qualche fattore esterno non interviene ad invertire il trend: i contributi volontari sono infatti crollati vertiginosamente.

Proprio nei giorni drammatici in cui l'Italia meridionale viene investita da una nuova massiccia ondata migratoria, il quotidiano londinese The Guardian fa il punto sul drastico calo delle donazioni alle associazioni non governative che si occupano di rifugiati e di richiedenti asilo.

Da settimane in cui si arrivava a raccogliere fino a 20mila sterline, ora si stenta a superare poche migliaia di sterline al mese: in particolare, sembra venuta meno la spinta emotiva seguita alle grandi tragedie oppure alla pubblicazioni di immagini o servizi simbolo come quella del cadavere del piccolo Aylan, trovato morto sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia, nel settembre 2015.

A fornire queste cifre è Help Refugees, una sigla che riunisce oltre 70 ong in tutto il mondo, impegnate a vario titolo nel soccorso e nell'accoglienza dei migranti: "È come se ci fosse un logoramento nella compassione", spiega la portavoce Annie Gavrilescu.

Certo, le cifre raccolte rimangono comunque molto importanti, se si calcola che Help Refugees arriva a gestire fino a 10 milioni di euro l'anno, in parte provenienti anche da vip e fondazioni.

In previsione di un'estate per cui si preannunciano numeri da record, resta da vedere che impatto avrà sulla gestione dei flussi di migranti il diminuire delle donazioni. Un impatto che sicuramente interesserà anche il nostro Paese, dove operano anche alcune di quelle associazioni interessate dal calo di donazioni.


Amare e aiutare chi ti fa del male non è un bene ma un male
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Messaggioda Berto » gio lug 13, 2017 7:23 pm

Salvati 4.500 migranti davanti Libia. E Salvini porta in Tribunale chi li ha recuperati
Sergio Rame - Gio, 13/07/2017
Non si arrestano le partenze dalle coste libiche.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 19733.html

Solo ieri sono stati salvati circa 4100 migranti. A intervenire, oltre a una nave e alle motovedette della Guardia Costiera, anche i mezzi di Frontex, di Eunavformed e di una Ong in venti differenti operazioni. Operazioni che non sono avvenute nei mari italiani ma davanti alle coste libiche. Un particolare, quest'ultimo, che ha fatto infuriare i leghisti. Tanto che Matteo Salvini ha già annunciato che presenterà in tutti i tribunali italiani denunce per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. "Milioni regalati a scafisti e terroristi in Libia - scrive il segretario del Carroccio - 150.000 euro (al giorno!) garantiti a mafiosi, buonisti e finti cooperatori in Italia".

"Per quale ragione la Guardia Costiera italiana ieri ha condotto e coordinato oltre venti operazioni di raccolta di 4100 immigrati in mare specificando 'davanti alla Libia'? Perché le navi della nostra Guardia Costiera, di Frontex, di Eunavformed e delle solite Ong hanno condotto operazioni 'davanti alla Libia' e hanno poi portato gli immigrati nei porti italiani e non in quelli tunisini o maltesi?", si chiede il senatore leghista Roberto Calderoli. Che, poi, secco risponde: "Semplicemente perché vogliamo che gli immigrati vengano qui". Dall'inizio dell'anno a oggi sulle coste italiane sono sbarcati 85.217 migranti. È l'8,90% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (78.255). Ad aggiornare il dato è il ministero dell'Interno, secondo cui i porti maggiormente interessati dagli arrivi nel periodo in questione sono, nell'ordine, Augusta (13.221), Catania (10.254), Pozzallo (7.834), Reggio Calabria (7.087), Palermo (5.799), Vibo Valentia (5.229), Trapani (5.170), Lampedusa (5.168), Messina (4.319) e Salerno (4.112).

Sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco, i Paesi di origine dei migranti sono Nigeria (14.504), Bangladesh (8.268), Guinea (7.844), Costa D'Avorio (7.455), Gambia (5.022), Senegal (4.914), Mali (4.862), Eritrea (4.553), Marocco (4.190) e Sudan (4.051). La maggior parte di questi, insomma, non ha diritto allo status di rifugiato. Per intenderci: sono gli immigrati economici che il presidente francese Emmanuel Macron ha chiaramente detto che non devono entrare in Europa. Eppure l'Italia non li ferma. In questo momento nel Mediterraneo ci sono 10 navi che si stanno dirigendo verso i porti italiani, con a bordo oltre 7.300 migranti salvati negli ultimi giorni al largo della Libia. L'arrivo delle navi, a seconda del porto di destinazione, è previsto tra oggi e la giornata di sabato. "Continua l'invasione e il governo, inerte, non accenna ad avere una reazione degna di questo nome", denuncia il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta. Che, poi, accusa: "L'Unione europea ci promette qualche spicciolo per comprare il nostro silenzio. Basta. Il governo italiano deve reagire. Chiudiamo i nostri porti, usciamo da Triton e apriamo una crisi a livello internazionale".
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Messaggioda Berto » sab lug 15, 2017 8:35 pm

