Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » mer lug 12, 2017 3:01 pm

???

Migranti, le Ong contro l'Italia: "Non firmiamo il codice di condotta"
Sergio Rame - Mer, 12/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/mig ... 19181.html

La levata di scudi era già stata accennata nelle scorse settimane. E ora le Ong, che quodianamente riversano migliaia di immigrati clandestini sulle nostre coste, stanno mettendo nero su bianco una sfida che tutta al governo italiano che da giorni chiede a Bruxelles di chiudere i porti alle navi che battono bandiere straniere.

"Decine di migliaia di rifugiati e migranti rischieranno di morire in mare", lamentano Amnesty International e Human Rights Watch. Un attacco ideologico per bocciare la bozza del codice di condotta per le ong che operano nel Mediterraneo centrale proposta dal governo italiano.

I numeri dicono che il buonismo delle Ong non paga. Anzi incita gli immigrati di tutto il Nord Africa, accalcati nei porti lungo la costa libica, a partire alla volta dell'Italia. Dall'inizio dell'anno a oggi, secondo gli ultimi dati del Viminale, sarebbero già sbarcati nel Belpaese oltre 85mila immigrati clandestini. E, se aumenta il numero delle partenze, cresce esponenzialmente il numero delle tragedie e, quindi, dei disperati che nel Mar Mediterraneo perdono la vita. Eppure le Ong vogliono continuare ad avere campo libero per andare a prelevare le persone che partono sino a poche miglia dalla Libia e poi portarle nei porti italiani. Al ministro dell'Interno Marco Minniti che ha preteso regole certe per loro, le organizzazioni non governative rispondono niet. "In modo perverso, il codice di condotta proposto per le ong che salvano vite nel Mediterraneo potrebbe mettere a rischio vite umane", ha detto il rappresentante di Amnesty International presso le istituzioni Ue, Iverna McGowan, secondo cui il codice di condotta "limiterebbe il lavoro condotto dalle Ong nelle operazioni di ricerca e soccorso" ritardando, tra le altre cose, le operazioni di sbarco in violazione degli obblighi internazionali.

La bozza del governo, filtrata nelle ultime ore da alcuni organi di stampa, impedirebbe alle organizzazioni umanitarie di entrare nelle acque territoriali libiche per effettuare i salvataggi e proibirebbe di utilizzare le luci per segnalare la propria posizione ai barconi che rischiano di affondare. Non solo. Le ong sarebbero giustamente obbligate a tornare nei porti di partenza per far sbarcare rifugiati e migranti, invece di permettere di trasferire le persone salvate ad altre navi qualora si renda necessaria l'operazione. Organizzazioni che garantirebbero maggiore sicurezza all'Italia e allevierebbe il continuo arrivo di barconi stracariche di immigrati. "Questa richiesta obbligherà le nostre squadre di soccorso - lamentano le Ong - ad allontanarsi per lunghi periodi dalle aeree in cui c'è bisogno di loro e lascerà più gente che rischia di affogare nel Mediterraneo centrale".

La bozza includerebbe, poi, il divieto di sbarcare in Italia per quelle imbarcazioni che decidono di non firmare il codice di condotta o che non rispettano alcune delle sue previsioni. "Qualunque codice di condotta, se è necessario - segnalano Human Rights Watch e Amnesty International - dovrebbe avere l'obiettivo di rendere più efficaci le operazioni di salvataggio in mare nel momento di salvare le vite". Secondo Judith Sunderland di Human Rights Watch, "date le dimensioni delle tragedie in mare e gli orribili abusi che i migranti e i richiedenti asilo fronteggiano in Libia, l'Ue dovrebbe lavorare con l'Italia per rafforzare le operazioni di ricerca e soccorso al largo della Libia, non per limitarle".

Le Ong continuano quindi il loro braccio di ferro con il governo, che però non ha ancora delineato una politica convincente per fermare l'emergenza immigrazione.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » mer lug 12, 2017 7:31 pm

Frontex gela Minniti: "Non si può cambiare Triton"
L'Agenzia Frontex: "Il piano operativo dice che l'Italia è il Paese ospitante della missione, che opera per conto dei confini italiani"
Franco Grilli - Mar, 11/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 18831.html

Altro che cambiare Triton come vorrebbe il ministro dell'Interno, Marco Minniti.

Triton non si cambia e le navi militari continueranno a portare i migranti nei porti italiani.

Parola di Frontex. "Il piano operativo di Triton dice che l'Italia è il Paese ospitante della missione", ha ribadito alla Stampa la portavoce dell'agenzia Ewa Moncure, "Se qualche altro Stato volesse aggiungersi, da un punto di vista teorico la possibilità ci sarebbe. Ma mi pare uno scenario molto complicato, anche perché le attività sono tutte guidate dalla Guardia Costiera Italiana, che decide come distribuire le imbarcazioni. Su tutte le navi e su tutti gli elicotteri che partecipano all'operazione, poi, sono sempre presenti ufficiali italiani. Triton non funziona in modo autonomo, ma è come se operasse per conto dei confini italiani".

Oggi a Varsavia è in programma un vertice di Frontex con i rappresentanti degli altri Paesi europei e il governo italiano ha intenzione di proporre di "regionalizzare" l'attività di Triton e consentire alle navi che partecipano alla missione di attraccare in altri porti Ue. "Triton è una delle tante operazioni di Frontex, non è l'unica", dice però la Moncure, "E funziona esattamente come le altre che abbiamo in Spagna (Hera, Indalo e Minerva) o in Grecia (Poseidon). Ogni operazione ha un Paese che la ospita, nel caso di Triton, è l'Italia. Che quindi si fa carico degli sbarchi. Non c'è niente di speciale in questo: è stato deciso così nel momento in cui è stata avviata".

