Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » lun lug 24, 2017 8:15 pm

Un altro prete demente e irresponsabile


Pistoia, parroco accoglie un migrante e non lo comunica alla prefettura: multato. Lui: "Sento il dovere di aprire le porte"
di Alex Corlazzoli
24 luglio 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... te/3750631

L’accoglienza è costata cara a don Massimo Biancalani, il parroco di Santa Maria Maggiore a Vicofaro (Pistoia), multato nei giorni scorsi per non aver comunicato alla Prefettura di aver aperto le porte della chiesa ad un giovane migrante clandestino arrivato dal Ghana. Ora dovrà pagare una contravvenzione di 320 euro. Il prete, conosciuto alla questura e alla prefettura per le sue battaglie a favore dell’accoglienza, avrebbe dovuto trasmettere i dati del ragazzo alla Prefettura entro 48 ore. Non l’ha fatto, ma due agenti della Polizia si sono presentati in canonica senza avvertire il prete e hanno scoperto la presenza illegale del 26enne ghanese. D’altro canto don Biancalani non nasconde nulla ma è pronto a fare ricorso, forte dei suoi principi morali, etici, religiosi: “Noi non siamo un albergo ma una comunità. Io devo aprire le porte, me lo dettano la mia coscienza e i miei riferimenti etici. Come parrocchia abbiamo scelto di ospitare anche ragazzi dalla strada, in condizioni di clandestinità. In teoria so che non li potrei tenere ma moralmente sento il dovere di accogliere tutti, anche loro. Per alcuni ho fatto dichiarazione di ospitalità ma per tanti altri non l’ho eseguita perché sono in condizioni troppo precarie, vanno protetti da una eventuale espulsione”.

Nel caso specifico il ragazzo ghanese gli era stato segnalato da un amico. Arrivato dal Nord Italia a Pistoia era stato accolto da don Massimo che aveva iniziato ad inserirlo in un progetto di orti biologici. Prima di fare la segnalazione della sua presenza alla Prefettura, il parroco aveva pensato di far passare qualche giorno per conoscerlo meglio, per capire la sua situazione ma non ha fatto in tempo. “Ora il ragazzo – racconta il prete – non è più da noi ma in chissà quale altra città a vagare di nuovo mentre in parrocchia poteva essere inserito. Mi hanno riferito che in passato aveva tentato di entrare in Spagna con un passaporto falso. Ma vogliamo dirci la verità? Sono in tanti a farlo: mettono da parte dei soldi, vanno a Napoli dove fanno un passaporto falso e provano ad entrare in Germania, Francia, Spagna. Che devono fare?”.

Don Massimo non intende pagare la multa. Si opporrà con gli strumenti della Legge, ma punta il dito contro lo Stato: “Questi ragazzi non hanno commesso reati, è una Legge ingiusta come la Bossi-Fini a consegnarli alla clandestinità semplicemente perché vengono da un Paese dove non ci sono conflitti. In Nigeria non c’è una guerra ma vivono in uno Stato ridotto alla povertà dalla corruzione così come in Gambia dove non c’è un conflitto ma una dittatura che dura da anni. A cosa serve la distinzione tra migrante economico e profugo? È solo sulla carta. Questi giovani non si muovono per villeggiatura ma perché nel loro Paese ci sono condizioni economiche, politiche, sociali esplosive. La nostra legge confina questi ragazzi in un limbo di clandestinità. Nei prossimi anni le chiese saranno sempre più santuari dei rifugiati”. Don Biancalani non è soddisfatto del lavoro del lavoro del ministro dell’Interno Marco Minniti. Salva solo Emma Bonino: “L’unica che sta dicendo delle cose sensate”. E lancia un allarme: “Entro pochi mesi ci troveremo in una situazione di crisi umanitaria: saranno centinaia i ragazzi che usciranno dal programma di protezione e anche se avranno il permesso di soggiorno non sapranno dove andare a dormire”.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » mar lug 25, 2017 8:02 pm

Per entrare in Australia
Elena Vigliano

L'Italia permette a chiunque, persone prive di documento d'identità, di certificazione sanitaria, penale e prive di reddito, di entrare nel proprio territorio, il che è una pura follia, le cui conseguenze disastrose sono a tutti evidenti.

Prenda esempio dall'Australia, una nazione liberale, civile, con un sistema ammininistrativo efficiente, e tra quelle con la migliore qualità della vita.

Per entrare nel paese (nel caso non si disponga di un preventivo contratto di lavoro, da esibire alle autorità doganali, all'atto e PRIMA dell'ingresso nel paese, ottenuto attraverso una attenta selezione delle domande di lavoro e sulla base di specifiche professionalità richieste dal mercato del lavoro australiano e altri requisiti personali di onorabilità ed affidabilità)
ci si deve attenere alle seguenti regole:
- effettuare un versamento di 750mila dollari australiani per ottenere il visto
- in aggiunta si deve fornire fornire la prova di un flusso di reddito annuo minimo di 65mila dollari australiani annui.
- ogni richiedente deve soddisfare criteri di salute e di rispettabilità
- deve fornire la prova di disporre di un adeguato pacchetto di assicurazione sanitaria per vivere in Australia
- tale assicurazione deve fornire ornire copertura almeno equivalente a Medicare (inclusa la copertura dell'85% dei costi per ospedali, emergenze e servizi di medico generico)
Fornire copertura per i prodotti farmaceutici.
È preferibile che la polizza sia con un'assicuratrice australiana; tuttavia si possono accettare disposizioni alternative che soddisfino i requisiti di cui sopra. Gli accordi alternativi, con un'assicuratrice d'oltremare, avranno bisogno di un esame dettagliato individuale della polizza assicurativa e possono causare ritardi di trattamento.
- infine per ottenere il visto è necessario essere sponsorizzato da un'agenzia governativa statale o territoriale australiana, dopo avervi fatto preventiva domanda.
- se il richiedente visto/permesso di soggiorno soddisfa i criteri sopra elencati può rimanere per un massimo di soggiorno di 4 anni, rinnovabile se il richiedente continua a soddisfare i criteri, per altri 4 anni.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » mer lug 26, 2017 2:48 pm

