Diritti Umani Universali che non esistono

Diritti Umani Universali che non esistono

Messaggioda Berto » lun apr 17, 2017 1:45 pm

Diritti Umani Universali che non esistono
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =25&t=2584



Diritti umani, naturali e universali, sociali, civili e politici che non esistono:

1) dire falsa testimonianza, diffamare, calunniare, ingannare gli altri
2) rubare, truffare, rapinare, ricattare, estorcere, aggredire il prossimo
3) spacciare droga e alimenti dannosi
4) ferire e uccidere
5) ridurre in schiavitù
6) stuprare e costringere al matrimonio forzato le bambine e qualsiasi altra donna o uomo
7) infibulare e castrare
8) abusare sessualmente dei minori
9) violare e ledere la dignità altrui
10) violare e ledere la libertà del prossimo
11) violare e invadere la proprietà altri
12) violare e invadere la casa altrui
13) violare e invadere clandestinamente i paesi delle altre comunità etniche e e nazionali
14) abusare delle convenzioni e dei trattati internazionalii sul soccorso in mare, l'asilo politico e l'aiuto umanitario
15) l'accoglienza e l'ospitalità obbligatorie che di fatto sono una riduzione in schiavitù
16) violare e ledere la sovranità territoriale e politica dei popoli e delle comunità umane
17) in generale fare del male agli altri esseri umani.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Diritti Umani Universali che non esistono

Messaggioda Berto » lun apr 17, 2017 1:48 pm

Premessa


Crimini contro l'umanità ossia violazioni gravi dei diritti umani, civili e politici degli esseri umani cittadini dei vari paesi del mondo
viewtopic.php?f=205&t=2957
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5524575934


1) lo stupro delle donne;
2) l'infibulazione forzata delle bambine;
3) il matrimonio forzato delle bambine e delle giovani;
4) la sottomissione forzata e la schiavizzazione della donna;
5) l'invasione clandestina, l'accoglienza obbligatoria e il meticciato forzato;
6) la propaganda omosessuale ai bambini, la teoria del gender, i trattamenti ormonali dei piccoli e le operazioni chirurgiche che mutilano irrimediabilmente i corpi per favorire un impossibile e innaturale cambio di genere; e la pratica perversa della pedofilia sia eterosessuale che omosessuale;
7) il suprematismo nero come quello dei BLM e la teorica critica della razza per cui i bianchi sarebbero naturalmente razzisti;
8 ) l'antisemitismo/antisionismo/antisraelismo dei cristiani, degli atei e in particolare dei nazi maomettani;
9) le utopie totalitarie sociali, politiche e religiose che ingannano, illudono, inducono al fanatismo, alla violenza, alla discriminazione alla guerra come:
a) il fascismo e il nazismo;
b) il suprematismo nazi maomettano con la sua discriminazione per i non mussulmani, i diversamente religiosi, aregligiosi e pensanti, per gli atei e gli apostati, per la libertà e l'ugualianza della donna, per la sua istigazione al disprezzo, all'odio, all'omicidio e alla strage dei non islamici;
c) il suprematismo comunista e la demonizzazione della proprietà privata, del libero mercato e della libera impresa, della diversità e della disuguaglianza, della responsabilità e del merito;
10) il politicamente corretto in generale nelle sue varie articolazioni;
11) la demonizzazione e la criminalizzazione attraverso la calunnia, la diffamazione e la menzogna delle persone, delle etnie, dei popoli, delle nazioni, degli stati, per sopraffarli, depredarli, impedire e negar loro il diritto alla difesa (alla legittima difesa personale e dei confini dello stato/paese), alla libertà, alla sovranità civile e politica (tra cui la negazione dell'accoglienza scriteriata e indiscriminata), per negare il libero esercizio e la realizzazione dell'umanità delle persone.
12) il suprematismo utopico umano sociale e politico dei falsi buoni e dei falsi salvatori del mondo che mettono al primo posto della loro agenda i deboli, i poveri, i bisognosi, i malati, i disabili e gli ultimi per dare contro ai forti, ai ricchi, ai sani e a chi sta bene e non ha problemi, per depredarli, asservirli, ridurli in schiavitù.
...

Tutte queste manifestazioni, attività, comportamenti, ideologie/teologie/mitologie non sono descrivibili/narrabili/trattabili come bene e quindi come cultura e come civiltà ma unicamente come male e quindi come incultura e inciviltà.



Il Politicamente corretto (PC): il peggiore crimine contro l'umanità
Il Politicamente Corretto è l'ideologia del male e dell'inversione assurda elevate a bene e assunte come diritto, è l'ideologia dell'odio e del caos.
La menzogna, l'inganno, l'illusione del Politicamente corretto e le sue violazioni dei diritti umani
viewtopic.php?f=196&t=2947
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6835049120

La violenza della menzogna del PC precede e anticipa la violenza fisica del suo totalitarismo sociale e politico istituzionale, poliziesco, giuridico e militare.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Diritti Umani Universali che non esistono

Messaggioda Berto » lun apr 17, 2017 1:50 pm

Indice:


1)
Il male non ha alcun diritto ad essere tutelato come tale ma solo quello di essere riconosciuto, denunciato, perseguitato, combattuto, eliminato, risanato e trasformato in bene.

2)
Non esiste alcun diritto alla cittadinanza del mondo, poiché non esiste alcuna cittadinanza del mondo!

3)
Non esiste il diritto umano e civile a violare la casa, il domicilio, la proprietà, il paese altrui.
Non esiste il diritto a introdursi illecitamente senza permesso e contro la volontà altrui nella casa, nel domicilio, nella proprietà, nei paesi/territori degli altri esseri umani e delle altre comunità umane.

4)
Non esiste alcun diritto a violare i confini dei paesi altrui contro la volontà dei legittimi abitanti e proprietari di quei paesi, per nessuna ragione al mondo, nemmeno in caso di catastrofi naturali, pandemiche e belliche.

5)
Non esiste alcun diritto (assoluto e relativo) ad essere soccorso, accolto, ospitato nei paesi altrui contro la volontà dei cittadini sovrani di quei paesi e a loro spese, specialmente abusando delle convenzioni internazionali sul soccorso in mare e sull'aiuto umanitario e sul'asilo politico.

6)
Non esiste alcun diritto alla propria "cultura e civiltà" in casa altrui e nei paesi degli altri ove si emigra e si è ospiti se queste sono incompatibili e in costrasto con quelle dei padroni di casa e dei cittadini nativi o autoctoni dei paesi ospitanti

7)
Non esiste alcun diritto a rubare e stuprare e a usare violenza da parte di chichessia

8)
Non esiste alcun diritto per i trangender uomini che si sentono donne di essere considerarti e trattati come donne e femmine e di essere chiamati donna, così per le transgender donna che si sentono uomini di essere considerate e trattate come uomini e maschi e di essere chiamati uomini.
Non esiste alcun diritto di propagandare e di praticare liberamente la pedofilia.

9)
Non esiste alcun diritto di poter praticare lo stupro, la pedofilia e il cannibalismo, di ammazzare il prossimo e di mangiarlo per qualsiasi motivo.

10)
...


Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Diritti Umani Universali che non esistono

Messaggioda Berto » lun apr 24, 2017 8:55 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Diritti Umani Universali che non esistono

Messaggioda Berto » lun apr 24, 2017 9:01 am

1) Non esiste alcun diritto alla cittadinanza del mondo, poiché non esiste alcuna cittadinanza del mondo!

La cittadinanza esiste soltanto legata alle varie città, ai vari paesi, alle varie nazioni e ai vari stati.

L'idea della cittadinanza mondiale è come quella funesta secondo cui la proprietà è un furto;
oppure come quella, altrettanto funesta, che la terra sarebbe in ogni sua parte indistintamente di tutti;
o come quella che le religioni sono tutte uguali e che gli idoli di ogni religione sono D-o;
o come quella che il terrorista assassino Maometto, fondatore del nazismo maomettano sia stato un santo, un uomo buono paragonabile all'ebreo Cristo e che l'Islam è una religione/ideologia politico religiosa che migliora l'umanità, che diffonde l'amore, la pace e la fratellanza.


La proprietà non è un furto e un male ma un bene prezioso e rubare non è un bene ma un male
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2495

La proprietà può essere un bene pubblico o privato.

Il territorio di uno stato è una proprietà o bene pubblico, di tutti i cittadini, come la terra e la casa di un qualsiasi cittadino è una proprietà e un bene privato.

Violare la proprietà di un privato è un reato, un delitto; allo stesso modo violare il territorio di uno stato è un reato, un delitto contro la proprietà pubblica.
La terra non è proprietà di tutti gli uomini indistintamente ma ogni territorio è proprietà di una qualche comunità particolare e pertanto chi non appartiene a quella comunità non può esercitare alcun diritto di proprietà.

Anche la cittadinanza è un bene pubblico, della città o paese o nazione che appartiene a tutti i suoi cittadini.

La cittadinanza come i suoi diritti e doveri civili di cittadinanza non sono beni umani universali ma beni che appartengono soltanto ai membri di quella comunità, di quella città.
Nell'elenco dei Diritti Umani Universali vi sono anche il diritto alla proprietà e alla cittadinanza ma tali diritti, ogni uomo, li esplica o li può esercitare soltanto nella propria terra e nella propria città o paese o nazione o stato e non in quella degli altri.





Stati dove non è permessa la doppia cittadinanza:
https://www.cittadinanza.biz/gli-stati- ... ttadinanza
In Europa:
Andorra, Austria, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Botswana, Danimarca, Estonia, Georgia, Irlanda, Islanda, Norvegia, Ucraina
Quelli citati sono gli Stati dei quali si perde la cittadinanza d’origine senza alcuna eccezione, mentre per il i Paesi Bassi e la Repubblica Ceca si devono fare delle eccezioni.

