Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » mer giu 14, 2017 6:46 am

Perché Lampedusa non ha più voluto la sua eroina?
Giusi Nicolini, 56 anni
12/06/2017
antonella boralevi

http://www.lastampa.it/2017/06/12/socie ... agina.html

Giusi Nicolini, appassionata, educata, colta, bella, efficace, lavoratrice è da anni praticamente dappertutto: sui media, con interviste, ritratti, copertine, servizi fotografici, interventi, talk show, commenti, convegni; a ritirare il premio Unesco per la pace; con Matteo Renzi a cena da Obama alla Casa Bianca, come “simbolo della eccellenza italiana”. Una gloria di Lampedusa additata a esempio per il mondo.

Poi arrivano le elezioni. Lampedusa vota. E per sindaco sceglie Salvatore Martello, che era stato sindaco quindici anni fa: 1566 voti contro i 908 di Giusi Nicolini. Strano, no? Il sindaco guida i suoi concittadini, ne incarna i valori e le speranze, si occupa della qualità della loro vita, è una bandiera e un punto di riferimento. Giusi Nicolini era una bandiera e un punto di riferimento, sempre presente, sempre parlante.

Tutti i commentatori, tutti i giornalisti, tutti i politici la lodavano, la ringraziavano, la portavano a esempio. Mai una voce contraria. Solo lodi, ovazioni, premi. Ma allora perchè i lampedusani non la vogliono? Saranno invidiosi di tanta popolarità? Avranno valutato sul campo il lavoro della sindaca? Avrà disturbato gli interessi di qualcuno? A me pare, magari sbaglio, che la mancata conferma di una sindaca celebrata come una eroina qualche domanda ci costringa a farcela.



Il miliardario che vuole aiutare Lampedusa Il progetto di Soros per l'isola dei migranti
di Piero Messina
2014/09/09

http://espresso.repubblica.it/attualita ... i-1.179351

La “Open society” di George Soros piazza la bandierina al centro del Mediterraneo e punta a diventare la struttura protagonista per le gestione delle politiche migratorie che passano da e per Lampedusa. La fondazione creata dal miliardario statunitense di origini ungherese ha presentato, alla fine di luglio, un documento per la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con l’ amministrazione comunale dell’isola, guidata da Giusy Nicolini. Il progetto è stato approvato dal comune alla fine di agosto ed ora gli uffici comunali si accingono a definire i punti di una collaborazione che legherà, almeno in una prima fase, l’isola di Lampedusa alla Open Society per i prossimi sei mesi. Così, dopo aver ammesso il proprio intervento a favore dei nazionalisti ucraini, le fondazioni di Soros ora passano ad occuparsi di politiche migratorie.

In che cosa consiste questo accordo per Lampedusa? Per l’organizzazione di Soros, Lampedusa rappresenta un “alleato per il raggiungimento di obiettivi come la lotta alla discriminazioni razziali e la diffusione dell’accoglienza”. Per questa ragione, lo staff europeo del mecenate statunitense ha deciso di “contribuire al potenziamento delle capacità esecutive del Comune di Lampedusa, favorendo così la popolazione ed i suoi ospiti”.

Il sindaco Nicolini ha deciso di accettare la mano della Open Society perché, come si legge nel documento che ratifica l’alleanza con la ong internazionale, “il comune di Lampedusa opera in uno stato emergenziale cronico e l’impegno per nuove opportunità di sviluppo del territorio necessiteranno di forza lavoro e competenze da affiancare all’attuale staff”. In pratica, con le sole forze interne all’amministrazione, le attività collegate all’accoglienza sarebbero prossime al collasso.

Open society, nel presentare la proposta di collaborazione segna anche il possibile perimetro del suo intervento, garantendo – a costo zero per il comune di Lampedusa – del personale che svilupperà progetti in ambito “culturale, umanitario” e raccogliere e gestire “offerte di solidarietà” a favore della piccola isola, diventata simbolo delle rotte migratorie tra l’Africa e l’Europa.

Nel documento approvato dalla giunta presieduta da Giusy Nicolini è specificato che “l’accordo non prevede finanziamenti diretti o scambi di denaro e Open Society fornirà direttamente il servizio tramite una persona dell’isola con competenze adatto allo scopo”. Nelle pagine che illustrano la delibera di giunta, dove non si spiega se tocchi al comune di Lampedusa o alla fondazione designare “l’intermediario” tra l’amministrazione e la fondazione, è anche specificato che le donazioni ricevute per Lampedusa verranno indirizzate su conti correnti dedicati esclusivamente alla realizzazione di progetti per il territorio.

Un primo step di collaborazione, seppur in forma indiretta, è già ai nastri di partenza: si tratta del festival internazionale Sabir, previsto ai primi di ottobre, festival che coinciderà con l’anniversario della strage di migranti del 3 ottobre 2013, quando persero la vita 366 viaggiatori della speranza e altri 20 restarono per sempre catalogati con il termine “dispersi”.

Il festival Sabir di Lampedusa

, come detto, può già contare sulla partnership con la fondazione di Soros. Ma quella manifestazione prossima ventura, immaginata per testimoniare pace e dialogo, è foriera di polemiche. Che nascono proprio dall’utilizzo di quel termine – Sabir, appunto – che indica una sorta di esperanto, lingua composita derivata dall’italiano, dal francese e dall’arabo, utilizzata secoli fa dalle marinerie. Il Sabir di Lampedusa sarebbe, infatti, il clone di una manifestazione omonima – con medesime finalità culturali- avviata già dal 2005 in Sicilia, nella val di Noto.

