Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » mer ago 02, 2017 8:22 pm

Migranti, il pm inchioda la ong tedesca: "Contatti coi trafficanti"
Sergio Rame - Mer, 02/08/

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 27590.html

La ong tedesca "Jugend Rettet" è nei guai. Documentati incontri in mare tra i trafficanti e l'equipaggio della "Iuventa". Il pm: "Salvataggi degli immigrati senza un pericolo imminente"

"Ci sono gravi indizi di colpevolezza". Il procuratore aggiunto di Trapani Ambrogio Cartosio fa luce sul sequestro della nave "Iuventa" e mette sul tavolo le accuse mosse dalla procura alla ong tedesca "Jugend Rettet".

Si parla di "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina". Un reato commesso dall'equipaggio che si trova a bordo della "Iuventa". Nel dossier reso pubblico oggi ci sono "gravi indizi di contatti con i trafficanti" da parte dell'equipaggio. "Non possiamo guardare in faccia nessuno - tuona il magistrato - è una indagine delicata che ci rendiamo conto può essere oggetto di strumentalizzazioni, rischio che non può frenare le indagini".

Al momento non ci sono indagati. Ma, a detta del pm Cartosio, c'è il serio pericolo della reiterazione del reato. "E poi - spiega - ricorre il caso in cui la legislazione speciale prevede la confisca del mezzo che interviene in caso di condanna dei proprietari e questo ci impone di ricorrere al sequestro preventivo accettato dal gip". Investigatori del Servizio centrale operativo, della Squadra mobile di Trapani e del Nucleo Speciale d'intervento della Guardia costiera hanno eseguito il sequestro preventivo della motonave battente bandiera olandese ma gestita dall'organizzazione non governativa tedesca che non ha firmato il codice di condotta del Viminale. Sono tre gli episodi contestati, 18 e 26 giugno, nonché il 10 settembre. La procura di Trapani, però, ne avrebbe riscontrati anche altri. Tanto da averla portata a credere che "questa condotta sia abituale". L'indagine riguarda l'equipaggio della nave e, allo stato, "non sono emersi responsabilità sui responsabili della Ong".

"La nave - ha sottolineato il procuratore - è stabilmente utilizzato nel soccorso di migranti in prossimità delle coste libiche e al loro trasbordo su altre navi sempre in acque internazionali, permanendo abitualmente nel mare libico, in prossimità delle acque territoriali del Paese africano". Non solo. Sempre secondo il magistrato "il salvataggio o, meglio, il trasbordo" dei migranti sarebbe avvenuto senza che ci fosse un pericolo imminente. "I migranti vengono scortati dai trafficanti libici e consegnati non lontano dalle coste all'equipaggio che li prendono a bordo della 'Iuventa' - ha spiegato Cartosio in conferenza stampa - non si tratta dunque di migranti 'salvati', ma recuperati, potremmo dire consegnati. E poiché la nave della Ong ha ridotte dimensioni, questa poi provvede a trasbordarli presso altre unità di Ong e militari". Per il procuratore aggiunto, reggente della procura di Trapani, "alla luce delle vigenti norme, integrano il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina". Un'attività per la quale, secondo Cartosio, i membri dell'equipaggio non prendono alcun compenso dai trafficanti. "L'unico ritorno possibile ed eventuale potrebbe essere solo di immagine e in termini di donazioni".



Migranti, sequestrata la nave della ong Jugend Rettet. Procura Trapani: "Ha fatto trasbordi senza pericolo imminente"
di F. Q. | 2 agosto 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08 ... ra/3770555

Investigatori del servizio centrale operativo, della squadra mobile di Trapani e del nucleo speciale d’intervento della Guardia Costiera hanno eseguito il sequestro preventivo della motonave Iuventa, battente bandiera olandese ed operante per conto dell’organizzazione non governativa tedesca Jugend Rettet, disposto dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Trapani. La nave era stata bloccata in nottata al largo di Lampedusa dalla Guardia costiera italiana, che l’aveva poi scortata fino al porto.

“Anche se in qualche caso interviene per salvare delle vite umane nel Mare Mediterraneo, vite di persone in una situazione di pericolo di vita”, ha spiegato il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio nel corso di una conferenza stampa, la nave sequestrata “nella maggior parte dei casi invece le operazioni servono per trasportare persone scortate dai trafficanti libici, che vengono prese a bordo della nave, non molto capiente, e poi le persone loro consegnate vengono trasferite su altre navi della Marina militare o di altre organizzazioni”.

Per il momento il fascicolo è ancora a carico di ignoti e riguarda almeno tre episodi, avvenuto il 18 giugno, il 26 giugno di quest’anno e il 10 settembre 2016. “Sulla nave si sono alternati diversi equipaggi – ha aggiunto il procuratore di Trapani – e al momento non pare abbiano percepito compensi”. “Queste condotte – ha spiegato ancora – si integrano nel reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina“.

“Ci sono stati incontri e contatti in mare” tra la Iuventa e le imbarcazioni dei trafficanti libici “ma non è emerso uno stabile collegamento tra l’equipaggio della Ong e i trafficanti libici”, ha spiegato ancora Cartosio. Per questo nessun dei volontari imbarcati sulla Iuventa è indagato per associazione a delinquere, anche perché “le finalità dei trafficanti erano ben diversi rispetto a quelle dell’equipaggio Iuventa. Perchè lo facevano? – ha detto ancora il procuratore – la mia personale convinzione è che lo facessero per motivi umanitari”. “Un collegamento stabile tra la Ong e i trafficanti libici è pure fantascienza”, ha concluso.

Il fermo della nave, quindi, non c’entra – come emerso in un primo momento – con il codice di comportamento predisposto dal Viminale, che è stato sottoscritto solo da tre organizzazioni (e peraltro non dalla Jugend). “Il fatto che la Ong non abbia firmato il protocollo non c’entra nulla con l’operazione odierna”, ha confermato Cartosio.

Spiegano gli investigatori che “le indagini, avviate nell’ottobre del 2016 e condotte con l’utilizzo di sofisticate tecniche e tecnologie investigative, hanno consentito di raccogliere elementi indiziari in ordine all’utilizzo della motonave Iuventa per condotte di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. La nave, aggiungono, è “stabilmente dedita al soccorso di migranti in prossimità delle coste libiche ed al loro trasbordo su altre navi sempre in acque internazionali, permanendo abitualmente nel mare libico, in prossimità delle acque territoriali del paese africano”.

Al momento del blocco della nave da parte della Capitaneria, sono stati fatti scendere due siriani, che sono stati accompagnati nel Centro di prima accoglienza dell’isola. I due migranti erano stati trasferiti in precedenza a bordo della nave della ong tedesca proprio da una delle unità militari italiane impegnate nelle operazioni di soccorso ai migranti nel Mediterraneo. Per scortare in porto la Iuventa sono intervenute diverse motovedette della Guardia costiera, con un grande spiegamento di forze dell’ordine anche sulla banchina. La Capitaneria in un primo momento aveva parlato di “normali controlli” per bocca del tenente di vascello Paolo Monaco che era rimasto a bordo della nave per un paio d’ore. E anche la ong tedesca aveva dato questa versione: “Al nostro equipaggio è stato garantito che si tratta di normali controlli”. “Il nostro equipaggio è stato interrogato da alcuni ufficiali – aggiunge la Ong – come accaduto in precedenti fermate a Lampedusa e come nelle normali procedure”.

