Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » gio dic 08, 2016 9:11 pm

Ue, l'80% degli arrivi dei migranti in Italia sono irregolari
La Commissione ha chiuso la procedura di infrazione contro Italia e Grecia per la raccolta delle impronte
08 dicembre 2016

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/e ... d7f22.html

"Se confrontiamo Italia e Grecia vediamo che fino all'80% dei migranti che attraversano il mar Egeo sono profughi, mentre la maggioranza di quelli che arrivano in Italia dal Mediterraneo centrale, anche in questo caso l'80%, sono irregolari. Non intendiamo cambiare i criteri" delle nazionalità da ricollocare. Così il commissario Ue Dimitris Avramopoulos a chi chiede se non si pensi a una modifica dei criteri per le nazionalità da ridistribuire, visto che in Italia non ci sono abbastanza siriani ed eritrei candidabili.

"La Commissione europea ha chiuso la procedura di infrazione a Grecia e Italia per la raccolta delle impronte digitali Eurodac". ha inoltre annunciato il commissario Ue alla Migrazione e Affari interni. ."Negli ultimi mesi Italia e Grecia hanno compiuto sforzi sovrumani per gestire la crisi dei rifugiati. La Commissione ha deciso di chiudere le procedure d'infrazione avviate contro l'Italia e la Grecia per mancata applicazione del regolamento Eurodac in quanto in entrambe gli Stati il tasso di rilevamento delle impronte digitali è ora prossimo al 100%", ha detto Avramopoulos.

Novembre è stato il mese "record" per i ricollocamenti di richiedenti asilo: in tutto sono stati 1.406, "il livello più alto finora". Il dato è stato presentato dal commissario Ue Dimitris Avramopoulos, secondo il quale si "conferma una tendenza positiva". Finora sono state distribuite in tutto 8.162 persone, di queste 6.212 dalla Grecia e 1.950 dall'Italia. "Gli Stati ora devono aumentare i propri sforzi, per raggiungere l'obiettivo previsto per settembre 2017 (34.953 i trasferimenti dall'Italia). Chiediamo loro di effettuare almeno 2mila ricollocamenti al mese dalla Grecia e mille dall'Italia, e da aprile 2017, di aumentare a 3mila dalla Grecia e 1.500 dall'Italia", sollecita Avramopoulos. Scorrendo i dati dei Paesi che hanno accolto i migranti dall'Italia si vede come Ungheria e Slovacchia non abbiano neppure offerto posti, mentre altri lo hanno fatto - Bulgaria, 140; Repubblica Ceca, 20; Estonia, 8; Lituania, 60 e Polonia, 35 - ma non hanno ancora accolto. Per ora Bruxelles non pensa a procedure d'infrazione: "A questo non ci siamo ancora", avverte Avramopoulos..
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab dic 10, 2016 8:12 am

Il traffico di vite umane
Ecco chi ci porta i profughi a domicilio. Chi sono e cosa fanno nel Mediterraneo
Mediterraneo, ecatombe di migranti. Si ribalta un barcone: 400 i dispersi

Paolo Becchi
09 Dicembre 2016

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... B.facebook

Una sorprendente inchiesta realizzata dall' Istituto Gefira e pubblicata in questi giorni, rivela la filiera organizzativa dell' immigrazione clandestina tra la Libia e l' Italia. Attraverso l' uso di marinetraffic.com, un sito che monitora il traffico marittimo mondiale è emerso che nei soli mesi di ottobre e novembre sono stati trasportati illegalmente sulle coste italiane più di 39.000 migranti africani. La storia è ben diversa dai resoconti ufficiali forniti dai media: i trafficanti dell' immigrazione clandestina non si spingono affatto ad attraversare il tratto di mare che separa le coste libiche da quelle del Canale di Sicilia, ma avvertono direttamente le Organizzazioni Non Governative per essere trasportati verso i porti italiani dalle coste libiche.

Il traffico marittimo monitorato nel mese di novembre rivela che sono 15 le navi delle ong che hanno partecipato direttamente nel trasporto dei migranti sulle coste siciliane. Tra queste navi ci sono la Phoenix, di proprietà del MOAS, una ong maltese e questo di certo spiega perché il carico dei migranti non approdi mai a Malta, nonostante sia più vicina alla Libia rispetto alla Sicilia. Le altre navi sono la Topaz Responder, utilizzata dal MOAS e da Médecins sans frontières, ONG con sede in Svizzera, la Iuventa, di proprietà della ONG tedesca Jugend Rettlet, la Golfo Azzurro della ong olandese «Boat Refugee Foundation» e la Vos Hestia noleggiata da Save the Children, ong inglese.

Il meccanismo è il seguente. I trafficanti di esseri umani in Libia lanciano la richiesta di soccorso in mare, dopo entrano in scena le ONG che mandano le loro navi dai porti italiani sulle coste libiche e tornano indietro cariche di migranti.
Il coordinamento delle navi delle ong è diretto dalla guardia costiera italiana, e su questo c' è una diretta conferma nel recupero di un gommone carico di 113 migranti a circa 8 miglia marine dalle coste libiche, avvenuto il 12 ottobre.
Nella giornata del 12 ottobre la guardia costiera avverte alle 8 di mattina la Golfo Azzurro per mandarla sul luogo del recupero, a circa 8 miglia marine dalle coste di Mellitah in acque territoriali libiche, e farà lo stesso con la Phoenix, ma questa verrà avvertita solamente alle 19:00. Nel frattempo vengono mandate sul posto anche la Astral e la Juventa.

