Le bugie dei radicali e altri sull'invasione dei clandestini

Le bugie dei radicali e altri sull'invasione dei clandestini

Messaggioda Berto » ven mar 10, 2017 4:02 am

Migranti, il bluff del sindaco modello
Un'inchiesta sbugiarda Lucano, esaltato da Papa e media: sprechi e appalti irregolari
Michele Dessì - Gio, 09/03/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 73026.html

E così, il famigerato modello Riace, «brevettato» dal sindaco delle Prime Pagine, Mimmo Lucano, osannato per l'accoglienza fraterna e organizzata degli immigrati, tanto da interessare e commuovere capi di stato, primi ministri e, perfino, Papa Francesco, si frantuma e rivela tutte le proprie criticità, anomalie, dubbi, sospetti.

Davanti all'imponenza della verità, appurata dallo Stato, il gigante, nato dall'azione portentosa della comunicazione, mostra, miseramente, i suoi piedi d'argilla. Una commissione di funzionari della Prefettura di Reggio Calabria, inviata a Riace per indagare sull'operato del tanto decantato Sprar di quella cittadina della costa ionica reggina, ha avuto modo, nel luglio 2016, di redigere un verbale circostanziato (di cui siamo entrati in possesso in maniera esclusiva, ndr) di tutte quelle anomalie, carenze e criticità che lo fanno crollare in fondo alla classifica dei buoni progetti.

Pur riconoscendo la bontà iniziale dell'intento, i tre ispettori denunciano anomalie nell'affidamento (a ben sei enti gestori), nell'organizzazione e nella conduzione delle attività. A partire dall'affidamento diretto, da parte del sindaco Lucano, a specifici enti gestori senza aver mai indetto una gara pubblica alla quale avrebbero potuto partecipare anche altre associazioni e cooperative, oltre quelle scelte de imperio dal primo cittadino. Gli oltre 2 milioni di euro annui da gestire per l'accoglienza degli immigrati, nella Riace del sindaco indicato dalla rivista Fortune come uno tra i primi 50 uomini più potenti al Mondo, a detta dei funzionari governativi, sembra abbiano preso costantemente scorciatoie o strade sbagliate.

Se si pensa che almeno un terzo dei 150 richiedenti asilo risulta essere illegalmente ospite in termini di durata massima di permanenza (due anni anziché 6 mesi), già si può conteggiare uno spreco pari a oltre 600 mila euro annui. Superano abbondantemente i 500 mila euro, poi, le spese senza «pezze d'appoggio», o con giustificazioni poco chiare o raddoppiate. Fra queste, i 12 mila euro per i 9 mila litri di carburante per auto che avrebbero dovuto assicurare la percorrenza di oltre 200 mila chilometri annui ad un automezzo che, in oltre dieci anni di vita, ne ha percorsi, in totale, solo 188 mila. Nessuna giustificazione anche per i 40 mila euro di parcelle per legali ed interpreti. Poco chiare le spese per il fitto di abitazioni (classificate A/3) in uso agli immigrati, di cui mancano attestazioni di agibilità e abitabilità, di proprietà di parenti dei responsabili degli enti gestori lo Sprar: oltre 200 mila euro annui. Senza dimenticare che altri 600 mila euro sono spesi annualmente per stipendiare 70 operatori, non sempre e non tutti con le carte in regola. Per esempio, quell'assistente sanitario munito semplicemente di un diploma di agrotecnico. O, addirittura, quel direttore generale di alcuni fra gli enti gestori che, essendone anche presidente, riveste il doppio ruolo di datore di lavoro e dipendente di se stesso, con tanto di doppia firma sui documenti ufficiali. Senza tener conto, per rafforzare il dubbio, ove mai fosse necessario, che lo stesso era stato dipendente comunale con la mansione di «manutentore della rete idrica e fognaria» del paese.

Si chiedono, gli ispettori, e, da italiani, lo facciamo anche noi, come abbia potuto il super sindaco Lucano non accorgersi, in una terra in cui il malaffare spesso incontra la malavita, di così tante irregolarità e carenze, vere o presunte, comunque «denunciate» da una triade di ispettori governativi. Lui, fulgido esempio di «buona politica», amico del Papa, più volte invitato a testimoniare e divulgare proprio la buona amministrazione di un così nobile e alto progetto sociale, ne perde il controllo proprio a casa sua.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » gio mar 16, 2017 3:27 am

Fiorello un'altro parassità che racconta balle:
https://www.facebook.com/mistocolvitto/ ... 0148793336
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Messaggioda Berto » sab apr 01, 2017 9:07 am

I migranti non ci pagano le pensioni

sono circa 5 milioni gli stranieri residenti in italia, per lo più privi di cittadinanza italiana, di cui almeno la metà proviene dall'Europa (2,5 milioni) e di questi circa il 30% dalla UE (800mila) il resto provengono dai paesi dell'Est;

di questi 5 milioni che lavorano sono meno della metà, circa 2,4 milioni (erano 2,3 nel 2014);

http://www.west-info.eu/it/west-news/im ... na2/?t=660
http://www.vita.it/it/article/2016/07/0 ... ero/140039

tra questi vi sono 7/800 mila circa di migranti o clandestini e profughi dall'Asia e dall'Africa accolti e ospitati e che vive alle nostre spalle, che non lavora e non può lavorare perché non hanno il permesso e sopratutto perché non c'è lavoro nemmeno per noi, non versano alcun contributo e non ci pagano le pensioni;

le centinaia di migliaia di immigrati irregolari e regolari che svolgono un lavoro nero o che delinquono (rubando, rapinando, estorcendo, spacciando droga come tanti romeni zingari) non versano alcun contributo e non ci pagano le pensioni;

le 800 mila badanti per lo più dall'est europeo, regolari e irregolari, non versano che contributi minimi all'INPS (circa 230 euro al mese) e perciò non ci pagano le pensioni e oltre tutto non pagano tasse per cui tutta l'assistenza sanitaria e gli altri servizi sociali gravano sui cittadini italiani;

http://www.assistere.net/quanto-costa-a ... na-badante

http://www.familydea.it/guide/anziani/q ... omiciliare

http://www.stranieriinitalia.it/attuali ... tasse.html


Di questi 2,4 milioni di stranieri lavoratori che versano regolari contributi per la pensione sono meno della metà, poco più di 1 milione e se si considera quello che versano, quello che il servizio pubblico spende, quanto speso per l'accoglienza e l'ospitalità e i danni della criminalità degli stranieri regolari e irregolari, nonché i pericoli derivanti dall'invasione islamica, si può ragionevolmente concludere che i cittadini italiani ricevano più malefici che benefici dalla presenza di buona parte di queste persone straniere.
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Messaggioda Berto » dom apr 23, 2017 9:52 am

"Il lavoro prima agli australiani. Da oggi solo migranti qualificati"
Giornate di fuoco per la politica australiana e per i 200mila italiani, che vivono in Australia
Luisa De Montis - Gio, 20/04/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lav ... 88060.html


Giornate di fuoco per la politica australiana e per i 200mila italiani, che vivono in Australia (sono 25 mila gli italiani che ogni anno atterrano negli aeroporti di Sydney o di Melbourne, per vacanza, per studio o per lavoro).

Da oggi, infatti, sarà più difficile ottenere un visto permanente dall'altra parte del mondo, ma non impossibile. Il primo ministro australiano, Malcolm Turnbull, ha recentemente annunciato: "Il lavoro prima agli australiani". E ha abolito da un giorno all'altro uno dei visti più utilizzati dagli italiani (e non solo) per lavorare in Australia: il famoso 457, un contratto di lavoro di due o quattro anni, che portava alla residenza permanente e che quindi era una delle strade preferite da circa 550 italiani l'anno, per realizzare l'Australian dream. Cosa fare adesso? "Chi vuole studiare o lavorare in Australia farebbe bene a partire - spiega Ilaria Gianfagna, che tre anni fa ha fondato Just Australia, un infopoint a Melbourne per gli italiani che vogliono trasferirsi in Australia - a prescindere dalle leggi sull'immigrazione, che cambiano ogni anno. Vivere un'esperienza in Australia e in generale all'estero, anche se temporanea, fa bene a chiunque: si migliora l'inglese, si acquisiscono più qualifiche e s'impara cosa vuol dire vivere in un paese estremamente multi-etnico, moderno, dove vige la meritocrazia, dove gli stipendi sono alti, la qualità della vita è tra le più alte al mondo e il tempo libero ha la stessa importanza di quello speso sul lavoro".

In sostanza, quello che cambia è che il nuovo visto si chiamerà Temporary Skill Shortage e darà la possibilità di rimanere fino a quattro anni in Australia e solo per alcune professioni sarà possibile richiedere la residenza permanente dopo questo percorso. "Da oggi sarà più difficile ottenere un visto permanente per l'Australia - dice Alberta Miculan, agente di immigrazione dello studio di Melbourne Migration Ways - e ce la faranno soprattutto le persone molto qualificate, con un buon livello d'inglese". Le novità sono appena state annunciate ed è bene non prendere decisioni affrettate. "Meglio continuare per la propria strada - aggiunge Miculan - e attendere di saperne di più. Per chi è qualificato non mancheranno le opportunità". Proprio quello che vuole il primo ministro per il futuro del paese: migranti qualificati, ovvero 'skilled migrants', come si dice nella terra di canguri. Il premier ha anche annunciato che la procedura per ottenere il passaporto sarà ancora più lunga: ci vorranno 4 anni di residenza permanente, prima di poter richiedere la tanto ambita cittadinanza. In tantissimi hanno commentato le novità su Facebook, definendo 'razzistì i nuovi provvedimenti. Ma si può ancora emigrare in Australia? I giovani sotto i 31 anni possono chiedere un visto working holiday (vacanza-lavoro) della durata di un anno, da poter rinnovare per altri 12 mesi, a patto di svolgere 88 giorni di lavoro agricolo. Chi ha più di 31 anni, o semplicemente vuole studiare, può optare per uno student visa, un visto di studio e lavoro part time, che è il biglietto da visita per entrare nel mondo del lavoro australiano, con un buon livello d'inglese e un diploma o una laurea ottenuta sul posto. Oppure partire con la macchina fotografica al collo, per una vacanza, che a volte si trasforma in una scelta di vita.


