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Messaggioda Berto » dom lug 16, 2017 10:02 am

Città in rivolta: barricate sui migranti
Nel Messinese il sindaco guida la protesta: chiude la strada. Civitavecchia si mobilita
Massimo Malpica - Dom, 16/07/2017 - 08:19
Da Messina a Civitavecchia - passando per il malumore di alcuni comuni del Chietino, in Abruzzo - le città si ribellano, e dicono no ad accogliere i migranti.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 20753.html

Scelte «calate dall'altro», decisioni «di Roma» che né in un piccolo comune siciliano né nel porto a due passi dalla Capitale sono gradite ai residenti. Pronti a mettersi di traverso per impedire l'«atto di forza» della prefettura.

Lo hanno fatto in senso letterale gli abitanti di Castell'Umberto, provincia di Messina. Bloccando la strada per l'ex hotel Il Canguro dove la prefettura, stando a quanto dichiarato dal sindaco, Vincenzo Lionetto Civa, avrebbe trasferito trenta minori immigrati. Il primo cittadino ha lanciato l'«allarme» via Facebook, denunciando «l'atto unilaterale» e «senza preavviso» col quale il prefetto, Francesca Ferrandino, lo aveva informato degli ospiti in arrivo. «Non ritengo questo - ha scritto Civa - un atto di coinvolgimento istituzionale corretto per gli ovvi motivi di ricaduta sulla nostra comunità (...) mi sto recando immediatamente sul luogo dove indossando la fascia tricolore, bloccherò l'ingresso della struttura alberghiera con la mia auto e li rimarrò». Tra l'altro, prosegue il sindaco, l'hotel sarebbe inagibile oltre che moroso da cinque anni col Comune per i consumi idrici.

Molti cittadini del Paese si sono mobilitati, bloccando le vie di accesso all'albergo e impedendo che vi venisse portato un gruppo elettrogeno. Ma gli ospiti erano già dentro. La prefettura intanto rilancia, nega che l'accoglienza riguardi minori ma «solo adulti», spiega che l'hotel si trova nel territorio di un comune diverso (Sinagra) e sostiene che la struttura sarebbe stata controllata (come pure la coop che dovrebbe gestire il centro) e risulterebbe in ottime condizioni (ma l'ultimo certificato di agibilità è del 2006). In realtà gli ospiti sarebbero una cinquantina, già dentro l'hotel - circondato dai residenti e quindi isolati - dopo il trasferimento avvenuto in due fasi.

Quel che è certo è che il numero dei migranti piazzati al Canguro è ben superiore alle raccomandazioni del Viminale (2,5 ospiti ogni mille abitanti), visto che Castell'Umberto e Sinagra, anche insieme, contano appena 6mila anime, e dunque dovrebbero accogliere al massimo una quindicina di persone.

Se la guerra tra poveri è già concreta in Sicilia, a Civitavecchia invece - dove prefettura e Viminale vorrebbero realizzare un hotspot su una delle banchine del porto, la 28 - siamo ancora alle schermaglie. Anche qui, nel pomeriggio di venerdì, è stato il sindaco, il pentastellato Antonio Cozzolino, a dire forte e chiaro il suo «no» all'ipotesi. Spiegando che «Civitavecchia non è nelle condizioni di diventare un hotspot per l'accoglienza dei migranti», e invitando il ministro dell'Interno Minniti «a rivedere la sua decisione che non tiene affatto conto del contesto territoriale». Dalla prefettura è arrivata una smentita un po' ambigua, nella quale si precisa che «allo stato» non sono attesi sbarchi di migranti nel porto laziale, ma che la realizzazione della struttura sulla banchina servirebbe a essere pronti «nell'eventualità che tale circostanza si verifichi». Intanto, a essere contrari, oltre al sindaco e a buona parte delle forze politiche di opposizione, sono anche molti civitavecchiesi. Pronti alle barricate al porto, e a dichiarare in tv e sui giornali «guerra» all'hotspot che rischia di colpire, duramente, il turismo: «Queste decisioni calate dall'alto non vanno bene - spiega un cittadino a SkyTg24 - e non va bene portare migliaia di migranti nel momento di massimo afflusso di crocieristi e di turisti».
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Messaggioda Berto » lun lug 17, 2017 6:48 am

Debito pubblico e immigrazione, la lezione di Nicola Porro a Matteo Renzi: le cifre del disastro
15 Luglio 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/per ... porro.html

L'aumento del debito pubblico, così come gli sbarchi dei migranti, non fanno più notizia. È questa la premessa da cui parte Nicola Porro per impartire una "lezione" di politica economica al governo e a Matteo Renzi. Il punto è che il debito pubblico è schizzato a 2.279 miliardi di euro e, ricorda Porro su Il Giornale, "sia a destra sia a sinistra si preoccupano di allentare i vincoli europei. L'ultima proposta l'ha fatta Matteo Renzi", il quale ha chiesto di "spendere un po' più del consentito grazie all'aumento dei deficit annuali".