I cittadini nativi italiani non ne possono più

Attimi di tensione al Passo della Presolana,durante il presidio anti-profughi.
https://www.facebook.com/PiuValliTV/vid ... 2044659256
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » mer lug 26, 2017 3:05 pm

Francia, cittadini costruiscono muro per impedire l'ingresso ai migranti. "Non è razzismo. Il governo ci ha ignorati"
di Gianni Rosini | 26 luglio 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... ti/3754631

Un muro lungo 18 metri e alto 1,8 per impedire a 85 migranti di entrare all’interno di un hotel recentemente acquistato dal governo e trasformato in centro di accoglienza. Il Collettivo Séméac, gruppo di circa cento abitanti dell’omonima cittadina dei Pirenei francesi, ha risposto così all’imminente arrivo di immigrati nell’ambito del piano di redistribuzione sul territorio voluto dal governo di Parigi. Lunedì, favoriti dal buio e armati di blocchi di cemento, si sono messi così a costruire la barriera che sta impedendo a 85 persone di entrare all’interno del centro di accoglienza. Il mattino successivo, i 5mila abitanti del piccolo Comune si sono svegliati con il muro a sbarrare l’entrata dell’ex hotel Formula 1 del paese. “Ci accusano di razzismo – ha poi spiegato uno dei membri del collettivo -, ma non siamo contro l’accoglienza. La decisione del governo, però, non ha tenuto conto del parere dei cittadini, così abbiamo deciso di agire”.

Questa dura presa di posizione da parte della popolazione è costata ai cittadini l’accusa di razzismo e xenofobia. Ilfattoquotidiano.it ha tentato di contattare alcuni membri del collettivo che, però, hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. Dalla loro parte si è comunque schierato il sindaco del piccolo Comune, Geneviève Isson, che parla di una protesta legittima, anche se sbagliata nei modi: “Non sono un membro del Collettivo Séméac – specifica -, ma sono in stretto contatto con loro ormai da tempo, perché questa è una faccenda iniziata mesi fa, dopo l’annuncio del governo di voler ricollocare nell’ex F1 85 migranti”.

La scelta del muro, spiega il primo cittadino, è un tentativo di ritardare un provvedimento governativo attuato senza un confronto con la popolazione: “È vero – continua Isson – il muro è un simbolo che riporta alla mente accadimenti spiacevoli e per questo mi sento di dire che è stata una scelta sbagliata da parte dei membri del Collettivo Séméac. Per questo ho chiesto loro che venga immediatamente abbattuto, così da dimenticare velocemente questa spiacevole situazione”.

La protezione eretta nella notte dal gruppo di cittadini ha messo in imbarazzo l’amministrazione, ma l’intento alla base, dice il sindaco, deve essere preso in considerazione seriamente: “Non siamo contro l’accoglienza – continua – e quelle persone, posso garantirlo io stessa, non sono razziste. Ciò che i cittadini chiedono è un confronto con i rappresentanti del governo. Vogliamo un sistema di accoglienza sostenibile sia per gli abitanti di Séméac che per i migranti stessi. Quella struttura non è adatta ad accogliere 85 persone, ma quando abbiamo chiesto un confronto con i soggetti responsabili nessuno ci ha risposto”.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » mer lug 26, 2017 8:08 pm

Migranti, al Sarraj a Gentiloni: "Navi italiane in acque libiche"
Sergio Rame - Mer, 26/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 24944.html

L'incontro a Roma dopo lo "strappo" di Macron. Al Sarraj chiede all'Italia un impegno maggiore contro i trafficanti. E la Merkel si impegna a mandare soldi in Libia

L'Italia viene dopo. Nonostante l'emergenza immigrazione colpisca l'Italia, il primo ministro libico Fayez al Sarraj vede Paolo Gentiloni solo in seconda battuta.

L'incontro a Palazzo Chigi arriva, infatti, ventiquattr'ore dopo il faccia a faccia con il presidente francese Emmanuel Macron e il comandante dell'esercito nazionale libico Generale Khalifa Haftar. E serve per chiedere al governo italiano un sostegno tecnico con unità navali italiane nel contrasto al traffico degli immigrati nel Mediterraneo. Un impegno che, se approvato, vedrebbe le nostre forze impegnate direttamente in acque libiche.


Lo strappo di Macron

"L'incontro di oggi è di particolare importanza perchè avviene all'indomani dell'incontro di Parigi che l'Italia si augura produca risultati importanti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi". Gentiloni fa buon viso al cattivo gioco di Macron. E, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi con al Sarraj, plaude ai cugini d'Oltralpe e ai loro interessi in Libia. "L'obiettivo di fare compiere passi avanti alla stabilizzazione della Libia è sempre stato un nostro obiettivo - aggiunge Gentiloni - il comunicato di ieri ci offre binari su cui lavorare e ci auguriamo che su questi binari si possa costruire. Sappiamo che non sarà un percorso semplice ma siamo fiduciosi che lavorando insieme si possano cogliere risultati". Nonostante lo strappo francese ridimensioni la sfera di influenza italiana nella regione nordafricana e serva ad allungare le mani sul petrolio libico, pubblicamente Gentiloni ringrazia Macron per il suo impegno in Libia. "Se si fanno passi avanti in Libia - dice - il primo dei paesi europei ad esserne felice è l'Italila".


L'impegno in Libia

In realtà, la mossa di Gentiloni di vedere oggi al Sarraj mira a recuperare terreno in una corsa che vede l'Italia troppo indietro. È dalle coste libiche, infatti, che ogni giorno partono migliaia di immigrati (per lo più clandestini) per far rotta verso le nostre coste. Nell'incontro di oggi al Sarraj ha formalmente chiesto al governo italiano "un sostegno tecnico con unità navali italiane nel comune contrasto al traffico di esseri umani da svolgersi in acque libiche". La richiesta sarebbe già all'esame del ministro della Difesa, Roberta Pinotti. "Se valuteremo la possibilità di rispondere positivamente, come credo necessario - ha commentato oggi Gentiloni - può rappresentare un punto di novità molto rilevante per i contrasto al traffico di esseri umani".