Così si fa.
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Messaggioda Berto » ven apr 28, 2017 12:09 pm

Luca Donadel, il blogger che traccia le rotte dei migranti: "La sinistra mi attacca"
28 Aprile 2017 7

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... o.facebook

Luca Donadel, studente di Scienze della Comunicazione di 23 anni, ha realizzato un video con cui, attraverso un sistema Gps di rilevamento dei tracciati delle navi, è riuscito a ricostruire i movimenti dei natanti delle Ong attraverso il Mediterraneo verso le coste libiche. "I giornali di sinistra e quelli cattolici ce l'hanno con me, puntano a sminuire il mio lavoro", accusa ora il blogger in un colloquio con il Giornale, che partendo da un video "di Gefira che aveva fatto l'esperimento prima di me" ha poi tracciato le rotte e "postato il risultato sulla mia pagina Facebook. In poco tempo è stato visualizzato da un numero impressionante di contatti".

Un lavoro quello di Luca che non è piaciuto a cattolici e comunisti. In un articolo di Avvenire, il video del giovane è stato definito "immorale", l'Unità ha parlato di "video bufala che anche la destra cavalca", il Manifesto ha titolato "La bufala rilanciata da Striscia prepara nuove stragi in mare". "Cercano di denigrare il mio lavoro attaccandomi a livello personale. Perché non fanno loro un video in cui provano a controbattere a ciò che ho detto? D'altronde i tracciati di un gps non si possono smentire, sono inequivocabili visto che sono dati e numeri".

E i dati dicono che da quando le organizzazioni non governative operano tra il canale di Sicilia e la Libia il numero dei migranti che arrivano sulle coste italiane è sensibilmente lievitato. Si parla di un'aspettativa di 250mila immigrati per il 2017 contro i 181mila del 2016. "Ricordo che ci sono le indagini aperte dalle varie procure siciliane a confermare ciò che ho detto - conclude Luca - e ho citato anche altri dati oltre ai rilevamenti gps, quali il numero dei morti in mare nel corso dei mesi passati, indicando un aumento, come confermato di recente anche dal procuratore di Catania Zuccaro".


La demenza irresponsabile di Bergoglio, dei suoi vescovi e dei falsi buoni che fanno del male e che non rispettano i nostri diritti umani
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Comunisti, internazicomunisti e dintorni
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Le bugie dei radicali, del Papa e di altri sui migranti regolari, sugli immigrati clandestini e sui rifugianti
viewtopic.php?f=194&t=2460
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Messaggioda Berto » ven giu 02, 2017 7:19 pm

???

Tutte le falsità della propaganda pro-migranti – Oltrelalinea
2017/06/01

http://www.oltrelalinea.news/2017/06/01 ... o-migranti

La nostra società vive un momento storico di forte decadenza. Si è perso ormai ogni contatto con la realtà, siamo in balia delle ideologie, dei dogmi e subiamo le conseguenze di un feroce indottrinamento e allineamento di massa a quelle che devono essere le “idee dominanti”.

Assistiamo giornalmente all’uccisione del libero pensiero, un omicidio che si perpetra attraverso due azioni equivalenti condotte in parallelo: da un lato si ghettizza il pensiero che si discosta dai canoni dominanti, accostandolo a tetri aggettivi quali xenofobo, razzista, intollerante, populista eccetera, con lo scopo di scoraggiare la loro diffusione tra le masse e – dall’altro – si utilizzano termini inappropriati per definire situazioni scomode per l’affermazione dell’idea dominante, che se definite con i termini consoni finirebbero facilmente per essere avvertite per quello che realmente sono, ovvero realtà illegali e pericolose.

Ecco che allora il sovranista, il nazionalista e l’identitario diventano populista, razzista e xenofobo, ed il clandestino diventa semplicemente migrante; le magie della “neolingua” del nostro secolo, da far rabbrividire George Orwell.

Ma c’è da aggiungere un’altra cosa, forse ancora più drammatica, ovvero la presenza di una larga e consistente fetta della società che non solo ha recepito perfettamente l’indottrinamento a cui è stata sottoposta – sul tema dell’immigrazione, ma anche su altre grandi tematiche della nostra epoca: Unione Europea, egemonia statunitense, globalizzazione eccetera – ma ha effettuato un passo in più verso il baratro, un’involuzione sempre più profonda della capacità di pensiero, un’inibizione totale che li porta non solo a non riconoscere il grande inganno a cui sono sottoposti ma addirittura a spalleggiare l’inganno stesso, sublimandosi da vittime a complici, divenendo anch’essi carnefici.

È il caso, ad esempio, di tutta quella gente che ieri manifestava a Milano nella marcia pro-migranti e di tutti coloro che esprimono vicinanza a questa linea di pensiero.

Molte volte sentiamo esponenti del povero mondo intellettuale e giornalistico italiano, anch’esso in forte decadenza, come del resto quello politico, esprimere pareri imbarazzanti in tema di immigrazione. L’impressione che si ha è che queste persone siano i veri populisti, poiché fanno demagogia assecondando così le loro stesse utopie. Credono nel multiculturalismo e nella globalizzazione ed invece di ricredersi di fronte all’evidenza preferiscono perseverare nella loro follia.

È dunque l’approccio al tema ad essere sbagliato, affrontano il tema in maniera ideologica, filtrando il pensiero attraverso i loro dogmi politici e le loro insulse utopie: dalla società multietnica, passando per le frontiere che non esistono, fino all’uomo cittadino del mondo. Invece, per discutere seriamente di questo e di tanti altri temi “caldi”, bisognerebbe semplicemente usare il caro e vecchio buon senso.

In questo articolo vogliamo smontare, una ad una, le bugie più clamorose che ci vengono propinate attraverso i media, lo strumento colluso che fa da piattaforma all’indottrinamento, dimostrando la totale infondatezza delle argomentazioni alla base del pensiero pro-migranti.

1. “L’immigrazione è una risorsa”

Come contraddire questa frase? Certamente l’immigrazione è una risorsa… ma quando parliamo di quella regolare! Quando parliamo di uno Stato che attua politiche tali da avere piena contezza di chi entra nel proprio Paese e dei motivi per i quali lo fa: se per turismo, studio o lavoro e quando – soprattutto – in base alla situazione socio-economico-politica della Nazione vara delle soglie ai visti da concedere per chi cerca occupazione. Il problema è che taluni quando pronunciano questa frase non applicano la stessa distinzione, ma si riferiscono complessivamente a tutta l’immigrazione, regolare e clandestina.

Un migrante – alias clandestino – non è una risorsa, tranne per le ONG, per gli hotel che li ospitano sul territorio nazionale, per la criminalità organizzata che li arruola nello spaccio della droga o nei campi attraverso il caporalato ed infine per chi necessità di nuovi schiavi sottopagati per abbattere i costi della manodopera.

2. “Anche noi siamo stati migranti”

Noi siamo stati emigrati regolari, sottoposti a controlli alle frontiere, venivamo messi in quarantena quando arrivavamo negli Stati Uniti e se non trovavamo lavoro venivamo respinti ed espulsi. Nessun italiano dei milioni di concittadini emigrati fin dai primi anni del ’900 ha ricevuto sussidi divenendo un peso per la società in cui arrivava. Gli italiani si sono sempre guadagnati il pane, non hanno fatto i parassiti succhiando risorse senza generare progresso nei paesi in cui giungevano. Questo paragone non ha senso. È estremamente offensivo accostare due figure così lontane e così diverse di emigrato.

3.”Dobbiamo promuovere l’accoglienza e l’integrazione”

Una frase senza né testa e né coda. Praticamente uno spot elettorale: non si accoglie nessuno e non si integra nessuno per opera dello spirito santo, ma solo attraverso il lavoro. Far giungere centinaia di migliaia di persone in un Paese con il 35% di disoccupazione giovanile non promuove di certo l’integrazione. Queste persone resteranno tutte senza lavoro e quindi gli sarà automaticamente preclusa la possibilità di integrarsi: il lavoro è l’unico strumento di integrazione! Grazie al sostentamento economico, infatti, accresce la dignità del lavoratore, gli concede i mezzi per vivere in pari dignità sociale con il resto dei cittadini, facendolo sentire integrato nella società.

Lavorando, lo straniero avrà modo non solo di avere una casa, una macchina e mantenere la prole, ma in particolare avrà la possibilità di essere accettato dalla comunità perché apprezzato per il lavoro che compie, instaurando rapporti lavorativi e privati con quelli che sono – a tutti gli effetti – suoi concittadini, imparando così la cultura, la storia e le tradizioni locali, magari finendo per farle proprie. Ecco perché l’unica immigrazione che può funzionare è quella regolare e regolata: varare delle soglie per gli ingressi di cittadini stranieri è fondamentale affinché l’immigrazione sia una risorsa e non un ulteriore problema sociale!

4. “Gli immigrati fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare”

Altra frase che sta tanto a cuore ai “radical chic” e che spesso sentiamo pronunciare dagli stessi. Rivolgo nuovamente l’invito a riflettere se questa non sia la vera forma di populismo presente oggigiorno in Italia. Per essere corretta andrebbe modificata in “gli immigrati fanno i lavori sottopagati, quelli che gli italiani non accettano di fare”.

Ma perché gli immigrati accettano di essere sfruttati? Perché non essendoci un serio controllo degli ingressi abbiamo un numero estremamente elevato di stranieri. In più, a questi, si aggiungono centinaia di migliaia di clandestini che sbarcano nel nostro Paese, i quali, vivendo in una condizione sociale disumana, sono disposti a lavorare anche a 5 euro al giorno. La disperazione, il soprannumero – quindi la grande “concorrenza” di manodopera e la scarsa domanda – unita ad una concezione del lavoro e della dignità diversa dalla nostra, porta l’immigrato ad accettare lo sfruttamento.

