Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » gio giu 14, 2018 8:41 pm

Agli avvocati degli immigrati vanno 100mila euro al mese
Claudio Cartaldo - Mer, 01/02/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 58363.html


I ricorsi dei migranti fruttano ad alcuni studi legali oltre 100mila euro al mese per il patrocinio gratuito (a spese degli italiani)

Chiamatelo business. Perché in fondo dietro la macchina della gestione degli immigrati si nasconde un vero e proprio giro di soldi (dei contribuenti) che finiscono nelle tasche di quelli che si occupano di accoglienza.

Non parliamo solo delle Copp, delle Onlus e delle altre associazioni che danno un letto e un pasto agli immigrati. Ma anche della categoria degli avvocati. Molti di questi, infatti, si occupano dei ricorsi che i richiedenti asilo presentano in Tribunale contro la decisione della Commissione territoriale di non concedergli lo status di rifugiato. Come spiegato mesi fa da Giuseppe De Lorenzo su ilGiornale, infatti, a pagare le spese legali ai migranti - che si dichiarano nullatenenti - sono i cittadini italiani attraverso il patrocinio gratuito a spese dello Stato. Si parla di circa 600milioni di euro all'anno. Tanti, tantissimi.

Ma l'ultimo scandalo riguarda la gestione degli avvocati iscritti nelle liste del consiglio dell'ordine. Secondo quanto scrive Libero, infatti, spesso i migranti che devono presentarsi al ricorso finiscono negli stessi studi legali. Alcuni assistono solo 4-5 persone al mese, altri arriverebbero anche a gestire 60-100 ricorsi. Cosa significa? Che questi avvocati (che spesso userebbero tirocinanti pagati poco più di 500 euro) incasserebbero qualcosa come 100mila euro al mese. Una manna. E vale solo per il primo grado, dove ogni migrante costa al contribuente qualcosa come 1000 euro. Poi c'è l'Appello (altri 1200 euro) e la Cassazione (3.000 euro). Ovviamente non esiste una legge, scrive Libero, che imponga un tetto massimo ai ricorsi gestiti da un singolo avvocato o studio legale. E così alcuni si ingrassano. A spese di tutti.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » ven giu 15, 2018 2:04 pm

La chiamano imprenditrice che da lavoro a 150 italiani!


"Volevano mandarmi via, oggi do lavoro a 150 italiani": è l'imprenditrice immigrata dell'anno
Marie Terese Mukamitsindo fuggì dal Ruanda con i figli 22 anni fa, per finire in un container al freddo alle porte di Roma. Gestisce una cooperativa che ospita oltre 800 migranti. "La gente è impaurita, impoverita, è diventata ostile. Un tempo era più accogliente. Quando mi è arrivato il foglio di via, tra chi mi conosceva partì una raccolta firme per farmi avere i documenti"
VLADIMIRO POLCHI
14 giugno 2018

http://www.repubblica.it/cronaca/2018/0 ... P9-S1.6-T1

ROMA - Marie Terese è partita senza valige, senza risparmi, con solo i figli piccoli in braccio. È fuggita dal Ruanda, ha attraversato un intero continente, ha dormito per mesi in un container ghiacciato alle porte di Roma, ha avuto il foglio di via, per due anni è stata "invisibile" e senza documenti. Ma non si è arresa. Oggi Marie Terese dà lavoro a 159 persone, tra assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali, di cui ben 147 italiani, accoglie nei suoi centri 800 richiedenti asilo e ha vinto il MoneyGram Award come imprenditrice immigrata dell'anno.

La storia di Marie Terese Mukamitsindo comincia nel 1996 quando atterra a Fiumicino con tre figli di 5, 8 e 17 anni. La famiglia si è lasciata alle spalle la guerra civile in Ruanda, è arrivata in Tanzania e da lì è volata in Italia. I primi tempi sono difficili: Marie Terese e i sui figli finiscono in un centro d'accoglienza improvvisato vicino a Fregene: "Dormivamo in un container freddissimo, poggiato a terra. Le docce erano distanti dieci minuti a piedi e l'acqua sempre ghiacciata. Dopo qualche mese mi ragiunse anche il mio quarto figlio". La donna non ha il permesso di soggiorno e riceve il foglio di via: deve lasciare l'Italia. Ma non mancano i ricordi positivi: "Oggi la gente è impaurita, impoverita, ostile ai migranti. Un tempo era più accogliente. Quando mi è arrivato quel foglio di via ero a Sezze, in provincia di Latina. Molti cittadini, che avevano imparato a conoscermi, proposero di fare una sottoscrizione e andare in questura per farmi avere i documenti".

