Le bugie dei radicali e altri sull'invasione dei clandestini

Le bugie dei radicali e altri sull'invasione dei clandestini

Messaggioda Berto » lun lug 24, 2017 8:07 pm

Non ci pagheranno le pensioni, caro Boeri
Elena Vigliano
22/07/2017

http://www.einaudiblog.it/non-ci-pagher ... caro-boeri

Questa è la busta paga di un lavoratore straniero con moglie priva di reddito e tre figli a carico.

I contributi Inps che vengono versati all’Inps dall’azienda sono 479 euro (di cui 349 euro a carico dell’azienda)
ma al contempo, l’Inps versa al lavoratore 317 euro per gli assegni familiari; inoltre il lavoratore ottiene dal fisco uno sconto per detrazioni fiscali per 260 euro quindi non versa un euro di tasse e in aggiunta riceve anche gli 80 euro.

Quindi sommando importi a debito e a credito questo lavoratore allo Stato non versa nulla ma, al contrario, prende.

Infatti 479-317-260-80= +178

Tanto è vero che la sua retribuzione netta è superiore a quella lorda.
Ecco questa è una busta paga tipica di un lavoratore dipendente immigrato, uno di quelli che ci pagheranno le pensioni.

C’è poi da considerare un fatto: oltre a non versare ma a prendere, la sua retribuzione netta è addirittura superiore a quella lorda, i suoi tre figli e la moglie utilizzeranno il welfare (scuola, asili nido, sanità).

Tra l’altro molti riescono ad autocertificare familiari a carico che vivono però all’estero.

Le gestioni INPS ed Erario vengono gestite dallo Stato in modo separato. Ciò che conta è che se verso nel settore contributivo, ma prendo dal settore assistenza e fiscale per un importo superiore, il saldo per lo Stato è in rosso.

Questo lavoratore non versa un euro allo Stato grava sul welfare con il suo nucleo familiare di 5 persone usufruendo dell’assistenza sanitaria gratuita, asili nido, abitazione del Comune, scuola pubblica.

Ripeto non versando un euro allo Stato, ma a carico del contribuente italiano, figuriamoci se può pagarci la pensione.
Rimesse all’estero

Inoltre solo nel 2015 gli immigrati hanno inviato rimesse di denaro all’estero per 5,2 miliardi di euro. Dato un tasso di risparmio del 8,5% medio (dati Istat) abbiamo avuto un danno al PIL nazionale per ben 4,795 miliardi.

Calcolata una pressione reale fiscale sul PIL del 50,2% (CGIAA di Mestre) abbiamo un calo di entrate fiscali pari a 2.379 milioni di euro, superiore al mancato introito per contributi previdenziali nel caso non vi fossero immigrati, per .1618 milioni.

Un enorme flusso di denaro che andrà ad arricchire altre nazioni.

La Banca d’Italia indica inoltre che a queste cifre che transitano via intermediari ufficiali (money transfer, banche, poste) vadano aggiunti circa 700 milioni l’anno di rimesse che sarebbero inviate all’estero tramite canali “informali”, e che quindi non fruttano neanche nulla in termini di commissioni e tassazioni.

Io non voglio pensare che i politici siano in malafede, ma voglio credere che non siano informati su queste “cose che hanno a che fare con i numeri” e che quindi siano convinti che facendo entrare immigrati che hanno redditi bassi e nuclei familiari numerosi che gravano sul welfare ritengano che ci pagheranno le pensioni.

Ma non è così.

Ci potrebbero essere immigrati che pagano le pensioni: ad esempio se un ingegnere straniero arriva in Italia con moglie anche lei che lavora e tre figli a carico, se guadagna 60.000 euro lordi e la moglie 30.000 euro lordi non otterrà assegni familiari non avrà sconti fiscali e anche se utilizzerà servizi pubblici li pagherà attraverso i versamenti.

Questo è il genere di immigrati che dovremmo incentivare una immigrazione qualificata che apporta valore aggiunto e know-how.

Venire per farsi assistere?

È corretto che un cittadino straniero riceva un sostegno al reddito?

Attenzione non sto parlando di usufruire di un servizio come le strade, l’illuminazione pubblica, la raccolta rifiuti, la polizia o i vigili del fuoco. Sto parlando di sostegno al reddito, cioè integrare il reddito con denaro o godimento di beni quando una persona non è economicamente autosufficiente.

La risposta è NO.

Gli immigrati dovrebbero venire in Italia in forza di un contratto di lavoro, per apportare capitali e investimenti o per studiare.

Mai per farsi assistere. Questo è compito del loro paese di origine.

