Rifugiati, asilanti, diritti umani, obblighi e realtà

Rifugiati, asilanti, diritti umani, obblighi e realtà

Messaggioda Berto » lun mag 02, 2016 6:14 am

Sull’immigrazione Collier pone quesiti irriverenti a Merkel e Francesco
Il saggio del prof. di Oxford sul Catholic Herald
di Maria Antonietta Calabrò | 30 Aprile 2016

http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/04/3 ... e_c697.htm

Paul Collier, professore di Economia e Politiche pubbliche alla Blavatnik School of Government dell’Università di Oxford

I nostri cuori ci stanno portando fuori strada sulla crisi dei rifugiati”. “Non indurre in tentazione: i leader politici e religiosi dell’Europa devono ricordare questo principio morale fondamentale”. Un approccio totalmente controcorrente rispetto alla melassa retorica che a ben guardare, secondo Paul Collier, è anche il modo più miope ed egoista per gestire il problema dell’immigrazione senza risolverlo, anzi aggravandolo, seppure mettendosi la coscienza a posto con qualche gesto di bontà.

“Le lacrime non bastano”, ha titolato in copertina a tutta pagina il magazine cattolico inglese Catholic Herald, proponendo una lunga e articolata analisi di Collier, professore di Economia e Politiche pubbliche alla Blavatnik School of Government dell’Università di Oxford, uno dei massimi esperti mondiali sul problema delle migrazioni e autore dello studio “Exodus”, ritenuto da Robert D. Putnam “una lettura imprescindibile per chiunque voglia approfondire il tema”. L’articolo di Collier sul Catholic Herald critica ad alzo zero le politiche della cancelliera tedesca Angela Merkel e l’impostazione compassionevole dei leader religiosi europei (con tanto di foto dell’incontro di Lesbo tra papa Francesco, il patriarca Bartolomeo e il primate greco Hieronymus). Collier dimostra infatti l’effetto paradossale delle politiche e degli atteggiamenti delle “porte aperte, che hanno spinto (indotto in tentazione) in Europa i più giovani, acculturati e ricchi siriani, lasciando il loro paese privo delle risorse umane necessarie per farlo ripartire non appena la guerra finirà”.

“La visita del Papa è stata un’affermazione eloquente della dignità dello spirito umano e della durata universale della coscienza cristiana”, scrive Collier .“La situazione dei milioni di siriani sfollati a causa dei conflitti richiede infatti la nostra generosità di spirito. Ma la generosità non basta: le nostre risposte devono essere fondate sulla ragionevolezza. Il cuore senza testa può portare a risultati poco migliori rispetto alla testa senza cuore. Credo che l’ondata di cuore abbia momentaneamente travolto il lento sforzo della testa: le reazioni cristiane al cospetto dei rifugiati e delle migrazioni sono caratterizzate da una certa confusione morale, e tutto ciò mentre non riescono ad affrontare le necessità reali”. Quali? Innanzitutto quello di garantire sostegno ai paesi vicini che forniscono rifugi sicuri, agli sfollati. “Questo è davvero un requisito fondamentale del diritto internazionale”. Il modello da seguire per Collier è quello della Conferenza di Londra nel mese di febbraio 2016, che il premier Cameron ha ospitato e che ha trovato i miliardi necessari per compensare i governi dei vicini della Siria per la fornitura di rifugio sicuro ai siriani in fuga e un “ministro inglese, e non tedesco, si è recato nei paesi confinanti con i dirigenti d’azienda per vedere cosa è possibile fare per creare posti di lavoro in loco, a cominciare dalla Giordania”.

Per Collier inoltre ci sono tre potenti argomenti etici a sostegno delle restrizioni in materia di immigrazione. Il primo è la preoccupazione per gli interessi dei poveri dell’Europa. Gli europei con redditi superiori alla media non hanno – secondo Collier – il diritto morale di sacrificare l’interesse dei loro concittadini più poveri. Inoltre essi non dovrebbero respingere le preoccupazioni dei poveri come semplici sintomi di razzismo. In secondo luogo, il diritto di emigrare da un paese non implica di per sé il diritto di immigrare in qualsiasi altro paese di scelta. Terzo: gli stati nazionali con le loro frontiere “non sono abomini morali, né dinosauri del bigottismo. La probabile alternativa a un sentimento simpatetico per milioni di concittadini non è un sentimento di simpatia per miliardi di essere umani, ma una ritirata nell’individualismo, nell’egoismo e nell’alienazione”. Resta aperta dunque, per Collier, la domanda: “A quale modello allora deve guardare la Chiesa?”. A quello della Merkel o a quello di Cameron? E già chiederselo, sul Catholic Herald, non è poca cosa.
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Re: Refuxà, axiłanti, diriti omàni, obligasion e reałixmo

Messaggioda Berto » lun mag 02, 2016 2:58 pm

???