Finalmente nel 1998 Marie Terese ottiene l'asilo. Lavora coma badante, riesce a farsi riconoscere la laurea e si iscrive all'albo degli assistenti sociali. Nel 2001 realizza il suo primo progetto di accoglienza per donne sole con bambini. Poi nel 2004, con l'aiuto dell'Unhcr e della Comunità europea, apre a Sezze la cooperativa Karibu, con lo scopo di offrire ai richiedenti asilo accoglienza e opportunità di lavoro. L'anno dopo festeggia la cittadinanza italiana. "Oggi tutti i miei figli sono italiani e sarebbe giusto che chiunque nasca e cresca qui lo sia: per questo quella dello ius soli era una riforma necessaria". Oggi la cooperativa di Marie Terese tra case per minori e centri Sprar ospita oltre 800 migranti, con laboratori di lingua, corsi di cucina e di cucito, "perché l'assistenzialismo senza educazione è inutile".
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » sab giu 16, 2018 8:38 am

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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » gio giu 21, 2018 11:39 am

Benevento, frode su centri d'accoglienza. Arrestato il "re dei rifugiati" con altri 4. Indagati in 36
Coinvolti un funzionario pubblico, un impiegato del ministero di Giustizia e un appartenente delle forze dell'ordine. Sono accusati di truffa ai danni dello Stato
di DARIO DEL PORTO e CONCHITA SANNINO
21 giugno 2018

http://napoli.repubblica.it/cronaca/201 ... -199577434

Benevento, frode su centri d'accoglienza. Arrestato il "re dei rifugiati" con altri 4. Indagati in 36

BENEVENTO - Era l’uomo dell’ “impero” costruito sulla gestione dei migranti. Tredici centri con circa 800 richiedenti asilo. Paolo Di Donato, al vertice del consorzio ‘Maleventum’, è finito agli arresti domiciliari con accuse gravissime. Truffa ai danni danni dello Stato, falso, corruzione, e altre contestazioni.

Per tutti era ormai ‘il re dei rifugiati’. Lui si ribellava ai sospetti e ostentava sicurezza: “Io faccio l’imprenditore: mi occupo del sociale sì, ma non sono mica un prete, devo fare utili”. E ne faceva eccome. Un milione in pochissimi anni. Ma ora si scopre che - stando all’impianto accusatorio - con la presunta complicità di funzionari pubblici truffava lo Stato e lucrava due volte sulla pelle dei migranti: dei quali percepiva contributi anche se molti rifugiati che risultavano ospiti delle sue strutture erano andati via da un pezzo.

Un’inchiesta che si pensava potesse esplodere già da qualche mese, quella coordinata dal procuratore capo Aldo Policastro e dall’aggiunto Giovanni Conzo, con la pm Filomena Rosa: indagini della Digos di Benevento sulla serie di illeciti che riguarderebbe Di Donato e dei carabinieri su altre vicende collegate.

In totale cinque arresti e 36 indagati a Benevento per una frode sui centri di accoglienza per migranti. Tra le persone finite ai domiciliari anche il funzionario Felice Pansone della Prefettura di Benevento e un carabiniere accusati a vario titolo di diversi reati di “truffa ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche”, frode in pubbliche forniture, corruzione. Ma dovranno rispondere anche di rivelazione di segreti d'ufficio.

L'indagine, partita nel novembre 2015 e coordinata dalla Procura di Benevento, ha avuto origine da un esposto e ha riguardato l’ormai vasta serie di illeciti nella gestione dei centri di accoglienza. Ciò che è emerso per i pm era un “sistema criminale” che faceva affari sulle assegnazioni pilotate dei migranti, sul sovraffollamento dei centri, sulla falsa attestazione di presenze degli ospiti, con la connivenza di alcuni pubblici dipendenti.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » gio lug 05, 2018 7:28 am

Tratta di clandestini, sgominata organizzazione criminale: anche Ponte Cremenaga sulla mappa dei trafficanti
2018/07/04

https://www.luinonotizie.it/2018/07/04/ ... nti/183843

I carabinieri del Nucleo Informativo di Palermo hanno sottoposto allo stato di fermo diciassette persone, tra italiani e stranieri, ritenute al centro di un’associazione per delinquere a livello transnazionale.

Nella lunga e complessa inchiesta, iniziata nel dicembre 2016 e culminata con l’esecuzione del decreto emesso dalla locale Procura Distrettuale Antimafia, gli spostamenti connessi alle diverse attività criminali praticate hanno toccato anche il confine tra Canton Ticino ed Alto Varesotto.

Tutto ha inizio circa due anni fa dal monitoraggio degli spostamenti compiuti da un cittadino macedone domiciliato a Bolognetta, in provincia di Palermo. Qui l’uomo avrebbe preso parte ad un traffico d’armi partito dall’area balcanica, con l’intento, inoltre, di riciclare somme di denaro, ricavate da rapine, e immettere nel mercato italiano valuta estera di provenienza illecita.

Dall’attività investigativa, condotta grazie alla collaborazione internazionale con autorità svizzere, tedesche, macedoni e kosovare, sono emersi in modo sempre più evidente i tratti di un vero e proprio sodalizio criminale nei settori sotto osservazione.