5. “Chi vuole controllare l’immigrazione è razzista”

Quante volte ci siamo sentiti dare del razzista e dello xenofobo? Ma chi sono i veri razzisti? Come detto al paragrafo precedente, se gli immigrati finiscono per essere sottopagati e sfruttati è perché non c’è una politica seria in fatto di immigrazione, non c’è un controllo degli ingressi. È questo che comporta la sfruttamento dello straniero. Chi vuole le frontiere aperte è il vero razzista, in quanto pone queste persone nelle condizioni per essere schiavizzate, illudendoli di trovare chissà cosa, finendo poi sotto i porticati delle stazioni ferroviarie. A chi fa comodo una tale situazione? Ai grandi industriali.

Se non riescono più a delocalizzare le industrie, abbassando così il costo della manodopera, delocalizzano la manodopera stessa, portandola direttamente qui in Europa con gli sbarchi di migliaia di clandestini. La sinistra cosa fa di fronte ad una tale situazione? Grida “razzista” a chi propone delle politiche che sono di tutela per l’immigrato stesso e soprattutto per il lavoratore. Questo dimostra come la sinistra odierna sia collusa con il capitalismo estremo ed in balia di una forte crisi d’identità.

6. “Non è vero che gli immigrati ci rubano il lavoro”

Invece sì. Poiché accettando lavori sottopagati, per i motivi di cui sopra, sottraggono posti di lavoro agli italiani. Non solo: distruggono anche le conquiste sociali ottenute in secoli di lotta dei lavoratori per ottenere più diritti e retribuzioni eque. Si tratta di lavori che gli italiani hanno sempre svolto in tutta la loro storia – ma a condizioni dignitose.

7. “Abbiamo il dovere di aiutarli”

35% di disoccupazione giovanile, 12% il dato generale, 4 milioni di italiani sulla soglia della povertà e ben 11 milioni che per ragioni economiche rinunciano a cure mediche: ci vuole coraggio a pronunciare questa frase. L’accoglienza dei migranti ci è già costata ben oltre 4 miliardi di euro, di cui il 98% provenienti dalla casse dello Stato italiano e solo il 2% da fondi europei (che sono comunque anche soldi nostri, ricordo che l’Italia è uno dei principali contribuenti dell’UE). È evidente che una cifra così elevata sarebbe potuta essere investita per generare occupazione, per costruire infrastrutture, per applicare sgravi fiscali e per far ripartire l’economia.

Francamente non abbiamo nessun dovere di aiutarli, capirlo dovrebbe essere semplice: lo Stato ha il dovere di aiutare i propri cittadini, quegli stessi cittadini che per decenni – e di generazione in generazione – hanno contribuito con le tasse a finanziare lo Stato, generando quel “tesoretto sociale” che è di loro proprietà, perché appunto da loro sovvenzionato, sicché da loro deve essere utilizzato in caso di bisogno, a maggior ragione in un’epoca in cui vige una disastrosa situazione economia ed occupazionale. È davvero assurdo, nonché ingiusto, che queste risorse vengano stanziate in favore di chi non ha contribuito in alcun modo a crearle.

8. “Scappano dalla guerra”

Non scappano da nessuna guerra, i numeri parlano chiaro (dati riferiti al 2016) : su 180 mila sbarchi solo 120 mila persone hanno presentato domanda di asilo. Sicché già 60 mila, quindi un terzo degli arrivi, si dimostrano in mala fede. Delle 120 mila domande, l’asilo politico per rifugiato di guerra o perseguitato politico è stato riconosciuto a solo 5 mila persone. Ad altri 35 mila, invece, è stato concesso di restare per il momento in Italia in attesa di ulteriori verifiche circa il proprio status e poche migliaia sono stati espulsi. In totale, 176 mila sono mantenuti dai contribuenti negli alberghi.

9. “È colpa nostra che abbiamo sfruttato i loro Paesi”

No, è colpa nostra che continuiamo a sfruttarli! Ed il modo migliore per farlo è sottrarre risorse umane a questi paesi. Anche in questo caso si palesa il controsenso di chi spalleggia l’immigrazione clandestina e poi accusa l’occidente di colonialismo. Incentivare i flussi migratori significa condannare a morte quelle Nazioni e schiavizzare coloro che giungono in Europa, illudendoli di trovare Eldorado, finendo sottopagati e ai margini della società.

10. “Immigrazione non è sinonimo di criminalità”

Ancora una volta il problema è concettuale. Se parlassimo di un Paese in cui si attuano norme serie per il controllo degli ingressi l’equazione immigrazione=criminalità sarebbe insensata. Ma dato che non è questo il caso dell’Italia e dato che per questi signori immigrazione non significa immigrazione regolare, non possiamo che contraddirli. Se non si parla da New York, oppure da qualche attico dei Parioli, ma si vivono le città, si utilizzano i trasporti pubblici e si attraversano le stazioni ferroviarie, diventa facile rendersi conto che le nostre città siano in balia di migliaia di nulla facenti che vivono ghettizzati e ai margini della società. Non a caso la percentuale di stranieri presenti nelle nostre carceri è altissima, così come la percentuale di crimini commessi, il che è molto grave considerando che rappresentano una minoranza nel Paese. La soluzione per il pensiero “radical chic” qual è? Integrazione!

Una marea di disoccupati, senza fissa dimora e in condizione sociali pessime, cosa può diventare se non criminale? Per non parlare del fatto che, non avendo contezza di chi siano coloro che stiamo “accogliendo” – e qui mi fermerei a riflettere se questa sia accoglienza – non sappiamo se queste persone abbiano precedenti penali, se siano detenuti scappati dalle carceri libiche o se addirittura siano affiliati ad organizzazioni terroristiche.

A tal proposito vorrei sottolineare come la condizione sociale in cui versano gli immigrati sia assolutamente una condizione potenzialmente idonea affinché avvenga la radicalizzazione del soggetto: l’illusione di migliorare la propria vita, unita alla condizione indegna di sopravvivenza, genera solo odio verso la società occidentale. Dobbiamo renderci conto che grazie a queste politiche suicide d’accoglienza abbiamo fatto giungere nel nostro Paese un esercito di potenziali jihadisti, truppe lanciate dietro le linee nemiche pronte a colpirci appena l’odio – causato dalle utopie di taluni – sarà tale da far maturare in essi l’estremismo ed il fanatismo.

Infine, con la dislocazione in tutta Italia dei “migranti”, non oso immaginare qualora dovesse avvenire un fatto grave, ad esempio l’uccisione di uno di loro in una colluttazione con la popolazione locale, cosa potrebbe accadere a livello nazionale se tra i migranti si diffondesse questa notizia. La risposta è semplice: una marea di persone, ormai diffuse anche nei più piccoli paesini, scenderebbe per strada. Mi chiedo come le Prefetture pensino di riuscire a contenere una situazione simile che coinvolge anche il più piccolo borgo d’Italia. Ma si continua a parlare di accoglienza e di distribuzione dei migranti nei comuni di tutta Italia. Folle.

11. “Calo delle nascite: senza l’apporto degli immigrati l’Italia scomparirà”

Pensare di risolvere il problema della natalità facendo giungere più immigrati nel nostro Paese è semplicemente una follia. Sostanzialmente per due ragioni: uno, gli immigrati fanno figli a prescindere dalle loro possibilità economiche, quindi così si genera solo altra povertà che si aggiunge a quella già presente, quindi altri problemi sociali, altre spese per lo Stato; due, il problema della natalità si risolve solo generando occupazione per gli italiani stessi, accorciando i tempi per avere un’occupazione dalla conclusione degli studi, instaurando una politica di sostegno per le famiglie, con sgravi fiscali e sussidi per i figli, sussidi che li accompagnino durante tutta la crescita (altro che reddito di cittadinanza, tra l’altro pensato anche per gli stranieri).

12. “Lo ius soli è un traguardo di progresso irrinunciabile”

Non avere la percezione della realtà comporta l’affermazione di queste frasi del tutto scollegate dal mondo reale. Allo stato attuale, in cui sono presenti centinaia di migliaia di persone assolutamente sconosciute, realizzare lo ius soli sarebbe una follia. Ciò che è accaduto e sta accadendo in Francia e Germania dovrebbe farci riflettere intimandoci la calma su questo tema.

13. “L’immigrazione non è un fenomeno controllabile”

L’immigrazione di queste masse è un fenomeno fin troppo controllato e controllabile. Lo dimostrano le ultime inchieste della Magistratura che hanno svelato quello che viene denunciato da anni, ovvero la collusione delle ONG nel traffico dei clandestini. Le loro navi sconfinano nelle acque territoriali libiche raggiungendo dei veri e propri punti di incontro con gli scafisti.

Dall’altro canto l’Italia e gli altri partner europei hanno messo in piedi delle operazioni militari che non vanno nella direzione di fermare le partenze, bensì – paradossalmente – le incentivano: è chiaro che se il clandestino sa che dopo poche decine di miglia di navigazione incontrerà del naviglio militare pronto ad accoglierlo e a trasportarlo in Italia si sentirà più sicuro di intraprendere il viaggio e partirà in massa. Perciò, come si sta controllando l’immigrazione nella direzione sbagliata, ovvero incentivandola, si può tranquillamente controllare nella direzione giusta, reprimendola alla radice. Ma per fare questo ci vuole la volontà politica.

Innanzitutto andrebbe instaurata una politica interna seria in materia di immigrazione, come detto più volte in questo articolo, in quanto è il primo passo fondamentale per gestire il fenomeno. Andrebbero posti dei requisiti stringenti per giungere nel nostro Paese: basterebbe ispirarsi a quanto già fanno molti Paesi come Stati Uniti, Canada e Australia. Per risolvere, invece, la situazione del Mar Mediterraneo si può agire in due modi, anche se per farlo il nostro Paese dovrebbe trovare un barlume di orgoglio, dignità e soprattutto sovranità in fondo alla sua anima.

Quindi dovrebbe chiedere, in sede ONU, una risoluzione che autorizzi l’Italia a pattugliare le coste libiche, instaurando un blocco navale, impedendo così le partenze. Se le Nazioni Unite non dovessero appoggiare una tale risoluzione, l’Italia – ma è davvero un’utopia allo stato attuale – dovrebbe agire ugualmente, come del resto da mezzo secolo fanno gli Stati Uniti. Solo che noi, al contrario di loro, agiremmo nella nostra area geopolitica, nel nostro mare, per tutelare la nostra sovranità e non bombarderemmo nessuno Stato sovrano, non uccideremmo nessuno e anzi risolveremmo una situazione che da decenni causa migliaia di vittime all’anno.