Secondo Porro, "la proposta è ragionevole". Peccato però che "questo meccanismo, che sposiamo in pieno, si regge solo se la politica è credibile. Cioè solo se il contribuente non tema una futura mazzata fiscale" imposta dall'Europa. Dunque, le cifre che inchiodano Renzi: "Da quando è iniziata questa legislatura (marzo 2013) il nostro debito pubblico è cresciuto di 280 miliardi (200 miliardi imputabili al solo periodo Renzi). Una roba pazzesca".

"Ridurre le tasse, anche in deficit, non è sbagliato. Ma la crescita del debito in valori assoluti non si blocca certo con più deficit. Occorre affamare la bestia - continua Porro -. Se veramente non vogliamo ripudiare il debito contratto (non onorare scadenze o dilazionare interessi) o ripagarlo con una moneta svalutata (ipotesi di una nostra uscita dall'euro) dobbiamo agire in fretta e con forza per tagliare la spesa pubblica". Porro, in conclusione, ricorda come però "l'accoglienza dei migranti ci costa almeno 4 miliardi l'anno, e nessuno si è posto in questo caso dei limiti di bilancio".
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Messaggioda Berto » lun lug 17, 2017 2:30 pm

Il vaso trabocca - Marcello Veneziani
Il Tempo 17 luglio 2017

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... o-trabocca

Ma volete costringere gli italiani a scendere coi forconi nei porti e per le strade per fermare i sempre più massicci arrivi d’immigrati? Volete per forza incattivire un popolo in fondo mite, ricco di umanità e comunque non xenofobo, scaricando sulla gente la patata bollente che non riuscite a governare voi?

L’Europa scarica sull’Italia il dramma dei migranti e il governo italiano scarica a sua volta sulla popolazione e magari sui sindaci gli effetti devastanti degli sbarchi. Dieci, cento, mille civitavecchie si profilano all’orizzonte se arrivano dieci, cento, mille navi che battono bandiere e europee, vanno a prendere dalla Libia migliaia di migranti per scaricarli nei porti e poi nei centri italiani.

E i dementi, i demagoghi, i falsi umanitari ti raccontano la singola storia di una donna incinta, di un bambino malnutrito, per far commuovere sul caso particolare e dimenticare le dimensioni gigantesche degli arrivi. Il dramma di un esodo distratto dalla storia toccante di una persona.

Questa incoscienza assoluta delle conseguenze, questa noncuranza dei disagi, dei disastri di gestire folle che hanno bisogno di tutto, casa, lavoro, assistenza sanitaria, in un paese che se la passa male già per conto suo con le case, col lavoro, con gli ospedali.

Un paese che sta cambiando faccia, che sta sostituendo il proprio popolo, totalmente esposto alle invasioni perché se solo obbietta scatta l’accusa di razzismo e xenofobia, con governi incapaci di arginare, di reagire, di programmare.

Il mondo sbarca, l’Italia sbraca. Ogni tanto qualcuno accenna una reazione, c’è sempre un Minniti di turno che ci prova, ma viene sommerso dall’incapacità corale di prendere decisioni, dal blabla catto-comunista, pseudoumanitario sull’accoglienza, e poi viene respinto dai padroni cinici d’Europa.

In migliaia sbarcano ovunque nei nostri porti e noi dobbiamo sorbirci pure gli slogan ormai insopportabili di Renzi, che un giorno capeggia i boyscout della carità e un altro gioca a fare il masaniello e dice aiutiamoli a casa loro. In ogni caso non producendo alcun effetto reale.

I media ci mostrano i singoli fotogrammi degli arrivi e invece i governi dovrebbero avere una vista più larga e più lungimirante: vedere il tutto e non la parte, capire quali folle si stanno muovendo verso di noi, quante popolazioni sono in marcia per via dell’effetto moltiplicatore degli sbarchi assistiti, giunti a buon fine.

Ma possibile che navi battenti bandiera di stati sovrani non possano essere costrette a portare nei loro paesi gli immigrati che vanno a recuperare sul posto?

