Non deprediamo,non uccidiamo i nostri figli, la nostra gente

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Messaggioda Berto » mer dic 20, 2017 1:48 pm

Venne aggredito e rapinato di palmare e pos da un cittadino senegalese (clandestino che non voleva pagare il biglietto)

Trenord, insulta uno straniero che non vuole pagare il biglietto: capotreno licenziato

Venne aggredito e rapinato di palmare e pos da un cittadino senegalese che chiamò "negro di m...". È accaduto sulla Cremona-Brescia. Nella lettera di licenziamento: "Comportamento non consono per l'azienda che lei comunque rappresenta". Ed è battaglia legale
20 dicembre 2017

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... P1-S1.6-T1


Trenord, insulta uno straniero che non vuole pagare il biglietto: capotreno licenziato
"Comportamento non consono alle mansioni proprie della sua figura professionale e dell'azienda che lei comunque rappresenta". Con queste motivazioni, Trenord ha licenziato un capotreno di Cremona che insultò uno straniero urlandogli "sei un negro di m...".

L'uomo lo scorso 23 settembre venne aggredito e rapinato di palmare e pos dal cittadino senegalese che non voleva pagare il biglietto sul treno Cremona-Brescia. Per difendersi, e recuperare gli oggetti, l'uomo morse un braccio allo straniero e in un momento di concitazione lo insultò.

Trenord lo ha licenziato ma Giordano Stagnati, di 25 anni, assunto lo scorso 9 giugno, dopo aver superato il concorso, è pronto a dare battaglia. Nella lettera di licenziamento che gli è stata consegnata una settimana fa, il 13 dicembre, gli si contesta appunto il comportamento "non consono alle mansioni proprie della sua figura professionale e dell'azienda che lei comunque rappresenta mentre indossa l'uniforme aziendale ed esercita funzioni di incaricato di pubblico servizio per conto di Trenord".

L'ex capotreno ha impugnato il licenziamento senza preavviso.

"A breve presenteremo ricorso
al giudice del lavoro perché per noi la sanzione espulsiva è eccessiva e perché il capotreno si stava difendendo da una rapina che effettivamente c'è stata" spiega l'avvocato Massimiliano Cortellazzi.

Il 24 gennaio 2018, Moussa Diatta, di 23 anni, residente nel Bresciano, verrà processato dal gup del tribunale di Brescia per rapina. In quella sede il capotreno si costituirà parte civile.



"Sei un negro di m...". Capotreno licenziato per l'insulto al passeggero che l'aveva aggredito e rapinato
I fatti risalgono al 23 settembre. Ora il capotreno di Cremona è stato allontanato da Trenord
20/12/2017

http://www.huffingtonpost.it/2017/12/20 ... mg00000001

Lo scorso 23 settembre un capotreno di Cremona venne aggredito e rapinato di palmare e pos da un senegalese che non voleva pagare il biglietto sul treno Cremona-Brescia. Per difendersi, e per salvare i beni aziendali, l'uomo reagì. Morse un braccio dello straniero e in un momento di concitazione lo insultò. "Sei un negro di m..." gli urlò.

Trenord lo ha licenziato per il suo comportamento "non consono alle mansioni proprie della sua figura professionale e dell'Azienda che Lei comunque rappresenta - si legge nella motivazione - mentre indossa l'uniforme aziendale ed esercita funzioni di incaricato di pubblico servizio per conto di Trenord". La lettera di licenziamento è stata consegnata il 13 dicembre scorso a Giordano Stagnati, di 25 anni, assunto da Trenord srl il 9 giugno 2017, dopo aver superato il concorso.

L'ex capotreno ha impugnato il licenziamento senza preavviso.

"A breve presenteremo ricorso al giudice del lavoro perché per noi la sanzione espulsiva è eccessiva e perché il capotreno si stava difendendo da una rapina che effettivamente c'è stata" spiega l'avvocato Massimiliano Cortellazzi. Il 24 gennaio 2018, Moussa Diatta, di 23 anni, residente nel Bresciano, verrà processato dal gup del tribunale di Brescia per rapina. In quella sede il capotreno si costituirà parte civile.
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Messaggioda Berto » mer feb 07, 2018 1:58 pm

La rivolta dei sindaci dem: "Basta accoglienza"
Domenico Ferrara - Mer, 07/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 91283.html

Da Ventimiglia a Lampedusa, i primi cittadini Pd hanno archiviato l'utopia del buonismo

Fino a ieri erano voci sparute, silenziate o passate in sordina. Ora però stanno diventando un coro più rumoroso: è quello dei sindaci del Pd, in prima linea nell'affrontare l'emergenza immigrazione e nel sedare le proteste dei cittadini per l'arrivo di nuovi profughi.

Insomma, il mantra dell'accoglienza traballa anche a sinistra. Basti considerare il fallimento dello Sprar, il piano di ridistribuzione dei profughi voluto dal Viminale: nel 2017 solo un Comune su otto ha aderito. E il diniego è arrivato in larga misura nelle «regioni rosse», in fondo alla classifica dell'accoglienza. Ma non è solo questo il punto. «Per trasformare immigrati in nuovi cittadini non basta la buona volontà - ha tuonato il responsabile immigrazione Anci nonché sindaco dem di Prato Matteo Biffoni - servono mediatori culturali, corsi, ci vogliono risorse, non solo per l'integrazione dei migranti ma anche per gli altri cittadini. Altrimenti la reazione di rigetto è dietro l'angolo».