Questo, ovviamente, non bloccherebbe i flussi migratori, semplicemente li dirotterebbe altrove. Affinché si arresti totalmente il fenomeno si dovrebbero arrestare le politiche globaliste che destabilizzano da sempre l’area nordafricana e mediorientale, lasciando che in quelle terre siano le popolazioni a decidere le sorti politiche dei propri Paesi, senza porre ingerenze, senza manie di colonialismo.

Ma questo è certamente un problema mondiale che non può essere affrontato unicamente dall’Italia, ma appunto congiuntamente da tutta la comunità internazionale. Ma anche questo richiede che ci sia una volontà politica per farlo. E siccome la volontà politica non è diretta dal popolo, ma dalle pressioni esercitate dai poteri economici e finanziari globali, i quali da questo flusso di schiavi verso l’Europa hanno solo da guadagnarci, lo scenario che si prospetta non è per niente roseo.

Riguadagnare la propria sovranità politica, economica e militare è una condizione irrinunciabile se davvero vogliamo risorgere e cambiare il nostro Paese, le nostre vite ed il mondo. Speriamo non resti solo un sogno, ma questo dipende da tutti noi e da come reagiamo all’indottrinamento: se caliamo la testa, spegnendola – per esempio partecipando alla marcia per i migranti – oppure se apriamo gli occhi, ragioniamo con il nostro cervello e con la nostra coscienza, decidendo così di non morire intellettualmente.

(di Carmine Savoia)
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Le bugie dei radicali e altri sull'invasione dei clandestini

Messaggioda Berto » dom giu 18, 2017 9:18 pm

Che demente, che bugiardo, che irresponsabile!

Migranti. Il cardinale Montenegro: oggi non li vogliamo ma domani li cercheremo
Paolo Ferrario sabato 17 giugno 2017

https://www.avvenire.it/attualita/pagin ... ro-caritas

Il presidente della Caritas riflette: senza gli stranieri tante fabbriche e scuole saranno costrette a chiudere. Ricordiamoci di quanti italiani sono emigrati

«Se è vero, come dicono le proiezioni, che nel 2050 ci saranno tra i 7 e i 10 milioni di italiani in meno, il nostro Stato come potrà reggere? Oggi li vogliamo allontanare, ma tra dieci anni saremo costretti a pagarli per farli venire».

Guarda in faccia la realtà, il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas Italiana, quando parla di migranti e accoglienza. «Preoccupato» dal brutto spettacolo offerto dal Parlamento durante la “discussione” sulla legge dello ius soli, Montenegro si affida alle statistiche per ricordare la necessità di intavolare una discussione pacata e responsabile su un tema da cui dipende direttamente il futuro del nostro Paese.

«Già oggi tante fabbriche si reggono sul lavoro dei migranti – ricorda –. Secondo i dati della Fondazione Moressa, 640mila pensioni di italiani sono già oggi pagate dai contributi versati dagli immigrati. Senza di loro avremmo 30mila classi scolastiche in meno e migliaia di insegnanti senza lavoro».

Si capisce allora come sia centrale e decisivo il dibattito sulla cittadinanza a oltre 800mila bambini e ragazzi nati in Italia ma che italiani non possono ancora considerarsi. «Sono bambini nati in questa terra – ribadisce il cardinale Montenegro – che sono cresciuti accanto ai nostri ragazzi e hanno studiato con loro e che forse non sanno più nemmeno la lingua natia dei loro genitori, perché da sempre parlano l’italiano. A costoro diciamo: tu non puoi. E se lo dovessero fare con i nostri italiani all’estero? Giustamente, ci ribelleremmo».

A tutti, l’arcivescovo agrigentino chiede allora di «guardare la realtà» e «ragionare con calma» senza «trincerarsi dietro la paura». Anche perché, si chiede: «Perché io dovrei aver paura di loro e loro non dovrebbero avere paura di me?».
Questo non significa che il problema non esista, ma che «non può più essere affrontato come emergenza». Perché, ricorda Montenegro, «l’accoglienza è più che salvare una vita e metterla all’asciutto».

Anche di questo si parlerà mercoledì durante la presentazione del Rapporto annuale Caritas-Migrantes, un’occasione per «guardare la realtà» come torna a ripetere il cardinale. «L’integrazione – riflette – non è un problema che riguarda soltanto chi arriva, ma anche chi accoglie. Integrare non significa fare diventare l’altro come me, ma vedere che cosa abbiamo in comune per camminare insieme». E non basta nemmeno, anche se meritoria, «l’accoglienza spicciola», come quella dei lampedusani che «preparano la thermos del the e la mettono sulla porta di casa: non è questa la soluzione del problema». Anche la Caritas è attiva sul versante dell’accoglienza, con 26mila persone ospitate nelle strutture delle diocesi. «Ma anche questa non è la soluzione del problema», ribadisce Montenegro. «C’è una cultura dell’accoglienza da cambiare e lo dovrà fare la Chiesa perché è guidata dal Vangelo, ma anche chi fa politica e guida la Nazione».

Forse, riflette ancora a voce alta il cardinale, «dovremmo ricordarci quando anche noi italiani siamo stati migranti». E racconta un episodio capitatogli in Germania: «Una vecchietta, italiana emigrata tanti anni prima, mi disse che le immagini degli sbarchi dei migranti le facevano rivivere ciò che lei stessa aveva passato. Gli altri ci hanno accolti. È dov’è, invece, la nostra disponibilità ad accogliere? È offuscata dalla paura? Ma è troppo comodo cavalcare la paura, è la strada più sicura per raccattare voti».
È naturale che, continuando a battere sulla violenza e la delinquenza, la gente poi sia spaventata. Secondo Montenegro si deve, invece «saper vedere anche il positivo» del fenomeno migratorio, che c’è come raccontano anche i “numeri”, perché ciò «aiuterebbe davvero a trovare una soluzione». Che, invece, si allontana se addirittura si fa ricorso alla violenza, anche fisica, persino in Parlamento.

Le scene dei giorni scorsi hanno lasciato «molto perplesso e preoccupato» anche l’arcivescovo Montenegro, che con la memoria è andato «ai tempi in cui, purtroppo, questi metodi erano utilizzati». Tempi che non vorremmo più rivivere. «Se questo è ciò che insegnano gli uomini che ci rappresentano ho davvero timore. Così vince chi grida di più, chi ha i muscoli. È già successo nei tempi passati e mi spaventa che quei tempi possano tornare. Mettendo sempre da parte il diverso cominceremo presto a fare selezione anche tra noi: i giovani verso gli anziani, i ricchi coi poveri, chi ha cultura contro chi non ce l’ha. Mi preoccupa molto un’Italia che affronta i problemi così».



Alberto Pento
Non si confondano gli stranieri regolari residenti che lavorano con i migranti irregolari e i profughi che continuano ad arrivare che non lavorano e non possono lavorare perché il lavoro non c'è.
Nella penisola italica a giugno 2015, secondo i dati ISTAT il 12,7% della popolazione era disoccupata.
Cosa significa?
Significa che tutti questi "migranti irregolari" che arrivano dal mare, sono persone disoccupate che vanno ad aggiungersi ai disoccupati già esistenti e a gravare sulle casse dello stato che è pieno di debiti da far paura e che strozza di tasse le genti italiche che lavorano.
viewtopic.php?f=194&t=1801
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Messaggioda Berto » mer giu 28, 2017 12:51 pm

Sesto San Giovanni, da Stalingrado a Mecca d'Italia: il Pd ha perso per gli islamici
27 Giugno 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/mil ... A.facebook

La Stalingrado d'Italia non è caduta né per la crisi economica né perché gli elettori hanno voluto bastonare il Pd e le Coop rosse, al potere da decenni. No, a far pendere a destra Sesto San Giovanni sono stati gli islamici. Repubblica calcherà pure la mano, riportando tra i coretti di leghisti e forzisti che domenica sera festeggiavano l'elezione del nuovo sindaco Di Stefano, di centrodestra, il durissimo "fuori i musulmani" ma la verità è molto simile.
Nello psicodramma democratico, il loro simbolo politico (come Genova, come fu Bologna) è stato profanato perché da città degli operai Sesto è diventata "Mecca d'Italia", crocevia di islamici più o meno integrati, più o meno pacifici.
Qui, a pochi metri dalla stazione, è stato ucciso Anis Amri, il terrorista jihadista della strage al mercatino di Berlino, alla vigilia di Natale. E la paura di tutto questo ha spinto gli elettori, anche i più moderati, a dire basta a una amministrazione che questo fenomeno non solo non ha saputo gestire, ma ha pure favorito.
Con Di Stefano ha vinto la voglia di sicurezza, il no alla costruzione della grande moschea finanziata dal Qatar e appoggiata dalla precedente giunta di sinistra che, secondo la Lega, avrebbe provocato "l'invasione di Sesto ogni venerdì da parte di 4mila musulmani".

Non a caso anche Giorgia Meloni era scesa in campo: "Qui si tratta di decidere tra realizzare la più grande moschea del Nord Italia o un nuovo commissariato di Polizia". I sestesi hanno scelto la seconda opzione.
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Messaggioda Berto » dom lug 02, 2017 8:21 pm

??? Un'altra di buona ???

Immigrazione, la Gabanelli asfalta Boldrini e Kyenge: "Porti chiusi? Si può. Le Ong portino i migranti in Francia"
2 Luglio 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/per ... -coop.html

"Più metti in opera possibilità di salvataggio e più i trafficanti portano in mare un'umanità disperata e inconsapevole". A dire basta alla politica dei soccorsi in mare aperto, anche fuori dalle acque italiane, non è un "cattivone" leghista ma Milena Gabanelli, idolo della sinistra chic italiana che però sull'immigrazione e gli sbarchi ha idee chiare. Che, probabilmente, non piaceranno alle fautrici del "c'è posto per tutti" come Laura Boldrini o Cècile Kyenge.

