Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » lun set 21, 2015 6:33 am

???

Pornassio, il sindaco: «Migranti? Fondamentale il loro lavoro»
Ino Gazo
20 settembre 2015

http://www.ilsecoloxix.it/p/imperia/201 ... tale.shtml

Pornassio (Imperia) - Migranti? Utili, se non addirittura indispensabili. A sostenerlo con forza è il sindaco di Pornassio, Emilio Fossati. «Senza il loro aiuto non avrei le strade e il paese così puliti – ammette – Insieme al sottoscritto e all’operaio comunale hanno lavorato anche i richiedenti asilo gestiti dalla Cooperativa Il Faggio».

Grazie alla convenzione tra l’amministrazione comunale e la cooperativa, infatti, cinque profughi sono coinvolti nei lavori di raccolta rifiuti, di pulizia delle strade e di manutenzione delle proprietà pubbliche come le scuole elementari e materne. «Oltre a quelli che sono contrattualizzati – spiega Fossati – vengono a darci una mano anche una decina di volontari tra quelli ospitati nell’ex colonia di Nava: non sono sempre gli stessi ma cambiano per dare modo a quegli ospiti di rendersi utili a turno».

Ed, in effetti, le occasioni per rendersi utili non mancano. «Come avvenuto in tutti i 35 comuni del comprensorio imperiese – spiega il sindaco – anche noi siamo stati costretti a cambiare il gestore della raccolta rifiuti ma il risultato non si è rivelato del tutto soddisfacente. Per questo sono diventati indispensabili gli esuli ospitati a Nava che collaborano con noi in modo del tutto volontario e, quindi, senza spese a carico del bilancio comunale».

Perché, come si è ormai trasformata in normale situazione, le finanze pubbliche “piangono”. «Con il drastico calo dei trasferimenti statali – ammette Fossati – il Comune ha pesanti difficoltà a intervenire con manodopera tradizionale, i migranti sono un grande opportunità di offrire servizi alla comunità a costi ragionevoli». Dietro a tutta l’operazione, c’è la Cooperativa Il Faggio, da anni impegnata nella gestione dei richiedenti asilo ospitati nella ex colonia di Nava.

«Il Comune ci ha chiesto alcuni esuli per impegnarli in lavori pubblici – spiega Rolando Bonjean, responsabile provinciale del Servizio migranti della coop sociale - Sono tutti richiedenti asilo che arrivano da Nigeria, Afghanistan e Togo: in tutto sono 149, alcuni già con lo status di rifugiati, altri in attesa del riconoscimento».

Una marea di fuggiaschi da guerre e persecuzioni politiche o religiose che Il Faggio provvede a “sistemare” anche in altre località della provincia. «A Ventimiglia abbiamo 7 unità in convenzione che lavorano per il Comun, 3 in tirocinio nella frazione di San Secondo, 2 a Sanremo nella casa di riposo Borea, 2 alla gestione vaucher alla Rt di Imperia».

Ma non ci sono soltanto gli esuli che vengono retribuiti, una notevole forza-lavoro nasce dalla volontà dei rifugiati di rendersi utili e di evitare la inattività. «A Nava, appunto, abbiamo una decina di volontari che si occupano di pulire e mantenere il parco della ex colonia – precisa ancora Bonjean – mentre 10 sono impegnati a titolo gratuito con il Comune di Molini, 12 a Montalto e un’altra decina sono in procinto di attivarsi per Vessalico.

Ke oror!
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » lun set 21, 2015 10:18 pm

Venezia, apre ristorante dove lavorano migranti ospiti del centro d’accoglienza
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09 ... za/2053550

L'idea è venuta ad Hamed Ahmadi, 34 anni, regista e imprenditore afghano giunto in Italia proprio come richiedente asilo e già ospite di un Cara. I rifugiati raccontano il proprio viaggio attraverso il cibo, piatti pakistani con influenze turche o pietanze irachene con tracce di Grecia. Ahmadi: "Vorrei che questo progetto venisse esportato in tutto il Paese"
di Valentina Avoledo | 21 settembre 2015

Orient experience è uno dei tanti ristoranti veneziani ma ha qualcosa di speciale, non solo il menu, che propone piatti della tradizione medio orientale, ma anche il personale: tutti ragazzi arrivati in Italia come profughi e che in laguna hanno trovato l’approdo per una nuova vita.
L’idea di un ristorante etnico-solidale è venuta ad Hamed Ahmadi, 34 anni, regista e imprenditore afghano giunto in Italia proprio come richiedente asilo. Nel 2006 Hamed viene invitato alla Mostra del cinema di Venezia per presentare un documentario e dopo il festival si ferma nella Penisola e chiede lo status di rifugiato. Otto mesi in un centro d’accoglienza a Tessera e poi il tirocinio come giardiniere al Guggenheim.

Racconta Ahmadi: “Nel 2007 è cominciato l’esodo dei miei connazionali in fuga dalla guerra causata dalla insurrezione talebana. La cooperativa che gestiva il centro di Tessera mi chiese dunque di lavorare come mediatore culturale per i ragazzi appena arrivati, soprattutto minori dai 15 ai 17 anni”. Hamed ripercorre insieme a loro la strada che dal Medio Oriente li ha portati in Europa. Un cammino lungo, che dura tanti mesi e molto costoso, fino a 10mila euro. “La maggior parte dei profughi non può permettersi di affrontare questo viaggio in una volta sola. Molti si fermano lungo il tragitto, chiedono appoggio a parenti e amici e lavorano per un periodo. È molto comune – racconta il regista – che trovino posto in un ristorante o che per risparmiare imparino a cucinare”.

Hamed chiede agli ospiti del centro di raccontare il viaggio attraverso il cibo, piatti pakistani con influenze turche o pietanze irachene con tracce di Grecia.
Sessanta ricette diverse che Hamed e i ragazzi rivisiteranno fino ad arrivare a un menu di quindici piatti. “Per avvalorare il risultato della nostra ricerca culinaria, ogni domenica organizzavamo delle feste al centro d’accoglienza e invitavamo alla nostra tavola tutti i cittadini che volevano assaggiare un piatto diverso”, racconta Hamed, che precisa: “Il fenomeno migratorio degli ultimi anni è sempre associato alla tragedia ma chi è riuscito ad arrivare, nonostante le difficoltà, è vivo e non c’è nulla di più vitale del cibo. Mangiare e condividere parte della propria cultura è un modo per rimanere legati alle proprie radici favorendo l’integrazione”.

I veneziani accolgono con entusiasmo le specialità di Ahmadi e i suoi ragazzi e, contatto dopo contatto, con l’aiuto di chi vede la lungimiranza di un progetto, Hamed trova un locale da prendere in affitto e fonda una società. Ecco come è andata: “Abbiamo aperto Orient experience di Cannaregio nel 2012, in piena recessione, ma grazie a un menu economico e al duro lavoro siamo stati ripagati, il ristoro ha avuto un successo esponenziale e due anni dopo abbiamo inaugurato un altro Orient experience in Santa Margherita. A Natale – spiega Hamed – sarà la volta di Africa experience, stessa formula ma, come suggerisce il nome, il menu seguirà le tappe di un’altra rotta di migranti”.