Da tale sodalizio gli inquirenti hanno intercettato le trame di due distinte strutture, impegnate anche nella gestione di un flusso di immigrazione clandestina lungo la rotta Balcani – Italia, alimentato in cambio di denaro. Un primo gruppo è risultato composto da italiani e kosovari, stanziati in Italia nelle province di Como e Sondrio, nonché in Svizzera. Il secondo gruppo, invece, prende forma proprio durante le indagini dagli accordi stipulati tra alcuni palermitani e macedoni.

I reclutamenti avvenivano principalmente in Kosovo ed erano finalizzati, dopo il viaggio attraverso la linea balcanica, al raggiungimento del confine svizzero in auto. Da questo punto in avanti, i migranti venivano affidati alla rete gestita da una seconda formazione interna al gruppo, braccata da alcuni controlli alla frontiera grazie anche ai protocolli di cooperazione internazionale con la Polizia cantonale e con il personale del Nucleo Informativo di Venezia.

Un episodio significativo, in questa direzione, risale al marzo dello scorso anno, quando un furgone con targa svizzera, proveniente dall’area balcanica e con undici clandestini a bordo, viene fermato alla dogana di Ponte Cremenaga. Per l’autista del mezzo, che a bordo custodiva i soldi pagati per il viaggio, tremila euro a testa, scattano immediatamente le manette, mentre i clandestini vengono espulsi dal territorio elvetico in seguito all’avvenuta identificazione, utile inoltre a far emergere il legame con alcuni membri dell’organizzazione criminale.

Seguendo le tracce lasciate dal meccanismo di gestione del flusso, le autorità risalgono ad alcuni particolari che riguardano il passato e il presente dei malviventi, connessi in Kosovo al famigerato “Gruppo del Comandante Teli“, formazione paramilitare dell’UCK attiva durante la guerra, e ad esponenti di Cosa Nostra a Catania. Il copione si ripete circa un mese dopo coinvolgendo un più ampio gruppo di clandestini, sottoposto alle medesime accortezze per eludere i controlli, giunto in Italia tramite il confine di Trieste e bloccato alla stazione ferroviaria di Venezia – Mestre. Un secondo importante tassello per l’indagine che condurrà poi, nel mese di maggio, all’arresto di uno dei soggetti al vertice, eseguito dalla polizia kosovara.

Le mire del clan hanno poi riguardato la costruzione di una rete per dispensare permessi di lavoro destinati ad occupazioni fittizie, utili però all’ottenimento dei documenti essenziali per il trasferimento in altri stati dell’Unione Europea. Il tutto sempre grazie ad una fitta corrispondenza con i Balcani, impostata per reclutare nuove persone interessate al viaggio (tra cui un buon numero di slavi e macedoni), ma anche per avviare una manovra di riciclaggio transnazionale di denaro proveniente da furti, rapine, delitti contro il patrimonio, traffico di diamanti. Manovra condotta grazie ad un sofisticato circuito di comunicazione bancaria, denominato EBICS (Electronic Banking Internet Communication Standard, ndr).

A questo punto sono alcune conversazioni intercettate che consentono alle forze dell’ordine di entrare in possesso delle coordinate riguardanti il traffico di denaro e diamanti, indirizzato ancora una volta verso la Svizzera, bacino da cui reperire potenziali compratori e complici. Un’ulteriore e definitiva svolta arriva nell’ottobre del 2017, con l’arresto di uno dei più pericolosi membri dell’organizzazione, di origine macedone, avvenuto in seguito ad un posto di blocco nei pressi dello svincolo autostradale di Villabate (PA).

Dal materiale sequestrato, infatti, sono emerse tutte le conferme inerenti il business di diversi milioni di euro nascosto tra Balcani, Italia e Svizzera. Un business curato nei minimi dettagli, all’interno del quale ogni singolo affiliato si faceva carico di mansioni specifiche. Tutte individuate e ora al centro di approfondimenti.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » sab lug 07, 2018 10:39 pm

Condannato per mafia gestiva le coop di migranti: Trapani, arrestato l'ex deputato Udc Fratello
Blitz dei carabinieri: l'ex parlamentare, che nel 2006 patteggiò 18 mesi per concorso esterno, è accusato anche di bancarotta fraudolenta. Le coop, intestate a prestanome, si trovano ad Alcamo. Altri due ai domiciliari, obbligo di dimora per il fratello Salvatore
di ROMINA MARCECA
05 luglio 2018

http://palermo.repubblica.it/cronaca/20 ... -200892763

Intestava a prestanomi le quote e le cariche sociali delle sue quattro cooperative ad Alcamo per l'accoglienza di migranti. E uno di questi era suo fratello Salvatore. Onofrio Fratello, detto Norino, ex deputato all'Ars dell'Udc, è stato arrestato e trasferito in carcere per intestazione fittizia di beni e bancarotta fraudolenta. Altri due gli arrestati, ai domiciliari, suoi fidati collaboratori. Per il fratello Salvatore è stato disposto l'obbligo di dimora. Altri sei gli indagati.

