Crimini e delitti dei migranti clandestini e dei rifugianti

Crimini e delitti dei migranti clandestini e dei rifugianti

Messaggioda Berto » lun gen 24, 2022 8:07 am

I volti del male

L'avvocato dei marocchini di Piazza S. Carlo: "Omicidio? Irragionevole"
22 gennaio 2022

https://lagazzettatorinese.it/lavvocato ... gionevole/

“Continuerò sempre a pensare che l’accusa di omicidio preterintenzionale non sia ragionevole”. Lo ha detto l’avvocato Basilio Foti, uno dei difensori (con i colleghi Laura Cargnino e Antonio Testa) dei quattro giovani condannati in via definitiva per i fatti di piazza San Carlo.
“Non è reale – spiega – lo schema secondo cui gli imputati, quella sera, abbiano immaginato che potevano morire delle persone e abbiano aderito al rischio. Una delle donne che persero la vita non era neanche in piazza e fu travolta dalla folla in fuga in un punto parecchio distante. La verità è che chi di dovere non aveva preso le misure necessarie in materia di sicurezza. La situazione era tale che lo scoppio di un piccolo petardo avrebbe avuto i medesimi effetti”.
“Mi chiedo – conclude Foti – se la vicenda giudiziaria si sia svolta in questo modo perché i nostri imputati hanno nomi marocchini”.


La tragedia di piazza San Carlo è un riferimento ai fatti avvenuti la sera del 3 giugno 2017, a Torino, nell'omonima piazza della città.

https://it.wikipedia.org/wiki/Tragedia_ ... _San_Carlo
La sera del 3 giugno 2017, a Torino, in occasione della finale della UEFA Champions League tra Juventus e Real Madrid, fu installato in piazza San Carlo uno dei due maxischermi per permettere ai tifosi juventini rimasti in città di seguire in diretta la partita che si disputava a Cardiff. Le indagini hanno appurato che durante lo svolgimento della partita, a seguito del comportamento di un gruppo di malviventi che utilizzavano spray urticante per aprirsi la strada dopo aver razziato oggetti di valore tra il pubblico, si è scatenato il panico.

I presenti, presi dal terrore, hanno creato, nel fuggire, una calca che ha provocato più di 1500 feriti e la morte di due donne e un uomo: la prima dopo dodici giorni di agonia, la seconda, rimasta inizialmente tetraplegica, deceduta dopo diciotto mesi, il terzo dopo un calvario durato due anni e mezzo e l'amputazione di un piede.
...
Nell'ambito di un secondo filone di indagini, volte a stabilire eventuali comportamenti dolosi, il 13 aprile 2018 è stato arrestato un gruppo di italiani di origine maghrebina, ritenuto responsabile del panico diffusosi in piazza. Il gruppo, già resosi responsabile di simili reati, avrebbe spruzzato spray urticante allo scopo di rapina. Uno degli arrestati ha confessato.

Il gruppo è stato individuato mediante intercettazioni telefoniche nel corso di un'altra indagine, nel corso delle quali è stata menzionata una collana d'oro sottratta durante la calca.

Il 17 maggio 2019, i responsabili dello scatenarsi del panico a scopo di rapina sono stati condannati dal Tribunale di Torino per omicidio preterintenzionale rispettivamente: Sohaib Bouimadaghen, Hamza Belghazi e Mohammed Machmachi a 10 anni, 4 mesi e 20 giorni di carcere e Aymene El Sahibi a 10 anni, 3 mesi e 24 giorni.


Alberto Pento
Non si tratta di cittadini italiani di origine marocchine, ma di cittadini marocchini nati in Italia da genitori marocchini aventi acquisito anche la cittadinanza italiana come seconda cittadinanza e conservanti la cittadinanza marocchina a cui non hanno rinunciato.




Rapina a Mestre: ragazzo picchiato e derubato da uno sconosciuto in via Col di Lana

Monica Andolfatto
domenica 23 gennaio 2022

https://www.ilgazzettino.it/nordest/ven ... 57267.html

MESTRE - Stavolta è toccato a un ragazzo di 21 anni, residente in zona. Stava rientrando a casa a piedi dopo cena. Incrocia uno sconosciuto, uno cambio di sguardi. Poi l'ordine minaccioso: «Dammi subito tutto il denaro che hai!». L'altro pensa quasi a uno scherzo, non ci bada, tira dritto. Chissà forse si tratta di uno un po' strambo. No. Invece è uno che sa cosa vuole e anche come ottenerlo, diciamo per le vie brevi. Uno che lo segue e che a un certo punto comincia a urlare che lui vuole i soldi e che no, non sta bluffando. Al netto rifiuto del 21enne, senza esitazione alcuno lo colpisce in piena faccia con una violenta testata. Il ragazzo si accascia dolorante, le mani sul volto per il dolore: è a quel punto che il rapinatore gli fruga in tasca si impossessa del portafogli e scappa, facendo perdere le proprie tracce. Almeno per il momento.