Ahmadi conclude la sua storia augurandosi che possa essere un esempio positivo e replicabile: “Vorrei che questa idea venisse esportata in tutta Italia. I governi e le istituzioni dovrebbero spingere le persone a ragionare sull’immigrazione anziché giocare sulla paura dello sconosciuto. Oggi si dice che gli stranieri siano mantenuti dalla collettività e domani che ci rubano il lavoro. L’immigrazione – precisa il regista – è sempre esistita e non dovrebbe essere trattata in termini politici bensì economici. Negli otto mesi trascorsi nel centro d’accoglienza ho calcolato che sono stati spesi per me 10-12mila euro in aiuti. L’anno scorso però, ho pagato 47mila euro di tasse”.

Se no ghe jera sto to restorante, ła xente o mejo i turisti a Venesia, ła ndava magnar da naltra parte e łe tase łe garia pagà altri.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » ven set 25, 2015 8:48 pm

???

Immigrazione, ci stiamo comprando l’Africa (migranti inclusi)
di Antonello Caporale | 25 settembre 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09 ... si/2068178

Roberto Rosso, l’uomo che dai jeans ha ricavato un mondo che ora vale milioni di euro, qualche giorno fa si domandava: “Come mai spendiamo 34 euro al giorno per ospitare un migrante se con sei dollari al dì potremmo renderlo felice e sazio a casa sua?”. Già, come mai? E perchè non li aiutiamo a casa loro? Casa loro? Andiamoci piano con le parole. Perché la loro casa è in vendita e sta divenendo la nostra. Per dire: il Madagascar ha ceduto alla Corea del Sud la metà dei suoi terreni coltivabili, circa un milione e trecentomila ettari. La Cina ha preso in leasing tre milioni di ettari dall’Ucraina: gli serve il suo grano. In Tanzania acquistati da un emiro 400mila ettari per diritti esclusivi di caccia. L’emiro li ha fatti recintare e poi ha spedito i militari per impedire che le tribù Masai sconfinassero in cerca di pascoli per i loro animali. La loro vita.

E gli etiopi che arrivano a Lampedusa, quelli che Salvini considera disgraziati di serie B, non accreditabili come rifugiati, giungono dalla bassa valle dell’Omo, l’area oggetto di un piano di sfruttamento intensivo da parte di capitali stranieri che ha determinato l’evacuazione di circa duecentomila indigeni. E tra i capitali stranieri molta moneta, circa duecento milioni di euro, è di Roma. Il governo autoritario etiope, che rastrella e deporta, è l’interlocutore privilegiato della nostra diplomazia che sostiene e finanzia piani pluriennali di sviluppo. Anche qui la domanda: sviluppo per chi?

L’Italia intera conta 31 milioni di ettari. La Banca mondiale ha stimato, ma il dato è fermo al 2009, che nel mondo sono stati acquistati o affittati per un periodo che va dai venti ai 99 anni 46 milioni di ettari, due terzi dei quali nell’Africa subsahariana. In Africa i titoli di proprietà non esistono (la percentuale degli atti certi rogitati varia dal 2 al 10 per cento). Si vende a corpo e si vende con tutto dentro. Vende anche chi non è proprietario. Meglio: vende il governo a nome di tutti. Case, villaggi, pascoli, acqua se c’è. Il costo? Dai due ai dieci dollari ad ettaro, quanto due chili d’uva e uno di melanzane al mercato del Trionfale a Roma. Sono state esaminate 464 acquisizioni, ma sono state ritenute certe le estensioni dei terreni solo in 203 casi. Chi acquista è il “grabbatore”, chi vende è il “grabbato”. La definizione deriva dal fenomeno, che negli ultimi vent’anni ha assunto proporzioni note e purtroppo gigantesche e negli ultimi cinque una progressione pari al mille per cento secondo Oxfam, il network internazionale indipendente che combatte la povertà e l’ingiustizia. Il fenomeno si chiama land grabbing e significa appunto accaparramento della terra.

I Paesi ricchi chiedono cibo e biocombustibili ai paesi poveri. In cambio di una mancia comprano ogni cosa. Montagne e colline, pianure, laghi e città. Sono circa cinquanta i Paesi venditori, una dozzina i Paesi compratori, un migliaio i capitali privati (fondi di investimento, di pensione, di rischio) che fanno affari. E’ più facile trasportare una tonnellata di cereali dal Sudan che le mille tonnellate d’acqua necessarie per coltivarle. E allora la domanda: aiutiamoli a casa loro? Siamo proprio sicuri che abbiano ancora una casa? Le cronache sono zeppe di indicazioni su cosa stia divenendo questo neocolonialismo che foraggia guerre e governi dittatoriali pur di sviluppare il suo business. In Uganda 22mila persone hanno dovuto lasciare le loro abitazioni per far posto alle attività di una società che commercia legname, l’inglese New Forest Company. Aveva comprato tutto: terreni e villaggi. I residenti sono divenuti ospiti ed è giunto l’avviso di sfratto…Dove non arriva il capitale pulito si presenta quello sporco. La cosiddetta agromafia. Sempre laggiù, nascosti dai nostri occhi e dai nostri cuori, si sversano i rifiuti tossici che l’Occidente non può smaltire. La puzza a chi puzza…

Chi ha fame vende. Anzi regala. L’Etiopia ha il 46 per cento della popolazione a rischio fame. E’ la prima a negoziare cessioni ai prezzi ridicoli che conosciamo. Seguono la Tanzania (il 44 per cento degli abitanti sono a rischio) e il Mali (il 30 per cento è in condizioni di “insicurezza alimentare”). Comprano i ricchi. Il Qatar, l’Arabia Saudita, la Cina, il Giappone, la Corea del Sud, anche l’India. E nelle transazioni, la piccola parte visibile e registrata della opaca frontiera coloniale, sono considerate terre inutilizzate quelle coltivate a pascolo.

Il presidente del Kenya, volendo un porto sul suo mare, ha ceduto al Qatar, che si è offerto di costruirglielo, 40mila ettari di terreno con tutto dentro. Nel pacco confezionato c’erano circa 150 mila pastori e pescatori. Che si arrangiassero pure!

