Non si confondano i migranti regolari con i clandestini

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Messaggioda Berto » sab set 23, 2017 7:56 pm

La bufala dei migranti africani che salvano il nostro Pil: ora anche la Bce lo smentisce
redazione
23 settembre 2017

http://www.informazioneitalia.com/la-bu ... -smentisce

La bufala dei migranti economici in arrivo dall’Africa che salvano il nostro Pil: ora anche il report della Bce smentisce la favoletta economico-buonista. In base ai dati di Eurotower, infatti, la ripresa si deve sì ala lavoro femminile e all’apporto degli immigrati, ma di quelli provenienti dall’Est Europa, e non dai paesi dell’Africa sub-sahariana…


Quando Boeri profetizzava il possibile disastro delle nostre casse se…

Vi ricordate quella nefasta previsione – poi smontata con la veridicità della matematica percentuale e l’attendibilità dei calcoli probabilistici – secondo cui, a detta di Boeri – il presidente dell’Inps – profetizzava che «chiudere le frontiere agli immigrati» – che nel nostro caso significa impedire o dirottare gli sbarchi di migranti economici provenienti quasi esclusivamente da paesi africani – avrebbe avuto un costo pari a circa «38 miliardi» oltre che la «distruzione del nostro sistema di protezione sociale»?

Ebbene, per capire come e perché questa ardimentosa e discutibile teoria – già smontata negli ultimi due mesi da addetti ai lavori a suon di obiezioni politico-economiche e riscontri vari – continui ad essere smentita nei fatti (numerici), basta dare un’occhiata all’ultimo rapporto mensile della Bce pubblicato ieri nel quale – come riporta tra gli altri il sito de il Giornale in queste ore, si sottolinea che «l’immigrazione ha dato un ampio contributo positivo alla popolazione in età lavorativa riflettendo soprattutto l’afflusso di lavoratori dai nuovi stati membri dell’Unione europea».


Bce, non sono i migranti africani a salvare il nostro Pil

Di fatto, ragionando sull’analisi degli economisti capitanati da Mario Draghi – un report assai tecnico all’interno del quale non ci avventureremo, se non per quanto concerne il risultato finale enucleato – si evince che il sostanzioso afflusso di immigrati seguito all’ampliamento dell’Eurozona a partire dal 2004 – e che ha registrato i suoi picchi massimi tra il 2007 e il 2009 e che, come riporta sempre il Giornale «(le statistiche si possono riassumere in un flusso di circa 10 milioni di persone nei maggiori Paesi dell’Unione)» – ha alimentato tra domanda e risposta il mercato del lavoro che sarebbe stato messo in crisi dall’incombente invecchiamento della popolazione.

«In questo modo – spiega allora il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti – «la domanda di lavoro ha potuto trovare uno sbocco quando la ripresa si è avviata e così sono cresciuti consumi e Pil». Il punto, però, è che questa cresciuta non si è dovuta ai migranti africani, ma ai flussi d’immigrazione all’interno della stessa area Ue. Tanto che, come scrive il Giornale, «Implicitamente l’Eurotower ha riaffermato l’importanza dell’Ue e della moneta unica come spazio economico efficiente («ottimale» per gli economisti) in quanto si incoraggia la mobilità dei lavoratori contenendo in questo modo le pressioni salariali».

Il che, per la proprietà transitiva dell’eguaglianza – sempre per rimanere in ambito matematico-economico – vuol dire che la manovalanza d’importazione dall’Africa subsahariana soprattutto non ha prodotto nessun incremento positivo del Pil: e così la Bce torna a sfatare, una volta di più, il falso mito secondo cui i profughi economici salvano i nostro conti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » ven ott 27, 2017 7:45 am

In Italia 5 milioni di stranieri regolari: non c'è nessuna invasione islamica
Redazione 26 ottobre 2017

http://www.today.it/cronaca/stranieri-r ... ronti.html


Il numero dei migranti regolari in Italia è aumentato di appena 20.875 unità rispetto all'anno precedente. Eppure tra sbarchi, altri flussi in arrivo e cancellazioni anagrafiche, i movimenti migratori hanno interessato quasi 1 milione di persone. E' quanto rivela il Dossier Statistico Immigrazione 2017 elaborato Centro Studi Idos e Confronti. L’esiguo aumento netto di questa popolazione è stato anche determinato dal gran numero di acquisizioni della cittadinanza italiana. Tra il 2007 e il 2016 la popolazione straniera residente in Italia è aumentata di 2.023.317 persone. Secondo le previsioni demografiche dell'Istat, nel 2065 potrebbero essere 14,1 milioni i residenti stranieri e 7,6 milioni i cittadini italiani di origine straniera. Complessivamente più di un terzo della popolazione.

Nessuna invasione islamica

Colpisce la crescente consistenza del pluralismo religioso: la Moschea di Roma Monte Antenne è la più grande d’Europa, così come lo sono il Centro Culturale Ikeda per la Pace di Milano della comunità buddhista, inaugurato nel 2016, e il Tempio di Settebagni, alle porte di Roma, della comunità mormone (Chiesa di Gesù e dei Santi degli ultimi giorni).