Un'altro demente irresponsabile; un vero emblema del male cattocomunista statalista e parassitario che viola i diritti umani dei cittadini europei e italiani, una mostruosità disumana

Mattia Civico
https://mattiacivico.wordpress.com/chisono

Ho 41 anni e sono sposato con Giulia Grigolli da dodici anni; abbiamo tre bambini e abitiamo a Trento.
Sono laureato in Scienze Psicologiche presso la facoltà di Psicologia di Padova.
Il 9 novembre 2008 sono stato eletto in Consiglio Provinciale per il Partito Democratico del Trentino, raccogliendo 2.632 preferenze. Sono Presidente della Commissione Legislativa competente per sanità, politiche sociali, istruzione, ricerca, sport, politiche giovanili, solidarietà internazionale, cultura.
Da marzo 2011 sono membro dell’ufficio di presidenza del Consiglio Regionale.



Aiutarli a casa loro?
Oltre gli slogan, dieci punti per una politica delle migrazioni
Intervento Pubblicato da L’Adige – 13 luglio 2017

https://mattiacivico.wordpress.com

“Aiutarli a casa loro” e “non possiamo accoglierli tutti” sono due slogan sbagliati, che però potrebbero svelare una parte di soluzione.

“Aiutarli a casa loro”: certamente é condivisibile da tutti l’idea che ogni persona -a prescindere dal luogo in cui viene al mondo- abbia il diritto non solo di sopravvivere ma di vivere in pace, avendo le risorse necessarie per garantire una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia.

Questo obiettivo non si raggiunge con i muri o impedendo attivamente l’arrivo di chi fugge da condizioni di vita inaccettabili per chiunque, ma mettendo in campo almeno le seguenti tre azioni concrete:

1) investire in cooperazione allo sviluppo e in azioni di supporto alla crescita economica, sociale, educativa. Bene l’idea di un nuovo “piano Marshall” per l’Africa. É tra l’altro una “Operazione giustizia” che dovrebbe essere conseguente ad una “operazione verità”: vi è una relazione molto intrecciata tra la storia dei Paesi africani e il continente europeo che andrebbe riletta e rielaborata;
2) stop alla produzione e all’export di armamenti: questo passaggio sembra banale, ma evidentemente non è per nulla semplice. Le guerre si combattono con le armi. Se il nostro Paese produce ed esporta armi, se l’Europa non inverte la tendenza in questo campo, non possiamo stupirci del costante proliferare di conflitti armati che provocano le tante morti di cui sappiamo il grande numero di migranti che fuggono che vediamo. E’ un errore pensare che produzione e esportazione di armi siano elementi che favoriscono maggiore sicurezza: è vero l’esatto contrario. L’idea poi di sostituire la politica estera con il sostegno a questa o quella parte in conflitto (esportare democrazia si diceva un tempo….) è un grave errore che nel tempo produce danni globali. Lo sappiamo bene: i conflitti sono per loro natura molto instabili e i cambi di fronte sono una prospettiva molto concreta e frequente. Il supposto “buono” che sostieni oggi domani diventerà il tuo peggior nemico. Dunque non è procrastinabile il tema della riconversione dell’industria bellica italiana e lo stop all’export di armi in Africa e Medio Oriente.

3) abbandonare il controllo economico da parte di multinazionali che di fatto impoveriscono i territori di provenienza dei migranti: vengono da Paesi che non sono poveri di risorse, ma sono, nella stragrande maggioranza dei casi, Paesi impoveriti. Paesi ex coloniali nei quali permane una presenza egemone dell’economica europea e multinazionale. Nella consapevolezza che modelli produttivi non basati sullo sfruttamento e sulla manodopera a basso costo, comportano una ridefinizione dei nostri standard di benessere. Ma forse è proprio questa la contraddizione che si fatica ad affrontare.

Con questi tre passaggi potremo forse dire che li stiamo “aiutando a casa loro”. Senza ipocrisie.

Il secondo slogan che sovente si accompagna al primo recita: “non possiamo accoglierli tutti”.

Anche in questo caso l’affermazione, superato il fastidio iniziale, potrebbe contenere una verità, perché “tutti”, se la parola “tutti” ha ancora senso, sono 65 milioni di persone (dati Unhcr), ed è evidente che il nostro Paese non può accogliere 65 milioni di persone. Ma questa non è neppure lontanamente la prospettiva concreta e reale. La stragrande maggioranza di questi “tutti” vivono ancora nel proprio Paese e sono dunque sfollati interni o sono accolti nei Paesi limitrofi ai territori di conflitto. Per limitarsi al Medio Oriente e al conflitto siriano possiamo notare che il Libano, Paese di 4,5 milioni di abitanti, accoglie in questo momento più di 1,5 milioni di rifugiati. La Turchia quasi 2 milioni di persone. La Giordania 650 mila. In Italia attualmente accogliamo circa 200 mila richiedenti asilo.
Dunque dire “tutti” non ha senso. Anche perché il contrario di “tutti” è “nessuno”. Dobbiamo fare la nostra parte: ma qual è la nostra parte?
4) evitare i viaggi della morte. Attivare a livello europeo canali umanitari rivolti a richiedenti asilo, identificati nei Paesi di partenza. Stroncare dunque sul nascere il traffico umano, mettere in salvo chi rischia la vita, ridurre al minimo la possibilità di ingresso di persone non identificate. Se non vogliamo rassegnarci alle morti in mare e ad accogliere i superstiti (si: è questo che stiamo facendo….), dobbiamo occuparci dei percorsi che i migranti fanno per giungere sulle nostre coste: prima che accogliere, proteggere. E proteggere significa andare incontro.