La truffa degli immigrati over 65. Così scroccano la pensione all’Inps
Silvia Mancinelli

http://www.iltempo.it/cronache/2014/05/ ... -1.1245951

MANOVRA:INPS;PENSIONI FINO A 1428 EURO RIVALUTATE 100%

Italiani brava gente: regaliamo assegni sociali mensili a stranieri over 65 che non hanno mai lavorato nel nostro Paese e neanche ci hanno abitato se non per breve tempo.In Italia sono ben 55.930 gli stranieri ultra 65enni che godono dell’assegno sociale. Ogni immigrato, che ha ottenuto la residenza con l’istituto del ricongiungimento familiare, proprio perché in età avanzata per lavorare, ha diritto a vedersi versato dall’Inps un sussidio di cinquemilaottocentottanta euro l’anno. Il che si traduce in 327.190.500 euro che ogni anno l’Italia spende per garantire la pensione agli stranieri troppo in avanti con gli anni per lavorare:è la legge.

La fregatura nasce laddove lo straniero che arriva nel Bel Paese – è proprio il caso di dirlo – con la scusa di riunirsi al proprio parente - ottiene la residenza, si intasca la pensione e si rimette in volo per tornarsene da dove è venuto. Omettendo allo Stato italiano il proprio rientro in patria e mantenendosi così stretto il vitalizio dal nostro paese, dove è stato a mala pena il tempo di una stretta di mano con il figlio, il marito o chi per lui. La truffa, diffusa tra gli stranieri soprattutto albanesi, marocchini e cubani grazie al passaparola, è stata già smascherata da poliziotti, carabinieri e guardia di finanza in varie regioni da quattro anni a questa parte. In Italia, infatti, di 4.700.000 stranieri con regolare permesso di soggiorno, il 17 per cento – e cioè 799.000 – hanno superato i 65 anni. Tanti, ed in costante aumento, quanti arrivano in Italia in età pensionabile con la scusa dell’istituto del ricongiungimento familiare. Di questi 799.000, il 7% (e cioè 55930) gode di una pensione che si aggira intorno ai 487euro al mese. Un’entrata di un certo peso per uno straniero, se si considera che in Albania un professore guadagna in media 200euro al mese. L’immigrato – così come prevede la normativa – gode della pensione versata dall’Istituto di Previdenza Sociale pur non avendo mai lavorato né versato contributi nel nostro Paese. Uno specchietto per le allodole che ha attirato tanti furbetti improvvisamente malati di nostalgia per i parenti residenti in Italia. Sono già tanti gli immigrati sorpresi ad intascarsi la pensione sociale dal loro paese d’origine. L’unico requisito richiesto dalla legge per ottenere l’assegno è infatti la residenza effettiva e abituale in Italia: basta così farsi accreditare i soldi ogni mese in un conto corrente cointestato con parenti o amici e ripartire senza comunicare nulla allo Stato, continuando a percepire la pensione dall’estero. Eppure la normativa, consultabile su internet al sito: http://www.laleggepertutti.it, è chiara: «Qualora lo straniero abbia ottenuto la misura assistenziale e fuoriesca dall’Italia per un periodo superiore a un mese, l’erogazione dell’assegno è sospesa, salvo che dimostri che la sua assenza dal territorio italiano è dipesa da gravi motivi di salute.Dopo un anno di sospensione, se l’interessato è ancora all’estero, l’assegno viene revocato definitivamente». Ma come si dice: fatta la legge, trovato l’inganno. Ed ed ecco le residenze fittizie, i permessi di soggiorno contraffatti,le utenze fantasma, insomma tutti gli escamotage per far credere alle autotirà che il «vecchietto» furbetto vive nel nostro Paese. Indagini, felicemente e puntualmente andate a segno, sono state fatte a Camerino – dove i finanzieri hanno denunciato venticinque immigrati - a Novara, a Salerno, a Terni, in Toscana, in Friuli, nel Veneto e in Emilia.

L’ultima operazione per smascherare i furbetti arrivati in Italia per un «tempestivo» ricongiungimento familiare, è stata portata a termine a Frosinone dai poliziotti dell’Ufficio Immigrazione della Questura. Naturalmente tutto è partito da un caso: una telefonata di controllo fatta dagli agenti ad una anziana albanese per verificare la propria permanenza in Italia, godendo questa della pensione versata mensilmente dall’Inps. Quando dall’altro capo della cornetta una voce maschile ha comunicato all’agente che la madre non c’era perché da tempo se n’era tornata nel proprio paese, si è scoperta la magagna da 150.000 euro. «Abbiamo denunciato due albanesi ed un marocchino – spiega il Questore di Frosinone, Giuseppe De Matteis – che, ottenuto l’assegno dall’Inps, non facevano ritorno in Italia da due, anche tre anni. La legge consente l’elargizione della pensione, a patto che si risieda nel nostro paese: è sufficiente, quindi, tacere il rientro in patria per continuare a percepire mensilmente l’assegno versato in un conto corrente cointestato con un parente in Italia e riscosso comodamente dall’estero anche attraverso lo strumento del money transfer».

