Migranti, il pm inchioda la ong tedesca: "Contatti coi trafficanti"
Sergio Rame - Mer, 02/08/
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 27590.html
La ong tedesca "Jugend Rettet" è nei guai. Documentati incontri in mare tra i trafficanti e l'equipaggio della "Iuventa". Il pm: "Salvataggi degli immigrati senza un pericolo imminente"
"Ci sono gravi indizi di colpevolezza". Il procuratore aggiunto di Trapani Ambrogio Cartosio fa luce sul sequestro della nave "Iuventa" e mette sul tavolo le accuse mosse dalla procura alla ong tedesca "Jugend Rettet".
Si parla di "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina". Un reato commesso dall'equipaggio che si trova a bordo della "Iuventa". Nel dossier reso pubblico oggi ci sono "gravi indizi di contatti con i trafficanti" da parte dell'equipaggio. "Non possiamo guardare in faccia nessuno - tuona il magistrato - è una indagine delicata che ci rendiamo conto può essere oggetto di strumentalizzazioni, rischio che non può frenare le indagini".
Al momento non ci sono indagati. Ma, a detta del pm Cartosio, c'è il serio pericolo della reiterazione del reato. "E poi - spiega - ricorre il caso in cui la legislazione speciale prevede la confisca del mezzo che interviene in caso di condanna dei proprietari e questo ci impone di ricorrere al sequestro preventivo accettato dal gip". Investigatori del Servizio centrale operativo, della Squadra mobile di Trapani e del Nucleo Speciale d'intervento della Guardia costiera hanno eseguito il sequestro preventivo della motonave battente bandiera olandese ma gestita dall'organizzazione non governativa tedesca che non ha firmato il codice di condotta del Viminale. Sono tre gli episodi contestati, 18 e 26 giugno, nonché il 10 settembre. La procura di Trapani, però, ne avrebbe riscontrati anche altri. Tanto da averla portata a credere che "questa condotta sia abituale". L'indagine riguarda l'equipaggio della nave e, allo stato, "non sono emersi responsabilità sui responsabili della Ong".
"La nave - ha sottolineato il procuratore - è stabilmente utilizzato nel soccorso di migranti in prossimità delle coste libiche e al loro trasbordo su altre navi sempre in acque internazionali, permanendo abitualmente nel mare libico, in prossimità delle acque territoriali del Paese africano". Non solo. Sempre secondo il magistrato "il salvataggio o, meglio, il trasbordo" dei migranti sarebbe avvenuto senza che ci fosse un pericolo imminente. "I migranti vengono scortati dai trafficanti libici e consegnati non lontano dalle coste all'equipaggio che li prendono a bordo della 'Iuventa' - ha spiegato Cartosio in conferenza stampa - non si tratta dunque di migranti 'salvati', ma recuperati, potremmo dire consegnati. E poiché la nave della Ong ha ridotte dimensioni, questa poi provvede a trasbordarli presso altre unità di Ong e militari". Per il procuratore aggiunto, reggente della procura di Trapani, "alla luce delle vigenti norme, integrano il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina". Un'attività per la quale, secondo Cartosio, i membri dell'equipaggio non prendono alcun compenso dai trafficanti. "L'unico ritorno possibile ed eventuale potrebbe essere solo di immagine e in termini di donazioni".
Migranti, sequestrata la nave della ong Jugend Rettet. Procura Trapani: "Ha fatto trasbordi senza pericolo imminente"
di F. Q. | 2 agosto 2017
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08 ... ra/3770555
Investigatori del servizio centrale operativo, della squadra mobile di Trapani e del nucleo speciale d’intervento della Guardia Costiera hanno eseguito il sequestro preventivo della motonave Iuventa, battente bandiera olandese ed operante per conto dell’organizzazione non governativa tedesca Jugend Rettet, disposto dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Trapani. La nave era stata bloccata in nottata al largo di Lampedusa dalla Guardia costiera italiana, che l’aveva poi scortata fino al porto.
“Anche se in qualche caso interviene per salvare delle vite umane nel Mare Mediterraneo, vite di persone in una situazione di pericolo di vita”, ha spiegato il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio nel corso di una conferenza stampa, la nave sequestrata “nella maggior parte dei casi invece le operazioni servono per trasportare persone scortate dai trafficanti libici, che vengono prese a bordo della nave, non molto capiente, e poi le persone loro consegnate vengono trasferite su altre navi della Marina militare o di altre organizzazioni”.
Per il momento il fascicolo è ancora a carico di ignoti e riguarda almeno tre episodi, avvenuto il 18 giugno, il 26 giugno di quest’anno e il 10 settembre 2016. “Sulla nave si sono alternati diversi equipaggi – ha aggiunto il procuratore di Trapani – e al momento non pare abbiano percepito compensi”. “Queste condotte – ha spiegato ancora – si integrano nel reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina“.
“Ci sono stati incontri e contatti in mare” tra la Iuventa e le imbarcazioni dei trafficanti libici “ma non è emerso uno stabile collegamento tra l’equipaggio della Ong e i trafficanti libici”, ha spiegato ancora Cartosio. Per questo nessun dei volontari imbarcati sulla Iuventa è indagato per associazione a delinquere, anche perché “le finalità dei trafficanti erano ben diversi rispetto a quelle dell’equipaggio Iuventa. Perchè lo facevano? – ha detto ancora il procuratore – la mia personale convinzione è che lo facessero per motivi umanitari”. “Un collegamento stabile tra la Ong e i trafficanti libici è pure fantascienza”, ha concluso.