Cioè come fu deciso in accordo con il governo italiano nel 2014. Certo, il piano prevede che si possano far sbarcare i migranti anche a Malta, ma solo in casi particolari. A meno di sorprese, difficile quindi che stavolta Minniti riesca a spuntarla



Immigrazione, Marco Minniti conferma la ricostruzione di Emma Bonino: l'invasione l'ha voluta Matteo Renzi
20 Luglio 2017 18

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... renzi.html

"A chiedere che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia, anche violando Dublino, fu Matteo Renzi". L'accusa è quella mossa da Emma Bonino un paio di settimane fa. Parole che hanno aperto un caso politico che continua ancora oggi. Parole sulle quali il M5s, con Federica Dieni alla Camera, ha chiesto a Marco Minniti qualche spiegazione: "Sono curiosa di sentire che scusa possa inventare (Minniti, ndr) per giustificare il fatto che il governo abbia siglato un protocollo che garantisce in esclusiva l'arrivo di tutti i migranti nei nostri porti". Il riferimento è all'operazione Triton, partita nel 2014 dopo il termine di quella italiana Mare Nostrum: Triton prevede che le navi dei Paesi europei che pattugliano il Mediterraneo portino i migranti eventualmente soccorsi in Italia. Da par suo, per inciso, Renzi ha smentito la ricostruzione della Bonino.

Peccato, però, che poi sia intervenuto Minniti. Il quale non ammette direttamente la scelta, come sottolinea Il Fatto Quotidiano, ma la prende larga: "Va contestualizzata con le peculiarità di quella fase che oggi sono mutate e in via di evoluzione...". Poi, però, il ministro dell'Interno ammette: "Alla fine del 2014 parte quest'operazione che si caratterizza per essere europea, non più solamente italiana, sotto l'egida di Frontex, l'Agenzia europea per le frontiere. La mission in questo caso è lavorare principalmente per il controllo delle frontiere europee, anche se in caso di necessità non sono esclusi interventi di ricerca e soccorso". Cosa che "fa comprendere la scelta dell' assunzione del coordinamento delle operazioni da parte dell'Italia".

Fine, dunque, delle discussioni: anche Minniti conferma quanto detto dalla Bonino, ossia che la scelta di farci invadere dagli immigrati fu di Renzi. Scelta talmente sciagurata che, comunque, Minniti promette di cambiare. Ha infatti ribadito che il nostro Paese sta lavorando per cambiarla: "Lo scenario è oggi mutato sotto molteplici punti di vista. L'11 luglio scorso a Varsavia - ha ricordato - ha chiesto di rinegoziare gli accordi".
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Messaggioda Berto » gio lug 13, 2017 7:24 pm

Salvati 4.500 migranti davanti Libia. E Salvini porta in Tribunale chi li ha recuperati
Sergio Rame - Gio, 13/07/2017
Non si arrestano le partenze dalle coste libiche.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 19733.html

Solo ieri sono stati salvati circa 4100 migranti. A intervenire, oltre a una nave e alle motovedette della Guardia Costiera, anche i mezzi di Frontex, di Eunavformed e di una Ong in venti differenti operazioni. Operazioni che non sono avvenute nei mari italiani ma davanti alle coste libiche. Un particolare, quest'ultimo, che ha fatto infuriare i leghisti. Tanto che Matteo Salvini ha già annunciato che presenterà in tutti i tribunali italiani denunce per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. "Milioni regalati a scafisti e terroristi in Libia - scrive il segretario del Carroccio - 150.000 euro (al giorno!) garantiti a mafiosi, buonisti e finti cooperatori in Italia".

"Per quale ragione la Guardia Costiera italiana ieri ha condotto e coordinato oltre venti operazioni di raccolta di 4100 immigrati in mare specificando 'davanti alla Libia'? Perché le navi della nostra Guardia Costiera, di Frontex, di Eunavformed e delle solite Ong hanno condotto operazioni 'davanti alla Libia' e hanno poi portato gli immigrati nei porti italiani e non in quelli tunisini o maltesi?", si chiede il senatore leghista Roberto Calderoli. Che, poi, secco risponde: "Semplicemente perché vogliamo che gli immigrati vengano qui". Dall'inizio dell'anno a oggi sulle coste italiane sono sbarcati 85.217 migranti. È l'8,90% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (78.255). Ad aggiornare il dato è il ministero dell'Interno, secondo cui i porti maggiormente interessati dagli arrivi nel periodo in questione sono, nell'ordine, Augusta (13.221), Catania (10.254), Pozzallo (7.834), Reggio Calabria (7.087), Palermo (5.799), Vibo Valentia (5.229), Trapani (5.170), Lampedusa (5.168), Messina (4.319) e Salerno (4.112).

Sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco, i Paesi di origine dei migranti sono Nigeria (14.504), Bangladesh (8.268), Guinea (7.844), Costa D'Avorio (7.455), Gambia (5.022), Senegal (4.914), Mali (4.862), Eritrea (4.553), Marocco (4.190) e Sudan (4.051). La maggior parte di questi, insomma, non ha diritto allo status di rifugiato. Per intenderci: sono gli immigrati economici che il presidente francese Emmanuel Macron ha chiaramente detto che non devono entrare in Europa. Eppure l'Italia non li ferma. In questo momento nel Mediterraneo ci sono 10 navi che si stanno dirigendo verso i porti italiani, con a bordo oltre 7.300 migranti salvati negli ultimi giorni al largo della Libia. L'arrivo delle navi, a seconda del porto di destinazione, è previsto tra oggi e la giornata di sabato. "Continua l'invasione e il governo, inerte, non accenna ad avere una reazione degna di questo nome", denuncia il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta. Che, poi, accusa: "L'Unione europea ci promette qualche spicciolo per comprare il nostro silenzio. Basta. Il governo italiano deve reagire. Chiudiamo i nostri porti, usciamo da Triton e apriamo una crisi a livello internazionale".
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » gio lug 13, 2017 7:28 pm

La nave contro le Ong e che caccia gli scafisti: clamoroso, guerra nel nostro mare
12 Luglio 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... fisti.html

Una “battaglia navale” al largo della Libia. Non solo per impedire l’arrivo dei barconi dei disperati che a migliaia approdano sulle nostre coste. Ma anche e soprattutto per bloccare i battelli delle varie Ong che li vanno a prendere. Uno scenario neppure troppo immaginario, alla luce della notizia che l’organizzazione “multinazionale” di estrema destra, francese, italiana e tedesca, conosciuta in Italia come «Generazione Identitaria», dopo mesi, ha raggiunto il suo obiettivo: ha noleggiato una nave da 40 metri per pattugliare le acque a largo della Libia ed impedire ai migranti di raggiungere l’Europa. Il progetto «Difendi l’Europa» è nato, specifica il quotidiano belga Le Soir, dopo aver raccolto 76.000 euro per noleggiare il natante.