???
http://www.butac.it/le-pensioni-agli-extracomunitari


Bomba sulle pensioni: gli immigrati faranno fallire l'Inps - Italia - Libero Quotidiano
01 Maggio 2016

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... Inps-.html

C'è una tegola che grava sui conti dell'Inps. Un rischio concreto che però i tecnici e i politici cercano di occultare sotto strati di buoni sentimenti. Quante volte abbiamo sentito ripetere che "gli immigrati salveranno le nostre pensioni"? Beh, le cose stanno in un modo un po' diverso. A spiegarlo è Gian Carlo Blangiardo, docente all'Università di Milano Bicocca, tra i più autorevoli demografi in Italia. Non un pericoloso populista, dunque, ma uno studioso di rango, senza pregiudizi (lo dimostra il titolo di uno dei saggi dai lui curati sull immigrazione: L' immigrato. Una risorsa a Milano). Blangiardo snocciola dati, e ci fa aprire gli occhi su un problema molto serio.
Giorni fa La Stampa ha pubblicato un articolo sul futuro prossimo del nostro sistema pensionistico.E ha indicato il 2030 come «anno zero», quello in cui i conti dell' Inps saranno in pericolo. Che cosa accadrà?
"Arriveremo al punto in cui il sistema pensionistico sarà a rischio a causa delle variazioni dei potenziali pensionati. Gli ingressi nel sistema pensionistico tenderanno ad aumentare e crescerà il divario fra chi lascia la pensione (perché muore) e chi ne riceve una. Allora il sistema pensionistico dovrà cercare di far quadrare i conti. Ma c' è un altro problema".
Ovvero?

"È quello che io chiamo "effetto invecchiamento importato"".
Di che cosa si tratta?

"A partire dal 2030 avremo numerose persone non nate in Italia che raggiungeranno l' età per andare in pensione (attorno ai 65 anni). Parliamo di circa 200 mila persone all' anno che si aggiungono ai nostri figli del baby boom degli anni 60. Quindi non solo avremo a che fare con persone nate e invecchiate in Italia, ma anche con stranieri nati altrove e invecchiati qui".