Anche il sindaco di Macerata, Romano Carancini, è stato chiaro: «Per chi esce dai programmi d'accoglienza devono essere trovati luoghi sicuri in cui attendere la decisione definitiva, mentre gli irregolari devono essere riaccompagnati alle loro terre». La verità è che coniugare legalità, accoglienza e consenso è un compito arduo. E sono in tanti nel Pd ad averlo capito. Come il sindaco di Ventimiglia, Enrico Ioculano, che in novembre denunciava: «Il flusso migratorio è cambiato. Ora abbiamo a che fare con pericolosi delinquenti, non più con gente che versa in stato di bisogno. Per quelli non esiste alcun tipo di accoglienza che il Comune debba garantire». Ad Ascoli Piceno, Alessandro Luciani scese in piazza per protestare contro l'arrivo di altri richiedenti asilo. Il mantra delle porte aperte è stato smontato anche dal sindaco dell'isola simbolo dell'ospitalità, Lampedusa. «Sull'accoglienza deve cambiare tutto», dichiarò Totò Martello nel settembre scorso puntando il dito contro i reati commessi dai migranti sull'isola e chiedendo la chiusura dell'hotspot di Lampedusa. La dem Alice Zanardi, sindaco di Codigoro in provincia di Ferrara, nell'agosto scorso annunciò l'aumento delle tasse per i cittadini che avrebbero ospitato profughi in casa. Un anno fa il sindaco di Vitulano, nel Sannio, chiuse con una colonna di terra l'unico accesso al centro di accoglienza dei profughi; quello di Capalbio oppose una barriera radical-chic perché gli immigrati «ci rovinano l'appeal». Stesso concetto espresso nel 2016 dal sindaco di Porto Tolle. Il suo omologo di Abetone, Giampiero Danti, propose un bus riservato agli studenti per tenerli lontano dai profughi: «Dove li metto i nostri ragazzi se questi signori sono violenti?». Antonio Decaro, sindaco Pd di Bari e presidente Anci, ha più volte lanciato l'allarme: «Se continua un flusso così non ce la facciamo».

Insomma, è proprio cambiata l'aria. O forse, a un mese dalle elezioni, il Pd mette in naftalina le utopie buoniste e inizia a fare i conti con la realtà.
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Messaggioda Berto » mar mar 13, 2018 5:21 am

Non portarti la morte in casa, non hai colpe né responsabilità
viewtopic.php?f=194&t=2624


Ilaria, stuprata e uccisa da un senegalese espulso 3 volte
https://www.youtube.com/watch?time_cont ... xdOG1o2-6c


Proteste come quella dei senegalesi a Firenze, in Senegal sarebbero durate 4 secondi. Qua invece siamo in Italia e tutto è permesso, anche che un poliziotto debba stare attento a come si difende perchè altrimenti va in galera lui e non quelli che spaccano tutto. Non possiamo accettare che quanto accaduto a Firenze diventi normalità: chi devasta le nostre città va rimandato a casa. Questo non è razzismo ma rigore.

https://www.facebook.com/zaiaufficiale/ ... 6436129606


Crimini e delitti dei clandestini, degli irregolari e di altri stranieri più o meno regolari o in attesa di regolarizzazione o di respingimento
viewtopic.php?f=194&t=1814


Violenza e stupri africano asiatico maomettani
viewtopic.php?f=194&t=2679
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Messaggioda Berto » mar mar 13, 2018 5:21 am

Questi sono due casi di cattiva e buona migrazione e integrazione.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 7003387674


Due neri africani entrambi cristiani, un uomo e una donna migrati legalmente e naturalizzati in Italia, lei in Calabria sposata a un calabrese, lui in Lombardia sposato a una lombarda, due persone con due visioni del mondo del tutto opposte.
Lei una persona ignorante, presuntuosa e arrogante, senza alcun rispetto per le genti della terra che l'ha accolta, una persona schifosamente razzista che diffonde e pratica una ideologia politica che persegue la violazione dei diritti umani dei cittadini nativi italici ed europei;
lui invece una persona umile, naturale, semplice anche se laureata, che ha il massimo rispetto per i diritti umani civili e politici dei cittadini nativi italici ed europei della terra che l'ha accolto e nella quale si è felicemente integrato e fuso.



Il leghista Iwobi e la KyengeTriste parabola di due simboli
28 maggio 2015 -

http://bergamo.corriere.it/notizie/opin ... f1d6.shtml

Dopo la presunta querela di Salvini, la polemica su Facebook: «Razzista sarà lei».
L’ex ministro Cécile Kyenge e il leghista Toni Iwobi L’ex ministro Cécile Kyenge e il leghista Toni Iwobi

All’elenco di vicende surreali della politica italiana, si aggiunge quella della presunta querela di Matteo Salvini a Cécile Kyenge. L’ex ministro nei giorni scorsi ha raccontato di essere stata denunciata dal leader del Carroccio, per aver definito «razzista» la Lega; Salvini però nega di aver mosso gli avvocati: uno dei due si sta confondendo, evidentemente. Allo spettacolino si aggiunge un piccolo allegato di origine bergamasca. Toni Iwobi, nigeriano di nascita con un cursus honorum da ex assessore a Spirano e da responsabile immigrazione della Lega, candidato da qualcuno dei suoi persino alla presidenza della Repubblica, lancia una campagna anti-Kyenge sui social network. «Facciamo uno scherzetto alla Kyenge», scrive, e lo scherzetto sarebbe postare sul profilo dell’ex ministro foto dello stesso Iwobi con la scritta «razzista sarà lei».

In effetti il suo faccione si ripete più volte nella pagina dell’eurodeputata, accanto a una lunga serie di insulti reciproci tra i sostenitori dei due personaggi. La sensazione è che tanto la Kyenge, quanto Iwobi, si prestino a un ruolo da prestanome su un tema molto delicato, quello dell’accoglienza degli immigrati e del malcontento che attraversa ormai da anni l’Italia di fronte al fenomeno. Il fatto stesso di essere neri, africani, con cittadinanza italiana, dovrebbe - secondo chi li ha portati sulla scena politica - dimostrare una tra due tesi opposte. Quella leghista è che, avendo messo Iwobi in una posizione di visibilità e di responsabilità, né Salvini né il suo partito possono essere accusati di razzismo. Se è un africano a dire che gli africani devono rimanere in Africa con parole come «aiutiamo i miei fratelli a restare a casa loro», declinazione black dello slogan bossiano, perché non dovrebbero pensarlo i bergamaschi?