Atri grandi paesi del Mondo
Cina Repubblica Popolare, Congo Repubblica Democratica, Congo Brazzaville, Corea del Sud, Costa d’Avorio, Cuba, Etiopia, Filippine, Giappone, India, Indonesia, Iran, Iraq, Malesia, Mali, Mauritania, Messico, Nigeria, Pakistan, Sudafrica, Tunisia, Ucraina, Uganda, Venezuela.
Quelli citati sono gli Stati dei quali si perde la cittadinanza d’origine senza alcuna eccezione, mentre per il Brasile, l’Ecuador si devono fare delle eccezioni.

Paesi islamici o nezzo islamici che non riconoscono la doppia cittadinanza
Bosnia Erzegovina, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Liberia, Madagascar, Malesia, Mali, Pakistan, Tunisia.


L’Arabia saudita riconosce la doppia cittadinanza?
http://www.ambriad.esteri.it/ambasciata ... _frequenti
Le autorità saudite non riconoscono la doppia cittadinanza e normalmente ritirano il passaporto italiano dei connazionali che ottengono la nazionalità saudita. Ciò non comporta la perdita della cittadinanza italiana, ed i nostri uffici consolari provvedono di norma alla restituzione del passaporto ai connazionali e, a fronte di apposita richiesta, all'emissione di un visto d'ingresso Schengen di lunga durata sul passaporto saudita degli interessati.


http://vitaforza.com/article/elenco-dei ... ttadinanza
Con la doppia cittadinanza offre vantaggi pratici, come la previdenza sociale, di viaggio e di opportunità di lavoro e possibile avanzamento di carriera. Una persona con doppia cittadinanza dai diritti di cittadinanza ed è soggetto alle responsabilità dei due paesi, che egli è cittadino. L'acquisizione di una seconda cittadinanza è soltanto legalmente possibile per i cittadini di quei paesi che consentono la doppia cittadinanza.

Canada

I cittadini di Canada possono ancora mantenere la loro cittadinanza di acquisire una seconda cittadinanza di un altro paese, a meno che qualora volontariamente rinunciano. Tuttavia, per i cittadini di molti altri paesi che ottengono la cittadinanza canadese, la doppia cittadinanza non si applica sempre.

Gli Stati Uniti d'America

Anche se gli Stati Uniti non favoriscono la doppia cittadinanza, riconosce. Se un bambino di cittadini americani nati al di fuori del paese, a seconda dei paesi e delle circostanze, il bambino avrà la doppia cittadinanza.

Australia

Un cittadino australiano può ottenere la cittadinanza di un altro paese, senza perdere la loro cittadinanza australiana. I cittadini di altri paesi sono qualificati per richiedere la cittadinanza australiana per nascita, matrimonio, discesa o naturalizzazione.

Regno Unito

Il Regno Unito non chiede a nessuno di rinunciare alla cittadinanza in altri paesi per diventare un cittadino dei cittadini del Regno Unito due volte nel Regno Unito sono anche permesso di tenere un secondo passaporto con i loro passaporti britannici .

Italia

La legge italiana consente la doppia cittadinanza se è stata acquisita a partire dal 15 agosto 1992. Coloro che ha acquisito un'altra cittadinanza dopo tale data ma prima 23 Gennaio 2001, ha avuto tre mesi di tempo per informare il loro casellario locale o il Consolato italiano nel loro paese di residenza.

Suede

La legge svedese sulla cittadinanza si basa sul principio di "jus sanguinis", il che significa che la cittadinanza si acquisisce alla nascita se un genitore è un cittadino svedese, a prescindere dal luogo di nascita. Dal 2001, la Svezia ha accettato la doppia nazionalità senza restrizioni.

Egitto

Legge egiziana accetta la doppia nazionalità. Egiziani che ha acquisito la cittadinanza straniera possono mantenere la loro cittadinanza egiziana in cui dichiarano la loro volontà di tenerlo in anno per diventare un cittadino di un altro paese. Cittadini egiziani naturalizzati possono mantenere la loro nazionalità originale se l'altro paese permette. Tuttavia, i titolari di doppia cittadinanza sono esenti dal servizio militare e divieto di registrazione nelle accademie militari e di polizia o di essere eletto al parlamento in Egitto.

Libano

Secondo la costituzione nel 1926 in Libano, una persona con doppia nazionalità non perde la cittadinanza libanese. I bambini nati da padri libanesi hanno diritto alla cittadinanza libanese; Allo stesso modo, mogli straniere di mariti libanesi possono chiedere la cittadinanza libanese. Essi hanno diritto ad un anno dopo il matrimonio se hanno l'approvazione dei loro mariti.

Armenia

Nel 2007, il parlamento armeno ha approvato la legge sulla doppia cittadinanza. Nel giugno 2008, le ambasciate armeni di tutto il mondo hanno iniziato ad accettare le domande di cittadinanza.

Sudafrica

Sudafricani che acquisire la cittadinanza con un altro paese perderanno la loro cittadinanza sudafricana meno che non abbia il permesso del loro governo per preservarla. Tuttavia, i richiedenti inferiore a 21 sono esenti da questo.

Altri Paesi

Oltre ai paesi di cui sopra, i seguenti paesi consentono anche la doppia cittadinanza: Austria, Australia, Bangladesh, Belgio, Belize, Brasile, Colombia, Cipro, Dominica, El Salvador, Finlandia, Francia, Germania, Grenada, Ungheria, Islanda, Iran, Iraq, Irlanda, Israele, Giordania, Lettonia, Lituania, Macedonia, Malta, Messico, Montenegro, Nuova Zelanda, Pakistan, Filippine, Russia, Serbia, Spagna, Sri Lanka, St. Kitts e Nevis, Svizzera, Siria, Vietnam e Samoa Occidentale

Alberto Pento
La cittadinanza comporta l'esercizio dei diritti civili e politici come il voto amministrativo e politico; nonché i relativi doveri.
La doppia cittadinanza di un forestiero può costituire per il nativo una discriminazione in quanto il forestiero farebbe valere due volte la sua volontà politica una nel paese del nativo e un'altra nel suo paese di origine che nell'ambito dei rapporti internazionali e bilaterali tra paesi, potrebbe condizionare la vita del nativo che si troverebbe così discriminato rispetto al forestiero, non potendo far valere anche lui due volte la sua volontà.
Per me la doppia cittadinanza, laddove non vi sia reciprocità, laddove non vi sia vera democrazia, laddove si abbia a che fare con cittadini forestieri di paesi con politiche, ideologie, religioni intolleranti, violente, discriminanti, irrispettose dei diritti umani potrebbe costituire una grave lesione dei diritti umani del cittadino nativo.

Sicuramente sono questioni complicate, difficili e delicate però vanno affrontate innanzi tutto nell'interesse dei cittadini nativi che non debbono assolutamente essere penalizzati i cui diritti vanno salvaguardati per primi.
Io che sono veneto vorrei la doppia cittadinanza: quella veneta e quella mista italo-europea.



Falsi cittadini del mondo: V. Arrigoni, G. Regeni e altri
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2233

Comunisti, internazicomunisti e dintorni
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 176&t=1711


Anche questi antisionisti antisemiti si rifanno alla cittadinanza mondiale e a diritti universali che non esistono

Ebrei antisionisti
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2240


La perversione del senso del 25 aprile
Polemiche. Le bandiere palestinesi al corteo? Un vulnus inaccettabile per il presidente della comunità ebraica romana Pacifici e per qualche ultrà del sionismo più isterico. Ma screditando le ragioni di chi lotta per una Palestina libera si sovverte il significato della Resistenza
Moni Ovadia
11.4.2015

https://ilmanifesto.it/la-perversione-d ... -25-aprile


Nel corso della mia vita e da che ho l’età della ragione, ho cercato di partecipare, anno dopo anno a ogni manifestazione del 25 aprile.

Un paio di anni fa, percorrendo il corteo alla ricerca della mia collocazione sotto le bandiere dell’Anpi, mi imbattei nel gruppo che rappresentava i combattenti della “brigata ebraica”, aggregata nel corso della seconda guerra mondiale alle truppe alleate del generale Alexander e impegnata nel conflitto contro le forze nazifasciste. Qualcuno dei componenti di quel drappello mi riconobbe e mi salutò cordialmente, ma uno di loro mi rivolse un invito sgradevole, mi disse: «Vieni qui con la tua gente». Io con un gesto gli feci capire che andavo più avanti a cercare le bandiere dell’Anpi che il 25 aprile è «la mia gente» perché io sono iscritto all’Anpi con il titolo di antifascista. Lui per tutta risposta mi apostrofò con queste parole: «Sì, sì, vai con i tuoi amici palestinesi».

Il tono sprezzante con cui pronunciò la parola palestinesi sottintendeva chiaramente «con i nemici del tuo popolo». Io gli risposi dandogli istintivamente del coglione e affrettai il passo lasciando che la sua risposta, sicuramente becera si disperdesse nell’allegro vociare dei manifestanti.

Questo episodio, apparentemente innocuo, mi fece scontrare con una realtà assai triste che si è insediata nelle comunità ebraiche.

I grandi valori universali dell’ebraismo sono stati progressivamente accantonati a favore di un nazionalismo israeliano acritico ed estremo. Un nazionalismo che identifica stato con governo.