Il loro scopo è «evidenziare il vero volto delle cosiddette organizzazioni umanitarie, la loro collaborazione con i trafficanti di esseri umani, e le mortali conseguenze delle loro azioni in mare», ha dichiarato un portavoce del gruppo. «Quando barche pieni di migranti illegali attraversano (il Mediterraneo) la nostra missione», ha poi sottolineato, «sarà chiamare la Guardia Costiera libica per consentire loro di recuperarli e trarli in salvo e intanto li terremo al sicuro». La nave C-Star è già in rotta verso il Mediterraneo. La prossima settimana sarà a Catania e poi pattuglierà le acque internazionali al largo delle coste libiche.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » gio lug 13, 2017 7:57 pm

La crisi dei "migranti (profughi e finti profughi, clandestini, approfittatori, migranti economici allo sbaraglio": Le posizioni dei paesi dell'Europa centrale
Soeren Kern
13/07/2017

https://it.gatestoneinstitute.org/10673 ... a-centrale

L'Unione Europea ha intrapreso un'azione legale nei confronti della Repubblica Ceca, dell'Ungheria e della Polonia per non aver rispettato un ordine controverso di accogliere migliaia di migranti provenienti dall'Africa, dall'Asia e dal Medio Oriente.

La cosiddetta procedura di infrazione, che autorizza la Commissione europea, il forte braccio esecutivo dell'UE, a denunciare gli Stati membri che sono considerati inadempienti rispetto agli obblighi loro derivanti dal diritto comunitario potrebbe condurre a pesanti sanzioni finanziarie.

La controversia risale al settembre 2015 quando nel pieno della crisi dei migranti in Europa, gli Stati membri dell'UE hanno votato a favore del ricollocamento di "120mila" profughi dall'Italia e dalla Grecia in altri paesi del blocco. Questa cifra si andava ad aggiungere a quella di 40mila migranti da trasferire da Italia e Grecia, come previsto da un piano del luglio 2015.

Dei 160mila migranti da "condividere", a nove paesi dell'Europa centrale e orientale è stato ordinato di accogliere 15mila profughi. Anche se la Repubblica Ceca, l'Ungheria, la Romania e la Slovacchia hanno votato contro l'accordo, erano comunque tenuti a rispettarlo.

Da allora, molti paesi dell'Europa centrale membri dell'UE si sono nettamente rifiutati di farsi carico delle quote loro assegnate di migranti. La Polonia, ad esempio, non ha accolto nessuno dei 6.182 profughi della sua quota. La Repubblica Ceca ha accolto soltanto 12 richiedenti asilo dei 2.691 previsti. L'Ungheria non ha ospitato nessuno dei 1.294 migranti che le sono stati assegnati.

In tutti i paesi dell'Unione Europea finora sono stati ricollocati appena 20.000 migranti (6.896 dall'Italia e 13.973 dalla Grecia), secondo l'ultima relazione dell'UE sui programmi di ricollocazione e di reinsediamento, pubblicata il 13 giugno 2017. Dei 28 Stati membri dell'Unione Europea soltanto Malta ha accolto tutti i 131 profughi previsti dalla sua quota.

Molti dei cosiddetti richiedenti asilo si rifiutano di trasferirsi nei paesi dell'Europa centrale e orientale perché i benefici finanziari non sono generosi come in Francia, Germania o in Scandinavia. Inoltre, centinaia di migranti che sono stati ricollocati in Estonia, Lettonia e Lituania, che sono tra i paesi più poveri dell'Unione Europea, sono poi fuggiti in Germania e in altri paesi più ricchi del blocco.

Intanto, i sostenitori della "unità" europea cercano di costringere gli oppositori dell'Europa centrale alla collaborazione, facendo leva su concetti nebulosi come i "valori" europei e la "solidarietà". Ad esempio, il presidente francese Emmanuel Macron ha di recente avvisato:

"I paesi europei che non rispettano le regole devono trarne tutte le conseguenze politiche. C'è un doppio tradimento. Decidono di abbandonare i principi UE, voltano le spalle all'Europa e hanno un approccio cinico all'Unione che dà loro soldi, senza rispettarne i valori".

I leader dei paesi dell'Europa centrale e orientale non si arrendono. In Polonia, la premier Beata Szydło ha detto che il suo paese non sarebbe stato ricattato dai funzionari dell'UE. In un discorso al parlamento del 24 maggio scorso, due giorni dopo l'attacco jihadista di Manchester, in Inghilterra, in cui una coppia polacca è rimasta uccisa, la Szydło ha dichiarato:

"Non prenderemo parte alla follia dell'élite di Bruxelles. (...) Alzatevi in piedi e uscite dal vostro torpore o piangerete ogni giorno i vostri figli.

"Se non riuscirete a capire questo – se non riuscirete a capire che oggi il terrorismo potrebbe colpire ogni paese europeo, e pensate che la Polonia non debba difendersi – beh, allora andrete di pari passo con tutti coloro che puntano questa arma contro l'Europa, contro tutti noi.

"Bisogna dire chiaramente e direttamente che questo è un attacco all'Europa, alla nostra cultura, alle nostre tradizioni. Vogliamo politici forti che riescano a vedere il pericolo e a contrastarlo efficacemente?"

In un discorso del 24 maggio, la premier polacca Beata Szydło ha detto che il suo paese non sarebbe stato ricattato dai funzionari dell'UE: "Non prenderemo parte alla follia dell'élite di Bruxelles. (...) Questo è un attacco all'Europa, alla nostra cultura, alle nostre tradizioni". (Foto: European Parliament/Flickr)

Il ministro dell'Interno polacco Mariusz Błaszczak ha dichiarato che accettare le quote stabilite dall'Unione Europea sarebbe "di certo peggio" di qualsiasi punizione inflitta da Bruxelles:

"Non dobbiamo dimenticare gli attacchi terroristici che hanno avuto luogo in Europa occidentale e come – nei più grandi paesi dell'Unione Europea – essi ora siano purtroppo un dato di fatto. Cerchiamo di ricordare che le grandi comunità musulmane dell'Europa occidentale sono nate da un numero relativamente ridotto di persone...