Dai primi anni del 2000 persiste la netta prevalenza dei cristiani (53,0%), tra i quali gli ortodossi sono i più numerosi, seguiti dai cattolici e dai protestanti (rispettivamente circa 1,5 milioni, quasi 1 milione e più di 250.000 tra protestanti e altre comunità cristiane). La rilevante incidenza dei musulmani, pari a un terzo dell’intera presenza straniera (1,6 milioni di persone), non giustifica il timore di un’invasione e l’atteggiamento contro l’islam. Discreta la presenza di fedeli di religioni orientali (tra gli altri, induisti 150.800 e 3,0% del totale, buddhisti 113.900 e 2,3%), senza contare i gruppi religiosi minori e gli atei. Nel 2016 si sono trasferiti all’estero, cancellandosi dalle anagrafi comunali, 42.553 cittadini stranieri e 114.512 italiani. In entrambi i casi si tratta di una sottostima dei movimenti reali.


Il lavoro degli stranieri vale l'8,8% del Pil

L’Istat ha cancellato d’ufficio (in quanto irreperibili) altri 122.719 stranieri, mentre, sulla base degli archivi dei paesi nei quali si sono indirizzati in prevalenza gli emigrati italiani (Germania e Regno Unito), il Dossier stima che, complessivamente, nel 2016 siano espatriati almeno 285.000 italiani.

Nel 2015 gli occupati stranieri hanno prodotto una ricchezza di 127 miliardi di euro, vale a dire l'8,8% del Pil, ed hanno dichiarato in media redditi di 11.752 euro annui a testa, pari a un totale di 27,3 miliardi di euro. Hanno inoltre versato Irpef per 3,2 miliardi, in media 2.265 euro a testa (gli italiani 5.178). Presentando il bilancio 2016, il presidente dell'Inps Tito Boeri ha sottolineato che senza immigrati il Paese nei prossimi 22 anni potrebbe risparmiare 35 miliardi di euro di prestazioni a loro destinate, ma così facendo rinuncerebbe a 73 miliardi di entrate contributive, con una perdita netta di 38 miliardi di euro. Anche perché i pensionati non comunitari nel 2016 sono stati 43.830 su un totale di 14.114.464. L'incidenza degli stranieri sul totale degli assegni di pensione in Italia è quindi di appena lo 0,3%.
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Messaggioda Berto » sab feb 10, 2018 6:37 pm

Grasso: ”gli immigrati pagano 130mila miliardi di tasse in Italia”

http://www.imolaoggi.it/2018/02/10/gras ... -in-italia



Gino Quarelo
Questo non solo sbaglia ma è ignorante e bugiardo. Tutti possiamo sbagliare e dire 130 mila miliardi invece di dire 130 mila milioni, è che i 130 miliardi (o mila milioni) caso mai sarebbero di PIL su cui calcolare le tasse e i contributi. Poi bisognerebbe dire che questi stranieri non sono tutti stranieri ma molti sono divenuti cittadini italiani o hanno la doppia cittadinanza a cui va aggiunta la specifica che solo una parte degli stranieri lavora e produce PIL, quelli irregolari, illegali, clandestini non lavorano non producono nulla e molti di questi vivono a nostre spese nei centri e negli alberghi e tanti delinquono, rubano, rapinano, spacciano, stuprano e qualcuno ci sottrae anche il lavoro "socialmente utile" o quei lavori che una volta erano dati in appalto a imprese locali come la pulizia delle strade. Andrebbe anche specificato che le badanti straniere pagano poche tasse, versano pochissimi contributi e una buona parte lavora in nero perché le nostre famiglie non potrebbero mai assumerle in regola pagando tutto il pagabile, poiché non ne avrebbero le risorse e finirebbero a carico della comunità e della fiscalità generale.



Colf e badanti, in Italia sono 900 mila ma troppo lavoro nero
2017/06/16

http://it.radiovaticana.va/news/2017/06 ... ro/1319385

Sono circa 67 milioni i lavoratori domestici nel mondo, di cui l’83% donne, e 11,5 milioni sono i migranti impegnati. Il lavoro di cura di colf e badanti è spesso fondamentale per tante famiglie, ma non di rado i diritti di queste persone non sono rispettati. È questo uno dei temi dell’odierna giornata internazionale del lavoro domestico. Alessandro Guarasci:

Oramai colf e badanti sono parte integrante di tante famiglie. I rapporti di lavoro iscritti all’Inps nel settore domestico sono 886 mila. Di questi l’87,5% sono donne, mentre il 76% sono di origine straniera, circa 692 mila. Dal 2015 l’Europa dell’Est è stata l’area geografica da dove provengono quasi la metà dei lavoratori stranieri. In aumento sono le lavoratrici e lavoratori italiani che raggiungono ora quota 213 mila con un sostanziale incremento nel 2015: +13,0%. Le altre lavoratrici/ori provengono principalmente dalle Filippine o dall’America del Sud.

Il lavoro nero però è un male ancora difficile da estirpare. Raffaella Maioni, responsabile Acli Colf:

“Tante persone non regolarizzano o regolarizzano per meno ore rispetto a quelle che prevederebbe il contratto. Quindi si stima che ci siano all’incirca oltre un milione e mezzo di lavoratori domestici, cioè colf e assistenti familiari. Ad esempio, dalla ricerca che abbiamo fatto noi 'Viaggio nel lavoro di cura', si evince come il 33 per cento delle assistenti intervistate svolgono addirittura mansioni infermieristiche, quindi parainfermieristiche, che tra l’altro non si potrebbero fare, e non hanno un contratto di lavoro in regola. Quindi, questo pone sicuramente delle questioni anche rispetto alla sicurezza per le lavoratrici, ma anche per le persone che sono assistite”.