L’Africa ha bisogno di acqua, di grano, di pascoli anzitutto. Noi paesi ricchi invece abbiamo bisogno di biocombustibile. Olio di palma, oppure jatropha, la pianta che – lavorata – permette di sfamare la sete dei grandi mezzi meccanici. E l’Africa è una riserva meravigliosa. In Africa parecchie società italiane si sono date da fare: il gruppo Tozzi possiede 50mila ettari, altrettanti la Nuova Iniziativa Industriale. 26mila ettari sono della Senathonol, una joint-venture italosenegalese controllata al 51 per cento da un gruppo italiano. Le rose sulle nostre tavole, e quelle che distribuiscono i migranti a mazzetti, vengono dall’Etiopia e si riversano nel mondo intero. Belle e profumate, rosse o bianche. Recise a braccia. Lavoratori diligenti, disponibili a infilarsi nelle serre anche con quaranta gradi. E pure fortunati perchè hanno un lavoro.
Il loro salario? Sessanta centesimi al giorno.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » dom ott 18, 2015 12:57 pm

"Immigrati, così funziona il business". Parla il poliziotto Daniele Contucci
INTERVISTA/ Daniele Contucci, assistente capo della Polizia di Stato in forza presso la Direzione centrale immigrazione e Polizia delle Frontiere, ora dirigente sindacale Consap, racconta ad Affaritaliani.it la sua esperienza al Cara di Mineo alla luce dell'inchiesta Mafia Capitale sul business dei migranti
Giovedì, 4 giugno 2015
http://www.affaritaliani.it/cronache/ca ... 69699.html
Altro che salute e sicurezza, il poliziotto Daniele Contucci racconta tutta l'inquietante verità
di Lorenzo Lamperti

Daniele Contucci, assistente capo della Polizia di Stato in forza presso la Direzione centrale immigrazione e Polizia delle Frontiere, ora dirigente sindacale Consap, racconta ad Affaritaliani.it la sua esperienza al Cara di Mineo alla luce dell'inchiesta Mafia Capitale sul business dei migranti.
Daniele Contucci, qual è la tua esperienza sul campo al Cara di Mineo?
Facevo parte di questa task force specializzata in materia di immigrazione, l'U.R.I. (unità specializzata di rapido intervento sull'immigrazione). Venivamo impiegati in tutte le località italiane per emergenza immigrazione. Eravamo in una ventina, spesso impiegati al centro di accoglienza del Cara di Mineo, il centro richiedenti asilo più grande d'Europa.
In che cosa consisteva il vostro lavoro?
Facevamo "interviste" che duravano circa 20 minuti durante le quali ricostruivamo tutta la storia del migrante: generalità, stati attraversati e tutto il resto. Di fianco a noi c'era un interprete e veniva compilato un modello chiamato C3, che veniva poi inserito nel database e inviato alla commissione territoriale locale che dopo una serie di accertamenti decideva se concedere o meno l'asilo politico.
Come è organizzato il Cara di Mineo?
Dentro è una vera e propria città, è immenso. A pieno regime è adibito alla ricezione di 4 mila migranti. Col tempo dentro si era creata una vera e propria casba, con tanto di negozi ma anche microcrminalità e sfruttamento della prostituzione. Spesso lì dentro lasciavano fare per non creare tensioni.
Ti ha sorpreso quanto è emerso dall'inchiesta di Roma?
Per niente, sembra anzi che abbiano letto la nostra precedente intervista... E' evidente che si tratta di un grande business. Me ne sono accorto quando la nostra unità è stata praticamente smantellata dopo che avevamo velocizzato le pratiche di ricezione e richiesta di asilo politico abbassando il tempo medio dai 18 mesi precedenti a 6-7 mesi. Il tutto con un risparmio molto grande, se si considera che tenere un immigrato al Cara di Mineo costa 45 euro al giorno, persino 90 se si tratta di un minorenne. Se si moltiplicano questi numeri per 10 mesi si capisce di che cosa si sta parlando e della portata del business.
Quali altri aspetti bisogna considerare per comprendere il business?
Bisogna pensare che dentro a questi centri ci sono vere e proprie città. All'inizio il Cara non lo voleva nessuno ma poi è stato capito il tornaconto economico che genera. Dentro ci lavorano 200-300 persone tra servizi di alloggio, mensa, idraulica, giardinaggio e tutto il resto. Per non parlare dell'indotto economico o degli aspetti legali. Sono cifre che fanno gola. Il risultato è che si è creata una situazione molto difficile da sradicare.
Pare che l'Anticorruzione avesse segnalato la gestione degli appalti e ora si parla di commissariamento.
Sì, ma qui si lavora sempre sull'emergenza per quanto riguarda l'immigrazione e grazie a questo c'è fretta nell'assegnare gli appalti e per forza di cose si saltano alcuni step. Il risultato, non secondo me ma secondo chi sta indagando su questi fatti, è che anche Mafia Capitale ci ha messo su gli occhi.
Mentre lavoravi al Cara di Mineo hai avuto la sensazione che c'era chi non volesse velocizzare le pratiche?
La nostra unità era nata proprio per quel motivo, ma ciò che è successo dopo mi ha fatto pensare che in effetti questa volontà non c'era, o quantomeno non c'era più.
Dalla tua esperienza credi che l'Italia sia in grado di rispondere alle richieste dettate dell'Ue per la redistribuzione degli immigrati?
Il punto è che l'Ue vuole solo immigrati di un certo tipo. Si potranno spostare solo rifugiati, soprattutto eritrei e siriani, che scappano dalla guerra, mentre tutti gli altri clandestini resteranno in Italia.


Immigrati, il poliziotto Daniele Contucci racconta tutta la verità
INTERVISTA/ Daniele Contucci, assistente capo della Polizia di Stato in forza presso la Direzione centrale immigrazione e Polizia delle Frontiere, ora dirigente sindacale Consap, racconta la sua esperienza sul campo in tema di migranti in una lunga intervista ad Affaritaliani.it
Sabato, 9 maggio 2015
http://www.affaritaliani.it/cronache/da ... 66327.html
Daniele Contucci, assistente capo della Polizia di Stato in forza presso la Direzione centrale immigrazione e Polizia delle Frontiere, ora dirigente sindacale Consap, racconta la sua esperienza sul campo in tema di migranti in una lunga intervista ad Affaritaliani.it.

Daniele Contucci, quando comincia la "scomoda" vicenda che ti riguarda?

Comincia quando facevo parte dell'U.R.I., l'unità specializzata di rapido intervento sull'immigrazione, dipendente dalla Direzione centrale di polizia di frontiera che coordina tutti gli uffici immigrazione in Italia e la missione Mare Nostrum ora Triton. Si tratta di un'unità creata dal prefetto Ronconi quando il ministro dell'Interno era Roberto Maroni per velocizzare le pratiche degli uffici immigrazione, poco prima dell'emergenza legata alla primavera araba e gli sbarchi dal Nordafrica, anche se gli arrivi di allora sono niente rispetto a quelli che ci sono adesso.

Di che cosa vi occupavate?

Venivamo impiegati in tutte le località italiane per emergenza immigrazione. Il nostro intervento è stato fondamentale per velocizzare le pratiche dei permessi di soggiorno che avevano un arretrato incredibile. Eravamo in una ventina, spesso impiegati al centro di accoglienza del Cara di Mineo, uno dei centri richiedenti asilo più grandi d'Europa. Facevamo "interviste" che duravano circa 20 minuti durante le quali ricostruivamo tutta la storia del migrante: generalità, stati attraversati e tutto il resto. Di fianco a noi c'era un interprete e veniva compilato un modello chiamato C3, che veniva poi inserito nel database e inviato alla commissione territoriale locale che dopo una serie di accertamenti decideva se concedere o meno l'asilo politico.

