3) MA NON C’È LAVORO NEANCHE PER GLI ITALIANI, NON POSSIAMO ACCOGLIERLI!
FALSO. Per mantenere sostanzialmente inalterata la popolazione italiana dei 15-64enni nel prossimo decennio, visto che tra il 2015 e il 2025 gli italiani diminuiranno di 1,8 milioni, è invece necessario un aumento degli immigrati di circa 1,6 milioni di persone: si tratta di un fabbisogno indispensabile per compensare la riduzione della popolazione italiana in età lavorativa causata dalla diminuzione delle nascite, per salvaguardare l’attuale forza di lavoro, per garantire l’attuale capacità produttiva del Paese e per rendere sostenibile il sistema previdenziale.
Alberto PentoQui i radicali raggiungono l'apoteosi della mistificazione della realtà e del razzismo eugenetico.
Quello che conta non è mantenere inalterata la quantità di popolazione ma creare lavoro per i disoccupati e i giovani cittadini italiani ed europei. Solo il vero lavoro crea reddito e risorse contributive; il disoccupato non crea reddito né risorse contributive ma le consuma e basta; il clandestino non è un cittadino e non ha alcun diritto di cittadinanza;
Importando clandestini non si aumenta il lavoro, il numero dei lavoratori ma soltanto quello dei disoccupati e dei consumatori passivi di risorse a spese e danno dei cittadini che lavorano e dei cittadini poveri aventi diritto.Disoccupazione marzo 2015 sale al 13%. In aumento anche quella giovanile: siamo al 43,1%Redazione, L'Huffington Post
Pubblicato: 30/04/2015
Il numero dei disoccupati è salito a quota 3 milioni 302mila.http://www.huffingtonpost.it/2015/04/30 ... 78054.htmlContinua a crescere la disoccupazione in Italia. A marzo il tasso di disoccupazione, secondo le stime provvisorie dell'Istat, è salito al 13% dal 12,7% di febbraio. Su base mensile la crescita è stata di 0,2 punti percentuali, mentre su base annua si è registrato un incremento di 0,5 punti percentuali.
Il numero dei disoccupati è salito a quota 3 milioni 302mila.
Parallelamente, continua a calare l'occupazione: a marzo - spiega l'Istituto di Statistica - gli occupati sono diminuiti di 59mila unità su base mensile. "È presto per vedere i risultati del Jobs Act", fanno notare i tecnici dell'Istituto spiegando che il provvedimento è entrato in vigore "il 6 marzo e per far ripartire il mercato del lavoro ci vuole tempo". In un anno si sono persi 70mila occupati. A marzo il tasso di occupazione è sceso al 55,5%. Dalla produzione "i segnali sono ancora deboli", hanno sottolineato i tecnici dell'istat e, dunque, "servirà più tempo per far ripartire il mercato del lavoro che permane in difficoltà".
In aumento anche il tasso di disoccupazione giovanile, che nel mese di marzo è salito al 43,1% rispetto al 42,8% di febbraio, rimanendo fra i livelli più elevati. Lo comunica istat, sottolineando che il numero dei giovani disoccupati mostra una lieve crescita su base mensile: 8mila in più, pari al +1,2%. A marzo, si sottolinea, si registrano variazioni di lieve entità rispetto a febbraio della partecipazione al mercato del lavoro dei giovani tra i 15 e i 24 anni. L'occupazione giovanile è sostanzialmente stabile nell'ultimo mese: il tasso di occupazione è pari al 14,5%. Il numero dei giovani inattivi è in calo dello 0,3% su mese (-11mila). Il tasso di inattività dei giovani tra i 15 e i 24 anni diminuisce di 0,1 punti percentuali, arrivando al 74,5%.
Tornando alla disoccupazione generale, a marzo i disoccupati aumentano su base mensile dell'1,6% (+52 mila). Dopo i cali registrati a dicembre e a gennaio e la lieve crescita a febbraio, a marzo il tasso di disoccupazione sale ancora di 0,2 punti percentuali, arrivando al 13,0%. Nei dodici mesi il numero di disoccupati è cresciuto del 4,4% (+138 mila) e il tasso di disoccupazione di 0,5 punti.
Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni mostra un lieve calo nell'ultimo mese (-0,1%), rimanendo su valori prossimi a quelli dei tre mesi precedenti. Il tasso di inattività si mantiene stabile al 36,0%. Su base annua gli inattivi diminuiscono dell'1,0% (-140 mila) e il tasso di inattivita' di 0,2 punti. Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo gennaio-marzo 2015 risultano in calo sia il tasso di occupazione (-0,1 punti percentuali) sia il tasso di disoccupazione (-0,2 punti), a fronte di una crescita del tasso di inattivita' (+0,2 punti).
Alberto PentoI migranti che arrivano non hanno un lavoro e nella stragran maggioranza non possono trovarne uno perché il lavoro non c'è.