Naturalmente non tutti gli ebrei delle comunità hanno imboccato questa deriva sciovinista, ma la parte maggioritaria, quella che alle elezioni conquista sempre il “governo” comunitario, fa dell’identificazione di ebrei e Israele il punto più qualificante del proprio programma al quale dedica la prevalenza delle sue energie.

Io ritengo inaccettabile questa ideologia nazionalista, in primis come essere umano perché il nazionalismo devasta il valore integro e universale della persona, poi come ebreo, perché nessun altro flagello ha provocato tanti lutti agli ebrei e alle minoranze in generale e da ultimo perché, come insegna il lascito morale di Vittorio Arrigoni, io non riconosco altra patria che non sia quella dei diseredati e dei giusti di tutta la terra.

L’ideologia nazionalista israeliana negli ultimi giorni ha fatto maturare uno dei suoi frutti tossici: la decisione presa dalla comunità ebraica di Roma, per il tramite del suo presidente Riccardo Pacifici, di non partecipare al corteo e alla manifestazione del prossimo 25 aprile. La ragione ufficiale è che nel corteo sfileranno bandiere palestinesi, vulnus inaccettabile per il presidente Pacifici, in quanto nel tempo della seconda guerra mondiale, il gran muftì di Gerusalemme Amin al Husseini, massima autorità religiosa sunnita in terra di Palestina fu alleato di Hitler, favorì la formazione di corpi paramilitari musulmani a fianco della Germania nazista e fu fiero oppositore dell’instaurazione di uno stato Ebraico nel territorio del mandato britannico. Mentre la brigata ebraica combatteva con gli alleati contro i nazifascisti. Tutto vero, ma il muftì nel 1948 venne destituito e arrestato: oggi vedendo una bandiera palestinese a chi viene in mente il gran muftì di allora? Praticamente a nessuno, se si eccettua qualche ultrà del sionismo più isterico o qualche fanatico modello Isis.

Oggi la bandiera palestinese parla a tutti i democratici di un popolo colonizzato, occupato, che subisce continue e incessanti vessazioni, che chiede di essere riconosciuto nella sua identità nazionale, che si batte per esistere contro la politica repressiva del governo di uno stato armato fino ai denti che lo opprime e gli nega i diritti più elementari ed essenziali. Un governo che lo umilia escogitando uno stillicidio di violenze psicologiche e fisiche e pseudo legali per rendere esausta e irrilevante la sua stessa esistenza.

Quella bandiera ha pieno diritto di sfilare il 25 aprile – com’è accaduto per decenni e senza polemica alcuna – e glielo garantisce il fatto di essere la bandiera di un popolo che chiede di essere riconosciuto, un popolo che lotta contro l’apartheid, contro l’oppressione, per liberarsi da un occupante, da una colonizzazione delle proprie legittime terre, legittime secondo la legalità internazionale, un popolo che vuole uscire di prigione o da una gabbia per garantire futuro ai propri figli e dignità alle proprie donne e ai propri vecchi, un popolo la cui gente muore combattendo armi alla mano contro i fanatici del sedicente Califfato islamico nel campo profughi di Yarmouk, nella martoriata Damasco.

E degli ebrei che si vogliono rappresentanti di quella brigata ebraica che combatté contro la barbarie nazifascista hanno problemi ad essere un corteo con quella bandiera? Allora siamo alla perversione del senso ultimo della Resistenza.

La verità è che quella del gran muftì di allora è solo un pretesto capzioso e strumentale. Il vero scopo del presidente Pacifici e di coloro che lo seguono – e addolora sapere che l’Aned condivide questa scelta -, è quello di servire pedissequamente la politica di Netanyahu, che consiste nello screditare chiunque sostenga le sacrosante rivendicazioni del popolo palestinese.

Per dare forza a questa propaganda è dunque necessario staccare la memoria della persecuzione antisemita dalle altre persecuzioni del nazifascismo e soprattutto dalla Resistenza espressa dalle forze della sinistra. È necessario discriminare fra vittima e vittima israelianizzando la Shoah e cortocircuitando la differenza fra ebreo d’Israele ed ebreo della Diaspora per proporre l’idea di un solo popolo non più tale per il suo legame libero e dialettico con la Torah, il Talmud e il pensiero ebraico, bensì un popolo tribalmente legato da una terra, da un governo e dalla forza militare.

Se come temo, questo è lo scopo ultimo dell’abbandono del fronte antifascista con il pretesto che accoglie la bandiera palestinese, la scelta non potrà che portare lacerazioni e sciagure, come è vocazione di ogni nazionalismo che non riconosce più il valore dell’altro, del tu, dello straniero come figura costitutiva dell’etica monoteista ma vede solo nemici da sottomettere con la forza.



Alberto Pento
Non solo, questo Ovadia, come ebreo rinnegato e inter-nazi-comunista è anche un violatore dei diritti umani universali tra i peggiori e gran parte di questa orribile genia, è casta statalista italiana, parte di qull'orrendo assembramento ademocratico e parassitario, più fascista dei fascisti, che si definisce "resistenza-antifascista" dove si ritrovano quelli dell'ANPI, i sodali dei vili criminali che hanno provocato la rappresaglia delle fosse Ardeatine e che hanno lasciato morire 335 persone innocenti al loro posto (senza fare nulla per salvarle), gli antisemiti nazi-islamico-palestinesi, gli estremisti del nazismo rosso, ... tutta quella banda criminale che in buona parte vive della predazione dello stato italiano e che ritiene che la proprietà sia un furto e che quindi gli uomini non abbiano alcun diritto di avere e di difendere la propria casa, la propria patria o nazione, il proprio paese, i propri beni e la propria libertà e sovranità, ... ritenendo tutto ciò dei disvalori da cui però sono esclusi i privilegi di cui invece godono loro in nome di presunti e inesistenti valori universali come "la cittadinanza mondiale" il diritto a migrare e il dovere assoluto dell'accoglienza.

Nazismo maomettano = Islam = dhimmitudine = apartheid = razzismo = sterminio
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2526

I falsi buoni che fanno del male
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2574

La demenza irresponsabile di Bergoglio
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 132&t=2591


Nazionalità e cittadinanza non sono la stessa identica cosa
viewtopic.php?f=194&t=2991
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0962421133
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Re: Diritti Umani Universali che non esistono

Messaggioda Berto » lun apr 24, 2017 9:03 am

Ius soli e cittadinanza
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=1772


???


Lo IUS SOLI e la grande visione liberista..

https://www.facebook.com/antonello.busa ... 8916631529

La discussione sullo IUS SOLI potrebbe essere chiusa in tre righe. È giusto che chiunque nasca in un certo paese sia automaticamente cittadino di quel Paese? Direi di sì in linea di principio. Se nasci in quel territorio apprenderai più o meno quali sono gli usi e costumi di quel territorio, la lingua e così via.

Purtroppo le cose non sono così semplici. IN INGHILTERRA vivono secondo la intelligence britannica, 23000 estremisti islamici, ognuno potenzialmente potrebbe fare una strage. In Inghilterra, nazione che ha adottato lo IUS SOLI per questione di principio, ormai c’è un sindaco musulmano nella capitale. I musulmani si sviluppano numericamente molto più degli altri e quindi il paese diventa a maggioranza musulmana. Guardate quel che è accaduto in Libano dove i maroniti erano il 60% e oggi sono dovuti emigrare. Guardate cosa accaduto in Egitto dove i Copti sono sempre meno e perseguitati. ( Nemmeno il Papa si è espresso dopo l’ ultima strage a danno dei copti… mah.!!! ) .

Quindi a limitare quello che sarebbe un diritto alla cittadinanza automatica per nascita ci sono numerose ragioni. Ad esempio se Italia adottasse IUS SOLI, siamo certi che i gommoni dei migranti non diverrebbero di colpo pieni di donne incinte? Partorisco qui, figlio cittadino, ricongiungimento familiare ed in pochi anni migliaia non di persone, ma di famiglie (vere o false visto che documentazioni in Africa non sono così corrette e precise), diverrebbero cittadini italiani con possibilità di voto, pensione e sussidi vari. Senza mai aver contribuito né loro, né i loro genitori o avi, alla crescita di questo Paese.

Lo Ius Soli potrebbe essere forse giusto se non ci fosse in atto un piano Kalergi rivisitato e modificato ad hoc, per far diventare la società italiana una società meticcia senza usi, costumi, religione o altro in comune. E proprio per questo più semplice da sottomettere. Tutte le rivoluzioni comprese quella di Ottobre in Russia non sono mai partite dal basso, bensì dal medio. Dalla piccola e media borghesia pensante che aveva abbastanza soldi per finanziare una rivoluzione e abbastanza cultura e tempo per PENSARE ad una rivoluzione. Non furono i contadini, o i braccianti, a ribellarsi. Ebbene qualcuno ci vuole portare sul modello USA. Pochi ricchi a Beverly Hills e Manhattan e tanti meticci nei sobborghi poveri e violenti. Poca classe media e spesso indebitata. Una società “ Fish and chips”, “ MC Donald”, senza vita, cibo e vacanze di qualità, con lavori precari e spesso mal pagati, poche garanzie sulla salute e poco wellfare. D’altronde in USA lo spazio non manca e quando hanno iniziato con lo IUS SOLI era un continente disabitato da ripopolare. . I pochi pellerossa uccisi a colpi di peste, colera e gatling. In USA la vita di molti americani è possedere un'automobile; però,nessun viaggio, nessuna cultura, cibo e alcool di bassa qualità. Televisione, violenza e armi libere.