La ong Jugend Rettet (“La gioventù salva”), fondata nel 2015 da giovani dell’alta e media borghesia tedesca che hanno scelto di salvare i migranti in fuga dalle guerre e dalla fame, aveva acquistato due anni fa la Iuventa nel porto di Endem, in Germania, trasformando quel vecchio peschereccio in una vera nave adatta a missioni di search and rescue. Battente bandiera olandese, era un peschereccio costruito nel ’62. Ha una lunghezza di 33 mt e una larghezza massima di 7 mt. La stazza lorda è di 184 tonnellate. E’ stata adattata per accogliere migranti presi in mare e il 30 giugno dell’anno scorso ha cominciato le operazioni di soccorso. Il progetto è nato per volontà di un gruppo di giovani berlinesi, dai 20 ai 30 anni, che hanno fondato la Ong. Sul lavoro dell’equipaggio e dei volontari a bordo della Iuventa è stato realizzato anche un film dal documentarista romano Michele Cinque. Sul sito della Ong sono riportati i salvataggi operati dalla nave: 1388 a luglio 2016, 140 ad agosto, 1585 a settembre, 3156 a ottobre e 393 a novembre.



I confini della solidarietà e le frontiere da blindare
Alessandro Sallusti - Mar, 01/08/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 26705.html

Anche nell'emergenza ognuno fa il suo lavoro. I medici non hanno frontiere, gli Stati sì. E bene fanno a controllarle

L'incontro tra il governo e le Ong che operano nel salvataggio in mare dei clandestini si è concluso con un sostanziale fallimento.

La maggior parte delle organizzazioni non governative o non si è presentata o non ha accettato - prima fra tutte «Medici senza frontiere» - le nuove condizioni per poter continuare gli interventi. E cioè: polizia armata a bordo per identificare i profughi, obbligo di rendere tracciabili rotte e posizioni, divieto di contattare gli scafisti e trasparenza nei finanziamenti che ricevono.

Un passo indietro: da quando le Ong hanno preso il comando dei soccorsi, il traffico di essere umani è aumentato a dismisura perché di fatto è come se fosse stato istituito un servizio taxi. Al punto che alcune procure sospettano (e indagano) che tra soccorritori e scafisti ci siano taciti accordi, veri e propri appuntamenti in mare aperto con destinazione successiva sempre e solo, come noto, un porto italiano.

Ognuno fa il suo lavoro, non commento i codici etici di «Medici senza frontiere», organizzazione privata impegnata in molti fronti caldi del mondo. Ma proprio perché «ognuno fa il suo lavoro» anche uno Stato e un governo - che hanno più titoli della migliore associazione di volontariato - devono fare il loro. Porre regole, che peraltro appaiono di assoluto buonsenso, non vuol dire impedire la solidarietà ma tutelare, oltre che i finanziatori delle Ong, l'intera collettività. Noi siamo grati al lavoro di questi signori, ma non è che loro possono decidere sulla nostra sicurezza nazionale. Semmai è sospetto chi rifiuta di farsi controllare, di rendere trasparente il proprio operato. Ci sono di mezzo vite umane ma anche grandi farabutti (gli scafisti) e una montagna di soldi: quelli che incassano le mafie e quelli che spendiamo noi per fare fronte all'emergenza.

Non è il momento, per le Ong, di fare i primi della classe o gli schizzinosi. I medici non hanno frontiere, gli Stati sì e bene fanno a controllarle.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » mar ago 08, 2017 10:27 am

La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare
viewtopic.php?f=194&t=2665

Parassiti, falsi, manipolatori dei diritti umani, ladri di vita
viewtopic.php?f=205&t=2668

Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.


Perché Malta non soccorre e non accoglie?

viewtopic.php?f=194&t=2656

Perché Malta non soccorre e non accoglie profughi veri o finti, clandestini e mussulmani?
Perché a Malta, paese civile e umano, innanzi tutto valgono i diritti dei maltesi e perciò si difende la loro vita e la loro terra da qualsivoglia pericolo, danno o male.
Tale dovere umano, civile, morale, giuridico e politico è il primo dei doveri-diritti della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: difendere e salvaguardare la propria gente e la propria terra.
Salvare e accogliere gli altri per mettere in pericolo e danneggiare la propria gente è demenziale e criminale e contrario ai Valori ai Doveri e ai Diritti Umani Universali e Naturali.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab ago 19, 2017 9:35 pm

Ventimiglia in piazza: "Basta immigrati qui"
Fabrizio Tenerelli - Sab, 19/08/2017

Al grido di "Adesso Basta!", un centinaio di ventimigliesi, questa mattina, ha manifestato nel centro cittadino, per dire "no" all'accoglienza selvaggia dei migranti

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 31928.html

I manifestanti, che si sono riuniti in piazza Costituente (nel quartiere del Borgo) hanno sfilato in corteo fino al municipio. Strada facendo e davanti all'ingresso del Comune, hanno lanciato un appello al sindaco Enrico Ioculano (Pd), chiedendo il ripristino della legalità e dell'igiene pubblica, attraverso una serie di ordinanze contro il bivacco e il consumo di alcolici. "Fanno i loro bisogni per strada e sulle spiagge - hanno gridato alcuni abitanti -. Con i soldi che gli danni, comprano liquori nei supermercati e si ubriacano tutte le sere. Più di una volta li abbiamo visti anche fare sesso. Camminano in gruppo e ti minacciano o ti insultano, se osi contraddirli. E' una vergogna, una situazione non più accettabile. Sul greto del fiume Roja, alla mattina, è un disastro". C'è, poi, chi come Alfonsina, ha lasciato il proprio posto di volontaria alla Caritas, disgustata dalla situazione che si è venuta a creare: "Li ho visto mangiare il dentifricio, perchè non sapevano di cosa si trattasse. La città è ridotta allo stremo. Dicono che hanno potenziato il servizio di igiene urbana, ma per il momento hanno soltanto aumentato la tassa sui rifiuti. Siamo noi a pagare i danni di questa gente". Anche oggi, come sabato scorso, quando i cittadini sono scesi per la prima volta in piazza, nessun componente dell'amministrazione si è fatto vedere e molti cittadini hanno invitato il sindaco a dimettersi: "Rappresenta solo una parte della città", hanno affermato alcuni. Ma non è tutto. Altri hanno anche gridato "Scullino, sindaco", invocando il ritorno dell'ex primo cittadino, Gaetano Scullino, di Forza Italia. A quel punto i manifestanti hanno letto una lettera con cui il sindaco ha risposto al precedente appello dei cittadini e nella quale l'amministrazione ammette l'inefficacia repressiva di qualsiasi provvedimento nei confronti degli stranieri che bivaccano o consumano alcolici o nei confronti di chi distribuisce il cibo in città: "data la non eseguibilità delle sanzioni previste, poiché si tratta di soggetti (i migranti, ndr) nullatenenti".
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » lun ago 21, 2017 6:01 pm

Un falso salvatore del mondo che alimenta il parassitismo statale romano e italiano, l'enormità del debito pubblico, l'imperialismo religioso cattolico-romano, la sudditanza irresponsabile diffusa e la dipendenza dalle credenze idolatre, contro i buoni e universali valori dell'uomo di buona volontà il solo che fa miracoli con il suo impegno e la sua fatica.

