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Re: Ecco quando le migrazioni sono e non sono invasioni

MessaggioInviato: mer apr 10, 2019 7:05 am
da Berto
Magdi Cristiano Allam contro il demenziale Bergoglio
8 aprile 2019

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 8572687718

Papa Francesco sta promuovendo in modo ossessivo gli interessi dei migranti stranieri a danno del bene degli italiani. È ora di dire basta a questa guerra propagandistica e psicologica contro l’Italia e gli italiani

Cari amici, l’insistenza con cui Papa Francesco promuove l’accoglienza degli stranieri definiti “migranti”, santifica i migranti paragonandoli a Gesù, scomunica chi è contro l’accoglienza tacciandolo di razzismo, relativizza la criminalità perpetrata dagli stranieri, ci obbliga a prendere atto che questo Papa è il principale protagonista della strategia immigrazionista che collima con la strategia globalista finalizzata a imporre un Nuovo Ordine Mondiale assoggettato alla grande finanza speculativa.
Ricevendo in Vaticano il 6 aprile gli studenti e docenti del Collegio arcivescovile San Carlo di Milano, per festeggiare i 150 anni di vita di questo istituto scolastico, Papa Francesco ha detto:
«Non dobbiamo avere paura dei migranti. I migranti siamo noi, Gesù è stato migrante».
«Dobbiamo ringraziare Dio perché il dialogo tra persone, culture, etnie è una ricchezza».
«A chi obietta che i tuoi figli non cresceranno puri, dico che la purezza è come l’acqua distillata, non ha sapore, l’acqua della vita è la multiculturalità».
«Chi preferisce costruire muri finirà schiavo dentro i muri costruiti, senza orizzonti. Questi muri diventeranno la radice per far crescere integralismo, fondamentalismo e spirito settario, che trovano alimento in una diffusa cultura dell’indifferenza, che non è creativa e non ti lascia crescere. Anzi spegne le persone».
«Il cuore è aperto per accogliere tutti. Se io ho il cuore razzista devo capire il perché e convertirmi».
Papa Francesco relativizza la realtà della criminalità organizzata straniera sostenendo che i veri mafiosi sono gli italiani:
«Qualcuno potrebbe dire che sono delinquenti. Ma anche noi ne abbiamo tanti. La mafia non è stata inventata dai nigeriani, La mafia è, diciamo, un "valore" nazionale. È nostra, italiana. I migranti sono coloro che ci portano ricchezze. Sempre. Anche l’Europa è stata fatta da migranti».
Il Papa ha assunto, nell’incontro con gli studenti, la tesi dei cosiddetti pacifisti secondo cui la causa delle guerre sono le armi e chi le produce, denunciando specificatamente l’Europa e gli Stati Uniti:
«Se ci sono le guerre nel mondo è perché qualcuno vende le armi per ammazzare i bambini, per ammazzare la gente. Siamo noi a fare le differenze, sono la ricca Europa e l’America a vendere le armi».
Sempre il Papa ha condannato il sistema economico capitalista, sostenendo che è la causa della povertà e che l’alternativa, ovvero il comunismo, sarebbe conforme all’insegnamento di Gesù:
«Il fatto che vi siano persone che vivono in povertà? I bambini affamati? Le differenze tra la gente? Non è Dio a volerlo, ma le fa anche questo sistema economico ingiusto dove ogni giorno ci sono più o meno ricchi con tanti soldi e tanti poveri senza nulla. Siamo noi con questo sistema economico ingiusto a fare la differenza, a fare che i bambini siano affamati».
«Qualcuno potrebbe dire che non sapeva che il Papa è un comunista. No, risponderei, questo ce lo ha insegnato Gesù ed è su questo che saremo giudicati».
Cari amici, il Papa è per un verso il capo supremo della Chiesa cattolica universale e, dall’altro, è il capo dello Stato del Vaticano, che è uno Stato estero ospitato in Italia. Ebbene, dato che sta di fatto promuovendo in modo insistente ed ossessivo delle tesi che, oltre a nuocere alla fede cristiana e a dividere i fedeli cattolici, rappresentano un’aggressione e una minaccia agli interessi fondamentali dell’Italia e al bene supremo degli italiani, chiediamo che la smetta di interferire così pesantemente negli affari interni del nostro Stato. Questo comportamento di Papa Francesco si configura come una guerra propagandistica e psicologica contro l’Italia e gli italiani. Noi diciamo basta.