Il fermo della nave, quindi, non c’entra – come emerso in un primo momento – con il codice di comportamento predisposto dal Viminale, che è stato sottoscritto solo da tre organizzazioni (e peraltro non dalla Jugend). “Il fatto che la Ong non abbia firmato il protocollo non c’entra nulla con l’operazione odierna”, ha confermato Cartosio.
Spiegano gli investigatori che “le indagini, avviate nell’ottobre del 2016 e condotte con l’utilizzo di sofisticate tecniche e tecnologie investigative, hanno consentito di raccogliere elementi indiziari in ordine all’utilizzo della motonave Iuventa per condotte di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. La nave, aggiungono, è “stabilmente dedita al soccorso di migranti in prossimità delle coste libiche ed al loro trasbordo su altre navi sempre in acque internazionali, permanendo abitualmente nel mare libico, in prossimità delle acque territoriali del paese africano”.
Al momento del blocco della nave da parte della Capitaneria, sono stati fatti scendere due siriani, che sono stati accompagnati nel Centro di prima accoglienza dell’isola. I due migranti erano stati trasferiti in precedenza a bordo della nave della ong tedesca proprio da una delle unità militari italiane impegnate nelle operazioni di soccorso ai migranti nel Mediterraneo. Per scortare in porto la Iuventa sono intervenute diverse motovedette della Guardia costiera, con un grande spiegamento di forze dell’ordine anche sulla banchina. La Capitaneria in un primo momento aveva parlato di “normali controlli” per bocca del tenente di vascello Paolo Monaco che era rimasto a bordo della nave per un paio d’ore. E anche la ong tedesca aveva dato questa versione: “Al nostro equipaggio è stato garantito che si tratta di normali controlli”. “Il nostro equipaggio è stato interrogato da alcuni ufficiali – aggiunge la Ong – come accaduto in precedenti fermate a Lampedusa e come nelle normali procedure”.
La ong Jugend Rettet (“La gioventù salva”), fondata nel 2015 da giovani dell’alta e media borghesia tedesca che hanno scelto di salvare i migranti in fuga dalle guerre e dalla fame, aveva acquistato due anni fa la Iuventa nel porto di Endem, in Germania, trasformando quel vecchio peschereccio in una vera nave adatta a missioni di search and rescue. Battente bandiera olandese, era un peschereccio costruito nel ’62. Ha una lunghezza di 33 mt e una larghezza massima di 7 mt. La stazza lorda è di 184 tonnellate. E’ stata adattata per accogliere migranti presi in mare e il 30 giugno dell’anno scorso ha cominciato le operazioni di soccorso. Il progetto è nato per volontà di un gruppo di giovani berlinesi, dai 20 ai 30 anni, che hanno fondato la Ong. Sul lavoro dell’equipaggio e dei volontari a bordo della Iuventa è stato realizzato anche un film dal documentarista romano Michele Cinque. Sul sito della Ong sono riportati i salvataggi operati dalla nave: 1388 a luglio 2016, 140 ad agosto, 1585 a settembre, 3156 a ottobre e 393 a novembre.
I confini della solidarietà e le frontiere da blindare
Alessandro Sallusti - Mar, 01/08/2017
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 26705.html
Anche nell'emergenza ognuno fa il suo lavoro. I medici non hanno frontiere, gli Stati sì. E bene fanno a controllarle
L'incontro tra il governo e le Ong che operano nel salvataggio in mare dei clandestini si è concluso con un sostanziale fallimento.
La maggior parte delle organizzazioni non governative o non si è presentata o non ha accettato - prima fra tutte «Medici senza frontiere» - le nuove condizioni per poter continuare gli interventi. E cioè: polizia armata a bordo per identificare i profughi, obbligo di rendere tracciabili rotte e posizioni, divieto di contattare gli scafisti e trasparenza nei finanziamenti che ricevono.
Un passo indietro: da quando le Ong hanno preso il comando dei soccorsi, il traffico di essere umani è aumentato a dismisura perché di fatto è come se fosse stato istituito un servizio taxi. Al punto che alcune procure sospettano (e indagano) che tra soccorritori e scafisti ci siano taciti accordi, veri e propri appuntamenti in mare aperto con destinazione successiva sempre e solo, come noto, un porto italiano.
Ognuno fa il suo lavoro, non commento i codici etici di «Medici senza frontiere», organizzazione privata impegnata in molti fronti caldi del mondo. Ma proprio perché «ognuno fa il suo lavoro» anche uno Stato e un governo - che hanno più titoli della migliore associazione di volontariato - devono fare il loro. Porre regole, che peraltro appaiono di assoluto buonsenso, non vuol dire impedire la solidarietà ma tutelare, oltre che i finanziatori delle Ong, l'intera collettività. Noi siamo grati al lavoro di questi signori, ma non è che loro possono decidere sulla nostra sicurezza nazionale. Semmai è sospetto chi rifiuta di farsi controllare, di rendere trasparente il proprio operato. Ci sono di mezzo vite umane ma anche grandi farabutti (gli scafisti) e una montagna di soldi: quelli che incassano le mafie e quelli che spendiamo noi per fare fronte all'emergenza.
Non è il momento, per le Ong, di fare i primi della classe o gli schizzinosi. I medici non hanno frontiere, gli Stati sì e bene fanno a controllarle.