https://www.facebook.com/pietro.marinel ... 8306612376


"Considerando lo scenario attuale, accogliere significa innanzitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione. In tal senso, è desiderabile un impegno concreto affinché sia incrementata e semplificata la concessione di visti umanitari e per il ricongiungimento familiare. Allo stesso tempo, auspico che un numero maggiore di paesi adottino programmi di sponsorship privata e
comunitaria e aprano corridoi umanitari per i rifugiati più vulnerabili. Sarebbe opportuno, inoltre, prevedere visti temporanei speciali per le persone che scappano dai conflitti nei paesi confinanti. Non sono una idonea soluzione le espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati, soprattutto quando esse vengono eseguite verso paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali.[3] Torno a sottolineare l’importanza di offrire a migranti e rifugiati una prima sistemazione adeguata e decorosa. «I programmi di accoglienza diffusa, già avviati in diverse località, sembrano invece facilitare l’incontro personale, permettere una migliore qualità dei servizi e offrire maggiori garanzie di successo».[4] Il principio della centralità della persona umana, fermamente affermato dal mio amato predecessore Benedetto XVI,[5] ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale. Di conseguenza, è necessario formare adeguatamente il personale preposto ai controlli di frontiera. Le condizioni di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, postulano che vengano loro garantiti la sicurezza personale e l’accesso ai servizi di base. In nome della dignità fondamentale di ogni persona, occorre sforzarsi di preferire soluzioni alternative alla detenzione per coloro che entrano nel territorio nazionale senza essere autorizzati.[6]

Il secondo verbo, proteggere, si declina in tutta una serie di azioni in difesa dei diritti e della dignità dei migranti e dei rifugiati, indipendentemente dal loro status migratorio.[7] Tale protezione comincia in patria e consiste nell’offerta di informazioni certe e certificate prima della partenza e nella loro salvaguardia dalle pratiche di reclutamento illegale.[8] Essa andrebbe continuata, per quanto possibile, in terra d’immigrazione, assicurando ai migranti un’adeguata assistenza consolare, il diritto di conservare sempre con sé i documenti di identità personale, un equo accesso alla giustizia, la possibilità di aprire conti bancari personali e la garanzia di una minima sussistenza vitale. Se opportunamente riconosciute e valorizzate, le capacità e le competenze dei migranti, richiedenti asilo e rifugiati, rappresentano una vera risorsa per le comunità che li accolgono.[9] Per questo auspico che, nel rispetto della loro dignità, vengano loro concessi la libertà di movimento nel paese d’accoglienza, la possibilità di lavorare e l’accesso ai mezzi di telecomunicazione. Per coloro che decidono di tornare in patria, sottolineo l’opportunità di sviluppare programmi di reintegrazione lavorativa e sociale. La Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo offre una base giuridica universale per la protezione dei minori migranti. Ad essi occorre evitare ogni forma di detenzione in ragione del loro status migratorio, mentre va assicurato l’accesso regolare all’istruzione primaria e secondaria. Parimenti è necessario garantire la permanenza regolare al compimento della maggiore età e la possibilità di continuare degli studi. Per i minori non accompagnati o separati dalla loro famiglia è importante prevedere programmi di custodia temporanea o affidamento.[10] Nel rispetto del diritto universale ad una nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita. La apolidia in cui talvolta vengono a trovarsi migranti e rifugiati può essere facilmente evitata attraverso «una legislazione sulla cittadinanza conforme ai principi fondamentali del diritto internazionale».[11] Lo status migratorio non dovrebbe limitare l’accesso all’assistenza sanitaria nazionale e ai sistemi pensionistici, come pure al trasferimento dei loro contributi nel caso di rimpatrio.

Promuovere vuol dire essenzialmente adoperarsi affinché tutti i migranti e i rifugiati così come le comunità che li accolgono siano messi in condizione di realizzarsi come persone in tutte le dimensioni che compongono l’umanità voluta dal Creatore.[12] Tra queste dimensioni va riconosciuto il giusto valore alla dimensione religiosa, garantendo a tutti gli stranieri presenti sul territorio la libertà di professione e pratica religiosa. Molti migranti e rifugiati hanno competenze che vanno adeguatamente certificate e valorizzate. Siccome «il lavoro umano per sua natura è destinato ad unire i popoli»,[13] incoraggio a prodigarsi affinché venga promosso l’inserimento socio-lavorativo dei migranti e rifugiati, garantendo a tutti – compresi i richiedenti asilo – la possibilità di lavorare, percorsi formativi linguistici e di cittadinanza attiva e un’informazione adeguata nelle loro lingue originali. Nel caso di minori migranti, il loro coinvolgimento in attività lavorative richiede di essere regolamentato in modo da prevenire abusi e minacce alla loro normale crescita. Nel 2006 Benedetto XVI sottolineava come nel contesto migratorio la famiglia sia «luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori».[14] La sua integrità va sempre promossa, favorendo il ricongiungimento familiare – con l’inclusione di nonni, fratelli e nipoti –, senza mai farlo dipendere da requisiti economici. Nei confronti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati in situazioni di disabilità, vanno assicurate maggiori attenzioni e supporti. Pur considerando encomiabili gli sforzi fin qui profusi da molti paesi in termini di cooperazione internazionale e assistenza umanitaria, auspico che nella distribuzione di tali aiuti si considerino i bisogni (ad esempio l’assistenza medica e sociale e l’educazione) dei paesi in via di sviluppo che ricevono ingenti flussi di rifugiati e migranti e, parimenti, si includano tra i destinatari le comunità locali in situazione di deprivazione materiale e vulnerabilità.[15]

L’ultimo verbo, integrare, si pone sul piano delle opportunità di arricchimento interculturale generate dalla presenza di migranti e rifugiati. L’integrazione non è «un’assimilazione, che induce a sopprimere o a dimenticare la propria identità culturale. Il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il “segreto”, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così ad una maggior conoscenza reciproca. È un processo prolungato che mira a formare società e culture, rendendole sempre più riflesso dei multiformi doni di Dio agli uomini».[16] Tale processo può essere accelerato attraverso l’offerta di cittadinanza slegata da requisiti economici e linguistici e di percorsi di regolarizzazione straordinaria per migranti che possano vantare una lunga permanenza nel paese. Insisto ancora sulla necessità di favorire in ogni modo la cultura dell’incontro, moltiplicando le opportunità di scambio interculturale, documentando e diffondendo le buone pratiche di integrazione e sviluppando programmi tesi a preparare le comunità locali ai processi integrativi. Mi preme sottolineare il caso speciale degli stranieri costretti ad abbandonare il paese di immigrazione a causa di crisi umanitarie. Queste persone richiedono che venga loro assicurata un’assistenza adeguata per il rimpatrio e programmi di reintegrazione lavorativa in patria.

In conformità con la sua tradizione pastorale, la Chiesa è disponibile ad impegnarsi in prima persona per realizzare tutte le iniziative sopra proposte, ma per ottenere i risultati sperati è indispensabile il contributo della comunità politica e della società civile, ciascuno secondo le responsabilità proprie.

Durante il Vertice delle Nazioni Unite, celebrato a New York il 19 settembre 2016, i leader mondiali hanno chiaramente espresso la loro volontà di prodigarsi a favore dei migranti e dei rifugiati per salvare le loro vite e proteggere i loro diritti, condividendo tale responsabilità a livello globale. A tal fine, gli Stati si sono impegnati a redigere ed approvare entro la fine del 2018 due patti globali (Global Compacts), uno dedicato ai rifugiati e uno riguardante i migranti.

Cari fratelli e sorelle, alla luce di questi processi avviati, i prossimi mesi rappresentano un’opportunità privilegiata per presentare e sostenere le azioni concrete nelle quali ho voluto declinare i quattro verbi. Vi invito, quindi, ad approfittare di ogni occasione per condividere questo messaggio con tutti gli attori politici e sociali che sono coinvolti – o interessati a partecipare – al processo che porterà all’approvazione dei due patti globali".

Questo è il discorso di Papa Francesco, tratto dal sito della Santa Sede




Gino Quarelo

Un falso salvatore del mondo che alimenta il parassitismo statale romano e italiano, l'enormità del debito pubblico, l'imperialismo religioso cattolico-romano, la sudditanza irresponsabile diffusa e la dipendenza dalle credenze idolatre, contro i buoni e universali valori dell'uomo di buona volontà il solo che fa miracoli con il suo impegno e la sua fatica.

