Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » gio mar 02, 2017 4:21 am

Conferma da Frontex: "Le Ong recuperano immigrati in Libia solo per guadagnarci"
Per Fabrice Leggeri, numero uno dell'agenzia europea, le operazioni di soccorso effettuate sostengono le azioni delle organizzazioni criminali e dei trafficanti
27 Febbraio 2017

http://www.ilpopulista.it/news/27-Febbr ... narci.html

Il numero uno di Frontex, Fabrice Leggeri, ha criticato le Ong che soccorrono gli immigrati a largo della Libia, sostenendo che questo comportamento incoraggia il traffico di esseri umani e che le organizzazioni collaborano in modo negativo con la polizia. In un'intervista pubblicata lunedì dal quotidiano tedesco Die Welt, Leggeri sostiene che "sarebbe necessario rimettere in discussione le attuali misure di salvataggio a largo della Libia", perché "il 40%" dei soccorsi sono effettuati da imbarcazioni private". Per il capo dell'agenzia europea per il controllo delle frontiere bisogna "evitare di sostenere le azioni delle organizzazioni criminali e dei trafficanti in Libia, aiutando i migranti sempre più vicino alle coste libiche".

Una strategia di questo genere "consente ai trafficanti di caricare ogni giorno sempre più immigrati su imbarcazioni inadatte, senza acqua e carburante". Leggeri ha anche criticato il fatto che alcune Ong "cooperano in modo negativo" con i guardiacoste, carpendo informazioni sulle partenze per poterci guadagnare. Il loro intervento "rende più difficile per le autorità di sicurezza europee, avere informazioni sulle reti dei trafficanti attraverso le interviste con i migranti e di aprire indagini di polizia". Frontex aveva già criticato molto duramente le organizzazioni non governative in un rapporto pubblicato a dicembre, accusandole di possibili collusioni con gli organizzatori delle partenze dei clandestini dalle coste libiche.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » sab apr 22, 2017 6:58 am

"Vergognoso il bando del Comune di Nuoro per dare casa e lavoro ai migranti"
Il consigliere regionale Marcello Orrù attacca il Comune di Nuoro per aver indetto un bando per garantire alloggio e prospettive di lavoro ai migranti
Francesco Curridori - Gio, 20/04/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 88065.html

"La notizia del bando che il comune di Nuoro ha predisposto per garantire alloggio e prospettive di lavoro ai migranti è una vergogna e ancor più gravi e inaudite le parole spese per giustificare il bando.

L'obiettivo è quello di garantire non solo vitto e alloggio ma anche una prospettiva lavorativa ai migranti, secondo il Comune". Marcello Orrù, consigliere regionale della Sardegna e presidente del Movimento Cristiano Forza Popolare, attacca la giunta comunale guidata da Andrea Soddu per aver istiuito un bando per l'accoglienza dei migranti arrivati in Sardegna qualche giorno fa a bordo della nave Siem Pilot.

"Ma come? Migliaia di giovani nuorese costretti ad emigrare all'estero e il Comune, peraltro con gravi problemi di bilancio, che fa? Garantisce casa e lavoro ai migranti", dice Orrù che giudica il bando "un vero e proprio scempio, uno sputo in faccia ai tanti sardi, e nuoresi in particolare, disoccupati" e pertanto ne chiede il ritiro. "Occorre fermare questo vergognoso spreco di risorse pubbliche che va contro gli interessi dei nostri conterranei in difficoltà. Nuoro non merita scelte scellerate come questa", conclude il consigliere regionale.



Le bugie dei radicali, del Papa e di altri sui migranti regolari e sugli immigrati clandestini
viewtopic.php?f=194&t=2460

I falsi buoni che fanno del male
viewtopic.php?f=141&t=2574

Amare e aiutare chi ti fa del male non è un bene ma un male
viewtopic.php?f=141&t=2542

Diritti Umani Universali che non esistono
viewtopic.php?f=25&t=2584

Il falso lavoro è un furto legalizzato di stato, nuovo parassitismo
viewtopic.php?f=94&t=2525

Povertà, poartà/povartà e mexeria venete
viewtopic.php?f=161&t=2444

Non deprediamo e non uccidiamo la nostra gente con l'irresponsabile accoglienza indiscriminata e scriteriata a spese delle scarse risorse pubbliche, dei nostri figli e nipoti e dei nostri compaesani e concittadini
viewtopic.php?f=196&t=2605

Non portarti la morte in casa, non hai colpe né responsabilità
viewtopic.php?f=194&t=2624
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » mar mag 02, 2017 6:16 am

Inchiesta Cara di Mineo, Zuccaro: «Appalti preconfezionati e bacino di voti»
13/02/2017 - 15:56
di Mario Barresi
Il procuratore di Catania in commissione Migranti. «Le scelte della politica finora hanno favorito corruzione e clientelismo. Aiutateci a lavorare meglio contro la criminalità»

http://www.lasicilia.it/news/home/62380 ... orale.html

Il nome dell’organo che lo ascolta sembra quasi il titolo di un film di Lina Wertmuller: “Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate”. L’oggetto dell’audizione di Carmelo Zuccaro, alla Camera lo scorso 24 gennaio, è invece di appena tre parole: Cara di Mineo.

Circa tre quarti d’ora di confronto. In cui il procuratore di Catania fornisce molte informazioni ai parlamentari. Sull’inchiesta per turbativa d’asta e corruzione, sul ruolo degli indagati (a partire dal sottosegretario Giuseppe Castiglione), sulle rivelazioni di Luca Odevaine, «fulcro dell’impianto accusatorio» assieme alle intercettazioni, ritenute «riscontrate al cento per cento», sulla «pista fredda» delle «coperture» di Viminale e Prefettura. Il procuratore chiede di secretare alcune parti: gli altri filoni aperti in un’inchiesta che continua, ma anche l’ipotesi di capi d’imputazione per associazione mafiosa. Tutto fuori verbale.

«Appalti cuciti su misura»

Zuccaro descrive l’inchiesta. «Il sistema di evidenza pubblica che è stato adottato a partire dal 2011 è stato fortemente viziato nella sua regolarità da un preconfezionamento dei bandi relativi alle gare. Praticamente hanno cucito su misura del designato vincitore il bando stesso».

Poi entra nel dettaglio. «L'ipotesi accusatoria è la seguente: che sin dall'inizio, sin da quando è stato designato da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri il soggetto attuatore per la realizzazione del Cara di Mineo, si sia individuato in determinate imprese» il soggetto che «avrebbe dovuto aggiudicarsi la gara». Chi, insomma, «doveva vincere a tutti i costi», perché «creata apposta per poter arrivare a questo risultato».

Il ruolo di Castiglione

Parlando della gara del 2011, il procuratore sostiene: «Il preconfezionamento di questo bando è stato operato dal soggetto attuatore, l'onorevole Castiglione, secondo la nostra ipotesi accusatoria, attraverso il primo passaggio, che è stato quello di nominare come presidente della commissione di gara Luca Odevaine e come componente della stessa Giovanni Ferrera», dice Zuccaro alla commissione Migranti. Ma il sistema «viene assolutamente replicato in occasione della gara che viene bandita nel corso del 2012», nella quale «i protagonisti sono sempre gli stessi, a cariche mutate». Decisivo il ruolo di Odevaine: «Lui stesso ammette - racconta Zuccaro - che il suo contributo è stato fondamentale e determinante». Poi rivela una confessione de ras di Mafia Capitale. «Lui afferma chiaramente: “Questa è una cosa che vede innanzitutto protagonisti me e l'onorevole Castiglione. Siamo noi due prima che trattiamo queste cose e successivamente intervengono gli altri soggetti”».