Sembra alquanto inusuale che la guardia costiera avverta una nave alle otto di mattina e un' altra alle sette di sera, e lasci passare tutto questo per lanciare un' operazione di salvataggio che avverrà solamente dopo le 9 di sera. Il Malta Today descrive le fasi che hanno portato al recupero dei 113 migranti: «Verso le 19:00 del 12 ottobre, il Centro di Coordinamento del Soccorso Marino di Roma ha contattato la Phoenix. Solamente alle 21:20 è stato avvistato il gommone dei migranti attraverso l' uso di droni a bordo della Phoenix. In cooperazione con altre navi ONG presenti sull' area interessata, è stata lanciata un' operazione di recupero».

Ma ancora più strano durante quella notte è il comportamento del rimorchiatore italiano Megrez. Come si vede nella mappa della zona in questione, il Megrez ha lasciato il porto di Mellitah alle 20:00, si porta a due sole miglia marine dal luogo del recupero verso le 20:40 e torna indietro al porto di provenienza alle 21:17. Possibile che il Megrez non abbia avvistato il gommone dei migranti? Il rimorchiatore italiano arriva nella zona del recupero solamente quaranta minuti prima che arrivino le navi delle ong. Secondo Marine Traffic, il Megrez non si ferma nemmeno un istante nella zona, procede dritto, arriva a poca distanza da dove si trova il gommone dei migranti e torna immediatamente indietro. Forse il suo compito era solo quello di liberarsi di un «carico»? Ad ogni modo restano molte domande senza risposta. Non si comprende perché mai la guardia costiera italiana debba partecipare in operazioni di recupero marittimo in acque territoriali straniere e debba farlo servendosi di navi di ong straniere.

Se l' interesse del governo italiano è quello di salvaguardare le vite umane, allora i migranti andavano accompagnati al porto di Zarzis in Tunisia, distante solamente 60 miglia nautiche dal luogo del recupero, mentre sono stati portati dalle navi delle ong a Pozzallo in Sicilia, lontano 275 miglia nautiche. Cosa ottengono queste ong dalla partecipazione a un traffico di migranti clandestini e perché il governo italiano difatti favorisce i trafficanti di esseri umani?
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab dic 10, 2016 8:13 am

Invasione dalla Libia, ci vuole un blocco aereo navale. È un vergognoso tradimento che la marina militare e la guardia costiera si facciano complici degli scafisti e di questa criminale invasione di africani clandestini.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 1567781869

I figli dell'Africa non dobbiamo essere certo noi a mantenerli. Se gli africani, naturalmente e irresponsabilmente fanno figli come le cavallette, non dobbiamo essere certamente noi, naturalmente, responsabilmente, umanamente e cristianamente per chi ci crede, che ci dobbiamo fare in quattro per sfamarli e accoglierli magari scomparendo noi dalla faccia della terra per fare loro spazio in Europa.

Le risorse che lo stato italiano adopera per favorire l'invasione e accogliere gli invasori, sono risorse dei cittadini taliani, risorse nostre, che lo stato ruba ai nostri ammalati, ai nostri disabili, ai nostri disoccupati che sono milioni e ai nostri poveri che sono tanti ma proprio tanti, ai nostri giovani che a centinaia di miliaia non trovano lavoro e che non possono metter su casa e fare figli, alle nostre imprese che sono costrette a chiudere soffocate dal fisco, ai nostri lavoratori che non riescono ad arrivare a fine mese, ai nostri pensionati che sono costretti a cercare cibo nei cassonetti delle immondizie o a rubare nei supermercati, ... no questo stato è demente e ladro va reso innocuo prima che ci distrugga.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /Libia.jpg
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab dic 10, 2016 8:54 am

Carta d'identità agli immigrati, scontro Comuni e Prefetture
Dopo Tradate, anche Oderzo sul piede di guerra. Il prefetto vuole dare la carta d'identità ai richiedenti asilo. Ma il sindaco si oppone. Zaia: "Non è sicuro darla a persone di cui non sappiamo nulla"
Sergio Rame - Ven, 09/12/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 40669.html

"Questi signori non sono profughi, sono richiedenti asilo". Il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, sbatte i pugni sul tavolo.

Il braccio di ferro tra il sindaco di Oderzo Maria Scardellato e il prefetto di Treviso Laura Lega ha valicato i confini del paese della provincia di Treviso. Il nuovo fronte è la carta di identità che la Prefettura impone di dare ai richiedenti asilo. "Tra un anno, un anno e mezzo, avremo una risposta se sono profughi oppure no e la statistica ci dice che due su tre, tra un anno, non saranno profughi - sbotta Zaia - e allora io mi chiedo per quale motivo dobbiamo dare una carta d'identità in mano ad una persona che comunque si rischia che non sia un profugo".

Non è la prima volta la direttiva sulla carta d'identità ai richiedenti asilo divide il braccio armato del Viminale dalle amministrazioni locali. A ottobre, dopo diversi giorni di scontri, il sindaco di Tradate Laura Cavalotti era riuscita a spuntare la possibilità di valutare caso per caso. Adesso il problema si riprersenta a Oderzo, in Veneto. Per il sindaco Scardellato "regalare" la carta d'identità ai richiedenti asilo è innanzitutto un pericolo per la sicurezza dei cittadini. Per la prefettura, invece, il documento di identità va rilasciato senza se e senza ma dal momento che, stando alle leggi che regolano l'immigrazione in Italia, garantisce ulteriori tutele ai richiedenti asilo. Lo scontro si è fatto più aspro dopo che venerdì scorso un gruppo di migranti di origini nigeriane si è presentato dai vertici dell'ex caserma Zanusso per lamentare le precarie condizioni di vita all'interno della struttura. "Abbiamo freddo e vogliamo subito la carta d'identità perché ce ne vogliamo andare via da qui", hanno gridato gli immigrati ingaggiando uno scontro con il personale della struttura. Tanto che la direzione della struttura si è vista costretta a chiedere l'intervento dei carabinieri.