Migranti, ora tra i vescovi c'è chi dice: «Un errore l'accoglienza indiscriminata»
lunedì 8 aprile 12:26 - di Federica Parbuoni

https://www.secoloditalia.it/2019/04/mi ... m=facebook

Non solo accoglienza indiscriminata. Anche nella Chiesa c’è chi avverte che bisogna puntare su una via legale all’immigrazione, che vada oltre le «emozioni» del momento e sappia chiedersi «che tipo di società vogliamo costruire con loro (i migranti, ndr) in Italia e in Europa». Il monito è arrivato nei giorni scorsi da monsignor Mario Delpini, vescovo della diocesi di Milano, nel corso di un convegno, promosso dalle Caritas Italiana e Ambrosiana, che aveva un titolo-manifesto: “Non per mare”.

«I corridoi umanitari funzionano»

Al centro della riflessione c’erano la pratica dei corridoi umanitari e un primo bilancio della loro applicazione. Si tratta di un bilancio positivo registrato anche dai media d’Oltretevere, come ha notato Libero che ha riportato i titoli delle edizioni dell’Osservatore romano e di Avvenire a ridosso dell’incontro. «I corridoi umanitari funzionano», era quello del quotidiano della Santa Sede, mentre il giornale dei vescovi è arrivato a parlare di un «modello Italia». Dal 2017, infatti, esiste un accordo tra governo, Cei e Comunità di Sant’Egidio per far entrare legalmente nel Paese chi ha diritto alla protezione umanitaria. Né più né meno dell’obiettivo di Matteo Salvini, che se da un lato esercita la linea dura nei confronti degli sbarchi illegali, dall’altro ripete che chi ha diritto è il benvenuto. Si tratta, del resto, di una linea ampiamente condivisa da quel fronte che non ci sta a farsi dettare le politiche migratorie da trafficanti e Ong.

Un’azione concreta contro le morti in mare

Grazie ai corridoi umanitari in Italia sono arrivati 500 richiedenti asilo, tra i quali 200 bambini. Venivano dai campi profughi di Etiopia, Giordania, Turchia e sono stati integrati con profitto. Soprattutto, non sono stati esposti al rischio di morte in mare che è indissolubilmente connesso ai viaggi clandestini, ma che ugualmente viene sbandierato dal fronte dell’accoglienza indiscriminata per criminalizzare la linea del rigore. Spesso con la stessa chiesa in prima fila, come avvenuto appena qualche giorno fa, quando il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, è arrivato a sostenere che alla diminuzione degli sbarchi ha fatto seguito un aumento delle morti in mare.

Il mea culpa per certi appelli dei vescovi sui migranti

«Mi pare che sul fenomeno migratorio si faccia volutamente troppa confusione che genera solo delle emozioni. In questo modo risulta difficile poter affrontare questo tema all’interno di una visone complessiva capace di guardare a un futuro promettente dell’Italia e dell’Europa», è stato invece il monito di monsignor Delpini, che ha sostenuto la necessità di puntare sulle alternative ai viaggi illegali e ha spiegato di sentirsi «un po’ in colpa per la genericità dei nostri appelli, lanciati anche come Vescovi italiani».


