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Migranti, monsignor Galantino contro Renzi: "Aiutarli a casa loro non basta"
Sergio Rame - Gio, 13/07/2017
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 19889.html
Nel 2017 arrivati 85mila immigrati. E nelle prossime ore ne sbarcheranno altri 7.300. Ma la Cei non molla: "Siano liberi di scegliere se emigrare"
"La frase 'aiutarli a casa loro', se non si dice come e quando e con quali risorse precise rischia di non bastare e di essere un modo per scrollarsi di dosso le responsabilità".
Mentre l'Italia fa i conti con 4.500 immigrati appena sbarcati e altri 7.100 in dirittura d'arrivo, i vescovi tornano a predicare l'accoglienza. E lo fa attaccando duramente il segretario piddì Matteo Renzi che nei giorni scorsi aveva proposto di "aiutare i migranti a casa loro" anziché continuare a farli sbarcare in Italia. "È troppo generico - ha aggiunto il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino - bisogna capire con quali mezzi, quali strumenti. Le persone se vogliono restare devono essere messe in condizione di farlo".
È, ancora una volta, Nunzio Galantino a criticare chi non ne può di accogliere gli immigrati. Lo fa nonostante i drammatici numeri pubblicati oggi da Frontex. A giugno sono stati 24.800 gli arrivi di migranti in Italia lungo la rotta del Mediterraneo Centrale, con un aumento dell'8% rispetto al livello del mese precedente. Nei primi sei mesi del 2017 sono stati 85mila gli arrivi nel nostro Paese, con un aumento del 21% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. E quello che ci aspetta nelle prossime settimane è, se vogliamo ancora più drammatico. In questo momento nel Mediterraneo ci sono una decina di navi che si stanno dirigendo verso i porti italiani, con a bordo oltre 7.300 migranti salvati negli ultimi giorni al largo della Libia. L'arrivo delle navi, a seconda del porto di destinazione, è previsto tra oggi e la giornata di sabato. Eppure Galantino torna a predicare accoglienza a oltranza criticando lo slogal leghista dell'aiutiamoli a casa loro pronunciato da Renzi nei giorni scorsi.
A margine della tavola rotonda Da mani pulite a Cantone: il valore delle regole a Palazzo Giustiniani, Galantino ha anche colto l'occasione per criticare la contrapposizione tra i poveri e i migranti. Una distinzione che, a detta del segretario della Cei, "è fuori posto" perché alimenta "una guerra tra poveri e le guerre tra poveri in genere servono soltanto ai furbi". Per Galantino, infatti, non esiste alcuna differenza tra profughi e migranti economici: "È come descrivere due tipi di povertà. È come fare la distinzione se uno preferisce morire impiccato o alla sedia elettrica". A suo dire, poi, è fondamentale che qualunque extracomunitario sia liberi di poter venire in Italia o, più in generale, nel Vecchio Continente. "Noi lanciamo la campagna 'liberi di partire - liberi di restare' con 30 milioni dall'otto per mille di aiuti concreti - ha spiegato - mi piacerebbe che questi numeri enormi muovessero le coscienze e le agende politiche. Questo scarto enorme di poveri non può essere lasciato ai margini". Secondo il numero uno dei vescovi, "legare immigrati e poveri è importante perché sono scarti entrambi, metterli in contrapposizione vuol dire invece continuare ad alimentare una guerra tra poveri e le guerre tra poveri servono soltanto ai furbi".
Alberto Pento
Il povero idolatra demente e bugiardo, omette di riconoscere e di dire che non esiste alcun dovere-obbligo all'accoglienza e che non è un diritto quello di essere accolti in casa e nella terra degli altri, sì perché la terra non è di tutti come i territori delle varie comunità umane non sono di tutti, come non sono di tutti i diritti civili e politici propri di ogni comunità.
Anche l'equivalenza tra i poveri della prropria comunità e i poveri del mondo o i finti poveri migranti del mondo è una demenza, una falsità, una manipolazione e questa manipolazione serve ai furbi parassiti e privilegiati come lui. Anche aiutarli a casa loro non è un aobbligo o un dovere come non è un diritto essere aiutati. Questo prete mi fa schifo.