Per il momento il sindaco di Oderzo non rilascerà alcun documento, almeno finché il Viminale non darà certezze sugli immigrati che ne fanno rischiesta. Non solo. La Scardellato ha più e più volte chiesto di poter entrare nell'ex caserma Zanusso per capire quanti extracomunitari siano alloggiati e in quali condizioni. "Se il problema è identificare - commenta Zaia - si faccia un documento alternativo per i richiedenti asilo ma, finché non sono profughi, non è corretto a mio avviso dare loro la carta d'identità". D'altra parte, se ci sono i termini giuridici per non farlo, è più sicuro che i sindaci facciano così. "Al momento - continua Zaia - siamo in un limbo nel quale delle persone delle quali non sappiamo nulla chiedono un riconoscimento e allora completiamo questa analisi e capiamo se hanno titolo"
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab dic 10, 2016 8:57 pm

???

Il sindaco Nardella interviene dal Vaticano dal vertice sui rifugiati
10 dicembre 2016

http://www.gonews.it/2016/12/10/sindaco ... -rifugiati

Questo l’intervento del sindaco Dario Nardella al vertice “Europa: i rifugiati sono nostri fratelli e sorelle”, che si svolto oggi presso la Città del Vaticano.

“Desidero ringraziare a nome di tutti i cittadini di Firenze la Pontificia Accademia delle Scienze, il Vescovo Marcelo Sanchez Sorondo che la guida, e le città di Madrid, Barcellona e Parigi, qui presenti con i loro sindaci, per l’invito a partecipare a questo prestigioso appuntamento. Ringrazio Sua Santità che tra poco sarà presente in mezzo a noi per proseguire questo importante dibattito, e per la guida e la testimonianza che sta offrendo al mondo intero.

Inizio il mio intervento partendo da una citazione del mio illustre predecessore sindaco Giorgio La Pira. Il 28 febbraio 1970, infatti, il “Sindaco santo” scriveva queste parole a Papa Paolo VI: “Unificare il mondo: ecco il problema – unico – di oggi: unificarlo facendo ovunque ponti ed abbattendo ovunque muri”.

Ancora una volta La Pira, di cui nel 2017 ricorrerà il 40° anniversario dalla morte e il 30° dall’inizio del processo di beatificazione, che mi auguro possa concludersi al più presto, ci dimostra la sua capacità di anticipare i tempi e prevedere lo sviluppo sociale. Certo, lui si riferiva a contesti completamente diversi, dominati dalla guerra fredda e dalla divisione del mondo in due blocchi, ma dalla lettera a Paolo VI emerge la stessa drammaticità e necessità di cui hanno parlato i sindaci che mi hanno qui preceduto.

Le cause globali del fenomeno migratorio, viste con gli occhi di Firenze, non sono molto diverse da come le vedono e le vivono le altre città. Tra queste le più significative, su cui sono certo possiamo concordare, sono: • le guerre, in primis quella in Siria che da troppo tempo sta causando morti e distruzione e da cui tutti cercano di fuggire; • lo squilibrio del sistema di produzione e distribuzione delle ricchezze nelle economie occidentali, che Papa Francesco ha chiamato economia liquida, che “tende a favorire la corruzione come mezzo per ottenere profitti”; • la tratta di essere umani in termini di lavoro forzato, prostituzione e traffico di organi a cui è necessario porre un freno; • la mancanza di sistemi di rapido intervento in caso di crisi umanitarie, che non siano legati ad interessi economici o di parte.