Polonia, arcivescovo Nowak: “Le migrazioni non sono un arricchimento”
martedì, 9, aprile, 2019

https://www.imolaoggi.it/2019/04/09/arc ... 1HGnEkotKw

L’arcivescovo polacco monsignor Stanislaw Nowak, attraverso un’intervista rilasciata al sito di informazione cattolica “La Fede Quotidiana” ha tuonato fortemente contro i migranti e le migrazioni. L’ottantatreenne vescovo emerito di Czestochowa (famosa città che a Jasna Góra conserva un’icona mariana molto venerata dai polacchi) ha spiegato che i migranti e le migrazioni “non sono un arricchimento e tanto meno una risorsa“.

Per monsignor Nowak, “una cosa è il piano morale e religioso, l’altro quello politico che riguarda lo Stato”. Secondo l’alto prelato lo stato deve gestire il fenomeno, “deve tener conto della volontà dei cittadini”, che generalmente “non sono d’accordo con una indiscriminata politica migratoria“.

Dopo aver ricordato che il Catechismo della Chiesa cattolica insegna che la carità “va fatta nei limiti delle proprie possibilità e nessuno è tenuto ad andare oltre” perchè “finiremmo per stare male tutti”, l’arcivescovo polacco ha sfidato la politica sul terreno della saggezza. “Un governante saggio pensi prima di tutto ai poveri di casa sua, e dopo a chi viene da fuori“.

Il numero 2241 del Catechismo, voluto da San Giovanni Paolo II, spiega infatti che “le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile” e che le autorità politiche, “in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l’esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche“. Inoltre il testo aggiunge che l’immigrato “è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri“.

Da pastore della Chiesa Cattolica Nowak ha introdotto nelle sue riflessioni un ulteriore elemento che spesso viene sottovalutato anche dai politici ostili ai flussi migratori, vale a dire “il dovere di proteggere e difendere le nostre origini cristiane, le tradizioni e la cultura da una pericolosa visione di fratellanza universale“. Per l’arcivescovo “i confini di una nazione vanno rispettati alla pari della sua sovranità”.

Nei giorni scorsi anche un altissimo prelato della Chiesa Cattolica si era espresso sulla tematica, riflettendo in particolare sui rischi dell’islamismo. Il cardinale africano Robert Sarah, prefetto vaticano della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, presentando il suo ultimo libro (scritto con Nicolas Diat), non ancora tradotto in italiano, dal titolo “Le soir approche et déjà le jour baisse” (edizioni Fayard) ha spiegato che “i musulmani disprezzano l’ateo Occidente. Si rifugiano nell’islamismo come un rifiuto della società dei consumi che viene offerta loro come religione. Può l’Occidente presentare loro la Fede in modo chiaro? Per questo dovrà riscoprire le sue radici e identità cristiane“.

Il cardinale della Guinea ha ricordato che per i Paesi del terzo mondo, l’Occidente è “un paradiso perché governato dal liberalismo commerciale. Ciò incoraggia il flusso di migranti, così tragico per l’identità dei popoli. Un Occidente che nega la sua fede, la sua storia, le sue radici e la sua identità è destinato al disprezzo, alla morte e alla scomparsa“.


Alberto Pento
La contrapposizione non è tra consumismo e religione (tra materialismo e spiritualismo), ma tra consumismo e idolatrismo a cui è preferibile il consumismo che almeno è più realista anche se pregno di inganni illusori.
L'errore che genera tale presunta contrapposizione è la credenza presuntuosa che la religione coincida con la spiritualità e che la materia e la natura ne siano prive e che il "consumismo-materialismo" siano di per sè la negazione delle spirito e di Dio




Vivere e convivere contro natura

viewtopic.php?f=205&t=2847

Costringere le persone più disparate e le genti e i popoli più diversi a vivere e a convivere contro la loro natura e compatibilità, contro la loro volontà e libertà e scelta e sovranità, è una violenza disumana che può generare violenza indicibile, proprio come con gli animali.
Quindi la costrizione all'accoglienza, all'ospitalità attraverso la demonizzazione civile, il ricatto religioso, le decisioni governative e sovranazionali imposte alle persone e ai popoli è un crimine contro l'umanità che ha la sua natura, le sue leggi, i suoi ritmi, i suoi bisogni naturali e universali;
qualsiasi innaturale forzatura produce conseguentemente del male a non finire, sofferenze immani, rivolte, guerre e bagni di sangue.