Il sostegno della Merkel

Questa mattina Gentiloni ha avuto anche una conversazione telefonica con Angela Merkel. Al centro del colloquio l'emergenza immigrazionwe, il contrasto ai trafficanti e le iniziative europee per la Libia e l'Africa. Come al solito, la cancelliera tedesca ha espresso pieno sostegno all'Italia sul principio di redistribuzione dei richiedenti asilo tra i Paesi dell'Unione europea come segno concreto di solidarietà ai Paesi in prima linea. Non solo. Tra le promesse fatte a Gentiloni anche la volontà di moltiplicare l'impegno economico tedesco in Libia per finanziare le attività di Oim e Unhcr e i progetti delle comunità locali impegnate nel contrasto ai trafficanti di esseri umani.




La missione italiana in acque libiche Almeno sei navi militari, aerei e droni
Fiorenza Sarzanini
IL PIANO
Milano, 26 luglio 2017 - 23:11

http://www.corriere.it/esteri/17_luglio ... 7054.shtml

Comando congiunto con Tripoli, una nostra task-force a terra. Obiettivo: bloccare i barconi. In caso di pericolo riportare i migranti a terra. Il modello Albania del 1997

Una nave «comando» e almeno cinque navi leggere per pattugliare le acque libiche e fornire supporto ai mezzi della guardia costiera locale: è questa la missione militare che l’Italia sta organizzando dopo aver ricevuto la richiesta del premier Fayez al-Sarraj con una lettera recapitata il 23 luglio scorso dopo una trattativa gestita direttamente dal premier Paolo Gentiloni e dal titolare del Viminale Marco Minniti. Il consiglio dei ministri potrebbe esaminare già domani la delibera preparata dallo staff del ministro della Difesa Roberta Pinotti in coordinamento con i colleghi di palazzo Chigi, Interno ed Esteri. Tempi strettissimi nel tentativo di ottenere l’approvazione del Parlamento prima della pausa estiva anche se i nodi da sciogliere sono ancora diversi. Chiaro appare invece l’obiettivo: fermare le partenze dei migranti dalle coste della Libia e far finire in retroguardia le ong che al momento hanno conquistato il predominio nelle operazioni di soccorso e salvataggio di chi si imbarca su gommoni e pescherecci anche a rischio naufragio pur di raggiungere l’Italia e così entrare in Europa. Per questo si prevede di utilizzare nel controllo del Mediterraneo anche aerei, elicotteri e droni in un’operazione che alla fine potrebbe impegnare tra i 500 e i mille uomini.


L’assetto navale

Il modello da utilizzare è quello della «missione Alba» che nel 1997 riuscì a frenare il flusso migratorio dall’Albania alla Puglia. In questo caso non ci saranno interventi a terra, ma i mezzi schierati in mare saranno una nave di grandi dimensioni come la San Giorgio o la San Marco, e altre leggermente più piccole. A bordo ognuna avrà tra i 50 e i 200 uomini. Entro qualche giorno il governo di Tripoli definirà l’area di intervento e questo consentirà di individuare l’assetto più idoneo.
Sul territorio sarà invece schierata una task force che dovrà coordinarsi con il comando libico per guidare le operazioni in mare e soprattutto coordinare i vari interventi «coadiuvando le forze locali nello svolgimento delle attività di polizia marittima» e soprattutto collaborando «al controllo dei confini per sostenere le prerogative della sovranità dello Stato» e dunque cercando di rafforzare proprio il ruolo di al-Sarraj.


Le regole di ingaggio

Un compito che - secondo quanto concordato dai vari ministri con il premier Paolo Gentiloni - dovrà comunque rispondere a precise regole d’ingaggio, soprattutto per tutelare il personale militare in territorio straniero. Per questo si utilizzerà il modello “Sofa” della Nato che ha lo scopo di «concedere ai militari presenti nei Paesi ospiti la massima immunità possibile rispetto alle leggi locali».
Le navi dovranno fermare le imbarcazioni che tentano di oltrepassare il confine libico, ma - questo sarà specificato nella delibera - «non effettueranno respingimenti». Dunque, in caso di pericolo dovranno occuparsi del salvataggio e del trasferimento degli stranieri a terra. Anche se in questo caso la terra sarà libica e non italiana. Ma appare evidente che ciò potrà avvenire soltanto dopo aver ottenuto la garanzia che il trattamento riservato alle persone rimpatriate sia rispettoso dei diritti umani. Una condizione che il governo guidato da al-Sarraj dovrà mettere nero su bianco e che dovrà essere verificato anche a livello internazionale.


Le garanzie dell’Onu

Non a caso nelle scorse settimane Pinotti aveva già affrontato la questione relativa a una presenza in Libia dell’Alto commissariato per i rifugiati con il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. L’istanza di Tripoli non era ancora arrivata, ma il governo italiano aveva comunque sollecitato l’apertura di uffici dell’Unhcr per agevolare la possibilità che i richiedenti asilo presentino richiesta in territorio libico e possano essere trasferiti direttamente negli Stati indicati. Un’attività che dovrebbe adesso prevedere anche l’assistenza agli stranieri costretti a rientrare.
Appare evidente che tutto questo porterebbe inevitabilmente a una riduzione dell’impegno delle navi delle Ong e proprio di questo si tornerà a parlare nella riunione fissata domani al Viminale. La linea è quella di convincere i responsabili a sottoscrivere il codice di comportamento «unica strada per rimanere all’interno di un sistema di gestione dei flussi migratori. Se così non sarà si impedirà loro di attraccare nei porti italiani».
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 11:57 am

La Corte di Giustizia Ue gela l’Italia: “I rifugiati a carico di chi li accoglie”
alessandra rizzo
2017/07/27

http://www.lastampa.it/2017/07/27/ester ... agina.html

Poteva essere il grimaldello per scardinare uno dei princìpi chiave del regolamento di Dublino, ma non è andata come l’Italia sperava. Per la Corte di Giustizia dell’Ue è lo Stato di primo approdo che resta competente per l’esame delle richieste d’asilo e non lo Stato di destinazione. Sempre. Nelle sue conclusioni l’Avvocato generale aveva stabilito che quel principio può saltare in caso di afflusso massiccio, ma i giudici hanno completamente ribaltato il verdetto (cosa che succede molto raramente). E ora? L’appuntamento è per il 14 settembre, quando i ministri dell’Interno si riuniranno a Bruxelles per discutere nuovamente di immigrazione. In questa sede dovrebbero riprendere anche le trattative per riformare il sistema d’asilo.