Utopie demenziali e criminali - falsi salvatori del mondo e dell'umanità
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2593
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Migranti, i vescovi criticano Renzi: «Aiutarli a casa loro? Non basta»
Rinaldo Frignani
13 luglio 2017
http://www.corriere.it/cronache/17_lugl ... 9751.shtml
Il segretario generale della Cei, Nunzio Galatino, commenta cosi la frase del segretario Pd sull’emergenza migranti. Il ministro dell’Interno a Tripoli: «Con voi un patto contro i trafficanti». E Milano è la prima città che vuole gemellarsi con quelle libiche
La prima città italiana che ha accettato di gemellarsi con una municipalità libica è Milano. Presto ne seguiranno altre, almeno si spera. «Ho già ricevuto l’ok dal sindaco Sala», conferma il presidente dell’Anci Antonio Decaro, che ieri ha partecipato a Tripoli al vertice sui migranti e sulla lotta ai trafficanti di esseri umani con il ministro dell’Interno Marco Minniti e tredici primi cittadini di altrettante città sulla costa e nel sud della Libia. Una giornata che potrebbe rivelarsi storica — per i sindaci è sicuramente «un’opportunità storica», hanno spiegato — ma che in Italia ha coinciso con la polemica fra monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, e l’ex premier Matteo Renzi sull’ormai famosa frase di quest’ultimo: «Aiutiamoli davvero a casa loro». «Se non si dice dove, quando e con quali risorse, non solo rischia di non bastare ma può anche essere un modo per scrollarsi di dosso le responsabilità», ha affermato Galantino. A smorzare i toni ci ha pensato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, per il quale «il discorso dell’aiutiamoli a casa loro è valido, così la migrazione non è più una realtà forzata ma è libera».
Il patto antitrafficanti
A Tripoli il ministro Minniti, accolto dal premier Fayez Al Sarraj, ha proposto un «patto contro i trafficanti»: rinunciare all’appoggio ai clan che gestiscono le partenze dei migranti verso l’Italia in cambio di finanziamenti per progetti di sviluppo sociale e azioni per risollevare l’economia delle città attualmente sotto il giogo delle bande. Come Sabrata, gioiello storico e culturale, ridotto a un hub per disperati gestito dai trafficanti. Tre sindaci libici — di Al Maya, Zuwarah e Janzur — hanno rivelato di aver già bloccato gli arrivi di migranti dal Niger e dal Ciad, ma anche di aver bisogno di tutto per andare avanti: dai dissalatori agricoli alle celle frigorifere per i cadaveri, da nuovi presidi medici alle spazzatrici per pulire le strade, fino a progetti per attività sportive.
«Toglieteci l’embargo»
Ma soprattutto la Libia chiede che l’Italia agisca nelle sedi internazionali, soprattutto all’Onu, per far togliere l’embargo che impedisce di acquistare nuove armi e colmare il gap con i trafficanti. Che con migliori dotazioni potrebbero essere invece contrastati in modo efficace, sia sulla terra che in mare. In questo ambito peraltro con forze navali italiane per pattugliare le coste. «Che sia possibile togliere l’embargo almeno per alcuni corpi della sicurezza interna, come la guardia costiera e la polizia», chiedono ancora i libici che ieri, con il portavoce della Marina, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem, hanno parlato di «un sospetto contatto fra una Ong e i trafficanti a largo di Sabrata».
Italia vero partner
Quelle di Tripoli sono richieste molteplici e complesse, che ora saranno analizzate anche alla luce di quello che viene considerato un cambio di atteggiamento. «Una manifestazione di determinazione a voler combattere il fenomeno — è il commento dell’ambasciatore d’Italia Giuseppe Perrone —. Spesso si dice del governo libico che sia connivente o incapace: il messaggio che è stato dato è opposto perché c’è voglia di collaborare con l’Italia, il loro vero partner di riferimento in Europa. Per la Libia i trafficanti sono un po’ come la mafia per noi nei decenni scorsi». Il vero problema per Al Sarraj è però il controllo del territorio, con una rete di bande di trafficanti che coinvolge attualmente una quindicina di città. «Dobbiamo liberarci dal flagello che rappresentano e costruire una prospettiva di futuro per i vostri figli — ha concluso ieri Minniti —, la Libia ha mostrato al mondo il suo bel volto, fate in modo che questo messaggio rimanga forte».
Cei, Galantino risponde a Renzi: "Aiutarli a casa loro? Non basta. È un modo per scrollarsi di dosso le responsabilità"
di F. Q. | 13 luglio 2017
di Angela Gennaro
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... ta/3728141
L’idea salviniana di Matteo Renzi sui migranti non va giù anche ai vescovi. Dopo i Giovani Democratici e i distinguo nel partito, la frase “aiutiamoli a casa loro” ha provocato anche la reazione della Cei. Il segretario generale della Comunità episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, ha ribattuto che “se non si dice come e quando e con quali risorse precise”, quella frase “rischia di non bastare e di essere un modo per scrollarsi di dosso le responsabilità“.