Il problema è che dietro a questo pragmatismo lumbard, il razzismo trasuda abbondante: basta dare un’occhiata ai commenti sulla bacheca Facebook della Kyenge, alcuni davvero pesanti, fino a riproporre il paragone con l’orango di cui fu responsabile Roberto Calderoli. È però altrettanto chiaro che Cécile Kyenge in questi anni è stata usata come scudo umano dal centrosinistra sul tema dell’immigrazione. Ministro all’Integrazione senza capacità né alcun potere per incidere sulle politiche migratorie, è stata lasciata in balia degli insulti, per poi essere «trasferita» da Renzi (e, per la verità, da oltre 90 mila preferenze) al Parlamento europeo. I risultati politici di Iwobi e Kyenge sono sotto gli occhi di tutti: i costi, in termini personali, dell’essersi prestati a fare da simboli, li conoscono solo loro.




Questo della Kyenge come quello di Balotelli il calciatore so due casi di cattiva immigrazione, razzista e senza rispetto; propria di due persone disumane, ignoranti, presuntuose, arroganti e senza rispetto

Toni Iwobi: Balotelli su Instagram contro il neo senatore della Lega
07/03/2018

http://www.corriere.it/politica/18_marz ... fb97.shtml

Il calciatore del Nizza, Mario Balotelli, se la prende con il primo senatore nero della storia italiana, Toni Iwobi, eletto con la Lega. E in un post su Instagram scrive: «Forse sono cieco io o forse non gliel’hanno detto ancora che è nero. Ma vergogna!».
La replica

Pronta la replica del neo senatore a Radio Capital: «Critiche di Balotelli? Preferisco ignorarlo in questo momento. Non mi interessa quello che scrive, ne ho abbastanza delle polemiche: voglio pensare al mio territorio e al nuovo compito che mi hanno affidato. Lui è un grande giocatore e rimarrà tale, spero che si limiti a fare il suo bel lavoro, visto che è portato a farlo». Poi arriva anche la puntualizzazione del segretario della Lega Matteo Salvini: «Balotelli, non mi piaceva in campo, mi piace ancor meno fuori dal campo».


Le frasi

Nel mirino del goleador italiano le frasi pronunciate dal neo senatore sui migranti: «I clandestini? Vadano a casa. Ma la Lega non è razzista». Mercoledì Iwobi ha anche postato un commento: «Il razzismo in Italia è solo a sinistra». Il neo senatore dopo essere stato eletto a Palazzo Madama, ha spiegato alle agenzie la sua lunga militanza nella Lega: «Sono 24 anni che sostengo la Lega perché da sempre ha un progetto politico che mi sta a cuore: il federalismo fiscale.


Nato in Nigeria

In Italia già dagli anni ‘70, Toni Iwobi, 60 anni, è di Gusau, in Nigeria: abita a Spirano (Bergamo), ed è il primo parlamentare nero eletto dalla Lega, il primo senatore di colore nella storia d’Italia. «Mi ha chiamato Calderoli nella notte, mi ha detto “ciao Senatore Iwobi”. Non posso ancora crederci, ma finalmente sembra che ce l’abbia fatta. Il neo senatore della Lega è un esperto informatico, titolare di un’azienda che fa assistenza su hardware e software sia per privati sia per enti pubblici.


https://www.facebook.com/SomigliLorenzo ... 3453802296



VITTORIO FELTRI E TONI IWOBI, IL “NEGRO BERGAMASCO” DELLA LEGA: “CARI BUGIARDI BUONISTI, VI SVELO CHI È DAVVERO”
08/03/2018


http://www.liberoquotidiano.it/news/per ... ismo-.html


Toni Iwobi è l’unico immigrato che mi mette di buon umore, mi tira su il morale. Dice di sé di essere un italo-nigeriano, ed è senz’altro abbastanza «fattuale», mi farebbe dire Crozza, poiché risulta dalla carta d’identità. Ma in questa formula, burocraticamente corretta, sento l’odore degli uffici dell’anagrafe, un brodo insipido, non dice la verità esistenziale di questa vicenda che incontriamo nel libro. Più fattualmente, alla faccia dell’Ordine dei giornalisti, constato nel ragionier Toni, dirigente della Lega, un caso favoloso di negro bergamasco. La definizione sarà rustica, però è veritiera. Come definire diversamente un africano orgoglioso di esserlo, amante della sua patria antica, ma innamorato di quella dove ha trasferito le proprie radici?
Uno che quando racconta di se stesso e delle sue preferenze spande intorno i profumi domestici della «polenta e coniglio», il suo piatto che più padano non si può, simbolico dello sposalizio tra il grande fiume Niger e i nostri più modesti e selvatici Serio e Brembo.

Le pagine che seguono sono espressione dell’intreccio riuscito, e offrono una mescolanza di biografia e di buon senso, facendomi orgoglioso delle mie origini orobiche. Qui c’è la prova provata che l’attaccamento alla nostra terra e alle sue tradizioni, tipiche dei nostri paesi e delle nostre valli alpine e prealpine oltre che della «fertile pianura della bassa», come scrive felicemente Toni, non hanno niente a che vedere con il gretto egoismo, ma hanno per caratteristica la difesa tenace di due o tre cose sacre, non di più, neppure di meno. Chi non le rispetta, è fuori. Non è razzismo, ma necessità di sopravvivenza. Chi le rispetta – sempre che ci sia posto – ha quel che si merita, si inserisce senza pregiudizio. L’unico esame del sangue richiesto a chi arriva chiedendo permesso, è la presenza nel plasma di un enzima, gene, bacillo, non so bene scientificamente quale nome abbia, che si chiama «lavorina». Qua – a parte il gozzo – è il nostro timbro intimo. Lavoro sì, ma fatto bene. Lavoro sì, e per uno scopo: la famiglia, farla star bene, e che tutta la comunità stia così in pace. Ecco la storia di Toni Iwobi nella Bergamasca.