Quanto tempo faceva risparmiare il vostro intervento?

Moltissimo. I tempi della procedura di richiesta asilo si erano abbassati da 18 a 6 mesi. Tutto ciò ha comportato anche un grosso risparmio. Considera che ciascun migrante costa circa 45 euro al giorno. Moltiplicando la cifra per 4 mila volte, la capienza del Cara di Mineo (con una presenza media costante di 3500 migranti), si potrà avere un'idea di quali cifre stiamo parlando.
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Si parla di cifre altissime...

Esatto, peccato che l'emergenza faccia business. Lo hanno dimostrato recenti inchieste giudiziarie: c'è chi lucra sull'emergenza dei migranti. Ormai è diventato un business più redditizio di quello della droga.

Per chi è un business?

Per i trafficanti di esseri umani innanzitutto. Ma anche per i posti che ospitano un centro come il Cara di Mineo, dove si crea anche un notevole indotto economico. Ci sono poi anche alcuni albergatori che sono felici di riempire i loro hotel.

Poi che cosa è successo a questa unità?

E' successo che è stata praticamente smantellata. Io e i miei colleghi siamo stati tutti demansionati e mandati a svolgere altri compiti. Io ormai sono malvisto in Polizia. Tutto perché ho avuto il coraggio di denunciare fatti concreti e molto gravi.

A che cosa ti riferisci?

Ho partecipato con altro personale allo sbarco di Augusta dello scorso giugno. Siamo stati un giorno e mezzo a trattare circa 1200 migranti, dei quali 66 con la scabbia e diversi con tubercolosi conclamata. Siamo entrati in contatto per 36 ore con queste persone senza l'equipaggiamento necessario. Nonostante i protocolli scandissero chiaramente i presidi da adottare per tutelare e preservare gli operatori dal contagio di agenti patologici infettivi quali scabbia, tubercolosi e altro, venivamo mandati allo sbaraglio con dei semplici guanti in lattice e mascherine monouso. Non ho nemmeno potuto vedere mio figlio appena nato fino al compimento del suo secondo mese di vita per evitare ogni possibile contagio. Finito tale periodo ogni incubazione si sarebbe conclamata, per cui solo allora e dopo essermi sottoposto ad analisi private ho potuto riabbracciare mio figlio. Una cosa che mi ha davvero creato una grande rabbia.

Quando avete denunciato l'accaduto?

Il 2 luglio ho convinto i colleghi a fare richiesta al direttore centrale per un controllo sanitario. Due giorni dopo il capo della Polizia Pansa emette una circolare dove si dice di sottoporre i colleghi a contatto con i flussi migratori a un test tubercolare, ribadendo in realtà due circolari esistenti del 2002 e del 2009, applicate da alcune questure ma non dalla Direzione centrale della Polizia di frontiera. Il 25 luglio poi il caso è diventato mediatico grazie alla Lega Nord e all'onorevole Molteni che ha presentato un'interrogazione parlamentare, alla quale il ministro Alfano non ha ancora risposto. Nel frattempo noi siamo stati fermati e demansionati. E' un momento difficile, per fortuna c'è il sostegno che mi ha dato la Lega che ha fatto esplodere mediaticamente il caso. Anche su Facebook tante persone mi seguono e mi sostengono.

Facebook è stata un'ancora di salvezza?

Per me sicuramente, per altri invece è diventato un tribunale. Il grande Antonio Adornato è stato trasferito solo per aver messo un "mi piace" a un posto del mio amico Fabio Tortosa sulla Diaz. Un post nel quale non si diceva che aveva picchiato qualcuno ma solo che avrebbe sempre obbedito agli ordini.

Come avete preso all'interno della Polizia il trasferimento di Adornato?

Male, molto male. Ci è apparso un contentino a chi protesta. E quello che è successo a Milano coi black bloc è una conseguenza di quello che è successo, perché si è dovuto per forza far vedere che la Polizia non fa violenza. Non abbiamo potuto fare nulla altrimenti sarebbe scoppiato l'inferno.

Tornando un attimo al deficit di tutela sanitaria, perché pensi che, come tu sostieni "vi mandassero allo sbaraglio"?

Ci sono dei costi per fare le cose come andrebbero fatte. Semplicemente si opera come al solito all'italiana pensando che tanto alla fine vada sempre tutto bene e nessuno si lamenti. La realtà è che, anche se nessuno lo dice, in tanti poliziotti hanno la tubercolosi latente. Finché nessuno avesse avuto il coraggio di denunciare la situazione non sarebbe cambiato nulla. Ora per fortuna è stato diramato un vademecum e le cose sembrano migliorate. Ma per una cosa del genere in un paese normale si chiede conto a qualche pezzo grosso, qui da noi no.

Ma i filtri sanitari sui migranti in arrivo funzionano?

Le visite mediche duravano in media 3-4 minuti a testa. Come si può pensare che si facesse un'analisi sanitaria seria e approfondita? E' chiaro che si vedono solo le cose più evidenti, ma delle malattie in incubazione non te ne potevi accorgere. Ora hanno aumentato un po' la durata delle visite ma il discorso cambia poco.

E il filtro per la sicurezza?

Nel 2014 sono sbarcate 170 mila persone e 100 mila sono sparite nel nulla. L'80% circa di queste persone non è nemmeno stato fotosegnalato. Non sappiamo chi sono e quali sono le loro intenzioni. Esiste un serio pericolo terrorismo, anche dalla Francia hanno lanciato l'allarme. Il problema è con quei numeri di arrivi è impossibile fotosegnalare tutti. Ora il trattato di Dublino imporrà la fotosegnalazione obbligatoria, con conseguenze incredibili dal punto di vista dei tempi e dei costi, che rischiano di espandersi a dismisura.

Quanto sono adeguate le politiche comunitarie?

In realtà Mare Nostrum e Triton hanno creato e stanno creando delle conseguenze negative. Con Mare Nostrum si andavano a prendere i migranti a 10 miglia dalle coste libiche (vale a dire 16 chilometri). Ora con Triton le miglia dovrebbero diventare 30. Il problema è che come ho sentito con le mie orecchie prima di questi progetti un migrante pagava 4-5 mila euro per il viaggio verso l'Italia, ora ne paga 700-800 perché ovviamente i rischi, sempre altissimi, sono diminuiti.

Come si potrebbe risolvere la situazione?

Fermare il singolo scafista non serve a nulla, sono come i pusher. Bloccato uno ne arrivano altri 10. Bisogna arrivare alle origini del fenomeno, facendo lavorare le diplomazie. All'estero ci sono consolati e ambiasciate italiane. Si potrebbe gestire la cosa nei paesi d'origine organizzando e gestendo le richieste d'asilo direttamente presso le nostre diplomazie all'estero. In quel modo la gente potrebbe sapere che c'è una strada normale e ordinaria per arrivare in Italia e si toglierebbe un business mortale dalle mani dei trafficanti di esseri umani. Poi servirebbe un'operazione "cuscinetto" sotto l'egida dell'Onu creando dei campi sosta per selezionare da lì i richiedenti asilo. Purtroppo invece si preferisce la politica delle lacrime di coccodrillo e delle morti annunciate.