"Dico alle mie controparti dei paesi dell'Europa occidentale che la strategia del ricollocamento dei profughi non fa altro che incentivare l'immigrazione clandestina, perché i trafficanti hanno ancor più clienti quando i potenziali migranti sentono che coloro che arrivano in Europa vengono accolti non solo in Italia e Grecia, ma trovano rifugio anche in altri paesi dell'UE".

Henryk Kowalczyk, un parlamentare polacco, ha sottolineato:

"La Polonia dà un contributo all'UE. (...) Stiamo facendo ciò che dice il blocco, ciò che dicono i trattati. Se il presidente francese si preoccupa dei profughi, beh, tale questione non è menzionata nei trattati e quando siamo entrati nell'Unione Europea non abbiamo assunto questo impegno".

Il ministro polacco per gli Affari europei Konrad Szymański ha aggiunto: "Non c'è alcun conflitto sui valori tra la Commissione e la Polonia, ma si tratta di come interpretare questi valori".

Nella Repubblica Ceca, il premier Bohuslav Sobotka ha dichiarato che "a causa del peggioramento delle condizioni della sicurezza in Europa e del mancato funzionamento del sistema delle quote, il governo ceco non vi prenderà parte". E ha aggiunto: "Siamo pronti a difendere la nostra posizione nell'UE e negli organi giudiziari competenti".

Il ministro ceco degli Affari esteri Lubomír Zaorálek ha affermato che l'Unione Europea dovrebbe concentrare l'attenzione sulla "convergenza economica e sociale tra i paesi dell'UE, piuttosto che sui tentativi di distribuire i migranti con quote forzate". Zaorálek ha sottolineato che in alcuni paesi dell'Unione Europea "gli abitanti più vulnerabili sono spesso più poveri degli stessi migranti che arrivano".

Il ministro ha aggiunto che "la gente che sta arrivando non ha alcun interesse reale a integrarsi" e vuole vivere con "persone della stessa appartenenza culturale, etnica e religiosa". Ha asserito che i cittadini dei paesi dell'Europa centrale e orientale non vogliono "ripetere l'errore commesso dai paesi occidentali" che hanno "quartieri pieni di migliaia e migliaia di persone che vivono in condizioni di vita imperfette" e dove è "molto rischioso addentrarsi di notte ma anche di giorno". Zaorálek ha rilevato che "non ci sono attentatori suicidi tra gli ucraini e i vietnamiti", due comunità consolidate nella Repubblica Ceca.

In Slovacchia, il premier Robert Fico ha detto che la migrazione di massa e il multiculturalismo forzato cambierebbero l'essenza del paese:

"Penso che sia dovere dei politici parlare di queste cose con molta chiarezza e apertamente. Non voglio vedere una comunità musulmana in Slovacchia. Non voglio che ci siano diverse decine di migliaia di musulmani che cominciano gradualmente a promuovere la loro ideologia. Non vogliamo cambiare le tradizioni di questo paese, che sono costruite sulla tradizione cristiana. È così da secoli. La sovranità e l'orgoglio nazionale devono far parte della nostra coalizione di governo".

Fico ha aggiunto che il 95 per cento dei cosiddetti profughi di fatto sono migranti economici:

"Non assisteremo a questa follia con le braccia spalancate ripetendo che accetteremo tutti, indipendentemente dal fatto che siano immigrati economici o no. Dobbiamo cominciare a dire la verità sui flussi migratori".

In Ungheria, il premier Viktor Orbán ha messo in guardia dalle "conseguenze esplosive" di uno scontro culturale tra l'Europa e i migranti provenienti dal mondo musulmano:

"Per capire ciò che dobbiamo fare, occorre cogliere la vera natura della situazione in cui ci troviamo. L'Europa non è nella morsa del 'problema dei profughi' o di 'una situazione di rifugiati', ma il continente europeo è minacciato da un'ondata crescente di migrazione dell'era moderna. La circolazione delle persone avviene su scala immensa, e da una prospettiva europea il numero dei potenziali immigrati futuri sembra illimitato.

"Ogni giorno che passa si vede che centinaia di migliaia di persone si presentano ai nostri confini, e altre milioni intendono partire per l'Europa, mosse da motivi economici...

"Dobbiamo riconoscere che la sconsiderata politica dell'UE in materia di immigrazione è responsabile di questa situazione. L'irresponsabilità è tipica di ogni politico europeo che promette una vita migliore agli immigrati e li incoraggia a lasciarsi ogni cosa alle spalle e a mettere a rischio la vita cercando di raggiungere l'Europa. Se il Vecchio Continente non fa ritorno al buon senso, si ritroverà stremato nella battaglia per il suo destino...

"Non dimentichiamo che coloro che arrivano qui sono cresciuti con una religione diversa e hanno una cultura radicalmente differente. Quasi tutti non sono cristiani, ma musulmani. La questione è importante perché l'Europa e l'identità europea hanno radici cristiane. Non è già preoccupante in sé che il Cristianesimo europeo non sia quasi più capace di mantenere l'Europa nel sistema dei valori cristiani? Se si perde di vista questo, l'idea dell'Europa potrebbe diventare di importanza secondaria nel suo stesso continente".

Facendo riferimento all'occupazione dell'Ungheria da parte dell'Impero ottomano dal 1541 al 1699, Orbán ha detto:

"Penso che sia un nostro diritto decidere di non volere un elevato numero di musulmani nel nostro paese. Non ci piacciono le conseguenze di avere numerose comunità islamiche come in altri paesi e non vedo perché ci debbano costringere a creare modalità di convivenza su cui noi non siamo d'accordo. Questa è un'esperienza storica per noi".


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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » ven lug 14, 2017 3:08 am

???