Intervistata dal Fatto quotidiano, l'ex conduttrice di Report e oggi è vicedirettore dell'area digital della Rai si dice addirittura disposta a pensare alla chiusura dei porti: "Se le intenzioni di non lasciare l'Italia sola continuano a rimanere intenzioni, qualcosa di concreto andrà fatto". Il problema è l'Unione europea e i partner comunitari: "Sarebbe sufficiente se, da subito, qualche Ong straniera facesse un'azione dimostrativa - è la proposta della Gabanelli -. Medici senza frontiere potrebbe sbarcare migranti a Nizza o il Muos a Malta. Vediamo se il democratico Macron ha il coraggio di dire Qui non li portate".

La verità è che l'unico obbligo di chi soccorre i migranti in mare aperto è quello di portarli, secondo la Convenzione di Amburgo, nel "primo porto sicuro". "Dovrebbe essere la Tunisia, che ha firmato quella convenzione, e anche Malta. Ma poiché il flusso è costante, e alcune navi sono dotate di infermeria, potrebbero arrivare anche in Spagna o a Nizza", aggiunge la Gabanelli. Il capitolo Ong è lungo: "Non ci sono mai state tante navi che si adoperano per il salvataggio e mentre nel 2015 i morti in mare sono stati 2.800, nel 2016 siamo arrivati a 4.300. Più metti in opera possibilità di salvataggio e più i trafficanti portano in mare i migranti".

L'Italia è l'hub d'Europa per i ricollocamenti di migranti, finora però è stato un fallimento totale. Serve un processo di identificazione vera, a monte: "Chi non ha diritto a restare, deve essere accompagnato al Paese d'origine, che spesso però non lo riconosce come cittadino. Per questo occorre aver fatto prima accordi bilaterali". L'accoglienza per ora è emergenza mentre, assicura la giornalista, potrebbe essere una opportunità anche economica: occorre che lo Stato metta a disposizione luoghi (caserme, ex ospedali) e assuma personale qualificato ("Circa 28.000 persone: formatori, medici, psicologi") perché serve "un sistema di accoglienza dove le cooperative e le associazioni hanno un ruolo di supporto e non più di gestione". Il costo di questo "paradiso"? "Sarebbe di circa 2 miliardi per la messa in abitabilità, e 2,2 miliardi l'anno per gestione e personale. La ricaduta sarebbe una maggiore percezione di sicurezza, oltre a una maggior disponibilità dei Comuni a farsi carico dell'integrazione".
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Messaggioda Berto » lun lug 03, 2017 10:17 am

Inps, la verità sulle pensioni agli immigrati: la maggioranza le prende senza contributi
2 Luglio 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... 8.facebook

"Gli immigrati ci pagano le pensioni". È il ritornello di chi tifa per porte aperte, accoglienza senza limiti, integrazione a ogni costo. Ma non raccontano tutta la verità. Basta guardare un grafico, pubblicato dal Giornale, per capire che sì, i contributi versati dagli stranieri che vivono e lavorano regolarmente in Italia sono maggiori delle uscite che l'Inps riserva alle loro pensioni, ma è vero anche che la maggioranza degl immigrati che percepiscono pensioni in Italia non ha versato alcun contributo.

Secondo i dati della stessa Inps, nel 2015 gli stranieri che percepivano pensione erano 81.619. Di questi, 49.852 (il 61%) incassano pensioni assistenziali che non prevedono il versamento di alcun contributo. Altri 9.071 percepiscono assegni di indennità o civili (anche questi ottenibili senza contributi) e solo nei casi di incidenti sul lavoro il soggetto garantito ha l'obbligo di aver versato contributi all'Inps.



Che bugiardi, che farabutti!


Boeri (Inps) dice che in Italia servono più immigrati - Si rischia di distruggere il sistema di protezione sociale
04/07/2017

http://notizie.virgilio.it/top-news/boe ... grati-9613

Roma, 4 lug. (askanews) – La chiusura delle frontiere rischia di “distruggere” il sistema di protezione sociale. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, lancia un monito alla classe politica sul tema dei migranti. “Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere.

Al contrario, è proprio chiudendo le frontiere che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale”.

Il presidente Inps non nasconde i problemi e i tempi legati al processo di integrazione degli immigrati. “Ma una classe dirigente all’altezza – afferma nella Relazione annuale presentata alla Camera – deve avere il coraggio di dire la verità agli italiani: abbiamo bisogno di un numero crescente di immigrati per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale”.

Oggi gli immigrati offrono un contributo molto importante al finanziamento del “nostro sistema di protezione sociale e questa loro funzione è destinata a crescere nei prossimi decenni man mano che le generazioni di lavoratori autoctoni che entrano nel mercato del lavoro diventeranno più piccole”. Gli immigrati che arrivano in Italia “sono sempre più giovani: la quota degli under 25 che cominciano a contribuire all’Inps è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015. In termini assoluti si tratta di 150.000 contribuenti in più ogni anno. Compensano il calo delle nascite nel nostro Paese, la minaccia più grave alla sostenibilità del nostro sistema pensionistico, che è attrezzato per reggere ad un aumento della longevità, ma che sarebbe messo in seria difficoltà da ulteriori riduzioni delle coorti in ingresso nei registri dei contribuenti rispetto agli scenari demografici di lungo periodo”.

L’Inps ha realizzato uno studio anche una simulazione a sostegno della necessità di avere più immigrati che pagano i contributi.

“I risultati della nostra simulazione a prezzi costanti possono essere riassunti in tre cifre: nei prossimi 22 anni avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell’Inps. Insomma una manovrina in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo”.

Boeri indica che impedire agli immigrati di avere un permesso di soggiorno è “la strada sbagliata perché li costringe al lavoro nero e li spinge nelle mani della criminalità”. Al contrario “le regolarizzazioni sono state il più potente strumento di emersione del lavoro nero – rileva Boeri – e hanno avuto un effetto duraturo sul comportamento lavorativo degli immigrati: quattro lavoratori regolarizzati su cinque erano contribuenti attivi anche cinque anni dopo la loro regolarizzazione”.


Boeri: “Bisogna dire la verità agli italiani: senza immigrati l’Inps crollerebbe”
2017/07/04

http://www.lastampa.it/2017/07/04/econo ... agina.html

Chiudere le frontiere vuol dire distruggere il nostro sistema di protezione sociale. A dirlo è l’Inps nel suo rapporto annuale, in cui ha calcolato che se i flussi di entrata dovessero azzerarsi, avremmo per i prossimi 22 anni 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell’Inps: insomma, una manovra in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo. Per questo il presidente dell’Inps, Tito Boeri - pur «consapevole del fatto che l’integrazione degli immigrati che arrivano da noi è un processo che richiede del tempo e comporta dei costi» - spiega che è necessario «avere il coraggio di dire la verità agli italiani: abbiamo bisogno degli immigrati per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale». Gli immigrati che arrivano in Italia sono sempre più giovani: la quota degli under 25 che comincia a contribuire all’Inps è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015. Si tratta, ha calcolato l’istituto, di 150 mila contribuenti in più ogni anno. Numeri che compensano il continuo calo delle nascite, «la minaccia più grave alla sostenibilità del nostro sistema pensionistico», spiega Boeri.

Tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 gli effetti negativi della crisi hanno raggiunto il loro apice. Secondo l’Istat, gli occupati risultavano scesi di circa 4 punti percentuali, cioè circa un milione di occupati in meno: da 23,2 milioni nella primavera 2008 a 22,2 milioni tra il 2013 e il 2014. «Da allora - spiega l’Inps nel rapporto - è iniziata una faticosa ma continua risalita: appena accennata nel corso del 2014, robusta nel 2015, confermata infine nel 2016 e nei primi mesi del 2017». Ad aprile di quest’anno gli occupati risultano risaliti a 23 milioni giungendo a recuperare quasi il livello pre-crisi. «Si tratta di un risultato rilevante seppur largamente insufficiente a riportare la disoccupazione sui valori del 2007-2008, vale a dire attorno al 7%». Il livello massimo di disoccupazione è stato raggiunto nel novembre 2014 (13%) mentre ad aprile 2017 risultava ridotto di quasi due punti (11,1%).

L’aiuto della decontribuzione e l’importanza della mobilità

La decontribuzione per i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato, introdotta nel 2015, «ha avuto un successo notevole», scrive l’Inps: oltre 1,5 milioni di rapporti esonerati, oltre 500.000 imprese che vi hanno fatto ricorso. Ma i rapporti di lavoro attivati anche grazie alla decontribuzione sono risultati effimeri? Le attivazioni di rapporti a tempo indeterminato sono state 1,66 milioni nel 2014; nel 2015 sono aumentate di circa un milione e nel 2016 sono ritornate ad un valore prossimo (di poco superiore) a quello del 2014. I numeri contengono sia i cosiddetti rapporti di lavoro «senza requisito», quelli cioè attivati con soggetti che nei sei mesi precedenti erano già occupati a tempo indeterminato (chi cambia datore, ad esempio), ma anche e soprattutto stabilizzazioni all’interno di un’impresa. Quest’ultima categoria per l’Inps «è significativamente mutata da un anno all’altro ed è alla base della crescita nel 2015». Ma ad aiutare i lavoratori e a far aumentare il loro stipendio è anche la mobilità. Lo scorso anno il turnover dei lavoratori è stato del 35%: in altre parole due terzi degli occupati non ha cambiato posto di lavoro nel corso dell’anno nel settore privato. Tra gli immigrati (sia comunitari che non) il turnorver è molto più alto e si attesta al 55%: sono loro inoltre ad essere molto più mobili sul territorio dei lavoratori nativi. Solo il 50% dei lavoratori immigrati continua infatti a lavorare nella stessa provincia a distanza di quattro anni. La maggiore mobilità spiega perché questa categoria di lavoratori riesca a ridurre la propria distanza dalle retribuzioni degli italiani: «La mobilità paga», sottolinea il presidente dell’Inps.