Soltanto gli idealismi utopici e le loro ideologie dogmatiche e teocratiche, nella loro cieca presunzione e arrogante ignoranza delle cose, del vero e del reale, possono arrivare a tali aberranti mostruosità di manipolazione della natura umana, della società, della vita, della politica.

Re: Ecco quando le migrazioni sono e non sono invasioni

MessaggioInviato: lun apr 15, 2019 7:30 am
da Berto
Il Governo firma l'ingresso in Italia di 30.850 lavoratori extracomunitari
12 aprile 2019

http://www.today.it/economia/permessi-s ... bnj23A8Yyc

Trentamilaottocentocinquanta lavoratori extra comunitari potranno fare ingresso regolarmente in Italia con il decreto flussi 2019. Lo ha stabilito il ministero dell'interno che ha reso disponibili i moduli necessari per il noto "click day".

Dalle ore 9 del 24 aprile 2019 è infatti possibile inviare le istanze per il permesso di soggiorno. Le quote di ingresso saranno poi ripartite dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali tra le regioni e le province autonome.

Tra i 30.850 permessi è compresa la quota pari a 9.850 permessi riservata alla conversione in permessi di soggiorno per lavoro subordinato e per lavoro autonomo di permessi di soggiorno rilasciati ad altro titolo (studio, tirocinio ecc).

Vediamo dunque come sono ripartite le quote: 30.850 è la quota massima dei lavoratori non comunitari subordinati, stagionali e non stagionali, e di lavoratori autonomi che potranno fare ingresso in Italia quest'anno. Di questi:

12.850 per lavoro subordinato non stagionale, autonomo e conversioni ripartite tra
500 cittadini stranieri non comunitari residenti all'estero, che abbiano completato programmi di formazione ed istruzione nei Paesi d'origine; 100 lavoratori di origine italiana per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado in linea diretta di ascendenza, residenti in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile;
conversione in permessi di soggiorno per lavoro subordinato di 4.750 permessi di soggiorno per lavoro stagionale e 3.500 permessi di soggiorno per studio, tirocinio e/o formazione professionale e 800 permessi di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo rilasciati ai cittadini di Paesi terzi da altro Stato membro dell'Unione europea.
conversione in permessi di soggiorno per lavoro autonomo di 700 permessi di soggiorno per studio, tirocinio e/o formazione professionale e 100 permessi di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, rilasciati ai cittadini di Paesi terzi da altro Stato membro dell'Unione europea.
18.000 per lavoro subordinato stagionale nei settori agricolo e turistico-alberghiero riguardanti ingressi di cittadini non comunitari per lavoro subordinato stagionale di Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, Corea - Repubblica di Corea, Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Ucraina.

Permesso di soggiorno? Se assumi e investi 500mila euro

È inoltre consentito l'ingresso in Italia per motivi di lavoro autonomo di 2.400 cittadini non comunitari residenti all'estero, appartenenti alle seguenti categorie:

imprenditori che intendono attuare un piano di investimento di interesse per l'economia italiana, che preveda l'impiego di risorse proprie non inferiori a 500.000 euro e provenienti da fonti lecite, nonchè la creazione almeno di tre nuovi posti di lavoro;
liberi professionisti;
titolari di cariche societarie;
artisti di chiara fama o di alta e nota qualificazione professionale, ingaggiati da enti pubblici o privati;
cittadini stranieri che intendono costituire imprese "start-up innovative".