Possibile che non siamo capaci di decisione, di fermezza, di stabilire una volta per tutte un criterio e un tetto per filtrare, accogliere a numero chiuso e a certe precise condizioni i nuovi arrivi, partendo però dalla considerazione che siamo sull’orlo di una crisi di civiltà e il limite è stato già varcato?

Possibile che non si è in grado di capire che le frontiere sono necessarie per vivere, per garantire chi vive in un territorio, e che siamo gli unici a prendere sul serio la retorica dell’accoglienza assoluta, della società non aperta ma spalancata, in un mondo ancora pieno di frontiere, di soglie invalicabili?

Non possiamo essere l’angolo ristoro del pianeta, il ponte tra nord e sud del mondo. L’operazione che stiamo facendo non è triton, frontex o come cavolo le battezzate, ma è operazione suicidio e si può riassumere in un’immagine: stiamo versando il mare in una bottiglia, in un recipiente che non potrà contenerlo.

E prima o poi traboccherà, con le conseguenze prevedibili. Non è meglio essere fermi e severi oggi e riprendere il controllo della situazione per non vedere tragedie e guerre di poveri domani, diventando teatro di scontri, di odii reciproci, di ferocie respingenti contro assalti disperati?

Molti italiani, ed io tra questi, non hanno mai nutrito alcuna avversione per i migranti e hanno sempre riconosciuto che se un paese invecchia, non fa figli, è chiuso nel suo egoismo, deve poi fare i conti con le migrazioni.

Ma qui stiamo superando il limite fisiologico di sopportazione, il vaso trabocca e si potrebbe rompere da un momento all’altro.
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Messaggioda Berto » lun lug 17, 2017 3:35 pm

L'Europa orientale sceglie di preservare la civiltà occidentale
Giulio Meotti
17/07/2017

https://it.gatestoneinstitute.org/10688 ... am-civilta

In un discorso storico accolto con entusiasmo da una gran folla di polacchi e pronunciato prima del vertice del G20 ad Amburgo, il presidente americano Donald Trump ha definito la battaglia dell'Occidente contro "il terrorismo islamico radicale" come il modo per difendere "la nostra civiltà e il nostro modo di vivere". Trump ha chiesto se l'Occidente abbia la volontà di sopravvivere:

"Abbiamo la fiducia nei nostri valori per difenderli ad ogni costo? Abbiamo abbastanza rispetto verso i nostri cittadini per proteggere i confini? Abbiamo il desiderio e il coraggio di preservare la nostra civiltà, di fronte a coloro che vogliono sovvertirla e distruggerla?"

La domanda di Trump potrebbe trovare una risposta nell'Europa orientale, dove ha scelto di pronunciare il suo discorso incisivo.

Il presidente Donald Trump fa un discorso a Varsavia, in Polonia, davanti al monumento che commemora la Rivolta di Varsavia del 1944 contro i tedeschi, il 6 luglio 2017. (Fonte dell'immagine: la Casa Bianca)

Dopo che un attentatore suicida islamista ha ucciso 22 persone che assistevano a un concerto a Manchester, tra cui due polacchi, la premier polacca Beata Szydło ha detto che il suo paese non sarebbe stato "costretto col ricatto" ad accogliere migliaia di profughi previsti dalla quota stabilita dall'Unione Europea. La premier ha esortato i legislatori polacchi a proteggere il paese e l'Europa dal flagello del terrorismo islamista e dal suicidio culturale:

[Dove state andando?] Dove vai, Europa? Alzatevi in piedi e uscite dal vostro torpore o piangerete ogni giorno i vostri figli".

Pochi giorni dopo, l'UE ha annunciato di voler avviare una procedura d'infrazione per punire la Polonia, l'Ungheria e la Repubblica Ceca per il loro rifiuto di accogliere i migranti come aveva deciso la Commissione europea secondo uno schema deciso nel 2015.

Dopo il discorso della Szydło, Zoltan Balog, ministro ungherese delle Risorse umane, ha dichiarato:

"L'Islam è una cultura e una religione importante, che dobbiamo rispettare, ma l'Europa ha una identità diversa, ed è chiaro che queste due culture sono incapaci di coesistere senza conflitto. (...) La maggiore differenza è che in Europa, la politica e la religione sono state separate l'una dall'altra, ma nel caso dell'Islam è la religione che determina la politica".

Ecco perché Viktor Orban è stato etichettato come un "nemico interno dell'Europa" perché ha indicato chiaramente ciò che il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, non farà mai: "Mantenere l'Europa cristiana".