Migranti, monsignor Galantino contro Renzi: "Aiutarli a casa loro non basta"
Sergio Rame - Gio, 13/07/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 19889.html

Nel 2017 arrivati 85mila immigrati. E nelle prossime ore ne sbarcheranno altri 7.300. Ma la Cei non molla: "Siano liberi di scegliere se emigrare"

"La frase 'aiutarli a casa loro', se non si dice come e quando e con quali risorse precise rischia di non bastare e di essere un modo per scrollarsi di dosso le responsabilità".

Mentre l'Italia fa i conti con 4.500 immigrati appena sbarcati e altri 7.100 in dirittura d'arrivo, i vescovi tornano a predicare l'accoglienza. E lo fa attaccando duramente il segretario piddì Matteo Renzi che nei giorni scorsi aveva proposto di "aiutare i migranti a casa loro" anziché continuare a farli sbarcare in Italia. "È troppo generico - ha aggiunto il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino - bisogna capire con quali mezzi, quali strumenti. Le persone se vogliono restare devono essere messe in condizione di farlo".

È, ancora una volta, Nunzio Galantino a criticare chi non ne può di accogliere gli immigrati. Lo fa nonostante i drammatici numeri pubblicati oggi da Frontex. A giugno sono stati 24.800 gli arrivi di migranti in Italia lungo la rotta del Mediterraneo Centrale, con un aumento dell'8% rispetto al livello del mese precedente. Nei primi sei mesi del 2017 sono stati 85mila gli arrivi nel nostro Paese, con un aumento del 21% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. E quello che ci aspetta nelle prossime settimane è, se vogliamo ancora più drammatico. In questo momento nel Mediterraneo ci sono una decina di navi che si stanno dirigendo verso i porti italiani, con a bordo oltre 7.300 migranti salvati negli ultimi giorni al largo della Libia. L'arrivo delle navi, a seconda del porto di destinazione, è previsto tra oggi e la giornata di sabato. Eppure Galantino torna a predicare accoglienza a oltranza criticando lo slogal leghista dell'aiutiamoli a casa loro pronunciato da Renzi nei giorni scorsi.

A margine della tavola rotonda Da mani pulite a Cantone: il valore delle regole a Palazzo Giustiniani, Galantino ha anche colto l'occasione per criticare la contrapposizione tra i poveri e i migranti. Una distinzione che, a detta del segretario della Cei, "è fuori posto" perché alimenta "una guerra tra poveri e le guerre tra poveri in genere servono soltanto ai furbi". Per Galantino, infatti, non esiste alcuna differenza tra profughi e migranti economici: "È come descrivere due tipi di povertà. È come fare la distinzione se uno preferisce morire impiccato o alla sedia elettrica". A suo dire, poi, è fondamentale che qualunque extracomunitario sia liberi di poter venire in Italia o, più in generale, nel Vecchio Continente. "Noi lanciamo la campagna 'liberi di partire - liberi di restare' con 30 milioni dall'otto per mille di aiuti concreti - ha spiegato - mi piacerebbe che questi numeri enormi muovessero le coscienze e le agende politiche. Questo scarto enorme di poveri non può essere lasciato ai margini". Secondo il numero uno dei vescovi, "legare immigrati e poveri è importante perché sono scarti entrambi, metterli in contrapposizione vuol dire invece continuare ad alimentare una guerra tra poveri e le guerre tra poveri servono soltanto ai furbi".



Alberto Pento

Il povero idolatra demente e bugiardo, omette di riconoscere e di dire che non esiste alcun dovere-obbligo all'accoglienza e che non è un diritto quello di essere accolti in casa e nella terra degli altri, sì perché la terra non è di tutti come i territori delle varie comunità umane non sono di tutti, come non sono di tutti i diritti civili e politici propri di ogni comunità.
Anche l'equivalenza tra i poveri della prropria comunità e i poveri del mondo o i finti poveri migranti del mondo è una demenza, una falsità, una manipolazione e questa manipolazione serve ai furbi parassiti e privilegiati come lui. Anche aiutarli a casa loro non è un aobbligo o un dovere come non è un diritto essere aiutati. Questo prete mi fa schifo.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » ven lug 14, 2017 7:48 pm

Le Ong possono forzare i blocchi negli altri porti
di Milena Gabanelli
13 luglio 2017

http://www.corriere.it/opinioni/17_lugl ... 9751.shtml

La dichiarazione universale dei diritti umani prevede per ogni cittadino il diritto ad uscire dal proprio Stato, ma non quello di entrare in un altro, l’ingresso è una concessione.

In anni più recenti è stato introdotto l’obbligo di accogliere chi sta fuggendo da una persecuzione.
Dove va tracciato il confine per attivare tale obbligo? Un problema complicato con il quale tutti stiamo facendo i conti. L’Italia è di fatto l’hub d’Europa da anni e lo sarà per decenni, e negli ultimi mesi il 90% non sono richiedenti asilo.

Per impedire le partenze possiamo mettere un blocco navale davanti alla Libia? Sì.
Può deciderlo il nostro Governo? No, serve l’esplicita richiesta di Tripoli. Potrebbe farlo? Forse, ma solo il giorno in cui le agenzie dell’Onu, che hanno già intascato dall’Ue 90 milioni, saranno in grado di allestire campi di accoglienza e identificazione. Per fare questo servono condizioni di sicurezza che ora non ci sono. Solo il nostro Ministro dell’Interno sta provando a farsi in quattro per costruire dialoghi e accordi con fazioni e tribù, formando e pagando (con i soldi dell’Ue) guardie costiere e di frontiera. Per il momento l’unica organizzazione che funziona è l’industria dei trafficanti di uomini, e il nastro trasportatore umanitario verso la Sicilia.

Per frenare le partenze bisognerebbe ritirare le navi di soccorso. Opzione difficile da praticare. Possiamo invece chiudere i nostri porti alle Ong che battono bandiera non italiana? Sì, usando la stessa modalità con cui gli stati membri si rifiutano di accogliere le loro quote di richiedenti asilo, in violazione degli accordi Ue, senza che l’Ue abbia attivato alcuna sanzione. Alternativa: le Ong stesse potrebbero «forzare» la mancata condivisione delle responsabilità da parte degli Stati membri, poiché vivono di azioni «dimostrative» che sono all’origine del fundraising. Cosa accadrebbe se la Prudence di MSF, che è ben attrezzata, entrasse nel porto di Nizza con un carico di 500 migranti? Cosa farebbe Macron? Per saperlo bisognerebbe osare. Lo scenario è prevedibile: centinaia di volontari andrebbero in soccorso dei migranti a bordo, con cibo, indumenti, medicinali. Più l’attesa si prolunga e più il caso si allarga alla stampa mondiale. La stessa cosa si può replicare a Barcellona o a Malta. Alla fine qualcosa sui tavoli di Bruxelles succederà!