«Un bacino elettorale»

Zuccaro spiega la contestazione del rato di «corruzione propria continuato» a Castiglione e al sindaco di Mineo, Anna Aloisi. Con due condotte illecite rilevate dal fatto che «questi soggetti che rivestivano delle cariche pubbliche hanno turbato le tre gare e, dall'altra, nel corrispettivo che noi riteniamo essere stato loro promesso e dato». E cioè la «promessa di voti per loro e per i gruppi politici di cui facevano parte» alle Politiche e alle Comunali 2013, nonché alle Europee 2014. «Un determinato bacino di voti per loro e anche per i gruppi politici di cui facevano parte. L'altro corrispettivo che è stato individuato è la costituzione di 15 circoli di Ncd».

«Odevaine, riscontri al 100%»

Racconta il procuratore: «Nel corso degli interrogatori che abbiamo effettuato, oltre a Luca Odevaine, anche gli imputati Cammisa e Menolascina hanno ammesso le loro responsabilità. In particolare, Odevaine ha dichiarato di aver agito in concorso con l'onorevole Castiglione, in quanto con lui sarebbe stata concordata sin dall'inizio la procedura di cui vi ho detto».

E dunque ammette: «Il fulcro dell'impianto accusatorio si fonda sulle intercettazioni e sulle dichiarazioni di Luca Odevaine, che ha assunto la veste di persona che ha deciso a un certo punto di collaborare con noi, anche se ovviamente non ha la veste formale di collaboratore di giustizia». Ma quanto è attendibile il “quasi pentito”? «Le dichiarazioni di Odevaine, per quello che abbiamo potuto accertare noi, allo stato sono state riscontrate al 100 per cento», assicura Zuccaro.

«L’indagine è durata troppo»

Zuccaro fornisce anche altre informazioni interessanti. «L'indagine, per i tempi della procura di Catania, è durata troppo rispetto alle nostre aspettative». Il motivo è un cambio alla guida del Ros di Roma. «Il vertice peraltro è stato assunto da un alto ufficiale di polizia giudiziaria molto preparato che tuttavia ha dovuto ridisegnare l'impostazione dell'informativa di notizia di reato, che invece noi attendevamo prima dell'estate dell'anno scorso». Il rimpianto: «Le vicende di cui ci occupiamo risalgono da ultimo al 2014 e credo che non sia mai auspicabile che fatti di questa importanza siano oggetto delle decisioni dell'autorità giudiziaria a distanza di oltre due anni».

Ciò ha avuto un’altra conseguenza: «Non tutti i filoni investigativi che noi stiamo seguendo siano stati conclusi». Di questi filoni, «di cui ancora non abbiamo avuto un'informativa finale», Zuccaro parlerà «in sede di audizione riservata».

Un’altra parte che Zuccaro chiederà di secretare è la sua risposta all deputato Erasmo Palazzotto (Sinistra Italiana) su «eventuali capi d'accusa per associazione mafiosa».

Il metodo e i confini

Il magistrato illustra anche «il metodo nella scelta dei capi di imputazione e degli imputati da perseguire». E cioè: «Non abbiamo seguito la logica del cui prodest». Questa la linea: «Noi abbiamo voluto accertare chi fosse coinvolto in questo accordo di preconfezionamento dei bandi di gara e dietro che cosa. Inoltre, le persone che abbiamo scelto non sempre sono quelle che rivestono le cariche apicali, ma sono soltanto quelle che, dalle concrete risultanze, dimostrano di essere a conoscenza degli accordi corruttivi».

Zuccaro parla anche dei confini di competenza delle varie inchieste sulCara. «Siccome la prima delle gare a evidenza pubblica che risultano essere state turbate si è conclusa a Catania, anche sotto il profilo territoriale siamo competenti a occuparci del reato di turbativa d'asta e del reato di corruzione anche se non viene contestata l'aggravante dell'articolo 7. Tuttavia, per tutte le gare che invece vengono fatte dal consorzio in favore delle ditte fornitrici e, quindi, per le truffe legate alle presenze eccetera, è competente e sta procedendo la procura di Caltagirone». Compreso il filone sugli Sprar, sul quale il deputato Giovanni Burtone (Pd) chiede approfondimenti.

Coperture e «pista fredda»

«Il Villaggio degli aranci, che era di proprietà dell'immobiliare Pizzarotti, dopo che gli americani avevano disdettato il rapporto di locazione, era una realtà praticamente fuori mercato». Qualcuno ha favorito i proprietari? «Sappiamo per certo che la scelta di procedere alla requisizione d'uso non viene presa a livello locale. Francesca Cannizzo è il prefetto che gestisce quella fase in cui si procede, sulla base di una scelta che viene presa a livello centrale, alla requisizione d'uso».

Palazzotto chiede di coperture al Viminale. «La pista che abbiamo seguito in questo caso, per cercare di vedere se vi fossero accordi di natura illecita precedenti, si è rivelata per noi una “pista fredda”», che «si basava sul sospetto che qualcuno avesse caldeggiato la scelta di ricorrere alla requisizione d'uso e di utilizzare il Cara di Mineo». E ancora: «È ovvio che sul merito politico non entriamo, ma né da Odevaine né dai servizi di intercettazione che abbiamo svolto si è mai potuto accertare se la scelta, anziché rispondere a criteri meramente politici più o meno discutibili, rispondesse ad interessi di altro tipo. Non siamo riusciti ad accertarlo, perché la pista – lo ripeto – era fredda, per mancanza di fatti concreti che potessimo verificare nel momento in cui noi siamo intervenuti».

Palazzotto chiede ragguagli sulla «assenza di intervento da parte della prefettura, neanche in chiave di segnalazione al ministero di eventuali anomalie». Zuccaro risponde: «Le anomalie in effetti sono state rilevate esclusivamente dal presidente dell'Anac, quindi non ci erano state in precedenza segnalate da parte della prefettura. Questo è un dato di fatto. Ovviamente l'omessa segnalazione da parte del prefetto, che successivamente è intervenuto nel seguire queste cose, di per sé non può costituire ipotesi illecita. Non ci risulta né dalle dichiarazioni di Odevaine né dalle intercettazioni che da parte di componenti della prefettura di Catania vi sia stata una partecipazione all'accordo corruttivo».

L’appello alle istituzioni

Alla fine sembrano soltanto convenevoli. Il presidente Federico Gelli ringrazia Zuccaro. Che risponde: «Se mi consente, oltre a esservi io grato del fatto che mi avete dato questa possibilità, da magistrato che guida una procura che effettivamente è in primo piano nel campo del migranti, vi rivolgo un invito». Questo il messaggio, molto forte, che il magistrato rivolge alla politica e alle istituzioni: «Le scelte che sono state compiute sinora a livello politico, a mio avviso, hanno complicato l'ordine pubblico, portando a una situazione strutturale che, come sapete, è molto precaria e ha favorito determinati accordi corruttivi e clientelari».