L’Italia era il Paese delle professioni, della classe media, della salute garantita a tutti, delle pensioni umane e del diritto a non essere licenziato in tronco. A volte si è anche esagerato, soprattutto per colpa di certa magistratura, ma non si può confondere una stortura del sistema con il problema in sé. Era l’Italia dei padroncini che a loro volta spendevano e facevano circolare soldi e ricchezza, seppur troppo spesso a "nero". Non è mai stata l’Italia delle grandi multinazionali e delle élites e nemmeno della finanza.

Il completo abbandonarsi alla globalizzazione sfrenata, la moneta unica, l’abbattimento delle frontiere, il dumping salariale e fiscale, fanno tutti parte dello stesso obiettivo strategico. Prendere soldi e ricchezze dove ci sono. Gli italiani sono per 80% proprietari di case? Tassiamo le case. Hanno soldi in borsa e sui conti correnti? Tassiamo anche lì. Molti hanno le barche? Tassa di stazionamento (gov. Monti).
In Francia hanno eletto il loro Mario Monti. Sono riusciti a creare un Presidente senza un partito né una ideologia dietro, cosicché fosse votabile da tutti turandosi il naso, pur di non votare la Le Pen, che i media francesi descrivevano come la personificazione di BELZEBU’.

Lo IUS SOLI andrebbe anche bene se non ci fossero i terroristi, il nuovo piano Kalergi e se ci fosse spazio per tutti. Andrebbe bene se i migranti futuri cittadini non fossero concorrenti per dumping salariale per i nostri lavoratori. Il fatto di non avere lo IUS SOLI permette ad uno Stato di espellere uno anche solo sospettato di terrorismo. Pur se ora non accade quasi mai. Ma è una possibilità che lo Stato si tiene in tasca. Se avremo lo IUS SOLI questo non sarà più possibile. E comunque mai IUS SOLI a clandestini. Vedrete che troveranno un modo ” temperato o moderato” per lo IUS SOLI. All’ inizio…. Poi diverremo come Svezia o Inghilterra.

Lo IUS SOLI fa parte di questa grande visione contro la classe media. E va fermato.



Contro lo Ius soli, l'accoglienza senza integrazione genera i Trump
Roberto Marchesi
2017/07/12

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... mp/3708616

L’attuale martellante e quotidiana spinta politica che Matteo Renzi, con quel che resta del suo Pd, sta imponendo all’agenda parlamentare allo scopo di approvare con fretta assolutamente ingiustificata la nuova legge dello Ius soli temperato, fa pensare immediatamente più alla sua necessità di tenere impegnati i media nazionali su un tema secondario per sviare l’attenzione mediatica dalle indagini su suo padre e su membri importanti del governo “Gentiloni”, piuttosto che alla reale ansia di giustizia sociale che comporterebbe una discussione seria sulla concessione della cittadinanza agli immigrati.

Infatti, ci sono oggi sicuramente in Italia urgenze sul piano economico e sociale molto più gravi, anche se non si può sottovalutare il doveroso principio di accogliere umanamente chi giunge sulle nostre coste bisognoso di tutto. È però una questione di numeri, già ora gli sbarchi hanno raggiunto il livello di saturazione per le nostre strutture di accoglienza. È perciò del tutto inopportuno in questa fase dare palesi segnali di regolarizzazione a immigrati che non sono entrati regolarmente nel nostro paese.

Chi ha responsabilità di governo in Italia ha il dovere dell’accoglienza solo nei confronti dei rifugiati non verso tutti i desiderosi di emigrare del mondo. E ha il dovere di valutare se il suo popolo e le sue strutture sono pronte, sul piano sociale, organizzativo e culturale ad accogliere nuove ondate di emigranti. Tutti i governi del mondo si comportano così.

La cittadinanza non può essere data “alla leggera” perché, soprattutto se è data in tempi brevi a un gran numero di immigrati provenienti da culture diverse, non solo non darebbe luogo ad integrazione, ma produrrebbe rivolta in chi vede minacciato il proprio equilibrio sociale, costruito in anni di lavoro e sacrifici, da una invasione esterna di “alieni” che il governo non ha saputo fermare.

Il “fenomeno Trump” deve moltissimo a questo sentimento che né i repubblicani né tanto meno i democratici hanno saputo vedere per tempo. Eppure, la cittadinanza Usa non viene data tanto facilmente a chi non è nato negli Usa. Anzi, è attualmente molto più difficile da ottenere rispetto a quella che si vorrebbe dare in Italia con lo Ius soli temperato.

Io sono emigrato in America a fine anni 90 e ho preso la cittadinanza americana in soli 5 anni, ma prima, come tutti, ho dovuto aspettare la “Green card”. La mia è arrivata dopo sette anni e la mia domanda è stata accolta solo perché ho potuto garantire al console americano la mia moralità con una fedina penale intonsa e con la dimostrazione di capacità economiche e reddituali più che soddisfacenti (adesso è tutto più difficile).

Al quinto anno ho dovuto anche superare un esame di lingua inglese e anche della conoscenza almeno basilare della costituzione americana. Infine, ho dovuto fare un vincolante giuramento di fedeltà alle leggi e agli ideali americani.

Il tema della cittadinanza va inquadrato nella sua corretta dimensione separando nettamente l’assoluto bisogno di assistenza dei veri “rifugiati” da quello degli emigranti per altre cause o ragioni per i quali occorre invece stabilire regole tanto precise quanto severe di accoglienza, essendo impossibile accogliere tutti quelli che avrebbero desiderio di emigrare.

Lo Ius soli puro, esiste solo negli Usa per ragioni particolari, quello di Renzi, pur essendo “temperato” contiene ancora eccessivo automatismo. In Italia, è preferibile optare verso un sistema di accoglienza più coerente con le nostre tradizioni culturali, perché la verità è che nessuno al mondo si integra facilmente. Chi emigra si impegna normalmente a fare ciò che è indispensabile per essere accettato dalla comunità nella quale vuole inserirsi (la lingua, il lavoro, gli affari).

Sul piano culturale è vero invece che sono pochissimi quelli disponibili ad abbandonare le proprie radici culturali. Ed è tanto più vero quanto meno evolute culturalmente sono le società dalle quali gli immigrati provengono. In alcuni casi vi sono persino culture ataviche che pretendendo di conservare anche nella nazione di accoglienza le loro usanze primordiali. Non c’è solo il burka, sussistono pervicacemente persino inumane e assurde tradizioni tribali legate alla loro religione e ai loro usi e costumi. Il bimensile Mother jones (in lingua inglese) pubblica nel numero di luglio la storia di una branchia religiosa musulmana, la Dawoodi Bohras che pratica tuttora negli Usa la Khatna, una forma di “genital mutilation” alle loro bambine.

È una pratica barbarica e illegale, ma sono proprio le stesse mamme a tramandare quella violenta tradizione sulle proprie figlie. Se non trovano nessuno in loco ad eseguire quelle tremende sevizie, organizzano una “vacanza” nei luoghi di origine, dove certamente troveranno chi lo fa. E non sono casi isolati, sono diverse migliaia nel mondo. Potrebbero già esserci anche in Italia, provenienti dall’Africa. È comunque assodato che in tutta Europa non si è correttamente tenuto conto della necessità di pretendere una maggiore integrazione ai nostri valori culturali.

Se esiste tuttora persino difficoltà di integrazione tra i popoli del Nord Europa e quelli del Sud, dove le radici culturali sono le stesse ma è diversa in sostanza l’osservanza alle regole di civica convivenza, figuriamoci se è possibile una rapida integrazione tra gli europei e gli africani. Non si può concedere completa cittadinanza a chi non ha assorbito almeno le basi della nostra cultura europea di tolleranza, civismo, pacifismo, costruzione di un welfare di assistenza garantita a tutti.

L’accoglienza senza integrazione poteva essere tollerata nel corpo continentale finché l’immigrazione era una minoranza numerica limitata. Ora che sta diventando una minoranza numerica importante non lasciamo che produca a livello popolare gli stessi effetti che ha prodotto nell’America di Trump, cioè un ritorno a desideri di autarchia, di disgregazione sociale e di vero e proprio razzismo.

La cittadinanza va data, a chi non ne ha diritto per Ius sanguinis, solo al raggiungimento di un livello di integrazione adeguato allo standard europeo, possibile anche in tempi brevi, altrimenti si può procedere, come in America, al rilascio delle green card, che danno, salvo il diritto di voto, quasi tutti i diritti della cittadinanza.





Considerazioni e riflessioni sulla cittadinanza
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9173095851


Nazionalità e cittadinanza non sono la stessa identica cosa e a volte non coincidono affatto e possono pure essere in contrasto.
viewtopic.php?f=194&t=2991
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0962421133
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Re: Diritti Umani Universali che non esistono

Messaggioda Berto » lun mag 15, 2017 8:05 pm

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Re: Diritti Umani Universali che non esistono

Messaggioda Berto » lun mag 15, 2017 8:10 pm

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Re: Diritti Umani Universali che non esistono

Messaggioda Berto » lun mag 15, 2017 8:29 pm

2) Non esiste alcun diritto umano naturale e politico universale a migrare e ad essere accolto ovunque, indipendentemente dalla volontà degli altri ad accogliere nella loro casa, nel loro paese, città, nazione, stato, terra.


Migrare e non migrare, accogliere e non accogliere, diritti e doveri
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2498


Non esiste il dovere assoluto ad accogliere e il diritto assoluto ad essere accolti.

I diritti umani universali a migrare e a non migrare dal proprio paese natale esistono al pari del diritto universale alla non accoglienza che però è prioritario rispetto al diritto di essere accolto.