Il lavoro che viene loro offerto dalle associazioni assistenziali non è un vero lavoro produttivo, ma un lavoro assistito e finto che grava sulla casse pubbliche o sottrae di fatto il lavoro ai cittadini italici che si ritrovano disoccupati come nel caso di quel comune che anziché appaltare la pulizia delle strade alle imprese locali che impiegano lavoratori di quel comune l'affida a delle coperative che occupano questi "migranti irregolari e profughi". Quanti sono i poveri in ItaliaE cosa vuol dire, da un punto di vista economico e statistico, essere "poveri": i nuovi dati dell'ISTAT
15 luglio 2015
http://www.ilpost.it/2015/07/15/quanti- ... -in-italiaNon trova lavoro: si ammazza a 56 anni. Trovato dalla mogliedi Paola Treppo
18 gennaio 2017
http://www.ilgazzettino.it/nordest/udin ... 03211.html MEDIO FRIULI (Udine) - Non ce l'ha fatta a sopportare il peso dell'esistenza: senza lavoro, che cercava ogni giorno senza riuscire a trovarlo, frustrato, abbattuto, un uomo di 56 anni è caduto in depressione e si è ucciso. A trovare il suo corpo in fin di vita, nella serata di ieri, martedì 17 gennaio, in un paese del Medio Friuli, dove tutti si conoscono e cercano di darsi una mano, è stata la donna che gli è stata accanto da quando si erano innamorati, da ragazzi, che aveva sposato e con cui condivideva angosce e fantasmi: l'ansia, la paura di futuro incerto. Sua moglie.
Il mostro della depressione, sordo, silenzioso, tremendo, lo cattura, o fa suo, nel buio di una notte gelida, piena di vento. L'uomo, molto conosciuto e amato nel suo paese, non ce la fa: non vede altro che un tunnel buio, senza scampo. Prende una corda e si impicca, nella casa dove ha vissuto con la sua famiglia per anni. Mura domestiche piene di bei ricordi, ma che in quel momento non ce la fa a portare a galla. La moglie sa che sta male, gli sta accanto, cerca di non perderlo di vista un attimo. Ma chi sta male non ce la fa a sopportare il dolore. La donna rientra dopo una veloce commissione. Lui respira ancora. Allora, nella disperazione, è lotta contro il tempo: amulanze, soccorsi. Niente da fare. Il 56enne non ce la fa. Muore nella notte. Quando fa giorno è lutto, in tutto il paese.
Il presidente Cei: poveri aumentati del 155% Dietro ai numeri ci sono volti e storie vereSerena Sartini - Mar, 24/01/2017
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 54995.htmlLa crisi economica continua a pesare, la povertà aumenta a ritmo sproporzionato, gli indigenti non solo semplici numeri ma «volti e storie di centinaia di migliaia di famiglie».
Per superare la piaga in cui versa il Paese, servono subito due provvedimenti: l'introduzione del Reddito d'inclusione (Rei) e la predisposizione del Piano nazionale contro la povertà. È il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova, a scendere in campo appoggiando l'introduzione del reddito d'inclusione. Lo fa davanti al parlamentino dei vescovi italiani, nella sua penultima prolusione da presidente della Cei, aprendo i lavori del consiglio permanente. Bagnasco ha ricordato «le difficili condizioni in cui versa una fascia sempre più ampia di popolazione». Dall'inizio della crisi - ha detto il numero uno dei vescovi - «le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155%: nel 2007 erano 1 milione ed 800mila, mentre oggi sono 4 milioni e 600mila». Non semplici numeri, ha aggiunto, ma «volti e storie di centinaia di migliaia di famiglie che nelle nostre diocesi e parrocchie, nei Centri d'ascolto, nelle associazioni e nelle confraternite hanno trovato una prima risposta». Di fronte a questa difficile situazione, per Bagnasco è «necessario prestare la massima attenzione alla legge delega di introduzione del Reddito d'inclusione e alla predisposizione del Piano nazionale contro la povertà».
Nel quadro a tinte fosche tracciato dal capo dei vescovi, emerge un Paese in ginocchio. «La crisi economica ha spiegato - continua a pesare in maniera significativa sulla nostra gente, specialmente sui giovani e sul Meridione». Il passo dall'economia e dalla politica ai temi etici è breve. «Stentiamo a capire accusa l'arcivescovo di Genova - come mai tutti i provvedimenti a favore della famiglia, che potrebbero non solo alleviare le sofferenze, ma anche aiutare il Paese a ripartire, facciano così tanta fatica a essere realmente presi in carico e portati a effettivo compimento». Il riferimento è alla discussione sul fine vita, «con le implicazioni, assai delicate e controverse, in materia di consenso informato, pianificazione delle cure e dichiarazioni anticipate di trattamento. Ci preoccupano non poco ha proseguito le proposte legislative che rendono la vita un bene ultimamente affidato alla completa autodeterminazione dell'individuo, sbilanciando il patto di fiducia tra il paziente e il medico. Sostegni vitali come idratazione e nutrizione assistite, ad esempio è l'accusa verrebbero equiparate a terapie, che possono essere sempre interrotte».
In tema di immigrazione, Bagnasco chiede anche che sia riconosciuta la cittadinanza ai minori che abbiano conseguito il primo ciclo scolastico e la possibilità di affidare i minori non accompagnati a case famiglia.
Una prolusione piuttosto sintetica rispetto alle solite, la penultima che l'arcivescovo di Genova ha tenuto ieri pomeriggio prima di lasciare la guida dell'episcopato italiano dopo un decennio di presidenza. «Il nostro lavoro ha concluso Bagnasco - già guarda con fiducia alla prossima assemblea generale (in programma a maggio, ndr), dove saremo chiamati a eleggere la terna relativa alla nomina del presidente della Cei». Una terna con i nomi dei candidati da portare al Papa che sceglierà poi il successore dell'arcivescovo di Genova. Ma il toto-nomine è già partito.