Se il lavoratore o l’investitore, una volta entrato in Italia, non è più in grado di mantenersi, producendo un reddito sufficiente per sé e la propria famiglia, entro un lasso di tempo ragionevole ad es. 6 mesi, perde il diritto di rimanere in Italia e deve essere rimpatriato nel suo paese d’origine.

Ed il motivo è evidente: ciò è assolutamente necessario in quanto, in caso contrario, verrebbe a crearsi una immigrazione finalizzata allo sfruttamento dello Stato Sociale italiano da parte di soggetti che hanno necessità di essere assistiti in quanto non economicamente autosufficienti.

La nostra Nazione senza questa clausola di salvaguardia si trasformerebbe in una sorta di bancomat al servizio delle popolazioni del globo, rendendo insostenibile la nostra spesa pubblica e l’equilibrio dei nostri conti pubblici.


Povertà, alzare l’asticella

Per evitare di importare mangiatori di welfare, cioè di tasse, è assolutamente necessario alzare l’asticella del reddito che l’immigrato deve dimostrare di produrre o di detenere. Attualmente è sufficiente dimostrare un reddito di soli 5.818 euro annui cioè 484 euro mensili. Tale importo sulla base dei dati ISTAT è assolutamente inadeguato a garantire l’autosufficienza.

Infatti il parametro di riferimento è la soglia di povertà assoluta, rappresentata dal valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia, definita in base all’età dei componenti, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza.

Una famiglia è assolutamente povera se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore a tale valore monetario. Per il singolo individuo è pari per il 2016 a circa 10.000 euro (9.829,56 euro mensili dati Istat) Evidentemente insufficiente.

Come accade in altri paesi il reddito mensile richiesto per ottenere il permesso di soggiorno dovrebbe essere tale da garantire una piena autonomia: almeno 13.000 euro annui se single, 20.000 se in coppia, 24.000 se con moglie a carico e 2 figli.

Al di sotto di queste soglie non sarebbe garantita l’autosufficienza e quindi la piena integrazione.

L’attuale governo britannico di Theresa May ha richiesto una entrata annua non inferiore a 35.000 sterline (40.000 euro annui 3300 euro al mese) per poter continuare a conservare il permesso di soggiorno. Persino in Thailandia, dove il costo della vita è ben più basso, è necessario produrre una certificazione di reddito dalla quale si evinca che l’entrata mensile non è inferiore a 65.000 Baht (1700 euro mensili, 20.400 euro annui a persona) per ottenere un permesso di soggiorno.

Se confrontiamo questi parametri con i 5.800 euro annui sufficienti in Italia per ottenere un permesso di soggiorno. ci rendiamo conto di quanto le nostre normative siano inadeguate e creino i presupposti per forme di assistenzialismo, concorrenza sleale e comportamenti illeciti.

Dobbiamo incentivare l’arrivo di immigrati, investitori, professionisti qualificati, portatori di patrimoni e di know-how e consumatori dei nostri beni e servizi, che avrebbero un effetto positivo sulla nostra economia, instaurerebbero una competizione positiva basata sulle competenze e sul merito e non sulla concorrenza sleale: questa è l’immigrazione che dobbiamo incoraggiare.

L’immigrazione va gestita politicamente, cioè va governata e non subita.
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Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 12:01 pm

Le idioze della parassita Bonino

Emma Bonino: con slogan e razzismo non si risolve il fenomeno delle migrazioni
2017/07/26
http://www.lastampa.it/2017/07/26/multi ... agina.html

Intervista di Alberto Simoni

Emma Bonino, già commissario europeo e ministro degli Esteri, è stata ospite de La Stampa L’esponente radicale è a Torino per presentare Ero straniero – l’umanità che fa bene, la proposta di legge di iniziativa popolare per superare la legge Bossi-Fini. Il fenomeno migranti con le soluzioni «difficili ma necessarie», il caso Libia all’indomani del vertice Haftar Al Sarraj a Parigi, i temi dell’accoglienza degli stranieri in Italia e ancora la Siria e il conflitto con l’Isis al centro della nostra video intervista. Emma Bonino ha sottolineato che le migrazioni sono un tema che non si può liquidare o scansare, è il “fenomeno” (e non l’emergenza) del nostro tempo e che solo risposte serie e complesse possono superare le politiche a colpi di slogan e i toni razzisti che talvolta il dibattito assume e che non portano a nessun risultato.
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Messaggioda Berto » ven lug 28, 2017 7:13 am

"Gli stranieri? Un peso per l'economia"
Stefano Filippi - Mar, 25/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/stranieri ... 24248.html

Professor Alberto Brambilla, presidente del centro studi Itinerari previdenziali, condivide l'allarme di Boeri?