Nella legalità – L’avventura umana del presente signore è esattamente così: umana. Padre e madre sono di ceto medio, vestono come i classici abitanti delle colonie inglesi, con decoro, sono cattolici. Così da Gusau, una città del Nord-Ovest della Nigeria, dov’era nato nel 1955, si trasferisce in una bella scuola dedicata alla Madonna di Fatima. Va bene negli studi, diventa ragioniere. Lavora. Sono 11 fratelli. Decide di chiedere l’ammissione all’università dell’Arkansas, Usa. Passa l’esame con successo, ottiene il permesso. Mai clandestino, sempre nella legalità. Questo è il suo motto. Da lì, invece di tornare al Paese, fa domanda di migrare in Italia. Ce la fa. Si mantiene sgobbando come stalliere, in una famiglia dov’è stimato perché si fa i calli e sa trattare coi cavalli (buon segno!). Non ha soldi per iscriversi in Università cattolica, ma si ingegna a perfezionare italiano e conoscenza informatica. Un ragioniere attrezzato per le cose nuove della tecnologia: ha successo. Si sposa con una bella signorina, ne ha figli. Diventa il negro bergamasco che trova il suo luogo naturale nella Lega. Non mi dilungo sulla sua carriera del Carroccio. Non è uno che ci sale su: aiuta a tirarlo.

“Non venite” – Il suo motto è «REALISMO, NON RAZZISMO». Per questo egli dice: migrazione solo se c’è lavoro, e siccome oggi c’è «soprassaturazione dell’occupazione» (usa questa parola accademica, ma va bene lo stesso), vanno bloccati i flussi. Come? Svelando l’inganno a quelli che sono invogliati a partire dai buonisti bugiardi. Un nigeriano che emigra lo fa per ragioni economiche (la Nigeria è una federazione, fatta di 39 stati, di cui solo tre registrano episodi di guerra), e per intraprendere il viaggio mette nelle mani dei mercanti di schiavi se stesso e seimila dollari, che coincidono con i risparmi della famiglia. Vanno «aiutati a casa loro», con investimenti governati da aziende nostre, che possano prosperare loro e far prosperare i locali. Fornisce qui altre ricette, a cui mi inchino, e che so costituiscono il programma di Matteo Salvini su questo tema che non è un’ emergenza ma ci assedierà per decenni (se riusciremo a sopravvivere). Toni sostiene che prima ancora che illegale è immorale e segno di disprezzo verso gli altri popoli, migrare fingendosi profughi e farsi mantenere. Preparano l’inferno per sé e per gli altri. Non ce l’ha con i suoi fratelli nigeriani, ma con chi in Italia li inganna illudendoli che da noi ci sia l’El Dorado, allo scopo di distruggere le sacche di resistenza popolare (chiamata sprezzantemente populista) alla colonizzazione dei poteri internazionali senza volto, che hanno bisogno per questo di devastare il senso d’identità della nostra gente, colpendo la libertà di essere se stessi e minandone la sicurezza economica e fisica.

Vero lombardo – Tiro la morale di questo libro, scritto benissimo, come non sanno fare la maggior parte dei laureati italiani. Il pregio maggiore è che, a cucchiaiate generose, offre, a chi se n’è dimenticato e a chi la ignora, la cultura del lavoro e della famiglia che dà senso alla vita della gente lombarda. Essa oggi resiste con fatica, rischia ogni giorno di più di sciogliersi nella cosiddetta società liquida (più che altro è un liquame). L’invasione di migrantisenza arte né parte, insediati in alberghi e mantenuti dalle tasse di chi fa fatica, funziona come acido disgregatore. È paradossale, ma non tanto, che per difenderci da questa ondata di clandestini, che sono migranti economici, niente affatto profughi se non in misura ridicola (uno su venti), il cavaliere senza macchia e senza paura, sia lui, un meraviglioso negro bergamasco, Toni Iwobi, che ci aiuta a casa nostra.
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Messaggioda Berto » mar mar 13, 2018 5:22 am

CANCELLIERE AUSTRIACO KURZ: ''E' ESSENZIALE CHE TUTTI I MIGRANTI SOCCORSI IN MARE SIANO RIMANDATI SUBITO IN AFRICA''
lunedì 12 marzo 2018

http://www.ilnord.it/c-5497_CANCELLIERE ... _IN_AFRICA

Era evidente che la vittoria dei partiti nazionalisti in Austria avrebbe avuto una certa influenza in tutta l'Unione Europea e quindi non deve sorprendere se nei prossimi mesi il governo austriaco userà tutta la sua influenza per cambiare la politica migratoria della UE.

A luglio l'Austria assumerà la presidenza semestrale della UE e a tale proposito, nei giorni scorsi, il cancelliere Sebastian Kurz ha dichiarato che il suo governo userà i sei mesi di presidenza per impedire l'arrivo di rifugiati e migranti economici e far in modo che coloro che sono gia' in Europa non siano ripartiti tra i paesi europei, come invece vorrebbe imporre la Ue.

Come tutti sanno molti paesi dell'Europa dell'est e in particolare Ungheria e Polonia (ma anche Repubblica Ceca e Slovacchia) sono fortemente contrari ad accettare di farsi carico di quote di immigrati provenienti dalle coste italiane e per tale motivo Kurz ha detto che durante la presidenza semestrale della UE il suo obiettivo sarà quello di rafforzare le frontiere esterne.

"Non c'è motivo di discutere su come ripartire i flussi di rifugiati visto che molti paesi non li vogliono e per tale motivo è essenziale che tutti gli immigranti che sono soccorsi in mare vengano rimandati subito in Africa" ha aggiunto Kurz il quale vuole frenare questo afflusso una volta per tutte e a tale proposito una riunione sara' tenuta il 20 di settembre per decidere quale soluzione adottare.

Sarà interessante vedere cosa verrà deciso in questa data ma di certo l'Austria ha intenzione di fare tutto il possibile per cambiare la politica migratoria della UE, non fosse altro perchè l'attuale governo austriaco è stato eletto proprio per protesta contro l'afflusso enorme di falsi rifugiati, afflusso che è stato diretto dall'Italia verso l'Austria.