Il diritto internazionale ad essere accolti per i rifugianti asilanti sussiste assieme al diritto alla non accoglienza, qualora non esistessero le condizioni necessarie, basilari per l'accoglienza stessa e la valutazione di tali condizioni fanno capo unicamente al paese a cui è chiesta la disponibilià ad accogliere:

condizioni demografiche, economiche, politiche, culturali che lo consentano.

Qualora non vi sia lo spazio demografico sufficente,
qualora non vi siano le risorse economiche bastanti,
qualora l'accoglienza comportasse gravi problemi politici e sociali a danno dei cittadini del paese a cui è chiesta l'accoglienza,
qualora non vi siano le compatibilità culturali, sociali e religiose tra i richiedenti ospitalità e rifugio con gli abitanti del paese a cui si rivolge la richiesta.


Accoglienza o ospitalità imposta o forzata è un crimine contro l'umanità
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2420


Cuneo, i parrocchiani contro l'arrivo di 24 profughi: "I negri non li vogliamo". Il prete si arrende: "Non ci sono condizioni"
di Andrea Giambartolomei
15 maggio 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... ni/3587572

Alla fine hanno vinto i contrari e le minacce. Così anche il parroco don Eraldo Serra si è arreso. Ventiquattro profughi non saranno accolti nei locali della parrocchia Immacolata Concezione di Maria a Roata Canale, una piccola frazione di Cuneo abitata da quattrocento persone. La decisione è stata comunicata al termine della messa di domenica 14 maggio celebrata da don Serra. Molti suoi fedeli si erano schierati contro quel progetto di accoglienza al punto che sulla bacheca parrocchiale era comparso un volantino dai toni violenti: “Questo non è un consiglio, è una minaccia. Noi i negri non li vogliamo”. Dopo il messaggio di alcuni, don Eraldo ha deciso: l’accoglienza non s’ha da fare.

La decisione è arrivata dopo un incontro col vescovo Piero Delbosco avvenuto il 2 maggio, quando è emerso che “non esistono le condizioni ambientali per realizzare il progetto della Ubuntu onlus con l’utilizzo dei locali della casa delle opere parrocchiali”, si legge nel comunicato letto al termine della messa. Gli abitanti della frazione, nel dibattito pubblico nella palestra della scuola, avevano riferito il timore non tanto dei “negri”, quanto la paura di non poter più utilizzare gli spazi pubblici della parrocchia come il campo da bocce, quello da calcio, le aule per il catechismo e via dicendo. Poi, ovviamente, non mancavano critiche al “business dell’accoglienza”. Preso atto della contrarietà dei concittadini, don Serra ha riferito al presidente dell’organizzazione che il piano di accoglienza non poteva proseguire, una decisione “conclusiva e definitiva”.

Il parroco ha comunque ringraziato le donne e gli uomini “che hanno operato con onestà, sincerità e verità”, quelli “che hanno dialogato, discusso, ragionato”, poi quelli che “provano ogni giorno a costruire un mondo ricco di umanità, in cui sia bello crescere i propri figli” e ancora quelli che “magari con tanta fatica, testimoniano che il Vangelo è davvero una buona notizia”. Tra i pochi destinatari del suo ringraziamento andrebbe incluso un medico di un ospedale di Cuneo, Corrado Lauro, che il 25 aprile, al termine della festa della Liberazione, ha scritto un post su Facebook rivolto “agli abitanti della frazione cuneese che hanno esposto il cartello”: “Comunico che non intendo prestar loro alcun intervento sanitario in elezione se non in caso di immediato rischio vita o qualora si configurassero le condizioni di una denuncia per il reato di omissione di soccorso – scriveva -. Siete pertanto pregati di rivolgervi ad altro più qualificato professionista. Comincia così la mia Resistenza”. La sua provocazione, però, è stata ripresa e contestata dal centrodestra, impegnato nella campagna elettorale in corso a Cuneo, e il dottore è stato costretto a precisare un punto: “Non mi permetterei mai di fare un triage selettivo su chi si presenta in ambulatorio e meno che mai eviterei di soccorrere qualcuno bisognoso di aiuto”, ha detto ai cronisti locali. Lo ha ripetuto anche sabato sera, ospite di Massimo Gramellini a “Le parole della settimana” su Raitre, dove ha aggiunto che “esiste un confine di tolleranza oltre al quale non possiamo retrocedere”. Dopo quell’intervento, il dottore ha scritto sulla sua pagina Facebook un ultimo messaggio pubblico: “Perdonatemi, devo spegnere i riflettori e tornare dai miei pazienti”.


???

Il paese non vuole gli immigrati. Il medico annuncia agli abitanti: «Io non vi curo più»
Giovedì 11 Maggio 2017

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 33403.html

Il cartello è comparso in paese contro l'ipotesi che la parrocchia ospitasse 24 richiedenti asilo. «Questa è una minaccia, noi i negri non li vogliamo». A rispondere alla provocazione ci ha pensato un medico, che su Facebook ha annunciato l'intenzione di non curare più gli autori di quel manifesto, e chi la pensa come loro. Perché si tratta di un volantino, spiega, «di razzismo e intolleranza inaccettabile».

Accade in due piccole frazioni della provincia di Cuneo, Roata Canale e Spinetta. Protagonista il dottor Corrado Lauro, che lavora nel reparto di Chirurgia generale dell'ospedale Santa Croce di Cuneo. La vicenda è riportata sulle pagine locali di alcuni quotidiani. «Siete pregati di rivolgervi a un altro più qualificato professionista», scrive sul social il medico, che promette: nessun intervento sanitario «se non in caso di immediato rischio di vita o qualora si configurassero le condizioni di una denuncia per omissione di soccorso». Un centinaio i commenti al post del dottore. C'è chi si dice d'accordo, chi invece crede che abbia passato il segno. Ma il medico sembra intenzionato a tirare dritto

Alberto Pento
Cacciare questo imbecille dal paese. Toglieteli il saluto, non servitegli più il pane, il caffè al bar, la frutta dal fruttivendolo, la benzina al distributore, non nanutentategli più l'ambulatorio (niente elettricista, niente idraulico, niente pittore, niente pulizie), non vendetegli più niente, manifestategli tutto il disprezzo che potete a questo irresponsabile senza rispetto. Fate lo stesso con la moglie e con i figli.



Migrare e non migrare, accogliere e non accogliere, diritti e doveri
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2498



Slogan demenziale: Diritti senza confini

A Roma corteo pro-migranti, sos infiltrati
2017/12/15

http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca ... d11fd.html

È allerta per il corteo nazionale di oggi pro-immigrati a Roma che sfila per le strade del centro storico della città.

La manifestazione "Diritti senza confini", parte da piazza della Repubblica diretta a piazza del Popolo.

"Siamo in 25mila", dicono i promotori del corteo. I manifestanti stanno arrivando ora a piazza del Popolo, dove si conclude la manifestazione, al grido "Libertà".

"Il 12 dicembre abbiamo chiesto un incontro al ministro Minniti, siamo in attesa di una risposta. Non vogliamo intermediazione". A dirlo Aboubakar Soumahoro, del coordinamento "Diritti senza Confini" promotore del corteo pro migranti in corso a Roma. "Vogliamo sapere da lui cosa vuole fare con noi invisibili", ha aggiunto.

"Oggi è la giornata degli invisibili, di tutti quelli che sono stati confinati nelle periferie, nelle campagne, di tutti quelli che sono stati colpiti dalle norme repressive. Ma è la giornata soprattutto per dire che chiediamo giustizia sociale, libertà di circolazione e diritti". E' quanto afferma Abdoul, uno dei tanti migranti che sta manifestando a Roma. "E' la nostra giornata - aggiunge il giovane che viene dal Senegal - Ci siamo tutti in piazza. Vogliamo finalmente vogliono riprendersi tutto". E' un corteo "meticcio" con in testa molti migranti, provenienti soprattutto dai Paesi dell'Africa centrale, seguiti poi dai movimenti per l'abitare, centri sociali e studenti. Tra gli slogan: "Libertà senza confini" e "Permesso di soggiorno per tutti".

Ad aderire all'evento il 'mondo antirazzista': dall'Usb alla Coalizione Internazionale Sans-Papiers, dai movimenti per i diritti all'abitare agli studenti, alle realtà della sinistra estrema. Per gli investigatori il rischio, però, è che nel corteo possano infiltrarsi gruppi di violenti, provenienti anche da altre città italiane, con l'obiettivo di creare disordini.

Vietato indossare caschi e indumenti per travisarsi come anche portare oggetti contundenti, mazze di ogni tipo, artifizi pirotecnici o esplosivi. Controlli su persone, borse e zaini lungo tutto il tragitto della manifestazione.

Le rimozioni di veicoli e cassonetti sono scattate fin da questa mattina alle 8. Anche le consuete bonifiche lungo il percorso. Sotto la 'lente' le stazioni ferroviarie e i caselli autostradali all'ingresso della Capitale dove confluiranno i partecipanti provenienti da altre città italiane.

Ieri nel tardo pomeriggio si è svolto un tavolo tecnico in Questura a cui hanno partecipato anche gli organizzatori del corteo che avrebbero assicurato si tratterà di una manifestazione pacifica.

Intanto nel lancio della manifestazione i promotori avevano sottolineato: "Siamo i dannati della globalizzazione e delle politiche antisociali imposte dall'Unione europea e dalla Banca centrale europea (BCE) alle popolazioni d'Europa e d'Italia, che privano le persone del reddito, del lavoro e dell'alloggio indipendentemente dalla provenienza geografica". Tra i punti della piattaforma proposta: la libertà di circolazione e di residenza; la solidarietà, l'antirazzismo e la giustizia sociale; la regolarizzazione dei migranti presenti in Italia; l'abolizione delle "leggi repressive".