«Prima che con l'Inps bisognerebbe prendersela con l'Istat. Gli indici di povertà e di disoccupazione sono smentiti perfino da Eurostat. L'Istat è il primo fornitore di voti per i Cinque stelle».

Allarmi esagerati?

«Per i conti dell'Inps gli immigrati sono indispensabili come lo siamo tutti noi. Il 90 per cento del sistema previdenziale è sostenuto dagli italiani».

Ma il contributo degli extracomunitari è decisivo, o no?

«Il sistema previdenziale è in sostanziale equilibrio, quello che non regge è il sistema assistenziale che in gran parte è a carico della fiscalità generale. E gli extracomunitari pesano su questi conti. I regolari sono cinque milioni, gli irregolari un milione e mezzo. Noi stimiamo che il costo sanitario pro capite sia di 1.830 euro, perciò soltanto per la sanità gli stranieri costano tra i 9 e i 12 miliardi di euro. In Kenya e Tanzania se uno straniero va in ospedale con il visto scaduto chiamano la polizia; da noi un clandestino al pronto soccorso viene curato e non parte alcuna segnalazione».

La sanità non è a carico dell'Inps.

«Ma non si può far credere che vada tutto bene perché gli stranieri versano 5 miliardi di contributi previdenziali netti, senza conteggiare le altre spese. Noi valutiamo che il contributo degli stranieri al sistema Paese, sotto forma di tasse e contributi Inps, sia di 15 miliardi mentre la spesa sanitaria, assistenziale, previdenziale, scolastica cui si aggiungono i sovraccosti per i salvataggi in mare sia di 25 miliardi».

Significa che l'Italia investe ogni anno 10 miliardi di euro a favore degli extracomunitari.

«E con un debito pubblico crescente. Sono soldi che potrebbero essere investiti, che so, per rifare gli acquedotti o per un credito d'imposta a favore dell'occupazione giovanile. Boeri non può cavarsela dicendo che molti se ne vanno senza riscuotere i contributi parziali: si calcola che siano cinque milioni i silenti italiani che senza 20 anni di contributi perdono tutto. Ma esiste anche un altro problema».

Quale?

«Oltre due terzi di questi extracomunitari che piacciono tanto a Boeri sono manodopera a bassissima professionalità. Perché tanta foga nel farli arrivare e trattenerli? La gran parte di questi lavori è destinata a essere sostituita da macchine o robot nei prossimi anni. La manodopera straniera dovrà essere riconvertita, ma è già difficile riqualificare i disoccupati italiani. Se teniamo conto di tutto, gli stranieri sono un peso per la nostra economia, non una risorsa. Non producono valore aggiunto, presto sarà gente da assistere o rimpatriare».

Lei si domanda il perché di tanto impegno nel trattenere i lavoratori extracomunitari. Che risposta si è dato?

«C'è gente in buona fede, che ci crede. Poi ci sono la sinistra e i sindacati che vedono un bacino potenziale di voti e di tessere. E infine, purtroppo, c'è la voglia di approfittarne degli italiani che pensano solo alla convenienza di prendere un bracciante o un badante in nero, magari clandestino, che riduce moltissimo la capacità espansiva dei nostri salari. Così il Paese muore. Se non lo capisce un piccolo imprenditore, è inaccettabile che non lo capisca lo Stato».
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Messaggioda Berto » gio ago 03, 2017 5:43 am

IN PENSIONE CON SOLO 5 ANNI DI CONTRIBUTI? VALE SOLO PER GLI IMMIGRATI! ECCO COSA È SCRITTO “NERO SU BIANCO” NEL SITO DELL’INPS
10 giugno 2017

https://www.fattidalweb.com/2017/06/10/ ... o-dellinps

Se non versano contributi per almeno 20 anni, i lavoratori italiani perdono tutto il tesoretto versato. “Gli immigrati (invece) prendono la pensione anche con cinque anni di contributi”. È quanto riporta un articolo di “La Verità”, nuovo quotidiano fondato da Maurizio Belpietro sbarcato nelle edicole da qualche giorno. L’articolo, firmato dalla penna di Francesco Borgonovo, sottolinea:*

“E’ tutto scritto lì, sul sito dell’Inps. Con tagliente semplicità, quasi con una punta di burocratico compiacimento, viene illustrato il privilegio di cui godono i lavoratori immigrati”.

Di fatto, continua:

“non è vero che gli stranieri lasciano un tesoretto: se tornano a casa possono riprendersi ciò che hanno dato. E senza le restrizioni previste per gli italiani. Riscuotono anche se non hanno effettuato i versamenti minimi”.

L’immigrato che decide di rientrare in patria, insomma, non perde i contributi versati.

