Perché Lampedusa non ha più voluto la sua eroina?
Giusi Nicolini, 56 anni
12/06/2017
antonella boralevi
http://www.lastampa.it/2017/06/12/socie ... agina.html
Giusi Nicolini, appassionata, educata, colta, bella, efficace, lavoratrice è da anni praticamente dappertutto: sui media, con interviste, ritratti, copertine, servizi fotografici, interventi, talk show, commenti, convegni; a ritirare il premio Unesco per la pace; con Matteo Renzi a cena da Obama alla Casa Bianca, come “simbolo della eccellenza italiana”. Una gloria di Lampedusa additata a esempio per il mondo.
Poi arrivano le elezioni. Lampedusa vota. E per sindaco sceglie Salvatore Martello, che era stato sindaco quindici anni fa: 1566 voti contro i 908 di Giusi Nicolini. Strano, no? Il sindaco guida i suoi concittadini, ne incarna i valori e le speranze, si occupa della qualità della loro vita, è una bandiera e un punto di riferimento. Giusi Nicolini era una bandiera e un punto di riferimento, sempre presente, sempre parlante.
Tutti i commentatori, tutti i giornalisti, tutti i politici la lodavano, la ringraziavano, la portavano a esempio. Mai una voce contraria. Solo lodi, ovazioni, premi. Ma allora perchè i lampedusani non la vogliono? Saranno invidiosi di tanta popolarità? Avranno valutato sul campo il lavoro della sindaca? Avrà disturbato gli interessi di qualcuno? A me pare, magari sbaglio, che la mancata conferma di una sindaca celebrata come una eroina qualche domanda ci costringa a farcela.
Il miliardario che vuole aiutare Lampedusa Il progetto di Soros per l'isola dei migranti
di Piero Messina
2014/09/09
http://espresso.repubblica.it/attualita ... i-1.179351
La “Open society” di George Soros piazza la bandierina al centro del Mediterraneo e punta a diventare la struttura protagonista per le gestione delle politiche migratorie che passano da e per Lampedusa. La fondazione creata dal miliardario statunitense di origini ungherese ha presentato, alla fine di luglio, un documento per la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con l’ amministrazione comunale dell’isola, guidata da Giusy Nicolini. Il progetto è stato approvato dal comune alla fine di agosto ed ora gli uffici comunali si accingono a definire i punti di una collaborazione che legherà, almeno in una prima fase, l’isola di Lampedusa alla Open Society per i prossimi sei mesi. Così, dopo aver ammesso il proprio intervento a favore dei nazionalisti ucraini, le fondazioni di Soros ora passano ad occuparsi di politiche migratorie.
In che cosa consiste questo accordo per Lampedusa? Per l’organizzazione di Soros, Lampedusa rappresenta un “alleato per il raggiungimento di obiettivi come la lotta alla discriminazioni razziali e la diffusione dell’accoglienza”. Per questa ragione, lo staff europeo del mecenate statunitense ha deciso di “contribuire al potenziamento delle capacità esecutive del Comune di Lampedusa, favorendo così la popolazione ed i suoi ospiti”.
Il sindaco Nicolini ha deciso di accettare la mano della Open Society perché, come si legge nel documento che ratifica l’alleanza con la ong internazionale, “il comune di Lampedusa opera in uno stato emergenziale cronico e l’impegno per nuove opportunità di sviluppo del territorio necessiteranno di forza lavoro e competenze da affiancare all’attuale staff”. In pratica, con le sole forze interne all’amministrazione, le attività collegate all’accoglienza sarebbero prossime al collasso.
Open society, nel presentare la proposta di collaborazione segna anche il possibile perimetro del suo intervento, garantendo – a costo zero per il comune di Lampedusa – del personale che svilupperà progetti in ambito “culturale, umanitario” e raccogliere e gestire “offerte di solidarietà” a favore della piccola isola, diventata simbolo delle rotte migratorie tra l’Africa e l’Europa.
Nel documento approvato dalla giunta presieduta da Giusy Nicolini è specificato che “l’accordo non prevede finanziamenti diretti o scambi di denaro e Open Society fornirà direttamente il servizio tramite una persona dell’isola con competenze adatto allo scopo”. Nelle pagine che illustrano la delibera di giunta, dove non si spiega se tocchi al comune di Lampedusa o alla fondazione designare “l’intermediario” tra l’amministrazione e la fondazione, è anche specificato che le donazioni ricevute per Lampedusa verranno indirizzate su conti correnti dedicati esclusivamente alla realizzazione di progetti per il territorio.
Un primo step di collaborazione, seppur in forma indiretta, è già ai nastri di partenza: si tratta del festival internazionale Sabir, previsto ai primi di ottobre, festival che coinciderà con l’anniversario della strage di migranti del 3 ottobre 2013, quando persero la vita 366 viaggiatori della speranza e altri 20 restarono per sempre catalogati con il termine “dispersi”.
Il festival Sabir di Lampedusa
, come detto, può già contare sulla partnership con la fondazione di Soros. Ma quella manifestazione prossima ventura, immaginata per testimoniare pace e dialogo, è foriera di polemiche. Che nascono proprio dall’utilizzo di quel termine – Sabir, appunto – che indica una sorta di esperanto, lingua composita derivata dall’italiano, dal francese e dall’arabo, utilizzata secoli fa dalle marinerie. Il Sabir di Lampedusa sarebbe, infatti, il clone di una manifestazione omonima – con medesime finalità culturali- avviata già dal 2005 in Sicilia, nella val di Noto.
E se la manifestazione di Lampedusa può contare sulla testimonianza della cantautrice Fiorella Mannoia, il più antico tra i Sabir siciliani – il marchio del festival è stato registrato dall’organizzazione - ha, come padre putativo e presidente onorario lo scrittore Andrea Camilleri.
Che non ha preso per nulla bene questa concorrenza in salsa lampedusana, affidando al proverbiale garbo del suo stile di scrittura una dura ma composta reprimenda: "Apprendo con stupore di questo nuovo festival Sabir. Con stupore, perché sono stato in qualche modo "padrino" di Sabir, circolo di conversazione, il primo festival di letteratura araba contemporanea, nato dalla volontà del ministero Affari esteri insieme a molte istituzioni e comuni della Sicilia - scrive l'autore -. Trovavo e trovo importantissimo l'intento di collaborazione e conversazione, appunto, tra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo e mi auguro che si possa sempre collaborare e non creare discontinuità o peggio avversità, su un terreno così prezioso e oggi oltremodo minacciato “.