Distinguere tra migranti economici e rifugiati di guerra, sottolinea Galantini – “è come descrivere due tipi di povertà” e “è come fare la distinzione se uno preferisce morire impiccato o alla sedia elettrica”. Alle anticipazioni contenute nel libro Avanti, scritto dall’ex presidente del Consiglio, nel quale si ripropongono i “non possiamo accoglierli tutti”, “non abbiamo l’obbligo morale di accoglierli” e si mette fine alla “logica buonista e terzomondista”, i vescovi italiani rispondono con una proposta: “Noi lanciamo la campagna ‘Liberi di partire-liberi di restare’ con 30 milioni dall’otto per mille di aiuti concreti”.
Davanti ai numeri record degli sbarchi registrati nel 2017, è l’esortazione del segretario della Cei, “mi piacerebbe che” si “muovessero le coscienze e le agende politiche” perché “questo scarto enorme di poveri non può essere lasciato ai margini”. Galantino rimarca infine che “legare immigrati e poveri è importante perché sono scarti entrambi, metterli in contrapposizione vuol dire invece continuare ad alimentare una guerra tra poveri e le guerre tra poveri servono soltanto ai furbi”.
Manipolazione criminale dei valori e dei diritti umani universali, quando il male appare come bene
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =25&t=2484
DIATRIBA INFINITA, ANCHE ALL'INTERNO DELLA CHIESA.
[da un commento, Genovese]
Egregio don D'Antoni, a lei che è riuscito assai magistralmente dare una lezione di Teologia al vescovo presidente della Conferenza Episcopale e che scrive Papa con l'iniziale minuscola, vorrei però porre una questione: questa gente che, come scrive lei, scappa ha o non dei doveri verso i territori in cui è nata? Un debitum solo? O nella sua teologia l'uomo vive solo di diritti?
Carlo D'Antoni
Ho letto sul quotidiano “Avvenire” ciò che ha detto il presidente della conferenza episcopale italiana riguardo la “tratta di esseri umani” nel Mediterraneo e riguardo il modus operandi delle ONG che cercano di trarre in salvo quei poveri cristi. Non sono d’accordo. E davanti alle persone che da anni vengono a cercare riparo nella mia parrocchia provenendo da una settantina di Stati del cosiddetto terzo mondo, lo debbo dichiarare.
Monsignor Gualtiero Bassetti sottolinea che chiunque deve rispettare la legalità, deve agire in un quadro di legalità. Egli rivendica con forza “ la necessità di un’etica della responsabilità e del rispetto della legge” di fronte alla piaga aberrante della tratta degli esseri umani. Dice ancora: “non possiamo correre il rischio, neanche per una pura idealità che si trasforma drammaticamente in ingenuità, di fornire il pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana: e aggiungo che non possiamo scendere a patti con chi sfrutta in modo inumano il fenomeno migratorio”.
Io credo che la Chiesa (popolo credente e pastori, ma in primis i pastori) debba predicare la giustizia e la cittadinanza dei diritti per tutti. Se non c’è giustizia e se i diritti non hanno cittadinanza, la legalità serve solo a coprire le responsabilità di chi fa scelte sbagliate. La legalità non è un valore in assoluto ma è strumento per garantire la giustizia, il ben-essere, i diritti delle persone. Gesù non disse. “Beati quelli che stanno nella legalità” ma disse: “Beati gli affamati e gli assetati di giustizia”. La legalità, infatti, non è un sacro valore da predicare durante la celebrazione della messa. Mentre lo è la giustizia.
La chiesa istituzionale dovrebbe promuovere l’etica della responsabilità dando nome e identità alle situazioni dove l’irresponsabilità (l’incapacità cioè di dare risposte) sta affossando la nostra civiltà, sta provocando il crollo del senso di giustizia, sta buttando nelle mani degli scafisti mafiosi chi altre mani non trova per inseguire un sogno di vita. La chiesa istituzionale non dovrebbe, in un momento come questo, nemmeno correre il rischio di gettare ulteriori ombre sulle ONG che, come Medici senza frontiere, svolgono un’azione umanitaria che entra in conflitto con la politica della paura e con le sue miserie.
E’ davvero l’azione delle ONG il grande problema che abbiamo nel Mediterraneo ? Il dramma di quell’umanità imbarcata davvero comincia quando tentano di attraversare il mare o non ha forse origine nei Paesi dai quali quelle persone partono per diventare “clandestini” in Italia e in Europa?