Quali saranno le conseguenze di questo "invecchiamento importato"?
«Ci saranno per l' appunto circa 200 mila persone l' anno che diverranno anziane e avranno diritto alla pensione. Il fatto è che si tratta di soggetti che hanno iniziato tardi a contribuire. Perché magari si sono regolarizzati in età avanzata, anche a quarant' anni. Succederà quindi che queste persone avranno diritto alla pensione, ma i loro assegni saranno estremamente bassi, forse sotto i minimi di decenza. Se fra quindici anni ci troveremo tantissima gente in queste condizioni, qualcuno - anche legittimamente - dirà che queste persone non hanno abbastanza, e che si deve intervenire».
Nel senso che lo Stato dovrà in qualche modo aumentare quelle pensioni basse.
«È un problema latente, ma succederà. E dobbiamo tenerlo presente al momento di fare leggi e riforme».
Molti sostengono - lo ha detto anche il presidente dell' Inps Tito Boeri- che gli immigrati sono necessari per pagare le nostre pensioni.
"Questa è una affermazione che va letta nel modo giusto. Le faccio un esempio su di me. Fra tre anni andrò in pensione.
Se guardo quello che verso oggi, tra l' università e il resto, e considero quello che ottengo in cambio, risulto una sorta di benefattore. Ma non sarà sempre così. Io mi aspetto che presto lo Stato mi renda quando andrò in pensione quello che io ho versato".
Lo stesso ragionamento vale per gli stranieri che oggi «anticipano» denaro che in seguito dovranno legittimamente ricevere.
"Sugli immigrati non possiamo limitarci a fare un discorso di cassa. Oggi il bilancio dell' immigrazione può essere anche positivo, perché abbiamo persone giovani che versano i contribuiti e non incassano. Boeri dice una cosa vera quando sostiene che i soldi degli stranieri servono anche a pagare le pensioni erogate oggi. Ma il ragionamento non può fermarsi qui. Dobbiamo considerare il sistema di competenza. E cioè calcolare che quello che viene versato oggi a fini contributivi è una anticipazione. Gli immigrati non stanno dando un contributo al Paese: stanno versando una somma che sta lì in attesa di essere restituita".
Quindi l' arrivo degli immigrati non salverà il nostro sistema pensionistico, tutt' altro.
«Ripeto: non si possono fare solo discorsi di cassa. Certo, un vantaggio l' immigrazione lo porta, da quel punto di vista.
Ma i contributi versati oggi dagli immigrati giovani non risolvono il problema dell' invecchiamento della popolazione».
Perché anche gli immigrati invecchiano, appunto.
"Per invertire la tendenza sull'invecchiamento, servirebbero flussi di immigrati tali da pompare costantemente persone giovani, al ritmo di almeno 400-500 mila individui all'anno".
Beh, è quello che alcuni politici e analisti auspicano o teorizzano.
"Certo, una cosa del genere rallenterebbe l' invecchiamento. Ma porrebbe una serie di problemi collaterali. Come si fa a integrare un numero così alto di persone? Da tempo studiamo il problema dell' integrazione. Quello che emerge è che la vera soluzione è il tempo. Più c' è anzianità migratoria - cioè più gli immigrati passano del tempo qui - più c' è la possibilità che si integrino. Ma se hai ogni anno dei flussi di giovani così alti, come si fa a integrare? Il sistema ha dei limiti".
Dunque oggi l' immigrazione non risolve il problema dell' invecchiamento.
"Lo sposta. Gli immigrati ci danno una boccata d' ossigeno. Poi però anche gli immigrati invecchieranno e i nodi verranno al pettine".
Nel senso che dovremo restituire i loro i contributi che oggi versano per avere domani una pensione.
"Certamente, visto che solo una minima parte rientrerà al Paese d' origine. Del resto, scusate, ma non possiamo pensare che gli stranieri siano privi di buon senso. Se uno arriva qui da giovane e poi invecchia, perché dovrebbe andarsene proprio in tarda età? E cioè quando ha più bisogno di assistenza, quando magari ha figli e nipoti, insomma una famiglia? Dovrebbero tornare a casa da vecchi? Ma nemmeno per idea. Restano qui, e usufruiscono dei servizi. Hanno capito come funziona il sistema e se hanno dei diritti li esercitano. È molto raro che il sogno di tornare in patria si concretizzi in vecchiaia. Anche perché i legami si allentano. Se uno vuole tornare a casa lo fa magari durante le vacanze, non certo rinunciando alla cittadinanza o anche solo alla residenza e ai benefici che porta".
O magari torna a vivere in patria, ma con la pensione italiana. Succede già. In sostanza, quello che gli immigrati ci danno oggi dovremo renderlo poi, probabilmente con gli interessi.
"Sì, quello che ci danno dovremo restituirlo, forse anche di più. Prendiamo una cosa che dice Boeri, e cioè che ci sono gli immigrati che versano contributi, magari per un periodo limitato, e poi se ne vanno. Motivo per cui abbiamo accumulato un tesoretto da 3 miliardi. Sinceramente, io penso che se quel tesoretto non viene utilizzato in fretta, rischiamo seriamente di perderlo. Qualcuno dirà che non è giusto tenerselo. Prima o poi l' Unione europea o qualche altro organismo simile sosterrà che non stiamo rispettando princìpi di equità, e che dobbiamo restituire il tesoretto. Certo, ci vorrà tempo, ci vorranno accordi con i Paesi di provenienza degli immigrati. Ma presto o tardi chi ha versato contributi qui - fosse anche solo per un paio d' anni - vorrà che gli siano restituiti. E il tesoretto si ridimensionerà, per lo meno".
Oltre alle pensioni, il problema incombente è quello della sanità.
"È chiaro che ci sono dei rischi anche per il sistema sanitario, che per ora scricchiola ma tiene. Fra circa quarant' anni in Italia ci saranno 1,2 milioni di ultra novantacinquenni. Oggi sono meno di 200 mila. Tenendo presente che praticamente tutti prendono l' accompagnamento, cioè 500 euro al mese, fate i conti. Moltiplicate 1,2 milioni per 500 euro e otterrete quanto ci costerà tutto questo".
Eppure, dicono i dati dell' istituto «Osserva-Salute», l' aspettativa di vita degli italiani è calata. Per la prima volta dal Dopoguerra siamo di fronte a una inversione di tendenza.
"Diciamo la verità. L' aspettativa di vita degli italiani è già calata quattro volte dal Dopoguerra. Per la precisione nel 1975, nel 1980, nel 1983 e nel 2003. E tutte le volte che è diminuita (di 0,2 massimo 0,3 anni), l' anno dopo è aumentata di 0,6-0,7 anni. Può darsi che succeda anche nel 2016. La tendenza di fondo indica un progressivo aumento della sopravvivenza. E anche per questo bisogna vedere se il sistema sanitario potrà tenersi in piedi".

intervista di Francesco Borgonovo
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Re: Refuxà, axiłanti, diriti omàni, obligasion e reałixmo

Messaggioda Berto » ven mag 13, 2016 7:32 am

???

Il sistema di accoglienza dei migranti in Italia è come una cipolla
Stefano Liberti
12 maggio 2016

http://www.internazionale.it/opinione/s ... ia-cipolla

“Questa non è l’Europa che mi aspettavo”, dice un cittadino etiope di etnia oromo nel primo video della serie che oggi presentiamo sul sito di Internazionale. Soccorso in mare e sbarcato a Messina, l’uomo è stato forzato a dare le impronte digitali subendo violenze fisiche e psicologiche. Non voleva sottoporsi all’identificazione perché sapeva che così avrebbe perso la possibilità di chiedere asilo altrove – secondo la convezione di Dublino, bisogna presentare domanda nel primo paese sicuro d’approdo. Ma soprattutto perché sapeva di finire incastrato nelle maglie del modello italiano di gestione dell’immigrazione.