E se la manifestazione di Lampedusa può contare sulla testimonianza della cantautrice Fiorella Mannoia, il più antico tra i Sabir siciliani – il marchio del festival è stato registrato dall’organizzazione - ha, come padre putativo e presidente onorario lo scrittore Andrea Camilleri.

Che non ha preso per nulla bene questa concorrenza in salsa lampedusana, affidando al proverbiale garbo del suo stile di scrittura una dura ma composta reprimenda: "Apprendo con stupore di questo nuovo festival Sabir. Con stupore, perché sono stato in qualche modo "padrino" di Sabir, circolo di conversazione, il primo festival di letteratura araba contemporanea, nato dalla volontà del ministero Affari esteri insieme a molte istituzioni e comuni della Sicilia - scrive l'autore -. Trovavo e trovo importantissimo l'intento di collaborazione e conversazione, appunto, tra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo e mi auguro che si possa sempre collaborare e non creare discontinuità o peggio avversità, su un terreno così prezioso e oggi oltremodo minacciato “.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » sab lug 29, 2017 8:58 pm

Migranti e il business dell’accoglienza: arrestata funzionaria della Prefettura di Catanzaro
luglio 28, 2017

http://www.direttanews24.com/migranti-e ... -catanzaro

Arresti domiciliari, con l’accusa di corruzione, per una funzionaria della Prefettura di Catanzaro e per un imprenditore di Lamezia Terme.

Una funzionaria della prefettura di Catanzaro e un imprenditore sono finiti ai domiciliari con l’accusa di corruzione. La donna, Nerina Renda, di 53 anni, all’epoca dei fatti in servizio al Settore immigrazione rifugiati, in cambio di denaro avrebbe favorito Salvatore Lucchino, gestore della coop Gianal che si occupa di accoglienza, a instaurare una convenzione con la prefettura per la gestione del servizio dei migranti richiedenti asilo.

Un immobile e denaro in cambio della gestione del servizio migranti – Secondo la Procura, l’imprenditore avrebbe ricompensato la funzionaria con un immobile a Feroleto Antico e con la promessa di somme di denaro. In cambio la prefettura gli avrebbe assegnato la gestione del servizio dei migranti richiedenti protezione internazionale. L’immobile è stato sequestrato.

Convenzione e gara d’appalto – L’indagine è scattata in seguito alla stipula, il 29 dicembre 2014, di una convenzione tra la Gianal srl e la prefettura, in seguito all’esito della gara d’appalto bandita per l’assegnazione del servizio. Dalle indagini sarebbe emerso che Lucchino aveva stretto una relazione con la Renda, che all’epoca era in servizio all’area IV – Settore Immigrazione Rifugiati della prefettura. Gli accertamenti hanno rivelato poi che nel giugno 2015 Lucchino ha ceduto alla Renda un immobile a Feroleto Antico.

Ulteriori accertamenti hanno rivelato che la funzionaria aveva partecipato attivamente all’espletamento della procedura di gara indetta dalla prefettura il 14 luglio 2014, anche con sopralluoghi e ispezioni nella struttura di Lucchino che, secondo l’accusa, risultavano volutamente e strumentalmente positivi. Le indagini avrebbero poi fatto luce sul ruolo della Renda, che è stata nel frattempo destinata ad altro incarico, in seno alle imprese del compagno, quale amministratore “di fatto” del centro. (Fonte)
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » mer ago 30, 2017 1:00 pm

Meno sbarchi, meno soldi: è panico tra le coop
Antonella Aldrighetti - Mer, 30/08/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 35375.html

Il giro di affari sui migranti si riduce, così le associazioni cercano nuovi business alternativi

Roma - Cooperative, onlus, associazioni di promozione sociale e organizzazioni di volontariato che negli ultimi tempi hanno fruito di un giro di affari milionario per offrire servizi d'accoglienza agli immigrati saranno costrette, con la riduzione sempre più massiccia del numero di sbarchi, a tirare la cinghia.

L'esercito dell'accoglienza, stando ai numeri del 2016, raccoglie il 50% dell'intero mondo del terzo settore: circa 182 mila realtà cooperativistiche, poco meno di 5 mila onlus e una schiera di 300mila addetti tra lavoratori full time, part time e volontari. Quanto ai proventi le stime sono davvero ragguardevoli: si calcola che nel 2014, circa 1.300 enti hanno ricavato guadagni per 32 milioni di euro; nel 2015 la stima è posizionata su una media di 10 milioni annui, così nel 2016. Una diminuzione solo apparente di incassi perché è aumentato invece il numero di istituti che offre accoglienza.

Alcune realtà sociali hanno scelto via via di spacchettarsi in più soggetti in modo da partecipare a più gare e ripartirsi i subappalti. Ai prodighi imprenditori, la maggioranza dei quali platealmente improvvisata, che ritrovandosi a disposizione qualche immobile libero hanno messo in piedi in fretta e furia centri di accoglienza straordinari ma anche progetti di assistenza e integrazione, quelle entrate certe cominceranno progressivamente a ridursi. Ma non solo a loro. A soffrirne ci saranno anche le organizzazioni di interpretariato sociale che, a breve, verranno in larga parte sostituite da chi si aggiudicherà per un milione di euro all'anno l'appalto di registrazione delle dichiarazioni degli immigrati per le pratiche delle richieste di asilo. Tempi duri anche per le onlus di mediazione culturale: infatti chi si aggiudicherà i servizi di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati dovrà fare i conti con i budget delle amministrazioni locali. Meno consistenti sicuramente di quelli ad accesso diretto in capo alla prefetture.