Si riduce l’uso degli ammortizzatori sociali

Nel corso della crisi il ricorso alla Cig è stato importante e ha interessato molte aziende del Paese. Nel totale del periodo 2008-2016 oltre 350.000 aziende hanno utilizzato la Cig nelle sue varie tipologie. Un terzo delle aziende ha utilizzato la Cig in un solo anno, ma sono numerosi i casi di utilizzo prolungato. I lavoratori che hanno beneficiato della cassa risultavano quasi 1,4 milioni nel 2014, sono scesi a poco più di un milione nel 2015, mentre la loro consistenza nel 2016 risulta, secondo il rapporto dell’Inps, inferiore a 700.000: il calo è stato del 25% nel 2015 e del 32% nel 2016. Una riduzione che ha interessato soprattutto i giovani e le donne.

«Una neo-mamma guadagna il 35% in meno»

Sempre in tema di lavoro, l’Inps ha inoltre analizzato quanto costa la maternità: 24 mesi dopo l’inizio del congedo, la donna guadagna nei primi due anni circa il 35% in meno di quanto avrebbe guadagnato se non avesse avuto il figlio. La perdita è più alta per le donne che hanno un figlio prima dei 30 anni e per quelle che al momento del congedo lavoravano con un contratto a tempo determinato. E non a caso la crisi ha fortemente ridotto le nascite (-20% nel Nord del Paese).

«Bene il Reddito di inserimento, ma non basta»

Il reddito di inserimento, introdotto dal governo Gentiloni, «è un passo avanti rispetto alle tante misure parziali introdotte negli ultimi anni, ma è ancora una misura basata su condizioni categoriali arbitrarie», la presenza di un minore o di un disabile, di una donna in gravidanza o di un disoccupato over 55. Per Boeri queste condizioni «contribuiscono a contenere la spesa, ma possono finire per escludere molte persone bisognose di aiuto. L’obiettivo, invece, deve essere quello di offrire un sostegno a tutti quelli che hanno veramente bisogno». L’importo del Rei poi sembra «anche troppo basso: non potrà eccedere i 340 euro al mese per una persona sola, quando la corrispondente soglia Istat di povertà assoluta, anche al sud, è superiore ai 600 euro al mese».

Un nuovo nome all’Inps?

Il presidente Boeri ha infine chiesto al parlamento di cambiare la denominazione dell’Inps, da Istituto nazionale della previdenza sociale in Istituto nazionale della protezione sociale: «Non ci sono oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. Non servirà neanche cambiare l’acronimo sulle nostre sedi». Una nuova sigla che per Boeri corrisponderebbe di più a quello che l’Inps fa ogni giorno.



Da Elena Vigliano: NON ci pagheranno le pensioni, caro Boeri.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 7530551424

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... grante.jpg

Questa è la busta paga di un lavoratore straniero con moglie priva di reddito e tre figli a carico.
I contributi Inps che vengono versati all'Inps dall'azienda sono 479 euro (di cui 349 euro a carico dell'azienda)
ma al contempo, l'Inps versa al lavoratore 317 euro per gli assegni familiari; inoltre il lavoratore ottiene dal fisco uno sconto per detrazioni fiscali per 260 euro quindi non versa un euro di tasse e in aggiunta riceve anche gli 80 euro.
Quindi sommando importi a debito e a credito questo lavoratore allo Stato non versa nulla ma, al contrario, prende. Infatti 479-317-260-80= +178
Tanto è vero che la sua retribuzione netta è superiore a quella lorda.
Ecco questa è una busta paga tipica di un lavoratore dipendente immigrato, quelli che ci pagheranno le pensioni.
C'è poi da considerare che oltre a non versare ma a prendere, infatti la sua rertibuzione netta è addirittura superiore a quella lorda, i suoi tre figli e la moglie utilizzeranno il welfare (scuola, asili nido, sanità).
Tra l'altro molti riescono ad autocertificare familiari a carico che vivono però all'estero.
Le gestioni INPS ed Erario vengono gestite dallo Stato in modo separato, ma quello che conta è che se verso nel settore contributivo ma prendo dal settore assistenza e fiscale per un importo superiore, alla fine lo Stato da te non prende ma versa.
Questo lavoratore non versa un euro allo Stato grava sul welfare con il suo nucleo familiare di 5 persone usufruendo dell'assistenza sanitaria gratuita, asili nido, abitazione del Comune, scuola pubblica.
Ripeto non versando un euro allo Stato, ma a carico del contribuente italiano, figuriamoci se può pagarci la pensione.
Io non voglio pensare che i politici siano in malafede ma voglio credere che non siano informati su queste "cose che hanno a che fare con i numeri" e che quindi siano convinti che facendo entrare immigrati che hanno redditi bassi e nuclei familiari numerosi che gravano sul welfare ritengano che ci pagheranno le pensioni. Ma non è così.
Ci potrebbero essere immigrati che pagano le pensioni: ad esempio se un ingegnere straniero arriva in Italia con moglie anche lei che lavora e tre figli a carico, se guadagna 60.000 euro lordi e la moglie 30.000 euro lordi non otterrà assegni familiari non avrà sconti fiscali e anche se utilizzerà servizi pubblici li pagherà attraverso i versamenti. Questo è il genere di immigrati che dovremmo incentivare una immigrazione qualificata che apporta valore aggiunto e know-how.


Come farsi prendere per i fondelli.
Di Giannetto Michelassi

I CONTI-TRUFFA DI BOERI SUI MIGRANTI: SCHEMA PONZI! Secondo il presidente INPS senza immigrati da qui al 2040 avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di spesa pubblica in prestazioni sociali destinate agli immigrati, con un saldo negativo di 38 miliardi. Peccato che e' una bufala contabile sotto diversi aspetti, sia sulle cifre che sulla loro natura contabile:

1) 35 Mld in 24 anni ovvero c.ca 1 Mld e mezzo all'anno sono solo i costi di prestazioni sanitarie; i costi sopportati dal contribuente per importare i migranti, includendo i servizi di salvataggio, traghettamento, identificazione, alloggio (ONG prima e case popolari dopo), sicurezza, delinquenza, rimpatrio.. sono molti ma molti di piu' !! Costi di almeno una decina di Mld che solo in minima parte sono coperti dalle tasse pagati da questi soggetti, la maggior parte dei quali sono lavoratori con aliquote minime o no-tax (se non totalmente in nero)

2) Ma questo e' niente: soprattutto i costi dell'immigrazione sono "investimenti" a fondo perduto che noi italiani facciamo sui migranti, mentre i loro versamenti contributivi sono "prestiti" che loro fanno all'INPS che un giorno dovranno essere restituiti sotto forma di trattamenti pensionistici!
Insomma un conto della serva che compara entrate e uscite di cassa di natura molto diversa: noi gli REGALIAMO tutta una serie di servizi per un soggiorno agiato, loro non ci regalano nulla, ci PRESTANO denaro che oggi ci serve per pagare le pensioni ma che poi i nostri (e loro) figli dovranno rimborsare!

Ma intendiamoci Boeri non ha inventato mica nulla. Questa e' la piu' grande truffa della storia dell'uomo, e' lo schema Ponzi o catena di S.Antonio inventata da Keynes per comprarsi la crescita a debito lasciando il cerino in mano alle future generazioni, una truffa economica che tanto successo ha avuto tra i poltici perche' consente di spendere soldi che non hanno per comprarsi voti: soldi delle future generazioni che probabilmente non rivedranno mai ma non sapranno contro chi inveire perche', per allora, i truffatori saranno gia' morti.

Noi italiani di questa truffa siamo i campioni mondiali, e i nostri giovani la conoscono cosi' bene che scappano all'estero: ecco forse questa e' l'unica ragione per cui ci servono migranti: piu' facile far credere a questi analfabeti ingenui che una pensione prima o poi ce l'avranno... ECCERTO!!



Ettore Gotti Tedeschi: "Boeri sugli immigrati si sbaglia"
Francesco Boezi - Gio, 06/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 17223.html

Tito Boeri, presidente dell'Inps, si è espresso pochi giorni fa sulla necessità di accogliere gli immigrati: "Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere.

Al contrario, è proprio chiudendo le frontiere che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale", ha specificato nella sua relazione annuale il presidente dell'Inps. Insomma, la nostra previdenza sociale sarebbe direttamente legata alla crescita del numero degli immigrati presenti in Italia, unica condizione per far sì che il sistema pensionistico possa reggere. Non è la prima volta, del resto, che Boeri si esprime a favore dell'immigrazione per necessità di carattere economico. C'è, però, chi non è affatto d'accordo. Tra questi, Ettore Gotti Tedeschi, economista e banchiere italiano.

Direttore Gotti Tedeschi, Tito Boeri sostiene che l'Inps, senza contributo degli immigrati, possa saltare. Qualcuno potrebbe controbattere sostenendo che la maggior parte di questi, non lavorando, rappresenta semmai un costo aggiuntivo per lo stato...

Non credo ci siano dubbi. A meno che Boeri non ci illustri le cifre in maniera chiara, cosa che ritengo alquanto difficile, se non impossibile. Boeri, però, è innocente di questo squilibrio, sia chiaro. Io credo che questa affermazione sia l’ennesimo tentativo di giustificare il processo di immigrazione che ci viene imposto. Che è stato deciso, pianificato e voluto, ma non tanto per compensare il gap di popolazione (imprevista) nel nostro paese (se così fosse, detta compensazione non sarebbe stata necessaria o sarebbe avvenuta progressivamente negli ultimi 30anni) quanto per realizzare il progetto di sincretismo religioso voluto ed annunciato dai veri segretari Onu (da Butros Gali a Kofi Annan a Ba-Ki moon) necessario per realizzare il famoso piano di omogeneizzazione delle culture nel mondo globale, che deve passare da una omogeneizzazione delle morali religiose. Si vadano a leggeri i Report Kissinger (1974) e seguenti.

Cosa dovrebbe spiegare Boeri agli italiani?

Quello che il presidente dell'Inps dovrebbe spiegare, invece, è come gli immigrati creeranno ricchezza, valore, faranno crescere il Pil, produrranno redditi che genereranno contributi sociali e tasse pagate. Sarei incantato di ascoltare e capire come si potrebbe creare occupazione produttiva per gli immigrati, in un Paese come il nostro, nella situazione economica in cui si trova, con la disoccupazione che è già altissima, avendo perso tanti vantaggi competitivi, e avendo una altissima percentuale di imprese (quelle che lavorano nel mercato domestico) che lavorano al di sotto della capacità produttiva, perciò non guadagnano, non assumono, non pagano tasse. Il nostro Paese, oggi, non può fare azioni di politica economica che creino sviluppo, in un'Europa che ci opprime e boicotta, con governi inconsistenti cooptati (non eletti) che non hanno saputo fare nulla di buono e sostenibile. Sarebbe bene, poi, che ci si chiarisse anche quanti immigrati dobbiamo accogliere nei prossimi 20anni:3 milioni (pari a 150mila l'anno, come lascia supporre Boeri) o 6milioni (325mila anno) come scrisse Stella sul Corriere l’anno passato?