Che cosa significa oggi essere un poliziotto in Italia?

Oggi purtroppo tanti poliziotti non si sentono tutelati. E purtroppo anche i vertici non ci hanno sempre difeso nella maniera adeguata. Per tante persone sembra quasi che indossare una divisa sia una colpa. Ma dietro la divisa c'è Daniele Contucci, un ragazzo normale, libero nel pensiero e con una famiglia. Io posso parlare grazie al fatto che sono un dirigente sindacale Consap altrimenti non potrei farlo. In Italia c'è un partito dell'antipolizia e capita che davanti a certe cose ti cadono le braccia e ti chiedi: "Ma perché lo sto facendo?"



Daniele Contucci paga per aver detto la verità su C.A.R.A. e immigrati
L'agente Daniele Contucci paga sulla sua pelle l'aver voluto raccontare la verità sul C.A.R.A. di Mineo
Martedì, 13 ottobre 2015
http://www.affaritaliani.it/cronache/da ... 87311.html

La Task Force della Polizia di Stato specializzata in materia di immigrazione denominata URI, Unità Rapida Intervento, di cui faceva parte Daniele Contucci, ASSISTENTE CAPO DELLA POLIZIA DI STATO, in forza presso la DIREZIONE CENTRALE IMMIGRAZIONE E POLIZIA DELLE FRONTIERE, ora Dirigente del Sindacato di Polizia Consap, ha deciso di raccontare la verità su C.A.R.A di Mineo con voce chiara e forte facendo luce su Mafia Capitale e nel traffico illecito degli immigrati, carne umana che raccoglie miliardi di euro tra loschi trafficanti e non solo, Uomo di provata esperienza, Daniele Contucci, grida per ottenere giustizia e libertà a scapito della propria persona e a noi ha dato prova di grande fiducia nel rilasciarci una intervista che portiamo a vostra informazione affinché sappiate verità su C.A.R.A di Mineo che vengono taciute e per questo chi osa ribellarsi alle Autorità costituite subiscono ritorsioni e vessazioni.

Nella sua intervista ad Affaritaliani.it, Daniele Contucci spiega come la Task Force demansionata e resa non operativa, in pratica chiusa e attualmente ora lui stesso sta subendo vessazioni e ritorsioni a questo punto ci si pone delle domande interessanti da farsi e ben tre interrogazioni parlamentari di diversi gruppi politici diversi sono stata inoltrate ed in attesa di risposta, tra cui una proprio per causa della loro esposizione ad agenti patogeni e sono diversi i casi di agenti della polizia con ipotesi di positività di malattie infettive; che potrebbero aver contratto, mentre le altre due contemplano il motivo per il quale i Vertici di Sicurezza hanno disabilitato la Task Force di C.A.R.A. di Mineo, un reparto che comunque ha dato ottimi risultati con considerevoli risparmi considerando l'alto costo degli immigrati che grava sulle spalle dei cittadini oppure quali altri interessi occulti si celano dietro a queste persone che hanno fatto un viaggio della speranza e che comunque sono assistiti dal governo italiano con tanto di villini con parabola, aria condizionata, cellulari ultima generazione. Interrogazioni parlamentari a cui si dovrà dare un seguito e chiarire una situazione inammissibile e inaccettabile per chi è stato in prima linea in questo luogo che a quanto pare è un centro sul quale speculare non solo sugli agenti di polizia preposti ma anche sugli esseri umani che ci vivono e ci ripetiamo sulle spalle di cittadini italiani che forse avrebbero più bisogno di un aiuto che i migranti; risposte che sono attese da chi ha rischiato infezioni e vita insieme.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » ven ott 23, 2015 10:13 pm

Scondar i crimini dei "foresti" lè on cremene contro l'omanidà: lè viołansa dei diriti omani ogniversałi.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... rimine.jpg


Raccomandazione alle Questure: nascondete i crimini dei profughi
Necessario "tutelare" i richiedenti asilo, anche se delinquono. È discriminazione al contrario
Salvatore Tramontano - Ven, 23/10/2015 - 14:07

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 86016.html

La gogna non è uguale per tutti. Le Questure italiane, e i comandi dei carabinieri, hanno ricevuto una strana raccomandazione, un consiglio disceso da molto in alto, una sorta di velina a uso interno.

Se un profugo, un richiedente asilo, viene denunciato o addirittura arrestato mentre sta commettendo un reato non dovete raccontarlo a nessuno. Acqua in bocca. Omertà. Silenzio. Niente comunicati stampa, nessuna soffiata ai giornalisti. L'obiettivo è tutelare il migrante. Se, infatti, uno sta chiedendo aiuto allo Stato perché magari è perseguitato in patria significa che la sua vita è in pericolo. Nome, cognome e residenza sarebbero informazioni pericolose, notizie che i «regimi» potrebbero usare per colpire lui o la sua famiglia.

Uno viene a sapere una cosa del genere e pensa: bello, uno Stato garantista. Non c'è più il mostro in prima pagina. Solo che il principio vale solo per gli ospiti. Gli italiani devono solo pagare le tasse. Niente garantismo, nessuna tutela, neppure uno straccio di presunzione di innocenza. Anzi, quando poi si va a processo c'è la gara a far scappare dalle procure notizie, intercettazioni, frullati di vita privati, perfino di chi è capitato in quelle carte per caso, senza neppure essere indagato. E c'è anche una strana regia che calcola e razionalizza i tempi politici delle indiscrezioni. Questo è il Paese dove la condanna arriva per mezzo stampa prima dei processi e dove la carcerazione preventiva viene usata come arma di ricatto e addirittura di tortura.

Per gli italiani, insomma, il garantismo è un lusso che non si possono permettere. Siano essi personaggi famosi o sconosciuti, potenti o povera gente. È una forma di democrazia della gogna. Ora perché i profughi vengono risparmiati? Non per bontà. A quanto pare il governo non vuole turbative alla linea politica sull'immigrazione. Non parlate dei delitti dei profughi perché siccome accogliamo tutti, senza alcun controllo, pubblicizzare le loro malefatte potrebbe intaccare il consenso del governo e portare voti a chi critica le maglie larghe di Alfano e company. Meglio nascondere la realtà e continuare a raccontare agli italiani che tutto va bene, che tutto è sotto controllo. E se una notizia scappa dalle Questure, nessun problema, ci penserà Renzi a coprire Alfano. La colpa sarà stata di un gufo. Magari profugo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » mar ott 27, 2015 7:49 am

Anca sto ensemenio el ła ga contro i muri e el dirito de łe xenti a esar parone de ła so vida, de ła so caxa. de la so tera e a deçidar lore so tute łe coestion.