Grand'uomo apparentemente a chiacchere ma la realtà è ben diversa! Se lui che vende salvezza divina, fede nei miracoli, manna dal cielo, provvidenza divina e un buon posto nell'aldilà non è in grado di moltiplicare i pani e i pesci, se nemmeno il suo idolo lo fa, chi mai dovrebbe produrre questi pani e questi pesci? E la nostra gente che emigra, che è povera, che è disoccupata, disperata e che si suicida? E chi paga tutto ciò? Uomo fanfarone e irresponsabile!
Quest'uomo è un invasato utopista che si crede salvatore del mondo, che manipola i diritti umani e viola quelli dei cristiani e dei non cristiani che sono cittadini italiani ed europei. Quest'uomo promuove una forma di solidarietà disumana coatta che prima viola i nostri diritti umani, genera schiavitù fiscale, sofferenza sociale , privilegi e parassitismo economico e poi conflitti a non finire e future guerre civili sanguinose.
Quest'uomo è un parassita per eccellenza, è la falsa bontà a spese degli altri che genera il male.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » gio set 07, 2017 9:28 pm

Lo Spirito del Tempo e gli accostamenti improponibili
settembre 7, 2017
di Niram Ferretti

http://caratteriliberi.eu/2017/09/07/in ... roponibili

Le parole, soprattutto oggi, nell’epoca di massima circolazione della comunicazione, condizionano il nostro modo di interpretare la realtà, finendo per condensarla in blocchi rigidi che si trasformano nei confini insuperabili di un pensiero omogeneo, inscalfibile. La maggioranza aderisce come le mosche alla carta moschicida, il conformismo essendo un morbo a diffusione rapida e spietato nel numero di vittime che miete.

Prendiamo gli estratti di un’opera di prossima pubblicazione anticipati recentemente da Le Figaro, in cui l’attuale pontefice, Francesco, ci informa che Gesù è stato un “rifugiato”, un “immigrato”. E prendiamo anche recenti e diffusi accostamenti apparsi sulla stampa e sostenuti da solerti commentatori progressisti come Gad Lerner e Furio Colombo, tra Shoah e immigrazione, tra ebrei gassati dai nazisti ed immigrati morti in mare.

Ci troviamo al cospetto di vere e proprie truffe semantiche, di esempi di linguaggio stordito a colpi di martello in modo che non possa più riconoscere se stesso e rispecchiare i fatti, la verità. È questa, alla fine, la posta in gioco. Nulla più e nulla meno. Tanta roba, a pensarci bene anche ai nostri giorni, in cui dilettanti del pensiero ci hanno annunciato che la verità e la metafisica sono morte, mentre gli unici cadaveri sono quelli dei loro pensierini postmoderni, ma andiamo al dunque.

L’emergenza immigrazione è questione assai seria e ci interpellerà a lungo assai. Guerre, carestie, povertà sono i mali che spingono i disperati sulle nostre coste in cerca di accoglienza e della possibilità di ricostruire le proprie vite. Il problema, naturalmente, è quello delle risorse per accoglierli e della loro disponibilità a essere accolti nel rispetto delle leggi e della cultura dei paesi ospitanti. Ci sono tra di loro indubbiamente coloro i quali questa disponibilità ce l’hanno, così come ci sono indubbiamente coloro che questa disponibilità non l’hanno.

Il pensiero unico, il cemento armato con cui sono costruiti i nuovi totem lessicali ha confinato nella tenebra dell’ignoranza, della xenofobia e del “fascismo”, tutti coloro i quali sottolineano gli svantaggi di una accoglienza troppo lasca. La pistola puntata alla loro tempia è che i “diritti umani” vengono prima di ogni altra cosa. Due parole che abbinate dovrebbero piegare le ginocchia dei resistenti.

Se poi, come ci dice questo papa assai à la page Gesù diventa un “rifugiato”, un “immigrato”, come potrebbe un cattolico, o un cristiano, non additare alla pubblica vergogna chiunque provi ad avanzare la scandalosa idea che il rifugiato, l’immigrato potrebbe essere un delinquente, addirittura un potenziale terrorista? E un ebreo che si sente dire da altri ebrei dalla coscienza illuminata che l’opera di distruzione più industrialmente avanzata della storia nei confronti di un popolo per il fatto di essere quel popolo e non un altro, è accostabile alle morti in mare degli immigrati, avrà diritto a dissentire senza essere considerato un seguace di Heinrich Himmler?

Naturalmente, Gesù non era un rifugiato e non era un immigrato, a meno di non considerare la breve parentesi in Egitto, narrata esclusivamente dal Vangelo di Matteo, in cui egli era ancora infante, come la prova che lo fosse. Fu ebreo di Galilea e si mosse tra essa e la Giudea. In nessun luogo dei Vangeli appare come richiedente asilo. Ma papa Francesco non si fa mancare mai trovate ad effetto per il pubblico. Monsignor Galantino avrà toccato il cielo con un dito a questa affermazione e molti altri sacerdoti anche loro assai à la page, si saranno sfregati le mani compiaciuti.

Lo Spirito, dice il Vangelo di Giovanni, soffia dove vuole. Soprattutto lo spirito del tempo, che è un’altra cosa dal Paraclito, ma è assai forte e persistente, soprattutto quando è sorretto doviziosamente dalla grancassa mediatica, dai commentatori giusti, dalla smagliante filantropia dei salotti progressisti catto-ebraici.
Il nemico del progresso per loro è infatti l’antidoto al linguaggio costruito a tavolino, come quello programmato dal Partito, in 1984 di George Orwell. Non è necessaria una dittatura per imporre la Newspeak, basta l’uso sapiente e persistente dei mezzi di comunicazione, il loro asservimento funzionale alla vulgata, e il gioco è fatto. Chi domina il discorso ha la facoltà di creare realtà fittizie e parallele.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » ven set 15, 2017 7:19 am

Bergoglio è stato costretto a far marcia indietro sull'accoglienza ad oltranza e indiscriminata

Migranti, papa Francesco: "Riceverli, integrarli ma anche fermarli se i numeri divengono insostenibili"
Il pontefice di ritorno dal viaggio in Colombia. "Credo sia lecito per un Paese che ha fatto molto come l'Italia regolare i flussi migratori e domandarsi: ho abbastanza posti per accoglierli? Va capovolto il ragionamento: l'Africa è amica e va aiutata a crescere". E sulle devastazioni climatiche: "L'uomo è uno stupido. Solo i superbi e i testardi non sanno riconoscere le responsabilità delle scelte politiche"
dal nostro inviato PAOLO RODARI
11 settembre 2017

http://www.repubblica.it/vaticano/2017/ ... P1-S1.8-T1

"Chi governa deve gestire il problema con la verità del governante che è la prudenza". Francesco, di ritorno dal viaggio in Colombia, risponde a una domanda sulle politiche restrittive dell’Italia sui migranti, conferma di aver incontrato il premier Gentiloni ma smentisce di aver parlato dell’argomento e spiega come sia lecito, per un Paese che ha fatto molto come l’Italia, regolare i flussi migratori e fermarli se i numeri divengono insostenibili.

Il Papa interviene anche sui cambiamenti climatici ricordando che solo "i superbi e i testardi" non sanno riconoscerli. Chiede a Trump di non abolire la legge di Obama sui dreamers, mentre per il Venezuela ritiene che siano le Nazioni Unite "che si devono far sentire".