Questi discorsi dei dirigenti del gruppo di Visegrad – il gruppo europeo costituito da Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Slovacchia – sono solo due esempi delle profonde divisioni ideologiche esistenti fra i paesi dell'Europa occidentale e quelli dell'Europa centrale e orientale.

C'è una crescente tendenza da parte dei leader dei paesi europei del gruppo di Visegrad a raffigurare l'Islam come una minaccia alla civiltà per l'Europa cristiana. Se in Europa occidentale il Cristianesimo è stato messo drasticamente da parte dall'opinione pubblica e soggetto a rigorose restrizioni dalle disposizioni ufficiali dell'UE, in Europa orientale, nuovi sondaggi rivelano che il Cristianesimo è più forte e patriottico che mai. Proprio per questo Trump ha definito la Polonia "la nazione fedele". Per tale motivo, le riviste cattoliche americane chiedono apertamente se in Europa orientale c'è un "risveglio cristiano". La Slovacchia ha approvato una legge per evitare che l'Islam diventi una religione ufficiale dello Stato.

Questi paesi dell'Europa centrale e orientale sanno che il multiculturalismo dell'Europa occidentale è stato innanzitutto una ricetta per gli attacchi terroristi. Come osserva Ed West di The Spectator:

"Ovviamente non per tutta l'Europa. I paesi dell'Europa centrale, soprattutto Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, restano largamente al riparo dalla minaccia terroristica, nonostante la prima sia in particolare un attore principale della NATO in Medio Oriente. E proprio perché le ragioni di questo sono così ovvie che non possono essere menzionate. In Polonia, i musulmani sono lo 0,1 per cento della popolazione, la maggior parte dei quali proviene da una comunità tatara da tempo stabilita nel paese. In Gran Bretagna, i musulmani sono il 5 per cento; in Francia , il 9 per cento e a Bruxelles il 25 per cento, e queste cifre stanno aumentando".

Ciò che qui è presumibilmente "ovvio" è che la Polonia e l'Ungheria non sono state colpite da attentati terroristici di matrice islamica perché ci sono pochissimi musulmani, mentre è esattamente il contrario in Belgio e nel Regno Unito. L'Europa probabilmente sarebbe stata più sicura se avesse seguito l'esempio dell'Europa orientale.

I paesi dell'Europa orientale non solo mostrano una maggiore comprensione della cultura occidentale rispetto ai paesi dell'Europa occidentale, ma finora sono anche stati più generosi con la NATO, il baluardo della loro indipendenza e sicurezza. Cultura e sicurezza vanno di pari passo: se si prende sul serio la propria cultura e la propria civiltà, si è pronti a difenderle.

Una rapida occhiata alla spesa militare dei membri della NATO in percentuale al PIL mostra che la Polonia raggiunge l'obiettivo del 2 per cento, a differenza di tutti i paesi membri dell'Europa occidentale. Solo cinque dei 28 Stati membri della NATO – Stati Uniti, Grecia, Polonia, Estonia e Regno Unito – soddisfano l'obiettivo di spesa del 2 per cento. E dove sono la Francia, il Belgio, la Germania e i Paesi Bassi?

"A differenza della maggior parte dei paesi europei membri della NATO," ha spiegato Agnia Grigas, senior fellow presso il Consiglio atlantico, "la Polonia, negli ultimi due decenni, ha considerato con coerenza la difesa come una questione prioritaria e di conseguenza è diventata lentamente e progressivamente una colonna portante della sicurezza europea". La Polonia – a differenza del Belgio, dell'Italia e di altri paesi europei – non è una "parassita" ma un partner affidabile per il suo alleato americano. Varsavia ha offerto la sua leale collaborazione agli Stati Uniti sia in Afghanistan sia in Iraq, dove le sue truppe hanno combattuto i talebani e contribuito a rovesciare Saddam Hussein.

Non è un caso che il presidente Donald Trump abbia scelto la Polonia, un paese che ha combattuto sia il nazismo sia il comunismo per invitare l'Occidente a mostrare un po' di buona volontà nella lotta esistenziale contro il nuovo totalitarismo: l'Islam radicale.

"L'Occidente continuerà ad avere per molto tempo il vantaggio militare, ma possedere armi è una cosa e possedere la volontà di usarle è un'altra cosa", ha scritto William Kilpatrick, docente del Boston College. "L'Occidente è forte militarmente, ma debole ideologicamente. Manca di fiducia nella sua civiltà".

Ecco perché è di vitale importanza che i paesi dell'Europa orientale continuino a essere una forte voce di dissenso nel progetto dell'UE. Potrebbero offrire proprio quella fiducia culturale che manca decisamente ai burocrati europei, mettendo in pericolo la stessa Europa.

Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.
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Messaggioda Berto » ven lug 21, 2017 6:53 am

Migranti, l'esempio della Spagna: rimpatri in 48 ore e centri chiusi
Spagna, +130% di arrivi di migranti via mare nel 2017
20/07/2017

http://www.affaritaliani.it/cronache/mi ... 91291.html

Il numero di migranti giunti via mare sulle coste spagnole ha registrato un aumento del 130% nei primi sei mesi dell'anno, rispetto allo stesso periodo del 2016, secondo dati del ministero degli interni di Madrid. Al 22 giugno erano arrivate via mare 5.972 persone, contro le 2.594 nello stesso periodo dell'anno scorso. È anche praticamente raddoppiato il numero dei barconi arrivati sulle coste spagnole nei primi sei mesi, 258 invece di 143 l'anno scorso. L'area in cui si registra il maggior numero di arrivi (il 94,6%) è quella dello Stretto di Gibilterra e dell'Andalusia, dove le coste africane e spagnole sono più vicine. Il quotidiano on line El Independiente rileva inoltre che sui barconi in arrivo dalle coste nord-africane si trova ora un numero crescente di persone originarie del Maghreb, oltre ai 'tradizionali' Migranti sub-sahgariani.

L'approccio duro della Spagna: rimpatri in 48 ore e centri di identificazione chiusi

Ma l'approccio della Spagna alla questione è sempre stato molto molto duro. A maggior ragione lo è adesso in corrispondenza dell'apertura di una nuova rotta verso le coste andaluse che rappresenta un'alternativa alla classica rotta libica con arrivo in Italia. A giugno il numero di profughi arrivati in Andalusia sono stati quasi duemila, in grande maggioranza provenienti dai paesi centroccidentali dell'Africa. Madrid non fa sconti e mantiene la sbarra d'accesso chiusa in maniera quasi ermetica. Sull'isola De Las Palomas vengono tenuti i marocchini, in attesa di essere rispediti in patria. Secondo un accordo tra Spagna e Marocco, infatti, Madrid ha il diritto di rimpatriare i cittadini marocchini entrati clandestinamente entro 48 ore. E gli altri? Vengono smistati in centri di identificazione chiusi dove possono essere trattenuti fino a 60 giorni in strutture che molto spesso assomigliano a delle carceri.

E l'Italia? In balia dell'Ue e presa a schiaffi dall'Austria

Nel frattempo l'Italia continua a vivere il suo personale dramma. In balia di un'Unione Europea che spesso ha un atteggiamento tra l'ondivago e il menefreghista, il nostro paese si trova quasi in solitudine ad affrontare l'emergenza dopo la chiusura della rotta balcanica e l'accordo tra Ue e Turchia del marzo 2016, con le isole greche che hanno smesso di essere prese d'assalto dai profughi in arrivo dal Medio Oriente. Situazione diversa per l'Italia. Impossibile fare accordi con un paese instabile come la Libia. E allora gli sbarchi proseguono senza sosta. E il nostro governo non riesce a ottenere risposte concrete dall'Europa, a parte qualche pacca sulle spalle. Anzi, al contrario viene persino umiliato dall'Austria. In particolare, il ministro Alfano ha subito l'attacco a Vienna del ministro degli Esteri Kurz: "Tenete i migranti a Lampedusa o chiudiamo il Brennero". Quanto è lontana la Spagna...
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Messaggioda Berto » sab lug 22, 2017 1:13 pm

Risorse rubate ai cittadini italiani ed europei

Regaliamo agli immigrati la pensione sociale E loro tornano in patria a vivere come nababbi
Matteo Carnieletto - Lun, 02/03/2015

http://www.ilgiornale.it/news/regaliamo ... 00608.html

Si godono la vecchiaia a casa loro, campando alle spese dello Stato italiano. Gli stranieri che ottengono l'assegno sociale e poi tornano nel proprio Paese sono sempre di più.

Anche perché è facile: basta una semplice autocertificazione. E anche se l'Inps scopre che qualcuno è scappato in patria, può farci poco o nulla.