Infine come rileva Coldiretti per i permessi per lavoratori stagionali vige la procedura del 'silenzio-assenso': è sufficiente che lo straniero abbia fatto regolare ingresso almeno 1 volta nei 5 anni precedenti per potervi avere accesso.

Come presentare la domanda

La procedura informatica per l’inoltro delle istanze è sul sito https://nullaostalavoro.dlci.interno.it
Gli utenti sono invitati ad autenticarsi esclusivamente con credenziali SPID;
Dall’11 aprile 2019, sono disponibili i moduli per la precompilazione delle istanze di tutte le tipologie di ingressi;
Dalle ore 9 del 16 aprile 2019 è possibile inviare le istanze di nulla osta all’ingresso per lavoro subordinato non stagionale, autonomo e per le conversioni;
Dalle ore 9 del 24 aprile 2019 è possibile inviare le istanze di nulla osta all’ingresso per lavoro stagionale;
Il termine ultimo per presentare le domande è il 31 dicembre 2019.

Re: Ecco quando le migrazioni sono e non sono invasioni

MessaggioInviato: mer apr 17, 2019 7:04 pm
da Berto
Merkel vara i "ritorni ordinati": così ora caccia via i migranti
Pina Francone - Mer, 17/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/mer ... jAXAKKFLXI

Il governo di Angela Merkel ha approvato un progetto di legge che rende più severe le regole per le espulsioni dei richiedenti asilo la cui domanda viene rifiutata.

E così, dopo anni e anni in cui la Cancelliera ha sostenuto che i migranti portassero prosperità alla Germania e all'Europa, ora arriva la stretta sull'immigrazione, per fare ancora una volta gli interessi della Germania, mettendo in secondo piano l'equilibrio continentale. Che viene sempre dopo le priorità teutoniche.

Dunque, dopo aver accolto (selettivamente) in territorio tedesco le orde di rifugiati siriani in fuga dalla guerra (quasi un milione), perché manodopera preziosa e più formata rispetto a quella africana, ecco la serrata.

Un giro di vite che rinnega il Patto Onu sulle migrazioni e che fa seguito a un recente provvedimento del governo, che ha allungato la lista dei Paesi sicuri che non permettono al migrante di ottenere lo status di rifugiato politico.

Ora la legge per i "ritorni ordinati", proposta dal ministro dell'Interno Horst Seehofer, dovrebbe rendere più difficile per gli stranieri che hanno ricevuto un ordine di espulsione, opporsi al provvedimento. Tra le misure previste, la possibilità di trattenere i cittadini stranieri nei centri di detenzione, prima della loro espulsione.

Insomma, sono ben lontani i tempi in cui Angela Merkel diceva, sfidando i cosiddetti populisti, che l'Ue avesse un vitale bisogno dei migranti.


Alberto Pento
Ma come si fa a essere così sconsiderati, imprevidenti e fanfaroni?

Re: Ecco quando le migrazioni sono e non sono invasioni

MessaggioInviato: lun giu 24, 2019 3:37 am
da Berto
"Non chiamateli clandestini": ecco come vogliono che parliamo (in stile Boldrini)
mercoledì 19 giugno
Giorgia Castelli

https://www.secoloditalia.it/2019/06/no ... 8ULRip6RnM

Immigrati, sfollati, profughi. Ecco un piccolo “glossario” in cui dalla A alla Z viene definito lo status specifico. In perfetto stile Boldrini, perché la parola clandestini è stata cancellata dal politically correct.

Apolide: persona che nessuno Stato considera come cittadino. Clandestino: termine con il quale si indica il migrante irregolare, cioè chi, per qualsiasi ragione entra irregolarmente in un altro Paese. Ma la sinistra ha completamente cancellato dal vocabolario questa parola.