Insomma per farla breve le voci di spesa del 2016 che hanno contabilizzato 3,6 miliardi di euro spesi per la mera accoglienza, con il calo degli sbarchi dovrebbero essere ampiamente ridotte e chissà, dirottate altrove. Chi ha fatto il pieno di risorse fino a oggi bene, gli altri si dovranno attivare verso nuovi piani di business. Tuttavia coop e onlus non saranno costrette alla disperazione perché ai primi di agosto il governo ha messo mano al Codice unico del terzo settore approvando lo scheletro di una legge che andrà a supportare tutti gli enti che a oggi si occupano di soggetti svantaggiati. Una sensibilità da aspettarsi visto che il mondo cooperativistico rappresenta un serbatoio di voti non indifferente per una certa sinistra. Inevitabile quindi che per tamponare il mancato incasso si sia pensato intanto a finanziare nuove agevolazioni fiscali con 190 milioni per l'anno in corso, e 200 milioni per quello a venire. Per le realtà considerate svantaggiate: quelle il cui reddito s'aggira attorno ai 130mila euro è pronto nel cassetto il regime di dichiarazione forfettaria.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » dom set 03, 2017 6:34 pm

Bechis: nomi e numeri delle coop che si arricchiscono con gli immigrati
31 Agosto 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... enza-.html

C’è una sola cooperativa sociale di rilievo che si occupa di gestione e accoglienza dei migranti che nel 2016 non è riuscita ad aumentare il suo giro di affari: è il consorzio Eriches 29 di Roma che un tempo era guidato da Salvatore Buzzi e oggi per sua sfortuna è controllata dal tribunale di Roma che ne sequestrò le quote quando scoppiò lo scandalo di Mafia Capitale. Ma è un caso più unico che raro: perché nell’ultimo anno chi si è occupato di migranti e nella maggiore parte dei casi ha gestito gli Sprar ha fatto affari così straordinari con le cooperative sociali o i consorzi che ne raccolgono alcune che quelle imprese sembravano vivere in tutt’altra parte di Italia. Basta pensare che con le 45 più rilevanti che hanno depositato presso la camera di Commercio locale il proprio bilancio al 31 dicembre 2016 si raggiunge un fatturato di 367,7 milioni di euro. Le stesse società nel 2015 avevano complessivamente fatturato 294,5 milioni di euro. La crescita complessiva del loro giro di affari è stata dunque superiore ai 73,1 milioni di euro in un solo anno, pari ad un aumento del 24,81% sul giro di affari dell’anno precedente. Nessun altro settore produttivo italiano può vantare risultati di questo tipo in un anno dove si è cominciata a vedere una timida crescita, mai però a due cifre.

Le coop che si arricchiscono con i migranti: nomi e numeri

Se si guarda l’utile netto conseguito dalle 45 coop sociali che si sono occupate di migranti il risultato è ancora più strabiliante: era di 3,4 milioni di euro nel 2015, è salito a 6,5 milioni di euro nel 2016, con una crescita assoluta di 3 milioni e percentuale del 90,5%. La cifra può sembrare esigua rispetto al giro di affari, ma qui non siamo di fronte a società per azioni o a multinazionali, e bisogna tenere presenti regole e tradizioni delle cooperative sociali, che più o meno vengono tutte dalla Lega Coop, dalla Confcooperative, dalla chiesa cattolica o da movimenti cattolici.
Fra quelle 45 coop solo 4 hanno visto nel giro dell’ultimo anno ridursi il fatturato per il taglio di alcune commesse pubbliche, ma di quelle quattro tre hanno comunque aumentato la propria redditività rispetto all’anno precedente. L’utile è aumentato per 35 cooperative, mentre per dieci si è ridotto. Ma di queste dieci ben 9 sono comunque riuscite ad aumentare il proprio giro di affari sperando di fare lievitare il margine nel 2017.


IL CASO BUZZI
La sola coop che invece è in negativo sia per fatturato che per utile è appunto la sopra ricordata Eriches 29 che oggi viene gestita dal tribunale di Roma che ha nominato alcuni professionisti al vertice. Forse è un caso, ma forse non lo è che la sola coop di settore per cui i migranti non siano un business è quella su cui è strettissimo il controllo di legalità. Anche per la Eriches 29 però nel 2017 la situazione potrebbe cambiare in meglio. Lo si legge nella relazione di bilancio in cui gli amministratori fanno una sostanziale rivelazione. «Si precisa», scrivono, «che nei primi mesi del 2017 la Società ha chiesto ed ottenuto dalla stazione appaltante Comune di Roma-Dipartimento Politiche Sociali di rinegoziare la percentuale del co-finanziamento relativo alla commessa Sprar. dal 20% al 5%. Come noto, il 20% del co-finanziamento che rimane a carico del gestore costituisce la principale causa della marginalità negativa della commessa; la riduzione al 5% consente il riequilibrio della stessa, e di tale riequilibrio la Società ne trarrà beneficio seppure limitato al secondo semestre del 2017».

Cosa è accaduto? Che l’ex coop di Buzzi si è portata di proroga in proroga fino al giugno 2017 le regole del vecchio contratto. Ma nel frattempo è intervenuta una novità legislativa, di cui ha beneficiato probabilmente qualche altra coop che gestiva gli Sprar dei migranti già nella seconda parte del 2016: dipende dalla scadenza dei loro contratti e dalle trattative avviate con gli enti locali controparte.
La legge prevedeva che per il finanziamento degli Sprar per l’accoglienza diffusa dei profughi e richiedenti asilo l’80% fosse a carico dello Stato e il 20% a carico degli "enti". In teoria quel 20% doveva essere finanziato dagli enti locali in cui venivano istituiti i centri di accoglienza, ma in quasi tutti i casi i comuni hanno traslato quella norma sugli enti privati che vincevano le gare: le coop sociali che gestiscono quei centri.