Secondo le cifre del ministero dell’interno, 113.360 cittadini stranieri sono oggi inseriti nel sistema di accoglienza italiano. Il 70 per cento di loro è stato collocato nei cosiddetti Centri di accoglienza straordinaria (Cas), alberghi o capannoni sparsi per tutta l’Italia, spesso lontani dai centri abitati; il resto è diviso tra i Centri per richiedenti asilo (Cara), megastrutture governative dove si rimane per mesi in attesa (anche se la legge prevede una permanenza massima di 35 giorni) e i centri del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), dove invece attuano spesso autentici percorsi di formazione e integrazione.

Il sistema di accoglienza targato Italia è ancora segnato da una gestione poco trasparente e il più delle volte inefficace

Solo il caso determina in quale di questi luoghi finiranno le singole persone: la disponibilità di posti al momento dell’arrivo, le disposizioni del ministero dell’interno, a volte anche la necessità di fare cassa da parte di amministratori e operatori del terzo settore disonesti, come ha dimostrato l’inchiesta Mafia capitale.

In questa serie di video abbiamo cercato di raccontare i diversi strati di questo sistema “a cipolla”: gli esempi più drammatici e quelli virtuosi, le sofferenze e le gioie, le storie d’integrazione e quelle di disintegrazione. Queste ultime purtroppo sono più numerose: perché il sistema di accoglienza targato Italia, nonostante i passi avanti degli ultimi anni (come l’aumento dei posti nelle strutture dello Sprar), è ancora segnato da una gestione emergenziale, poco trasparente e il più delle volte inefficace. Spesso anche i casi con esito positivo sono bloccati da una legislazione che tiene poco conto della realtà sul terreno, come quella che impedisce la regolarizzazione di richiedenti asilo che hanno ricevuto il diniego, anche se nel frattempo hanno trovato un lavoro e si sono reinventati una vita. Perché l’immigrazione è sempre vista come un costo e un problema, invece che come una risorsa.

L’obiettivo di questi video – realizzati grazie al contributo dell’Open society foundations – è proprio questo: fornire strumenti di informazione intorno all’accoglienza, facendola raccontare in prima persona da chi è nel sistema, sia i migranti accolti sia gli operatori del terzo settore e delle forze di sicurezza, nel tentativo di contribuire a un dibattito troppo spesso dominato dalla paura e da slogan allarmistici.


Coante bàłe ke i conta sti "enternasionałisti" sensa creansa par i Diriti Omàni dei Nadivi o Endexeni europei
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Re: Refuxà, axiłanti, diriti omàni, obligasion e reałixmo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 1:29 pm

Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei
viewtopic.php?f=25&t=2186

Diriti e doveri omani naturałi e ogniversałi
viewtopic.php?f=205&t=2150
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Re: Refuxà, axiłanti, diriti omàni, obligasion e reałixmo

Messaggioda Berto » lun giu 20, 2016 1:31 pm

Migranti, a Bergamo respinto il 93% delle richieste di asilo
Nel capoluogo orobico fra i migranti che presentano richiesta d'asilo nove su dieci si vedono rivolgere un rifiuto. E il sindaco si scaglia contro le lungaggini burocratiche
Rachele Nenzi - Dom, 19/06/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 73524.html

I migranti che presentano richiesta d'asilo in provincia di Bergamo si vedono respingere la domanda nel 93% dei casi.

Una proporzione esorbitante, che conferma come moltissimi dei profughi che trovano rifugio in Italia non scappino da guerre e discriminazioni, come sarebbe invece necessario (con varie sfumature) per ottenere la protezione internazionale.

Un dato che purtroppo non allevia, come forse potrebbe sembrare a uno sguardo superficiale, la pressione sul sistema d'accoglienza. Già, perché - come consentito dalla legge - moltissimi di quei migranti che si vedono respingere la richiesta d'asilo presentano poi ricorso, spesso grazie al gratuito patrocinio. E in attesa di una risposta definitiva continuano a godere dei benefit assicurati ai richiedenti asilo.

Generando una situazione che spiazza anche lo stesso sindaco di Bergamo, il democratico Giorgio Gori. Per il primo cittadino del capoluogo orobico si tratta di "un numero molto alto, che deve spingere a riaprire la questione dei criteri che vengono utilizzati. È chiaro che non tutti sono siriani e quindi provengono da situazioni palesi di conflitto, ma soprattutto nell’Africa subsahariana la povertà, i disagi, le persecuzioni non garantiscono il rispetto dei diritti essenziali."