Eco-profugo: colui che è costretto a lasciare il proprio paese per cause ambientali che rendono impossibile (temporaneamente o definitivamente) la permanenza nel luogo di abituale residenza. Extracomunitario: persona non cittadina di uno dei paesi che attualmente compongono l’Unione Europea. Migrante: termine che indica chi sceglie di lasciare il proprio paese per stabilirsi, temporaneamente o definitivamente, in un altro paese. Tale decisione, ha carattere volontario anche se spesso è indotta da ragioni economiche. Avviene cioè quando una persona cerca in un altro paese un lavoro e migliori condizioni di vita.

Profugo: termine che indica chi lascia il proprio paese a causa di eventi esterni (guerre, invasioni, catastrofi naturali).

Regolari/Irregolari: gli immigrati regolari sono coloro che risiedono in uno Stato con un permesso di soggiorno rilasciato dall’autorità competente. Gli irregolari sono gli immigrati con permesso di soggiorno scaduto e non rinnovato.

Richiedente Asilo: colui che fugge dal proprio paese e inoltra, in un altro Stato, una domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato. La sua domanda viene poi esaminata dalle autorità competenti di quel paese (in Italia la Commissione Centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato). Fino al momento della decisione in merito alla domanda egli è un richiedente asilo.

Rifugiato: è colui che è costretto a lasciare il proprio paese a causa di persecuzioni per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche (Convenzione di Ginevra 1951). A differenza del migrante non ha scelta: non può tornare nel proprio paese di origine se non a rischio della propria sicurezza e incolumità. Dal punto di vista giuridico-amministrativo èuna persona cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato.

Sfollato: spesso usato come traduzione dell’espressione inglese “Internally displaced person” (Idp). Per sfollato si intende colui che abbandona la propia abitazione per gli stessi motivi del rifugiato ma non oltrepassa un confine internazionale, restando dunque all’interno del proprio paese. In altri contesti si parla genericamente di sfollato come di chi sfugge anche a causa di catastrofi naturali.

Re: Ecco quando le migrazioni sono e non sono invasioni

MessaggioInviato: ven lug 12, 2019 5:38 am
da Berto
I RIFUGIATI SIRIANI IN GIORDANIA
commento di Marco Limburgo
Istituto Analisi Relazioni Internazionali

https://www.facebook.com/IARIweb/posts/ ... __tn__=K-R

Dall'inizio della guerra civile in Siria la vicina Giordania ha accolto piu di un milione e duecentomila profughi scappati dal paese devastato dai combattimenti. A otto anni dall'inizio del conflitto la situazione dei profughi siriani continua a restare senza una soluzione stabile in quanto restano aperte diversi contenzioni tra Amman e Damasco, le rispettive autorità oltre che in dubbio la sicurezza della Siria e il suo assetto post bellico.

La Giordania è una monarchia mediorientale schiacciata tra Israele / Palestina, la Siria, l'Iraq e l'Arabia Saudita. E una costruzione post coloniale che non rispecchia le identità tribali, l'assetto di uno stato nazione o è stato costituito lungo linee di faglia o in presenza di risorse fossile. Un paese di dieci milioni di abitanti, prevalentemente desertico, demograficamente variegato e in continuo bilico economico e sociale. Più della metà degli abitanti è costituita da profughi palestinesi scappati in diverse ondate nel corso dei conflitti che dal 1948 (Nakba) hanno insanguinato la Terra Santa a cui si sono aggiunti decine di migliaia di profughi iracheni e successivamente l'ondata siriana.

La sovrappopolazione, un sistema economico tendenzialmente inadeguato, l'alta disoccupazione, corruzione e altri fattori macroeconomici hanno reso il paese fortemente dipendente dall'aiuto internazionale, dal sostegno dei paesi del golfo che puntualmente sorreggono l'economia di Amman in quanto temono la caduta della dinastia hashemita al potere nel paese e l'instaurazione di un governo islamista o finanziato dagli acerrimi nemici di sauditi e alleati. Di fronte all'insostenibile situazione economica e sociale la popolazione ha risposto con una continua mobilitazione, proteste di piazza e organizzazioni comunitari che hanno messo a dura prova i governi succedutisi e costringendo il monarca a operare continui rimpasti.