5) differenziare i canali di accesso: definire regole chiare che permettano l’ingresso legale in Europa dei migranti economici. Oggi l’unico ingresso legale si ha con la richiesta d’asilo: da qui l’ingolfamento delle commissioni, i numerosi dinieghi e conseguentemente la moltitudine di persone che permangono nel nostro Paese senza titolo di soggiorno. Così facciamo un enorme regalo alla malavita che rischia di dare più opportunità della via legale.

6) potenziare a livello locale la struttura delle commissioni per la valutazione delle condizioni giuridiche dei richiedenti: non è ammissibili che vi siano tempi di attesa per il primo colloquio spesso superiori ai 12 mesi. La permanenza prolungata e inattiva in una condizione di non definizione è assistenziale e diseducativa e paradossalmente rischia di tradursi in un incentivo economico: per male che vada un anno e mezzo di supporto economico e di accoglienza non si nega a nessuno. Se i tempi fossero molto ridotti (combinato disposto con il punto presedente: differenziare i canali di accesso) sarebbe più semplice gestire accoglienze, integrazione sociale e lavorativa, eventuali rimpatri.

7) verificare il modello di accoglienza oggi in vigore in Italia e connettere le buone prassi: Sprar e accoglienza straordinaria. Dobbiamo chiederci se è funzionale il fatto che a livello nazionale le prefetture deleghino in maniera diretta a strutture private il 100% dell’accoglienza straordinaria di queste persone. A mio avviso il modello trentino del Cinformi, che con meno risorse cura tutti gli aspetti legati alla presenza di richiedenti sul territorio (corsi di lingua, assistenza legale, alloggio e vitto) in raccordo con molti soggetti privati è più funzionale in quanto non delega totalmente al privato, ma mantiene in capo al pubblico la responsabilità di accompagnare la presenza e di gestire in maniera virtuosa l’accoglienza. Investire sull’accoglienza diffusa evitando la concentrazione di grandi numeri nelle stesse località. Urgente a mio avviso pensare a modalità nuove per gestire l’accoglienza successiva al pronunciamento delle commissioni territoriali, nella cosiddetta “terza fase”, quella dell’inegrazione lavorativa e sociale.

8) permessi di soggiorno per “buona integrazione”. Dopo mesi di positiva integrazione e di investimento pubblico non possiamo permettere che buone persone, oneste, che hanno fatto un positivo percorso di relazione con la nostra comunità e che dunque sono una ricchezza per il nostro territorio, non abbiano titolo legale per permanere e che scivolino quindi in una condizione di clandestinità verso condizioni di illegalità. È attiva una campagna di raccolta firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare (che si chiama “Ero straniero”) e che affronta con efficacia questo ed altri temi cruciali. Necessario ed urgente riformare la legge Bossi-Fini.

9) non solo politica ma anche cittadinanza attiva: credo sia fondamentale mettere in evidenza le buone prassi, le positive esperienze di accoglienza ed integrazione che molto spesso vedono i comuni più piccoli o i singoli cittadini come protagonisti. E’ giusto pretendere che la politica faccia la propria parte, ma sarebbe un errore pensare che le istituzioni hanno la possibiltà di risolvere “da sole” un problema tanto complesso. Come cittadini dobbiamo credo entrare nella logica che siamo dentro un processo globale di cui possiamo essere protagonisti invece che vittime. Ognuno può fare la propria parte, a partire dalla disponibilità a informarsi oltre il fango della rete, aprendo a relazioni, cogliendo occasioni di conoscenza e di accompagnamento. Il primo passo per superare la paura dell’ignoto è renderlo meno ignoto. Non vivere i processi migratori come una minaccia passivamente subita, ma come una dinamica che interroga giustamente la stessa identità di un territorio, ma che può vedere i cittadini consapevoli e protagonisti.

10) corridoi umanitari di rientro. I rimpatri e i riaccompagnamenti non possono essere un tabù e dobbiamo pensare seriamente anche ad aiutare coloro che non hanno titolo legale per rimanere o che per le più disparate ragioni non hanno oggettivamente qui un futuro, a rivedere il proprio progetto migratorio. Riaccompagnare invece che espellere: con progetti mirati in accordo con la cooperazione internazionale, finalizzando fondi a progetti di sviluppo locale.

Questi 10 passi concreti non rendono più digeribili due slogan sbagliati, ma mettono le basi per una accoglienza più sostenibile, per rispondere ad un dovere non solo nostro ma anche nostro: in quanto esseri umani.
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