Recentemente la Chiesa italiana ha espresso comprensione verso la nuova politica del governo di restringere sulle partenze dalla Libia e gli sbarchi nel Paese. Si è parlato anche di un suo incontro con Gentiloni in merito. C’è stato questo incontro e cosa pensa di questa politica di chiusura delle partenze considerando il fatto che i migranti che restano in Libia vivono in condizioni disumane?

"L’incontro con Gentiloni è stato personale e non su questo argomento. È avvenuto inoltre settimane prima che venisse affrontato questo problema. Sento il dovere di gratitudine per l’Italia e la Grecia perché hanno aperto il cuore ai migranti. Il problema è sempre avere un cuore aperto. È un comandamento di Dio. Anche se non basta soltanto aprire il cuore, chi governa deve gestire questo problema con la verità del governante che è la prudenza. Che significa domandarsi, primo: quanti posti ho? Secondo, occorre ricordare che non bisogna solo riceverli ma anche integrarli. Ho visto esempi di integrazione bellissima. A Roma Tre ho ascoltato quattro studenti. L’ultima ragazza che è intervenuta meno di un anno prima era venuta da Lesbo a Roma con me in aereo. Studiava biologia, ha fatto l’equiparazione degli studi e ha continuato. Questo è integrare. Terzo: il problema umanitario, che significa prendere coscienza di questi lager in cui vivono spesso queste persone. Ho visto delle foto. Ma ho l’impressione che il governo stia facendo di tutto in campo umanitario per risolvere anche problemi che non si possono assumere. Riassumendo: cuore aperto, prudenza, integrazione e vicinanza umanitaria. Un’ultima cosa: c’è nella coscienza collettiva un principio: l’Africa va sfruttata. Su chi fugge dalla fame occorre invece che facciamo investimenti. Mentre spesso ogni volta che i Paesi sviluppati vanno in Africa è per sfruttare. Dobbiamo capovolgere e dire: l’Africa è amica e va aiutata a crescere".

Migranti, papa Francesco: "Riceverli, integrarli ma anche fermarli se i numeri divengono insostenibili"

L’uragano Irma ha provocato decine di morti e danni. Si teme anche per ampie zone della Florida; già sei milioni di persone hanno lasciato le proprie case. Gli scienziati ritengono che il riscaldamento degli oceani contribuisca a rendere le tempeste più intense. Vi è secondo lei la responsabilità morale dei leader politici che si rifiutano di riconoscere che il cambiamento climatico è opera dell’uomo?

"Chi nega questo deve chiedere agli scienziati che sono chiarissimi e precisi. La recente notizia della nave russa che è andata dalla Norvegia al Giappone attraverso il Polo Nord senza trovare ghiaccio è un messaggio molto chiaro. È uscita poi una notizia che diceva che abbiamo solo tre anni per tornare indietro. Non so dire se sia vero che abbiamo solo tre anni, ma è vero che se non torniamo indietro andiamo giù. Del cambiamento climatico si vedono gli effetti e gli scienziati indicano la strada da seguire. Tutti noi abbiamo una responsabilità. Ognuno è una gocciolina, ha una responsabilità morale. Occorre ascoltare e prendere decisioni. È una cosa su cui non scherzare e molto seria. Ognuno ha la sua responsabilità morale. I politici hanno la propria. Poi la storia giudicherà le decisioni".

I cambiamenti climatici sembrano esserci anche in Italia: i morti di Livorno, i tanti danni a Roma. Perché tarda una presa di coscienza da parte dei governi circa l’ambiente?

"C’è una frase dell’Antico Testamento che dice: l’uomo è uno stupido, un testardo che non vede. È l’unico animale che inciampa due volte sulla stessa pietra. C’è la superbia, la sufficienza di dire che non è così e poi c’è il “Dio tasca” non solo sul creato ma in tante altre decisioni. Oggi a Cartagena ho visitato la parte povera della città, poi la parte turistica, lusso senza misure morali. Quelli che vanno di là non si accorgono di questo? Quando non si vuol vedere non si vede. Si guarda solo una parte".

E cosa pensa della crisi in Corea?
"Della Corea capisco poco. Credo che ci sia una lotta per interessi che tuttavia mi sfuggono".

Quando incontra i giovani dice loro: "Non vi fate rubare la speranza". Negli Stati Uniti è stata abolita la legge dei dreamers, dei sognatori, 800mila ragazzi messicani, colombiani, che con questa abolizione potrebbero dover far ritorno nel Paese d’origine abbandonando la propria famiglia. Cosa pensa?

"Ho sentito di questa legge, ma non ho potuto approfondire. Tuttavia penso che staccare i giovani dalla famiglia non sia una cosa che porta un buon frutto né per i giovani né per la famiglia. Ho speranza che questa legge la si ripensi un po’. Ho sentito parlare il presidente degli Stati Uniti che si presenta come un uomo pro-life. Se è un bravo pro-life può capire l’importanza della famiglia e della vita e che va difesa l’unità della famiglia. Chi ruba la speranza ai giovani? La droga e le altre dipendenze. Mentre è importante il rapporto con le radici, i giovani sradicati vogliono ritrovare le radici, per questo insisto sul dialogo tra giovani e anziani, perché lì ci sono le radici".

Lei ha parlato del Venezuela, ha pregato affinché finisca la violenza. La Santa Sede è impegnata per il dialogo nel Paese. Ma il presidente Maduro ha usato parole dure contro i vescovi, mentre dice di essere con il Papa. Cosa pensa?

"La Santa Sede ha parlato forte e chiaramente. Quello che dice Maduro lo spieghi lui. Ma la Santa Sede ha fatto tanto, ha inviato lì un gruppo di lavoro, un nunzio di primo livello, poi ha parlato con le persone, pubblicamente. Io tante volte ho parlato cercando sempre una via d’uscita, offrendo un aiuto per uscire, ma sembra che la cosa sia molto difficile. Quello che è pericoloso è il problema umanitario, tanta gente che soffre, scappa, dobbiamo aiutare a risolvere il problema in ogni modo. Credo che le Nazioni Unite debbano farsi sentire per aiutare".

Come sta dopo l’incidente allo zigomo di ieri?
"Mi sono posizionato – nella papamobile, ndr – per salutare i bambini, non ho visto il vetro e “boom!”… Ma sto bene".

Lei è arrivato in una Colombia ancora divisa. Cosa fare concretamente perché le parti divise superino l’odio. Come le piacerebbe che fosse la Colombia?

"Dopo 54 anni di guerriglia si accumula odio, e molte anime divengono malate. La malattia non è colpevole. Queste guerriglie e i paramilitari hanno fatto peccati brutti e hanno provocato questa malattia, ma ci sono dei passi che danno speranza. L’ultimo è il cessate il fuoco del ELN: li ringrazio tanto. Ma c’è qualcosa di più: la voglia di andare avanti va oltre i negoziati. C’è la forza del popolo. Io ho speranza in questa forza. Dobbiamo aiutare il popolo con la vicinanza e la preghiera".

La Colombia ha sofferto molto la violenza per la guerra e il narcotraffico. E per la corruzione nella politica. Cosa fare con questo flagello? I corrotti vanno scomunicati?

"Ho scritto un piccolo libro che si chiama “Peccato e corruzione”. Tutti siamo peccatori, ma il Signore è vicino a noi e non si stanca di perdonare. Il peccatore delle volte chiede perdono. Il problema è che il corrotto si stanca di chiedere perdono e dimentica come si chiede perdono. È uno stato di insensibilità davanti ai valori, alla distruzione, allo sfruttamento della persona. È molto difficile aiutare il corrotto, ma Dio può farlo. Io prego per questo".