L'ex deputato regionale Udc nel 2005, quando era consigliere comunale ad Alcamo, venne coinvolto nell’operazione "Peronospera" e, dopo le confessioni del collaboratore di giustizia Mariano Concetto, patteggiò una condanna a diciotto mesi di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Fratello ammise "il costante contatto con i vertici della cosca mafiosa di Marsala, nella persona del reggente Natale Bonafede, nonché con altri esponenti di spicco di Cosa nostra". Nel 2011 esplose la polemica quando Onofrio Fratello decise di riprovarci con la politica. Così come prevede la legge, Fratello aveva chiesto la riabilitazione e il tribunale di sorveglianza di Palermo, con i nullaosta della Dda e della questura di Trapani, gliel'aveva concessa. Dal 2006 al 2011 l' ex deputato regionale aveva sempre osservato una buona condotta. Stamattina l'arresto.

E proprio dalla sua condizione di pregiudicato per reati di mafia nascono le accuse a suo carico. Fratello si garantiva il duplice vantaggio di occultare i proventi derivanti dalle sue cooperative e di evitare di comunicare le variazioni patrimoniali, conseguenti a tali partecipazioni, come imposto dalla legge ai soggetti condannati per il delitto di associazione di tipo mafioso.

I carabinieri del comando provinciale di Trapani hanno anche accertato una serie di manovre illecite attuate da Fratello con la complicità di due soggetti a lui vicini - anch'essi tratti in arresto e sottoposti agli arresti domiciliari - finalizzate a trasferire beni e servizi di una società sportiva di sua proprietà, dichiarata fallita nel 2015, ad altra società da lui costituita ed intestata ad uno dei complici. L'unica finalità era quella di eludere la normativa fallimentare, integrando così la condotta di bancarotta fraudolenta per distrazione.

I carabinieri del comando provinciale di Trapani hanno eseguito un'ordinanza di misura cautelare emessa dal gip del tribunale di Trapani, su richiesta della Procura, nei confronti dei quattro indagati. Notificate sei informazioni di garanzia. L'operazione, chiamata "Brother", è l'esito di un'articolata attività d'indagine condotta dai carabinieri del comando provinciale di Trapani, sotto il coordinamento della procura. Perquisite le cooperative e le abitazioni dei prestanome dell'ex onorevole.

Le indagini su Fratello, che oltre a essere un ex deputato Udc era un funzionario Inail in pensione, si sono incrociate con quelle dell'arresto di don Sergio Librizzi, ex direttore Caritas, finito in carcere nel 2014 e condannato 9 anni per concussione e violenza sessuale. Librizzi, arrestato nel giugno 2014 e sospeso da ogni incarico, nella qualità di membro del comitato per il riconoscimento dello status di rifugiato politico avrebbe preteso prestazioni sessuali in cambio del visto. Dalle indagini della sezione di pg della Forestale presso la Procura sarebbero emersi almeno 8 casi.

Durante le intercettazioni su Librizzi è emerso il contatto con Fratello e i carabinieri del comando provinciale dei carabinieri di Trapani hanno cominciato a ricostruire la gestione per diverse migliaia di euro delle coop che accoglievano anche minori non accompagnati. Ai prestanome, tutti soggetti senza precedenti penali, è stata intestata tra le altre la cooperativa Letizia, con sedi a Alcamo e Calatafimi, che ospita attualmente 26 minori non accompagnati. Proprio la cooperativa Letizia finì sotto accusa nel 2005 quando presidente era Lorenzo La Rocca. L'inchiesta per turbativa coinvolgeva proprio Onofrio Fratello per turbativa d'asta. Secondo gli investigatori la coop Letizia era «nelle disponibilità di Onofrio Fratello».

Le altre cooperative intestate a prestanome da Fratello sono la Consess, la Benessere di Alcamo (con tre sedi a Alcamo e Valderi e che ospita 32 minori migranti non accompagnati), e la Dimensione Uomo. I carabinieri, guidati dal colonnello Stefano Russo e coordinati dalla procura di Trapani, hanno ricostruito un cospicuo flusso di denaro che arrivava per le coop. I due arrestati ai domiciliari sono Gaetano Calvaruso e Davide Amodeo, entrambi di Alcamo, accusati di bancarotta fraudolenta con Onofrio Fratello. Durante le indagini, infatti, è emersa anche la bancarotta fraudolenta legata alla palestra Wellness sport center, anche questa gestita da Fratello. Fallita nel 2015 sarebbe stata svuotata da Fratello che avrebbe distratto beni e servizi alla società Sport-E srl.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » dom lug 08, 2018 5:18 am

Arrestato il sindaco di Palizzi: lucrava sui migranti
giovedì 5 luglio 2018
340.000 euro sottratti con falsi rimborsi per l'ospitalità ai rifugiati e a un progetto per salvare le tartarughe marine. Il vicesindaco li usava anche per il gioco d'azzardo on line

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/sinda

Il sindaco di Palizzi (Rc), Arturo Walter Scerbo, due consiglieri comunali e altre due persone sono stati arrestati stamane dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria. Devono rispondere a vario titolo di abuso d'ufficio, peculato, concussione, corruzione, tentata truffa ai danni dello stato. Gli indagati, secondo l'accusa, avrebbero emesso mandati di pagamento con fondi del Comune per rimborsi relativi a spese gonfiate a proprio favore e liquidato a terzi soldi per prestazioni mai eseguite o diverse da quelle per cui i fondi erano stanziati. Il danno procurato all'amministrazione è stimato in 340.000 euro. Altre 21 persone, fra cui consiglieri dimissionari e dipendenti comunali, risultano indagate.