Le divergenze tra Stati

Che le norme di Dublino vadano cambiate è opinione diffusa e condivisa, soprattutto dalla Commissione. Il problema è che la riforma è bloccata in Consiglio da un anno e non si trova un’intesa. Sul tavolo c’è una proposta che prevede uno schema di redistribuzione dei richiedenti asilo, ma che scatterebbe solo quando un Paese ha superato una certa soglia di arrivi. La proposta della Commissione fissava la soglia al 150% della quota stabilita per ciascun Paese, ma l’Italia la considera troppo alta e contesta il fatto che non ci sia un automatismo nella redistribuzione. Sul versante diametralmente opposto, i Paesi dell’Est Europa si oppongono a qualsiasi forma di redistribuzione. Vogliono che uno Stato sia lasciato libero di scegliere se contribuire aprendo le porte o il portafogli.

I visti umanitari

Se la sentenza di ieri avesse avuto un esito diverso, per l’Italia sarebbe stato molto più facile sostenere l’esigenza di una più equa distribuzione. Ma i giudici hanno deciso così. Non solo, in un passaggio della sentenza sembrano chiudersi le porte anche all’ipotesi di rilasciare dei visti umanitari: «L’autorizzazione per motivi umanitari - si legge - è valida solo per il territorio dello Stato membro interessato e non per il territorio degli altri Stati membri».

Le sentenze favorevoli

Dal Lussemburgo, però, sono arrivati altri due verdetti «consolatori». Il primo stabilisce che lo Stato di destinazione può diventare responsabile della domanda d’asilo se non chiede allo Stato di primo approdo di occuparsene «entro tre mesi». Il secondo promuove le procedure italiane sull’asilo che consentono alle autorità di evitare una seconda audizione del richiedente in caso di ricorso. Positive anche le conclusioni dell’Avvocato generale in un’altra causa, quella sul piano di redistribuzione dei richiedenti asilo: «I ricorsi di Ungheria e Slovacchia vanno respinti». Intanto Bruxelles porta avanti la procedura d’infrazione contro Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia, i Paesi che rifiutano le quote.

I flop del piano

A oggi i rifugiati trasferiti da Italia e Grecia sono solo 24.676 (7.873 dall’Italia), su un totale di 98.255. Uno dei problemi che frena il piano è la rigidità dei criteri, che restringono la platea degli aventi diritto. L’Italia chiede di cambiarli, ma il commissario Dimitris Avramopoulos ieri è stato molto chiaro: «Non abbiamo in mente di cambiare i criteri». Piuttosto si invita l’Italia a «completare con urgenza le registrazioni delle persone ammissibili»: su 25 mila eritrei - annota la Commissione - solo 10 mila sono stati registrati da Roma.

I corridoi umanitari

Intanto si lavora con l’Unhcr a un piano per reinsediare i richiedenti asilo direttamente dai Paesi nordafricani (si veda «La Stampa» del 18 luglio). Ogni trasferimento «costa» 10 mila euro. La Commissione ha stanziato 377,5 milioni di euro che permetterebbero di portare in Europa 37.750 persone. Serve però il via libera degli Stati.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 6:56 pm

???

Migranti, Macron: “Costruiremo hotspot in Libia per esaminare richieste d’asilo”. Gentiloni: “L’Italia ha la sua agenda”
2017/07/27

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... da/3758746

“Questa estate la Francia creerà alcuni hotspot in Libia”. Emmanuel Macron continua nella partita avviata pochi giorni fa con l’incontro organizzato a Parigi tra Fayez Al Sarraj e Khalifa Haftar: scalzare l’Italia nella gestione della crisi di cui approfittano i trafficanti di uomini che sfruttano i flussi migratori e presentarsi come l’attore capace di raggiungere l’obiettivo che Roma ha finora mancato: stabilizzare il Paese. Così dopo aver messo, primo in Europa, l’uno di fronte l’altro il capo del governo di Tripoli e il capo delle milizie fedeli a Tobruk, il presidente francese rilancia anche sul piano operativo: “L’idea è quella di creare hotspot in Libia per evitare alle persone di assumere dei rischi folli quando non hanno alcun titolo per ottenere l’asilo – ha detto incontrando famiglie di rifugiati nel centro provvisorio di accoglienza di Orleans – andremo a cercare le persone. Conto di farlo a partire da quest’estate”, ha aggiunto, precisando che è sua intenzione procedere “con o senza l’Europa”.

Un’idea già annunciata ai leader europei nel corso del vertice sui migranti, svolto a Berlino lo scorso 29 giugno. Durante i faccia a faccia con i colleghi degli altri Paesi, il capo dell’Eliseo aveva caldeggiato l’ipotesi spiegando, che sarebbe stata fattibile solo dopo una stabilizzazione della situazione a Tripoli. Un passo importante per iniziare la ‘fase 2’ del progetto di Macron, che da quando è diventato presidente ha più volte rimarcato la differenza tra migranti economici e richiedenti asilo spiegando di voler garantire assistenza sul territorio francese solo ai secondi. La proposta del presidente francese è stata accolta con un “no comment” dalla Commissione Ue. “Preferiamo approfondire meglio i contorni della proposta”, ha spiegato Natasha Bertaud, portavoce della commissione per Migrazione e affari interni.

Immediata è arrivata, invece, la risposta dell’Italia. “Noi abbiamo la nostra agenda che ci impegna sul piano dell’accoglienza, sulla discussione con le ong di una serie di regole, favorire la riconciliazione delle forze – ha detto Paolo Gentiloni dopo il colloquio a palazzo Chigi con il candidato socialdemocratico al cancellierato tedesco Martin Schulz – se poi c’è l’impegno di tutti i paesi Ue, tutte le iniziative sono benvenute ma deve essere chiaro che i passi sono questi, le misure sono queste ed i problemi di stabilizzazione non si risolvono in modo diverso”. Sui flussi migratori “serve un impegno comune – ha proseguito il presidente del Consiglio – non ci rassegnamo all’idea che la grande questione della sfida migratoria, che riguarda i rifugiati con diritto di asilo ma anche migranti economici dall’Africa, possa essere lasciata a singoli Paesi per scelta del caso o della geografia. Deve essere un impegno comune”.