Parassiti, falsi, manipolatori dei diritti umani, ladri di vita
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2668



“La libertà di immigrare non esiste”
di Marco Valerio Lo Prete
2015/08/31

https://www.ilfoglio.it/articoli/2015/0 ... iste-87075


Roma. Il ministro dell’Interno inglese, Theresa May, ha detto di voler tornare alla “libertà di movimento” come originariamente intesa dal progetto della costruzione europea, prima cioè di una sequela di correzioni giurisprudenziali. “Libertà di muoversi per lavorare, non libertà di attraversare i confini per cercare un lavoro o per accedere a benefici welfaristici”, ha scritto sul Sunday Times.
Sollevando un polverone di polemiche più o meno appropriate anche in Italia, visto che il Regno Unito è già fuori dagli accordi di Schengen, e già accoglie più del doppio di immigrati di quanto non faccia il nostro paese pure quando investito da flussi straordinari. A non scandalizzarsi di certo per la posizione della May sarebbe probabilmente Hans-Herman Hoppe, filosofo tedesco, addottorato in Germania con Jürgen Habermas, poi trasferitosi nel 1986 in America e folgorato dal libertarianism di Murray N. Rothbard (1926-1995).
Cosa c’entri uno dei principali pensatori anarco-capitalisti viventi con le restrizioni ai flussi migratori tornerà a spiegarlo lo stesso Hoppe tra una decina di giorni, durante il seminario annuale della sua Property and Freedom Society che si terrà in Turchia, paese dove lo studioso oggi vive. D’altronde le sue tesi, in America, già animano da anni un dibattito accademico e politico sull’immigrazione che non ha eguali in Europa. È il dibattito sugli “open borders”, come lo abbiamo descritto su queste colonne, con al centro la tesi – sostenuta da svariati economisti libertari e liberisti – per cui gli stati dovrebbero sbarazzarsi delle frontiere. In questo modo si avvantaggerebbero al meglio dello spostamento di milioni di persone in fuga da guerra o povertà, e incentiverebbero pure un effetto propulsivo della crescita mondiale.
Perché il pil del pianeta ne uscirebbe raddoppiato nel giro di due decenni, prevedono questi studiosi ragionando sull’aumento dei consumi e della forza lavoro, sulla crescita esponenziale di libertà di spostamento e d’innovazione. Esercitare l’immaginazione su un’ipotesi radicale, come appunto è l’abbattimento delle frontiere, non è inutile. Il confronto, che in America si muove spesso sulla base di statistiche accurate e previsioni econometriche, attira anche studiosi mainstream come il decano di economia dell’immigrazione di Harvard George Borjas, intervenuto sull’ultimo numero del Journal of Economic Literature per criticare i fautori dei “confini liberi”. Un dibattito, insomma, che spinge almeno gli analisti a uscire da certi schemi un po’ moralistici che immobilizzano la ragione.

Come collocare, in questo contesto, le posizioni restrittive di Hans-Hermann Hoppe? È necessario partire dalla sua opera principale, “Democracy: The God that Failed”, meritoriamente tradotta in Italia da Alberto Mingardi (direttore dell’Istituto Bruno Leoni) e pubblicata nel 2005 da Liberilibri. Interventi successivi e recenti dello stesso Hoppe hanno continuato a rimandare al nocciolo duro della sua analisi, secondo cui staremmo attraversando una fase di “decivilizzazione”. Caratterizzata da “consumo dei capitali, previdenza e orizzonte di pianificazione sempre più ristretti e un progressivo brutalizzarsi della vita sociale”. Lo studioso, fautore in via di principio dello smantellamento totale dello stato, individua nel regime monarchico – con “lo Stato posseduto a titolo privato” – l’opzione second best. Nel regime monarchico, infatti, “la struttura d’incentivi cui il sovrano è soggetto è tale che è suo interesse comportarsi in modo relativamente previdente e adottare solo politiche fiscali e militari moderate”. Ma lo Stato monarchico è stato rottamato dallo spirito democratico-repubblicano, palesatosi assieme alla Rivoluzione francese e al suo esportatore Napoleone. Alla fine comunque è la Prima guerra mondiale, secondo Hoppe, “il momento in cui la proprietà privata dello Stato venne completamente sostituita dalla proprietà pubblica dello Stato, e da cui è sgorgata una tendenza verso crescenti gradi di preferenza temporale collettiva, crescita del governo e un relativo processo di decivilizzazione”. Il governante democratico non è incentivato a dedicarsi alla conservazione e all’accrescimento del capitale di un paese, piuttosto fa di tutto per difendersi dalla concorrenza di chi vuole gestire le leve del potere al suo posto. Da qui l’enfasi dei governi democratici sulla redistribuzione della ricchezza (privata) e il sopravvento del diritto pubblico (su quello privato). La democrazia, secondo Hoppe, diventa una gara dei governanti per assegnare o promettere privilegi a dei gruppi, “la redistribuzione avrà di norma effetti egualitari e non elitisti”, ergo “la struttura della società verrà progressivamente deformata”. Come opporsi a tale deriva? Delegittimando agli occhi dell’opinione pubblica la democrazia, ricordando che perfino la monarchia è più funzionale, e fomentando la secessione di piccoli stati. E se il Dio della democrazia ha fallito, sostiene Hoppe, in particolare le politiche migratorie sono lì a dimostrarlo. Vediamo perché.

“Le cose cambiano in maniera radicale e il processo di civilizzazione deraglia permanentemente quando le violazioni dei diritti di proprietà prendono la forma dell’interferenza governativa”, scrive Hoppe. “La tassazione, il prelievo di ricchezza da parte dello stato e le regolamentazioni imposte da esso – a differenza della sua controparte criminale – sono considerate legittime, e alla vittima dell’interferenza da parte dello stato, a differenza della vittima di un crimine, non viene riconosciuto il diritto a difendersi fisicamente e a proteggere la sua proprietà”. Secondo Hoppe questa china ha inizio nel 1918.

Hoppe si dice convinto dell’“argomentazione classica” a favore della “libera immigrazione”: “A parità di condizioni, le attività commerciali e industriali tendono a trasferirsi dove i salari sono bassi, mentre la forza lavoro tende a trasferirsi dove i salari sono più elevati. In tal modo si produce una tendenza all’uniformazione dei salari (a parità di tipo di lavoro) e alla allocazione ottimale del capitale. (…) Si aggiunga che tradizionalmente i sindacati – e oggi anche gli ambientalisti – si oppongono alla libera immigrazione: già di per sé questo fattore dovrebbe rappresentare un buon argomento a favore di una politica di libera immigrazione”. Almeno tre sono però le obiezioni che fanno ricredere Hoppe che perciò prende le distanze dagli analisti pro “open borders”.

Innanzitutto il concetto di “ricchezza” e “benessere” è soggettivo, ergo un aumento del pil globale non può diventare l’argomento passepartout per liberalizzare i flussi di persone: “Giacché qualcuno potrebbe preferire avere un tenore di vita più basso in cambio di una maggiore distanza tra sé e il prossimo, piuttosto che godere di un livello di vita più elevato al prezzo di una maggiore prossimità agli altri”.

La seconda obiezione risponde a quanti notano una naturale sintonia tra il sostenere la libertà degli scambi economici e la libertà totale degli spostamenti di persone. Risponde Hoppe: “Non vi è nessuna analogia tra libero scambio e libera immigrazione, e restrizioni al commercio e all’immigrazione. I fenomeni del commercio e dell’immigrazione sono diversi sotto un profilo fondamentale, e i sostantivi ‘libertà’ e ‘restrizione’ declinati con ciascuno dei due termini assumono significati radicalmente diversi: gli individui possono spostarsi e migrare, i beni e i servizi no”. In altre parole, “mentre un soggetto può migrare da un luogo all’altro senza che nessun altro lo voglia, merci e servizi non possono essere inviati da una parte all’altra senza che chi spedisce e chi riceve siano d’accordo”.

Si arriva così alla terza obiezione, quella più radicale. Riguarda la “proprietà” dei territori su cui le migrazioni hanno luogo. In una società “anarco-capitalista”, come la vorrebbe Hoppe, “tutta la terra è di proprietà di individui privati, comprese tutte le strade, i fiumi, gli aeroporti, i porti e via dicendo”. In tale situazione “non vi è distinzione netta tra ‘locali’ (ossia cittadini del posto) e stranieri”; l’immigrazione è possibile solo quando c’è il consenso dei legittimi proprietari della terra. In presenza di un simile ordinamento sociale, “non esiste libertà d’immigrazione o un diritto di ingresso in capo all’immigrante”. Le politiche migratorie cambiano “quando il governo è di proprietà pubblica”. Se il governante democratico assomiglia a un “curatore temporaneo” che vuole massimizzare “denaro e potere”, “in accordo con l’egualitarismo intrinseco della democrazia, dovuto al fatto che ogni individuo dispone del voto, il governante tenderà a perseguire politiche migratorie di chiaro stampo egualitario, ossia non discriminatorie”. Quando si tratta di immigrazione, dunque, poco importa che entrino nel paese “vagabondi o produttori” – scrive Hoppe – anzi, “vagabondi e individui improduttivi potrebbero essere i residenti e i cittadini preferiti, in quanto si tratta di categorie che creano il maggior numero dei cosiddetti problemi ‘sociali’ e i governanti democratici prosperano proprio grazie all’esistenza di tali presunti problemi”. Il filosofo sostiene che “il risultato di questa politica di non-discriminazione consiste in un’integrazione forzata, ossia nell’obbligare a una convivenza forzata, con masse di immigrati di più basso livello, i proprietari del paese che, se avessero potuto scegliere, avrebbero mostrato una maggiore oculatezza e avrebbero scelto dei vicini alquanto diversi”. Per tornare al parallelo con lo scambio delle merci, “libero commercio” si riferisce a scambi che avvengono soltanto su sollecitazione di privati e aziende; “libera immigrazione non significa immigrazione su invito di singoli e imprese, ma invasione non voluta e integrazione forzata”. Altro che “immigrazione libera”, quella che si realizza in America e in Europa occidentale, secondo Hoppe, è “integrazione forzata bella e buona, e l’integrazione forzata è il prevedibile esito della regola democratica di concedere un voto a chiunque”.