Alle Ong converrebbe «diversificare» le destinazioni, anche per non correre il rischio di contribuire, inconsapevolmente, ad una crisi sistemica, che qualche Fondo speculativo capitalizzerà. Crisi inevitabile, poiché sulla terra ferma si va avanti con il volontariato, le cooperative e associazioni, senza un progetto complessivo e controllato che solo una gestione pubblica può garantire. Il Prof Sciortino scrive: «L’immigrazione è un problema da gestire, al pari di tanti altri. Dove i buoni (o malvagi) sentimenti non potranno mai sostituire la competenza e la buona amministrazione».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » ven lug 14, 2017 7:49 pm

Migranti, no di Liguria, Lombardia e Veneto al piano di integrazione: “Per noi sono clandestini”
2017/07/13

http://www.lastampa.it/2017/07/13/itali ... agina.html

«Questo documento vuole rendere ufficiale la resa dell’Italia di fronte all’invasione di clandestini che stiamo subendo. Mentre Renzi e Gentiloni propongono in modo aleatorio di aiutare gli immigrati a casa loro, il governo vuole approvare un documento che sembra più un manifesto di partito. Dovrebbe essere un testo rivolto all’integrazione dei rifugiati politici e invece vuole dare indicazioni agli enti locali anche sull’accoglienza degli aspiranti profughi». Così gli assessori regionali con delega all’Immigrazione di Liguria, Lombardia e Veneto, Sonia Viale, Simona Bordonali e Manuela Lanzarin, in merito al piano nazionale di integrazione per i titolari di protezione internazionale, presentato dal ministero dell’Interno alle Regioni. «Il ministero con un documento ufficiale vuole catechizzare gli italiani sul linguaggio da utilizzare, bandendo espressioni come «migranti illegali» o «clandestini» - prosegue la nota - Noi non ubbidiremo ad assurde imposizioni linguistiche e continueremo a utilizzare questi termini senza alcun problema, visto che sono contenuti nel dizionario della lingua italiana».
I tre assessori sottolineano come nel piano ci sia l’invito del governo ad «aprire su tutto il territorio nazionale nuovi luoghi di culto, con particolare riferimento alle moschee.
Punto che non ci trova d’accordo anche per la poca chiarezza sulla provenienza dei fondi utilizzati per costruire centri islamici».

Contrari anche al fatto che «vengono addossati a regioni ed enti locali tutti i costi economici e sociali della presa in carico sanitaria educativa e sociale dei richiedenti asilo. Il governo Gentiloni vorrebbe che fossero gli enti locali a mettere le pezze a un sistema di accoglienza fallimentare e malato, senza nemmeno prevedere risorse da destinare ai progetti. Di fatto - prosegue la nota - si tratta di un documento di partito, in cui si parla ancora di immigrati che pagano le pensioni agli italiani e si suggerisce di dare priorità agli immigrati nell’assegnazione di lavoro e di case popolari. Siamo alla follia, al razzismo contro gli italiani» attaccano Viale, Bordonali e Lanzarin. Secondo i tre assessori bisogna invece applicare i punti contenuti nella Carta di Genova, siglata da Liguria, Lombardia e Veneto lo scorso anno: dichiarazione stato di emergenza, stop agli sbarchi con presidi in Nordafrica e rimpatrio immediato di tutti i clandestini. «Solo rispettando le regole di base e con un numero contenuto di arrivi sarà possibile attuare reali politiche di integrazione di chi davvero fugge dalla guerra, ossia solo il 5% delle persone che stiamo accogliendo attualmente» concludono.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab lug 15, 2017 8:32 pm

Un'altro demente irresponsabile; un vero emblema del male cattocomunista statalista e parassitario che viola i diritti umani dei cittadini europei e italiani, una mostruosità disumana

Mattia Civico
https://mattiacivico.wordpress.com/chisono

Ho 41 anni e sono sposato con Giulia Grigolli da dodici anni; abbiamo tre bambini e abitiamo a Trento.
Sono laureato in Scienze Psicologiche presso la facoltà di Psicologia di Padova.
Il 9 novembre 2008 sono stato eletto in Consiglio Provinciale per il Partito Democratico del Trentino, raccogliendo 2.632 preferenze. Sono Presidente della Commissione Legislativa competente per sanità, politiche sociali, istruzione, ricerca, sport, politiche giovanili, solidarietà internazionale, cultura.
Da marzo 2011 sono membro dell’ufficio di presidenza del Consiglio Regionale.



Aiutarli a casa loro?
Oltre gli slogan, dieci punti per una politica delle migrazioni
Intervento Pubblicato da L’Adige – 13 luglio 2017

https://mattiacivico.wordpress.com

“Aiutarli a casa loro” e “non possiamo accoglierli tutti” sono due slogan sbagliati, che però potrebbero svelare una parte di soluzione.

“Aiutarli a casa loro”: certamente é condivisibile da tutti l’idea che ogni persona -a prescindere dal luogo in cui viene al mondo- abbia il diritto non solo di sopravvivere ma di vivere in pace, avendo le risorse necessarie per garantire una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia.