Questa notizia è stata riportata da diversi siti di informazione ma censurata in Italia sebbene il nostro paese sia coinvolto in pieno in questa faccenda visto che la stragrande maggioranza di questi finti asilanti arriva in Italia con la complicità di ONG che si arricchiscono enormemente con questi traffici.

La politica migratoria del Pd è uno dei motivi per cui in altri paesi europei i partiti nazionalisti stanno avendo enormi consensi e non bisogna dimenticare che grazie a questa politica migratoria il precedente governo austriaco ha reintrodotto i controlli alle frontiere e poi, i cittadini esasperati hanno votato per questi partiti austriaci anti-immigrati, primo dei quali il Partito della Libertà guidato da Christian Strache, attuale vice cancelliere austriaco. Al membri del suo partito sono stati assegnati anche in ministeri "chiave" dell'Interno e della Difesa che assieme controllano tutte le forze di polizia e l'esercito.

Sarebbe opportuno che il prossimo governo in Italia si unisse all'Austria per fermare questi arrivi una volta e per sempre e per tale motivo abbiamo riportato questa notizia, perchè vogliamo che gli italiani chiedano che questo avvenga al più presto.
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Messaggioda Berto » mer mar 21, 2018 8:26 pm

"Sull'accoglienza troppi sprechi. Da 35 euro al giorno si arriva a 168"
Antonella Aldrighetti - Mer, 21/03/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 07376.html

I giudici contabili: "Sistema costoso, inefficiente e sommario"

Costoso, inefficace e sommario. Il sistema di gestione dell'accoglienza agli immigrati finito sotto la lente della Corte dei conti ha messo in luce, in un compendio di 150 pagine, tutte le evidenti criticità del fenomeno.

Il documento tecnico contabile ha analizzato, specificatamente per il triennio 2013/2016, la prima accoglienza ossia i servizi resi agli stranieri dallo sbarco fino alla sistemazione nei Cas e successivamente nei Cara. Sono emersi costi elevati a fronte di servizi scarsi, assenza di controlli fiscali adeguati, tempi lunghi per identificazione e domande di asilo, governance territoriale carente da parte del Viminale nei centri di raccolta. Oltre a osservazioni esplicite che i magistrati hanno espressamente valutato come poco attente nel riconoscere la cosiddetta protezione umanitaria: «Si dovrebbe evitare di riconoscere un diritto di permanenza indistinto a tutti coloro che sbarcano» hanno scritto. Tuttavia quando si vanno a esaminare i costi per le suddette disamine dei documenti per le richieste di asilo viene fuori che nel 2016 sono stati impegnati ben 13,4 milioni di euro mentre, dal 2000 a oggi ben 54,5 milioni. Vale a dire che in media per valutare l'ipotesi di protezione di ogni immigrato, tra il 2008 e il 2016, si è speso 203,95 euro. Troppo a fronte del fatto che meno del 10 per cento viene classificato di fatto un rifugiato. I magistrati contabili inoltre dopo aver puntato l'indice hanno anche comminato la dovuta sanzione sulle inadempienze contabili di alcune prefetture che accertavano le spese avvalendosi di autocertificazioni a firma di coop e onlus che si occupavano del servizio di accoglienza. L'indagine puntuale è stata svolta in 4 prefetture campione: Treviso, Prato, Avellino e Reggio Calabria. Nella struttura di Avellino il costo di un migrante è arrivato a toccare i 50,39 euro al giorno + iva ovviamente (a fronte dei 35 + iva); quanto presso il Cas di Reggio Calabria sono emersi una serie di affidamenti diretti troppo agevoli rispetto alle modalità consuete che prevedono invece appositi bandi di gara. Un'attenzione ulteriore ha riguardato il Cie di Modena (Centro identificazione ed espulsione): il costo quotidiano per ogni immigrato detenuto è stato valutato da 56,16 euro fino a 167,81.


La Corte dei Conti boccia la gestione dell'accoglienza
Francesco Curridori
Gio, 05/04/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 11124.html

Nel 2016 l'Italia ha speso ben 1,7 miliardi per ospitare i migranti. Dall'Ue sono arrivati solo 38,7 milioni. E i ricollocamenti sono fermi.

Ecco tutti i numeri

È impietosa la relazione della Corte dei Conti sulla gestione dell’immigrazione.

Nel solo 2016 sono sbarcati in Italia oltre 181mila migranti e, per la loro accoglienza lo Stato italiano ha destinato ben 1,7 miliardi.


L’egoismo dell’Europa (??? ma quale egoismo, l'Europa ha fatto più che bene)

L'Unione europea, invece, ha contribuito con appena 8,1 milioni e dal Fondo asilo, migrazione ed integrazione (Fami) per 38,7 milioni. Se si considerano gli anni 2007-2013 le risorse stanziate dall’Ue per l'attuazione del programma Solid (Fei, Fer, Fr) erano state pari a 395,3 milioni. Il dato che colpisce di più è quello riguardante l’Ebf (Fondo europeo per le frontiere esterne) che aveva lo scopo di controllare i confini e che aveva avuto un finanziamento di soli 1,9 miliardi. A livello europeo, le risorse a disposizione del Fami (Fondo asilo, migrazione e integrazione) sono state pari a 3,1 miliardi, mentre all’Italia sono andati 695.507.554 euro, di cui il 50% di cofinanziamento comunitario e il resto sono fondi nazionali resi disponibili dal Ministero dell’Economia. Per i progetti del Fer (Fondo europeo rifugiati), il Ministero ha revocato il finanziamento a causa delle irregolari procedure di affidamento dei servizi di accoglienza portate avanti dagli enti locali, fissando come importo da riottenere 630.000 euro, di cui 504.000 di contributo comunitario già impegnati dagli enti e restituiti nel novembre 2016. Altri 2.018,51 euro (1.585,27 di quota comunitaria e di 126,33 euro di sola quota nazionale) sono stati restituiti perché usati per spese non ammissibili. Oltre a questo c’è da prendere in esame la stima delle mancate ricollocazioni di migranti che, al 15 ottobre 2017, ammonta a 762,5 milioni. Infatti, fino al 15 ottobre 2017 sono stati ricollocati appena 9.754 migranti su 39.600 totale e, perciò, escludendo i 54mila immigrati spettanti a Italia e Grecia, ne mancano da ricollocare ben 29.846.