La soluzione è “contrattuale” o non è

Per correggere questa tendenza, Hoppe propone misure correttive e preventive di tipo contrattuale. Le prime consistono nell’estendere la proprietà privata quanto più possibile, per ridurre il “costo della protezione” che spetta allo stato garantire. Il muro al confine tra Messico e Stati Uniti, secondo il pensatore, costa molto perché dalla parte americana ci sono ampi territori pubblici. Affidandoli ai privati, che s’intesterebbero la gestione dei flussi, si risparmierebbe. Le misure preventive equivalgono ad assicurarsi che ogni immigrato sia munito di “un invito valido da parte di un proprietario residente”; il soggetto che riceve l’immigrato si assume le responsabilità per le azioni compiute dal suo ospite, e l’immigrato sarà escluso dai servizi finanziati dal settore pubblico finché non diventerà cittadino. Un altro scenario, fantascientifico ma non troppo, che interroga anche l’Europa.



Migrare non è un diritto
Il blog di Andrea Indini
30nov 18

http://blog.ilgiornale.it/indini/2018/1 ... 6thX_Kwxso

Ho sempre inteso la frontiera come il confine ultimo dello Stato. Si può entrare e uscire. Ma, proprio come le mura di casa, si erge (invisibile) a proteggere chi sta dentro. Sono nato quando c’erano ancora i controlli all’uscita di Ventimiglia, prima di raggiungere l’assolata Costa Azzurra. Da allora il mondo ha fatto a tempo ad aprirsi e poi a richiudersi. La “libera circolazione” ha dato la parvenza di un’Europa aperta e inclusiva. Ma è stata appunto un’illusione. Che si è inesorabilmente schiantata prima contro gli agghiaccianti attentati alle Torri Gemelle e alle principali capitali europee e poi contro l’inarrestabile avanzata di immigrati dall’Africa e da Oriente. Allora si è capito che quei confini andavano difesi.

Non esiste il diritto a emigrare. È una baggianata inventata dalla sinistra per meri fini propagandistici. Le Nazioni Unite non hanno fatto altro che avallare questa scempiaggine inventandosi il “Global Migration Compact”, un documento che ha come obiettivo primario l’abbattimento delle barriere per aiutare chi vuole a emigrare e a raggiungere, in sicurezza, qualunque Paese desideri. La risoluzione consta di 23 articoli che sono un vero e proprio guazzabuglio di direttive in salsa terzomondista e che non guarda in faccia ai disastri creati dai progressisti dopo cinque anni di politiche improntate sull’apertura e sull’accoglienza. Non solo. Si ripropone anche di andare a caccia di razzisti e xenofobi per poi poterli mettere al bando e “sensibilizzare e istruire i professionisti dei media a una terminologia e informazione etica”.

Nonostante lo sfacelo a cui tutti noi abbiano assistito negli ultimi anni, nei prossimi giorni l’Onu chiederà ai governi di apporre una firma sotto il documento del “Global Compact”. Si ritroveranno il 10-11 dicembre a Marrakech per mettere in piedi questa pagliacciata. Fortunatamente, dopo che il premier Giuseppe Conte si era detto favorevole a questa risoluzione, Matteo Salvini ha puntato i piedi e obbligato il governo a una sterzata. Decidere di non firmare è una mossa squisitamente politica che non metterà il Paese al riparo da una futura invasione né risolverà i problemi legati alla gestione degli immigrati già presenti sul nostro territorio. Servirà, tuttavia, a rimarcare plasticamente le distanze da un modo di pensare fallimentare che sta portando lentamente all’implosione del Vecchio Continente. Il “Global Compact” punta, infatti, a “un approccio cooperativo per ottimizzare i benefici complessivi della migrazione, affrontando i rischi e le sfide per gli individui e le comunità nei Paesi di origine, transito e destinazione”. È per tutto questo che il documento fa gola anche all’ala sinistra del Movimento 5 Stelle. Non sono pochi, infatti, i grillini che in queste ore stanno facendo pressioni su Conte per evitare che diserti Marrakech.

Come già il braccio di ferro sul decreto Sicurezza, anche lo scontro sul Global Compact svela il vero animo della fronda vicina al presidente della Camera, Roberto Fico. Difficile dire se, in caso di voto in parlamento, questi non si prenderebbero la briga di strappare votando con il Pd e Leu. Una rottura che porterebbe inevitabilmente alla crisi di governo. Al di là delle beghe di governo, la divisione sul documento delle Nazioni Uniti materializza, ancora, due visioni opposte del mondo. Qualora dovesse passare, il Global Compact farebbe carta straccia della Convenzione di Ginevra che stabilisce che può essere accolto perché in fuga da guerre o carestie e chi invece deve essere respinto. Si arriverebbe addirittura a “ri-arruolare” le Ong perché diventerebbe legale qualsiasi assistenza di natura umanitaria. Una firma in fondo a quel documento sarebbe dunque una sconfitta per tutti perché trasformerebbe le migrazioni in un diritto inalienabile devastando quello che, a mio avviso, deve restare una delle priorità di qualsiasi Stato: la difesa dei confini.



Sbarchi giù del 95% E l'Onu accusa l'Italia «Diritti umani violati»
Francesca Angeli - Sab, 02/03/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 54974.html

L'accusa dei Relatori speciali sui migranti Ma il Viminale esulta: «Rimpatri aumentati»

Con il peso del nodo Tav ancora irrisolto Matteo Salvini ha bisogno di rassicurare i suoi elettori in vista delle europee.

Il ministro dell'Interno vuole spostare l'attenzione dalle tensioni con M5s e dimostrare che sta mantenendo le sue promesse. Se non quelle sulle grandi opere e la flat tax almeno quelle sull'immigrazione. E dunque ieri tra i tanti post con i quali quotidianamente inonda Facebook il vicepremier ha pubblicato in tono trionfale gli ultimi dati sugli sbarchi.

Nei primi due mesi del 2019 gli sbarchi dei migranti in Italia sono diminuiti del 95 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, scrive il vicepremier citando i dati del Viminale. Dal primo gennaio al 28 febbraio solo 262 sbarchi mentre nello stesso periodo del 2018 ne erano stati registrati 5.247. Dunque prosegue il vicepremier finalmente i rimpatri superano abbondantemente gli arrivi. Gli immigrati rimandati a casa superano di quattro volte il numero di quelli giunti sul nostro territorio 1.099 persone sono ritornate nel loro paese d'origine, 1.013 con rimpatri forzati e 86 con rimpatri volontari assistiti.

Salvini esulta ma l'Onu bacchetta il governo. In un relazione redatta dagli osservatori dell'organizzazione pur riconoscendo la mancanza di una politica dei gestione dei flussi organica da parte della Ue il governo italiano viene accusato di non rispettare i diritti umani dei migranti. Il report ricorda anche il caso dello scrittore Roberto Saviano al quale il ministro dell'Interno voleva togliere la scorta.

Le cifre comunque danno ragione al leader del Carroccio e sono confermate anche dall'ultimo monitoraggio sui flussi di migranti nell'area Ue pubblicato da Frontex. L'agenzia europea che segue quello che accade alle nostre frontiere rileva come nel primo mese del 2019 il numero dei migranti irregolari che hanno attraversato le frontiere dell'Europa sia diminuito di un terzo se paragonato al mese precedente, dicembre e di un quinto rispetto allo stesso mese dello scorso anno.

É ancora Frontex a rilevare che nel 2018 il numero degli arrivi illegali ha toccato il minimo storico da cinque anni anche se l'agenzia avverte che «la pressione migratoria resta relativamente alta».

Gli arrivi dell'ultimo anno registrano addirittura un meno 92 per cento rispetto al picco registrato nel 2015 quando arrivarono in Europa oltre un milione di migranti via mare: 1.014.836 la cifra esatta monitorata dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Quello fu il numero più alto mai registrato. La maggioranza dei migranti arrivò in Grecia dove sbarcarono 856.723 persone.

In Italia invece il picco si registrò nel 2014 con oltre 170.000 arrivi, scesi nel 2015 a 153. 842. Nel 2017 gli arrivi erano ancora più di 100.000. Occorre aspettare il 2018 per il primo calo registrato quando al ministero dell'Interno c'era Marco Minniti e a Palazzo Chigi Paolo Gentiloni. Nel febbraio del 2018 gli arrivi erano scesi a 1.065 contro gli 8.971 del 2017.

Mentre la Lega esulta per i risultati l'alleato grillino non manca di punzecchiare il vicepremier anche sulla questione immigrati. Bene il drastico calo degli sbarchi commenta il grillino Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio. Ma non basta perchè è la macchina dei rimpatri quella che non ingrana. «Salvini si impegni ancora di più sui rimpatri. Sono insufficienti. Stando ai numeri diffusi oggi serviranno più di 75 anni per rimpatriare tutti i 500mila irregolari», sentenzia Brescia.