Langella - PCdI e Thibault - Usb: riflessione a margine manifestazione con migranti a Schio
Di Emma Reda | Domenica 25 Ottobre

http://www.vicenzapiu.com/leggi/langell ... Y.facebook

Pubbliciamo, condividendola, una riflessione a margine della manifestazione di ieri, sabato 25 orrobre, a Schio (clicca qui photo gallery) con i migranti firmata da Giorgio Langella, segretario regionale PCdI, e Luc Thibault, attivista militate USB.A seguire pubblicheremo una nostra nota al riguardo.

In una società diventata sempre più anziana quale è quella della nostra "vecchia Europa", accogliere nuove forze e nuove culture dovrebbe essere qualcosa di normale. Necessario per la nostra stessa sopravvivenza. Invece abbiamo paura. Chi controlla governi e informazione ci ha abituato ad avere paura. Hanno chiamato "invasori" i migranti, "clandestino" chi fugge da guerre e fame.

Ci raccontano di guerre di religione. Ci dicono quanto cattive siano le persone che arrivano da noi. Ci spiegano che ci rubano il lavoro, che ci rubano i soldi, che ci sfruttano. Nulla di più falso. I governi europei più "illuminati" riducono l'accoglienza alla carità, confondono il diritto di cittadinanza con la benevolenza. Si fermano là, alle dichiarazioni di circostanza, a qualche slogan, pronti a scatenare altre guerre, altre invasioni per divorare le ricchezze dei paesi più poveri. Una situazione comunque desolanti per quella che dovrebbe essere una società giusta e solidale. Quella considerata la società perfetta o, per lo meno, la migliore possibile.

E noi? Noi che dovremmo conoscere bene il dramma dell'emigrazione (a milioni siamo andati dove c'era lavoro e meno fame, in Belgio, negli Stati Uniti, in America Latina, in Australia ... ancora oggi decine di migliaia di nostri giovani ogni anno vanno all'estero per avere una prospettiva di lavoro migliore), noi che siamo stati trattati come esseri inferiori dai paesi più ricchi, noi, oggi consideriamo inferiori chi viene qui non ad invaderci ma per trovare un futuro decente. Lo facciamo perché abbiamo accettato di avere paura, di credere alla propaganda che ci vuole convincere che loro sono "il nemico" che ci porta via la nostra ricchezza e la nostra tranquillità individuale.

Il vero nemico è un altro. È chi delocalizza il lavoro (esportando sfruttamento per importare disoccupazione), chi evade le tasse, chi corrompe e si lascia corrompere, chi vuole diminuire i salari e la sicurezza nei luoghi di lavoro perché "costa troppo", chi ci sfrutta, chi si arricchisce divorando le nostre vite. È chi si nutre della fame di interi popoli. Sono i "signori della guerra". Sono quei padroni (e i loro servi) che ci impongono di odiare il "diverso", per poi sfruttare nel lavoro nero, insicuro e sottopagato non solo chi fugge da guerre e miseria ma tutti i lavoratori. È il sistema capitalista.

È bene ricordare come, quelli che oggi chiudono le frontiere, che si armano contro gli "straccioni che ci invadono", sono gli stessi (con la stessa ideologia, la stessa spaventosa ideologia colonialista) che hanno ucciso Lumumba, Sankara, Allende e hanno soffocato tutti i tentativi di riscatto di chi osava alzare la testa opponendosi al loro ordine. Sono gli stessi che, con la teoria di esportare la democrazia, hanno devastato intere nazioni depredandole delle loro ricchezze e del loro futuro. Sono gli stessi che hanno finanziato gruppi terroristici, che hanno fomentato colpi di stato contro governi legittimi (chiamandola "rivoluzione" più o meno colorata) in ogni parte del mondo. Anche in Europa, in Ucraina, nel Donbass violentato da orde di nazisti sponsorizzati da USA, Nato, Unione Europea.

Oggi ci stupiamo che a centinaia di migliaia fuggano da quei paesi, dai disastri che i "nostri governi" hanno provocato, in cerca di una vita decente. E non capiamo che, per farlo, sono disposti a rischiare la vita sottomettendosi al ricatto delle mafie che gestiscono l'esodo. Criminali mafiosi collusi con il potere e le forze più ostili ai migranti (come l'inchiesta di Roma "mafia capitale" sta a dimostrare) che non si ha né coraggio né interesse di combattere realmente.

Dobbiamo capire quali sono le cause delle migrazioni. Non possiamo limitarci alle conseguenze individuali, né arrenderci al nostro egoismo. Non dobbiamo cedere alla propaganda, al qualunquismo, al razzismo crescente. Ci parlano di guerra di religione, di scontro di civiltà, di necessità di difendere la "nazione". Si fanno distinguo tra profughi e migranti economici. Tra regolari e clandestini. Noi non vogliamo, non possiamo, partecipare a questo discrimine, non possiamo accettare quello che non capiamo. È, forse, diverso chi fugge da una guerra civile (imposta e fomentata) combattuta con le armi o dalla fame frutto dello sfruttamento imperialista? Comunque la disperazione di chi lascia la propria terra e le proprie abitudini è palpabile. La solitudine che si prova è simile. Le persone sono le stesse. Hanno gli stessi diritti di poter vivere. Mi stanno insegnando, consapevolmente o inconsapevolmente, che la nazione per la quale vale la pena combattere, non è quella recintata da muri o filo spinato, ma è quella formata da cittadini uguali a prescindere dal colore della pelle, dalla religione professata, dall'ideale nel quale credono. È quella universale composta da chi vive del proprio lavoro, da chi rifiuta lo sfruttamento, da chi ripudia la guerra di aggressione, da chi vuole lottare e vivere per il diritto ad essere felice.

Il vero conflitto, che anche la "questione dei migranti" ci rivela, è quello solito, ormai antico, tra capitale e lavoro, tra sfruttatore e sfruttato, tra gli immensamente ricchi e i poveri.

E, allora, all'imperialismo militare ed economico dei paesi più ricchi e delle multinazionali (che controllano i governi), contrapponiamo la lotta di classe. Alla globalizzazione capitalista opponiamo la solidarietà internazionalista. Al rifiuto dello straniero, alla paura che si prova nei confronti del migrante rispondiamo lottando per un futuro migliore e una società più giusta.

I muri che vengono costruiti per impedire quello che "lorsignori" chiamano contagio, devono essere abbattuti, fisicamente e culturalmente. Lo dobbiamo fare noi, senza delegare nessuno. Lo dobbiamo fare con la nostra intelligenza, con la lotta e l'unità di tutti gli sfruttati del mondo. Non abbiamo nulla dnulla da perdere se non le nostre catene.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » sab nov 07, 2015 9:48 am

El bauco!