Sono tutti temi su cui noi sindaci siamo chiamati a intervenire e collaborare con le nostre comunità, le istituzioni nazionali, internazionali, i media. La realtà di Firenze è quella di un’importante città di un Paese di frontiera come l’Italia, dove migliaia di migranti ogni anno arrivano attraverso viaggi di fortuna. È una prospettiva non di primo impatto, di prima accoglienza, ma per cui occorre sicuramente un forte impegno per l’integrazione e l’inclusione.
Attualmente sono presenti a Firenze quasi 2000 rifugiati richiedenti asilo provenienti in particolar modo dal fronte Mediterraneo della Libia e dell’Egitto e dall’Africa subsahariana, che si aggiungono ai 60.000 immigrati residenti (il 10% della popolazione).
Sui richiedenti asilo che in questi mesi arrivano in Italia, rispettiamo appieno quanto concordato con il Ministero dell’Interno italiano e con le modalità di accoglienza decise insieme alla Regione Toscana. I volti dei nostri migranti sono spesso i volti di donne e di bambini. Nella mia città arrivano ad esempio molti minori non accompagnati, che rappresentano un tema assai delicato dal punto di vista sociale.
Abbiamo attualmente in carico circa 300 minori, dei quali più dell’80% sono provenienti dai Balcani (Kosovo e Albania). Possono sembrare – e sono – numeri piccoli rispetto ai drammi che alcune realtà devono sopportare. Pensate che in quest’ultimo anno ho avuto l’occasione di incontrare due volte Gultan Kisanak, sindaco della città curda di Diyarbakir, attualmente prigioniera presso le autorità della Turchia in quanto accusata di sostenere il PKK (Partito Lavoratori Curdi); ebbene la sola città di Diyarbakir – al confine tra Turchia e Siria – ospita circa 300.000 profughi siriani, cioè il doppio di quelli che dovrebbe ospitare l’Italia intera.
Tra questi, migliaia di bambini. Pensiamo anche alle donne. In Italia le donne sono il 51,2% degli stranieri residenti. Arrivano nel nostro Paese spinte dalla disperazione, dalla paura, con il peso spesso di lasciare a casa la propria famiglia, i propri figli. Noi non riflettiamo su cosa possa significare per una donna lasciare i propri figli per accudirne altri e l’importanza quindi del ricongiungimento familiare. Nelle nostre città, cari amici sindaci, non arrivano “immigrati”: arrivano mamme, arrivano padri e figli. Non sono numeri, sono persone.
Dobbiamo tuttavia essere consapevoli che l’ospitalità di queste persone nel nostro contesto deve essere ben gestita e curata, per evitare conflitti sociali all’interno della comunità. Questo significa sperimentare modelli di accoglienza diffusa sul territorio e puntare ad eliminare completamente campi centralizzati: l’accoglienza ha più successo quando avviene in piccole-medie strutture, diffuse sul territorio, con quindi maggiore capacità di assorbimento. Queste misure rappresentano una possibilità di integrazione facilitata per gli immigrati, richiedenti asilo e rifugiati e costituiscono un presupposto per costruire modelli di convivenza reale senza dare vita a enclave etnici, veri e propri ghetti solo da tollerare. Oltre a ciò, la mia esperienza mi porta a riconoscere un ruolo decisivo alla fitta rete di associazioni, enti, cooperative che propongono attività a favore dell’inserimento sociale: cito solo l’ultimo caso, che partirà a breve, che è quello della partecipazione dei migranti alle attività del Banco Alimentare ONLUS, un’associazione caritatevole che recupera cibo non venduto, ma ancora buono, da supermercati e ristoranti, per passarlo alle mense e ai centri per i più poveri. Grazie a questa rete di solidarietà organizzata, abbiamo potuto coinvolgere molti rifugiati nella vita quotidiana della città, impiegandoli come volontari in attività preziose come l’assistenza agli anziani, soli e bisognosi, o la manutenzione del verde pubblico. È stato emblematico il loro aiuto nel soccorrere la nostra città il 1 agosto dello scorso anno, quando siamo stati colpiti da un violentissimo nubifragio che ha colpito un intero quartiere della città. La domanda però è la stessa per tutti noi: perché tutto questo passa in secondo piano rispetto al rifiuto dei migranti che si esprime ovunque nel nostro continente europeo e nel resto dei paesi sviluppati? Perché quel sentimento umano e naturale dell’accoglienza viene schiacciato dalla paura e dall’odio verso chi scappa da conflitti e miseria? Credo che il filosofo Zygmunt Bauman abbia descritto perfettamente il fenomeno sociale legato alla reazione che molte persone hanno nei confronti dell’ “altro”: tutto nasce dall’insicurezza che vive la società contemporanea, segnata dall’indebolimento dei legami interpersonali, dallo sgretolamento delle comunità, dalla sostituzione della solidarietà umana con la competizione senza limiti. E questa sicurezza genera paura che viene riversata nei confronti di profughi e migranti. Ma la risposta non può essere quella di innalzare muri: “una volta che a chi chiede asilo da guerre e distruzioni questa misura sarà rifiutata, e che più migranti verranno rimpatriati, diventerà evidente come tutto questo sia irrilevante per risolvere le cause reali dell’incertezza. I demoni che ci perseguitano – la paura di perdere il nostro posto nella società, la fragilità dei traguardi che abbiamo raggiunto – non evaporeranno, né scompariranno” (Zygmunt Bauman, Intervista al Corriere della Sera del 16 luglio 2015). E’ la stessa risposta che viene da Papa Francesco, come così bene ha espresso nel suo discorso alla cerimonia di conferimento del premio Carlo Magno 2016, parlando della crisi dell’Europa: “Siamo chiamati tutti a riscoprire nuovamente l’Unione Europea come terra di unità […] umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà. […] Sogno un nuovo umanesimo europeo, un costante cammino di umanizzazione, cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia. Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre: una madre che abbia vita, perché rispetta la vita e offre speranza di vita.” (Papa Francesco, Discorso per il conferimento del premio Carlo Magno). La paura invece non porta a guardare la realtà, distrugge la speranza. Stiamo perdendo la capacità di vedere la realtà e, attraverso di essa, la bellezza che vive intorno a noi. La paura porta all’egoismo e l’egoismo porta a chiuderci in noi fino ad autodistruggersi. Ne abbiamo un esempio lampante in Italia. Qui, nel 2015, sono nati 5000 bambini in meno rispetto all’anno precedente. Abbiamo toccato il livello minimo di nascite dal 1861. Quasi un paradosso: da un lato non accogliamo perché siamo spaventati di una popolazione sempre più grande che consuma sempre meno ricchezze, dall’altro ci priviamo di così tanta speranza che smettiamo di avere figli condannandoci all’estinzione. Dobbiamo tutti noi riflettere anche su quanta responsabilità vi sia nel comportamento dei media, sempre più spinti a raccontare cinicamente una realtà distorta, che genera quella paura e quell’odio. Noi sindaci possiamo e dobbiamo tornare a guardare la realtà, dobbiamo ripartire dalla grandezza e dalla bellezza dell’uomo. Le città di oggi non hanno eserciti, hanno comunità di uomini, le città di oggi non muovono guerre, sono operatrici di pace, le città di oggi non parlano una sola lingua e non praticano una sola religione, ospitano società complesse, ricche di tradizioni e culture diverse. Proprio questo, credo, sia in fondo il principale contributo che la mia città, Firenze, può dare al mondo intero. Firenze è la culla dell’umanesimo, è la terra in cui è nata e si è diffusa quella cultura dell’unicità dell’essere umano, del rispetto e della salvaguardia della vita umana, dove per la prima volta nella storia è stata cancellata la pena di morte. L’umanesimo cristiano del tardo medioevo ha modificato concretamente la vita degli uomini: basti pensare che proprio a Firenze in quel periodo nascevano i primi ospedali dove i malati potevano trovare guarigione; e si sviluppavano le associazioni di volontariato per la cura e il conforto dei bisognosi, come la confraternita della Misericordia, che tutt’ora è attiva. Ma com’è, dunque, possibile mantenere vivo questo apporto culturale, questo contributo concettuale e concreto allo stesso tempo, di fronte alle sfide di oggi? L’esempio di Giorgio La Pira credo che ci sia di aiuto anche in questa occasione: nel mondo dilaniato dalla guerra fredda e dalla contrapposizione tra blocchi, egli seppe riportare il dialogo tra città e comunità al centro dell’agenda politica, organizzando numerosi incontri con Sindaci ed esponenti di città da tutto il mondo. La strada del dialogo passa, quindi, attraverso la cultura, perché essa è il vero antidoto all’ignoranza, porta ciascuno di noi a incuriosirci e a spingerci a conoscere l’altro. Per definizione, la cultura è il confronto, è lo studio, è la conoscenza, dunque è il prendere atto di qualcosa che è oltre il semplice io, oltre noi stessi; e in questo le città sono luoghi di confronto, sono luoghi di convivenza. In questo senso le città europee possono proporre all’Unione europea un programma comune, nel quale prevalga un senso di responsabilità forte e il principio di leale cooperazione che oggi gli Stati membri non sembrano essere in grado di rispettare. Gli attuali trattati internazionali che regolano l’accoglienza dei richiedenti asilo non sono adeguati ad affrontare le ultime emergenze a partire dal limite di un sistema che scarica prevalentemente sui paesi frontalieri il compito della gestione dei flussi migratori e delle procedure connesse di riconoscimento dello status di rifugiati. L’UE non riesce a reagire alla combinazione impressionante delle guerre che si consumano ai suoi confini, degli esodi migratori, delle differenze sociali ed economiche sempre più rilevanti, del terrorismo che attecchisce nella povertà e nell’odio. Queste istituzioni europee appaiono sempre più impotenti, lente, immobilizzate dagli interessi degli Stati e soprattutto indifferenti alla voce delle città, alle loro proposte. Perché i massimi vertici dell’UE non convocano i sindaci delle città europee così come oggi avviene qui in Vaticano? Perché non ci viene chiesto di condividere un piano europeo basato su un modello diverso di accoglienza che smetta di inseguire l’emergenza e scommetta au politiche strutturate e di lungo periodo come la cooperazione allo sviluppo? I Paesi dell’UE spendono 311 miliardi di euro all’anno in attività militari e 56 miliardi di euro in cooperazione. Bene, noi tutti dovremmo chiedere all’Europa di dimezzare la prima voce per raddoppiare la seconda: un euro speso in cooperazione per ogni euro speso per la difesa. La cooperazione tra le città è decisiva e può arrivare laddove non riescono gli Stati nazionali, irrigiditi dalla ragione di Stato e dagli interessi economici e politici. Le nostre città promuovono ogni anno incontri mirati a costruire una società plurale nel rispetto degli altri, superando barriere politiche e culturali. Questa è la strada su cui occorre insistere e sulla quale il Papa e la Chiesa possono aiutarci e sostenerci. A Firenze abbiamo promosso il forum Unity in Diversity, iniziato nel 2015 a 60 anni dalla prima conferenza di La Pira, con 80 sindaci da 60 paesi da tutto il mondo, soprattutto teatri di guerra: Herat, Nazareth, Mogadiscio, Tunisi, Kobane, Baghdad e molte altre. L’obiettivo è quello di confrontarsi sulla promozione della pace, sul ruolo delle città e di come la cultura possa essere veicolo di pace e di dialogo interreligioso. La Carta di Firenze, manifesto conclusivo della prima edizione, ha stabilito alcuni principi comuni, ed ha costituito Unity in Diversity come piattaforma operativa continuativa, con l’obiettivo di operare sul campo insieme ai principali organismi internazionali, a cominciare dall’UNESCO. Da qui sono nati progetti concreti di cooperazione con città come Tunisi, Fez, Kobane. Vi ho parlato di questa iniziativa perché sia evidente la nostra comune missione di costruire ponti e abbattere muri. A questo scopo ritengo possa essere molto utile dedicare uno dei nostri prossimi incontri con la Pontificia Accademia delle Scienze al tema specifico del Mediterraneo e al modo con cui possiamo tutti insieme collaborare per portare stabilità e pace in questa area cruciale del Pianeta. Firenze è aperta ad intraprenderne con voi questo ed altre iniziative per promuovere un vero dialogo e costruire una società più giusta e più accogliente. La nostra forza è la forza della nostra storia, la mostra missione è la missione che scaturisce dalla memoria, dalle radici secolari e millenarie che hanno generato e rigenerato le nostre nostre città. La storia delle città è la storia di guerre ma è soprattutto la storia di incontri, e di costruzioni di progetti. In Svizzera negli anni ’60 ci fu una grande ondata di immigrati italiani e lo scrittore Max Frisch disse questa frase: “Volevamo braccia, sono arrivati uomini”. Non dobbiamo dimenticare da dove veniamo se vogliamo costruire un futuro. Termino con la lettura di una parabola molto conosciuta. Parabola del buon samaritano « Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno”.