Molto spesso gli immigrati conoscono la legge (e i suoi benefici) meglio degli italiani. Sanno come aggirare le regole e come piegarle ai propri interessi. Accade anche con l'assegno sociale, una prestazione economica che viene concessa ai cittadini, italiani e stranieri, che si trovano in condizioni economiche particolarmente gravi. Il reddito annuo di chi lo richiede non deve superare 5.800 euro. Ottenerlo, soprattutto per gli stranieri, è abbastanza facile. Basta avere residenza stabile e abituale da dieci anni in un Comune italiano, essere titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo, non superare la soglia di reddito richiesta e, ovviamente, avere compiuto 65 anni. Solo in Lombardia, come ci assicura una fonte dell'Inps, sono circa 5mila gli stranieri che hanno richiesto questo tipo di assegno. Gran parte di questi, però, una volta intascato il malloppo, è tornata nel proprio Paese d'origine, dove ha potuto condurre - anzi, conduce tuttora - una vita da nababbo alle nostre spalle.

Quando un italiano fa richiesta per poter ottenere l'assegno sociale, invece, scattano tutti i controlli di routine. Vengono setacciati i dati dell'Agenzia delle entrate, della Camera di commercio e dell'Inps e si verifica che chi ha richiesto l'assegno sia in regola. Con gli stranieri questi controlli sono tecnicamente impossibili perché non sempre all'estero - soprattutto nei paesi dell'Est Europa e del Nord Africa - esistono banche dati. La valutazione dei limiti di reddito di chi ne fa richiesta si basa quindi su una semplice (e incontestabile) autocertificazione. E quando l'Inps chiama gli stranieri a rapporto, ecco che arrivano le scuse più disparate: «Ho perso il passaporto», «non riesco più a tornare in Italia», «un mio parente è malato gravemente». Ma se c'è qualcuno che proprio non riesce a trovare i documenti per rientrare c'è anche, come ci racconta una fonte, chi ha più passaporti (italiano, straniero, rinnovato) e presenta all'Inps quello che conviene maggiormente, ovvero quello che non certifica l'espatrio. Se paragoniamo, poi, l'assegno sociale alle cosiddette «pensioni minime» si nota che chi usufruisce dell'assegno sociale - ovvero chi non ha lavorato o non è riuscito a versare contributi adeguati - prende all'incirca quanto chi ha lavorato tutta una vita e che, magari, percepisce la pensione minima: 448,52 euro contro 501. Poco più di 50 euro di differenza. A 70 anni scatta però la maggiorazione sociale e, così, la forbice si riduce ulteriormente. Per il 2013, per esempio, la differenza è stata di soli 13 euro.

Ma c'è un'altra beffa per i lavoratori italiani: la legge Fornero stabilisce che un uomo vada in pensione a 66 anni e 3 mesi. Ben un anno in più rispetto a quanto richiesto per l'assegno sociale. Significa che uno straniero che magari non abita nemmeno in Italia possa godere della pensione prima di un nostro connazionale.

Come tamponare questo enorme flusso di denaro? Si potrebbe usare la tessera sanitaria regionale, che ha sostituito il vecchio codice fiscale e che viene impiegata anche come carta nazionale dei servizi, da «strisciare» alla frontiera un po' come si fa quando si timbra il cartellino al lavoro. In questo modo si potrebbe attivare un sistema di allerta nei data base dell'Inps che, in automatico, bloccherebbero la prestazione assistenziale. Un'alternativa potrebbe essere introdurre l'obbligo del ritiro in contanti del denaro (solo per gli stranieri, sia chiaro) abolendo la possibilità di accrediti sui conti correnti bancari o postali, così da certificare mensilmente, con firma al ritiro, la dimora effettiva e abituale nello Stato italiano. Infine, una terza ipotesi: stilare un vademecum di controlli per gli uffici, in modo da sottrarre l'iniziativa al libero arbitrio dei funzionari e facilitare l'accesso alle (poche) banche dati esistenti. Intanto, però, il saccheggio continua.
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Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 7:37 am

Un macigno sul welfare. Curare gli stranieri (?) ci costa quattro miliardi
Antonella Aldrighetti - Mer, 26/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 24634.html

La filastrocca ripetuta a pappagallo sul fatto che gli immigrati accolti nel nostro Paese pagheranno pensioni e welfare a tutti mentre avranno soltanto una residuale ripercussione sui costi assistenziali, perché si tratta di popolazione giovane con fabbisogni contenuti, si rivela un fantasioso bluff.

Infatti dal rapporto realizzato da Oecd Expert Group on Migration e relativo al 2016 viene fuori che, in Italia, i costi sanitari per gli immigrati sono stati pari a 4 miliardi di euro. E che lo scorso anno gli immigrati inseriti nei Servizi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) hanno usufruito di quasi 53 mila prestazioni assistenziali.