“Non si può anche da parte della Francia andare avanti con battute improvvisate – il commento del il ministro degli Esteri, Angelino Alfano – i campi là vanno gestiti dalle organizzazioni internazionali come l’Unhcr. Non è una materia che si può affrontare con battute improvvisate”.

Nel primo pomeriggio il ministro francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, parlando a Roma, corregge parzialmente le dichiarazioni del presidente: la Francia verificherà “se e come” creare hotspot in Libia e in Niger, in collaborazione con l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Fonti dell’Eliseo hanno precisato poi che l’ipotesi che la Francia apra si suoi hotspot in Libia potrebbe diventare eventualmente di attualità solo quando la sicurezza del Paese verrà pienamente garantita.

Ed è la stessa Loiseau a chiudere un’altra porta in faccia all’Italia sulla questione migranti: la ministra ha annunciato che la Francia non vuole che vengano modificate le regole europee per l’accoglienza e vuole che sia confermata la responsabilità del primo paese di accoglienza. Un no, in pratica, alla richiesta dell’Italia di rivedere il trattato di Dublino. Occorre “una solidarietà più ampia e meglio applicata” nell’accoglienza dei profughi, ha specificato il ministro. ???
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab lug 29, 2017 2:50 am

I clandestini, i finti profughi e i richiedenti asilo senza documenti e identità vanno rinchiusi in appositi campi recintati in attesa che svelino la loro identità e poi rimpatriati. I processi a loro carico, se irreperibili, vanno fatti in contumacia.


Amburgo, attacco in supermarket: un morto. Aggressore gridava 'Allahu akbar', arrestato
Durante la fuga l'uomo, un 26enne nato negli Emirati (palestinese nato in Arabia Saudita, arrivato in Germania come profugo e che aveva trovato lavoro ad Amburgo. Era comunque noto ai servizi di sicurezza come islamista.), è stato inseguito da un gruppo di testimoni e preso a sediate. Armato di un lungo coltello, ha reagito colpendo altre sei persone. La polizia: "Non abbiamo informazioni sul movente". Aperta indagine per terrorismo
di KATIA RICCARDI
28 luglio 2017

http://www.repubblica.it/esteri/2017/07 ... -171845998

BERLINO - Un uomo, entrato in un supermercato di Amburgo sulla Fuhlsbüttler Strabe (MAPPA), ha accoltellato un cliente, un cittadino
tedesco di cinquant'anni, uccidendolo sul colpo, e con il lungo coltello che brandiva, ha ferito altre cinque persone. Poi è fuggito e scappando ha colpito un sesto uomo che cercava di fermarlo. "È entrato nel supermarket Edeka e improvvisamente ha iniziato a pugnalare la gente, c'è un morto. ci sono diversi feriti", ha detto a caldo la portavoce della polizia, Heike Uhde.

Prima di attaccare ha gridato 'Allahu akbar'. L'aggressore è un 26enne originario degli Emirati Arabi Uniti. Per il Tagesspiegel è un palestinese nato in Arabia Saudita, arrivato in Germania come profugo e che aveva trovato lavoro ad Amburgo. Era comunque noto ai servizi di sicurezza come islamista.

Mentre scappava l'uomo è stato bloccato e leggermente ferito dalle persone che avevano assistito alla scena. In gruppo, alcuni clienti del supermarket hanno preso delle sedie per colpirlo e l'hanno inseguito per strada, alla fine hanno chiamato gli agenti.

Poco dopo le 15 sono arrivate al centralino della polizia di Amburgo diverse telefonate e l'unità speciale antiterrorismo è arrivata sul posto. La caccia è durata circa una trentina di minuti, alla fine è stato preso sulla vicina Hellbrook Strabe. La foto di un testimone su Twitter lo ritrae subito dopo: è seduto in un'auto delle forze dell'ordine, sanguina, è in manette.

"Non abbiamo informazioni chiare sul motivo o sul numero di feriti", aveva scritto la polizia di Amburgo sul social network subito dopo la cattura e aveva avvisato i cittadini di rimanere fuori dalla zona (Barmbek district). Poi le autorità di Amburgo hanno diramato l'allerta terrorismo e presidiato la strada, un elicottero della polizia ha sorvolato la zona, cercando eventuali complici, ma non c'erano.




Germania, all'attentatore del supermarket di Amburgo era stato negato l'asilo
Il sindaco Scholz: "Non era stato rimpatriato perché sprovvisto di documenti". Era noto alla polizia come islamista radicale ma non come 'jihadista'. Il respondabile dell'Interno: "Ha anche problemi psichiatrici"
29 luglio 2017

http://www.repubblica.it/esteri/2017/07 ... -171903076

AMBURGO - Il 26enne che nel primo pomeriggio di ieri ha ucciso un uomo e ferito sei persone accoltellandole in un supermarket di Amburgo, è nato negli Emirati Arabi Uniti. Era arrivato in Germania nel marzo 2015, dove era stato registrato come rifugiato a Dortmund e aveva inoltrato domanda d'asilo che era stata respinta. In precedenza aveva chiesto asilo in Norvegia, anche lì era stato respinto. Successivamente era stato in Svezia, Spagna e di nuovo in Norvegia. Dalla Germania non era stato rimpatriato perché sprovvisto di documenti.

La conferma arriva dal sindaco di Amburgo, Olaf Scholz, mentre i media tedeschi identificano l'uomo in Ahmad A. "Quello che mi fa arrabbiare è che il responsabile è una persona che ha chiesto protezione in Germania e che ha rivolto il suo odio contro di noi. Questi criminali vogliono avvelenare di paura la nostra società, ma non ci riusciranno", ha detto Scholz parlando con la stampa e ringranziando i concittadini che l'hanno bloccato, inseguendolo e prendendolo a sediate, subito dopo l'attacco, permettendone l'arresto.