Tra l’altro molte colf e badanti a fine età lavorativa avranno una pensione da fame, 200-300 euro. Eppure oramai da anni il loro apporto alla nostra società è fondamentale. Lorenzo Gasperini presidente di Cassa Colf:

"Queste persone sono uno dei motori dell’economia italiana, perché comunque il giro economico realizzato dalle famiglie italiane intorno al lavoro domestico è di 15 miliardi di euro, di cui sette solo sono in regola, emergono, tra retribuzioni e contributi. Mentre nel Nord Europa le istituzioni sono vicine alle famiglie, in Italia il welfare si basa molto sulla famiglia: cioè, il welfare dell’anziano spesso è in testa alla famiglia".

Dunque, serve rivedere la normativa per agevolare le famiglie ad assumere e dare più diritti a questi lavoratori, a cominciare dalla pensione per arrivare alla malattia e alla maternità. Ancora Maioni:

“Una contribuzione dev’essere fatta sulla retribuzione percepita in modo tale che la contribuzione del lavoratore aumenti, in modo tale da poter garantire prestazioni previdenziali, quindi aumenti la malattia e la maternità. Questa cosa non deve gravare sulle famiglie, perché dall’altra parte abbiamo comunque famiglie che a volte sono deboli e non hanno la possibilità economica di sostenere una contribuzione di un certo tipo. Serve che una famiglia, un datore di lavoro sia incentivato a regolarizzare, portando in detrazione i costi del lavoro”.

In affanno economico le famiglie spesso per pagare il lavoro di cura, sono costrette a tagliare le spese per la cura, la salute, l’alimentazione.



Censis: in Italia le badanti sono un milione e 655 mila

http://www.retecaad.it/news/274

(Le inevitabili correlazioni tra adattamento domestico e lavoro domiciliare di cura, ndr)
Il Censis ha pubblicato uno studio sui servizi alla persona, in particolare verso gli anziani. Aumenta il numero delle badanti in Italia: sono un milione e 655 mila. In dieci anni un aumento del 53%.
È una ricerca realizzata da Censis e Ismu per il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, in occasione del convegno 'Servizi alla persona e occupazione nel welfare che cambia'.

Le badanti sono per il 77,3% stranieri e donne (82,4%), tra i 36 e 50 anni (56,8%).
E si stima che, mantenendo stabile il tasso di utilizzo dei servizi da parte delle famiglie, il numero dei collaboratori salirà a 2 milioni 151 mila nel 2030 (circa 500 mila in piu').
La spesa media per le famiglie e' di 667 euro al mese. Ma con la crisi, oltre la metà dei bilanci familiari non tiene più: così nel 15% dei casi è prevedibile, sempre stando ai risultati della ricerca, che un componente della famiglia lasci il lavoro per assistere un congiunto. O nel 41,7% dei casi si pensa anche a rinunciare al servizio.
L'area dei servizi di cura e assistenza per le famiglie rappresenta quindi un ''grande bacino occupazionale'': il numero dei collaboratori è passato da 1,083 milioni del 2001 a 1,655 milioni del 2012 (quando e' stata condotta l'indagine su 1500 collaboratori). Sono 2 milioni 600 mila le famiglie (il 10,4%) che hanno attivato servizi di collaborazione, di assistenza per anziani o persone non autosufficienti, e di baby sitting.
L'irrinunciabilità del servizio sta peraltro portando alcune famiglie (il 15%, ma al Nord la percentuale arriva al 20%) a considerare l'ipotesi che un componente della stessa rinunci al lavoro per prendere il posto del collaboratore. Intrappolate tra esigenze crescenti e risorse in calo, il 44,4% delle famiglie pensa che nei prossimi cinque anni avra' bisogno di aumentare il numero dei collaboratori o delle ore di lavoro svolte. Ma al tempo stesso la metà delle famiglie (il 49,4%) sa che avra' sempre piu' difficoltà a sostenere il servizio e il 41,7% pensa addirittura che dovrà rinunciarci.

Scarica il rapporto del CENSIS
http://www.regioni.it/download.php?id=2 ... odule=news
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Messaggioda Berto » dom feb 11, 2018 8:46 pm

Adesso lo dice anche la Bce: "Gli immigrati non sono forza lavoro"
di Redazione- 10 Febbraio 2018

http://www.ilpopulista.it/news/10-Febbr ... avoro.html

altro che "risorse": il paese lo reggono gli esodati!
Per anni ce l'hanno menata dicendo che gli extracomunitari fanno i lavori che noi non vogliamo fare. Ora il Bollettino della Banca europea dimostra che non è vero...

Anche la Banca centrale europea cambia idea sugli immigrati: non incrementano la forza lavoro. Dopo aver detto per mesi che la mano d’opera degli stranieri era necessaria, ora ammette che invece non è così. E lo pubblica nel proprio Bollettino.