Il governo di Matteo Renzi nell’agosto del 2016 ha varato un nuovo decreto che ha portato quella percentuale dal 20% al 5%, e di conseguenza le coop hanno avuto direttamente o indirettamente (attraverso il Comune) un 15% inatteso di redditività in più.
Le due più grandi coop sociali che si occupano di migranti sono la Auxilium e la Senis Hospes entrambe con sede legale a Senise, in provincia di Potenza. Più volte finite entrambe sotto tiro della magistratura (anche in alcuni scampoli della inchiesta su Mafia Capitale), sono legate alla storia di una cooperativa bianca un tempo legata alla compagnia delle Opere: La Cascina, che fa ristorazione. Gestiscono i Cara più importanti, e una sfilza. Ma i problemi giudiziari non hanno intralciato evidentemente i loro affari: l’Auxilium in un anno ha visto aumentare il proprio fatturati da 56,2 a 61,1 milioni di euro e anche l’utile è cresciuto lievemente: da 529mila a 543mila euro. La performance è stata ancora più straordinaria per la Senis Hospes: il fatturato è salito da 26,2 a 42,1 milioni di euro e l’utile da 80mila a 109mila euro. Il risultato straordinario arriva dalla gestione del Cara di Mineo, dal Cara di Foggia e di alcuni Sprar a Roma, Teramo e altri 13 comuni minori. È stata acquisita la gestione anche di un ulteriore Sprar nel comune di Messina. La previsione degli amministratori è di affari a gonfie vele anche nel corso del 2017: «La gestione 2017», scrivono nella relazione sulla gestione, «evidenzia un livello di servizi resi e marginalità in linea con quelle già registrate nel 2016. Nel corso dell’esercizio 2017 la Cooperativa ha in animo in particolare di intensificare i propri servizi resi nel campo socio assistenziale».

Molte cooperative sociali affiancano al business dei migranti anche altro tipo di attività nel campo dell’assistenza sociale: minori, anziani, case famiglia anche per gli italiani. Alcune di loro sono nate in quel settore, e poi hanno colto al volo l’occasione di business che presentavano i rifugiati. Ma non poche sono nate solo negli ultimi anni proprio per esercitare in via esclusiva nel settore dei migranti.

Fra quelle che hanno avuto negli ultimi dodici mesi risultati eclatanti c’è anche la Lai Momo di Sasso Marconi in provincia di Bologna: ha quasi raddoppiato il fatturato (da 3,2 a 5,3 milioni di euro) e più che raddoppiato l’utile netto (da 309 mila a 883 mila euro). È la coop balzata al disonore delle cronache negli ultimi giorni per quell’improvvido commento sui social del proprio mediatore culturale Abid Jee sullo stupro in spiaggia a Rimini, in cui sosteneva che la donna violentata dopo il primo brusco impatto provava piacere. La Lai Momo ha vinto l’appalto per la gestione dello Sprar di Bologna insieme ad altre coop, e si è creata in questi giorni tensione con il committente.Ma non può lamentarsi, visti i risultati.
Fra le performance più incredibili quella della Ruah di Bergamo, che ha visto lievitare il proprio fatturato da 4,8 a 9,2 milioni di euro, quasi quadruplicando l’utile: da 82 mila a 284 mila euro.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » sab ott 21, 2017 6:41 am

La famiglia piena di debiti che incassa milioni con i migranti
Giuseppe De Lorenzo Marco Vassallo
Ven, 20/10/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 53983.html

Meri Spiller. Tutto ruota attorno al nome di questa 59enne imprenditrice di Bolzano Vicentino. Donna energica, ormai famosa in zona, e amministratrice di quello che è diventato uno degli hub per migranti più chiacchierato del NordEst.

Tutto in famiglia

Quella di Meri Spiller sarebbe una storia come ce ne sono tante nel variegato mondo dell’accoglienza agli immigrati. Business is business, in fondo. E tanti ne hanno approfittato. Ma il suo nome è il filo conduttore che collega i tasselli di un puzzle più grande, fatto di parenti, castelli di società, imprese fallimentari e soprattutto debiti mai pagati nonostante i circa 8 milioni di euro incassati dal 2015 ad oggi per dare un tetto ai richiedenti asilo.

Imprenditori in molte cose e con qualche fallimento alle spalle, Meri Spiller e il suo compagno Francesco Rizzotto hanno dato vita a quella che potremmo chiamare la “grande famiglia dei migranti”. Tutti (o quasi) hanno un ruolo nella storia: le figlie, i nipoti, il genero, gli zii. Due società riconducibili alla “famiglia” sono la Hotel Adele Srl e la Turist Hotel Srl: la prima ospita 280 profughi (molti dei quali nell’omonimo albergo nel centro di Vicenza); l’altra ne accomoda 150 tra Sandrigo e Bolzano Vicentino. Meri Spiller risulta essere amministratore unico della Hotel Adele Srl, i cui proprietari - però - sono la figlia Samanta Zardo (attraverso un'altra società), il nipote Riccardo Andreatta e il genero Ilario Pelizzer (marito della seconda figlia, Susy Zardo).

Il grillino

Forse ricorderete alcuni di questi nomi, visto che ilGiornale.it se ne era occupato quando scoprimmo che a possedere le quote della Hotel Adele Srl (attraverso un complesso intreccio societario) era il consigliere grillino di Marostica, Gedorem Andreatta. Il quale non sembrava aver compreso a pieno le indicazioni del proprio Movimento, che un giorno sì e l’altro pure lancia accuse contro chi fa affari con l’immigrazione.