La Procura di Catania, ricorda «ha elaborato strategie di intervento che hanno inciso e profondamente modificato le modalità con cui il traffico dei migranti avviene qui in Sicilia». Ma la magistratura, che fa anche più del suo dovere, ha bisogno di una politica all’altezza. «Quello che vi chiedo è: cercate di orientare scelte che, a prescindere dagli indirizzi politici, non rendano più difficile il contrasto alla criminalità», dice Zuccaro. Il riferimento non è «soltanto alla criminalità mafiosa», perché in Sicilia la mafia «trova un terreno fertile nella criminalità della pubblica amministrazione, nella corruzione e nel clientelismo».

Sono le 13,25. L’audizione, dopo 45 minuti, si chiude con un «buon lavoro» di Zuccaro ai parlamentari della commissione. I quali annuiscono e ricambiano, in silenzio.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » lun mag 15, 2017 10:16 am

Retata in Calabria contro il clan Arena, che gestiva di fatto il centro per migranti tra i più grandi d'Europa. Arrestati per associazione mafiosa anche il governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto e il parroco fondatore della sezione locale della confraternita
di Giovanni Tizian
15 maggio 2017

http://m.espresso.repubblica.it/attuali ... i-1.301446

I quattrini sulla pelle dei migranti con la complicità della Confraternita della Misericordia di Isola Capo Rizzuto. I carabinieri del Ros coordinati dalla procura antimafia di Catanzaro stanno eseguendo arresti e sequestri nei confronti di affiliati e complici delle cosche del crotonese, che da oltre 10 anni avevano il controllo totale del centro d'accoglienza, incluso il Cara(Centro per richiedenti asilo) di Isola Capo Rizzuto, il più grande d'Europa, secondo solo al “villaggio della solidarietà” di Mineo, altra struttura al centro di scandali e abusi.

I reati contestati a vario titolo dall'antimafia di Catanzaro vanno dall'associazione mafiosa alla malversazione fino alla frode in forniture pubbliche e alla truffa. I militari del Ros, insieme alla guardia di finanza e alla squadra Mobile della polizia, stanno dando esecuzione a un fermo disposto dalla procura guidata dal procuratore Nicola Gratteri che riguarda 68 di persone e sequestri per diverse decine di milioni di euro.

Tra i fermati con l’accusa di appartenere alla cosca anche Leonardo Sacco (governatore della Confraternità della Misericordia di Isola Capo Rizzuto e già vicepresidente nazionale della confraternità con sede in Toscana) e don Edoardo Scordo, parroco di Isola e, molti anni fa, fondatore della sezione locale della confraternità. Leoanrdo Sacco, Mr Misericordia, è un uomo di potere e abile nel tessere relazioni con prefetti e uomini politici. Un'intraprendenza che gli ha aperto moltissime porte. Il volto insospettabile dell’impresa criminale.

Tre mesi fa L'Espresso aveva raccontato nei dettagli il ruolo di Sacco e della 'ndrangheta (famiglia Arena) nella gestione del grande centro per rifugiati. Ipotesi confermate dall'inchiesta antimafia sui signori dell’accoglienza.

Un'indagine che parte da lontano. Dalle origini dell'impero fondato sul business dei migranti. Con le 'ndrine protagoniste, infiltrate nelle pieghe dell’emergenza. Più di cento milioni, tutti soldi pubblici, incassati in dieci anni da Sacco e la sua Misericordia. Un terzo della somma- per il momento questa è la cifra accertata dai detective del Ros- sperperata dalla cosca, pronta a lucrare sulla pelle dei rifugiati. Un crinale, quello dell’accoglienza, in cui si intersecano interessi diversi. Capi bastone, imprenditori e politici. Gli investigatori hanno peraltro documentato la partecipazione di più famiglie criminali alla spartizione dell'affare, che negli anni è diventato una vera miniera d'oro per i padrini. Tanto che, sospettano gli inquirenti, l'apertura del Cara, ormai 11 anni fa, ha portato la pace tra le famiglie in guerra. Una pax che dura da allora, tra clan prima dell'apertura della struttura non si facevano scrupoli a usare il bazooka per ammazzarsi tra di loro.


Migranti, il Cara in mano ai clan: così si spartivano i fondi europei
In Calabria smantellata la cosca Arena: 68 gli arresti, fermato pure il parroco. Il clan gestiva il Cara "Sant'Anna" di Isola Capo Rizzuto con esponenti della "Fraternita di Misericordia"
Giovanni Neve - Lun, 15/05/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 97130.html

Associazione di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose.

Sono i reati contestati alle 68 persone arrestate la scorsa notte nella maxi operazione, denominata "Jonny", che ha impegnato oltre 500 agenti e ha consentito di smantellare la cosca che fa capo alla famiglia Arena (guarda il video). Nelle loro mani c'era anche la gestione del centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto.

I provvedimenti, emessi dalla Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri, a seguito di indagini coordinate dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto, hanno smantellato la storica e potentissima cosca di 'ndrangheta che fa capo alla famiglia Arena e che è da tempo al centro di articolati traffici criminali nelle provincie di Catanzaro e Crotone. Oltre ad avere interessi nelle attività legate al gioco e alle scommesse, secondo gli investigatori, la cosca Arena, "aveva imposto la propria assillante presenza anche sull'area ionica della provincia di Catanzaro dove, direttamente attraverso i propri affiliati", grazie anche a fiduciari, "aveva monopolizzato il business delle estorsioni ai danni di esercizi commerciali e imprese anche impegnate nella realizzazione di opere pubbliche". Tra il 2015 ed il 2016 infatti, in particolare a Catanzaro, una cellula, dipendente dalla cosca madre di Isola Capo Rizzuto ma radicata nel capoluogo, "aveva perpetrato una serie impressionante di danneggiamenti a fini estorsivi per fissare con decisione la propria influenza sull'area mentre cosche satelliti della famiglia avevano fatto altrettanto nell'area, di rilevante interesse imprenditoriale e turistico, immediatamente a sud di Catanzaro ricadente nei comuni di Borgia e Vallefiorita".

La cosca Arena lucrava sull'accoglienza dei migranti nel Cara "Sant'Anna" di Isola Capo Rizzuto grazie alla collusione con esponenti della "Fraternita di Misericordia", l'ente che gestisce il centro dell'isola lungo la statale 106. Dalle indagini è emersa un'infiltrazione del clan, da più di un decennio, in tutte le attività imprenditoriali connesse al funzionamento dei servizi di accoglienza del Cara. Secondo gli investigatori, il tramite era Leonardo Sacco, governatore della Misericordia, che ha permesso di aggiudicare a imprese create ad hoc dai mafiosi gli appalti indetti dalla prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione presso il centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto e di Lampedusa. Gli Arena e altre famiglie di 'ndrangheta si spartivano così i fondi europei destinati all'accoglienza dei migranti. Secondo l’accusa degli oltre 100 milioni di euro assegnati alla struttura per accogliere oltre 1600 immigrati al giorno, almeno 30 sarebbero stati dirottati nelle casseforti dei clan. Nei guai è finito anche il parroco di Isola Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio (70 anni).
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » mer mag 17, 2017 1:42 pm

Il piano controllo dei Cara pronto da due anni. E lasciato in un cassetto
Nel 2015 nacque un programma di ispezioni Al Viminale sedeva Alfano. Non fu mai avviato
Antonella Aldrighetti - Mer, 17/05/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 97914.html

Che la gestione dei progetti di accoglienza per gli immigrati si potesse trasformare in un business grossolano e senza scrupoli l'aveva messo in conto, già qualche anno fa, anche l'Unione europea concedendo all'Italia di avviare un progetto di monitoraggio sulle condizioni dell'ospitalità.