Papa Francesco snobba 80 sindaci europei e fa saltare l'udienza al summit sulle migrazioni
Sabato 10 Dicembre 2016
di Franca Giansoldati

http://www.ilgazzettino.it/index.php?p= ... primopiano

Città del Vaticano Papa Bergoglio snobba 80 sindaci delle maggiori città europee. Parigi, Roma, Milano, Madrid, Lisbona, Bonn, Bruxelles, Barcellona, Parigi. Erano tutti arrivati in Vaticano venerdì mattina per un summit di due giorni dedicato ai migranti sul tema “I rifugiati sono nostri fratelli”. Dopo una maratona di due giorni, con interventi ricchi di spunti e di riflessioni sul fenomeno più massiccio del momento, gli 80 sindaci si aspettavano di ascoltare le parole di Francesco, di salutarlo, come del resto era scritto nel programma diffuso da monsignor Sanchez Sorondo, l’argentino che dirige l’Accademia delle Scienze Sociali. E invece l’amara sorpresa. Terminato di parlare l’ultimo relatore in programma, l’arcivescovo ha preso la parola e, alquanto imbarazzato, ha comunicato che il Papa non si sarebbe fatto vivo anche se questo non significava che non fosse "contento di questo incontro e di questa dichiarazione. Egli continuerà ad appoggiarvi e seguire quello che lui stesso ha iniziato: a fare ponti e non muri. Forse qualcosa gli ha complicato la vita”. Un po’ sconcertati i sindaci si sono alzati e se ne sono andati, un po’ delusi. Eppure era la prima riunione per creare una rete in Europa per favorire azioni comuni. Insomma, l'Europa dei sindaci si conclude con quello che sembra uno sgarbo, una disattenzione, una nota stonata.