Rapina a Mestre: cosa è successo

Siamo in via Col di Lana quasi all'incrocio con via Piave, giovedì attorno alle 23. Le grida della vittima della brutale aggressione richiamano l'attenzione di alcuni residenti che telefonano al 113, segnalando quella che a loro pare una lite fra due persone in strada che poi arrivano alle mani. La Volante si precipita sul posto, si sa quartiere Piave resta una delle zone a sorveglianza speciale, nonostante retate, controlli, monitoraggi. E sono proprio gli agenti i primi a soccorrere il 21enne che racconta loro cosa gli è successo fornendo anche un identkit dello straniero che lo ha picchiato e derubato. Di colore, fra i 20 e in trent'anni, abbigliamento sportivo, piuttosto esile: segni particolari i capelli rasta piuttosto lunghi. Mai incontrato prima. Il 21enne perde sangue dalla bocca, ha una brutta lacerazione al labbro, per fortuna quando si è reso conto che il malvivente lo stava caricando ha cercato di schivare il colpo, evitando la frattura del setto nasale. Accompagnato al pronto soccorso dell'Angelo, viene visitato e medicato: guarirà in una settimana. Le indagini sono in corso. E si spera che le immagini registrate dalle telecamere installate nei pressi dell'area in cui si è verificato l'episodio possano essere di aiuto. Continua il presidio dei carabinieri di Mestre in quartiere Piave per scongiurare furti e aggressioni. E l'altra sera tale attività ha portato all'arresto di un 36enne tunisino, M.R., senza fissa dimora e con numerosi precedenti per spaccio. Su di lui pendeva un'ordinanza di cattura per scontare oltre un anno di reclusione per una condanna per spaccio, per episodi avvenuti tra il 2012 ed il 2015 in città, a Favaro e a Marcon. Nell'ambito della stessa operazione, identificate 168 persone, cinque quelle denunciate, e controllati 78 veicoli.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Crimini e delitti dei migranti clandestini e dei rifugianti

Messaggioda Berto » lun gen 24, 2022 8:10 am

Dalle periferie al centro: così le gang di immigrati terrorizzano le città (immigrati regolari e clandestini)
Giuseppe De Lorenzo
23 gennaio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 02921.html


L’orrore di Capodanno a Milano non è solo la trama di un film già visto. Certo, c’è il precedente di Colonia nel 2016: 662 donne molestate o stuprate, 290 indagati in maggioranza immigrati. Episodi simili furono denunciati anche un anno dopo a Innsbruck, in Austria. E ancora Zurigo, Salisburgo, Helsinki: tutto già successo. Però le violenze di gruppo ai danni di nove ragazze ai piedi del Duomo meneghino appaiono più come il culmine di una nuova “guerriglia” urbana scatenata da vere e proprie gang locali, composte principalmente di giovani di origine straniera.

Non un "problema di ordine pubblico", ci tengono a far sapere fonti ben informate di polizia. Ma di criminalità vera e propria. Forse si manifesta solo in una forma diversa dal passato, che la pandemia ha contribuito a incancrenire: è come se il virus delle Banlieue parigine si fosse propagato anche da noi, con Milano e Torino capitali non esclusive di questo nuovo fenomeno.

Sotto la Mole gli investigatori le chiamano “bande fluide”, un insieme di giovani che dai quartieri periferici come Barriera di Milano, Mirafiori e Vallette “si spostano come un branco verso il centro città per rapinare e aggredire chi si trova isolato”. La tecnica è quella utilizzata anche per violare le ragazze in Duomo e riassunta così dal questore Petronzi: viene creata una “nuvola criminale intorno alle vittime, in un contesto di euforia e forte rumorosità” che confonde le vittime e garantisce copertura nella fuga. Non è un caso se su 18 perquisiti per i fatti di Capodanno, nove sono piemontesi: un filo rosso sembra legare le molestie milanesi ai furti che nel luglio del 2017, in occasione della finale tra Juventus e Real Madrid, portarono all’ondata di panico in Piazza San Carlo. Lo stesso dicasi per il 26 ottobre 2020, quando gruppi di giovani immigrati saccheggiarono i negozi del centro con la scusa di una manifestazione anti lockdown.