I numeri dell’invasione

Ma vediamo come sono stati distribuiti nel nostro Paese e quanti effettivamente hanno ottenuto lo status di rifugiati. La maggior parte (176.554) è stata ospitata in Lombardia (13%), poi Lazio, Piemonte, in Veneto, in Campania e Sicilia (8%). Il 77,7% dei migranti è finito nei Cas, il 13,5% è stato inserito nella rete Sprar, l’8,3% è stato accolto nei Cara o nei centri d’accoglienza, mentre solo lo 0,46% è ancora negli hotspot. Provengono quasi tutti dall’Africa, soprattutto Nigeria (21%). I minori non accompagnati (Msna) sono stati 25.846 e, più del doppio di quelli arrivati nel 2015 (12.360) e nel 2014 (13.026).

Nel 2014 il numero di nuove domande di asilo (63.456) è stato l’11% a livello europeo, mentre nel 2015 vi è stato un aumento del 32% (83.970) e nel 2016 l’aumento è lievitato al 47% (123.600).

Se da un lato i siriani e gli eritrei sono stati i primi ad arrivare, solo una minoranza ha chiesto asilo in Italia (500 nel 2015 e 480 l’anno dopo). Delle 123.600 presentate nel 2016 ne sono state esaminate 91.102 e ben il 56% sono state respinte perché provenienti da “migranti economici”, mentre un 4% ha riguardato migranti resisi irreperibili. Delle domande accolte (36.660), solo il 13% dei migranti ha avuto il riconoscimento dello status di rifugiato, mentre il 35% ha avuto una protezione sussidiaria ed il 52% una protezione umanitaria. Dal 2008 al 2016 il Viminale ha speso 69.352.818 euro per esaminare le 340.048 richieste. Una cifra pari a 203,95 euro pro capite.


I minori stranieri non accompagnati

I Msna (minori stranieri non accompagnati) accolti sono stati il 50% (pari a 13.026) di tutti i minori arrivati sia nel 2014 (26.122) sia nel 2015 (11.921). L’85% ha fatto richiesta d’asilo, il 10% di protezione umanitaria, il 3% per rifugiati e il 2% di protezione sussidiaria. Per loro ci sono stati dei ritardi nei tempi della presa in carico, nel ricongiungimento familiare o nell’integrazione stabile in Italia perché gli interessati, consapevoli dei vantaggi derivanti dallo status di Msna, forniscono spesso false generalità, comprese le date di nascita. Fino al 31 dicembre del 2016, i minori accolti nelle strutture del Ministero dell’interno sono stati 3.160, distribuiti nei 19 centri attivati in nove regioni e finanziati con fondi Fami per una cifra pari a 13.277.400 euro (11.949.660 euro di quota comunitaria e 1.327.740 euro di quota nazionale). Dato che il nuovo sistema di accoglienza elimina la distinzione tra Msna richiedenti asilo e non richiedenti asilo, si prevede, per il futuro, un aumento dei minori ospitati nel sistema Sprar, tant’è che il numero dei posti è salito a oltre 2.000.
I centri d’accoglienza

Alcuni Cara svolgano anche la funzione di Cda, diventando degli “ibridi” dell’accoglienza e determinano difficoltà nel conteggio dei posti totali disponibili. I Cie, invece, possono accogliere 548 stranieri suddivisi tra varie città italiane: Torino (153), Roma (125), Bari (126), Brindisi (48) e Caltanissetta (96). È inoltre in corso, non solo l’ampliamento dei Cie di Roma e Torino, ma anche l'attivazione di un nuovo centro a Palazzo San Gervasio (PZ) per 150 e la progettazione di nuovi centri in Sardegna, Lombardia, Calabria e Friuli-Venezia Giulia. Gli hotspot, invece, garantiscono una disponibilità di 1.600 posti e si trovano a Pozzallo (300), Lampedusa (500), Trapani-Milo (400) e Taranto (400). A queste si aggiunge il centro di Messina (250 posti), attivo dal 30 settembre 2017. Per il 2018 sono previsti degli hotspot anche nei porti di Reggio Calabria, Crotone, Corigliano Calabro (CS), Augusta (SR), Palermo e Cagliari.

Per quanto riguarda il costo giornaliero pro capite medio per l’accoglienza dei migranti è oscillato, nel 2013, da un minimo di 4,97 euro per la Sicilia e 11,63 euro per la Puglia, fino ad un massimo di 56,16 euro per l’Emilia-Romagna, dove solo per il Cie di Modena la spesa è stata di 167,81 euro. Nel corso degli anni seguenti il costo per l’Emilia Romagna si abbassato attestandosi alla media registrata dalla maggior parte delle Regioni (dieci), ossia 30-35 euro pro capite.