Secondo la ricostruzione della polizia, ieri il 26enne è entrato nel supermercato della catena Edeka armato di un coltello da cucina con una lama di 20 centimentri e si è scagliato contro un uomo di 50 anni, uccidendolo sul colpo. Quindi ha ferito altri due clienti all'interno del negozio e poi è corso in strada, dove ha ferito quattro passanti prima di essere inseguito e bloccato. Nessuno dei sei feriti è in pericolo di vita.

Considerato "un caso sospetto" a causa di "elementi che dimostravano una radicalizzazione" religiosa, era noto alle autorità come "islamista, ma non come jihadista" ha detto il responsabile dell'Interno della città di Amburgo, Andy Grote, precisando che anche se ci sono motivi per credere che sia stato un attacco di matrice islamica, l'attentatore ha anche una storia di problemi psichiatrici. Il ministro ha sottolineato che al momento non è ancora possibile dire con certezza quindi "quale sia stato l'elemento scatenante tra le motivazioni religiose e l'instabilità psicologica".

L'Ufficio federale per la salvaguardia della Costituzione, il Verfassungschutz, fa sapere che su Ahmad A. era giunta una segnalazione da parte di un suo conoscente, che aveva riferito che era cambiato: citava molto più frequentemente il Corano e non beveva più alcol. A seguito della segnalazione, l'Ufficio aveva contattato Ahmad A. ed era giunto alla conclusione che si trattava di un misto fra radicalizzazione religiosa e instabilità psichica. Tuttavia, fa sapere il capo del Verfassungschutz, non c'erano indicazioni di pericolo imminente. Il procuratore generale di Amburgo, Jörg Fröhlich, spiega che l'uomo aveva solo precedenti per furti in negozi e che su di lui non erano giunte segnalazioni da altri Paesi europei. Finora il giovane non ha voluto esprimersi a proposito dell'attacco di ieri.

L'aggressore aveva una stanza in un centro di accoglienza per rifugiati della città e ieri sera le forze speciali della polizia tedesca l'hanno perquisita. Lo riportano la Bild e lo Spiegel. "Se abbiamo trovato qualcosa al momento non possiamo dirlo", ha riferito un portavoce della polizia al giornale tedesco. Il giovane aveva contatti con gli ambienti salafiti, aveva problemi psichici e assumeva regolarmente droghe. Inoltre, sempre stando ai media tedeschi, viveva stabilmente ad Amburgo dal 2015.



???

Un cavillo "salva clandestini": se irreperibili niente processo
Chiara Sarra - Mer, 26/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 24941.html

La denuncia di un giudice: processo sospeso se il clandestino dà un domicilio formale o fittizio. La Lega: "Minniti chiarisca"
Processare i migranti e i clandestini diventa sempre più difficile. Se non impossibile nel caso gli imputati siano irreperibile o non abbia fissa dimora.
La denuncia arriva dal tribunale di Milano e in particolare dal giudice Guido Salvini, secondo cui la Giustizia non può essere certa che uno straniero senza fissa dimora sia a conoscenza del processo a suo carico, nemmeno se ha indicato come proprio domicilio quello del legale assegnatogli d'ufficio.
Per questo, come racconta il Corriere, il magistrato ha sospeso uno dei tanti processi in cui lo straniero imputato non si è presentato. Il dilemma - che rischia di diventare uno stratagemma burocratico per chi commette reato - è questo: il giudice deve considerare l'imputato assente (e quindi proseguire nell'udienza) o ignaro (e quindi sospendere il processo come previsto dalla legge)?
Un cavillo che di fatto blocca tutti i processi ai clandestini in quanto irreperibili. "In Lombardia la situazione immigrati è totalmente fuori controllo", denuncia Paolo Grimoldi (Lega Nord), "A fine 2016 secondo l'osservatorio regionale sui migranti erano 97mila i clandestini presenti sul territorio lombardo, immigrati irregolari da espellere ma irreperibili. E ragionevolmente questo numero è aumentato in questi setti mesi. Due di questi clandestini la settimana scorsa hanno aggredito due poliziotti in Centrale e sono stati espulsi, ma parliamo di almeno altri 100mila fantasmi irreperibili, eppure presenti sul territorio lombardo".
Per questo Paolo Grimoldi si rivolge al ministro Marco Minniti con un'interrogazione parlamentare. "Sperando che stavolta si degni di rispondermi e soprattutto attivi le Prefetture per far reperire questi clandestini e attuare i provvedimenti di espulsione a loro carico", aggiunge.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » dom lug 30, 2017 5:31 pm

A Sassari va a fuoco un altro centro d'accoglienza
Sassari, 30 lug 2017

http://www.ilprimatonazionale.it/cronac ... enza-70411

É successo ancora una volta, la settima in un anno: in Sardegna brucia un altro centro d’accoglienza. Questa notte ignoti si sono introdotti in una villa nella periferia di Sassari destinata ad ospitare diverse decine di immigrati: sfondata una finestra hanno appiccato il fuoco a mobili, suppellettili e ai materassi acquistati di recente dalla cooperativa che ha in gestione la struttura, e solo l’intervento dei pompieri ha impedito il propagarsi delle fiamme a tutto l’edificio.

centro d'accoglienza attentatoIl centro d’accoglienza sarebbe dovuto entrare in funzione a breve, nonostante le proteste dei cittadini che hanno presidiato pacificamente l’entrata della villa nei giorni scorsi per impedirne l’utilizzo a tale scopo. Partite le indagine per risalire agli autori dell’attentato, ancora ignoti come per tutti i precedenti episodi registrati nell’isola.

Il copione è sempre lo stesso: i cittadini manifestano il proprio dissenso contro l’accoglienza di massa, istituzioni politiche e prefetture non li ascoltano, i centri d’accoglienza bruciano. L’incapacità di Pigliaru e compagni di gestire il fenomeno non fa sperare in un’interruzione di esso e la domanda sorge spontanea: quanti episodi simili dovranno ancora ripetersi prima che si arrivi ad uno stop dell’invasione in Sardegna?