“Parliamo di almeno 4/5 gruppi molto numerosi”, fa sapere al Giornale.it un poliziotto. “In un anno abbiamo identificato 237 ragazzi, di cui 101 minorenni. La gran parte sono stranieri o figli di immigrati. E in questi giorni abbiamo arrestato uno dei capi, El Messaoui Marouane”. Venti anni, nato in Marocco, qualche arresto e denuncia sulle spalle, era convinto che la polizia non potesse “fargli niente”. È solo uno dei tanti. “La situazione è peggiorata negli ultimi due anni - aggiunge l’agente - da quando queste bande di magrebini hanno cominciato a riversarsi in centro a fare le loro scorribande e razzie”. Di esempi ce ne sono a bizzeffe, a volte rimasti sepolti nella cronaca locale: “Rapine violente, ragazzi accerchiati da 15 persone e spogliati di tutto. Anche dei vestiti e lasciati lì in strada”.

Qualcuno lo definisce “l’inizio della fine”. Uno Stato “troppo debole” e l’assenza di “certezza della pena” avrebbero portato alla creazione di “zone franche” dove anche l’azione delle forze dell’ordine diventa sterile. Se non impossibile. In Europa se ne parla da tempo: le no-go areas sono interi quartieri in Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Inghilterra, Paesi Bassi, Spagna e Svezia dove è vietato l’accesso alle divise. Il cancro si sta espandendo a macchia d’olio. In Renania Settentrionale, per dire, le autorità registrano un aumento delle violenze nel fine settimana. E Milano non è da meno. “Si formano delle gang intorno ai cantanti rap, che spesso gestiscono sulle piazze il giro della droga - ci spiega un altro poliziotto - Bande che poi esplodono in atti criminali”.

Le violenze in Duomo sono il caso limite, ma non l’unico. A San Siro le gang diedero vita ad una sassaiola contro la polizia al grido di "fuori dalle nostre zone". In via Gola rubarono le chiavi di un’autobotte dei vigili del fuoco. Non si contano sulle dita della mano le aggressioni ad autisti Atm e tassisti. E poi rapine, furti, abusi. “Buona parte sono naturalizzati con permesso di soggiorno, altri irregolari”. Intervenire per fermali è complicato: “A Comasina, San Siro e Quarto Oggiaro si sono creati dei focolai che non sappiamo come sedare - ammette l’agente - E se anche riesci ad arrestare qualcuno, due giorni dopo sono di nuovo fuori”. Pronti a gettare nuove benzina sul fuoco ardente delle periferie.
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Re: Crimini e delitti dei migranti clandestini e dei rifugia

Messaggioda Berto » lun feb 07, 2022 11:42 pm

La Svezia, la violenza delle gang e una neo premier
Judith Bergman
6 gennaio 2022

https://it.gatestoneinstitute.org/18105 ... lenza-gang

La neo premier svedese, Magdalena Andersson, ha un compito formidabile davanti a sé: far fronte alla crescente violenza delle bande e alle sparatorie nelle città svedesi. La Svezia registra il più alto numero di sparatorie mortali per milione di abitanti in Europa. (Foto di Kenzo Tribouillard/Pool/AFP via Getty Images)

La neo premier svedese, la socialdemocratica Magdalena Andersson, che in precedenza è stata ministro delle Finanze, ha davanti a sé un compito formidabile: far fronte alla violenza delle bande in continua crescita e alle sparatorie che hanno luogo nelle città svedesi. Il suo predecessore, Stefan Löfven, non è riuscito nemmeno a contenere la crescita esponenziale delle sparatorie durante il suo mandato settennale. Il Parlamento svedese ha eletto a novembre di stretta misura la Andersson come successore di Löfven, dopo che quest'ultimo aveva annunciato le sue dimissioni ad agosto.

La Svezia è un Paese fantastico, ma stiamo affrontando una serie di gravi problemi", ha detto la Andersson . "Ho intenzione di sollevare ogni pietra per porre fine all'emarginazione e respingere il crimine violento che sta affliggendo la Svezia...".

La Svezia sta affrontando molto più di un "grave problema". Per anni, il Paese ha stabilito nuovi record penali, rifiutandosi di parlare apertamente del legame esistente tra migrazione e violenza delle gang. Questa reticenza può derivare da una combinazione di correttezza politica e paura da parte della Svezia di non riuscire a realizzare la propria dichiarata ambizione di essere la "superpotenza umanitaria" del mondo. Già nel 2019, il leader del partito di opposizione Moderaterna, Ulf Kristersson, aveva definito la situazione "estrema per un Paese che non è in guerra".