"Assegnare ai migranti i terreni incolti della Sardegna". La proposta di Beppe Severgnini sul Nyt
Mercoledì 04 Novembre

http://www.unionesarda.it/articolo/cron ... 43506.html

Permettere ai profughi di colonizzare le aree incolte e spopolate d'Italia, Sardegna compresa, per risolvere l'emergenza immigrazione in Europa.
Questa la ricetta proposta da Beppe Severgnigni, uno dei più noti giornalisti italiani, dalle colonne del prestigioso New York Times.
Nel pezzo, Severgnini prende spunto dalla "centuriazione", ovvero la pratica diffusa nell'antica Roma che prevedeva l'assegnazione ai veterani dell'esercito in congedo territori bradi e deserti affinché li rendessero fertili.
Un modo per non lasciare bellicosi ex guerrieri inattivi e allo sbando, dando invece loro la possibilità di fare qualcosa di utile e produttivo per se stessi, per le loro famiglie e per l'Impero.
Per Severgnini riportare in auge tale pratica sarebbe, appunto, una buona soluzione per collocare i migranti in maniera definitiva e proficua.
"È vero che i rifugiati non hanno combattuto nessuna guerra per l'Italia - scrive Severgnini - ma stanno fuggendo da conflitti, povertà e regimi autoritari. Hanno però le giuste competenze. Mentre gli immigrati più istruiti si recano in Germania e nel Nord Europa, quelli che decidono di restare in Italia sono generalmente agricoltori, costruttori, artigiani".
Allora perché non assegnare loro appezzamenti di terreno da gestire e far fruttare, come fossero moderni pionieri?
Dopo tutto, continua l'opinionista, "l'Italia si sta spopolando, sta invecchiando. E servono persone nuove".
Dove collocarli? Severgnini cita le zone di montagna dell'Abruzzo e le aree del Molise. Ma anche la Sardegna, "forse l'isola più bella del Mediterraneo", dove, scrive, "l'83 per cento della popolazione vive in piccoli insediamenti sotto i 5mila abitanti che si stanno progressivamente svuotando".
Senza contare intere parti di territorio dove non c'è nulla.
Certo, l'operazione dovrebbe essere organizzata al meglio, tenendo conto di aspetti complessi.
Per realizzare l'ambizioso progetto serve insomma, conclude Severgnini, "una leadership politica lungimirante. Gli antichi romani ce l'avevano. Si può dire lo stesso dell'Italia moderna?".

Bauco ma ła tera cogna saverla laorar e pò me spieghito parké sarà miłara de axiende agricołe ente ła penixla tałega?
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » mar nov 10, 2015 10:17 pm

Speculavano sui migranti per risollevare le sorti del circuito circense: decine di fermi in tutta Italia
La procura di Palermo ha ricostruito il business di alcuni noti impresari che, con la compiacenza (ben retribuita) di un dipendente della Regione Sicilia, assumevano fittiziamente lavoratori di India, Pakistan e dal Bangladesh in cambio di 2-3mila euro a persona
di F. Q. | 10 novembre 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11 ... ia/2204977
L’immigrazione clandestina per risollevare le difficili condizioni economiche di chi lavora nel circuito circense. Un comparto a basso reddito e da tempo in forte crisi. E’ stata denominata Golden Circus l’operazione della procura di Palermo che in mattinata ha portato al fermo di 41 di persone in tutta Italia: sono i componenti di un’associazione criminale, di profilo transnazionale, dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In particolare si tratta di impresari e titolari dei circhi, sia nazionali che internazionali: per ogni lavoratore straniero assunto fittiziamente guadagnavano dai 2mila ai 3mila euro. Le indagini della squadra mobile hanno registrato l’ingresso illegale, solo nell’ultimo periodo, di almeno 500 cittadini, provenienti prevalentemente dall’India, dal Pakistan e dal Bangladesh, per un giro d’affari stimato in oltre sette milioni di euro, il tutto grazie a canali ormai collaudati. “Il raggiro – spiegano gli inquirenti – rappresentava una sicura fonte di reddito in un comparto, quello circense appunto, in cui le maestranze versavano in precarie condizioni economiche“.
Il fiorente business girava attorno alla corruzione di alcuni dipendenti pubblici, accusati anche di corruzione, falso materiale ed ideologico. “Il business ruota attorno alla corruzione di un impiegato della Regione Sicilia – hanno fatto sapere gli inquirenti – che, in collegamento con dei colleghi, sfruttava la loro posizione, per consentire, dietro compenso economico, la realizzazione del lucroso profitto”. Sono in corso perquisizioni e sequestri anche negli uffici pubblici dove operavano gli indagati. “I migranti per raggiungere l’Italia attraverso la compiacenza dei circhi pagavano fino a 15 mila euro per ottenere una falsa autorizzazione all’assunzione nei circhi firmata dalla Regione Siciliana”. “Una volta ottenuta l’autorizzazione falsa – ha spiegato Rodolfo Ruperti, capo della squadra mobile di Palermo - per il nulla osta della questura l’organizzazione si serviva di timbri falsi”. L’indagine della squadra mobile è coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Luca Battinieri, Daniela Varone ed Enrico Bologna. Tra i nomi degli impresari coinvolti nell’operazione ci sono Lino Orfei e Alvaro Bizzarro, e Darvin Cristiani. Le manette sono scattate con le stesse accuse per i titolari dei circhi Coliseum Sandra Orfei, Città di Roma, Smart Shane, Kumar, Vienna Roller, Caroli, Wigliams Brother, Jonathan, Apollo, De Blais, Meraviglioso, Aris Martini, Martini Cirque D’Europe, acquatico Denji show e acquatico Splash.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » mar dic 01, 2015 9:04 pm

Traffico di migranti, truffe sui visti d'ingresso: 14 arresti in tutta Italia
Nuovi fermi nell'ambito dell'operazione che ha messo a soqquadro il mondo del circo. In manette anche dipendente della Regione Sicilia ROMA Sgomberato "l'hotel" degli immigrati
01/12/2015 09:21

http://www.iltempo.it/cronache/2015/12/ ... -1.1484954


Un sistema corruttivo che si basava su continui intescambi tra pubblico e privato, avendo come fulcro, un ufficio pubblico all'interno dell'Assessorato della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro della Regione siciliana. È quanto emerge dall'operazione denominata "Golden Circus", che ha interessato l'ambiente circense e con la quale è stata sgominata un'organizzazione dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Già lo scorso 10 novembre le indagini della Polizia di Stato avevano portato al "fermo" di 41 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere, con l'aggravante della transnazionalità, dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina nel territorio nazionale di cittadini provenienti, prevalentemente dall'India, dal Pakistan e dal Bangladesh. In quella circostanza, sono stati contestati anche i reati di corruzione di pubblici ufficiali, falso materiale ed ideologico. Stamani, alle prime luci dell'alba, l'attività della Polizia di Stato ha accertato che l'organizzazione si sarebbe giovata di altre complicità che, a vario titolo, avrebbero rappresentato ulteriori snodi essenziali dell'iter criminale. Gli arresti sono stati compiuti anche nelle province di Trapani, Agrigento, Salerno, Foggia, Lecce, Roma, Pesaro, Milano, Varese e Latina.