Come dicono giustamente quelli di medici senza frontiere, in realtà si vuole mettere un tappo sulla Libia e poi vantarsi che "l'immigrazione sta diminuendo". Quella Libia con la quale Minniti ha preso accordi esiste, è uno Stato, garantisce i diritti umani? La Libia, mi raccontano i ragazzi miei ospiti, da sempre è l'orrore pianificato. Che garanzie potrà mai dare? Il problema dell'immigrazione si risolve semplicemente non vedendo più barconi in mare ? Ma quelli cercano altre rotte comunque, perchè in Africa non si vive ma a parte tutto il diritto alla mobilità per una vita migliore rimane, appunto, un diritto. Come si fa a non vedere come tutte le risorse dell' Africa possono partire per il nord del mondo ma le persone no e devono morire, lontano però dai nostri occhi ? E' solo una bugia che ci stanno invadendo ed è intellettualmente e moralmente disonesto parlare di una Italia ed un'Europa che non ce la fanno più. Non ce la vogliono fare più perchè tutto va articolato all'interno del nostro sistema economico e politico con le sue regole ferree come dogmi. Quei topi neri devono restare nel sottosuolo del sud del mondo. Il nord deve rimanere con i suoi standard di sviluppo e consumi.
Quelle persone in carne e ossa (e non fantasmi infestanti), una volte giunte in Italia sono gettate nella strada senza mezzi di sussistenza per il solo fatto di essere state dichiarate “migranti economici” – come se questa qualifica annullasse quella di essere umani - o sono state espulse, non appena aggiunta la maggiore età, dal sistema Sprar. La verità è che, purtroppo, la “legalità” nel nostro Paese sembra valere in una sola direzione. Molto meno, a volte nulla, per quanti sulla pelle degli immigrati fanno affari.
In questo quadro, richiamare il concetto di “legalità” con riferimento esclusivo a quanti salvano delle vite umane, rischia di apparire un modo per aderire alle richieste di quanti, a partire da responsabilità di governo, hanno fatto scelte che hanno creato disagio nel mondo cattolico. Un richiamo alla “legalità”, insomma, che mentre ignora la giustizia sostanziale pare molto sensibile alle esigenze della politica se non a quelle dei singoli partiti.
Probabilmente questa storia degli immigrati, per i cattolici e la gente di buona volontà è una luce rossa che si accende per avvertire che non è più possibile rimanere indistinti, che Stato e chiesa devono stare in dialettica e anche scontrarsi se necessario. Senza farsi inchini e sorrisi educati. Ritengo questa una scelta vitale per la chiesa che sennò diventa una potenza tra le potenze di questo mondo, del tutto insignificante e non credibile.
Ci sono stati ultimamente degli incontri tra gli esponenti del governo italiano e alti prelati, anche con il papa. Questi ha elogiato lo sforzo dell’ Italia per una accoglienza più idonea ed ha auspicato un maggior coinvolgimento dell’ Europa. Questo è stato visto come un camminare a braccetto, Stato – chiesa in perfetta sintonia. Non è così. Non si possono cercare sponde per cercare di calmare il più avvertito mondo cattolico. Il papa ha sempre indicato infatti, nel fenomeno migratorio, la tragedia del XXI secolo, ha compiuto a Lampedusa il suo primo viaggio apostolico e in Messico celebrò la messa con l’altare a ridosso del famigerato muro anti – migranti sul confine con gli USA. Non ha cambiato linea pur ammettendo le difficoltà ad accogliere tutta in una volta una massa di gente disperata.
Io credo nella giustizia e nel diritto di tutti di avere riconosciuti i loro diritti umani. Non ho rispetto a priori per le istituzioni. Queste devono dimostrare di essere degne di rispetto in quanto strumenti di giustizia e motore dei diritti. Il Vangelo mi ha insegnato che noi credenti dobbiamo essere il sale della terra. E se il sale diventa insipido è meglio buttarlo in strada perché non serve a niente.
Carlo D’Antoni
https://www.facebook.com/carlo.dantoni? ... FhGI0iCakU
Carlo D'Antoni, mi dispiace tanto per lei ma,
i diritti di cittadinanza non sono universali ma sono legati alla propria città, al proprio paese, allo stato in cui si nasce e si vive e di cui si è cittadini per nascita o per naturalizzaziuone.
Un cittadino dell'Alasca non ha alcun diritto di cittadinanza in Australia na in Alasca ha tutti i diritti di cittadinanza di quel paese. Così è per i cittadioni dell'Africa che hanno i diritti di cittadinanza dell'Africa na non hanno alcun diritto di cittadinanza in Europa.
Quello che lei scrive e pretende è semplicemente demenziale e criminale poiché è insensato e viola i Diritti Umani Universali dei cittadini italiani ed europei, mettendo a rischio la vita degli stessi cittadini italiani ed europei.
https://www.facebook.com/carlo.dantoni/ ... 8079030106