Si tratta di somme impegnative che secondo la Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm) devono essere razionalizzate. L'operazione dovrebbe essere possibile seguendo le «Linee guida per uniformare i controlli sanitari ai migranti»: un documento stilato dalla stessa Simm in collaborazione con l'Istituto nazionale per la promozione della salute dei migranti (Inmp) e con l'ausilio dell'Istituto superiore di sanità (Iss). Il vademecum di intervento riguarda tante patologie riemergenti ovvero patologie che in Italia erano considerate pressoché debellate o comunque presenti in numero esiguo a parte l'Hiv. Tubercolosi, epatite, malaria, parassitosi intestinali, infezioni sessualmente trasmissibili e non ultimo il retrovirus dell'immunodeficienza.

Per far fronte alla cura il manuale consiglia di adoperarsi in questo modo: «Eseguire una prima valutazione sanitaria allo sbarco, procedere alla visita medica vera e propria nei centri di prima accoglienza, sottoporre quindi l'immigrato a vaccinazione preventiva e, nei casi necessari, indagare a fondo con lo screening appropriato su anamnesi e fattori di rischio». Assistenza che proseguirà nei centri di seconda accoglienza e durante gli eventuali percorsi di integrazione. Inoltre a tutte le donne in età fertile viene specificato che verrà fornito il test di gravidanza. Esempio di spesa calzante: se il prezzo minimo per grandi quantitativi è di 5 euro a confezione, siamo sicuri che questa strada sia giusta per ridurre la i costi? «Fino a oggi i controlli sui migranti sono stati dettati dall'emotività e anche dai pregiudizi. Con queste linee guida si può finalmente dimensionare il problema» chiosa Salvatore Geraci, responsabile dell'area sanitaria della Caritas, già presidente della Simm e ora nel comitato direttivo.

Quanto invece agli altri screening consigliati si fa presto a conteggiare che per ogni immigrato le indagini di rito, tra analisi cliniche, test diagnostici, vaccinazioni, cure e profilassi si arriverebbe forse anche a superare la soglia dei mille euro. Le patologie da indagare e quindi curare partono dalla Tbc (l'incidenza negli stranieri sbarcati è pari a 0,17 per cento a Catania, a 0,5 per cento a Mineo e in Piemonte; 1,8 in Lombardia) alla malaria che nel 2015 nell'Africa sub sahariana ha prodotto 429 mila morti. Così per l'epatite B dove il 25 per cento dei casi in Italia è riferito ai migranti mentre, per l'epatite C, l'incidenza è pari al 3 per cento.

Poi ci sono le parassitosi intestinali: tra il 15 e il 46 per cento e picchi possibili fino al 69 per cento. Per le infezioni sessualmente trasmissibili (clamidia 4,2 per cento, gonorrea e sifilide 0,5 e tricomoniasi 0,6 ) si possono raggiungere anche picchi di incidenza tra il 4,2 e il 5 per cento. Quanto all'Hiv secondo l'Unaids nel 2015, nei territori subsahariani, ci sono stati 1,4 milioni di nuovi casi di cui 100 mila bambini, per il WHO il 35 per cento in Nigeria.

Le nuove linee guida consigliano di eseguire a tutti gli immigrati, dai 16 anni in su il test Hiv. Quanto a chi si dovrà sobbarcare i costi la risposta è chiara: fino allo scorso anno le spese sanitarie erano ripartite tra regioni e Viminale, da quest'anno sono tutte in capo alle regioni. Vale a dire che graveranno sul budget di ciascun ente territoriale alimentato dalla quota Irpef pagata da ciascun cittadino.
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Non deprediamo,non uccidiamo i nostri figli, la nostra gente

Messaggioda Berto » ven lug 28, 2017 7:15 am

"Gli stranieri? Un peso per l'economia"
Stefano Filippi - Mar, 25/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/stranieri ... 24248.html

Professor Alberto Brambilla, presidente del centro studi Itinerari previdenziali, condivide l'allarme di Boeri?

«Prima che con l'Inps bisognerebbe prendersela con l'Istat. Gli indici di povertà e di disoccupazione sono smentiti perfino da Eurostat. L'Istat è il primo fornitore di voti per i Cinque stelle».

Allarmi esagerati?

«Per i conti dell'Inps gli immigrati sono indispensabili come lo siamo tutti noi. Il 90 per cento del sistema previdenziale è sostenuto dagli italiani».

Ma il contributo degli extracomunitari è decisivo, o no?