Alberto Pento
Non c'è nessuna violazione, anzi si difendono e tutelano i diritti umani e civili dei cittadini italiani ed europei. Non esiste il diritto di invadere la terra e la casa altrui. Questi dell'ONU nazi comunista e nazi maomettano sono violatori seriali dei diritti umani naturali universali e civili.



I paesi civili, di buona umanità difendono i loro confini, come ogni buon uomo fa con la propria casa e la sua proprietà
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2800
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3458729814


La mia terra non è la tua terra. Chiudere i porti e presidiare ogni metro di costa.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2784
La terra è di tutti ma ognuno ha la sua terra e la deve difendere. Chiudere i porti e presidiare ogni metro di costa e di confine.



Questo è un paese serio che difende i suoi cittadini, le sue risorse e i giusti diritti umani, civili e di cittadinanza

La Svizzera espelle una cittadina straniera: "Non cerchi lavoro? Te ne devi andare"
È la motivazione con cui il Tribunale Amministrativo del Canton Zurigo ha giustificato il provvedimento verso una cittadina tedesca, che ha vissuto per troppo tempo senza un'occupazione e a carico dell'assistenza
di FRANCO ZANTONELLI
09 agosto 2017

http://www.repubblica.it/economia/2017/ ... P1-S1.4-T1


ZURIGO - O ti dai da fare per trovarti un lavoro, oppure dalla Svizzera te ne devi andare. È questa, in sostanza, la motivazione con cui il Tribunale Amministrativo del Canton Zurigo ha giustificato l'espulsione di una donna straniera, una cittadina tedesca, che ha vissuto per troppo tempo senza un'occupazione, oltretutto a carico dell'assistenza. Da cui ha percepito, tra il 2012 e il febbraio di quest'anno, ben 244 mila franchi di assegni di sostentamento. All'incirca 212 mila euro. La donna, giunta in Svizzera 5 anni fa con 2 figli, per lavorare in una casa di riposo, un anno dopo era già senza impiego e aveva iniziato a farsi mantenere dallo Stato. Nel frattempo era diventata madre per la terza volta, grazie a una relazione con un cittadino svizzero. Avendo un figlio con il passaporto elvetico si sentiva, probabilmente, al sicuro. "Il bambino, tuttavia, ha la doppia cittadinanza, svizzera e tedesca, quindi può anche andare a vivere nella sua altra patria", ha sancito la giustizia zurighese, come ha scritto il quotidiano Corriere del Ticino. "

Se proprio lo si vuole far vivere in Svizzera - ha aggiunto il Tribunale Amministrativo - può rimanere con il padre". In realtà, per i giudici che hanno decretato l'espulsione della donna, è risultato prioritario il fatto che quest'ultima "non si è seriamente preoccupata di trovare un impiego in grado di garantirle il sostentamento". Non certo una missione impossibile in un Paese dove, stando ai dati di luglio, la disoccupazione è al 3%. Fatto sta che la signora tedesca dovrà andarsene entro il 15 ottobre. Il suo non è il primo caso del genere.
Dal 2013 al 2016, solo nel Canton Zurigo, se ne sono registrati altri 70. Lo scorso anno, ad esempio, destò clamore la vicenda di un algerino 35enne, sposato con una cittadina svizzera, dalla quale aveva pure avuto un figlio, che venne costretto a lasciare il Paese dopo aver usufruito di mezzo milione di franchi di aiuti sociali, ovvero dell'equivalente di 435 mila euro.
Il messaggio che traspare da queste decisioni giudiziarie è chiaro: chi pensa di venire in Svizzera, per approfittare della sua solida rete assistenziale, troverà pane per i propri denti.


Democrazia svizzera (un buon sempio)
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =118&t=405
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Re: Diritti Umani Universali che non esistono

Messaggioda Berto » sab mag 20, 2017 7:16 am

Tar, visto a migrante anche condannato - Nulli atti Questura Spezia senza valutazione legami familiari
2017/03/06

http://www.ansa.it/liguria/notizie/2017 ... 08046.html

Illegittimo negare il permesso di soggiorno a un extracomunitario condannato due volte per droga senza valutare i legami familiari. Lo ha stabilito il Tar della Liguria annullando un decreto con cui il questore della Spezia si era espresso in modo negativo nei confronti della domanda di uno straniero, motivando la decisione con la presenza a carico del ricorrente di 2 condanne riguardanti gli stupefacenti. "In presenza di legami familiari debitamente dimostrati, l' amministrazione non può esprimere un diniego senza avere preventivamente analizzato la effettività e la valenza di tali legami - spiega il Tar nella sentenza con cui accoglie il ricorso dell'immigrato -. Va valutata tale situazione rispetto alle esigenze di tutela sociale. Nel caso in questione, la Questura ha espresso un diniego sull'erroneo presupposto che tale contenuto fosse vincolato e derivante dalla presenza delle condanne subite dal ricorrente. In realtà l'amministrazione avrebbe dovuto compiere la valutazione comparativa discrezionale".


Migranti, Tar: "Episodi di rivolta non bastano per revoca permesso di soggiorno"
06 marzo 2017

http://www.genova24.it/2017/03/migranti ... rno-175777


Genova. “Gravi violazioni delle regole della struttura che li ospita a Genova, minacce ad operatori e responsabile”, rifiuto alla partecipazione ad attività previste dal progetto di integrazione, opposizione al trasferimento in altro centro, “ripetuti episodi di insubordinazione”.

Queste accuse, espresse nei confronti di due migranti dalla cooperativa sociale che ha gestito la loro permanenza in Italia, non sono sufficienti per legittimare gli atti con cui il Prefetto aveva revocato i diritti di accoglienza a due richiedenti asilo, uno originario del Togo, l’altro della Nigeria.

Il Tar della Liguria, accogliendo i ricorsi dei due extracomunitari, ha infatti stabilito che la revoca è illegittima senza una preventiva comunicazione agli interessati dell’avvio del procedimento, in assenza di particolari esigenze di celerità.

Annullati dunque i provvedimenti del Prefetto di Genova, mentre il Ministero dell’Interno è stato condannato a pagare le spese di giudizio (mille euro per ciascuna causa).


La sentenza - Il Tar della Liguria: «Niente status di rifugiato per chi spaccia. Chi commette reati perde i benefici»
2017/05/15

http://www.ilsecoloxix.it/p/la_spezia/2 ... fici.shtml

La Spezia - Se spacci, o sei accusato di farlo, perdi lo status di rifugiato politico. Lo ha ribadito il tribunale amministrativo regionale, dando ragione alla Prefettura: che – di fronte alla contestazione delle forze dell’ordine, a carico di un giovane nigeriano – gli ha revocato i benefici concessi. Il Tar ha chiarito che il reato non si concilia con lo status di persona accolta in Italia. Una sentenza che capita proprio mentre il Paese si divide sulle parole di Debora Serracchiani, che ha definito la violenza sessuale «un atto odioso e schifoso, socialmente e moralmente più inaccettabile se compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza in Italia».

La posizione dell’avvocato, Pd, presidente della Regione Friuli, ha scatenato un caso. La sezione spezzina di “Se non ora quando” - alla pari di altre associazione italiane - in una nota si dichiara «attonita», e chiede una «rettifica», accusando la Serracchiani di voler «creare gradi di intollerabilità morale e sociale, secondo un cliché maschile di giudizio».

Tutti gli stupri sono stupri. Questa l’accusa. C’è invece chi ritiene che chi chiede e ottiene accoglienza dovrebbe avere un comportamento ancor più corretto, a fronte del beneficio ricevuto. Il tema è attualissimo. Nel caso del rifugiato spezzino con la droga, il Tar ha ribadito che la legge vale – ed è uguale - per tutti: ma ha precisato che se chi viola la legge è un rifugiato, vengono meno certi benefici. Alla Spezia, l’uomo è arrivato dalla Nigeria, come richiedente protezione internazionale: solo che è stato indagato per detenzione di sostanze stupefacenti, ai fini di spaccio.

Per questa ragione, la Prefettura della Spezia ha revocato le misure di accoglienza, che erano state disposte in suo favore. L’uomo non ha accettato la decisione, e si è presentato ai giudici del Tar, depositando una istanza di sospensione e di annullamento del provvedimento dell’ufficio territoriale di governo. Il suo avvocato ha basato la richiesta sull’omissione della comunicazione preventiva del procedimento di revoca, sostenendo che non fosse stata data notizia al nigeriano, da parte delle autorità, ma ha contestato anche l’eccesso di potere. Secondo il legale, poi, il ricorrente «non sarebbe stato trovato in possesso di alcuna sostanza stupefacente, e comunque, il fatto di possedere droga non sarebbe contemplato fra le ipotesi di revoca delle misure di accoglienza».

Il Tar ha definito infondato il primo motivo, ma anche il secondo. Sul primo, i giudici hanno risposto che il 27 dicembre dello scorso anno, il nigeriano era stato trovato in possesso di droga, contenuta in quattro sacchetti di cellophane. Il documento - si legge nella sentenza - è stato prodotto direttamente dall’avvocatura dello Stato. Sul secondo punto, i giudici hanno osservato che il reato costituisce una grave violazione delle regole della struttura alloggiativa in cui il richiedente protezione internazionale è ospitato. L’amministrazione ha ritenuto che sia stato «provato in giudizio il fatto che il contenuto dispositivo del provvedimento impugnato non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato».

Il ricorso è stato respinto, pertanto, come infondato. Vista la situazione particolare, i magistrati hanno compensato le spese: ognuno salderà le sue. Un atto di cortesia nei confronti del cittadino immigrato, al quale avrebbero dovuto essere altrimenti addebitate anche le spese della controparte, in quanto ha perso il ricorso.
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