L'Inps è davvero nelle condizioni di poter saltare?

Lo è come lo è il Paese Italia. Io solo penso, dopo aver letto le dichiarazioni di Boeri, che questa sia solo l’ultima manovra intimidatoria per convincerci ad auspicare l’ingresso indiscriminato di immigrati (per le ragioni sopra spiegate)? Si provi a fare il calcolo di quanto dovrebbero contribuire gli immigrati per equilibrare i conti Inps. Poi si calcoli quanto devono guadagnare per poterlo fare, poi si calcoli quanti posti di lavoro a queste condizioni si devono creare, infine, si chieda agli imprenditori privati ( non a chi è occupato in lavori “socialmente utili” a spese dello stato, come oggi) a che condizioni investirebbero per creare posti di lavoro. L’Inps potrebbe andare in default solo volendolo.

Quali sono, secondo lei, le difficoltà dell'Inps in questa fase?

L’Inps, a parte il ben noto squilibrio dovuto al crollo natalità, soffre la passata (non quella di Boeri) cattiva gestione della distribuzione pensioni che ha creato squilibri tra pensioni pagate e contributi versati, camuffando l’assistenzialismo con la “solidarietà", una vera vergogna... Poi soffre il processo di deindustrializzazione del paese legato alla delocalizzazione produttiva che ha impedito investimenti e crescita–stabilità di occupazione. Ancora, soffre il peso fiscale più alto d’Europa. Quindi, soffre l’incapacità della nostra classe dirigente negli ultimi 6 anni, che non ha saputo, non solo reagire alla crisi e gestirla, ma neppure difendere il valore del nostro paese (si pensi solo al fiscal compact), ormai in mano, come dice Boeri, agli immigrati, giovani, forti e sani. Ma per quale ragione al mondo dovrebbe crescere il PIL (risanando i conti) se il numero di abitanti produttivi (immigrati) cresce d’incanto del 15-20%, quando c’è una disoccupazione ufficiale di circa il 12% (e reale ben più alta)?

Esiste un'alternativa programmatica alla visione di Boeri?

Se non facciamo buon viso a cattivo gioco, temo, non resti che l’eutanasia per i pensionati ultrasessantenni. Secondo il ragionamento di Boeri o si aumentano i contributi o si riducono le contribuzioni. I contributi non si possono aumentare, le contribuzioni non si possono diminuire (si può fare solo demagogicamente, populisticamente, come ha dichiarato il Papa: le pensioni d’oro sono un' offesa, un peccato). Certo, l’aiuto alla creazione di famiglie è la cosa migliore, ma darebbe risultati a lungo termine e si scontrerebbe comunque con la cultura, la pessima cultura, che si è creata contro la famiglia.

I sistemi pensionistici delle altre nazioni europee hanno le stesse necessità paventate da Boeri? Sembra che l'accoglienza a tutti i costi rimanga una prerogativa solo italiana...

Mi sembra chiaro.



L'epica bastonata del prof. di sinistra a Renzi: "Ius Soli? È come dire: venite, tanto non vi rimandiamo indietro"
10 Luglio 2017

http://www.ilpopulista.it/news/10-Lugli ... ietro.html

Luca Ricolfi, docente all’Università di Torino, è sociologo di sinistra con posizioni spesso fuori dal coro. Anche sull’immigrazione. In un’intervista a Libero, mette a nudo le clamorose contraddizioni di un Matteo Renzi che “ha perso la bussola”. E smonta le tesi del presidente dell’Inps sui presunti benefici economici derivanti dagli immigrati. Un uomo di sinistra che ribalta i luoghi comuni della sinistra.

A cominciare dallo ius soli: “L’Italia è già tra i paesi che negli ultimi anni sono stati più generosi nella concessione della cittadinanza. Allargare le maglie ora, con i flussi migratori fuori controllo, può rivelarsi una mossa azzardata”. E si sofferma sul significato politico della cittadinanza facile: “Il punto è il messaggio che si invia a chi desidera trasferirsi in Europa. Per ora i messaggi sono due: in Italia si arriva facilmente, perchè c’è sempre qualcuno che ti salva e ti sbarca nella penisola. E chi riesce ad arrivarci vivo (il 99% di chi parte) può fermarsi anche se non ne avrebbe il diritto, perchè tanto non ti riportano indietro. Allargare le maglie ora rafforzerebbe questi messaggi”.

Sul segretario del PD, che ora afferma il contrario di quanto sostento e praticato per anni, il giudizio è chiaro: “Renzi ha bisogno della battaglia dello ius soli per tenere unito il popolo della sinistra che Pisapia e i fuoriusciti del Pd gli stanno contendendo”. Ma promettendo di approvare lo ius soli e nel contempo auspicando il numero chiuso per gli immigrati, l’ex premier va in evidente cortocircuito: “Quelle di Renzi sono le contorsioni di un uomo che ha perso la bussola. Ha passato tre anni cercando di convincerci che i salvataggi in mare e accoglienza fossero doveri morali, ora dice che bisogna mettere un tetto al flusso dei migranti, ma al tempo stesso difende lo ius soli. Tentativo maldestro di salvare capra e cavoli”.

Quindi la stoccata a Tito Boeri e ai suoi calcoli sul fatto che bloccare l’immigrazione costerebbe al Paese 38 miliardi, ovvero una sciagura economica. Per Ricolfi si tratta di un “ragionamento tendenzioso”. “Nel calcolo di Boeri, secondo cui gli immigrati ci farebbero risparmiare 1.7 miliardi l’anno nei prossimi 22 anni, mancano almeno 5 voci essenziali: quel che ci costa oggi l’accoglienza; quello che ci costano gli immigrati che non lavorano; quello che ci costano, anche in termini di criminalità, gli immigrati irregolari; quel che ci costano gli immigrati in carcere (un detenuto su tre); quello che ci costeranno le pensioni degli immigrati quando ne matureranno il diritto (la simulazione di Boeri si ferma al 2040, giusto in tempo per non includere questa voce). E la prima voce da sola, il costo dell’accoglienza, è già oggi più del doppio del risparmio calcolato da Boeri”.

Il sociologo torna anche sul concetto della sinistra “che disprezza il popolo”, già sviscerato in diverse pubblicazioni e in un’intervista al Populista: “La passione della sinistra per i migranti è una sorta di compensazione per la sua rinuncia alla difesa dei ceti popolari. La sinistra non ama il popolo, ma per potersi ancora chiamare sinistra ha bisogno di amare i migranti. I migranti sono una specie di ‘succedaneo’ della classe operaia”. Parliamo della stessa sinistra, non solo politica ma anche mediatica, che s’indigna quando il popolo vota in “modo sbagliato”. Brexit e Trump insegnano: “Il popolo è anni che viene ignorato, o deriso, o addirittura disprezzato da chi pensa di avere il monopolio della verità, della giustizia, della civiltà”. Del resto “la sinistra non ha più idee generali, né progetti convincenti, e così le resta solo la competizione fra galli che ci regala oggi”.



Boeri: "Servono più migranti regolari, versano 8 miliardi di contributi a Inps e ne ricevono soltanto 3 in pensioni"
di F. Q. | 20 luglio 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... ni/3742201

"Gli immigrati regolari versano ogni anno 8 miliardi in contributi e ne ricevono 3 in pensioni, con un saldo netto di circa 5 miliardi per le casse dell’Inps", ha spiegato il presidente dell’istituto, in un’audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza. "La forte crescita di rifugiati non compensa il mancato arrivo di immigrati regolari", ha spiegato ancora l'economista denunciando "il sostanziale azzeramento delle quote del decreto flussi" per i lavoratori stranieri

“Abbiamo calcolato che sin qui gli immigrati ci hanno regalato circa un punto di Pil di contributi sociali a fronte dei quali non sono state loro erogate delle pensioni“. Tito Boeri torna ad avventurarsi in un terreno minato: per la terza volta in due mesi tenta di spiegare all’opinione pubblica l’importanza del ruolo che gli immigrati regolari rivestono nella tenuta complessiva del sistema pensionistico. Un tentativo in cui non viene minimamente sostenuto dal principale partito della sinistra, il Pd, e in cui si trova sotto il fuoco incrociato delle opposizioni guidate dalla Lega Nord. Per Salvini il presidente dell’Inps “vive su Marte”, mentre Deborah Bergamini (Forza Italia) usa l’ironia, sottolineando che “l’Inps non è l’Istituto nazionale previdenza stranieri”. Detto del silenzio del Partito Democratico (tranne il timido tentativo dei deputati Patriarca e Gelli e della senatrice Puglisi), l’unica a sostenere la posizione di Boeri è la presidente della Camera Laura Boldrini. Una coppia, quella formata da Boldrini e Boeri, a cui quel pezzo di sinistra che coincide con il Pd sembra aver demandato le questioni più spinose per il centrosinistra. In tal senso, val la pena sottolinearlo, quello dei migranti è un tema così scottante da consigliare il silenzio ai vertici dem, con Boeri usato come parafulmine per gli strali del centrodestra.

LE PAROLE DEL PRESIDENTE DELL’INPS – “Gli immigrati regolari versano ogni anno 8 miliardi in contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi per le casse dell’Inps”, ha spiegato il presidente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, in un’audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti. “I lavoratori che sono stati regolarizzati con le sanatorie non hanno sottratto opportunità ai loro colleghi – ha proseguito Boeri – le analisi evidenziano che la probabilità di separarsi da un’impresa per i colleghi degli emersi è pari al 42%, e se il numero di emersi cresce tale probabilità aumenta solo del’1%. L’effetto di spiazzamento è dunque molto piccolo e riguarda unicamente i lavoratori con qualifiche basse. Non ci sono invece effetti per i lavoratori più qualificati, né in termini di opportunità di impiego né di salario”. “Mentre i migranti che entrano nel mercato del lavoro italiano sono per la maggior parte dei casi a bassa qualifica, la quota degli italiani non laureati che scelgono di emigrare per motivi economici è dimezzata tra il 2007 e il 2015. Sembra difficile perciò ipotizzare che la fuga dei giovani dal nostro Paese possa essere dovuta alla competizione sul mercato del lavoro con gli immigrati”, ha aggiunto il presidente dell’Inps.