Oggi pomeriggio uno dei 18 sindaci italiani presenti, Nardella di Firenze, era uno dei tanti che si era lamentato della paralisi europea di fronte a regole rigide e blocchi sui rifugiati. “L’Europa convochi subito i sindaci per un programma condiviso”. Il documento comune che è stato sottoscritto in Vaticano chiede la creazione di corridoi umanitari sicuri e certi, riconosciuti a livello internazionale per chi fugge dalla guerra. E’ stato chiesto anche il rispetto del non respingimento dei rifugiati, e l’amnistia “o altri tipi di soluzioni” per le vittime della schiavitù moderna e la tratta di esseri umani che vengono sottoposti a forme di lavoro forzato, prostituzione e traffico d’organi. Molte persone “sprovviste di documenti vengono raggirate e fatte oggetto di tratta a fini di sfruttamento sessuale o schiavizzate”. Il sindaco di Manchester (“mio nonno era un migrante”) ha ricordato, invece, che la schiavitù oggi è più estesa che non nei secoli passati.

Parigi, Roma, Milano, Napoli, Lisbona, Varsavia, Berlino, Dublino, Francoforte, Glasgow, Bruxelles, Palermo, Dresda, Madrid, Barcellona, Valenza, Zurigo, Copenaghen, Vienna, Bonn persino il sindaco di Tripoli che ha lanciato un grido disperato: “Non vogliamo altri morti nel Mediterraneo”. Nella Casina Pio IV, nel cuore dei giardini vaticani dove si è tenuto l'incotnro, ha fatto capolino la sindaca di Roma Virginia Raggi. Era stata lei ad aprire i lavori, venerdì mattina, anche se poi si è assentata per tutto il resto del dibattito seguente, presentandosi solo nella sessione finale in attesa dell'incontro papale.

Il sindaco polacco di Gdansk ha ammesso ai colleghi di “vergognarsi per quello che sta facendo la Polonia. La mia terra non ha voluto accogliere rifugiati dalla Siria. La mia terra – ha aggiunto – afferma di avere valori cristiani ma poi non accetta le quote europee, ma fortunatamente non tutti nel nostro Paese condividono questo punto di vista”. Nei dieci minuti di tempo per parlare si sono ascoltati pesanti j’accuse contro l’Europa e la “gestione fascista del fenomeno” (sindaca di Barcellona), sono anche state ricordate le grandi migrazioni nel secolo scorso e l’atteggiamento coraggioso di tante città del Mediterraneo. Palermo e Napoli per esempio, ma anche Bari. La convivenza e un serio programma di integrazione per chi arriva, restano i punti base per ripensare ad un fenomeno che non si fermerà e che necessita di superare l’emergenza. Il sindaco di Riace, in Calabria: "Da noi gli abitanti sono 1500 e 500 sono invece i migranti. Grazie ai migranti sono state sperimentate convivenze efficaci che hanno cambiato il destino di una comunità e un territorio destinati allo spopolamento, alla marginalità e alla mafia”. Per tutti la sfida più grande è quella di superare la paura della gente e di neutralizzare il populismo e il germe del razzismo.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » dom dic 11, 2016 7:00 am

Il primo dovere del governo, dello stato e dei suoi apparati è quello di servire i loro cittadini, di occuparsi del loro benessere, poi e soltanto poi un governo e uno stato possono occuparsi del benessere di altri che non siano i loro cittadini.

Un governo, uno stato e i suoi apparati non possono usare le risorse dei loro cittadini o pubbliche per fini diversi da quelli verso i loro cittadini. Se un governo, uno stato e i suoi apparati lo facessero violerebbero la Costituzione, tradirebbero i loro cittadini e si trasformerebbero in veri e propri criminali, in violazione anche dei Diritti Umani Universali e del loro ordine naturale.

Questo vale anche per i cristiani e per il Papa cattolico romano: non è un buon cittadino e non è un buon cristiano chi non si occupasse prima della sua gente, della sua comunità, dei suoi concittadini; il cristiano che usasse le risorse dei suoi cittadini o pubbliche per fini diversi privandoli perciò di quanto è di loro e spetta a loro è semplicemente un irresponsabile, un ladro, un malversatore, un traditore, un non cristiano.