"I flussi di immigrazione verso Germania, Italia e Austria aumentano, eppure", riporta il Bollettino economico della Bce, "l’impatto sulla forza lavoro finora è rimasto limitato". In realtà, il maggiore incremento al mercato del lavoro arriva dagli over 55, a causa dell’innalzamento dell’età della pensione. Altro che immigrati...
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Messaggioda Berto » ven mar 09, 2018 10:36 pm

Questi sono due casi di cattiva e buona migrazione e integrazione.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 7003387674


Due neri africani entrambi cristiani, un uomo e una donna migrati legalmente e naturalizzati in Italia, lei in Calabria sposata a un calabrese, lui in Lombardia sposato a una lombarda, due persone con due visioni del mondo del tutto opposte.
Lei una persona ignorante, presuntuosa e arrogante, senza alcun rispetto per le genti della terra che l'ha accolta, una persona schifosamente razzista che diffonde e pratica una ideologia politica che persegue la violazione dei diritti umani dei cittadini nativi italici ed europei;
lui invece una persona umile, naturale, semplice anche se laureata, che ha il massimo rispetto per i diritti umani civili e politici dei cittadini nativi italici ed europei della terra che l'ha accolto e nella quale si è felicemente integrato e fuso.



Il leghista Iwobi e la KyengeTriste parabola di due simboli
28 maggio 2015 -

http://bergamo.corriere.it/notizie/opin ... f1d6.shtml

Dopo la presunta querela di Salvini, la polemica su Facebook: «Razzista sarà lei».
L’ex ministro Cécile Kyenge e il leghista Toni Iwobi L’ex ministro Cécile Kyenge e il leghista Toni Iwobi

All’elenco di vicende surreali della politica italiana, si aggiunge quella della presunta querela di Matteo Salvini a Cécile Kyenge. L’ex ministro nei giorni scorsi ha raccontato di essere stata denunciata dal leader del Carroccio, per aver definito «razzista» la Lega; Salvini però nega di aver mosso gli avvocati: uno dei due si sta confondendo, evidentemente. Allo spettacolino si aggiunge un piccolo allegato di origine bergamasca. Toni Iwobi, nigeriano di nascita con un cursus honorum da ex assessore a Spirano e da responsabile immigrazione della Lega, candidato da qualcuno dei suoi persino alla presidenza della Repubblica, lancia una campagna anti-Kyenge sui social network. «Facciamo uno scherzetto alla Kyenge», scrive, e lo scherzetto sarebbe postare sul profilo dell’ex ministro foto dello stesso Iwobi con la scritta «razzista sarà lei».

In effetti il suo faccione si ripete più volte nella pagina dell’eurodeputata, accanto a una lunga serie di insulti reciproci tra i sostenitori dei due personaggi. La sensazione è che tanto la Kyenge, quanto Iwobi, si prestino a un ruolo da prestanome su un tema molto delicato, quello dell’accoglienza degli immigrati e del malcontento che attraversa ormai da anni l’Italia di fronte al fenomeno. Il fatto stesso di essere neri, africani, con cittadinanza italiana, dovrebbe - secondo chi li ha portati sulla scena politica - dimostrare una tra due tesi opposte. Quella leghista è che, avendo messo Iwobi in una posizione di visibilità e di responsabilità, né Salvini né il suo partito possono essere accusati di razzismo. Se è un africano a dire che gli africani devono rimanere in Africa con parole come «aiutiamo i miei fratelli a restare a casa loro», declinazione black dello slogan bossiano, perché non dovrebbero pensarlo i bergamaschi?

Il problema è che dietro a questo pragmatismo lumbard, il razzismo trasuda abbondante: basta dare un’occhiata ai commenti sulla bacheca Facebook della Kyenge, alcuni davvero pesanti, fino a riproporre il paragone con l’orango di cui fu responsabile Roberto Calderoli. È però altrettanto chiaro che Cécile Kyenge in questi anni è stata usata come scudo umano dal centrosinistra sul tema dell’immigrazione. Ministro all’Integrazione senza capacità né alcun potere per incidere sulle politiche migratorie, è stata lasciata in balia degli insulti, per poi essere «trasferita» da Renzi (e, per la verità, da oltre 90 mila preferenze) al Parlamento europeo. I risultati politici di Iwobi e Kyenge sono sotto gli occhi di tutti: i costi, in termini personali, dell’essersi prestati a fare da simboli, li conoscono solo loro.




Questo della Kyenge come quello di Balotelli il calciatore so due casi di cattiva immigrazione, razzista e senza rispetto; propria di due persone disumane, ignoranti, presuntuose, arroganti e senza rispetto

Toni Iwobi: Balotelli su Instagram contro il neo senatore della Lega
07/03/2018

http://www.corriere.it/politica/18_marz ... fb97.shtml

Il calciatore del Nizza, Mario Balotelli, se la prende con il primo senatore nero della storia italiana, Toni Iwobi, eletto con la Lega. E in un post su Instagram scrive: «Forse sono cieco io o forse non gliel’hanno detto ancora che è nero. Ma vergogna!».
La replica

Pronta la replica del neo senatore a Radio Capital: «Critiche di Balotelli? Preferisco ignorarlo in questo momento. Non mi interessa quello che scrive, ne ho abbastanza delle polemiche: voglio pensare al mio territorio e al nuovo compito che mi hanno affidato. Lui è un grande giocatore e rimarrà tale, spero che si limiti a fare il suo bel lavoro, visto che è portato a farlo». Poi arriva anche la puntualizzazione del segretario della Lega Matteo Salvini: «Balotelli, non mi piaceva in campo, mi piace ancor meno fuori dal campo».