Era il 2015 infatti quando, nel pieno delle indagini su Mafia capitale e identificate le cooperative gestite da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati nel giro di affari degli appalti del Cara di Mineo, si incominciò a sentire la necessità di mettere a punto un sistema di controllo capillare nei centri di accoglienza. A sedere sulla poltrona più alta del Viminale c'era Angelino Alfano e lì è rimasto, fino al passaggio del testimone a Marco Minniti. E fermo e chiuso, nei cassetti del Viminale, è rimasto anche il progetto Mireco.

Così si chiama il programma di monitoraggio e miglioramento delle condizioni di accoglienza (Mireco è un acronimo inglese che sta per Monitoring and improvement of reception conditions).Chissà se il ministro Minniti vorrà utilizzarlo come mossa a sorpresa dopo gli arresti che hanno coinvolto l'hub di Capo Rizzuto oppure cercherà di farlo passare sotto silenzio. Fatto sta che nel programma europeo del Fami, il Fondo asilo migrazione e integrazione, ci sono 5 milioni e mezzo di euro vincolati per avviare controlli a tappeto nei centri di accoglienza. Dalla governance dei servizi per gli adulti, a quelli per i minori, per immigrati con problemi di salute mentale, portatori di handicap, famiglie e ancora per i programmi di inserimento e integrazione. Non ultimo per i servizi per i richiedenti asilo e per i rifugiati. Insomma l'intero panorama dedicato alle decine di migliaia di disperati che approdano sulle coste italiane.

Mireco si presenterebbe, e il condizionale è d'obbligo, come piano strategico predisposto dal dipartimento Libertà civili e Immigrazione del ministero dell'Interno per effettuare sopralluoghi, controlli, stilare rapporti, valutare numeri e indicatori dei livelli raggiunti nei centri di accoglienza di tutta la Penisola. Però nessuno ha dato il via al sistema di monitoraggio, né avviato le linee guida per comunicare i controlli o attivato un'ipotetica task force di supporto alle prefetture. Perché sono loro, in prima linea, a bandire appalti per l'accoglienza, gestire fondi e affidare quei servizi specifici per i richiedenti asilo. Eppure già a febbraio scorso il progetto era pronto per partire tant'è che il ministro Minniti l'aveva avocato a se per gestirlo direttamente togliendolo dalla responsabilità del Fami. Ma anche a febbraio non è partito nulla. Così anche a marzo. È stato finanziato soltanto ad aprile ma le linee guida per l'organizzazione e l'eventuale assegnazione devono ancora essere completate.

Intanto però vengono finanziati progetti meno impegnativi ma soprattutto di dubbio valore pratico. Uno a caso è la realizzazione e la stampa di un bimestrale per 12 numeri della rivista «Libertà Civili e Immigrazione»: impegno di spesa 500mila euro. Al contempo sono stati ingaggiati 4 giornalisti per occuparsene direttamente. Curioso pensando che il ministero dell'Interno vanta un ufficio stampa di tutto riguardo. E per concludere la rassegna del superfluo è stato impegnato un altro milione (1.083.176 euro) per raccogliere le videointerviste che i richiedenti asilo farebbero presso le prefetture dei centri che li ospitano. Qualsiasi funzionario di prefettura con uno smartphone potrebbe svolgere questo lavoro anche grazie all'aiuto di un interprete che, per la legge in vigore, comunque dovrà essere presente all'intervista.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » sab mag 20, 2017 4:28 pm

???

Migranti, il 'modello Milano' al centro di una legge d'iniziativa popolare
Mattia Mor

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... re/3596642

Le migrazioni saranno uno dei grandi fenomeni che affronteremo sempre più nei prossimi decenni, e andrà gestito con pragmatismo e lungimiranza, senza strumentalizzazioni. Per capirne la portata, partiamo dai numeri dell’Unhcr: tra l’1 gennaio e il 30 aprile del 2017 sono sbarcate 37.142 persone; negli stessi quattro mesi del 2016, gli sbarchi sono stati 27.933. Quest’anno è arrivato via mare il 33% di migranti in più e solo in aprile sono stati 12.901 migranti, il 41% in più del 2016.

È un’invasione, come si grida da una certa ala del Parlamento? È un business in cui vi sono organizzazioni che guadagnano sulla pelle delle persone? Alla seconda domanda deve rispondere la magistratura con un’inchiesta seria, mossa da presupposti dotati di appiglio probatorio, senza speculazioni politiche sulla pelle di disperati che non chiedono altro che un futuro migliore. Alla prima, invece, posso con chiarezza rispondere da solo: non si tratta di un’invasione.

Il numero dei migranti arrivati in rapporto alla popolazione è ancora basso per poterne parlare in termini bellici. Ma è un numero comunque troppo alto per poter essere ignorato, delegando tutta la gestione del fenomeno a chi lavora sul fronte dell’emergenza, agli amministratori locali che fanno miracoli per coadiuvare assistenza e sicurezza dei cittadini, al terzo settore che costituisce il valore aggiunto dell’Italia nella gestione degli ultimi.

Al primo posto va messa la coesione sociale e la sicurezza dei nostri concittadini, senza se e senza ma. Ecco perché è giusto sostenere la legge d’iniziativa popolare, concepita per rispondere all’immigrazione con tre elementi: accoglienza, lavoro, inclusione (???). Iniziativa dal titolo: Ero straniero – L’umanità che fa bene. Accogliere i migranti e lavorare per renderli davvero parte della nostra comunità, nel rispetto assoluto delle nostre leggi. Non è un caso che il titolo citi uno dei passi del Vangelo: il suo motore è, infatti, don Virginio Colmegna, che da 13 anni si dedica ogni giorno all’accoglienza di chi è in difficoltà. Lo fa alla Casa della Carità, una delle realtà più belle di Milano.

Parlo ovviamente di bellezza umana: quella del fare qualcosa per gli altri, anche per essere esempio e stimolare così un evoluzione culturale nei riguardi di chi migra per lasciarsi alle spalle un destino cieco senza speranza. Don Colmegna è il promotore di questa legge, che spinge a tradurre il cambiamento culturale in cambiamento giuridico. La proposta vuole superare la legge Bossi-Fini ed è sostenuta da personalità politiche (tra gli altri Emma Bonino, Luigi Manconi, Riccardo Magi), da esponenti di rilievo del terzo settore, da Arci e Acli, e da numerosi sindaci.