Fatture gonfiate per i pasti ai rifugiati

Sarebbero emersi anche gravi illeciti nella gestione dell'emergenza migranti. Da marzo a dicembre 2016 il Comune di Palizzi aveva allestito presso l'Ostello della Gioventù della frazione montana di Pietrapennata un centro di accoglienza che ha ospitato circa 100 extracomunitari di varie nazionalità, approdati in Italia nei porti di Pozzallo e Reggio Calabria. Ospite della trasmissione televisiva "Porta a Porta" in collegamento dalla Calabria, il sindaco Scerbo il 5 maggio 2016 aveva elogiato l'operato della sua amministrazione, sensibile al tema dell'accoglienza, annunciando il progetto di avviare iniziative a favore degli immigrati per favorirne l'integrazione. Invece, secondo le indagini dei Carabinieri sfociate oggi nell'operazione "Affare Comune", l'accoglienza sarebbe stato uno strumento per realizzare illeciti interessi personali. Il Comune, a fronte di un incarico formalizzato a favore di una cooperativa che in realtà non avrebbe mai svolto alcuna mansione, ha impiegato abusivamente nel centro d'accoglienza personale mai contrattualizzato e mai retribuito e ha richiesto alla Prefettura il rimborso spese di circa 105.000. Secondo l'accusa, gli importi di numerose fatture sono stati gonfiati. Il numero di pasti per gli immigrati, ad esempio, era deciso a tavolino in misura sovrabbondante e affidato direttamente e arbitrariamente al ristorante di cui è proprietario il consigliere di maggioranza Antonino Proietto, tra i destinatari degli arresti domiciliari.

Gioco d'azzardo coi soldi del Comune

Non basta: l'ex vice-sindaco, nonché dirigente Area Affari generali ed economico-finanziaria del Comune di Palizzi, Davide Plutino (indagato ma non destinatario di misura cautelare) è riuscito ad appropriarsi indebitamente di oltre 98mila euro, quasi interamente destinati al gioco d'azzardo online, talvolta anche attraverso piattaforme di gioco illecite. Secondo l'accusa Plutino avrebbe agito in concorso con numerosi altri indagati, tra cui Luigi Palumbo titolare di un bar ricevitoria e ora in carcere. Plutino si dimise dalla carica di vicesindaco e consigliere all'indomani delle perquisizioni effettuate dai Carabinieri il 12 ottobre 2016 nella casa comunale e nelle abitazioni di alcuni indagati. Era stato lo stesso sindaco Scerbo, qualche giorno prima della perquisizione, a revocare a Plutino l'incarico di ragioniere del Comune, chiedendo al revisore dei conti una verifica straordinaria della ragioneria comunale.

Sottratti soldi anche alle... tartarughe

Infine sarebbero stati stornati oltre 83 mila euro di fondi europei originariamente destinati a supporto del progetto "Life Caretta", che vedeva il Comune di Palizzi come capofila, un'iniziativa per il recupero e il soccorso delle tartarughe marine ferite in tutto il litorale ionico, nello stretto di Messina e nelle isole Eolie; gli animali venivano portati al centro "Tartanet" di Brancaleone. Ma la somma, secondo quanto riferiscono i carabinieri, sarebbe stata quasi del tutto sottratta illecitamente; una parte residuale sarebbe stata impiegata per pagare manifestazioni ed eventi organizzati dal Comune ma del tutto estranei al progetto "Life Caretta", come il "Palizzi International Film Festival".
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » gio lug 12, 2018 8:24 pm

Le coop: «Impossibile accogliere i migranti a meno di 35 euro»
12 luglio 2018

https://www.giornaledibrescia.it/bresci ... -1.3286748


I rappresentanti con il presidente Marco Menni - © www.giornaledibrescia.it

Cinque cooperative del territorio in rappresentanza di un intero sistema del terzo settore. È stato un incontro pieno di contenuti e di significato quello organizzato da Confcooperative nella sede di via XX settembre per presentare il contributo del mondo della cooperazione alla gestione del fenomeno migratorio a Brescia.

Quasi in risposta alle recenti polemiche che negli ultimi mesi si sono abbattute contro le realtà impegnate nella gestione dell’ospitalità ai migranti, il presidente di Confcooperative Brescia Marco Menni ha voluto informare delle iniziative in atto e portare le testimonianze di chi ogni giorno lavora sul territorio.