Per molti anni, qualsiasi discussione pubblica sulle connessioni esistenti fra la migrazione e l'aumento dei livelli di criminalità e di violenza delle bande è stata considerata un tabù. La pubblicazione di statistiche sull'argomento si è interrotta bruscamente dopo che il Consiglio nazionale svedese per la prevenzione della criminalità ( Brå ) le aveva pubblicate due volte, nel 1996 e nel 2005. Nel 2017, l'allora ministro della Giustizia Morgan Johansson si è opposto alla pubblicazione di statistiche sull'origine etnica dei criminali in Svezia, affermando che erano irrilevanti. La maggioranza dei membri del Parlamento ha sostenuto la sua opinione. La ricerca condotta privatamente sull'argomento è stata semplicemente ignorata. Tuttavia, man mano che le sparatorie sono diventate la norma quotidiana e sempre più passanti innocenti venivano mutilati e uccisi, il tabù è gradualmente diventato un argomento di discussione.

"Oggi non è più un segreto che gran parte del problema delle gang e della criminalità organizzata con le sparatorie e le esplosioni sia legato all'immigrazione in Svezia degli ultimi decenni", ha scritto il capo della polizia di Göteborg, Erik Nord, in un editoriale pubblicato a maggio.

"Quando, come me, si ha l'opportunità di seguire le cose a livello individuale, ci si accorge che in linea di principio chiunque spari o venga fucilato nei conflitti tra bande proviene dai Balcani, dal Medio Oriente, dall'Africa settentrionale o orientale".

Ad agosto, in un voltafaccia assoluto che riflette fino a che punto sono cambiate le opinioni in Svezia dal 2017, Brå, per la prima volta in 16 anni, ha pubblicato un nuovo rapporto contenente le statistiche sull'origine etnica dei criminali schedati, scrivendo:

"La distribuzione dei reati registrati tra persone di origine autoctona e non è spesso argomento di discussione. Il Consiglio nazionale svedese per la prevenzione della criminalità ( Brå) ha già pubblicato due studi di ricerca su questo tema, ma sono trascorsi diversi anni dalla pubblicazione dello studio più recente (nel 2005), che si è concentrato sulla criminalità registrata nel periodo che va dal 1997 al 2001. Dal 2001, l'immigrazione in Svezia è aumentata e la composizione della popolazione non nativa è cambiata. L'attuale studio è stato avviato riguardo a questo background, con l'obiettivo di aggiornare e migliorare la base di conoscenza sulla criminalità tra persone di origine autoctona e non".

Il rapporto ha affermato:

"Il rischio di essere schedati come delinquenti è maggiore tra le persone nate in Svezia da due genitori non autoctoni, seguite da persone nate all'estero. (...) Il rischio di essere segnalati come sospettati di reato è 2,5 volte più alto tra le persone nate all'estero rispetto alle persone nate in Svezia da due genitori autoctoni. Per le persone nate in Svezia da due genitori non nativi, il rischio è poco più di 3 volte più alto".

La Svezia registra il più alto numero di sparatorie mortali per milione di abitanti in Europa, secondo uno studio comparativo sulle sparatorie in Europa, pubblicato a maggio dal Brå. La Svezia, inoltre, è l'unico Paese in Europa in cui le sparatorie letali sono aumentate dal 2005. Nel 2020, 47 persone sono state uccise e 117 ferite in 366 sparatorie. Per l'anno 2021 fino a novembre, sono già state uccise 42 persone e hanno avuto luogo 290 sparatorie. Secondo il Brå:

"Il livello di omicidi con armi da fuoco in Svezia è molto alto rispetto ad altri Paesi europei, con circa 4 morti per milione di abitanti all'anno. La media per l'Europa è di circa 1,6 morti per milione di abitanti. Nessuno degli altri Paesi inclusi nello studio ha registrato aumenti paragonabili a quelli osservati in Svezia. Piuttosto, nella maggior parte di questi Paesi, sono state rilevate diminuzioni continue sia nei tassi di omicidi totali sia nei tassi di omicidi con armi da fuoco".

Nel 2019, la polizia ha previsto che il problema continuerà negli anni a venire. "Pensiamo che queste [sparatorie e questa violenza estrema] potrebbero continuare per cinque-dieci anni nelle aree particolarmente vulnerabili", ha dichiarato nel 2019 il capo della polizia Anders Thornberg. "Le droghe hanno attecchito nella società e la gente comune le compra. C'è un mercato per cui le gang continueranno a battersi".

"La ricerca mostra", secondo il rapporto del Brå, "che in Svezia l'aumento della violenza letale con armi da fuoco è fortemente associato ad ambienti criminali nelle aree vulnerabili".