La proposta di legge si intitola Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari. È costituita da 8 articoli, con i quali si vogliono introdurre elementi di forte cambiamento all’assetto attuale della gestione dei fenomeni migratori.

In estrema sintesi:
– introduzione di un permesso di soggiorno temporaneo per cercare lavoro;
– attività di intermediazione tra datori di lavoro italiani e lavoratori stranieri non comunitari;
– reintroduzione del sistema dello sponsor;
– regolarizzazione su base individuale degli stranieri “radicati”;
– nuovi standard per riconoscere le qualifiche professionali;
– misure per includere chi richieda asilo attraverso il lavoro dei richiedenti asilo;
– godimento dei diritti previdenziali e di sicurezza sociale che siano stati maturati;
– uguaglianza nelle prestazioni di sicurezza sociale;
– maggiori garanzie per affermare il diritto alla salute dei cittadini stranieri;
– effettiva partecipazione alla vita democratica col voto amministrativo;
– ultimo, ma tutt’altro che ultimo per la sua importanza: abolizione del reato di clandestinità.

Come per ogni legge di iniziativa popolare, è necessario raccogliere 50mila firme in sei mesi per portare il testo in discussione in aula. Appoggio che va dato dopo una discussione seria e non ideologizzata, perché si fa buona politica quando problemi così complessi vengono affrontati e risolti con proposte. A tal proposito, un’ottima occasione di confronto e di partecipazione, sarà l’appuntamento a Milano con la manifestazione 20 maggio senza muri, che porterà nelle strade l’urgenza di avere una società più accogliente.

Un evento che ancora una volta dimostra l’anima di una città che è sempre stata al centro dell’attivismo sociale, e della grande apertura dei suoi cittadini. Un “modello Milano” che ha portato ieri, grazie al lavoro del Pd, all’approvazione di un protocollo per l’accoglienza diffusa dei migranti sul territorio, obiettivo che ha fatto dire al ministro Minniti: “Oggi consegniamo all’Italia il modello Milano che tiene assieme accoglienza e qualità, un progetto di accoglienza diffusa in cui ognuno si assume le sue responsabilità”.

Un modello di cui come cittadini milanesi dobbiamo essere orgogliosi.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » dom mag 21, 2017 8:14 pm

"Sapete dove dovete mettere gli immigrati?". La fucilata di Vittorio Feltri: uccisa la sinistra
21 Maggio 2017
di Vittorio Feltri

http://www.liberoquotidiano.it/news/opi ... talia.html

Quelli della sinistra non hanno mai capito niente dell' Italia. Lo dimostra il fatto che non sono riusciti a governarla per più di 24 mesi. Romano Prodi col suo Ulivo profumato di incenso è stato due volte presidente del Consiglio e in entrambe le circostanze è durato un paio di anni, poi si è dovuto dimettere essendogli crollata addosso la maggioranza.
Un tentativo lo ha fatto pure Massimo D' Alema. Anche lui ha resistito poco tempo. Fu costretto a cedere il timone ad Amato, prima craxiano, quindi opportunista e pronto a saltare qualsiasi fosso. Di Monti è nota la mesta vicenda.

Di lui si ricordano tre cose: il loden, le tasse e la mancata spending review. Egli rimase al comando un annetto. In seguito arrivò Bersani, ma non ebbe fortuna: i grillini lo mandarono a defecare. Discese dal cielo democristiano Letta, il nipote, e alcuni mesi più tardi fu scalzato da Renzi, sostituito dal mite Gentiloni, asservito alle banche, tanto è vero che ha regalato 8 miliardi al Monte dei Paschi di Siena, l' istituto di credito gestito con le terga dai suoi compagni del Pd.

Nel giro di alcuni lustri i progressisti hanno dimostrato platealmente di essere incapaci di guidare anche una carriola, figuriamoci Palazzo Chigi. Il che dovrebbe bastare a convincere gli italiani a non votarli più. Ma non sarà così in quanto gli avversari della sinistra sono spariti nelle nebbie della stupidità. La prossima battaglia elettorale sarà la comica finale. I signorini del Pd e i loro sodali si stanno portando avanti per perdere consensi. Basti pensare che oggi scendono in piazza a Milano con l' intento di favorire l' immigrazione, persuasi che le migliaia di neri e di islamici giunti nel nostro Paese non siano sufficienti a garantirci la felicità. È incredibile.

I suddetti signorini affermano che i profughi sono una ricchezza per la Patria e reclamano nuovi arrivi. Promettono festosa accoglienza e integrazione, case, assistenza e lavoro per gli stranieri. Premono perché si abbattano i muri e si costruiscano ponti. Mentre almeno il 70 per cento dei nostri concittadini è esasperato a causa delle invasioni barbariche, i bamba milanesi, con in testa il sindaco Sala, sfilano in corteo affinché i famosi barconi intensifichino il trasporto nella penisola di sfigati, che poi siamo obbligati a mantenere nelle nostre città già abbastanza infestate. Siamo al paradosso. Coloro che ci amministrano, invece di risolvere il drammatico problema delle immigrazioni di massa, fanno il diavolo a quattro per aggravarlo, e minacciano di portare a termine il progetto suicida, addossando al popolo l' onere di finanziare la folle operazione.

Dato che la gente non è scema come i progressisti, se ne guarderà bene dal dare il suffragio a questi fighetti animati dal proposito di ricevere le orde di extracomunitari nelle periferie che scoppiano e sono ai limiti della sopportazione. Sia chiaro, se i partecipanti alla marcia pro africani sono generosi al punto da volerli sul nostro territorio, non ci opponiamo. A una condizione: se li portino a casa loro, in corso Venezia, in San Babila, in via Manzoni e li facciano accomodare in salotto o in camera da letto. Non osino parcheggiarli al Lorenteggio o a Lambrate.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » lun giu 05, 2017 12:55 pm

I soldi buttati dell’accoglienza. Migliaia di coop improvvisate spremono i migranti e lo Stato
nicola pinna
2017/06/05

http://www.lastampa.it/2017/06/05/itali ... agina.html

La Lancia Delta si ferma sullo sterrato davanti al grosso cubo di cemento e fa scendere la ragazza nera. L’autista ingrana la prima sollevando un polverone che si deposita sul vestito della giovane nigeriana. Ha un volto appesantito e magro. Le fa sembrare gli occhi ancora più grandi. Sono venuti a prenderla alle dieci del mattino, l’hanno portata a battere e adesso, sei ore dopo, la riconsegnano a domicilio. «Senti, scusa…». La ragazza gira impercettibilmente la testa e abbassa gli occhi, perché la paura scaccia ogni emozione ma non la vergogna.

Supera il cancello e si confonde fra uomini e donne ospiti di quella che era una discoteca e ora è un Cas: centro straordinario di accoglienza. Uno dei 120 sparsi per la Sardegna e sbucati come funghi negli ultimi due anni. Un mediatore culturale si avvicina al gruppo di persone guidate da una senatrice 5 Stelle arrivata per un’ispezione. Dice: «Vi stavamo aspettando». Ha intenzione di mostrare il meglio del servizio per i richiedenti asilo. Ma quel meglio non c’è. Centodiciannove persone. Venti minorenni. Molte donne. Quattro aspettano un bambino. Gli altri sono maschi adulti che ciondolano.