Spendere 35 euro al giorno per sostenere un profugo vero o finto per un totale di oltre 1200 euro al mese;
quando vi sono milioni di pensionati italiani con un reddito di molto inferiore ai 700 euro; milioni di disoccupati senza reddito o con sussidi al minimo inferiori; milioni di famiglie composte da più membri che vivono con redditi inferiore a 1200 euro mensili dove a ogni membro familiare corrispondono meno di 600 euro; milioni di giovani lavoratori che guadagnano meno di mille euro al mese; milioni di famiglie di lavoratori dove ogni membro mediamente ha a disposizione dai 400 ai 1200 e poco più euro; quando vi sono milioni di ammalati, di disabili e di anziani che non ricevono le cure necessarie; quando non vi sono prospettive di lavoro, di famiglia, di figli e di futuro per milioni di giovani mi pare che sia semplicemente da irresponsabili, traditori e criminali.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » mar dic 13, 2016 10:33 pm

L'Africa ci accusa: sfruttate i nostri giovani per ripopolare l'Europa
Il Giornale, 9 dicembre 2016
MAGDI CRISTIANO ALLAM
https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 14155458:0

C'è da scommettere che molti di noi non saranno affatto sorpresi se prossimamente un giudice indipendente dovesse condannare rappresentanti della grande finanza speculativa globalizzata, delle Nazioni Unite, dell'Unione Europea, del Governo italiano, delle Chiese cristiane, della criminalità organizzata, di cooperative, di associazioni di volontariato, e in contumacia i rappresentanti di Stati musulmani, scafisti e terroristi islamici, per aver finanziato e promosso l'esodo epocale di milioni di africani, mediorientali e asiatici che si riversano in Europa, denunciando che non è mai stato un fenomeno spontaneo come reazione naturale alle guerre e alla povertà, bensì una criminale strategia di sfruttamento demografico del Terzo Mondo per colmare il crollo della natalità dell'Europa.

Periodicamente abbiamo delle conferme. È del 4 dicembre la rivelazione secondo cui 15 navi appartenenti alle Ong (Organizzazioni non governative) Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Medici Senza Frontiere, Save the Children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye e Life Boat, hanno introdotto in Italia 39 mila clandestini in due mesi. Emerge che gli scafisti si mettono d'accordo con la guardia costiera italiana, prima ancora di salpare dalla costa libica, per concordare il punto dove avverrà il trasbordo dei clandestini dai gommoni alle navi. (http://www.zerohedge.com/news/2016-12-0 ... iterranean ).

Il 4 novembre l'Agenzia di stampa Ansa ha informato che il ministro per l'Informazione del Gambia, Sheriff Bojang, ha annunciato che il suo Paese non riconoscerà più l'autorità della Corte Penale Internazionale per “il mancato perseguimento con l'accusa di genocidio dei dirigenti dei Paesi europei che hanno fallito nella protezione dei tantissimi giovani migranti africani morti nelle loro acque e sulle loro spiagge”.

Già l'11 giugno 2014 in una “Lettera Pastorale” i vescovi cattolici dell'Eritrea avevano denunciato l'Europa per lo sfruttamento demografico dei giovani eritrei: “Ad abbandonare la nostra terra non sono solo le risorse naturali, ma anche le ricchezze umane (…) Migliaia di giovani istruiti, o con elevate potenzialità intellettuali, ci lasciano in quella che si può realmente definire “una fuga dei cervelli” (…) Ci terrorizza la prospettiva di un drastico spopolamento del territorio (…) Bisogna correre ai ripari con coraggio e creatività per trattenere chi non è partito e per richiamare chi è partito”.

Siamo di fronte a una strategia di auto-invasione di clandestini per ripopolare l'Europa, che non solo non è un bene per gli europei che sono destinati a estinguersi condannando a morte la nostra civiltà laica e liberale dalle radici cristiane, ma non è neppure un bene per i Paesi del Terzo Mondo che si ritrovano spogliati della loro risorsa umana migliore. Si tratta del più efferato crimine epocale perpetrato da pochi a danno dell'insieme dell'umanità.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » gio dic 15, 2016 10:07 pm

Finti profughi, un traduttore vuota il sacco
di Redazione- 11 Dicembre 2016 alle 21:51

http://www.ilpopulista.it/news/11-Dicem ... sacco.html

Altro che risorse, altro che vittime che fuggono dalla guerra. Il Giornale ha svelato le bugie dei clandestini per ottenere asilo. E lo ha fatto facendo parlare uno dei tanti interpreti per profughi che, dietro garanzia di anonimato, ne ha raccontate di tutti i colori. La maggior parte dei clandestini che arrivano dalla Nigeria, ha raccontato l’interprete, anch’egli nigeriano ma regolare, “non fuggono da pericoli ma sono solo in cerca di soldi e di successo per tornare un giorno a casa e pavoneggiare la ricchezza raggiunta”. Ma, precisa il traduttore (nome in codice, Uchenna), quando si accorgono che da noi non c’è l’America, finiscono in mano a connazionali che gestiscono droga e prostituzione (per la verità, sono almeno 25 anni che le principali città italiane si sono riempite di prostitute nigeriane “a basso costo”; strano che nessuno se ne sia ancora accorto).

Alla Commissione che li giudica per stabilire se garantire lo status di rifugiato, i clandestini danno risposte fantasiose. “Da qualche tempo”, ha raccontato Uchenna al giornalista Giuseppe De Lorenzo, “affermano di essere soggetti al malocchio; altri dicono di essere scappati perché, diventati orfani, un loro parente malvagio avrebbe provato ad impossessarsi del loro patrimonio”. Le donne, invece, inventano storie di violenze ed abusi sessuali e, a recita finita, si rivolgono ad Uchenna, maschi e femmine, chiedendo se hanno “detto bene la storia”. Oltre al danno, la beffa, dunque. Dimostrano anche di conoscere bene i nervi scoperti della Sinistra nostrana. Molte donne si dichiarano lesbiche, ha raccontato Uchenna, e per questo perseguitate.