“Tutt’altro. Ha diritto ad avere una pensione di vecchiaia erogata dall’Inps esattamente come i cittadini italiani. E qui la questione si fa interessante. Il sito dell’Inps spiega che, per “gli extracomunitari rimpatriati” si devono distinguere due casi, “a seconda che la pensione venga calcolata con il sistema contributivo o retributivo”.

E qui si può andare a leggere quanto risulta dalla pagina del sito Inps che porta il nome “Prestazioni pensionistiche rimpatriati“. Per leggere sul sito dell’Inps, clicca QUI.

Così sotto il titolo “Trattamenti pensionistici ai lavoratori extracomunitari rimpatriati”:

“in caso di rimpatrio definitivo il lavoratore extracomunitario con contratto di lavoro diverso da quello stagionaleconserva i diritti previdenziali e disicurezza sociale maturati in Italia e può usufruire di tali diritti anche se non sussistono accordi di reciprocità con il Paese di origine”.

Sotto il sottotitolo “Pensione di vecchiaia”

Si devono distinguere due casi, a seconda che la pensione venga calcolata con il sistema contributivo o retributivo. Nel primo caso, i lavoratori extracomunitari assunti dopo il 1° gennaio 1996, possono percepire, in caso di rimpatrio, la pensione di vecchiaia (calcolata col sistema contributivo) al compimento del 66° anno di età e anche se non sono maturati i previsti requisiti (dunque, anche se hanno meno di 20 anni di contribuzione).
Nel secondo caso, i lavoratori extracomunitari assunti prima del 1996 possono percepire, in caso di rimpatrio, la pensione di vecchiaia (calcolata con il sistema retributivo o misto) solo al compimento del 66° anno di età sia per gli uomini che per le donne e con 20 anni di contribuzione.

Questo, quanto scrive l’Inps e riporta il quotidiano La Verità.

Andando a scavare più in profondità, si nota tuttavia un articolo pubblicato sul sito Pensionioggi.it che sulla pensione di vecchiaia scrive praticamente la stessa cosa, ma che ricorda come sia stata la legge Bossi-Fini del governo Berlusconi a stabilire il “favoritismo” di cui parla il giornale di Belpietro. Se l’intenzione era di attaccare il governo Renzi o in generale la sinistra, insomma, Belpietro ha fatto una bella gaffe.

” Ai lavoratori extracomunitari con rapporto di lavoro a tempo indeterminato o determinato rimpatriati spetta al compimento dei 66 anni di età e 7 mesi (65 anni e 7 mesi le donne). Dal 2018 il requisito sarà parificato a 66 anni e 7 mesi per entrambi i sessi. Fin qui siamo nel solco della norma di carattere generale, quella che non fa differenze in base alla nazionalità del lavoratore. Ma è un altro discorso se si guarda al requisito contributivo (quello appunto citato dal quotidiano La Verità). Qui occorre dividere la materia in due antitetiche situazioni: 1) se la pensione è liquidata con il sistema retributivo o misto (cioè se il lavoratore è in possesso di contribuzione al 31 dicembre 1995), si applica in toto la normativa italiana, senza alcuna deroga; perciò la colf/badante dovrà raggiungere il minimo dei 20 anni di versamenti per avere diritto alla pensione; 2) se il lavoratore ricade, invece, nel contributivo puro (cioè non era in possesso di contribuzione al 31 dicembre 1995) la legge Bossi-Fini (legge 189/2002)prevede che la pensione venga pagata anche se l’interessato non ha raggiunto il minimo dei versamenti previsto dalla normativa vigente. Per i cittadini italiani e i comunitari, invece, la pensione di vecchiaia nel sistema contributivo può essere liquidata solo in presenza di almeno 20 anni di contributi a condizione, peraltro, che l’importo dell’assegno non risulti inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale) oppure, se non è rispettato il predetto importo soglia a 70 anni e 7 mesi in presenza di almeno 5 anni di contributi effettivi. In sostanza pergli extracomunitari nel sistema contributivo, la pensione viene pagata dall’Italia qualunque sia il numero dei contributi versati”.

E a tal proposito l’articolo del quotidiano La Verità mette in evidenza che “per gli stranieri, tutte queste restrizioni non esistono”, visto che “l’extracomunitario che, dopo il 1° gennaio 1996, ha versato contributi all’Inps, se torna in patria ha diritto alla pensione anche se non ha raggiunto il minimo di versamenti previsti dalla normativa vigente”.