La legge dice che donne, minori e uomini devono stare separati. Il mediatore senegalese scuote le spalle. «Siamo in emergenza, no?». Lo sanno bene le prefetture, costrette a reperire alloggi in fretta e furia. Poche strutture pubbliche e molte cavallette private confuse fra decine di cooperative sane. Servirebbero controlli. Ma ci vuole tempo. E soprattutto personale. Che non c’è.

Il cubo di cemento ha due piani, camere arrangiate da dieci, dodici posti, letti a castello, lenzuola sottili che sembrano carta vetrata, bagni lasciati andare - «questi non sanno cos’è la pulizia» - uno stanzone dove sono raggruppati gli under 18. E, in fondo a quella che doveva essere la pista da ballo, oggi perfettamente pulita, una tv. «Qui facciamo lezioni d’italiano», dice fiero il mediatore. Quando? «Due volte a settimana». Partecipano tutti? «Mica li possiamo obbligare». Uno dei minorenni si avvicina nervoso. Viene dal Gambia, usa un inglese basico ma chiaro. «Qui divento pazzo». Si picchia la testa con l’indice. «Sono arrivato sette mesi fa e non so una parola d’italiano. Non mi mandano a scuola. Il mio tutor non risponde neanche al telefono». E’ aggressivo. Sa di essere fastidioso. Ma l’ansia ha comunque la meglio. La lamentela diventa corale. I minorenni arrivano tutti e venti, non ce la fanno più. «Vogliamo un futuro. Se no era meglio morire in mare». Il mediatore prova ad allontanarsi. Perché non li portate a scuola, non è obbligatorio? «Mica dipende da noi». E’ la sua risposta fissa. Lo sapete che cosa fanno le ragazze nigeriane? «I maggiorenni sono liberi di entrare e uscire come credono. Non dipende da noi». Che cosa dipende da voi? «Il cibo, i vestiti, un medico due volte a settimana. I corsi di lingua. Ma tutto è complicato». Poco complicato è contare i soldi. Un richiedente asilo adulto vale 35 euro al giorno. Un minorenne 45. Per l’ex discoteca fa poco più di 130 mila euro al mese. Un milione e mezzo l’anno. Tutto regolare. «Siamo qui per il loro bene».

In un ristorante poco lontano, di fronte alla parlamentare 5 Stelle e a un piatto di pesce fresco, il commercialista che gestisce il cubo di cemento parla di sé e della nuova impresa come fosse Madre Teresa di Calcutta. «Ogni mese spendo 30 mila euro per il cibo e 40 mila per le 24 persone che ho assunto. Più 7.500 euro di affitto e qualche migliaio di euro per le bollette». Facendo finta che abbia uscite impreviste per altri diecimila euro, ne mancano ancora quarantamila per arrivare all’assegno che la collettività stacca per l’opera benemerita. Ruba? No. Ma il sistema fa schifo. Più ammassi immigrati, più incassi. E destreggiarsi in mezzo agli obblighi imprecisi dei bandi pubblici è un gioco. Risparmi su un insegnante, su una nutella, compri più frutta che pasta, prendi stock di lenzuola usate e i margini di guadagno esplodono. «Sa che penso quando vedo i ragazzi tristi?», dice il commercialista. Che avrebbero bisogno di scuola, formazione, bagni e letti civili? «Che dovrei prendere un intrattenitore per divertirli un po’». Ordina il dolce. E’ un uomo felice. Nella discoteca dormitorio la ragazza nigeriana si stende sul letto. Tiene il capo reclinato. Ti va di parlare? Si gira dall’altra parte con l’atteggiamento passivo di chi ha già predigerito ogni cosa e si aspetta solo di continuare il naufragio.

Comuni in fuga

Lo Stato investe per l’accoglienza 4,5 miliardi l’anno. Difficile dire che siano soldi spesi razionalmente. Al ministero dell’Interno lo sanno. Un nuovo decreto prevede una task force per la verifica delle strutture di accoglienza. «Sono stati programmati 2500 controlli e l’autorità anti-corruzione spinge per una white list nella quale inserire cooperative al di sopra di ogni sospetto», dice Elena Carnevali, parlamentare Pd della Commissione Affari sociali.

I pilastri del sistema sono due: lo Sprar (servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) gestito dai Comuni, e, appunto, i Cas, affidati a privati scelti dalle prefetture attraverso bandi pubblici o chiamata diretta. L’adesione al progetto Spar è volontaria. Su ottomila Comuni, cinquemila e trecento hanno detto no grazie. «Aprire ai migranti non rende popolari. E in Italia si va al voto ogni anno», dice Carnevali. «Basterebbe accogliere la proposta di distribuire tre immigrati ogni mille abitanti per ridurre considerevolmente il problema. Più le strutture sono grandi, più sono grandi i problemi», spiega monsignor Giancarlo Perego, direttore della fondazione Migrantes e neo arcivescovo di Ferrara. La solidarietà che l’Italia chiede all’Europa dovrebbe pretenderla dai sindaci. In Svezia hanno risolto con una legge: non vuoi la tua quota di immigrati? La prendi lo stesso. Da noi no. Ma se gli immigrati non arrivano attraverso lo Sprar, lo fanno attraverso i Cas. Ogni due strutture pubbliche ce ne sono dieci private. «Cercheremo di ribaltare il rapporto», dice Carnevali.

In Sardegna i Cas sono aumentati del 400%. Una bella inchiesta della Nuova Sardegna li ha messi in fila: il centro vacanze Baja Sunaiola, il centro congressi Antas di Fluminimaggiore, l’hotel ristorante Toluca, l’hotel Summertime. Strutture turistiche che non ce la facevano più e hanno rialzato la testa col business degli immigrati. Si potrebbe dire che parte di loro paga debiti pregressi con soldi pubblici. Va così ovunque. Che ne sanno di mediazione culturale o di formazione? Niente. Ma per qualche anno sapranno come arrivare a fine mese.

Il laboratorio dei fantasmi

In questo quadro sballato, buoni e cattivi rischiano di finire nelle stesse sabbie mobili del sospetto. Giuseppe Guerini, galantuomo che guida Confcooperative, è costretto a fare i conti con una preoccupazione e con un’amarezza. «La preoccupazione è che il sistema di accoglienza si sta trasformando in una fabbrica di clandestini. L’amarezza è di essere considerati affaristi. Chi si comporta correttamente, come i nostri soci, non ha grandi margini di guadagno. Però le cooperative che fanno riferimento a noi e a Lega Coop sono novemila, mentre nella banca dati del ministero ne sono iscritte ventimila. Molte sono nate di recente attorno ai rifugiati sulla base di autocertificazioni. Per aprire una cooperativa bastano tre persone davanti a un notaio. Prima che arrivino i controlli passano anni». Ma perché Guerini parla di fabbrica di clandestini? Per capirlo vale la pena andare a Bergamo, dove il meccanismo dell’accoglienza, che ruota attorno alla Caritas e alla cooperativa Ruah, è tra i più trasparenti ed efficaci d’Italia. Grosse strutture da 300 posti come il centro Gleno, o da 60 come Casa Amadei, organizzati come convitti svizzeri, si alternano a 150 appartamenti affittati nei condomini. Bilanci e stipendi certificati (il presidente della Ruah guadagna 1600 euro al mese e si è comprato una Golf dopo 36 anni di lavoro) e uno schema ricettivo chiaro. «Prima cosa una scuola di italiano che dura per tutta la permanenza. Poi il coinvolgimento nel volontariato. Quindi l’organizzazione di corsi di formazione e infine tirocini e borse lavoro». La parola più usata da don Claudio Visconti, direttore della Caritas diocesana, e Bruno Goisis, presidente della Ruah, è progetto. Mettono la persona al centro. Investono. La formano.