Come la onlus Il Mosaico, la più antica realtà che dal 1991 si è occupata di gestire l’emergenza profughi in Albania e in Nord Africa, oltre all’ufficio stranieri a Lumezzane. Oggi la Onlus ha in carico lo Sprar della Valtrompia con 118 ospiti totali. La responsabile Vincenza Bassini difende la contestata cifra di 35 euro per ogni migrante ospitato: «Come hanno già fatto gli altri miei colleghi, ribadisco che si tratta di una cifra già ridotta al minimo, considerati gli alti costi. Inoltre non viene mai considerato l’impatto che riusciamo a dare sul territorio. Grazie a questa gestione sono state assunte 21 persone».

Sulla stessa linea Fausto Conter, General & Project manager di «Un sole per tutti» che gestisce l’ospitalità di 500 richiedenti asilo in 16 strutture: «Noi facciamo anche opera di informazione e sensibilizzazione sul luogo di destinazione e sul percorso pieno di pericoli e di inganni che i migranti devono affrontare. Abbiamo perciò organizzato corsi in Guinea e in Gambia».

A rappresentare la cooperativa Comunità Fraternità è Ilaria Merlo, che ha voluto raccontare l’impegno della onlus nella gestione dell’accoglienza di 66 richiedenti in 4 diversi comuni, così come Tempo Libero, rappresentata da Luca Rigamonti, che accoglie 34 persone in 9 strutture a Brescia e in altri 5 comuni; Clarabella, a cui è spettato l’onere di concludere il ciclo di testimonianze, ospita 47 richiedenti in 10 appartamenti sparsi in 7 comuni.

D’altronde, è un sistema imponente quello organizzato a Brescia per gestire l’accoglienza dei richiedenti asilo sul territorio. Secondo i dati del giugno 2018 diffusi dalla Prefettura di Brescia, sono circa 200 le strutture, sparse in tutta la provincia, che ospitano 2.300 richiedenti asilo inseriti nel sistema di accoglienza Cas. Solo 600 sono ospitati a Brescia, gli altri 1.700 sono sparsi tra Valcamonica, Valtrompia, Valsabbia, Garda e Bassa.

Sono invece inseriti nel sistema Sprar 420 stranieri destinatari di forme di protezione umanitarie e di asilo politico; anche in questo caso, una quota di 75 migranti sono ospitati in città. I principali Paesi di provenienza degli immigrati presenti nel Bresciano sono Mali, Pakistan, Nigeria, Costa D’Avorio, Senegal e Bangladesh.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » gio ago 30, 2018 7:00 am

Riace, abbiamo un problema: così il paese simbolo dell’accoglienza rischia di sparire
di Lidia Baratta
Dopo le indagini a carico del sindaco Mimmo Lucano, i fondi del Viminale sono stati bloccati. In due anni il Comune ha accumulato circa 2 milioni di debiti. Mentre l’eco salviniana arriva anche qui: alle politiche la Lega ha preso oltre 60 voti e giù alla Marina sta nascendo una sede del Carroccio
29 Agosto Ago 2018

https://www.linkiesta.it/it/article/201 ... schi/39249

RIACE (RC) - Per capire Riace e il suo famoso “modello” di integrazioe dei migranti, basta sedersi nella piazzetta poco dopo l’arco di legno con su scritto “Villaggio globale”. Le sedie sistemate in cerchio, i cinque gradini e il muretto di mattoni sono diventati luogo di incontro, discussioni e chiacchiere di chi arriva da ogni parte del mondo in questo borgo ai piedi delle Serre calabresi per portare solidarietà al sindaco Mimmo Lucano e ai 600 profughi che ospita tramite il il sistema Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Si incrociano insegnanti, studenti, pensionati, giovani e meno giovani con accenti di ogni parte d’Italia. In questa piazzetta, si sono seduti Ada Colau, Piero Pelù, Roberto Saviano, Luigi De Magistris e diversi attori del cinema e della tv. Sul registro di chi ha voluto lasciare traccia del proprio passaggio con una firma le città di provenienza vanno da Nord a Sud, dagli Stati Uniti all’Australia. Tutti per chiedere di non far morire il “modello Riace”, uno dei primi a sperimentare il ripopolamento del territorio grazie ai rifugiati.

«Qui tra poco rischiamo di chiudere tutto. Sono due anni che dal ministero dell’Interno non ci mandano i fondi», dice Mimmo Lucano, che a inizio agosto ha avviato lo sciopero della fame, poi trasformatosi in una lunghissima staffetta di digiuni. «Abeba, da quanto tempo non vieni pagata tu?», chiede a una giovane rifugiata impegnata in uno dei laboratori artigianali del progetto. «Otto mesi», risponde lei. I problemi cominciano quando nel 2016 un ispettore della Prefettura di Reggio Calabria, dopo due giorni a Riace, compila una relazione negativa di sedici pagine evidenziando “criticità per gli aspetti amministrativi e organizzativi”. Su Riace si addensano le prime ombre. Ma la stessa Prefettura, poco dopo, ribalta il giudizio e scrive due relazioni positive in merito alla gestione del progetto. Non basta: Lucano nel 2017 finisce indagato dalla Procura di Locri per abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata.