Ora, anche se Pensioni Oggi rileva che “è opportuno ricordare che la legge 189/2002 (dunque Bossi-Fini) ha posto fine a una incredibile facoltà riconosciuta agli extracomunitari dalla legge 335/1995 (legge Dini), in base alla quale chi rientrava in patria senza avere raggiunto il diritto a pensione poteva chiedere la restituzione dei contributi pagati, compresa la quota a carico dell’azienda”, si nota come l’articolo del quotidiano di Belpietro fa riferimento a una normativa non voluta dal governo Renzi, ma addirittura dal governo Berlusconi.
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Messaggioda Berto » sab set 02, 2017 8:12 am

Un esempio criminale dello spreco delle risorse pubbliche o dei beni comuni, italiani ed europei, che invece dovrebbero serviri ai cittidni italiani ed europei

Gli immigrati non scappano dalla guerra. La grande scoperta del Corriere della Sera
Davide Di Stefano
26 aprile 2016

http://www.ilprimatonazionale.it/cronac ... 4048/amp/#

Sono dovuti andare fino a Vibo Valentia a realizzare un’impegnativa inchiesta giornalistica per arrivare a questo risultato: i centri di accoglienza per immigrati non funzionano, sono uno spreco di soldi e la maggior parte dei richiedenti asilo fa richiesta solo per perdere tempo e non sta scappando da nessuna guerra. Quello che per i lettori de Il Primato Nazionale è un’ovvietà appare invece come una grande scoperta per quelli del Corriere della Sera, giornale solitamente schierato in favore dell’accoglienza e sempre pronto, insieme ai colleghi di Repubblica, a raccontarci qualche storia strappalacrime tesa a farci accettare l’arrivo di enormi masse allogene. Questa volta però anche l’autorevole quotidiano non può fare a meno di raccontare la realtà. Una realtà fatta di giovani ragazzoni provenienti dall’Africa subsahariana come Fofana Samba, che da due anni staziona in un albergo sul mare a spese dei contribuenti italiani e che passa le sue giornate mangiando, dormendo, giocando a calcio e utilizzando il suo tablet. Non fa nemmeno le pulizie visto che ci pensa la donna delle pulizie (pagata da chi?,ndr) mentre alla domanda se si prepari almeno da mangiare la risposta è: “No. Vedo il cibo quando è pronto. Io non cucino”. Gli altri ragazzi conducono più o meno la stessa vita del maliano Fofana Samba, sbattuti in un angoletto all’ombra dei pini in attesa dei ricorsi e controricorsi rispetto alla domanda d’asilo che hanno presentato, come ammette lo stesso Corriere “solo per prendere tempo, visto che nessuno qui fugge da guerre e persecuzioni“.

Tutte le domande presentate in questo centro di Vibo Valentia sono state respinte. E c’è di più, nessuno dei 219 ospiti del centro di Vibo Valentia si è presentato ai corsi di italiano e da elettricista, fabbro, pizzaiolo, cartongesso, guida macchine agricole, salvataggio e primo soccorso in spiaggia, teatro. Niente di niente, hanno preferito rimanere a sonnecchiare sbattuti nel centro. Questi corsi sono stati organizzati dall’associazione Monteleone, una di quelle che ha l’appalto per a gestione dell’accoglienza per conto delle Prefetture, che in bilancio ha 1100 euro da impiegare per ciascun immigrato ospite del centro di accoglienza! Uno spreco enorme di denaro pubblico. Solo il centro computer all’hotel dell’accoglienza è costato 85 mila euro. Ma il peggio deve ancora venire. Per invogliare gli immigrati a partecipare ai corsi gratuiti a loro destinati, la presidente dell’associazione, tale Lelia Zangara, ammette candidamente di aver dato 50 euro a ciascun ospite del centro in cambio della partecipazione! Roba da pazzi.

Per il Corriere però, questi sprechi non sono dovuti alla folle logica che c’è dietro la gestione dei flussi migratori, ad una politica autolesionista nei confronti degli italiani, “etnomasochista”, ma alla cultura assistenziale e sprecona degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, la stessa che ha creato il debito pubblico. Dunque in una nazione in cui per una giovane coppia fare un figlio è un’impresa, la casa un miraggio e il lavoro sempre più precario e senza tutele, il fatto che lo Stato scelga di destinare 1100 euro alla formazione e all’accoglienza di ogni ultimo arrivato, soldi che puntualmente finiscono a ingrassare le cooperative e le associazioni come questa Monteleone, è solo una questione di lasciti del secolo scorso. Ma di fronte alla disfatta dell’accoglienza dei poveri migranti di casa nostra, la soluzione del Corriere della Sera come si chiama? Blocco dell’immigrazione? Destinazione di quelle risorse alle famiglie italiane? Aiuti concreti nei paesi d’origine degli immigrati? Nient’affatto, la soluzione è la Germania. In Germania funziona tutto, l’accoglienza è una bomba. “Non deve per forza finire così, neanche nei Paesi più aperti agli stranieri. Perché il problema non è se accogliere o no, ma come farlo”. L’accoglienza firmata Angela Merkel appare l’unica speranza per il nostro reporter del Corsera. Perché, a differenza di noi italiani dai baffi neri, “la cancelliera ha spiegato che l’obiettivo è rendere più facile per chi richiede asilo accedere al mondo del lavoro. Non renderli alienati, passivi e depressi, con un futuro da accattoni o da manovalanza criminale. Il modo per farlo è superare il welfare paternalista e chiedere ai migranti qualcosa in cambio di qualcos’altro”. Che stupidi, come avevamo fatto a non pensarci prima? La soluzione è lì, ad un passo. Magari il giornalista del Corriere della Sera il prossimo reportage lo potrebbe fare direttamente da Colonia, così ci racconta come funziona il modello di integrazione tedesco.
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Messaggioda Berto » mar gen 16, 2018 7:09 pm