Le frasi

Nel mirino del goleador italiano le frasi pronunciate dal neo senatore sui migranti: «I clandestini? Vadano a casa. Ma la Lega non è razzista». Mercoledì Iwobi ha anche postato un commento: «Il razzismo in Italia è solo a sinistra». Il neo senatore dopo essere stato eletto a Palazzo Madama, ha spiegato alle agenzie la sua lunga militanza nella Lega: «Sono 24 anni che sostengo la Lega perché da sempre ha un progetto politico che mi sta a cuore: il federalismo fiscale.


Nato in Nigeria

In Italia già dagli anni ‘70, Toni Iwobi, 60 anni, è di Gusau, in Nigeria: abita a Spirano (Bergamo), ed è il primo parlamentare nero eletto dalla Lega, il primo senatore di colore nella storia d’Italia. «Mi ha chiamato Calderoli nella notte, mi ha detto “ciao Senatore Iwobi”. Non posso ancora crederci, ma finalmente sembra che ce l’abbia fatta. Il neo senatore della Lega è un esperto informatico, titolare di un’azienda che fa assistenza su hardware e software sia per privati sia per enti pubblici.


https://www.facebook.com/SomigliLorenzo ... 3453802296




Tony Iwobi e il razzismo degli antirazzisti
Emanuel Pietrobon

http://www.lintellettualedissidente.it/ ... -lega-nord

Le accuse e gli attacchi rivolti nei confronti di Tony Iwobi svelano il vero volto degli autoproclamati antirazzisti, ipocriti quanto l'ideologia che sostengono.

Un giovane nigeriano proveniente da una famiglia modesta giugne in Italia nel 1976 con un permesso di soggiorno per motivi di studio. È uno dei primi immigrati provenienti dall’Africa nera a giungere nel Bel paese, all’epoca sull’orlo di una guerra civile, dilaniato da attentati, violenze e manifestazioni squadriste da parte dell’estrema destra e dell’estrema sinistra. Testardaggine, volontà di emancipazione e di riscatto sociale e tanta ambizione, questi i moventi che spingono il giovane Tony Chike Iwobi a svolgere qualsiasi lavoro, muratore, stalliere e idraulico, pur avendo in mano una laurea in Scienze informatiche conseguita negli Stati Uniti. Si trasferisce nel profondo settentrione, nella provincia di Bergamo, dove viene assunto dall’Amsa in qualità di operatore ecologico, ma pochi mesi dopo viene promosso agli uffici divenendo impiegato. Cambia tanti lavori, non più umili, ricoprendo mansioni di responsabilità presso aziende italiane e svizzere, continuando allo stesso tempo ad arricchire il suo profilo lavorativo con corsi di specializzazione seguiti in Italia e all’estero.

Nel 1993 si iscrive alla Lega Nord, all’epoca movimento politico a carattere regionale mirante alla secessione delle regioni settentrionali dal resto d’Italia e ad una rivoluzione fiscale basata sul federalismo. Come nel mondo del lavoro, ugualmente Iwobi colpisce e fa carriera anche nella politica, soprattutto quando il partito inizia a perdere i suoi caratteri originari per tentare di diventare una forza nazionale facendo leva sull’euroscettiscismo, sulla minaccia dell’immigrazione incontrollata e sulla difesa dei valori e dell’identità cristiana del Vecchio Continente dal relativismo culturale del liberalismo e dall’estremismo islamico. Il colore della pelle di Iwobi non è mai stato un problema per quello che viene descritto come il principale partito xenofobo del paese, sia in Italia che all’estero, ma anzi viene visto come un elemento di forza: Iwobi raffigura lo straniero che ce l’ha fatta, partendo dal nulla e aiutato solo dalle sue capacità, che si è integrato e ha accolto positivamente valori, costumi e tradizioni del paese in cui ha scelto di vivere, l’immagine perfetta per un partito che viene periodicamente accusato di propagandare idee razziste ed alimentare tensione sociale tra le comunità etniche e religiose presenti nella nazione.

Dal 1993 al 2014 è ininterrottamente consigliere comunale a Spirano, una piccola città del Bergamasco, un decennio nel quale le sue posizioni politiche, specialmente sull’immigrazione, raccolgono l’attenzione dei leader del partito e nel 2014 viene designato responsabile federale del Dipartimento Immigrazione e Sicurezza della Lega Nord su iniziativa di Matteo Salvini. C’è Iwobi dietro alcuni slogan di successo utilizzati dal partito, diventati dei veri e propri tormentoni elettorali, come ‘Aiutamoli a casa loro!‘ e ‘Stop invasione!‘ e al programma riguardante la regolamentazione dell’immigrazione dai paesi extraeuropei, basato sull’applicazione di misure per la selezione e la scrematura delle richieste di permessi umanitari e di soggiorno, sul rimpatrio di tutti quegli immigrati clandestini sbarcati in Italia negli ultimi anni le cui domande d’asilo sono state rifiutate, sulla chiusura dell’accesso ai migranti economici.