Vittorio Susinno



Le bombe contro i migranti. Ora si rischia la guerra civile
Francesco Curridori - Lun, 31/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 26622.html

Da Nord a Sud, passando per le Isole, la protesta contro il business dell’accoglienza dei migranti percorre tutto lo stivale. Le bombe carta o le molotov ma anche ordigni più rudimentali sono i mezzi più usati dai cittadini per fermare l’arrivo dei migranti nei propri paesi.

Sardegna, l'Isola dove la crisi economica favorisce le bombe

Il caso più recente ed eclatante si è verificato giovedì scorso davanti al centro di prima accoglienza di Dorgali, in provincia di Nuoro ma, per fortuna, i 64 ospiti sono rimasti illesi anche se l’esplosione ha aperto una grande voragine all’esterno dell’edificio. Non si tratta del primo caso in Sardegna, anzi l’avversione verso i profughi ha due precedenti illustri. Lo scorso 11 ottobre l'ex caserma di Monastir, in provincia di Cagliari, ha subìto un attentato incendiario contro la decisione dell’allora prefetto di Cagliari di adibire quell'immobile a centro d'accoglienza. Stessa cosa si era verificata a Burcei, in provincia di Cagliari, ai primi di settembre quando era stata devastata una casa privata che avrebbe dovuto accogliere 25 migranti. A Novembre, invece, a Buddusò, un paesino di 4mila abitanti in provincia di Olbia-Tempio, era stato preso di mira e devastato con una bomba rudimentale un agriturismo che avrebbe dovuto ospitare dei profughi.

Una situazione di insofferenza verso quella che viene vista dai sardi come un’invasione in piena regola in una Regione con uno dei tassi di disoccupazione più alti d’Italia. Un’insofferenza che ha avuto ripercussione sul Pd sia nazionale che regionale tanto che la Sardegna lo scorso 4 dicembre ha registrato la percentuale più alta di No al referendum costituzionale. La maggioranza del presidente dem, Francesco Pigliaru, è sempre più fragile e il 26 luglio scorso si è sfaldata proprio in occasione del voto sul testo unico del turismo davanti a un emendamento presentato da Forza Italia che nega i fondi regionali agli hotel che, anziché ospitare i turisti, accolgono i migranti. Davanti a una norma di tale buon senso, grazie al voto segreto, anche i consiglieri della maggioranza hanno potuto votare secondo il comune sentire dei sardi ma non è bastato a rasserenare il clima. Proprio ieri, a Sassari, una villa, destinata a diventare un centro di accoglienza per migranti, è stata assalita da alcune persone per dare fuoco ai materassi arrivati qualche giorno prima.


La rabbia dei cittadini del Lazio e del Nord Italia

La Sardegna, però, non è un caso isolato. Martedì scorso, a Rocca di Papa, alle porte di Roma, è stata lanciata una bomba contro il muro di cinta di una struttura che è stata adibita a centro d’accoglienza per 500 nordafricani. Nel maggio 2015, alcuni abitanti di Marino, sempre in provincia di Roma, invece, avevano fatto irruzione in una palazzina che era stata scelta con un bando della prefettura per dare un alloggio a 78 profughi.

Altre notizie di fatti di cronaca simile arrivano anche dal profondo Nord. In Veneto, meno di una settimana fa, alcuni ragazzi hanno lanciato tre bengala contro il centro di accoglienza straordinaria (Cas) La Verdiana di San Vito di Legnago, in provincia di Verona. Il 17 febbraio scorso è esploso un ordigno contro il cancello di una struttura che ospita una ventina di richiedenti asilo, ad Aselogna di Cerea, sempre nel veronese. A fine ottobre 2016, invece, è stato colpito, con due ordigni artigianali, un ex albergo a Prada di San Zeno di Montagna. In dicembre dello stesso anno, in Friuli, era stata inviata al sindaco di Turriaco, in provincia di Gorizia, una lettera di minacce accompagnata da una bomba incendiaria ritrovata nei giardini di via 5 giugno, vicino all’ex caserma dei carabinieri che era stata destinata ad accogliere 12 migranti. Decisamente molto più recenti sono i fatti di cronaca avvenuti in Lombardia. L’attacco, a suon di molotov, contro l’hotel Eureka di Vobarno, in provincia di Brescia, risale ai primi di luglio e ha causato un incendio che ha distrutto il pian terreno dell’albergo che avrebbe dovuto ospitare i richiedenti asilo. Stesso metodo è stato usato a fine marzo per danneggiare una villetta a Cumignano sul Naviglio, in provincia di Cremona.

Nemmeno il Piemonte è stato esente da scontri tra italiani e migranti. Nel novembre del 2016 alcuni torinesi, esasperati della forte situazione di degrado, hanno lanciato due bombe carta contro le palazzine ex Moi, occupate da anni da centinaia nordafricani, i quali sono subito scesi in strada e si sono verificati degli scontri molto violenti. A settembre, invece, una busta con un ordigno esplosivo è stata recapitata nel pomeriggio all’agenzia di Viaggi 747 che si occupa di organizzare i rimpatri di immigrati reclusi al Cie.


Anche nelle Regioni rosse la rabbia contro i migranti monta a suon di ordigni

Anche la ‘rossa’ Emilia Romagna ha dimostrato di non poterne più dei continui arrivi di migranti e lo scorso 19 luglio, a Forlì, due bottiglie incendiarie sono state scagliate contro il Cas, gestito dalla Croce Rossa, che ospitava un solo migrante. A febbraio era toccato al centro di accoglienza profughi della frazione di Spadarolo, a Rimini, contro cui sono state lanciate bottiglie che hanno rotto un vetro e spazzatura che ha imbrattato le pareti della struttura e il giardino. Nel maggio del 2016, a Parma, era stata presa di mira la sede di un centro d'accoglienza per profughi e richiedenti asilo dove abitavano una ventina di persone.

Nelle vicine Marche, invece, la maggior parte delle aggressioni sono avvenute nel 2016, anno in cui, a Fermo, è stato ucciso Emmanuel Chidi, a seguito di una controversa lite. Già prima di questo episodio, una certa insofferenza contro l’arrivo continuo e persistente di migranti si era verificata ai primi di maggio con un incendio doloso appiccato all’Hotel Mark di Frontignano, in provincia di Macerata, che era chiuso da 10 anni e stava per accogliere alcuni profughi. A Montottone, un paesino in provincia di Fermo, è stato fatto esplodere un ordigno davanti alla chiesa di Santa Maria, proprio dove si accolgono i profughi. L’autore del gesto aveva già colpito a febbraio e aprile al Duomo, a San Tommaso e a San Marco alle Paludi di Fermo.