Il problema dei rimpatri

Secondo L'Eco di Bergamo, il sindaco si è espresso con forza contro l'eccessivo numero di migranti che ricevono una risposta negativa dopo attese che possono durare anche fino a due anni. Gori auspica inoltre un giro di vite nell'ambito degli accordi con i Paesi d'origine dei migranti, al fine di facilitare i rimpatri per chi viene respinto dalle commissioni d'asilo. Nel frattempo, sottolinea perlò il sindaco "si deve trovare una soluzione diversa, anche temporanea, per evitare che i giovani finiscano nelle mani della microcriminalità."
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Re: Refuxà, axiłanti, diriti omàni, obligasion e reałixmo

Messaggioda Berto » dom ott 30, 2016 6:54 am

Ospedałetà no senpre lè sagra - acojensa come crimine e tortura
viewtopic.php?f=141&t=1911

Accoglienza o ospitalità imposta o forzata è un crimine contro l'umanità
viewtopic.php?f=196&t=2420
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Re: Refuxà, axiłanti, diriti omàni, obligasion e reałixmo

Messaggioda Berto » mar mar 07, 2017 7:29 pm

Stati non obbligati accogliere migranti
'Gli Stati membri restano liberi di farlo sulla base del rispettivo diritto nazionale'
07 marzo 2017

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/e ... d5087.html

"Gli Stati membri non sono tenuti, in forza del diritto dell'Unione, a concedere un visto umanitario" ai profughi che "intendono recarsi nel loro territorio con l'intenzione di chiedere asilo, ma restano liberi di farlo sulla base del rispettivo diritto nazionale". Così una sentenza della Corte Ue, secondo cui "il diritto Ue stabilisce solo le procedure e i requisiti per il rilascio dei visti di transito o per soggiorni previsti sul territorio degli Stati membri della durata massima di 90 giorni".
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Re: Refuxà, axiłanti, diriti omàni, obligasion e reałixmo

Messaggioda Berto » dom apr 23, 2017 10:06 am

???

Migranti, il Papa: "I campi profughi come i campi di concentramento"
Bergoglio paragona i campi per i rifugiati a quelli di concentramento: "Violano i diritti". E ricorda una cristiana sgozzata davanti al marito islamico
Sergio Rame - Sab, 22/04/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 88789.html

"I campi di rifugiati, tanti, sono campi di concentramento per la folla di gente lasciata lì".

Papa Francesco, nel Santuario dei martiri del Novecento sull'Isola Tiberina, torna a tendere la mano agli immigrati che continuano ad arrivare in Europa. "I popoli generosi che li accolgono - ha esortato il Santo Padre - debbono portare avanti da soli questo peso, e gli accordi internazionali sembrano più importanti dei diritti umani".

Nella Basilica di San Bartolomeo, memoriale dei martiri del Novecento affidato alla Comunità di Sant'Egidio, papa Francesco ha presieduto una liturgia della Parola. Accolto dal fondatore Andrea Riccardi e dal presidente Marco Impagliazzo, attraversando a piedi l'Isola il Pontefice si è come immerso nella folla che gremiva ogni metro della piccola superfice della piazza che divide la Basilica dell'Ospedale Fatebenefratelli. "Vorrei oggi aggiungere un'icona di più in questa chiesa, una donna - non so il nome - ma ci guarda dal cielo", ha detto il Santo Padre ricordando quando, in visita sull'isola di Lesbo, ho conosciuto un 30enne che gli ha detto: "Padre, io sono musulmano, mia moglie era cristiana, nel nostro Paese sono venuti i terroristi ci hanno chiesto la fede, hanno visto lei con il crocifisso, hanno chiesto di buttarlo, lei non lo ha fatto, e l'hanno sgozzata davanti a me".

Questa è l'icona che Bergoglio ha voluto portare in regalo nel Santuario dei martiri del Novecento sull'Isola Tiberina. "Non so se quell'uomo è ancora a Lesbo o è riuscito a andare altrove, se è stato capace di uscire da quel campo di concentramento - ha continuato il Pontefice - quel musulmano portava la croce senza rancore, si rifugiava nell'amore della moglie". Papa Francesco, che aveva ascoltato le testimonianze di alcuni familiari di cristiani uccisi, in particolare della sorella di padre Hamel ucciso a Rouen nel luglio scorso, del figlio di figlio di Paul Schneider, pastore della Chiesa Riformata, ucciso nel campo di Buchenwald il 18 luglio 1939 e di Francisco Hernandez, amico di William Quijano, ucciso in El Salvador la sera del 28 settembre 2009. "Sono i nuovi martiri - ha commentato - senza di loro la Chiesa non può andare avanti. La Chiesa ha bisogno di santi di tutti i giorni, che abbiano il coraggio di essere testimoni fino alla fine, fino alla morte".