Le criticità del sistema dell'accoglienza

Il sistema dei richiedenti asilo, così com’è strutturato, presenta una serie di criticità. Anzitutto il Ministero dell’Interno è incapace di tracciare la presenza e gli spostamenti dei richiedenti asilo. Basti pensare che dal 2006 al 2014 si sono resi irreperibili ben 17.892 minori. La rete Sprar, poi, nei primi anni di attività ha dovuto supplire alle carenze del sistema “primario” di accoglienza e i tempi di decisione per la definizione delle richieste di protezione internazionale sono ancora troppo lunghi. Come se non bastasse ai Comuni e ad altri enti pubblici sono stati riconosciuti gli importi massimi previsti (30 euro pro capite e pro die per il 2014 e il 2015 e 30/35 euro per il 2016), senza aver svolto alcun tipo di controllo, affidandosi solo alle autocertificazioni. La Corte, inoltre, si raccomanda di “evitare di riconoscere un ‘diritto di permanenza indistinto’ a tutti coloro che sbarcano e, quindi, ammettere un’accoglienza di molti mesi (se non anni) durante i quali i migranti, non avendone titolo, vengono inseriti anche nei percorsi di formazione professionale finalizzati all’integrazione, con oneri finanziari gravosi sul bilancio dello Stato”. L’analisi dei dati forniti dalle prefetture sugli enti delle province di Avellino e Reggio Calabria ha permesso di scoprire ampi disallineamenti rispetto a quelli rilevati dalla Guardia di finanza con accertamenti in loco. A Reggio, inoltre, dopo alcune verifiche su varie società private che erogavano servizi per i migranti, sono stati emessi alcuni provvedimenti interdittivi antimafia.



Essere umani e buoni uomini e per chi ci crede anche sensati cristiani
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Messaggioda Berto » lun mag 07, 2018 5:06 am

La rivolta dei sindaci dem: "Basta accoglienza"
Domenico Ferrara - Mer, 07/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 91283.html

Da Ventimiglia a Lampedusa, i primi cittadini Pd hanno archiviato l'utopia del buonismo

Fino a ieri erano voci sparute, silenziate o passate in sordina. Ora però stanno diventando un coro più rumoroso: è quello dei sindaci del Pd, in prima linea nell'affrontare l'emergenza immigrazione e nel sedare le proteste dei cittadini per l'arrivo di nuovi profughi.

Insomma, il mantra dell'accoglienza traballa anche a sinistra. Basti considerare il fallimento dello Sprar, il piano di ridistribuzione dei profughi voluto dal Viminale: nel 2017 solo un Comune su otto ha aderito. E il diniego è arrivato in larga misura nelle «regioni rosse», in fondo alla classifica dell'accoglienza. Ma non è solo questo il punto. «Per trasformare immigrati in nuovi cittadini non basta la buona volontà - ha tuonato il responsabile immigrazione Anci nonché sindaco dem di Prato Matteo Biffoni - servono mediatori culturali, corsi, ci vogliono risorse, non solo per l'integrazione dei migranti ma anche per gli altri cittadini. Altrimenti la reazione di rigetto è dietro l'angolo».

Anche il sindaco di Macerata, Romano Carancini, è stato chiaro: «Per chi esce dai programmi d'accoglienza devono essere trovati luoghi sicuri in cui attendere la decisione definitiva, mentre gli irregolari devono essere riaccompagnati alle loro terre». La verità è che coniugare legalità, accoglienza e consenso è un compito arduo. E sono in tanti nel Pd ad averlo capito. Come il sindaco di Ventimiglia, Enrico Ioculano, che in novembre denunciava: «Il flusso migratorio è cambiato. Ora abbiamo a che fare con pericolosi delinquenti, non più con gente che versa in stato di bisogno. Per quelli non esiste alcun tipo di accoglienza che il Comune debba garantire». Ad Ascoli Piceno, Alessandro Luciani scese in piazza per protestare contro l'arrivo di altri richiedenti asilo. Il mantra delle porte aperte è stato smontato anche dal sindaco dell'isola simbolo dell'ospitalità, Lampedusa. «Sull'accoglienza deve cambiare tutto», dichiarò Totò Martello nel settembre scorso puntando il dito contro i reati commessi dai migranti sull'isola e chiedendo la chiusura dell'hotspot di Lampedusa. La dem Alice Zanardi, sindaco di Codigoro in provincia di Ferrara, nell'agosto scorso annunciò l'aumento delle tasse per i cittadini che avrebbero ospitato profughi in casa. Un anno fa il sindaco di Vitulano, nel Sannio, chiuse con una colonna di terra l'unico accesso al centro di accoglienza dei profughi; quello di Capalbio oppose una barriera radical-chic perché gli immigrati «ci rovinano l'appeal». Stesso concetto espresso nel 2016 dal sindaco di Porto Tolle. Il suo omologo di Abetone, Giampiero Danti, propose un bus riservato agli studenti per tenerli lontano dai profughi: «Dove li metto i nostri ragazzi se questi signori sono violenti?». Antonio Decaro, sindaco Pd di Bari e presidente Anci, ha più volte lanciato l'allarme: «Se continua un flusso così non ce la facciamo».

Insomma, è proprio cambiata l'aria. O forse, a un mese dalle elezioni, il Pd mette in naftalina le utopie buoniste e inizia a fare i conti con la realtà.
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Messaggioda Berto » lun mag 07, 2018 5:09 am

Austria, Kurz: i migranti sono un peso per tutta l’Europa, non una ricchezza
domenica, 6, maggio, 2018

http://www.imolaoggi.it/2018/05/06/aust ... -ricchezza

Austria: il cancelliere Kurz afferma che i migranti sono troppo costosi per il sistema sociale. I migranti sono un peso in tutti i paesi dell’Europa, non una ricchezza. Essi portano a imporre tasse più elevate a scapito delle persone locali che lavorano.
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Messaggioda Berto » mar giu 19, 2018 7:09 am

Minori albanesi si fingono orfani per farsi mantenere in Italia: scoperti 250 casi
di Carlo Marini
lunedì 18 giugno 2018

http://www.secoloditalia.it/2018/06/min ... m=facebook

«Minori stranieri non accompagnati che approfittano della nostra normativa pur non essendo bisognosi. Una vera truffa a danno dei Comuni su cui il governo deve intervenire». La denuncia di Simone Vetturini, assessore alla Coesione sociale del Comune di Venezia, rilancia su Twitter un’inchiesta del quotidiano La Nuova Venezia. Solamente in Veneto sono stati individuati 60 casi di finti orfani. I minori, infatti, arrivano in Italia a bordo di pullman turistici, accompagnati da parenti, amici, o addirittura dagli stessi genitori. Poi, una volta oltrepassata la frontiera italiana, gli adulti fanno ritorno in Albania mentre il ragazzino raggiunge la sua destinazione italiana. Il giovane, in sostanza, simula uno stato di abbandono, in realtà fittizio. In questo modo è inserito nel sistema di tutela riservato ai “minori non accompagnati” (sistemazione in strutture di accoglienza e completamento del ciclo di studi), mentre la famiglia vive in Albania.