Dopo la nostra inchiesta, Andreatta ha deciso di lasciare le quote della San Francesco Srl (proprietaria del 95% della Hotel Adele Srl) per cederle al nipote Riccardo (18 anni) e a Pelizzer. Un modo per far rimanere lo cose in famiglia e permettere a Meri Spiller e alle figlie Samanta e Susy Zardo di gestire il business immigrazione. Le due sorelle, infatti, sono le amministratrici dell’altra gallina dalle uova d’oro della famiglia, la Turist Hotel srl (di cui ne detengono anche il 10% delle quote).

Tutto normale (e di certo legale) se non fosse che l’accoppiata Spiller-Rizzotto negli ultimi anni ha accumulato debiti per milioni di euro, ha un’azienda in liquidazione (con un lungo elenco di creditori infuriati) e vanta arretrati di tasse mai pagate al Comune di Bolzano Vicentino. Per anni hanno incamerato passivi, fornitori da pagare e esposizioni bancarie. Fino al fallimento. Dal periodo di vacche magre, però, si sono miracolosamente ripresi grazie alla decisione di gettarsi anima e corpo nel business dell’immigrazione (ovviamente senza comparire mai in prima persona). Grazie ai bandi dell’accoglienza, in pochi anni la “famiglia” è riuscita a realizzare investimenti milionari e a (ri)acquistare i beni finiti all’asta. Dimenticandosi, però, di pagare i creditori.

I debiti di Meri Spiller (e congiunti)

Nell’elenco delle società gestite o possedute da Spiller e Rizzotto ci sono la Edil Olmo Costruzioni Srl, la Kristal Futura Srl e la Frame Srl. Al Comune di Bolzano Vicentino risultano oltre 85mila euro di Imu, Ici e Tasi mai pagate dalle aziende. A cui vanno aggiunti altri 218mila euro di tasse arretrate a nome dei due imprenditori. A conti fatti significano 303.499,81 euro di imposte non versate da parte della Spiller e del compagno. Non proprio spiccioli.

Ma il vero buco nero della “famiglia dei profughi” è la Zaris Costruzioni Srl, società specializzata in “acquisto, vendita e gestione di beni immobili propri”. Prima dell’arrivo del commissario giudiziario, a guidarla era Rizzotto, il quale si spartiva le quote con la Spiller e le due sorelle Zardo. La Zaris nel 2009 risultava avere 2,2 milioni di euro di debiti divisi tra semplici fornitori, con ipoteche e qualificati o con fatture da ricevere. “Noi attendiamo di 1,6 milioni di euro per immobili mai consegnati e già pagati”, dice un imprenditore che preferisce rimanere anonimo.

Nella stessa situazione ci sono decine di aziende (e privati) che hanno realizzato opere o comprato case dalle società di Spiller&Co senza ricevere neppure un soldo bucato. “La mia impresa ha installato gli impianti elettrici dell’Hotel Domus e di altri 24 appartamenti, ma non ci hanno mai pagato”, lamenta Denis Bressan che vanta un consistente credito. “Fa molta rabbia vederli incassare milioni con l'accoglienza senza che onorino i debiti”.

Ricomprare case all’asta

Ed è proprio questo il punto. Nonostante la Spiller amministri la società che sta facendo importanti affari con l’immigrazione, i creditori non possono rivalersi su quei guadagni perché nominalmente lei non appare tra i proprietari. Non solo. Perché a far crescere la rabbia di chi attende i pagamenti da anni, c’è anche il fatto che la Spiller, attraverso i familiari, si stia ricomprando tutti i beni persi con le procedure di fallimento.

Le figlie Samanta e Susy Zardo, per esempio, anno scorso con la Turist Hotel Srl si sono aggiudicate all’asta, alla modica cifra di 63.600 euro, un appartamento di 136mq a Bolzano Vicentino. E a chi era stato espropriato l’immobile nel 2013? Ovvio: a Francesco Rizzotto e Meri Spiller. E ancora: nel 2011 all'imprenditrice venne tolta la casa dove abitava, una villa da 1.017 mq con garage doppio e terreni adibiti “ad elegante giardino”. L'abitazione finì all’asta. Nessuno si fece vivo fino al 28 gennaio 2016, quando la Turist Hotel Srl offre 266mila euro tondi tondi e se la aggiudica. Lo stesso succede per 14 posti auto, un tempo di proprietà della Zaris e ricomprati per 63mila euro complessivi.

Dove mamma e compagno fanno crac (lasciando milioni di debiti in giro) ci pensano le figlie a (ri)acquistare all’asta quanto perduto. Mentre persone ed enti che avanzano crediti non ricevono nulla.

Dopo vari incontri e promesse di onorare il debito, il Sindaco di Bolzano Vicentino ha chiesto un incontro al prefetto. “Gli abbiamo consegnato l’estratto conto dei nostri crediti - spiega Daniele Galvan - Sia lui che la dirigente sono rimasti a bocca aperta”. Eppure sembra evidente che a muovere i fili sia sempre l’accoppiata Spiller-Rizzotto. “A venire in Comune per le trattative sulla gestione dei richiedenti asilo erano sempre loro due - dice il sindaco - Che persone con molti debiti riacquistino i beni con il denaro dei profughi, è un controsenso. Non è equo verso chi avanza soldi nei loro confronti”

In fondo da quando a Vicenza sono arrivati i migranti, sulla famiglia della Spiller è tornato a splendere il sole. Le finanze non sono più un problema e le Srl vanno a gonfie vele. Tanto che il mese scorso sono riusciti a trovare oltre un milione di euro per comprare l’Hotel Europa (base d’asta: 1,2 milioni). A formalizzare l’acquisto è stata la San Francesco Srl, ovvero la società proprietaria dell’Hotel Adele Srl e divisa tra il 18enne Riccardo Andreatta, Samanta Zardo e il marito di Susy, Ilario Pelizzer. Un investimento importante, simbolo che le disponibilità economiche sono consistenti.