I casi al Sud Italia

Scendendo nel Sud Italia la situazione non cambia. In Calabria, a San Fernandino, in provincia di Reggio, ai primi di luglio è scoppiato un incendio, probabilmente doloso in una tendopoli. Sempre qui sono stati aggrediti 6 nordafricani tra il 10 dicembre e il 3 gennaio 2016, proprio a ridosso del sesto anniversario dalla rivolta di Rosarno. In Puglia, invece, l’ultimo episodio di violenza è avvenuto ai primi di giugno di quest’anno quando è esplosa una bomba carta o un petardo vicino a un Cas di Ginosa, in provincia di Taranto.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » mar ago 01, 2017 3:35 am

Un esempio di comunista bugiardo e parassita, demente e irresponsabile

Libia: e Macron l’infame, sorrise
Furio Colombo
31/07/2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... me-sorrise

Le navi delle Ong che pattugliano il mare in cerca di migranti dispersi sui gommoni sono di destra e di sinistra. Quelle di sinistra, ovvero normali, vanno per salvare, ma su di esse si appuntano sospetti: perché lo fanno, fin dove si spingono, e soprattutto; chi paga. L’idea di salvare migranti che altrimenti affogano in mare è così stravagante che è bene mettere un poliziotto a bordo, che tenga d’occhio, prenda nota, e soprattutto ci faccia sapere se è vero che salvano troppo.

Le navi di destra, come per esempio la C Star noleggiata a Gibuti dal gruppo Defend Europe, hanno qualche problema in più (o almeno la C Star ne ha avuti nel porto cipriota di Famagosta): “Le autorità locali, di fronte a carte poco chiare hanno fatto scattare interrogatori e il fermo per tutti gli europei a bordo” (La Repubblica, 28 luglio). Ma a bordo c’erano anche venti cingalesi, identificati come marinai dal comandante, e come migranti in fuga a pagamento (10 mila dollari a testa) dalle autorità portuali, che li hanno lasciati liberi (o liberati). S’intende che “Defend Europe” ha subito denunciato il complotto.

Le Ong (quelle che salvano) erano in agguato (persino a Famagosta) e hanno pagato i marinai perché si dichiarassero profughi. Ora la C Star si sta muovendo verso la Libia e sapremo nelle prossime ore se anche “Defend Europe”, come “Medici senza frontiere”, sarà richiesta di ospitare un poliziotto a bordo. Ma il Mediterraneo è ben più affollato. In mare ci sono le navi Triton, un progetto europeo che salva poco, ma i suoi salvati li porta sempre e solo in porti italiani, benché le sue navi battano bandiera di mezza Europa.

Ci sono le navi mercantili, che da un po’ preferiscono segnalare le emergenze piuttosto che accorrere perché c’è sempre un giudice che, Bossi-Fini alla mano, ti può accusare di favoreggiamento di immigrazione clandestina o, se il magistrato è più ligio alla celebre legge, di “mercato di esseri umani”. E poi, imponente e in tutte le dimensioni, c’è la flotta militare italiana, che si estende dalle motovedette d’alto mare alle corazzate. È una flotta potente e bene organizzata con un passato glorioso.

Non parlo del passato remoto e delle guerre. Parlo della operazione Mare nostrum, (2015) che ha attratto l’attenzione e l’ammirazione del mondo per la grande quantità, rapidità e modalità di soccorso, con cui ha salvato un numero molto alto di vite umane. Ed è stato interrotto, non ci crederete, perché costava troppo. La Marina miliare italiana, che è stata celebrata al Quirinale e insignita di medaglie dal Presidente della Repubblica per la grandiosa e ripetuta attività di soccorso e di vite umane salvate, patisce un problema grave e difficile da raccontare: la contraddizione totale di ordini di governo.

Sono ordini opposti che si susseguono a stretto giro di eventi e ai militari devono apparire pericolosi. Giornalisticamente si riassumono bene in questo titolo: “Le nostre navi in Libia contro i trafficanti. Gentiloni riceve il premier Serraj e accoglie la richiesta di aiuto tecnico. La Libia ci ha chiesto di inviare navi italiane in acque libiche contro i trafficanti di esseri umani”. (Il Corriere della Sera, 27 luglio). Il caso è complicato perché rovescia in un solo giorno il linguaggio degli ordini, la visione del mondo e un drastico cambio di strategia.

Il linguaggio: scompaiono i migranti, i profughi, coloro che fuggono da guerra, persecuzione e fame. E compaiono in primo piano i “trafficanti di esseri umani”. Visione del mondo: non devi aiutare o salvare nessuno, devi combattere il traffico, dunque i trafficanti, dunque anche la loro merce, che non è più l’obiettivo da salvare ma solo un problema collaterale da eliminare.

Strategia: eravamo di qua dalle acque territoriali libiche per accogliere gli scampati dal mare (insieme e in accordo con le navi Ong).

Adesso, se valgono i nuovi ordini, in un mondo completamente rovesciato, le potenti navi militari italiane e le sue agili motovedette armate, sono di là, in acque libiche, dalla parte di chi dà la caccia ai migranti. Anche perché i migranti adesso si chiamano “mercanti di esseri umani”, cioè di se stessi. Ma la storia, che è triste, sia per il rischio di vita (che diventa più grande) dei migranti, sia per la strana incoerenza (in materia militare) del governo italiano, continua con un colpo di scena imprevisto.

Infatti “Il leader di Tripoli nega di avere dato l’ok all’invio di navi o di averle mai chieste” (Il Corriere della Sera, 28 luglio). Nonostante ciò, titola nella stessa data il maggior giornale italiano: “Pronta un’armata con aerei e droni per fermare i migranti”. I Tg aggiungono sommergibili. Ma in questo momento giunge un altro contrordine clamoroso. Tutto quanto detto prima erano promesse da marinaio. Partono solo due navi. E Macron, l’infame, sorride.
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