Albanesi e kosovari i minori più a rischio di truffa

Nel maggio scorso, ci sono state le prime condanne al tribunale dei Minori di Bologna per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. In Emilia Romagna il problema è particolarmente sentito, ma subito dopo viene il Veneto. Lo dicono i dati 2017 della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’accoglienza dei migranti che al caso ha dedicato un capitolo specifico: l’Emilia ha chiesto 185 indagini familiari nei confronti di altrettanti ragazzi presenti nel suo territorio, il Veneto viene subito dopo con 63.

“Gli albanesi vengono in Italia come se fosse un centro estivo”

In molti casi, spiega l’assessore regionale al Sociale Manuela Lanzarin si tratta di arrivi “organizzati”, finalizzati all’ottenimento di vitto e alloggio gratuiti nel nostro territorio. Solitamente si tratta di giovani fra i 15 e i 17 anni che fanno corsi di studio professionali. È un fenomeno che ci preoccupa, ne abbiamo parlato con prefetti e questori per cercare di trovare una soluzione e ci sono stati controlli specifici per far emergere il sommerso. Anche perché per alcuni Comuni la situazione è particolarmente pesante. È il caso di Venezia».

In Veneto è una vera e propria emergenza

«Il nostro Comune – ricorda l’assessore veneziano Vetturini – spende ogni anno 2 milioni 600mila euro per gli inserimenti in comunità dei minori non accompagnati ma, a fronte di un piccolo afghano di 10 anni che si è fatto un viaggio terrificante di giorni aggrappato ad un camion, magari ci sono diciassettenni albanesi e kosovari che vengono in aereo scambiando l’Italia come un centro estivo. Spesso si tratta di una vera e propria truffa ai danni dello Stato».
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Messaggioda Berto » dom lug 29, 2018 12:54 pm

"Vieni da noi", il Viminale taglia lo spot
Antonella Aldrighetti - Dom, 29/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 59305.html

Revocato il progetto da tre milioni che invoglia l'arrivo dei profughi

Roma - Alt. Cambio di passo. Ed ecco che a pochi giorni dall'entrata in vigore della direttiva Salvini sulla razionalizzazione della spesa per le politiche migratorie, che ridefinisce il modello vigente di accoglienza nell'ottica di ottimizzare i servizi e contenerne i costi, arriva il primo atto formale.

Il titolare del Viminale ha firmato la revoca su un impegno di spesa pari a 3 milioni di euro relativo alla gara per una campagna di comunicazione volta ai migranti e alle realtà associative che si occupano del settore dei servizi offerti ai richiedenti asilo e le facilitazioni in seno all'accoglienza volute dall'Italia e dall'Europa. Un progetto, messo in campo a ottobre scorso e non ancora assegnato, il cui filo conduttore era volto a invogliare la venuta in Italia degli stranieri. E proprio in queste ore invece, Matteo Salvini, ha pronunciato l'ennesimo stop: il documento del ministro come primo atto formale non a caso viene denominato «determina di revoca gara 1». Il motivo? «La necessità di dare corso ad un processo di riorganizzazione e di riallocazione delle risorse del Fondo asilo e immigrazione (Fami) da destinare a iniziative di comunicazione, anche mediante la creazione di economie di scala così riporta la nota - date da un più efficiente utilizzo di risorse interne ovvero utilizzando singoli professionisti in possesso di qualifiche specifiche». E già. Salvini non chiude alla comunicazione né alle informazioni da divulgare agli immigrati piuttosto ritiene che debbano essere messe in campo in maniera più idonea. Vale a dire che vi saranno certamente ulteriori provvedimenti di revoca almeno in merito agli atti non aggiudicati o assegnati a trattativa privata.

La musica è per così dire cambiata e questo rappresenta il primo tassello spartiacque tra le politiche della sinistra, in materia di accoglienza sul territorio, e quelle del ministro leghista. Non è certo da sottovalutare quantomeno l'ammontare di strumenti messi in campo per la comunicazione e la divulgazione di notizie negli ultimi due anni: materiale cartaceo tra volantini e brochure indirizzati direttamente agli stranieri, volumi sui valori dell'accoglienza, periodici patinati e cartelle ciclostilate. E ancora registri con tante categorie per contare e rendicontare i servizi ai migranti: solo per questo tipo di prestazione sono stati spesi oltre 20 milioni di euro. Un altro milione e passa i servizi di supporto ai cosiddetti Centri territoriali per l'immigrazione e prima ancora di sostegno: tutto alla modica cifra di altri 2 milioni. Senza dimenticare la campagna di comunicazione per incentivare gli immigrati a rimpatriare a spese dello stato italiano che, oltre a evidenziare un flop clamoroso in prima istanza, è stata anche riforaggiata a gennaio dal governo Gentiloni con un altro abbondante milione.

A questi impegni bisogna sommare anche i costi per la gestione del desk con tanto di sviluppo software (ossia raccolta dati) per ulteriori 4 milioni elargiti nell'ultimo biennio a Cittalia, la fondazione dell'Anci, ossia l'Associazione nazionale comuni italiani. Certo, al momento tra le uscite cospicue (circa 27 milioni di euro più Iva) e l'esiguo rientro di appena 3 milioni c'è un'assoluta disparità di guadagni. Però questo è solo il primo passo. I risparmi veri saranno quelli provenienti dalla revisione dei servizi cosiddetti di seconda accoglienza, che verranno elargiti solo ai titolari di protezione e ai rifugiati. E non più a pioggia a tutti i richiedenti asilo.



Favorire l'immigrazione e l'emigrazione clandestina è un crimine universale
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