Papa Francesco, quanta crudeltà contro i migranti
Pontefice nella chiesa di San Bartolomeo all'Isola Tiberina con Comunità Sant'Egidio
22 aprile 2017

http://www.ansa.it/sito/notizie/politic ... 677a5.html

Papa Francesco ha condannato la "crudeltà" contro i migranti; ha auspicato che "da Lesbo e Lampedusa" un po' di solidarietà "salisse verso l'alto", ha lodato l'accoglienza di "Italia e Grecia", "ma poi i trattati internazionali non li lasciano", sperando che "questa solidarietà possa contagiare un po' il mondo". Ha detto che se ogni famiglia italiana accogliesse "due profughi", il problema sarebbe risolto, e che l'Italia non fa figli: non accogliere e non fare figli "è un suicidio".

Pontefice cita cristiana sgozzata davanti marito islamico - "Vorrei oggi aggiungere una icona di più in questa chiesa, - ha detto il Papa a S.Bartolomeo - una donna, no so il nome, ma ci guarda dal cielo, ero a Lesbo, salutavo, i rifugiati, e ho trovato un uomo trentenne, tre bambini, mi ha guardato, e mi ha detto, 'padre io sono musulmano, mia moglie era cristiana, nel nostro paese sono venuti i terroristi ci hanno chiesto la fede, hanno visto lei con il crocifisso, hanno chiesto di buttarlo, lei non lo ha fatto, e l'hanno sgozzata davanti a me, ci amavamo tanto".

"Chiesa ha bisogno di santi e martiri di tutti i giorni" - "Quante volte, in momenti difficili della storia, si è sentito dire: 'Oggi la patria ha bisogno di eroi'. Allo stesso modo ci si può chiedere: 'Di che cosa ha bisogno oggi la Chiesa?'. Di martiri, di testimoni, cioè dei santi di tutti i giorni, perché la chiesa la portano avanti i santi, senza i santi la Chiesa non può andare avanti, ha bisogno di santi, quelli della vita ordinaria, portata avanti con coerenza; ma anche di coloro che hanno il coraggio di accettare la grazia di essere testimoni fino alla fine, fino alla morte. Tutti costoro sono il sangue vivo della Chiesa". Lo ha detto il Papa nella liturgia per i "nuovi martiri", che celebra nella chiesa di San Bartolomeo all'Isola, affidata da papa Wojtyla alla Comunità di Sant'Egidio proprio per il ricordo dei martiri contemporanei. "Sono i testimoni che portano avanti la Chiesa; - ha detto ancora papa Francesco - quelli che attestano che Gesù è risorto, che Gesù è vivo, e lo attestano con la coerenza di vita e con la forza dello Spirito Santo che hanno ricevuto in dono".

Il Papa è stato nella chiesa di San Bartolomeo all'Isola per il rito in memoria dei "nuovi martiri" che ha celebrato con la Comunità di San'Egidio, cui è affidata la chiesa sull'isola Tiberina. Il contesto di questa preghiera è molto significativo per una serie di fattori: esattamente quattro anni fa ad oggi venivano rapiti i vescovi ortodossi di Aleppo Boulos Yazigi e Gregorios Ibrahim, dei quali non si hanno più notizie; si avvicina il viaggio del Papa in Egitto, che ha una forte impronta ecumenica e interreligiosa perché sottolinea la comunione del sangue delle vittime dell'odio; siamo alla vigilia delle presidenziali in Francia, colpita nei giorni scorsi dall'ennesimo attentato terroristico, rivendicato dall'Isis. Per questo ultimo aspetto, acquista particolare risonanza la presenza di Roselyn, la sorella di padre Jacques Hamel, assassinato dai jihadisti il 26 luglio scorso, in una chiesa nei pressi di Rouen.


Migrare e non migrare, accogliere e non accogliere, diritti e doveri
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Re: Refuxà, axiłanti, diriti omàni, obligasion e reałixmo

Messaggioda Berto » dom apr 23, 2017 10:09 am

"Il lavoro prima agli australiani. Da oggi solo migranti qualificati"
Giornate di fuoco per la politica australiana e per i 200mila italiani, che vivono in Australia
Luisa De Montis - Gio, 20/04/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lav ... 88060.html


Giornate di fuoco per la politica australiana e per i 200mila italiani, che vivono in Australia (sono 25 mila gli italiani che ogni anno atterrano negli aeroporti di Sydney o di Melbourne, per vacanza, per studio o per lavoro).

Da oggi, infatti, sarà più difficile ottenere un visto permanente dall'altra parte del mondo, ma non impossibile. Il primo ministro australiano, Malcolm Turnbull, ha recentemente annunciato: "Il lavoro prima agli australiani". E ha abolito da un giorno all'altro uno dei visti più utilizzati dagli italiani (e non solo) per lavorare in Australia: il famoso 457, un contratto di lavoro di due o quattro anni, che portava alla residenza permanente e che quindi era una delle strade preferite da circa 550 italiani l'anno, per realizzare l'Australian dream. Cosa fare adesso? "Chi vuole studiare o lavorare in Australia farebbe bene a partire - spiega Ilaria Gianfagna, che tre anni fa ha fondato Just Australia, un infopoint a Melbourne per gli italiani che vogliono trasferirsi in Australia - a prescindere dalle leggi sull'immigrazione, che cambiano ogni anno. Vivere un'esperienza in Australia e in generale all'estero, anche se temporanea, fa bene a chiunque: si migliora l'inglese, si acquisiscono più qualifiche e s'impara cosa vuol dire vivere in un paese estremamente multi-etnico, moderno, dove vige la meritocrazia, dove gli stipendi sono alti, la qualità della vita è tra le più alte al mondo e il tempo libero ha la stessa importanza di quello speso sul lavoro".