L'enorme afflusso di profughi ha ulteriormente complicato l'equilibrio demografico e sociale con l'emergere di sentimenti di ostilità verso i profughi da parte dell'opinione pubblica e di diversi esponenti politici. La decisione americana di tagliere i fondi all'URNWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione) ha inflitto un colpo di grazie alle già vuote casse giordane. Solo il 21% dei profughi vivono nei campi profughi sotto la giurisdizione delle Nazioni Uniti mentre il resto degli altri è distribuito nel paese complicando i processi di rimpatrio futuri richiesti dal governo Giordano. Scuole, ospedali, servizi sociali e città sono sature mentre è sempre piu difficile per un siriano trovare lavoro o integrarsi pur temporaneamente in un ambiente ostile.

Qual'è il futuro della comunità? Al momento i rapporti tra i due paesi sono abbastanza cordiali ma il regime di Assad è ben lungi dall'accettare il rimpatrio di espatriati spesso ostili verso lo stato baathista complicando i processi di ingegneria demografica messi in piedi dal governo di Damasco. Cosi come in Libano (altro paese provato dalla presenza eccessiva di profughi siriani) i processi di rimpatrio sono iniziati ad un tasso eccessivamente lento sia per la scarsa capacità organizzativa che per la mancanza di collaborazione siriana oltre confine. Così come il Libano, nemmeno la Giordania è tra i Paesi firmatari della Convezione di Ginevra del 1951, relativa allo statuto dei rifugiati. La situazione dei campi profughi continua ad essere apocalittica, l'affollamento e l'ostilità tra autoctoni appare in aumento mentre il ritorno dei profughi scappati dal conflitto deve ritornare ad essere una priorità per sgravare il governo giordano da un incubo sociale, rimarginare le ferite di guerra ma questo dovrà avvenire quando la Siria tornerà ad essere un paese pacifico anche grazie alla collaborazione del governo di Assad.



Alberto Pento
Da ricordare:

Settembre nero in Giordania
https://it.wikipedia.org/wiki/Settembre ... _Giordania
Il settembre del 1970 è noto nella storia araba come Settembre nero e viene talvolta indicato come l'"epoca degli eventi spiacevoli". Fu un mese in cui il Re hashemita Husayn di Giordania si mosse per reprimere un tentativo delle organizzazioni palestinesi di rovesciare la sua monarchia. L'attacco provocò pesanti perdite fra i civili palestinesi. Il conflitto armato durò fino al luglio del 1971.

Il caso del Libano
Libano, l'invasione nazi-maomettana e Israele
viewtopic.php?f=188&t=2769


Non portarti la morte in casa, non hai colpe né responsabilità
viewtopic.php?f=194&t=2624

Re: Ecco quando le migrazioni sono e non sono invasioni

MessaggioInviato: dom gen 24, 2021 1:04 pm
da Berto
Le Isole Canarie, sull'orlo di un'esplosione sociale
Danila Rocca
23 gennaio 2021

https://www.seiditenerifese.com/le-isol ... e-sociale/

Le Canarie sono oggi anche una prigione. Una prigione per migliaia di immigrati illegali la cui intenzione era, una volta giunti nell’arcipelago, quella di continuare il loro viaggio nel continente, e che hanno visto sogni irrealistici frustrati e promossi irresponsabilmente da attivisti e organizzazioni non governative con interessi dubbi (che dovrebbero essere indagati dall’UE).

Sogni, inoltre, che per quegli immigrati, avrebbero dovuto essere smontati molto prima di salire su una barca, a rischiare la vita per niente.

Ed è anche una prigione per gli stessi canarini, i cittadini che devono vivere ora, volente o no, la violenza, il furto, il vandalismo e le minacce di gruppi di immigrati clandestini, che la polizia cerca di contenere come può avendo solo in aiuto la passività del governo centrale .