Meccanici di biciclette, cuochi, artigiani navali. E poi? «Poi arriva il problema». Perché otto richiedenti asilo su dieci sono migranti economici e non ottengono il permesso di soggiorno. Restano al centro Gleno o a Casa Amadei per due anni e dopo finiscono in mezzo alla strada con il foglio di via. Lo Stato li caccia. Ma non li accompagna alla porta. E gli immigrati diventano fantasmi. Eccola la fabbrica dei clandestini. «I soldi che spendiamo nella formazione vanno sprecati. Le relazioni vanno sprecate. E allora mi domando, soprattutto col blocco del decreto flussi, perché non introduciamo un sistema premiale che consenta di restare a chi si è formato e dimostra voglia di lavorare». Perché la politica aiuta chi scappa dalla guerra. Ma considera un criminale chi scappa dalla povertà. «Eppure i richiedenti asilo sono una parte minimale dei migranti.

Qui ci sono un milione e trecentomila abitanti, centotrentamila famiglie straniere residenti e 1500 richiedenti asilo. Possono essere un problema?». Che fine faranno questi 1500 ragazzi, don? «Andranno a Roma a fare gli ambulanti. A Napoli a lavorare nei campi. Un gruppo, pakistani e cingalesi, si fermerà a Foggia a mungere le mucche in cambio di vitto, alloggio e dieci euro al giorno». Lasciano una terra dove un po’ di lavoro regolare ci sarebbe per spostarsi a Sud. Dove il lavoro è nero, sottopagato e non servono documenti. Ultima fotografia di un’Italia spaccata a metà.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » mar giu 06, 2017 7:34 am

Minniti, la sfida alle Ong: «Portate i salvati in altri Paesi Ue»
Milena Gabanelli
Milano, 3 giugno 2017

http://www.corriere.it/esteri/17_giugno ... 3e39.shtml

L’intervista

Dialogo con il ministro sulla Libia, il rammendo e il concerto di Vasco Rossi

L’immigrazione è l’emergenza nazionale numero uno; su cosa fare c’è almeno un punto sul quale i partiti sono tutti d’accordo?

«No, non c’è! Ma poiché è una questione che impatterà con gli equilibri democratici dell’Italia e dell’Europa, io mi comporto come se ci fosse. Anche se so che è come fare un triplo salto mortale senza rete», risponde Marco Minniti, ministro dell’Interno.

Nel dopo Gheddafi, lei è il primo ministro che va a trattare con fazioni e tribù per bloccare le partenze verso l’Italia. Quanto stiamo pagando?

«Al momento 200 milioni dall’Ue e 200 dall’Italia, ma aumenteranno perché il confine sud della Libia è il confine sud dell’Europa, ed è sul quel terreno che si contrasta il traffico di esseri umani e terrorismo».

Non avrebbe più senso allora concentrare li tutte le risorse, invece di trattare su tanti tavoli?

«Se vuoi fermare le partenze occorre fare in modo che il governo libico prenda il controllo delle acque territoriali, e quindi formiamo la guardia costiera a nord e rimettiamo a posto le loro motovedette. Poi devi stroncare il traffico di esseri umani, che è un’industria aberrante e armata, che però produce e distribuisce reddito, e quindi bisogna pensare ad un circuito economico alternativo».

Cosa intende per circuito alternativo?

«Faccio un esempio: la carovana che arriva dal sud della Libia deve passare attraverso numerosi check point, ed è probabile che paghi un dazio. Per rendere questo sconveniente dobbiamo addestrare e pagare anche le guardie di frontiera al sud, e su questo abbiamo fatto un accordo con i ministri dell’interno di Libia, Niger e Ciad».

Ma le guardie di frontiera sono intrecciate con tutte le fazioni e non rispondono solo ad al-Serraj con cui parlate voi.

«Lo sappiamo perfettamente, ma lui controlla la Tripolitania, da dove partono i flussi, e comunque stiamo parlando anche con tutti gli altri, visto che l’idea di una stabilizzazione militare è una drammatica illusione. L’unica strada è quella di un “rammendo” sul territorio».

La fa Minniti da solo questa opera di «rammendo»?

«In questo contesto contano molto i rapporti personali, ma non sono solo, ho a fianco il governo e anche un investimento dell’Ue».

Quale investimento?

«La scorsa settimana io e il mio collega tedesco abbiamo mandato alla commissione europea la richiesta congiunta di intervento finanziario significativo per il controllo dei confini del sud. L’Italia farà da apripista con il Mediterraneo centrale, così come la Germania ha fatto con la Turchia. È la prima volta che succede questo, ed è l’unico modo per mettere ciascuno di fronte alle proprie responsabilità».

In Turchia si tratta solo con Erdogan, in Libia comandano in tanti, inclusi i trafficanti... a meno di pagarli uno per uno.

«Non c’è bisogno di arrivare a questo. Abbiamo portato le 3 tribù più potenti del Sahara a fare la pace dopo essersi combattute per anni, e questo può fare da volano per una ipotesi di stabilizzazione. Dopodiché mi è nota la fragilità di quell’accordo, ma l’alternativa qual è? Se qualcuno ce l’ha la metta in campo, e mi misurerò con quella. Intanto poche settimane fa Unhcr ha aperto alla Libia, e con i 90 milioni della Commissione Europea, l’accoglienza verrà dirottata li».

Tutta l’Africa subsahariana è in movimento; augurandoci di fermare le partenze dalla Libia, i flussi poi si sposteranno sulle coste egiziane, e al Cairo non abbiamo un ambasciatore.

«Sull’Egitto bisogna prima arrivare ad una piena cooperazione giudiziaria fra Roma e Il Cairo per trovare la verità sulla vicenda Regeni. Mi auguro che i rapporti diplomatici riprendano presto perché l’Egitto è un Paese cruciale, sia nei rapporti con la Libia, sia per l’immigrazione, sia per il terrorismo».

Parliamo dell’oggi: per le attività di soccorso al largo delle coste libiche sono nati sospetti che alcune ong possano avere legami con i trafficanti e ci sono indagini aperte. Lei che idea si è fatto?

«L’idea che bisogna aspettare le conclusioni, senza generalizzare o sottovalutare. Nel frattempo la commissione senato ha prodotto un documento che verrà tradotto in un progetto operativo su come le ong dovranno coordinarsi con la nostra guardia costiera».

Tante navi di nazionalità diverse (Panama, Malta, Paesi Bassi, Belize, Gibilterra) operano soccorsi in quella zona, ma tutte sbarcano i migranti in Sicilia, è un problema?