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Messaggioda Berto » mar gen 16, 2018 7:09 pm

Migranti, piano choc di Bonino: "Permesso a 500mila irregolari"
Giuseppe De Lorenzo - Mar, 16/01/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 83518.html

La leader di +Europa, Emma Bonino, parla di alleanze con il Pd e strategie per l'immigrazione: se vinciamo permessi di soggiorno temporanei

Emma Bonino si avvicina al Pd, ma non troppo. Un'intesa elettorale tra +Europa e Matteo Renzi è "ancora possibile", dice l'ex radicale, ma ci sono punti del programma che tengono la tengono a distanza dai dem.

Tra questi, spicca il tema immigrazione. Dove Marco Minniti ha agito col pugno di ferro, la pasionaria Bonino avrebbe usato un fiore; dove il ministro dell'Interno ha eretto muri, l'ex ministro degli Esteri avrebbe aperto le porte. E così in una lunga intervista a La Stampa, ieri Emma ha spiegato il piano immigrazione in caso di vittoria elettorale della lista europeista. Ed è un programma che per "risolvere il problema degli oltre 500mila irregolari" presenti in Italia, provvederà a consegnare altrettanti "permessi di soggiorno temporanei". Tradotto: sanatoria lineare per mezzo milione di clandestini.

Non è passata ancora alla Bonino la scottatura per le politiche messe in campo dal governo Gentiloni per "governare il flusso di migranti", scelte considerate "non un grande successo". "Il problema di Minniti - attacca - è quello di continuare a coltivare un certo sentimento generale dell' opinione pubblica invece di iniziare un racconto diverso del fenomeno migratorio". E sebbene l'ex radicale consideri "importante" frenare il flusso che dal Niger porta alla Libia per evitare di "ingrossare il bottino umano a disposizione delle milizie", non manca di redarguire chi si è "assuefatto" ai naufragi: "È bene sottolineare - spiga l'ex ministro - che in questi primi giorni di gennaio abbiamo avuto almeno duecento persone morte nel Mediterraneo, mille sono state salvate dalla Guardia costiera e dalle Ong rimaste e più di settecento sono state riportate dalla Guardia costiera libica in quei terribili centri di detenzione".

A preoccupare, però, non sono tanto le idee della Bonino su cosa avrebbe fatto se fosse stata al governo l'anno scorso, ma cosa intende realizzare in caso di vittoria elettorale. "Gliene dico una sola - spiega la radicale alla Stampa - Più Europa vuole risolvere il problema degli oltre 500 mila irregolari che ci sono in Italia con un permesso di soggiorno temporaneo, rinnovabile solo in caso di effettivo inserimento nel mercato del lavoro. Più immigrati regolari vuol dire non solo maggiori entrate previdenziali, ma più sicurezza e più legalità. Conviene a noi prima che a loro". Gli elettori sono avvertiti.
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Messaggioda Berto » sab mar 03, 2018 9:41 pm

Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.
viewtopic.php?f=205&t=2668
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Messaggioda Berto » gio lug 11, 2019 9:48 pm

I migranti non ci salveranno (dirlo a Famiglia Cristiana)
Giuliano Guzzo
11 luglio 2019

http://www.lanuovabq.it/it/i-migranti-n ... M.facebook

Famiglia Cristiana scende in campo per il sostituzionismo immigrazionista perché «senza migranti l’Italia è destinata all’estinzione». Una fandonia colossale. Per almeno tre motivi sotto gli occhi di tutti.