L’elezione di Iwobi a senatore della Repubblica italiana – il primo di colore in assoluto – alle recenti elezioni ha scatenato l’ira e l’ironia sui social network, tra i politici e tra il panorama dei vari antirazzisti riciclatisi pseudo-intellettuali dell’ultima ora per deridere la sua candidatura con la Lega Nord. Il clamore suscitato dall’evento ha persino attirato l’attenzione di importanti media globali, come The Guardian, El País, Independent e Times, che ne hanno tratteggiato una breve biografia e raccontato le motivazioni della sua affiliazione ad un partito anti-immigrazione. Addirittura il calciatore Mario Balotelli ha provocatoriamente chiesto, via Instagram, a Iwobi se si fosse accorto d’essere nero; l’ex ministro dell’integrazione Cécile Kyenge ha dichiarato, invece, che l’evento non intacca minimamente la natura razzista della Lega, mentre su Facebook impazzano immagini satiriche che comparano l’accoppiata Iwobi-Salvini alla DiCaprio-Jackson del film Django Unchained.

Un negro di casa come Stephen, lo schiavo domestico della tenuta di Calvin Candie, così la superiore satira liberal ai tempi di Facebook ha dipinto Iwobi, ossia un fratello che – ripercorrendo il pensiero di Malcolm X – si è svenduto ai bianchi, di cui appoggia lotte e rivendicazioni nella convinzione che ciò lo aiuterà ad essere accettato nella società bianca. È proprio in questi momenti che emerge il vero volto delle nuove sinistre occidentali, affiorate nel dopo-guerra fredda come le più importanti manifestazioni politiche della nuova élite borghese globalista; sinistre che hanno vergognosamente abbandonato ogni riferimento al proletariato e alla difesa della classe operaia.

Da anni la propaganda di una certa sinistra martella l’opinione pubblica sulla necessità di una politica fortemente immigrazionista, tuonando slogan come ‘Faranno i lavori che gli italiani non vogliono più fare!‘ o ‘Ci pagheranno le pensioni!‘. Flussi migratori costanti e continui nel tempo come un rimedio alla denatalità e alla carenza di manodopera dequalificata a basso costo, anziché politiche incentrate sull’aiuto alle famiglie e su una reale alternanza scuola-lavoro, questo propone la sinistra, accusando poi di razzismo chiunque ritenga che l’afflusso di milioni di persone provenienti da contesti culturali profondamente differenti – senza un’adeguato meccanismo di integrazione nella società e nel mondo del lavoro, possa alimentare tensioni sociali, il mercato del lavoro nero e la criminalità.

L’assenza di un modello d’integrazione o, meglio, l’assenza di una reale volontà di integrare gli immigrati, ha portato alla proliferazione di ghetti etnici, di no-go zones, all’esplosione della microcriminalità e a sempre più frequenti rivolte razziali. Scenari di disordine ed anarchia che da decenni irrompono nella quotidianità di Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Svezia, mai apparsi in Italia, ma a cui il paese dovrebbe iniziare ad abituarsi a meno di un cambio di rotta nel modo di pensare l’integrazione e la convivenza tra etnie e culture. La risposta dei partiti e dei centri sociali di sinistra all’omicidio di Pamela Mastropietro ad opera di un gruppo di nigeriani legati al sottobosco malavitoso di Macerata è stata un corteo antifascista ed antirazzista nel quale i manifestanti hanno lanciato invettive contro i partiti di destra, l’intolleranza e le forze dell’ordine. Un episodio che dovrebbe far riflettere sulla totale alienazione della sinistra dalla realtà e che spiega l’emorragia di voti dal Partito Democratico a partiti anti-sistema come Lega Nord e Movimento 5 Stelle. Iwobi è solo uno dei tanti nuovi italiani che ha preso atto dell’insensatezza delle politiche open borders e refugees welcome sostenute dalle nuove sinistre occidentali, che hanno soltanto esacerbato un clima già teso a causa della decennale crisi economica e delle tensioni inter-etniche causate dal fallimento dei progetti multiculturalisti in salsa anglosassone e scandinava.

Confindustria, Tito Boeri, Emma Bonino, Laura Boldrini, Paolo Gentiloni, Alessandro Cecchi Paone, Roberto Saviano, tanti coloro che hanno pubblicamente dichiarato di vedere l’immigrazione come una soluzione ai problemi demografici e lavorativi del paese. Nell’immaginario della sinistra l’immigrato ideale dovrebbe costruire famiglie numerose per ripopolare l’Italia (in pratica una sostituzione etnica, ma guai a dirlo) e fare lavori umili, precari e sottopagati come raccogliere pomodori nelle piantagioni del Sud Italia – citando la Bonino, e ovviamente essere ideologicamente allineato a sinistra.

Alla luce di queste cose è facile comprendere perché contro Iwobi sia stata lanciata una campagna denigratoria, oltre che razzista: lo straniero che si integra e non si accontenta dei lavori che gli italiani non vogliono più fare, ma che attraverso le sue capacità si eleva socialmente e vede nell’accoglienza indiscriminata un male per tutti quegli stranieri onesti che a fatica hanno ottenuto dei meriti, è scomodo, non è stato manipolato dal miraggio dell’antirazzismo, quindi è un suffragio perduto.

La comunità senegalese è scesa in piazza a Firenze per protestare contro l’omicidio di un connazionale ad opera di un folle. Il gesto è stato strumentalizzato dalla sinistra e ritenuto un atto razzista.