Da qui in poi i fondi del Viminale verranno bloccati. “Riace è stata esclusa dal saldo luglio-dicembre 2017 (circa 650mila euro) e per il 2018 non è compresa tra gli enti beneficiari del finanziamento del primo semestre”, si legge in un cartello esposto in piazza firmato da Lucano. Comunicazioni sulla chiusura del progetto non ne sono arrivate. Ma i centri di accoglienza straordinaria (Cas) del paese, intanto, hanno già chiuso dopo lo stop all’erogazione dei fondi prefettizi.

«Può esserci stato qualche errore nella rendicontazione, ma nulla che abbia rilevanza penale», assicura chi conosce Mimmo. “Mimì u curdu”, chiamato così per aver soccorso i primi curdi sbarcati a Riace nel 1998, ex maestro di scuola (in un laboratorio di chimica), «non manda via nessuno». E così gli capita di ospitare i rifugiati anche dopo la fine del progetto, senza rispettare i dogmi della burocrazia. «Questa è la sua colpa», dicono.

Riace è stata esclusa dal saldo luglio-dicembre 2017 (circa 650mila euro) e per il 2018 non è compresa tra gli enti beneficiari del finanziamento del primo semestre

Nella piazza, gli spazi adibiti a ristorante già non funzionano più. Il supermercato, la farmacia e gli altri fornitori del paese che hanno accettato i buoni spesa in attesa dei fondi statali non vedono soldi da un pezzo. Le bollette della luce e del gas che arrivano nelle case degli emigrati calabresi fuggiti in Argentina, riaperte con i rifugiati, si accumulano ormai senza esser pagate. Il debito del Comune ammonta a circa 2 milioni di euro. La Rete dei comuni solidali ha fatto partire una raccolta fondi che in pochi giorni ha quasi raggiunto la soglia dei 200mila euro. Ma non basteranno a salvare il “modello Riace”. «Dietro la questione tecnica, ci sono motivazioni politiche, che non riguardano solo questo governo ma anche il precedente», commentano in piazza. «Mimmo è diventato un simbolo. Altrimenti sarebbero andati a fare le pulci anche nei conti degli altri Sprar e non solo di Riace». La solidarietà è arrivata anche dal governatore Mario Oliverio, Pd. «Ma di questi tempi ricevere la solidarietà del Pd porta all’effetto contrario», si commenta.

Intanto la Rai, dopo un’interrogazione parlamentare del forzista Maurizio Gasparri, ha bloccato la messa in onda della fiction Tutto il mondo è paese con Beppe Fiorello, che racconta il modello Riace. Motivo, parole di Gasparri: «Esalta un personaggio coinvolto in un’indagine». E anche qui, nel “paese dell’accoglienza” (come recitano i colorati cartelli di benvenuto lungo i tornanti), tra i circa 1.600 abitanti, stanno cominciando ad attecchire gli echi della politica nazionale. «Il paese è spaccato in due», dicono tutti. Il parroco, raccontano, si è fatto vedere in piazza in solidarietà al sindaco solo quando qui è arrivato il vescovo, monsignor Francesco Oliva, che sarebbe intervenuto pure per favorire un incontro tra Lucano e il prefetto di Reggio Calabria. Alle elezioni del 4 marzo ha prevalso il M5S, seguito dal centrodestra. E più di 60 persone hanno votato per la Lega. Giù, alla Marina di Riace, stanno perfino tirando su una piccola sede del Carroccio. E a qualche visitatore, entrando in paese, racconta di aver sentito un “viva Salvini” arrivare provocatorio dai tavoli di un bar. Lo stesso Salvini che, appena nominato ministro dell’Interno, disse che il sindaco di Riace valeva «zero».

Il parroco si è fatto vedere in piazza in solidarietà al sindaco solo quando qui è arrivato il vescovo. Alle elezioni del 4 marzo, più di 60 persone hanno votato per la Lega. Alla Marina stanno perfino tirando su una piccola sede del Carroccio. E a qualche visitatore racconta di aver sentito un “viva Salvini” arrivare provocatorio dai tavoli di un bar

In questi anni Riace è diventato il simbolo della buona accoglienza in Italia e in tutto il mondo. Diversi sindaci italiani ed esteri sono venuti qui a studiare il modello di integrazione sviluppato in paese. E Mimmo Lucano, finito pure nella lista di Fortune tra i leader più influenti al mondo, è diventato il volto di questa piazza colorata. Diventata la piazza di tutti, riacesi e non, rifugiati e turisti. La piazza “dei nuovi bronzi”, come recita una poesia appesa al muro di una casa: “No, non cercateli al museo. Non li troverete i bronzi. Non c’è più biglietto, è tutto gratis. Il nuovo museo è sempre aperto. Non chiude mai e non chiude per nessuno”.