Nel Vicentino si vociferava che l’acquisto fosse legato al nuovo bando da 74 milioni di euro emesso dalla Prefettura per l’accoglienza di 2.900 migranti tra il 2017 e il 2019. La Spiller, che insieme al nipote Riccardo Andreatta ha incontrato il sindaco di Vicenza, ha però “escluso qualsiasi ipotesi riguardante i richiedenti asilo”. Diventerà insomma un albergo a tutti gli effetti, al pari dell'altra struttura in capo alla Adele Srl, l'hotel Kristal.

L’intreccio con la coop

La famiglia si dichiara comunque “aperta all’accoglienza” e sta facendo di tutto per non uscire dal giro. I preparativi fervono. “Il nuovo bando (per i profughi, ndr) rende problematica la partecipazione da parte di un’impresa privata - ha spiegato la Spiller - perché inserisce nuovi paletti rispetto al precedente (…). Credo che ad aggiudicarsi il bando sarà una cooperativa”. Nessun problema. Fatta la legge, trovato l’inganno. In effetti la Turist Hotel Srl e l’Hotel Adele Srl quest’anno non hanno presentato un’offerta. Ma non sembrano avervi rinunciato. A farsi avanti è stata la Cooperativa Sociale Aurora, associazione che collabora con la Spiller per la fornitura dei servizi di integrazione. La proposta di 428 posti letto ricalca casualmente la somma di quelli gestiti attualmente dall'Hotel Adele e dalla Turist Srl. Che coincidenza! O forse no, visto che il legame tra coop e “famiglia” è tale da spingere l’associazione a inviare Samanta Zardo come proprio rappresentante alla riunione in Prefettura per l’apertura delle buste. Curioso, no?

Il totale dei posti offerti dalle 35 associazioni che si sono candidate al bando prefettizio sono inferiori (2.467) a quelli richiesti (2.900). Se non emergeranno problemi burocratici, dunque, è probabile che la coop Aurora e la sua rappresentante Zardo riescano ad ottenere quei 428 migranti a circa 35 euro al giorno cadauno. Se i profughi dell'Aurora finiranno all'Adele, Meri Spiller (indebitata fino al collo e con una coda di creditori alle calcagna da far invidia a Paperino) potrebbe continuare per altri due anni ad amministrare gli immigrati e buona parte dei relativi 9,5 milioni di euro (circa). In un vero e proprio affare di famiglia.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » mar ott 31, 2017 8:20 am

Arrestato l’imprenditore dell’accoglienza. Guadagnava 7mila euro al giorno coi profughi
Andrea Tumiotto
ottobre 28, 2017

http://www.lavocedeltrentino.it/2017/10 ... i-profughi

Era chiamato l’imprenditore dell’accoglienza e guadagnava fino a 7 mila euro al giorno con i profughi. Ora però è stato arrestato.

La carriera «dell’accoglienza» di Angelo Scaroni, 43enne imprenditore bresciano di Montichiari attivo nel settore del legno e immobiliare, è terminata questa mattina con gli arresti domiciliari decisi dalla procura di Brescia.

Secondo le indagini l’imprenditore si era inventato il business dei migranti. Ora è accusato di truffa ai danni dello Stato nell’ambito della gestione dei profughi. Ed è l’ennesima conferma di come dietro al dramma migratorio sia fiorito un vero e proprio giro d’affari che truffa le casse dello Stato.

Di lui si era cominciato a parlare nel giugno scorso, quando la Procura di Brescia aprì un’inchiesta sugli affari di alcune strutture di accoglienza che ospitavano oltre 300 immigrati. Le strutture erano tutte gestite da imprenditori privati, con modalità poco trasparenti. Alcune di loro avevano vinto bandi della Prefettura per l’accoglienza degli immigrati destinati a Brescia e provincia, ma in alcuni casi le strutture indicate erano inesistenti e in altri casi non avevano le carte in regola per ospitare le persone.

L’imprenditore partecipava ai bandi, non ne ha perso uno dal 2015, mediante autocertificazioni relative alle varie strutture. Solo all’ultimo bando, del settembre scorso, non ha partecipato perché essendo indagato lo ha ritenuto “non opportuno”.

Scaroni, lui o la sua famiglia, – riporta Anna Pedri sul quotidiano Il primato nazionale – è proprietario di una quarantina tra appartamenti, ristoranti e alberghi. Tutti vennero perquisiti dai carabinieri nel giugno scorso. Per vincere gli appalti Scaroni ammassava i profughi in spazi ristretti, guadagnando con essi cifre da capogiro con i famosi 35 euro al giorno che vengono stanziati per l’accoglienza degli immigrati.

A giugno, quando venne messo sotto inchiesta l’imprenditore diceva: “Ho piena fiducia nella magistratura. Sono sicuro che si chiarirà tutto molto presto” e aggiungeva che in merito alle strutture inesistenti forse si trattava solo di errori di compilazione, perché “solo chi non lavora non sbaglia”. In tutto la truffa che Scaroni ha orchestrato e messo in atto nel confronti dello Stato è di circa 900 mila euro.

Anche gli sfortunati profughi giunti a Carpeneda di Vobarno e vittime il 2 luglio del lancio di molotov da parte di ignoti erano arrivati in Val Sabbia proprio grazie a uno dei bandi vinti da Angelo Scaroni.