Le indagini In questo contesto, la Squadra Mobile di Palermo, diretta Rodolfo Ruperti, ha scovato ulteriori frange di illegalità annidate, sia in ambito pubblico che privato. In varie città italiane, sono state eseguite 14 misure restrittive. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del Tribunale di Palermo. Le misure odierne sono a carico di 10 cittadini italiani e 4 stranieri: a tre persone, già sottoposte a fermo lo scorso 10 novembre, è stato notificato, stamattina, il provvedimento che ne dispone la custodia cautelare in carcere; mentre, gli altri 11, che si aggiungono ai 41 già fermati, vengono sottoposti agli arresti domiciliari.

Il business tra pubblico e privato Il sistema corruttivo, come già accertato nel precedente filone investigativo, si basava su continui intescambi tra pubblico e privato, avendo come fulcro, un ufficio pubblico all'interno dell'Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro. Qui, oltre a Vito Gambino, già destinatario con alcuni familiari, di un provvedimento restrittivo lo scorso 10 novembre, sarebbe emersa nell'operazione odierna la responsabilità di un'altra dipendente pubblica, Anna Maria Cristina Mantione, che collaborava Gambino e contribuiva a favorire quest'ultimo, fornendogli una carta prepagata postpay, formalmente intestata alla figlia. La carta avrebbe rappresentato un più sicuro canale di approvvigionamento del denaro illecito, pagato a Gambino.

Gli arrestati I provvedimenti hanno riguardato 10 cittadini italiani e 4 stranieri: a tre indagati, già sottoposti a fermo lo scorso 10 novembre, è stato notificato, stamattina, il provvedimento che ne dispone la custodia cautelare in carcere; mentre, gli altri 11, che si aggiungono ai 41 già fermati, vengono sottoposti agli arresti domiciliari. Si tratta di Guglielmo Allemano, che sarebbe uno stretto collaboratore dei vertici dell'associazione, nonchè uno degli ideatori del meccanismo criminale; Salvatore D'Antona, commercialista a Trapani, avrebbe collaborato con l'associazione in qualità di consulente contabile, quale titolare dell'omonimo studio, interessandosi a creare, in provincia di Trapani, ulteriori ragioni commerciali di alcune delle imprese circensi coinvolte; Gaetano Pappalardo, commercialista a Salerno, sarebbe organico all'associazione in quanto avrebbe prestato la propria attività professionale quale intermediario in favore dei vertici; Anna Maria Cristina Mantione, dipendente dell'Assessorato alla Famiglia della Regione siciliana, che pur non essendo inserita nell'associazione, risulterebbe responsabile del reato di favoreggiamento reale, per la sua collaborazione con Vito Gambino, già sottoposto a fermo ed altro elemento di spicco dell'associazione; Giuseppe Bivona, invece, come titolare di una struttura ricettiva di Agrigento, avrebbe collaborato attivamente con l'associazione, permettendo a diversi impresari circensi di eleggere la sede legale presso la sua attività commerciale.
Destinatari delle misure anche Mohammed Sajedul Islam, Mohammed Bilal, Prem Singh, già sottoposti a fermo ed ora colpiti da provvedimento di custodia cautelare in carcere. E poi Enis Franchetti, Alberto Vassallo, Yesenia Mantarro, Marco Contino, Davide Canestrelli, Jagvinder Singh, già in precedenza indagati ed ora sottoposti agli arresti domiciliari. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura. All'esecuzione delle odierne misure cautelari hanno collaborato con la Squadra Mobile di Palermo, le Squadre Mobili di Trapani, Agrigento, Salerno, Foggia, Lecce, Roma, Pesaro, Milano, Torino e il commissariato di Bardonecchia, Varese e Latina.
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Re: Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja

Messaggioda Berto » dom gen 24, 2016 10:57 am

Pisa terra di opportunità per l'imprenditoria straniera: "Ma non c'è ricaduta locale"
Oltre 5mila imprese di stranieri in provincia, Pisa fra le 9 province italiane più accoglienti. I soldi poi vanno all'estero: preoccupata Confcommercio
Redazione
23 gennaio 2016

http://www.pisatoday.it/economia/dati-i ... -pisa.html

Ammontano a quasi 50 milioni di euro (47 milioni e mezzo) le rimesse degli immigrati in provincia di Pisa nel solo anno 2014. Un trend di crescita quello testimoniato dai dati della Banca d'Italia che nel triennio 2012-2014 ha visto un incremento che ha sfiorato i 10 milioni di euro. Si tratta di un flusso di denaro che ogni anno parte dalla provincia di Pisa, attraverso i canali dell'intermediazione regolare (banche, poste, money transfer), per raggiungere i paesi di tutto il mondo.
Pisa è la terza provincia in Toscana dopo Firenze (207 milioni di rimesse) e Prato (162 milioni di euro). E' il Senegal ad 'importare' maggiormente il denaro raccolto: nel 2014 sono ritornati da Pisa e provincia nel paese africano 10 milioni e 700mila euro. Oltre 5 milioni hanno preso la strada della Romania, 4 milioni e 300mila il Bangladesh, sopra i 3 milioni di euro Filippine e Georgia.
"Più di 130 milioni di euro in tre anni prodotti nella nostra provincia hanno preso il volo senza nessuna ricaduta per l'economia locale - è il commento di Federico Pieragnoli direttore di Confcommercio Pisa - e non parliamo del sommerso. Credo che una qualche percentuale di questi soldi dovrebbe poter ritornare a beneficio di tutta la comunità, magari a sostegno delle tante politiche di accoglienza messe in atto sul territorio".
"Siamo una delle province più accoglienti - prosegue Pieragnoli - in termini di imprenditoria straniera Pisa è tra le prime nove province in Italia. Sono più di 5.400 le imprese straniere e rappresentano il 12,3% dell'intera l'imprenditoria provinciale. Ancora, nell'anno appena concluso si prevede una percentuale di lavoratori immigrati assunti intorno al 17% del totale complessivo assunzioni con un +4% rispetto al 2014".
Ad incrementare maggiormente la quantità di rimesse è il Bangladesh, molto più che raddoppiate nel giro di 24 mesi: erano 1 milione e 847mila euro nel 2012, sono diventate oltre 4,3 milioni a fine 2014. Tutto questo a fronte di una comunità numericamente molto esigua. Gli 828 residenti ufficiali in provincia censiti dall'Istat avrebbero prodotto in un anno rimesse per più di 4 milioni di euro, pari ad un valore medio di 5.541 euro pro capite, più del doppio rispetto alle rimesse pro capite del Senegal (2.317 euro), e cinque volte di più rispetto agli 899 euro pro capite realizzati dai 5.991 residenti di nazionalità romena.
"L'orizzonte resta sempre il rispetto per tutti delle regole - conclude Pieragnoli - siamo a disposizione di coloro che vogliono operare nella legalità, ma chiediamo alle istituzioni il pugno duro verso chi sgarra. Guardiamo con grande interesse alla task force anti-minimarket messa in piedi dal comune di Firenze e al giro di vite in atto contro coloro che operano attivamente per il degrado dei nostri centri storici".

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ieri-2.png
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