«Io vorrei che una nave, una soltanto, si dirigesse in un altro porto europeo, certo non risolve i nostri problemi ma sarebbe il segnale di un impegno solidale dell’Europa. Io mi batterò per questo, perché è inaccettabile separare il momento del soccorso da quello dell’accoglienza, ed è un’ipocrisia dire: salvo una vita in mare, ma che fine fa poi quella vita è un problema di un solo Paese. L’Italia».

Negli ultimi 2 anni sono nate associazioni che di mestiere fanno soccorso. Nelle pieghe della solidarietà si muove anche altro?

«Non do giudizi se non fondati su fatti; dovremmo però comprendere che la questione dei grandi flussi migratori impatta in modo molto forte sia sui sentimenti che sulla stabilità di un Paese. Le due cose vanno governate con scelte strategiche».

Intano in Italia sbarcano migliaia di persone, ad oggi il 30% in più rispetto all’anno scorso. Il sistema dell’accoglienza qui si appoggia tutto sul terzo settore, e non funziona. Non sarebbe ora di fare la scelta strategica di una gestione pubblica della prima accoglienza?

«Abbiamo puntato sulla ripartizione dei flussi in piccoli gruppi che mandiamo ai comuni in proporzione al numero degli abitanti, la gestione è affidata solo ad associazioni scelte con requisiti stringenti e piccoli appalti, per evitare infiltrazioni della criminalità. Abbiamo accorciato i tempi da 2 anni a 6 mesi per stabilire chi ha diritto a restare e chi no, e ridotto da 4 a 3 i gradi di giudizio».

Le riconosco di aver migliorato le cose, ma la sostanza non cambia. Ogni giorno ne arrivano 1000 e non sapete dove metterli, li stipate qua è là per le impronte digitali e una visita medica, poi li disperdete nei comuni sapendo che un 60% dovrà essere rimpatriato, con il rischio che molti di loro spariscano nel nulla. Io credo che la prima accoglienza debba essere gestita dal pubblico nei suoi numerosi e immensi immobili, senza pagare affitti a terzi. E avviare lì dentro il processo di identificazione, corsi di lingua e formazione, attraverso l’assunzione di personale specializzato. Trascorsi i 6 mesi, solo chi ha diritto alla protezione, viene affidato ai comuni secondo il vostro modello. Non crede che ci sarebbe un maggiore controllo, meno difficoltà di inserimento sul territorio, oltre ad essere un’opportunità di lavoro anche per noi?

«Il suo è un modello razionale ma troppo costoso, e il contributo dell’Europa su questo non è all’ordine del giorno. Per me è più importante che l’Europa si spenda dall’altra parte del Mediterraneo. Se non ce la faremo a fermare i flussi, allora ne riparleremo».

L’attentato al concerto a Manchester cos’ha di diverso rispetto a quello di Nizza, Stoccolma Londra o Berlino?

«Quelli erano atti di terrorismo a prevedibilità zero, mentre a Manchester per la prima volta un attentato viene fatto con esplosivo, ed è parte di un network europeo organizzato, con un link diretto con la Libia. Questo significa che la minaccia non è confinata all’Inghilterra».

Su questo punto cosa avete deciso al G7?

«I 7 grandi del mondo stanno lavorando insieme ai grandi provider per trovare delle soluzioni di controllo con dei warning più efficaci di quello che è successo finora, poiché il reclutamento di radicalizzati, pazzi, e psicolabili di tutto il mondo, avviene attraverso il web».

Come vi state organizzando per i grandi concerti estivi?

«Subito dopo Manchester abbiamo fatto una direttiva per la gestione degli eventi dove gli organizzatori sono chiamati ad avere degli stewards per gestire gli ingressi con le forze di polizia, e mettere in campo tecnologie. Sono procedure molto complesse da adattare caso per caso. Sono 1700 gli appuntamenti estivi, e naturalmente il faro è puntato sul concerto di Vasco Rossi, ma senza allarmismi».

Quale comportamento cosa consiglia ai fans?

«Ai 220.000 fans dico: andate al concerto e coordinatevi senza insofferenze con le forze di polizia, dateci una mano, perché quando l’Italia viene considerato un Paese in grado di sostenere sfide importanti sul piano della sicurezza, accresce la sua credibilità internazionale».
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » sab giu 10, 2017 8:52 pm

Migranti, tensione in mare: la marina libica caccia le Ong
L'accusa alle navi umanitarie: "Rilevate chiamate wireless. Aspettavano i barconi". Riportati indietro 570 immigrati
Giuseppe De Lorenzo - Sab, 10/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 07820.html

Dalle parole, ai fatti. Dopo le polemiche, le accuse incrociate, le indagini di quattro procure italiane e le foto satellitari che immortalano le Ong stazionare al largo della Libia, ora la marina di Tripoli passa all'attacco.
Foto dell'area stampa di Sos Mediterranèe

E mette le organizzazioni governative di fronte alle loro responsabilità.

Ieri infatti la Guardia Costiera libica ha obbligato le imbarcazioni di Msf, Openarms, Jigendrettet e Sea Watch ad allontanarsi dal limite delle acque territoriali, accusando le Ong di aver ricevuto la segnalazione della partenza dei barconi prima che questi lasciassero la costa della città di Zuara. In un comunicato ufficiale, l'ammiraglio Ayob Amr Ghasem sostiene di essere a conoscenza di "chiamate wireless sono state rilevate, una mezz'ora prima dell'individuazione dei barconi, tra organizzazioni internazionali non-governative che sostenevano di voler salvare i migranti illegali in prossimità delle acque territoriali libiche. Sembrava che aspettassero i barconi per abbordarli. Le Guardie costiere hanno preso contatto con queste Ong e hanno domandato loro di lasciare le acque territoriali libiche".

Una mossa quasi senza precedenti, ad eccezione dell'episodio del maggio scorso, quando la marina libica aveva tagliato la strada ad una delle navi di Sea Watch, rischiando lo scontro in mare. "Il comportamento di queste Ong – ha aggiunto il portavoce- accresce il numero di barconi di migranti illegali e l'audacia dei trafficanti". I trafficanti, ha aggiunto,"sanno bene che la via verso l'Europa è agevole grazie a queste ong e alla loro presenza illegittima e sospetta in attesa di poveri esseri umani". Alla fine i militari di Tripoli sono riusciti a riportare indietro 570 persone. Poche. Ma è un inizio.

Si alza dunque di nuovo il polverone che da qualche mese copre di ombre l'operato delle organizzazioni umanitarie: i dubbi sui loro finanziamenti sospetti, il più delle volte non dichiarati e non trasparenti; l'ipotesi che dietro i propositi lodevoli si nasconda anche la volontà di far pressione sulle istituzioni europee per costringerle ad aprire canali legali di immigrazione; e poi ancora l'accusa del pm di Catania, Carmelo Zuccaro, che ha detto di avere le prove dell'esistenza di contatti tra membri delle Ong e scafisti. Infine i dati, che dimostrano come l'attività di salvataggio non solo abbia favorito gli affari dei trafficanti di uomini, ma di fatto ha aumentato il numero di morti in mare. Provocando quel cortocircuito in cui le onlus sembrano essersi ormai sostituite agli scafisti.
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