Lei ha detto che per arrivare alla pace bisogna coinvolgere diversi attori. Pensa che il modello della Colombia sia possa replicare in altri conflitti?

"In tanti conflitti state coinvolte altre persone per arrivare alla pace. È un modo sapienziale di andare avanti, la saggezza di chiedere aiuto. Si chiede delle volte l’intervento delle Nazioni Unite per uscire dalla crisi, ma un processo di pace va avanti soltanto quando lo prende in mano il popolo. Il protagonista della pacificazione o è il popolo o si arriverà fino a un certo punto. Questa è la strada maestra. Voglio lasciarvi con un’ultima immagine. Quello che più mi ha colpito dei colombiani, c’era la folla sulla strada… mi ha colpito che i papà alzavano i loro bambini per farli vedere al Papa perché il Papa desse la benedizione dicendo questo è il mio tesoro, la speranza, il futuro, io ci credo. Mi ha colpito la tenerezza, gli occhi dei papà e delle mamme, bellissimo. È un simbolo di speranza e futuro. Un popolo che fa bambini e li fa vedere è un popolo che ha speranza e futuro".
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » ven set 15, 2017 7:20 am

Siamo l'unico Paese che regala ai migranti permessi di soggiorno
Giuseppe De Lorenzo - Mer, 09/11/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 29452.html

Migliaia di "idoneità" per motivi umanitari: chi la ottiene può lavorare e curarsi 2 anni

A Renzi piace fare regali. È evidente. Li fa ai migranti, cui il governo elargisce migliaia di permessi di soggiorno «speciali» che non otterrebbero in nessun altro Paese europeo.

E ai Comuni accoglienti, cui ora il Pd vuole dare più capacità di spesa rispetto a chi si rifiuta di ospitare immigrati.

Sembra uno scherzo, ma non lo è. In tre anni sulle coste italiane sono sbarcati più di 454mila immigrati. Una massa di persone non sempre in fuga da guerre. Le Commissioni territoriali dovrebbero decidere chi ha diritto all'accoglienza e chi no, ascoltando le storie dei richiedenti asilo ed emettendo una sentenza: assegnare lo «status di rifugiato»; concedere la «protezione sussidiaria»; oppure rigettare l'istanza, negando il permesso di soggiorno. Bene. Stando ai dati, il rigetto è il caso più diffuso, ma come in tutte le cose italiane esiste una scappatoia. La legge prevede che le questure possano concedere «protezione umanitaria» a chi non ottiene asilo al primo giro. Si tratta di un permesso di soggiorno di due anni che concede al migrante di lavorare e curarsi negli ospedali italiani. Non male. Le norme stabiliscono che può essere assegnata quando ci sono «gravi motivi di carattere umanitario a carico del richiedente». Cosa significa? Non è ben chiaro. E infatti dipende dalla discrezionalità dei commissari. Per fare un esempio: un nigeriano otterrà lo status di rifugiato se viene da zone in cui opera Boko Haram; se invece abitava in un'area pacifica del Paese africano e non ha diritto all'asilo, la Commissione può decidere che sarebbe pericoloso rispedirlo a casa. E così fa ricorso alla protezione «umanitaria» per trattenerlo in Italia.

Diverse prefetture in via informale fanno sapere al Giornale che l'Italia fa un uso massiccio di questa forma di protezione, mentre gli altri Paesi europei vi ricorrono solo «in forma residuale». Quindi un migrante che qui ha ottenuto assistenza «umanitaria», oltre confine con ogni probabilità verrebbe dichiarato clandestino. Non stiamo parlando di casi eccezionali, ma della maggioranza assoluta degli immigrati cui l'Italia ha concesso un permesso di soggiorno. A dirlo sono i numeri della commissione parlamentare d'inchiesta. Nel 2014 delle 36.270 domande d'asilo valutate dalle Commissioni, solo 22mila hanno ottenuto una qualche forma di protezione. Di queste, il 45,5% lo ha fatto grazie allo stratagemma «umanitario». E negli anni successivi il dato è andato peggiorando: nel 2015 è schizzato a 53,3%, mentre nel 2016 la percentuale supera il 50%. Ovvero 15mila «protezioni umanitarie» su un totale di 29mila risposte positive. E non sono compresi nel conteggio i minori non accompagnati.

Checché ne dicano quelli secondo cui «scappano tutti dalla guerra», questi dati permettono di dare una lettura diversa del fenomeno migratorio. Sommando le richieste di asilo rigettate in tre anni (circa 100mila) e quelle accolte con l'espediente «umanitario» (41mila), risulta che il 76% degli immigrati sbarcati in Italia non sono tecnicamente profughi. Tantomeno rifugiati. O almeno non lo sarebbero in Germania o in Francia.

L'Italia, invece, non solo regala documenti con escamotage fantasiosi, ma pensa anche a premiare chi accoglie i migranti. Il Pd, infatti, ha inserito nel Dl Fisco un emendamento che dà potere alle Regioni di cedere spazi finanziari ai Comuni che accolgono richiedenti protezione internazionale. Penalizzando così chi si oppone «all'invasione». Tanto a pagare son sempre gli italiani.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » mar set 19, 2017 2:51 am

Il Canada di Trudeau aumenta i respingimenti degli immigrati
2017/08/24

http://www.ilfoglio.it/esteri/2017/08/2 ... 0.facebook

Gli effetti di una politica di accoglienza dei migranti, urlata a forza di slogan ma non sostenuta da piani organici di accoglienza, arriva dal Canada di Justin Trudeau. Mercoledì un membro dell'opposizione, la conservatrice Michelle Rempel, che è il ministro ombra alle politiche per l'immigrazione, ha accusato il primo ministro di "dare false speranze alle persone che attraversano il confine" tra Stati Uniti e Canada. "A tutti coloro che fuggono dalle persecuzioni, dal terrore e dalla guerra, i canadesi daranno il benvenuto", è la formula ripetuta da mesi da Trudeau. L'invito del premier è stato rivolto la prima volta a gennaio, all'indomani dell'elezione del presidente americano Donald Trump, che da tempo insiste sulla necessità di approvare una legge più rigida sull'immigrazione. Ma i timori dei migranti che vivevano degli Stati Uniti e le promesse che arrivavano dal Canada su una presunta "porta aperta" garantita ai perseguitati hanno creato un disastro.

Quest'anno, dice la Bbc, oltre 11.300 persone hanno attraversato illegalmente il confine tra America e Canada, più di 3.600 solo ad agosto. Il risultato è che il sistema di accoglienza al confine è imploso. Guardando ai numeri, il Canada di fatto non è in grado di offrire quel rifugio sbandierato da Trudeau. Le fasi di riconoscimento dei migranti e quella successiva dell'individuazione di campi di accoglienza per i nuovi arrivati mettono da tempo a dura prova il sistema logistico e burocratico canadese. L'iter per l'approvazione dello status di rifugiato, ha sottolineato Rempel, ha sempre impiegato mediamente 11 anni, un tempo infinito che nemmeno la politica degli annunci di Trudeau è riuscito ad accorciare. Oggi lo stadio della città olimpica di Montreal, in Quebec, ospita centinaia di migranti, accampati alla buona. Un caso critico come quello del vicino Ontario. E i prossimi mesi potrebbero essere ancora più difficili. La situazione più grave è quella che riguarda i cittadini originari di Haiti: quelli arrivati negli Stati Uniti dopo il terremoto del 2010 sono oggi 60 mila e il loro status di protezione temporanea scadrà a gennaio del prossimo anno. Il Canada targato "benvenuti" nel 2016 ha rifiutato il 50 per cento delle richieste d'asilo presentate dagli haitiani. Se Trump non dovesse rinnovargli lo status protetto, il Canada potrebbe essere interessato da un'ondata insostenibile.