Da qualche tempo, una parte del mondo cattolico è in preda ad una vera e propria ossessione: quella di mettere in luce benefici e bellezza dell’immigrazione. Sempre e comunque. Anche a costo di distorcere la realtà confezionando vere e proprie bufale. Ne è una dimostrazione il surreale titolo con cui, pochi giorni fa, il settimanale Famiglia Cristiana ha inteso presentare un’intervista al sociologo Franco Amicucci; un titolo in cui affermava testualmente che «senza migranti l’Italia è destinata all’estinzione» perché «l’unico modo per salvarci è quello di un’emigrazione controllata».

Ora, a parte l’uso disinvolto del verbo «salvare» - fino a pochi decenni or sono prerogativa esclusiva di Qualcuno non a caso chiamato il Salvatore -, e a parte il termine «emigrazione», al posto del quale si voleva probabilmente scrivere «immigrazione», c’è da dire che il ritornello immigrazionista rilanciato da Famiglia Cristiana (il sociologo Amicucci, nell’intervista, è stato ben più cauto) è del tutto privo di riscontri. Non è cioè vero che «senza migranti l’Italia è destinata all’estinzione», nel senso che non è affatto detto che il contributo migratorio possa risollevare la nostra penisola dell’inverno demografico.

A dimostrarlo, almeno tre inoppugnabili evidenze. Tanto per cominciare va ricordato che è curioso affermare che i migranti ci salveranno e non ricordare che nell’Italia di oggi, con natalità zero, gli stranieri già ci sono e sono l’8% della popolazione, senza che ciò abbia sortito chissà quali effetti miracolosi. In seconda battuta, va evidenziato che il numero medio di figli per donna, tra gli stranieri, è in caduta libera: era ben 2,43 nel 2010, mentre nel 2017 era fermo a 1,98, vale a dire sotto la soglia fondamentale del tasso di sostituzione, pari 2,1 figli per donna.

Ciò avviene per un motivo in fondo molto semplice: gli immigrati presenti in Italia, nel giro di poco, occidentalizzano i propri stili di vita. Ed è pertanto utopico immaginare – per quanto di certo gli stranieri abbiano rallentato il declino demografico della nostra penisola – che siano costoro che possono «salvarci».

Da ultimo, andrebbe ricordato i migranti che approdano nel nostro Paese molto spesso sono giovani uomini, come le stesse immagini televisive non mancano di documentare. Ergo, maschi. Dunque, a meno che a Famiglia Cristiana non abbiano messo a punto metodi concepimento del tutto rivoluzionari, è assai dura che un’immigrazione composta in larghissima maggioranza da giovani maschi possa dare chissà quale spettacolare aiuto alla natalità italiana.

Allora - si potrebbe ora ribattere - che fare per rimediare alle culle vuote? Bene la critica alla ricetta immigrazionista, ma esistono alternative che funzionano? Domande legittime, alle quali occorrerebbe però un lungo articolo per rispondere. Diciamo solo, in questa sede, che iniziare a scommettere sul futuro dell’Italia a partire dalle giovani coppie italiane, senza invocare migranti dai poteri magici, sarebbe già un passo avanti. In aggiunta a ciò, servirebbero da un lato, evidentemente, contributi sostanziosi (non elemosine) alle famiglie che fanno figli ma, dall’altro, anche la riproposta di un modello culturale di cui la famiglia sia il perno.

Non va infatti dimenticato come l’inverno demografico non sia iniziato, nel mondo occidentale e neppure in Italia, per ragioni economiche bensì culturali legate principalmente al dilagare della cultura edonistica e secolarizzata. E’ dunque anzitutto da lì che occorrerebbe ripartire, magari aggiungendo anche una riscoperta di quel collante davvero prodigioso per le famiglie – nonché ottimo incentivo per la natalità - che si chiama fede. Certo, occorre crederci. Ma è proprio di questo, a ben vedere, che dovrebbero occuparsi i giornali cattolici, senza sposare ricette contro l’inverno demografico che hanno molto di mondialista e sorosiano ma poco, troppo poco, di realista. E, soprattutto, nulla di cristiano.


'Senza migranti l'Italia è destinata all'estinzione'
Francesco Anfossi
03/07/2019