In sostanza, quello che cambia è che il nuovo visto si chiamerà Temporary Skill Shortage e darà la possibilità di rimanere fino a quattro anni in Australia e solo per alcune professioni sarà possibile richiedere la residenza permanente dopo questo percorso. "Da oggi sarà più difficile ottenere un visto permanente per l'Australia - dice Alberta Miculan, agente di immigrazione dello studio di Melbourne Migration Ways - e ce la faranno soprattutto le persone molto qualificate, con un buon livello d'inglese". Le novità sono appena state annunciate ed è bene non prendere decisioni affrettate. "Meglio continuare per la propria strada - aggiunge Miculan - e attendere di saperne di più. Per chi è qualificato non mancheranno le opportunità". Proprio quello che vuole il primo ministro per il futuro del paese: migranti qualificati, ovvero 'skilled migrants', come si dice nella terra di canguri. Il premier ha anche annunciato che la procedura per ottenere il passaporto sarà ancora più lunga: ci vorranno 4 anni di residenza permanente, prima di poter richiedere la tanto ambita cittadinanza. In tantissimi hanno commentato le novità su Facebook, definendo 'razzistì i nuovi provvedimenti. Ma si può ancora emigrare in Australia? I giovani sotto i 31 anni possono chiedere un visto working holiday (vacanza-lavoro) della durata di un anno, da poter rinnovare per altri 12 mesi, a patto di svolgere 88 giorni di lavoro agricolo. Chi ha più di 31 anni, o semplicemente vuole studiare, può optare per uno student visa, un visto di studio e lavoro part time, che è il biglietto da visita per entrare nel mondo del lavoro australiano, con un buon livello d'inglese e un diploma o una laurea ottenuta sul posto. Oppure partire con la macchina fotografica al collo, per una vacanza, che a volte si trasforma in una scelta di vita.


Così si fa.
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Re: Refuxà, axiłanti, diriti omàni, obligasion e reałixmo

Messaggioda Berto » mer mag 24, 2017 7:53 pm

Smascherato il bluff dei falsi profughi. I siriani sono appena lo 0,8 per cento
L'anno scorso l'Italia ha bocciato più di sei richieste d'asilo su 10
Massimo Malpica - Mer, 24/05/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 01138.html

Stranieri tanti, profughi pochi. Tra l'inizio del 2016 e il febbraio scorso, infatti, l'Italia ha bocciato più di 6 richieste di asilo su dieci (solo il 39,4 per cento sono state approvate) delle quasi 125mila ricevute (solo 90mila delle quale sono state già definite), che sono quasi il 10 per cento del totale di richieste presentate da aspiranti rifugiati in uno dei 28 stati Ue più Islanda, Norvegia, Liechtenstein e Svizzera.

Il motivo di una percentuale così alta di domande d'asilo rigettate è esplicitato da un altro dato, quello della provenienza geografica dei richiedenti. I siriani sono un'inezia, appena 980, e non arrivano a rappresentare nemmeno lo 0,8 per cento delle domande d'asilo italiane, eppure nello stesso periodo dal Paese mediorientale dilaniato da anni di guerra civile sono ben 275mila quelli che hanno chiesto di essere accolti come profughi dalla Germania. Piuttosto piccoli anche i numeri degli iracheni, solo 1.530, mentre anche gli afgani non arrivano a fare domanda in 3000 (2.840 in tutto quelli che chiedono asilo) con gli eritrei che sono invece in 7.400, piazzandosi in testa tra le nazioni da cui fuggire con buone probabilità di vedersi accolta la richiesta di protezione internazionale, ma restando comunque sotto il 6 per cento del totale. Il grosso dei richiedenti, invece, arriva da altri Paesi. In primis la Nigeria (27.110), dalla quale si emigra soprattutto spinto da moventi economici, seguita dal Pakistan (13.660 domande). Una conferma del trend degli ultimi anni, che ha visto queste due nazioni come le più rappresentate tra le richieste d'asilo. Siamo più attraenti per i migranti economici che per i profughi, insomma. Anche se Nigeria e Pakistan hanno i loro problemi - Boko haram e talebani, per dire - non sono Paesi arrivando dai quali è facile ottenere asilo. Intanto sul fronte accoglienza Fdi sta premendo per l'emendamento «taglia business», che imporrebbe a chi gestisce l'accoglienza di rendicontare nel dettaglio l'uso dei soldi ricevuti dallo Stato.
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