«Il sistema previdenziale è in sostanziale equilibrio, quello che non regge è il sistema assistenziale che in gran parte è a carico della fiscalità generale. E gli extracomunitari pesano su questi conti. I regolari sono cinque milioni, gli irregolari un milione e mezzo. Noi stimiamo che il costo sanitario pro capite sia di 1.830 euro, perciò soltanto per la sanità gli stranieri costano tra i 9 e i 12 miliardi di euro. In Kenya e Tanzania se uno straniero va in ospedale con il visto scaduto chiamano la polizia; da noi un clandestino al pronto soccorso viene curato e non parte alcuna segnalazione».

La sanità non è a carico dell'Inps.

«Ma non si può far credere che vada tutto bene perché gli stranieri versano 5 miliardi di contributi previdenziali netti, senza conteggiare le altre spese. Noi valutiamo che il contributo degli stranieri al sistema Paese, sotto forma di tasse e contributi Inps, sia di 15 miliardi mentre la spesa sanitaria, assistenziale, previdenziale, scolastica cui si aggiungono i sovraccosti per i salvataggi in mare sia di 25 miliardi».

Significa che l'Italia investe ogni anno 10 miliardi di euro a favore degli extracomunitari.

«E con un debito pubblico crescente. Sono soldi che potrebbero essere investiti, che so, per rifare gli acquedotti o per un credito d'imposta a favore dell'occupazione giovanile. Boeri non può cavarsela dicendo che molti se ne vanno senza riscuotere i contributi parziali: si calcola che siano cinque milioni i silenti italiani che senza 20 anni di contributi perdono tutto. Ma esiste anche un altro problema».

Quale?

«Oltre due terzi di questi extracomunitari che piacciono tanto a Boeri sono manodopera a bassissima professionalità. Perché tanta foga nel farli arrivare e trattenerli? La gran parte di questi lavori è destinata a essere sostituita da macchine o robot nei prossimi anni. La manodopera straniera dovrà essere riconvertita, ma è già difficile riqualificare i disoccupati italiani. Se teniamo conto di tutto, gli stranieri sono un peso per la nostra economia, non una risorsa. Non producono valore aggiunto, presto sarà gente da assistere o rimpatriare».

Lei si domanda il perché di tanto impegno nel trattenere i lavoratori extracomunitari. Che risposta si è dato?

«C'è gente in buona fede, che ci crede. Poi ci sono la sinistra e i sindacati che vedono un bacino potenziale di voti e di tessere. E infine, purtroppo, c'è la voglia di approfittarne degli italiani che pensano solo alla convenienza di prendere un bracciante o un badante in nero, magari clandestino, che riduce moltissimo la capacità espansiva dei nostri salari. Così il Paese muore. Se non lo capisce un piccolo imprenditore, è inaccettabile che non lo capisca lo Stato».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » mer ago 16, 2017 7:21 pm

La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare
viewtopic.php?f=194&t=2665
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » mer ago 16, 2017 7:22 pm

UNA DOMANDA AI NOSTRI DIPENDENTI PARLAMENTARI: CI STATE PRENDENDO PER IL CULO?
Matteo Mattioli
13 agosto

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 1662249957

Un anno fa mi sono laureato in Viticoltura e enologia. Oggi sto facendo un tirocinio in provincia di Reggio Emilia, facendo molti sacrifici: percepisco 450 € di rimborso spese, nulla più.
Ieri, nell'azienda dove sto lavorando, è venuto un rappresentante di una cooperativa di accoglienza della zona. Voleva proporre 3 ragazzi, che grazie al progetto Lift possono essere assunti, con un contratto di tirocinio, con un rimborso spese di 450 € interamente corrisposto dallo Stato, non dal proprietario dell'azienda (come nel mio caso).
Quest'uomo ha aggiunto anche che i ragazzi usufruiscono di vitto e alloggio presso la struttura che lui rappresenta, e percepiscono anche un pocket money mensile di 75 € per le piccole spese.
Io sono in camper da 5 mesi perché con il "rimborso spese" riesco si e no a pagarmi il cibo, loro hanno una camera e gli viene fornito pranzo e cena, oltre alla colazione.

Ma la cosa più incredibile deve ancora arrivare...

Sono andato a leggermi le condizioni di questo "progetto Lift" e leggo che gli immigrati non possono lavorare per più di 30 ore settimanali... Io ne lavoro 40!
Siamo all"assurdo! Da domani chiunque abbia una ditta può avere manovalanza gratuita (che paghiamo noi cittadini) e non assumerà più nessuno, nemmeno un pulcioso neolaureato a 450 €, non gli conviene più. Paghiamo delle cooperative di accoglienza e gli immigrati che accolgono per prendere il nostro posto nel mondo del lavoro, e nessuno dice nulla?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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