Trudeau se ne è accorto, e ieri ha avuto una riunione su come affrontare il flusso degli immigrati clandestini Questa settimana, il primo ministro ha cambiato rotta per ricordare a chi vuole entrare in Canada che, in realtà, le cose non sono così semplici. "La nostra è una società aperta e accogliente perché i canadesi hanno fiducia nel nostro sistema di immigrazione e nelle nostre leggi – ha premesso Trudeau, per poi aggiungere – Non avrete alcun vantaggio nell'entrare in Canada in modo irregolare. Dovete seguire le regole, e ce ne sono molte".

La pressione al confine però cresce e il numero di cittadini originari del Salvador, del Nicaragua e dell'Honduras – anche per loro lo status di rifugiato riconosciuto dagli Stati Uniti è prossimo alla scadenza – si riversano sempre più numerosi alla ricerca di quella porta che Trudeau aveva promesso di tenere aperta. E che adesso, senza fare troppo rumore, sta gentilmente richiudendo.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » lun nov 06, 2017 7:48 am

Antonio Socci, il Papa e gli immigrati: il durissimo attacco che ha "convertito" Bergoglio
12 Settembre 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/opi ... deli-.html

La continua, insistente, ossessiva predicazione di papa Bergoglio a favore dell' emigrazione che esige dall' Italia e dall' Europa di spalancare le frontiere a milioni di migranti, gli ha fatto perdere le simpatie di una grossa fetta di opinione pubblica. Non solo quella più popolare che soffre maggiormente l' irrompere di tante comunità straniere.
Già da tempo sono intervenuti alcuni studiosi laici come Paul Collier, docente di Economia e Politiche pubbliche a Oxford e autore di «Exodus», lo studio fondamentale sul fenomeno migratorio.

Collier, su Catholic Herald, scrive, con riferimento a Bergoglio, che «le reazioni cristiane di fronte ai rifugiati e alle migrazioni sono caratterizzate da una certa confusione morale, e tutto ciò mentre non riescono ad affrontare le necessità reali».
Insieme al "cuore" occorre "la ragionevolezza", altrimenti si fanno danni. Infatti lo studioso ha mostrato che la politica delle porte aperte ha danneggiato proprio i Paesi di provenienza dei migranti, perché li ha privati delle energie migliori per la ricostruzione.
Inoltre danneggia i poveri e i lavoratori dei paesi europei perché lo "Stato sociale" non può provvedere a loro e a milioni di stranieri bisognosi che arrivano. Non ci sono le risorse. E Collier afferma che non si ha diritto di definire "razzismo" le preoccupazioni dei nostri poveri.
Le frontiere degli Stati nazionali - ha aggiunto Collier in polemica con certi strali bergogliani - «non sono abomini morali». Sono, come i muri di ogni abitazione per le nostre famiglie, la protezione della vita pacifica di una comunità. E il diritto di emigrare dal proprio Paese non significa che si ha automaticamente diritto di immigrare dove si vuole.

Più sbrigativo e drastico è stato l' economista e scrittore Geminello Alvi secondo cui Bergoglio promuove una immigrazione «scriteriata» per l' abitudine dei gesuiti di fare i «filantropi coi soldi altrui». Alvi aggiunge che la predicazione bergogliana è una «disgrazia quotidiana» che ha messo «il cattolicesimo ormai in liquidazione».
Ma ormai sempre più spesso sono i cattolici a contestare la fissazione politico-teologica di Bergoglio sull' emigrazione.
L' altroieri è stata pubblicata da uno scrittore cattolico francese, Henri de Saint-Bon, esperto di Islam e di Chiese orientali, autore di vari libri, una Lettera aperta a papa Francesco che merita di essere considerata attentamente.
Saint-Bon, con un tono molto rispettoso, esprime il suo «smarrimento» di fronte alle «recenti dichiarazioni» del papa «sull' immigrazione e l' Europa». Perché hanno «urtato» la sua sensibilità di cattolico e hanno «ferito molto profondamente i francesi fieri della loro nazione» che essi sentono il dovere di «difendere e proteggere».
L' autore afferma che le dichiarazioni bergogliane «ignorano il concetto di nazione costitutivo naturale di ogni società». Inoltre «mostrano un certo disprezzo dell' Europa, che in duemila anni di storia ha donato tanti santi» e «incoraggiano le popolazioni africane e altre ancora a sradicarsi, con tutti i drammi umani che ne derivano», per «inserirsi con forza nel midollo dei paesi da loro scelti».

Saint-Bon riconosce, come ogni buon cattolico, che i credenti hanno il dovere della carità: «Essa è dovuta, mi pare, allo straniero di passaggio o temporaneo. Ma non sapevo che consistesse nel dar da mangiare e da bere in modo duraturo a colui che irrompe a casa vostra e che vi impone le sue leggi. Che cosa farà Vostra Santità quando dei migranti verranno ad installarsi, contro il Suo volere, anche all' interno del Vaticano, o all' interno di Casa Santa Marta, e Le imporranno la costruzione di una moschea e l' osservanza del Ramadan? Certo, non tutti i migranti sono musulmani, ma molti lo sono, con la volontà, alla lunga, di imporre l' islam in Europa».
Lo scrittore fa presente che in nessun passo delle Sacre Scritture si incoraggia una cosa simile: «Giova forse ricordare che l' enciclica Rerum Novarum qualificava come nocivi i trasferimenti di popolazioni?

Infine il Catechismo della Chiesa Cattolica, precisa nel suo paragrafo 2241, che: "L' immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del Paese che lo accoglie, a obbedire alle sue leggi, e a contribuire ai suoi oneri". Dispiace che Vostra Santità non l' abbia ricordato».
Peraltro sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI hanno sempre affermato che il primo valore da difendere è «il diritto di non emigrare» perché dover lasciare la propria terra è un' ingiustizia, non è un bene come fa credere Bergoglio.
Nei giorni scorsi c' è stata anche una gaffe del papa argentino che ha evidenziato la sua rottura rispetto al magistero di Benedetto XVI che è quello di sempre della Chiesa.
Egli infatti - nel suo recente Messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018, che è passato sui media come una sponsorizzazione dello «Ius soli» - ha cercato di legittimarsi con l' autorità di Benedetto XVI, sostenendo che il suo predecessore, nell' enciclica Caritas in Veritate, avrebbe detto che «la sicurezza personale» è da «anteporre sempre» alla «sicurezza nazionale».
Ecco le sue parole: «Il principio della centralità della persona umana, fermamente affermato dal mio amato predecessore Benedetto XVI, ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale». È stato un cattolico ortodosso come Luigi Amicone a eccepire che l' enciclica di Benedetto XVI non afferma questo.
Anzi, Ratzinger, nel passo evocato da Bergoglio, dice una cosa del tutto diversa: «Possiamo dire che siamo di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato. Tale politica va sviluppata a partire da una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano; va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati».
Amicone commenta: «Si capisce chiaramente che in Benedetto XVI non vi è alcuna contrapposizione tra persone migranti e "società di approdo degli stessi emigrati".
Al contrario. Egli richiama la aprospettiva di salvaguardare sia le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate", sia "al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati"».