No, Iwobi non è un negro di casa, e neanche di cortile, è molto più italiano e fiero di esserlo di tutti quelli che si stanno divertendo a denigrarlo, a ritenerlo un burattino dell’uomo bianco ed un venduto, e il suo ‘Aiutamoli a casa loro!‘ non è un’offesa, ma quello che l’Occidente dovrebbe finalmente iniziare a fare dopo anni di politiche neo colonialiste ed imperialistiche nel Sud globale che hanno portato al saccheggio di risorse naturali, al sostegno verso sanguinose dittature militari e a guerre per procura volte all’accaparramento di metalli rari e preziosi che sono alla base dell’odierna crisi migratoria.




"Un nero troppo bianco e per nulla rosso"

https://www.facebook.com/roberto.orciar ... 7160588390

La Sx non e' vero che ama tutti gli africani.
Ama solo quelli che può sfruttare, su cui ci può guadagnare.
Ha invece un totale fastidio, disprezzo per gli africani che rispettano le leggi, che pagano le tasse ed i biglietti del treno.
La Sx non li ama perché non gli servono.
Un africano che prende, con i suoi documenti in regola, il suo volo low cost ed atterra e inizia il faticoso e complesso iter burocratico amministrativo per lavorare in Italia, non giova alle casse della Sx.
La Sx ama i barconi strapieni di sconosciuti, senza documenti, perché su di essi la potente macchina lucrativa delle cooperative rosse ci può guadagnare.
Hanno infatti due caratteristiche straordinarie.
Son tutti senza documenti e quindi gli affibbiano piu' generalità diverse ad ogni singolo africano e quindi più "pratiche" aperte e quindi piu' guadagni.
Non hanno voglia di lavorare quindi le cooperative rosse si interesseranno a vita a loro, mandando poi la parcella a noi, ovviamente.
Io ho visto africani incazzarsi perche non hanno Sky, per la cattiva qualita' della wifi, o del cibo, ma mai nessuno incazzato perché si fosse stancato di vivere in albergo e preferisse un lavoro e vivere di esso.
La fame di denaro della Sx sta portando alla dissoluzione il nostro Paese
Se ne accorto pure Nardella.
Dopo la tragedia dell uccisione del senegalese, il centro di firenze e' stato messo a ferro e fuoco.
Trecento senegalesi hanno distrutto tutto ciò che gli capitasse loro davanti.
Il sindaco Nardella che non ha ancora capito nulla di quello che il suo partito ha messo su, sceso in strada per cercare di sedare gli animi e' stato prima offeso e poi preso a sputi, ed è dovuto darsela pure a gambe.
La cosa grave è data dal fatto che chi viene qui col barcone non e' violento.
Magari lo fosse.
E' arretrato di centinaia di anni e non riesce a comprendere, perché socio-culturalmente impreparato che esiste una struttura superiore che si chiama Stato, che ha questa il compito di far rispettare la legge.
Questi sono ancora fermi alla logica del villaggio, dove ogni misfatto, o presunto tale, si punisce con spedizioni punitive, distruggendo tutto e picchiando qualsiasi malcapitato gli capiti a tiro, colpevole o no che sia.
L'episodio di Nardella e' inquietante non tanto per la figura di merda planetaria che ha fatto il sindaco: immortalato dal video prima offeso, poi sputato ed infine fuggito, quanto il fatto che la Sx sia ancora convinta di gestire questa marea di africani a loro esclusivo uso e consumo
La Sx non ha ancora capito che di questo giochetto ormai non ne' più l'esecutitrice, ma ne e' diventata vittima...
...come tutti noi... purtroppo.
cit A.B.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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No se confonda i foresti rexidenti ke laora co i clandestini

Messaggioda Berto » mar mag 08, 2018 6:54 am

Imprenditore padovano e moglie arrestati: decine di operai stranieri trattati come schiavi
Lunedì 7 Maggio 2018

https://www.ilmessaggero.it/primopiano/ ... 16057.html

PADOVA - I Carabinieri del Comando Provinciale di Padova stanno dando esecuzione ad un ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un imprenditore operante nel settore agricolo nel comune di Albignasego, e della moglieche dal 2011 sfruttavano manodopera clandestina, per la conduzione della propria azienda.

Decine gli stranieri sfruttati e tenuti quasi in stato di indigenza. Contestualmente agli arresti eseguito anche un decreto di sequestro di immobili riconducibili all’imprenditore, del valore di oltre 600.000 euro che andrà a garanzia del danno erariale causato dal mancato versamento di tutti gli oneri connessi alle prestazioni lavorative documentate. Sequestrati anche conti correnti e valori mobiliari. I lavoratori che si facevano maledurante il lavoro erano costretti a mentire ai sanitari per non perdere il misero posto di lavoro. Decine i lavoratori coinvolti, in maggioranza bengalese.


CHI SONO GLI ARRESTATI
Gli arrestati sono Walter Tresoldi, 49 anni di Albignasego, condotto al Due Palazzi di Padova, e la moglie Fanica Hodorogea, 48 anni di origini romene, posta ai domiciliari.


LE ACCUSE

Sono accusati, a vario titolo, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, lesioni personali, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, omesso versamento di contributi previdenziali ed evasione connessa a denunce obbligatorie del datore di lavoro. Oltre a loro il gip di Padova ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare anche per un loro collaboratore di origine bengalese, al momento all'estero.