Questo obiettivo non si raggiunge con i muri o impedendo attivamente l’arrivo di chi fugge da condizioni di vita inaccettabili per chiunque, ma mettendo in campo almeno le seguenti tre azioni concrete:

1) investire in cooperazione allo sviluppo e in azioni di supporto alla crescita economica, sociale, educativa. Bene l’idea di un nuovo “piano Marshall” per l’Africa. É tra l’altro una “Operazione giustizia” che dovrebbe essere conseguente ad una “operazione verità”: vi è una relazione molto intrecciata tra la storia dei Paesi africani e il continente europeo che andrebbe riletta e rielaborata;
2) stop alla produzione e all’export di armamenti: questo passaggio sembra banale, ma evidentemente non è per nulla semplice. Le guerre si combattono con le armi. Se il nostro Paese produce ed esporta armi, se l’Europa non inverte la tendenza in questo campo, non possiamo stupirci del costante proliferare di conflitti armati che provocano le tante morti di cui sappiamo il grande numero di migranti che fuggono che vediamo. E’ un errore pensare che produzione e esportazione di armi siano elementi che favoriscono maggiore sicurezza: è vero l’esatto contrario. L’idea poi di sostituire la politica estera con il sostegno a questa o quella parte in conflitto (esportare democrazia si diceva un tempo….) è un grave errore che nel tempo produce danni globali. Lo sappiamo bene: i conflitti sono per loro natura molto instabili e i cambi di fronte sono una prospettiva molto concreta e frequente. Il supposto “buono” che sostieni oggi domani diventerà il tuo peggior nemico. Dunque non è procrastinabile il tema della riconversione dell’industria bellica italiana e lo stop all’export di armi in Africa e Medio Oriente.

3) abbandonare il controllo economico da parte di multinazionali che di fatto impoveriscono i territori di provenienza dei migranti: vengono da Paesi che non sono poveri di risorse, ma sono, nella stragrande maggioranza dei casi, Paesi impoveriti. Paesi ex coloniali nei quali permane una presenza egemone dell’economica europea e multinazionale. Nella consapevolezza che modelli produttivi non basati sullo sfruttamento e sulla manodopera a basso costo, comportano una ridefinizione dei nostri standard di benessere. Ma forse è proprio questa la contraddizione che si fatica ad affrontare.

Con questi tre passaggi potremo forse dire che li stiamo “aiutando a casa loro”. Senza ipocrisie.

Il secondo slogan che sovente si accompagna al primo recita: “non possiamo accoglierli tutti”.

Anche in questo caso l’affermazione, superato il fastidio iniziale, potrebbe contenere una verità, perché “tutti”, se la parola “tutti” ha ancora senso, sono 65 milioni di persone (dati Unhcr), ed è evidente che il nostro Paese non può accogliere 65 milioni di persone. Ma questa non è neppure lontanamente la prospettiva concreta e reale. La stragrande maggioranza di questi “tutti” vivono ancora nel proprio Paese e sono dunque sfollati interni o sono accolti nei Paesi limitrofi ai territori di conflitto. Per limitarsi al Medio Oriente e al conflitto siriano possiamo notare che il Libano, Paese di 4,5 milioni di abitanti, accoglie in questo momento più di 1,5 milioni di rifugiati. La Turchia quasi 2 milioni di persone. La Giordania 650 mila. In Italia attualmente accogliamo circa 200 mila richiedenti asilo.
Dunque dire “tutti” non ha senso. Anche perché il contrario di “tutti” è “nessuno”. Dobbiamo fare la nostra parte: ma qual è la nostra parte?
4) evitare i viaggi della morte. Attivare a livello europeo canali umanitari rivolti a richiedenti asilo, identificati nei Paesi di partenza. Stroncare dunque sul nascere il traffico umano, mettere in salvo chi rischia la vita, ridurre al minimo la possibilità di ingresso di persone non identificate. Se non vogliamo rassegnarci alle morti in mare e ad accogliere i superstiti (si: è questo che stiamo facendo….), dobbiamo occuparci dei percorsi che i migranti fanno per giungere sulle nostre coste: prima che accogliere, proteggere. E proteggere significa andare incontro.

5) differenziare i canali di accesso: definire regole chiare che permettano l’ingresso legale in Europa dei migranti economici. Oggi l’unico ingresso legale si ha con la richiesta d’asilo: da qui l’ingolfamento delle commissioni, i numerosi dinieghi e conseguentemente la moltitudine di persone che permangono nel nostro Paese senza titolo di soggiorno. Così facciamo un enorme regalo alla malavita che rischia di dare più opportunità della via legale.

6) potenziare a livello locale la struttura delle commissioni per la valutazione delle condizioni giuridiche dei richiedenti: non è ammissibili che vi siano tempi di attesa per il primo colloquio spesso superiori ai 12 mesi. La permanenza prolungata e inattiva in una condizione di non definizione è assistenziale e diseducativa e paradossalmente rischia di tradursi in un incentivo economico: per male che vada un anno e mezzo di supporto economico e di accoglienza non si nega a nessuno. Se i tempi fossero molto ridotti (combinato disposto con il punto presedente: differenziare i canali di accesso) sarebbe più semplice gestire accoglienze, integrazione sociale e lavorativa, eventuali rimpatri.

7) verificare il modello di accoglienza oggi in vigore in Italia e connettere le buone prassi: Sprar e accoglienza straordinaria. Dobbiamo chiederci se è funzionale il fatto che a livello nazionale le prefetture deleghino in maniera diretta a strutture private il 100% dell’accoglienza straordinaria di queste persone. A mio avviso il modello trentino del Cinformi, che con meno risorse cura tutti gli aspetti legati alla presenza di richiedenti sul territorio (corsi di lingua, assistenza legale, alloggio e vitto) in raccordo con molti soggetti privati è più funzionale in quanto non delega totalmente al privato, ma mantiene in capo al pubblico la responsabilità di accompagnare la presenza e di gestire in maniera virtuosa l’accoglienza. Investire sull’accoglienza diffusa evitando la concentrazione di grandi numeri nelle stesse località. Urgente a mio avviso pensare a modalità nuove per gestire l’accoglienza successiva al pronunciamento delle commissioni territoriali, nella cosiddetta “terza fase”, quella dell’inegrazione lavorativa e sociale.

8) permessi di soggiorno per “buona integrazione”. Dopo mesi di positiva integrazione e di investimento pubblico non possiamo permettere che buone persone, oneste, che hanno fatto un positivo percorso di relazione con la nostra comunità e che dunque sono una ricchezza per il nostro territorio, non abbiano titolo legale per permanere e che scivolino quindi in una condizione di clandestinità verso condizioni di illegalità. È attiva una campagna di raccolta firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare (che si chiama “Ero straniero”) e che affronta con efficacia questo ed altri temi cruciali. Necessario ed urgente riformare la legge Bossi-Fini.