Mentre i bambini si rincorrono e strillano, quando è calato un po’ il sole, in piazza si vede pure Roberto Lucano, papà di Mimmo, anche lui ex maestro. «Qui ancora si sciopera?», scherza. Lui, da leader della Dc di Riace proprio non ne voleva sapere di appoggiare quel ragazzo ribelle militante di Lotta Continua, l’unico partito a cui Lucano sia mai stato iscritto. La prima volta che Mimmo si candidò non ci pensò nemmeno a votarlo. Prese due soli voti: il suo e quello della madre. «Certo che sono fiero di mio figlio», confessa poco dopo con un certo orgoglio. Lucano è al suo secondo mandato consecutivo, nel 2019 si tornerà a votare ma non sarà più eleggibile. Il progetto Sprar prevede che sia il comune a partecipare al bando del Viminale per accogliere i migranti. Significa che i sindaci portano volontariamente gli stranieri sul proprio territorio: iniziative sempre più rare, perché parliamo di materia ormai in grado di spostare il consenso elettorale. «Senza Mimmo qui finirà tutto», dice una delle ragazze rifugiate sedute in piazza. «A questo punto, preferirei tornare in Libia».
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » gio ago 30, 2018 7:00 am

Migranti, chiudono i centri: in Toscana arrivi diminuiti dell'88
Mario Neri
2018/08/26

http://iltirreno.gelocal.it/regione/tos ... ?ref=fbfti

LIVORNO. A Lucca, dal campo delle Tagliate la diaspora ormai è in uscita. I bus del Viminale non si vedono più da mesi. La tendopoli sta diventando un gigantesco guscio vuoto. I volontari della Croce Rossa offrono assistenza e pasti a 30 persone. «L’anno scorso – dicono – nello stesso periodo erano più di 300». Non è più un centro di accoglienza neppure la Piaggerta a San Rossore, il cascinale immerso nella tenuta è tornato ciò che era, un rifugio per il sostegno a disabili. E appartamenti, case cantoniere, piccoli alloggi hanno chiuso e stanno chiudendo in tutta la Toscana: in un anno, dalla mappa della regione ne sono spariti 22. A Empoli, in Val di Cornia, Pisa, e perfino nella leghista Cascina della sindaca Susanna Ceccardi, che ha ottenuto così un motivo in più per avere dalla prefettura di Pisa l'ok alla chiusura della Tinaia, il campo finito nella bufera per le condizioni della struttura.

Insomma, la Toscana sta dicendo addio all’accoglienza migranti. Lo certificano i numeri: rispetto ai primi 7 mesi del 2017, nello stesso periodo del 2018 i profughi nei centri della regione sono diminuiti del 22%, passando da 12.800 a 9.770. I centri oggi sono 874, erano 896. Ma soprattutto sono crollati gli arrivi: dal 1 gennaio al 31 luglio di quest’anno se ne sono registrati 535, l’anno scorso erano stati 4.472, un calo dell’88%, ben oltre il - 80,16% registrato in tutta Italia. Non per effetto del muro alzato da Matteo Salvini agli sbarchi, non con la strategia dei “porti chiusi” inaugurata il 10 luglio dall’iron ministro dell’Interno o le Diciotti bloccate nei porti o lasciate a galleggiare con il loro carico di vite nel mare di scazzi diplomatici fra Malta, Italia e Ue. O almeno, non è solo la linea d’acciaio a pagare. Perché il crollo è in corso da mesi. Anzi, da più di un anno. Da quando cioè è stata varata la linea Minniti con l’accordo stretto tra l’ex ministro dem e la Libia nel febbraio 2017. Il governo gialloverde si è insediato il primo giugno. E da gennaio a maggio, in alcuni casi, la Toscana ha registrato l’azzeramento degli arrivi, anche se è di giugno la riduzione più consistente.

«È evidente, l’intesa con la Libia ha cambiato le cose. Via via che i migranti arrivati negli anni scorsi completano i loro percorsi di riconoscimento di asilo escono dalla rete dell’accoglienza. Alcuni hanno trovato un lavoro o sono stati inseriti nei percorsi Sprar. Altri, soprattutto chi non si è visto riconoscere nessuna protezione umanitaria, si sono trasferiti in altri Paesi europei. E senza nuovi arrivi le strutture si spopolano», dice Antonio Cerrai, presidente della Croce Rossa piana. Lì da qualche mese il centro del Cottolengo, a San Giuliano, è tornato sotto quota 150 profughi, dopo aver toccato le 280 presenze fra 2015 e 2016, all’apice dell’emergenza. Dunque, la battaglia della Lega contro «l’invasione» usata anche per le comunali era solo propaganda? «Ma quale propaganda - dice Ceccardi - Il calo dell’era Minniti non è stato nei mesi estivi, quando le partenze sono sempre state maggiori. Salvini sta mostrando il pugno di ferro a tutta Europa».

Non che Minniti abbia adottato una linea morbida, se Medici senza frontiere e molte ong impegnate nelle operazioni di salvataggio continuano a denunciare le condizioni disumane in cui centinaia di persone vengono trattenute nei centri di detenzione in Libia e le violazioni della marina libica finanziata con i soldi italiani proprio in virtù degli accordi anti-sbarchi del febbraio 2017.
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