Una situazione che potrebbe generare un grosso problema. Quello della fuga del turismo da cui le isole dipendono per la loro sopravvivenza.

Cocktail esplosivo

Quattro sindaci delle Canarie spiegano oggi a EL ESPAÑOL quali sono le conseguenze pratiche dell’arrivo di migliaia di clandestini nelle isole, al di là di quei discorsi ostinati, sempre vaporosi e utopici, che parlano di aprire le porte dell’Europa a tutti coloro che vogliano raggiungerla. Oltretutto in regime di Pandemia, quando andrebbero rispettati e tutelati “tutti” gli arrivi alle isole.

Come se la capacità di assorbimento delle società europee fosse infinita e quegli immigrati fossero sempre facilmente accomodabili .

La realtà tutti sappiamo bene è che non è così. Nelle Isole Canarie, centinaia di immigrati clandestini sono stati tolti dagli hotel dove il governo li aveva ospitati per atti di vandalismo.

Una decisione pericolosa fin dall’inizio, quella di ospitarli in aziende private, e che ha avuto una fine tripla negativa. Allontana il turismo, rovina gli uomini d’affari del settore e genera un livello di insicurezza senza precedenti nelle strade delle Isole Canarie , isole felici, dove non esisteva il timore di ritrovarsi faccia a faccia con la paura.

Il rischio di un’epidemia sociale sulle isole è oggi più alto che mai. Questo è il risultato finale della mancanza di una politica di immigrazione sensata volta a scoraggiare ciò che non potrà mai concretizzarsi se non in una piccola parte dei casi .

L’incapacità e la mancanza di volonta’ di rimpatriare immediatamente migliaia di immigrati nei loro paesi di origine (altri 370 arrivati a Lanzarote questo mercoledì) li ha lasciati in un limbo allegale che è il terreno fertile perfetto per il conflitto .

Un conflitto alimentato dalla frustrazione e dall’incertezza, a cui si aggiungono incentivi estremamente perversi. Un motivo potrebbe essere quello che nulla ha da perdere un clandestino che sa che prima o poi verrà rimpatriato nel suo Paese di origine.
Combattimenti, rapine e aggressioni

Combattimenti, rapine, attacchi e minacce sono già il pane quotidiano nelle isole. I sindaci con cui ha parlato EL ESPAÑOL dicono di sentirsi abbandonati dal governo. Chiedono sicurezza e appoggio, e il trasferimento degli immigrati nei campi destinati a ospitarli, quando comunque questi luoghi non gioveranno a nessuno, se gli immigrati non saranno costretti a restarci.

“Il 60% degli incidenti che si verificano nel comune” dice Onalia Bueno , sindaco di Mogán, “sono compiuti da minori. Hanno lanciato mobili e pietre contro la Guardia Civile. Si tratta di giovani tra i 14 ei 17 anni che sono ospitati in tre hotel. Hanno anche attaccato monitor ed educatori . C’è un enorme livello di insicurezza “.

Queste testimonianze sono gridi di allarme sufficienti per capire la gravità di quanto sta accadendo nelle Isole Canarie. L’obbligo principale dello Stato è garantire la sicurezza dei suoi cittadini. Se quella clausola centrale del contratto sociale viene unilateralmente infranta da uno Stato che detiene il monopolio dell’effettiva applicazione della legge, abbandonando i cittadini al loro destino di fronte alla violenza , i cittadini rispetteranno quel contratto?

Il rischio che si corre e’ grande quando il governo decide di ignorare i propri obblighi per interessi di ogni tipo. O per semplice incompetenza.

Le Isole Canarie stanno morendo e il governo sembra più determinato a sopprimerle per inerzia che a salvar loro la vita . I cittadini delle Canarie hanno raggiunto l’estremo della disperazione.