9) non solo politica ma anche cittadinanza attiva: credo sia fondamentale mettere in evidenza le buone prassi, le positive esperienze di accoglienza ed integrazione che molto spesso vedono i comuni più piccoli o i singoli cittadini come protagonisti. E’ giusto pretendere che la politica faccia la propria parte, ma sarebbe un errore pensare che le istituzioni hanno la possibiltà di risolvere “da sole” un problema tanto complesso. Come cittadini dobbiamo credo entrare nella logica che siamo dentro un processo globale di cui possiamo essere protagonisti invece che vittime. Ognuno può fare la propria parte, a partire dalla disponibilità a informarsi oltre il fango della rete, aprendo a relazioni, cogliendo occasioni di conoscenza e di accompagnamento. Il primo passo per superare la paura dell’ignoto è renderlo meno ignoto. Non vivere i processi migratori come una minaccia passivamente subita, ma come una dinamica che interroga giustamente la stessa identità di un territorio, ma che può vedere i cittadini consapevoli e protagonisti.

10) corridoi umanitari di rientro. I rimpatri e i riaccompagnamenti non possono essere un tabù e dobbiamo pensare seriamente anche ad aiutare coloro che non hanno titolo legale per rimanere o che per le più disparate ragioni non hanno oggettivamente qui un futuro, a rivedere il proprio progetto migratorio. Riaccompagnare invece che espellere: con progetti mirati in accordo con la cooperazione internazionale, finalizzando fondi a progetti di sviluppo locale.

Questi 10 passi concreti non rendono più digeribili due slogan sbagliati, ma mettono le basi per una accoglienza più sostenibile, per rispondere ad un dovere non solo nostro ma anche nostro: in quanto esseri umani.
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Re: Accoglienza imposta è un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » dom lug 16, 2017 2:28 pm

???

"Così il governo vuol mandare gli immigrati nel nord Europa"
Luca Romano - Dom, 16/07/2017

Il governo italiano sarebbe pronto a concedere 200mila visti temporanei validi per l'Unione europea a migranti sbarcati sulle coste del nostro Paese e diretti verso il nord Europa.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 20873.html

Lo rivela il Times, parlando di 'opzione nucleare' di Roma per risolvere la crisi dei rifugiati di fronte al rifiuto di cooperare degli altri Stati Ue. Il quotidiano cita il vice ministro degli Esteri Mario Giro e il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per i diritti umani.
L'Italia, secondo il quotidiano britannico potrebbe sfruttare una direttiva di Bruxelles, la 2001/500, scritta dopo la guerra nei Balcani per favorire il movimento dei profughi. Una norma poco conosciuta che permette di concedere ai migranti un visto per spostarsi in Europa.
Il Times descrive il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni come "furioso" per il rifiuto dei partner europei di accogliere altri migranti. E questa "ricetta" per cercare di mettere un freno agli arrivi era già stata suggerita qualche giorno fa dall'ex ministro degli Esteri, Emma Bonino che in un'intervista a La Stampa aveva affermato: "L’Italia può pensare a un provvedimento nazionale che richiami quella direttiva: sarebbe un segnale forte nei confronti degli altri Stati in risposta all’atteggiamento tenuto finora. Uno strumento di pressione efficace su cui ragionare". Con questa mossa l'Italia potrebbe rilasciare visti temporanei "nel rispetto delle regole di Schengen che in ogni caso prevedono deroghe per motivi umanitari", ha spiegato la Bonino.
Adesso dunque è sfida aperta tra Roma e Bruxelles.


Pento Alberto
Ma prima l'Italia deve dimostrare che sono profughi e poi la direttiva riguardava i profughi europei.



Questo è un paese serio.

Migranti, Austria: "Se l'Italia concede i visti umanitari, chiudiamo il Brennero"
di F. Q. | 17 luglio 2017

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/0 ... ro/3735164

L’Austria alza di nuovo la voce. Se l’Italia dovesse concedere permessi umanitari ai richiedenti asilo presenti sul suo territorio, proposta avanzata dai Radicali e dal senatore Pd Luigi Manconi, “proteggeremmo la frontiera del Brennero. Di certo non permetteremmo che la gente possa liberamente andare a nord”, ha detto il ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz al termine del Consiglio dei rappresentati diplomatici dell’Unione europea. L’ipotesi “sarebbe assurda perché se le gente potesse passare, sempre più gente arriverebbe e questo non allevierebbe il peso per Italia e Grecia” e comunque l’ipotesi “non è stata discussa oggi”, ha proseguito Kurz.

Vienna però, che si prepara alle elezioni legislative del 15 ottobre, è già sul chivalà: il 4 luglio il ministro della Difesa Hans Peter Doskozil aveva annunciato, per essere smentito dopo una manciata di ore, l’invio di soldati e mezzi corazzati al Brennero. Ora è il suo collega all’Interno Wolfgang Sobotka a riaprire il capitolo minacce: “La concessione di visti umanitari dall’Italia a migranti è inaccettabile – ha spiegato il ministro, che ha annunciato che la settimana prossima incontrerà a Roma l’omologo italiano Marco Minniti – i visti umanitari sono una questione europea e di certo non italiana”. Il numero di migranti intercettati in Tirolo “attualmente è ancora stabile, ma la pressione aumenta e dobbiamo essere pronti”.

“Una situazione come quella del 2015 non deve ripetersi – ha fatto prontamente eco il governatore tirolese Guenther Platter durante il sopralluogo al Brennero con Sobotka – per questo motivo saranno aumentati i controlli nell’hinterland del passo”. Attualmente 80-100 poliziotti austriaci sono impegnati nei controlli nell’hinterland del Brennero, ma non direttamente al confine. Questo numero – scrive il quotidiano Tiroler Tageszeitung – probabilmente sarà rinforzato con agenti provenienti da altre zone del Paese. La barriera, in caso di necessità, potrà comunque essere invece innalzata nel giro di 12-24 ore.
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