Per quell’episodio di violenza che fortunatamente si concluse senza feriti le indagini brancolano tutt’oggi nel buio. L’arresto di questa mattina è soltanto l’ennesima tegola giudiziaria nei confronti di Scaroni poiché lo scorso 5 aprile il suo deposito di pellet a Novagli di Montichiari fu distrutto da un gigantesco incendio sviluppatosi per cause mai chiarite.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » mar dic 26, 2017 2:40 pm

Case e barca comprate con i soldi dei ragazzi disagiati
Monica Serra - Mar, 22/12/2015

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 07212.html

Case, terreni, perfino una barca a vela comprati anche con i soldi destinati ai bambini ospiti della casa famiglia.

Soldi che, secondo la procura, sarebbero stati indebitamente percepiti. Oggi tutto è finito sotto sequestro preventivo per equivalente. Si parla di beni per un valore complessivo di un milione e 370mila euro.

Finisce così di nuovo nell'occhio del ciclone la comunità educativa per minori "L’aquilone" di Galatina, in provincia di Lecce, già nota alle cronache per l'arresto ai domiciliari (eseguito l'anno scorso) dell’allora direttore responsabile Bruno Dollorenzo. L'uomo era accusato di abuso dei mezzi di correzione, violenza privata e maltrattamenti. Secondo quanto accertato dalla procura, avrebbe picchiato, minacciato, costretto a dormire per terra e a effettuare lavori nella propria abitazione, i ragazzini disagiati, affidati alla casa famiglia che gestiva. Da quelle indagini, che a breve arriveranno in udienza preliminare, è nato questo nuovo filone d'inchiesta relativo al fiume di denaro che raggiungeva mensilmente le casse della comunità. Si tratta di cifre pari a circa 75 euro al giorno per ogni singolo minore ospitato.

L'accusa contestata nei confronti dei gestori che si sono succeduti (Dollorenzo, sua moglie e sua suocera) e delle due cooperative che si sono avvicendate nella gestione de "L'aquilone" è quella di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche e malversazione in danno dello Stato.

Quando questa mattina i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria hanno bussato alle porte della casa famiglia, l'immobile era quasi vuoto. Gli accertamenti lunghi e difficili, coordinati dal sostituto procuratore Stefania Mininni, si sono concentrati sui soldi percepiti fino al 2013.

Le due cooperative finite al centro delle indagini, "Le ali della vita" e "Nuovi incontri", sono subentrate, con una semplice nota al Comune di Galatina, a quella iniziale, "Progetto uomo". Ma, mentre la prima aveva ottenuto tutte le necessarie autorizzazioni per operare, le altre due non le avrebbero neppure richieste. Le note inviate sarebbero state recepite dal Comune senza nulla eccepire.

Non solo. Dagli accertamenti bancari sui conti dei responsabili della struttura è emerso che i rappresentanti legali pro tempore hanno distratto una rilevante parte dei contributi indebitamente conseguiti e li hanno utilizzati per fini personali, o comunque diversi da quelli a cui erano destinati, come l'acquisto di immobili e prelievi in contante per oltre 300mila euro per rimpinguare le disponibilità economiche sui loro conti bancari.

Il decreto di sequestro preventivo per equivalente è stato firmato dal giudice delle indagini preliminari Simona Panzera. In tutto riguarda cinque immobili e sei terreni a Galatina e Sogliano Cavour, tra uliveti, orti e ficheti, oltre alle disponibilità finanziarie su conti correnti pari a circa 110mila euro e una barca a vela da 12 metri, ormeggiata nel porto di Gallipoli, che, a guardare le foto pubblicate sui profili Facebook di alcuni degli indagati, sarebbe stata spesso usata per fini ben diversi rispetto a quelli per cui era stata acquistata.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » ven gen 26, 2018 10:37 pm

Finanza nel centro di accoglienza: indagini sugli appalti della coop
Serenella Bettin - Ven, 26/01/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 87013.html

Nel campo di Conetta perquisizioni e proteste dei migranti

Venezia L'ennesima protesta a Conetta. E ora anche le perquisizioni della Guardia di Finanza.

Non è la prima volta che la cooperativa che gestisce uno dei centri d'accoglienza più grandi del Veneto, finisce nel mirino delle Fiamme gialle. Solo che prima la coop si chiamava Ecofficina, e ora ha cambiato nome in Edeco. Ieri sono scattate le perquisizioni nel centro di accoglienza di Conetta, nella sede della cooperativa e di altre società a queste collegate. E i reati sono gravi: associazione a delinquere nella frode in pubbliche forniture. Ma le perquisizioni sono scattate anche nei confronti di due funzionari della prefettura lagunare per il reato di rivelazione di segreto d'ufficio. Le indagini, fanno sapere dalla procura, sono volte alla «verifica dei rapporti tra la struttura di accoglienza e gli uffici pubblici deputati al controllo, nonché alla corretta esecuzione del contratto di appalto di accoglienza dei migranti richiedenti asilo internazionale nel centro di Cona». Già anni fa la cooperativa era stata indagata per truffa aggravata, falso e maltrattamenti. «Io i miei dubbi li ho sempre avuti dice il sindaco di Cona, Alberto Panfilio - se il governo voleva fare accoglienza migranti perché ha deciso di spendere milioni di euro su una terra dimenticata da Dio e non ha preso un immobile che già aveva? Dopo tre anni ci sono ancora le tende». Un sindaco che ha sempre detto no alla costruzione di prefabbricati nell'ex base. Ma ora il governo potrebbe scavalcare il niet del primo cittadino e far costruire i moduli abitativi. Tanti hanno chiesto la chiusura di quel centro, ma ieri la prefettura di Venezia ha pubblicato il nuovo bando, aprendo la procedura per dare in gestione il centro di accoglienza per il 2018. Intanto le proteste continuano. Mercoledì scorso il primo round: quattro profughi scesi in strada, quattro panche in mezzo alla carreggiata, alcuni tavolini e un po' di cagnara. Quanto basta a mandare il traffico in tilt, i residenti anche e a far allertare polizia e carabinieri. Poi, ieri, i richiedenti asilo si sono barricati dentro il campo non facendo né entrare, né uscire nessuno. Lì hanno atteso il vicario del prefetto. Il motivo? Vogliono il permesso di soggiorno giallo e non quello bianco che è provvisorio. Ma, spiegano dalla prefettura: «Quello giallo è un permesso valido, loro si sono fissati che lo vogliono bianco».
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » mer feb 07, 2018 9:19 pm