https://www.famigliacristiana.it/artico ... eremo.aspx


Non ci sarà mai confine, dogana o muro che potrà fermare il fenomeno delle migrazioni in Europa, spiega Franco Amicucci, sociologo, già docente alla Luiss, attualmente formatore (oltre un milione di dipendenti hanno frequentato i suoi corsi digitali in tutta Italia). Amicucci è un grande osservatore dei mutamenti sociali. “il più importante fenomeno della nostra epoca è lo spostamento verso le megalopoli, dalla Cina al Sudamerica. Fenomeni cento volte superiori ai flussi migratori verso l’Italia”. Il declino demografico del nostro Paese è rallentato dalla crescita dei cittadini stranieri: lo dice l'Istat. Dal 2015 la popolazione residente è in diminuzione, configurando per la prima volta negli ultimi 90 anniuna fase di declino demografico. Il calo è interamente attribuibile alla popolazione italiana, che scende al 31 dicembre 2018 a 55 milioni 104 mila, 235 mila in meno rispetto all'anno precedente (-0,4%). Rispetto al 2014 la perdita di italiani è pari alla scomparsa di una città grande come Palermo (-677 mila). L'Istituto di Statistica fa notare che negli ultimi quattro anni i nuovi cittadini per acquisizione della cittadinanza sono stati oltre 638 mila. Senza questo apporto, il calo degli italiani sarebbe stato intorno a 1 milione e 300 mila unità.

Condivide le considerazioni dell’Istat professor Amicucci?

“L’ Europa è un Continente vecchio. Nel 2050, se seguiamo questo trend, scenderemo a meno di 70 milioni di abitanti. Con una evidenza statistica: quella che i dieci Paesi più ricchi al mondo (noi siamo settimi) detengono la più forte denatalità. Sembra un dato quasi irreversibile. C’è una correlazione molto stretta tra ricchezza e denatalità. Il fenomeno demografico è connesso anche all’emigrazione. Che ovviamente è legato alla povertà. In Senegal ci sono sette figli per donna”.

Anche l’Italia è il Paese più vecchio del mondo dopo il Giappone…
“ In Italia abbiamo la decrescita demografica 0-40 anni: un buco enorme di milioni di persone. C’è un fortissimo invecchiamento. Con questo trend andremo in pochi anni a a 47 milioni di abitanti. Certo percepisco le paure della rapidità dei cambiamenti che stiamo vivendo. Siamo in un periodo di trasformazioni veloci : le paure e le misure vanno comprese. Quando dei fenomeni avvengono velocemente si è impreparati a gestirli. Ma non si possono cavalcare certe tendenze che sono naturali e che peraltro rivitalizzano il Paese. Comprendo che ci possa essere paura di un’ immigrazione incontrollata, ma questa paura paralizza una progettazione di un Paese che deve decidere cosa vuol fare del suo futuro. La Germania lo ha già fatto entro il 2030. Il nostro Paese invece è totalmente paralizzato nel guardare al futuro e nel non comprendere le conseguenze di questo”.

E quali sono le conseguenze?
“ La paralisi. L’immigrazione non può essere clandestina e incontrollata, soprattutto quando arriva la malavita che schiavizza i migranti. Ma la concentrazione si è spostata tutta sul tema dei barconi, che avviene in numeri ridottissimi. Il resto dell’immigrazione arriva in aereo, in treno o in auto.

I viaggi sui barconi sono più clamorosi …
Gli immigrati che arrivano in Italia sui barconi rappresentano lo zero virgola per cento. Però condiziona le politiche di accoglienza. Se ci sono stati casi di cattiva gestione vanno condannati, come per ogni fenomeno, ma che senso ha buttare la gente in mezzo alla strada, come avviene per effetti del decreto sicurezza? Questa è una mancanza di buonsenso, oltre alle ragioni umanitarie”.

L’Italia però sembra essere diventata sempre più xenofoba
“E’ un controsenso, perché l’Italia è un Paese di emigranti. Basta guardare il sito ciseionline.com, il sito dell’emigrazione italiana nel mondo. Uno mette il cognome e vede quanti parenti emigrati ha nella sua famiglia. Nel Novecento partivano non meno di 500 mila persone all’anno. Solo per stare ai regolari censiti. Secondo il museo di Recanati dell’immigrazione ogni tre regolari ce n’era uno clandestino. Abbiamo avuto milioni di persone che sono andate via dall'Italia in cerca di miglior fortuna. Ma non abbiamo memoria. E nemmeno consapevolezza del fatto che l’uomo ha un istinto connaturato a emigrare. Come quando Kennedy disse: andiamo sulla luna, non sappiamo perché ci andiamo, ma dobbiamo andarci. E’ la stessa molla delle migrazioni dell’uomo nei quattro angoli del mondo”.
L’Italia è destinata al declino?
“Servirebbe una visione del nostro futuro che attualmente non abbiamo. Guardiamo al massimo da qui alla prossima settimana. Siamo all’inizio di grandi rivoluzioni anche nel campo della tecnologia che ci faranno subire ulteriori accelerazioni. La mobilità sarà fondamentale nel nostro futuro. Ma sono ottimista: questo momento di chiusura che stiamo vivendo passerà. Ritornerà un momento di apertura dove l’uomo si assume la responsabilità di costruire il futuro”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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