Ma il magistero di Benedetto XVI è stato anche più chiaro.
Nel discorso ai Sindaci dell' Anci, all' udienza del 12 marzo 2011, disse: «Oggi la cittadinanza si colloca, appunto, nel contesto della globalizzazione, che si caratterizza, tra l' altro, per i grandi flussi migratori. Di fronte a questa realtà bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinché non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana».
Questa necessità di difendere «la tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana» è centrale nell' insegnamento di Benedetto XVI. Ed è pressoché inesistente nei continui interventi di Bergoglio sull' emigrazione.
Infine è inesistente, in Bergoglio, il riconoscimento della laicità dello Stato che ha compiti e doveri (di difesa del territorio, della sicurezza e del benessere popolo italiano), diversi rispetto alla Chiesa che deve insegnare l' amore al singolo cristiano.
La Chiesa fa il suo mestiere annunciando il Vangelo a ogni persona, ma - diceva il cardinal Giacomo Biffi - lo Stato deve fare lo Stato, cioè provvedere al bene collettivo dei suoi cittadini, all' ordine civile e alla prosperità.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » gio nov 16, 2017 9:11 pm

La crisi migratoria ha stravolto l'Europa
Giulio Meotti
16/11/2017

https://it.gatestoneinstitute.org/11375 ... ria-europa

Alcune settimane dopo che la Germania aveva aperto le proprie frontiere a milioni di profughi provenienti dal Medio Oriente, dall'Africa e dall'Asia, il premier ungherese Viktor Orbán aveva detto che la crisi migratoria "destabilizzerebbe le democrazie". È stato etichettato come demagogo e xenofobo. Come commenta Politico, "la maggior parte dei leader dell'Ue riecheggia il primo ministro ungherese", e Orbán può ora affermare che "la nostra posizione sta lentamente diventando la posizione di maggioranza".

Molti in Europa sembrano aver compreso ciò che Ivan Kratsev, direttore del Center for Liberal Strategies di Sofia e membro dell'Istituto di scienze umane di Vienna, ha di recente spiegato a Le Figaro:

"La crisi migratoria è l'11 settembre dell'Unione Europea (...) Quel giorno del 2001, tutto è cambiato negli Stati Uniti. In un attimo, l'America ha scoperto la propria vulnerabilità. I migranti producono lo stesso effetto in Europa. Non è il loro numero che destabilizza il continente. (...) La crisi migratoria mette profondamente in discussione le idee di democrazia, tolleranza e (...) i principi liberali che costituiscono il nostro panorama ideologico. È un punto di svolta nella dinamica politica del progetto europeo".

Migliaia di migranti arrivano a piedi, il 17 settembre 2015, in una stazione ferroviaria a Tovarnik, in Croazia. (Foto di Jeff J. Mitchell/Getty Images)

Ad esempio, la migrazione ha un impatto significativo sulle finanze pubbliche europee. Si pensi ai due paesi che ne sono maggiormente colpiti. Il governo federale tedesco ha speso 21,7 miliardi di euro nel 2016 per gestire il problema. È stato inoltre detto che il bilancio per le misure di sicurezza della Germania quest'anno aumenterà di almeno un terzo, passando da 6,1 miliardi a 8,3 miliardi di euro.

In Italia, il ministro dell'Economia e delle Finanze ha di recente annunciato che il Paese spenderà 4,2 miliardi di euro nel 2017 per la gestione dei flussi migratori (un settimo del bilancio dello Stato italiano per il 2016). La Spagna ha recentemente dichiarato che in Nord Africa, la recinzione perimetrale che circonda le enclave di Ceuta e Melilla per tenere i migranti lontano dal territorio spagnolo sarà rinforzata grazie a un ulteriore stanziamento di 12 milioni di euro. Ovunque in Europa, gli Stati destinano risorse aggiuntive per fronteggiare la crisi migratoria che ha cambiato anche lo scenario politico dell'Europa.

Le recenti vittorie elettorali di Sebastian Kurz in Austria e di Andrej Babis nella Repubblica Ceca hanno potenzialmente allargato il gruppo dei paesi dell'Europa centrale e orientale che si oppongono a Bruxelles – paesi che non vogliono accogliere le quote di migranti stabilite dall'Ue. Il tema dell'immigrazione sta spaccando l'Europa a livello ideologico. Non solo barriere, ma anche rivalità, diffidenza e odio ora dividono il progetto europeo più profondamente che mai. I cittadini europei guardano ormai con disprezzo le istituzioni dell'Ue. Ritengono che esse siano – a causa della politica multiculturalista e migratoria – non soltanto indifferenti ai loro problemi, quanto piuttosto un problema supplementare.

Un altro terremoto politico legato alla crisi migratoria è "il declino della democrazia sociale in Occidente", come di recente lo ha definito Josef Joffe, direttore ed editore di Die Zeit. Ovunque in Europa, la crisi migratoria ha pressoché affossato i partiti socialdemocratici quasi dappertutto – Spagna, Gran Bretagna, Germania, ad esempio – ma ora sono all'opposizione quasi ovunque. La maggioranza dell'Europa è guidata da governi conservatori.

Più della metà degli attacchi terroristici in Germania dall'inizio della crisi migratoria nel 2014 ha coinvolto i migranti, secondo i titoli dei giornali e uno studio dell'Heritage Foundation. Inoltre, da quando lo Stato islamico – ora sconfitto a Raqqa – ha approfittato della destabilizzazione causata dalla guerra civile della Siria per diventare un importante motore della crisi migratoria, la migrazione è motivo di notevole preoccupazione per la sicurezza dell'Europa. Dal territorio che è stato conquistato, l'Isis ha lanciato grossi attacchi terroristici in Europa.

La crisi migratoria ha inoltre portato al rafforzamento strategico in Europa del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ricatta i paesi europei, minacciando che se non gli saranno elargiti miliardi di euro e fatte certe concessioni politiche aprirà le frontiere turche per lasciare entrare milioni di migranti in Europa. Erdogan non ha soltanto chiesto all'Europa di arrestare scrittori e giornalisti, ha anche cercato di influenzare le elezioni nei Paesi Bassi e in Germania facendo appello ai suoi elettori turchi.

Un report del Pew Research mostra come l'immigrazione stia ridisegnando i paesi europei. Soltanto nel 2016, la popolazione svedese è cresciuta di oltre l'1 per cento. Un aumento che è dovuto all'immigrazione di massa, la più elevata in seno all'Ue dopo la Germania. Il numero dei migranti è passato dal 16,8 per cento al 18,3 per cento della popolazione svedese tra il 2015 e il 2016.

Austria e Norvegia, gli altri due paesi con massiccia presenza di immigrati (almeno il 15 per cento nel 2016), hanno visto un aumento dell'1 per cento dal 2015. Il quotidiano Die Welt ha recentemente riportato che 18,6 milioni di residenti tedeschi – un quinto della popolazione complessiva della Germania – provengono da contesti migratori.

In Italia, il Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli ha rivelato in un dossier, "Come l'immigrazione sta cambiando la demografia italiana", che a causa della crisi migratoria è in corso un cambiamento "senza precedenti" nella demografia dell'Italia.

È stato aperto il vaso di Pandora di una rivoluzione demografica.

Due anni fa, il premier ungherese Viktor Orbán era l'unica voce in Europa a parlare della necessità di mantenere l'Europa "cristiana". Ora uno dei suoi oppositori più accaniti, Donald Tusk, presidente del Consiglio, ha dichiarato:

"Siamo una comunità culturale, il che non significa che siamo migliori o peggiori – siamo semplicemente diversi dal mondo esterno (...) la nostra apertura e tolleranza non significano che noi rinunceremo a proteggere il nostro patrimonio".

Nel 2015, qualsiasi discorso sulla "cultura" era condannato come "razzismo". Ora fa parte del mainstream.

Nel tentativo di fronteggiare la guerra degli islamisti contro la politica, la cultura e la religione dei paesi occidentali, e il conflitto culturale che essi hanno creato, l'Europa è stata stravolta.

Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.
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