Secondo quanto emerge dai dati delle ispezioni di vigilanza Inps nel periodo 2013-2015 nelle aziende, un lavoratore in nero su tre è clandestino. Boeri spiega che la regolarizzazione dei lavoratori immigrati porta a “un’emersione persistente nel tempo di lavoro altrimenti svolto in nero”: dopo le sanatoria del 2002 del 2012, l’80% degli immigrati risulta contribuente alle casse dell’Inps anche cinque anni dopo la regolarizzazione. “Il confronto pubblico – afferma Boeri – dovrebbe incentrarsi su come inserire gli immigrati stabilmente nel nostro mercato del lavoro regolare. L’integrazione nel mercato del lavoro contribuirebbe anche a migliorare la percezione che gli italiani hanno degli immigrati”.

“La forte crescita di rifugiati non compensa il mancato arrivo di immigrati regolari”, ha spiegato ancora Boeri denunciando “il sostanziale azzeramento delle quote del decreto flussi” per i lavoratori stranieri. Infatti “i centri di accoglienza dei rifugiati sono concentrati in aree rurali, dove ci sono meno opportunità di impiego”. Ad esempio, i Cas del Piemonte ospitano mediamente tre rifugiati per 1000 abitanti, ma questo rapporto è pari alla metà a Torino ed è quasi sempre inferiore nei comuni capoluogo che nelle relative province. Inoltre “gli incentivi al lavoro regolare da parte dei rifugiati – dice Boeri – sono limitati dal fatto che il permesso per attesa richiesta asilo politico non può comunque essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro”.

BOERI E IL RUOLO DEI MIGRANTI: I PRECEDENTI – Boeri aveva affrontato la questione già il 16 giugno: “Se oggi chiudessimo le frontiere agli immigrati non saremmo in grado di pagare le pensioni e i nostri sistemi di protezione sociale: versano 8 miliardi e ne prelevano 3, con un surplus di circa 5 miliardi”, aveva già spiegato il presidente dell’Inps partecipando alla Repubblica delle Idee. “Molti migranti tornano nei paesi di origine prima di arrivare all’età pensionistica e spesso, malgrado ci siano le leggi, non la richiedono. Usiamo moltissimo questi contributi che – conclude – finiscono per essere a fondo perduto“. Il 4 luglio l’economista ribadiva le proprie ragioni illustrando alla Camera la relazione annuale dell’Inps: “Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere. Al contrario, è proprio chiudendo le frontiere che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale”, spiegava commentando una simulazione che guarda all’ipotesi di azzeramento dei flussi guardando all’evoluzione da qui al 2040 “in entrata di contribuenti extracomunitari“. Questo, ha spiegato Boeri, porterebbe “73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi” per le casse dell’Istituto. Valori che comporterebbero“una manovrina in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo”.

LE REAZIONI: CENTRODESTRA ALL’ATTACCO, PD IN SILENZIO – Immediato è scattato il fuoco di fila di chi fa dei migranti il nemico da combattere. Durissima la critica del leader della Lega Nord Matteo Salvini: “‘Gli immigrati ci pagano le pensioni… Gli immigrati fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare… Servono più immigrati’. Tito Boeri, presidente dell’Inps, vive su Marte” ha scritto su Twitter il segretario del Carroccio, che sintetizza in 140 caratteri le posizioni già espresse dai suoi colleghi di partito. Tra questi, da segnalare Roberto Calderoli: “Sbaglia il presidente INPS, Tito Boeri, ad ostinarsi a ripetere che gli immigrati non hanno sottratto il lavoro agli italiani – ha detto Calderoli – Una bugia contraddetta dai numeri forniti dallo stesso Boeri incrociati con quelli forniti dall’Istat: se da una parte la percentuale di giovani immigrati che pagano regolari contributi previdenziali è salita al 35%, dall’altra la percentuale di nostri giovani che non hanno un lavoro è intorno al 40%, questo significa semplicemente che i giovani immigrati hanno tolto il lavoro ai giovani italiani che sono costretti ad andarsene all’estero in cerca di opportunità professionali”. Non meno tenere le parole utilizzate sempre su Twitter da Deborah Bergamini di Forza Italia: “Inps = Istituto nazionale di previdenza stranieri? No, perché a legger Boeri viene il dubbio…” ha scritto la responsabile comunicazione di Forza Italia. Già lo scorso 4 luglio, del resto, Bergamini aveva fatto notare al presidente Boeri che “i costi dell’immigrazione irregolare, di qui al 2040, andrebbero a creare un buco nei conti dello stato di 85,6 miliardi”.

LE REAZIONI: LAURA BOLDRINI STA CON BOERI – L’unico nome di peso della politica italiana a sostenere il presidente dell’Inps è stata Laura Boldrini. “Il 65% degli italiani (contro il 21% dei tedeschi) considera i rifugiati un peso perché godono di alcuni benefit, secondo loro, mentre si ignora il contributo positivo che invece danno in termini di saldi fiscali e contributivi, come ci ricorda sempre il Presidente dell’Inps Tito Boeri” ha detto la presidente della Camera, presentando i dati della relazione finale della Commissione Cox sui fenomeni di odio, intolleranza, xenofobia e razzismo. Per la Boldrini sui temi dell’immigrazione c’è una “clamorosa divaricazione tra i numeri e la realtà percepita. E sono soprattutto le persone che non conoscono, che non hanno accesso ai dati, le persone che probabilmente si limitano ad ascoltare certi esponenti politici o a leggere alcuni giornali, che sono più frequentemente portatrici di atteggiamenti di odio. Purtroppo chi non sa è portatore di odio“.


Quanti danni fa il teorema degli immigrati salva-pensioni
Francesco Forte - Ven, 21/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 22853.html

Quanti danni fa la favoletta del presidente Inps secondo cui gli immigrati generosi salveranno le nostre pensioni

Tito Boeri presidente dell'Inps dice abbiamo bisogno di nuovi immigrati perché ci pagano la spesa sociale e fanno lavori che gli italiani non fanno.
Sostenere che perciò bisogna accogliere gli enormi flussi migratori attuali è assurdo.

Gli immigrati che pagano la sicurezza sociale sono quelli che lavorano, non gli irregolari, i clandestini e i disoccupati e i profughi, con diritto all'assistenza. Oramai i pronto soccorso sono intasati di immigrati senza tessera sanitaria; La disoccupazione supera l'11 per cento, è più grave fra i giovani e al Sud. Se si liberalizzasse il mercato del lavoro e si ponesse un limite all'immigrazione condizionandola alle offerte di lavoro e alla capienza urbanistica, la spesa pubblica sarebbe minore, i giovani ora disoccupati pagherebbero nuovi contributi sociali, avremmo meno poveri, una vita migliore per tutti, immigrati compresi. Boeri invece vuole il taglio retroattivo delle pensioni degli italiani residenti all'estero che hanno lavorato in Italia o all'estero e hanno pagato i contributi.

Anche una riforma per il futuro, contro questi concittadini è aberrante perché non si può obbligare un pensionato Inps a stare in Italia anziché in un paese con tasse più basse e minor costo. Ma applicare questi tagli al passato implica la violazione di diritti acquisiti. Le proposte di riforme pensionistiche retroattive sommandosi alla mala gestione delle crisi bancarie dei governi Pd, ante Gentiloni, e alle loro tasse patrimoniali generano due effetti negativi. Molti italiani non credono più che avranno la pensione che la legge promette. E quelli che hanno capitali all'estero non aderiscono alla voluntary disclosure.

La gente non crede più che i politici Pd rispettino le regole dello stato di diritto. Nel loro Dna ci sono dirigismo e razionalismo perfettista assieme alla pretesa d'esser quelli che conoscono il vero e il giusto. E lo vogliono imporre anche quando per mancanza di cognizioni storiche e giuridiche fanno la battaglia per lo ius soli adottato dagli inglesi per colonizzare l'America, che ora servirebbe agli afroasiatici per colonizzare noi. Boeri segue lo «ius boeriano» che in parte ha basi astrattamente contributive in parte basi di equità da lui pensate giuste. Le pensioni per gli italiani all'estero dovrebbero esser depurate dalla «spesa impropria» a favore di chi ha lavorato meno di dieci anni e beneficia dell'integrazione al minimo e di chi ha diritto alla quattordicesima.

L'integrazione al minimo per lui è una misura impropria. Ciò benché sia ispirata al principio mutualistico di suddivisione del rischio fra tutti coloro che pagano i contributi. La retribuzione e la pensione annua possono essere date in 12 o 13 o 14 mensilità, essendo solo un modo diverso di rateizzarle, come gli acquisti a rate differite. Secondo Boeri si tratterebbe di rendite pensionistiche inique quando vanno a un italiano residente all'estero anche perché fanno risparmiare allo stato estero prestazioni assistenziali equivalenti. È una tesi pericolosa: gli italiani che risiedono in Italia possono ben pensare: ora tocca a loro, poi toccherà a noi. Proprio come per le pensioni «di lusso» di categorie che svolgono attività aleatorie che comportano rischi umani e la perdita di altre opportunità, come gli uffici pubblici e quelli politici e di pubblica difesa. Esse non possono obbedire al mero criterio socio-contributivo boeriano. E se lo si vuol adottare, non lo si può fare in modo retroattivo. L'Inps, secondo i rilievi della Corte dei Conti ha bisogno di una riforma del suo management e di un miglioramento della gestione dei crediti deteriorati per medicare le ferite ai suoi bilanci.

Per chi gestisce l'Inps o vi sovrintende vale la massima «medice cura te ipsum»: medico cura te stesso, invece che suggerire cure improprie per gli altri.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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