Il racket dei profughi: con il berretto in mano davanti a bar e negozi
Paola Fucilieri - Mer, 07/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/milano/ra ... 91357.html

Chiedono soldi in strada, gentili e ben vestiti. Un'organizzazione li indottrina e incassa

Sempre la stessa storia? Non esattamente. I mendicanti di cui vogliamo parlarvi non sono i soliti che insistono imperterriti a pulirci i vetri dell'auto al semaforo, quelli che dormono su un giaciglio di fortuna davanti alle boutique di corso Vittorio Emanuele con accanto la scritta «ho fame» e nemmeno i vari funamboli di etnia rom che ne escogitano una al giorno per spillarci del denaro mentre andiamo al lavoro o accompagniamo i figli a scuola.

Analizziamo invece un nuovo fenomeno che si sta rivelando strutturato e gestito da vere e proprie organizzazioni seppure in un modo completamente differente (nonché senz'altro di grande successo per chi lo organizza) rispetto al passato. Ci soffermiamo quindi su quei pacifici ragazzi africani, ben vestiti ed estremamente cortesi, che sfoderando un sorriso molto autentico, si appostano ogni mattina davanti al nostro bar, alla pasticceria sotto casa o al supermercato del quartiere dove abitiamo. Hanno lo sguardo buono, con occhi che ci puntano addosso come per perforarci il cuore e la coscienza mentre allungano il cappello per indurci a metterci dentro la monetina. E spesso, spessissimo ci riescono. Magari non subito, strappandoci però la promessa, regolarmente mantenuta, di quel «quando esco» che indica un appuntamento rimandato solo di qualche minuto, dopo caffè e brioche.

Questi giovani sono talmente desiderosi di piacere da tenere buoni rapporti (fondamentali) anche con i gestori dei bar. In cambio del permesso di starsene fuori dal locale, i giovani di colore vuotano i portaceneri o allungano al barista le tazzine lasciate da chi il cappuccino ha preferito berselo seduto a un tavolino all'aperto. Davanti ai supermercati, invece, sono maestri ad accaparrarsi la fiducia di anziani o single in difficoltà con le troppe borse della spesa, offrendosi di aiutarli a portarla a casa. Risultato: questi giovani profughi, richiedenti asilo, perlopiù nigeriani, gambiani e ivoriani, ce li troviamo davanti ogni giorno. Non è bello da dirsi, ma stanno diventando una sorta di tassa obbligatoria, per avere il lasciapassare dalla nostra coscienza.

Li abbiamo seguiti per settimane, a Milano, per riuscire a parlarci, a carpire qualche informazione su chi e come li «indottrina» perché era evidente che non potevano essersi uniformati casualmente con il medesimo modus operandi all'improvviso e in tutta la città. Alla fine siamo riusciti a farci raccontare un po' di cose su come vengono addestrati e indottrinati. Naturalmente c'è qualcuno che a un certo punto della giornata li raggiunge, conta il denaro, li fa spostare periodicamente, come in un vero e proprio racket (in alto la foto di uno degli «organizzatori» che incontra i suoi sottoposti).

A dicembre la polizia locale ha sottoposto alla Procura di Milano l'indagine Baseball Cap (cappellino da baseball) dove si parla di circa 200 di questi giovani ipotizzando l'esistenza di una organizzazione criminale alle loro spalle; a San Donato sono stati visti arrivare da fuori su un pulmino che li scarica davanti a negozi e a punti di passaggio e Forza Italia ha inviato in Consiglio comunale una interrogazione per avere risposte in merito a questo fenomeno e ha lanciato una raccolta firme. Finora a parte qualche identificazione non si sono raggiunti risultati, ma quello del racket diventa ogni giorno che passa sempre qualcosa di più di un semplice timore.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » mar mag 22, 2018 2:00 am

Intascavano soldi destinati a immigrati: indagato anche un sacerdote
Fabio Franchini - Lun, 21/05/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 30293.html

Il gruppo di disonesti turbava le gare d’appalto per l’accoglienza indette ogni anno dalla prefettura, partecipandovi con una società fittizia

Rubavano i soldi destinati all’assistenza degli immigrati in tre centri d’accoglienza della provincia di Siena.

La Guardia di Finanza senese ha arrestato un uomo e denunciato – con l’accusa di turbativa d'asta, appropriazione indebita e autoriciclaggio - anche i suoi tre complici, tra cui un sacerdote della diocesi di Grosseto. Inoltre, il corpo di polizia militare ha sequestrato beni per oltre 300mila euro.

Il gruppo di disonesti turbava le gare d’appalto per l’accoglienza indette ogni anno dalla prefettura, partecipandovi con una società fittizia. Come riporta l’edizione di Grosseto de Il Tirreno, l’operazione “Picket” messa in opera dalla Fiamme Gialle ha constatato che negli ultimi tre anni, la banda avrebbe fatto sparire circa 600mila euro destinati ai rifugiati, spostando tale somma su conti correnti personali.

Nel mirino i centri di Monticiano e Sovicille, vicini alla parrocchia del sacerdote connivente, che avrebbe così ricoperto un nodo chiave nel raggiro.
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