“Si presentano con un foglio stampato da Internet riguardante un qualsiasi evento di omofobia in Nigeria”. E poi, si cambiano l’identità – cosa già facilissima in Nigeria, secondo il traduttore – e mentono sulla loro vera età, facendosi passare, quelli che possono, per minorenni; infine, molti di quelli che dicono di scappar dalle guerre del Nord vengono invece al Sud. Uchenna è tranchant. “Bisogna rendere più dura la legge sull’immigrazione”, ha dichiarato al Giornale; “nel momento in cui la domanda d’asilo è stata rigettata, gli immigrati devono essere rimandati nel loro Paese”. Apriti cielo, se una cosa del genere l’avesse detta Salvini…
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab dic 17, 2016 4:58 pm

Germania, fallito attentato di un baby kamikaze al mercatino di Natale
Il ragazzo, un 12enne tedesco-iracheno, sarebbe stato istigato da un militante dellʼIsis.
La bomba non esplose per un difetto della miccia
16 dicembre 201612

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/ge ... 602a.shtml

Un 12enne tedesco-iracheno avrebbe tentato di far esplodere una bomba a chiodi nel mercatino di Natale di Ludwigshafen, nel sudovest della Germania, il 26 novembre. L'ordigno, fabbricato dal ragazzo stesso, non è esploso per un difetto della miccia. Lo rivela il settimanale Focus, citando fonti giudiziarie e di sicurezza, come riporta la Dpa. Il ragazzo, indicato come "fortemente radicalizzato", sarebbe stato istigato da un militante dell'Isis.

La bomba artigianale era nascosta in uno zaino - Secondo la ricostruzione del settimanale, l'attentato sarebbe dovuto avvenire il 26 novembre, vigilia del primo avvento e data di inizio della maggior parte dei mercatini di Natale in Germania. L'ordigno artigianale "era nascosto in uno zaino", che venne poi "ritrovato il 5 dicembre in un cespuglio vicino al Comune di Ludwigshafen da un passante". Gli artificieri fecero brillare una parte della bomba.

Il 12enne tentò di recarsi in Siria per unirsi all'Isis - Sulla vicenda sta indagando la procura federale generale di Karlsruhe, competente per atti di terrorismo. Focus aggiunge che già nell'estate scorsa il 12enne, nato a Ludwigshafen, "avrebbe avuto la tentazione di recarsi in Siria per unirsi all'Isis: dopo la sua cattura è stato trasferito in un centro giovanile". Il portavoce del governo Steffen Seibert, commentando l'attentato fallito, ha parlato di "una notizia che fa trasalire".
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » dom dic 18, 2016 12:12 am

"La clandestinità è un reato". Ci arrivano (anche) i giudici
Troppi in Italia i casi di irregolari assolti e mai espulsi La Cassazione contro i tribunali: "Legge da rispettare"
Lodovica Bulian - Sab, 17/12/2016
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 43195.html


La legge è uguale per tutti, anche nell’era dell’emergenza immigrazione. Chi non rispetta un decreto di espulsione commette un reato. Ha dovuto ribadirlo la Cassazione, di fronte alla sfilza di assoluzioni emesse a favore di migranti irregolari rintracciati dalle forze dell’ordine e già destinatari di fogli di via mai eseguiti. Espulsi sulla carta, ma di fatto mai rimpatriati, e infine assolti, perché il rendersi irreperibili e il rimanere illegalmente in Italia «non costituisce reato». Ecco, non è vero che il fatto «non costituisce reato».

L’ha ribadito la suprema Corte, mettendo nero su bianco l’accoglimento di un ricorso con cui il procuratore generale della corte d’Appello di Venezia aveva impugnato una serie di assoluzioni nei confronti un gruppo di marocchini irregolari. Non avevano dato seguito all’ordine di allontanamento emesso contestualmente al decreto espulsione, ma un giudice di pace di Verona aveva deciso comunque di non procedere contro di loro, sulla scorta dei «più recenti orientamenti in tema di immigrazione clandestina sul piano etico e su quello legislativo, che avevano significativamente mutato la considerazione» del reato di immigrazione clandestina. Fondando la motivazione sul fatto che gli stranieri non sapessero di essere stati espulsi. Ma i giudici della Cassazione ora fanno notare che non basta rendersi irreperibili alle notifiche delle autorità competenti, andando a ingrossare le fila dell’esercito di fantasmi scomparsi dai radar dell’accoglienza ma non dalla rete della clandestinità, per dimostrare di non essere consapevoli di dover lasciare l’Italia. Per la Corte il reato può essere escluso «soltanto dalla rappresentazione di una situazione effettivamente giustificativa o dalla dimostrazione che la inosservanza del provvedimento espulsivo è correlata alla non consapevolezza da parte» degli imputati «del relativo obbligo» di rimpatriare e, quindi, «alla non volontarietà della condotta omissiva». Nel caso in questione, inoltre, la «prospettata tendenza legislativa alla depenalizzazione del reato» evidenziata dal giudice di Verona, non basta a evidenziare «la sussistenza di un giustificato motivo» per assolverli. La sentenza della Cassazione arriva a fare chiarezza, dopo numerosi altri casi di stranieri che si fanno beffe degli obblighi di rimpatrio, proprio nell’anno record degli sbarchi. Quello che ha visto il nostro Paese superare per numeri anche la Grecia, protetta dai flussi dall’accordo con la Turchia che di fatto ha chiuso la rotta balcanica.
Da gennaio a oggi sono arrivate sulle nostre coste dal Mediterraneo 178.802 persone, di cui 24.929 minori non accompagnati. Stando alle statistiche, solo il 4% ha i requisiti per ottenere lo status di rifugiato: chi non ottiene altre forme di protezione, né umanitaria né sussidiaria, è considerato un migrante economico e viene inserito nella lista dei rimpatri. Che vengono eseguiti a singhiozzo per la mancanza di efficaci accordi bilaterali che consentano la ripresa in carico del Paese di provenienza. E perché sempre di più, chi ha affrontato l’inferno della traversata sui barconi, «sparisce» pur di non rischiare di essere messo su un volo di ritorno. Le dimensioni del fenomeno le ha date il commissario europeo all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos: «Se confrontiamo Italia e Grecia, l’80% dei migranti che attraversano il mar Egeo sono profughi, mentre la maggioranza di quelli che arrivano in Italia dal Mediterraneo centrale, sono irregolari»..
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