La polizia svedese è giunta alla stessa conclusione: "Le aree vulnerabili sono un centro per la criminalità organizzata"", ha scritto di recente la polizia svedese . "I criminali delle aree vulnerabili sono esportatori di criminalità in altre parti del Paese".

La polizia svedese definisce le "aree vulnerabili" come "aree geograficamente limitate che sono caratterizzate da un basso status socio-economico e dove i criminali hanno un impatto sulla comunità locale".

Secondo l'ultimo rapporto sulle aree vulnerabili, pubblicato il 3 dicembre dalla polizia svedese, ci sono 61 enclave di questo tipo. Alcune di queste aree, secondo la polizia svedese, sono classificate come "aree particolarmente vulnerabili" che presentano livelli di problemi ancora più elevati. Tali problemi sono caratterizzati da "minacce sistematiche e atti di violenza" soprattutto contro testimoni di crimini, da condizioni di lavoro che sono quasi impossibili per la polizia, e da "strutture sociali parallele, dall'estremismo, come le violazioni sistematiche della libertà religiosa o da una forte influenza fondamentalista che limita i diritti umani e la libertà, da persone che viaggiano per prendere parte a combattimenti in aree di conflitto, [e] da un'alta concentrazione di criminali".

In Svezia, che conta circa 10 milioni di abitanti, 556.000 persone vivono nelle 61 aree vulnerabili, pari al 5,4 per cento della popolazione svedese, secondo il rapporto "Fatti per il cambiamento – un report sulle 61 aree vulnerabili della Svezia". Tre abitanti su quattro delle aree vulnerabili hanno origini straniere; i Paesi di nascita più comuni sono Siria, Turchia, Somalia, Polonia e Iraq. Secondo il report, il numero di abitanti di origine straniera che vivono in un'area vulnerabile varia. In cinque di queste aree vulnerabili, la proporzione di residenti di origine straniera è pari o superiore al 90 per cento: Rosengård a Malmö, Hovsjö a Södertälje, Fittja a Botkyrka, Rinkeby/Tensta a Stoccolma e Hjällbo a Göteborg. In Svezia, ci sono circa 2,5 milioni di persone di origine straniera; il 16,2 per cento di loro, secondo il rapporto, vive in aree vulnerabili. In un recente comunicato stampa, la polizia svedese ha scritto:

"La principale ragione alla base dell'ondata di sparatorie ed esplosioni è la situazione che prevale nelle aree vulnerabili, dove i residenti si sentono minacciati dai criminali, dove esiste un traffico di stupefacenti e dove i criminali in alcuni luoghi hanno creato strutture sociali parallele".

La neo premier svedese ha annunciato di essere finalmente pronta a imporre sanzioni più severe per scoraggiare le gang.

"Saranno imposte sanzioni ancora più pesanti per i reati legati alle bande", ha annunciato la Anderson il 30 novembre, nella sua prima dichiarazione sulla politica del governo.

"Non dovrebbe essere possibile minacciare i testimoni di tacere, ma dovrebbero ricevere il sostegno di cui hanno bisogno per adempiere in sicurezza al loro dovere. Sarà più facile trattenere le persone sospettate di reati gravi. (...) Chi commette più reati dovrebbe essere punito più severamente. Le pene ridotte per i giovani di età compresa fra i 18 e i 20 anni che commettono reati gravi saranno abolite. Le sanzioni dovrebbero riflettere meglio la gravità dei reati, anche quando gli autori sono giovani".

La riduzione delle pene per i giovani ha rappresentato un grave ostacolo ad affrontare i problemi, perché i giovani sono tra i principali motori della violenza di gruppo, che ora include anche i minori.

In sei delle sette regioni di polizia, le gang utilizzano i bambini di 12 anni per svolgere le loro attività criminali, tra cui la vendita di droga e il trasporto di armi. Secondo quanto riferito dalla polizia, a Stoccolma e a Göteborg centinaia di minori sono coinvolti in atti criminali per conto delle bande. Secondo i capi dell'intelligence svedese, il reclutamento di bambini è aumentato negli ultimi anni e, stando ad alcuni esperti, le bande criminali ora reclutano bambini di appena otto anni.

Ad agosto, la polizia ha arrestato tre adolescenti, di circa 15 anni, per aver sparato e ferito gravemente due uomini e una donna di 60 anni, che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato, nella città di Kristianstad. "Purtroppo questa situazione è diventata una routine", ha affermato una donna che lavora nell'area. "Se ci sono state sparatorie durante la notte, di solito ce ne sono di più il giorno successivo. (...) Ci si deve preoccupare di intromettersi".

Judith Bergman è avvocato, editorialista e analista politica. È Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute.
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