Alberto Pento
Stranieri clandestini ? Se non ci fossero non vi sarebbe nemmeno la tentazione di "sfruttarli". Comunque per quanto mi riguarda è ancora più vergognoso e criminale sfruttare e depredare i veneti e gli italiani per importare e mantenere i clandestini dall'Asia e dall'Africa. Questi stranieri che lavorano in nero, forse clandestini e già mantenuti a nostre spese dallo stato, non ci pagano di certo la pensione.
I nostri lavoratori, i nostri artigiani, i nostri agricoltori, i nostri piccoli e medi imprenditori sono già terribilmente sfruttati e depredati dallo stato italiano e dalle sue caste parassitarie tra cui quelle sindacali, economiche (Alitalia, Atac, Ama, ...), politiche e religiose (8xmille).
Molti nostri lavoratori, specialmente giovani, sono supersfruttati e malpagati legalmente, grazie alle legislazioni che lo consentono, con il consenso dei sindacati e delle sinistre che vivono di privilegi sulle loro e nostre spalle.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: No se confonda i foresti rexidenti ke laora co i clandes

Messaggioda Berto » sab giu 30, 2018 6:01 pm

Questo è tra i peggiori

Saviano mente sui migranti (clandestini) Ecco tutte le sue fake news
Massimo Malpica - Ven, 29/06/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 45973.html


Lo scrittore sbugiardato da «Lavoce.info»: è una bufala che l'Ue ci abbuoni 5 miliardi di debito per l'accoglienza

Roma «È una bugia. È falso», giurava in tv Roberto Saviano, snocciolando due settimane fa a «Di Martedì», su La7, le sue verità sull'immigrazione e sull'accoglienza.

Peccato che nell'occasione sia stato lui a diffondere fake news e a dire il falso. Mica l'accusa arriva da un Salvini qualunque. A beccare in fallo l'autore di Gomorra sono stati infatti i fact checker di Lavoce.info, il quotidiano online fondato da Tito Boeri, analizzando le parole dello scrittore.

Ma che aveva detto Saviano? Attaccando il governo per aver chiuso i porti, aveva appunto definito «falsa» la narrazione dell'esecutivo, che sostiene di essere stato «abbandonato dall'Europa a sostenere il peso economico dell'immigrazione». E perché per Saviano sarebbe «una bugia» quello che «il governo vuol farci credere»? Perché, spiegava lo scrittore, «solo negli ultimi anni al nostro Paese sono stati dati 800 milioni di euro di fondi dall'Europa per la gestione dei flussi dei rifugiati, ma l'apporto più corposo lo si riceve indirettamente». Ossia, proseguiva Saviano, grazie alla «concessione» fatta dalla Ue all'Italia «di scorporare dal bilancio questi 5 miliardi che servono per i rifugiati e che quindi non vanno a pesare sul rapporto debito/Pil, cioè non pesano sul debito italiano, non sulle nostre tasche».

Parole dure, accuse decise e senza tentennamenti. Ma false. A dirlo, appunto, lavoce.info, che analizza le parole dello scrittore ed emette un verdetto drastico. Quella di Saviano è una fake news, a tutto tondo. Cominciamo dai soldi. Quegli 800 milioni di euro sono veri? Sì, anche se non è chiaro che cosa intendesse con «ultimi anni». I soldi incassati dall'Italia negli ultimi otto, per esempio, sono 690 milioni di euro, un po' meno di quanto dice Saviano, che magari si riferiva al decennio. La cosa interessante, semmai, è quanto queste «elargizioni» pesino sul totale delle spese sostenute dal nostro Paese per l'accoglienza. E qui si ride: per Saviano quella è la prima prova del «non abbandono» italiano da parte Ue, eppure rispetto agli oltre 20 miliardi di euro spesi dall'Italia nell'accoglienza negli ultimi 8 anni, quei soldi sono meno del 3,4 per cento. Alla faccia del supporto: praticamente un'elemosina, e meno male che era il governo a mentire.

Va detto però che Saviano stesso diceva che «l'apporto più corposo» è quello indiretto, ossia la possibilità di «scorporare» i miliardi spesi per accoglienza dal debito. Peccato che sia un errore piuttosto grossolano anche quello. Anzi, per dirla con Gabriele Guzzi, l'autore del fact-checking per lavoce.info, una «grave imprecisione».

«Egli (Saviano, ndr) - si legge nel «verdetto» - ritiene che il margine di flessibilità per l'accoglienza ai migranti sia equivalente a uno scorporo della spesa dal computo del deficit». Ma quei costi, a prescindere dalla (peraltro parziale) concessione di deviare dal percorso di consolidamento dei conti pubblici, «devono essere sempre finanziati o con tasse o con deficit». Parafrasando Saviano - e correggendo con l'occasione la sua «dichiarazione falsa» - «pesano sul debito italiano, pesano sulle nostre tasche».




Ma anche il Tito Boeri è un gran bugiardo che racconta come i clandestini che arrivano in Italia solo per il fatto do arrivare, ci pagherebbero le pensioni, è come se arrivando in Italia arrivassero con valige di soldi che appena messo piede su siuolo italiano corrono a versarli all'INPS per pagarci le pensioni.


Pensioni, Boeri lancia l'allarme sulla riduzione dell'immigrazione
2018/06/29

https://www.lettera43.it/it/articoli/ec ... one/221506

Il contenimento dell'immigrazione potrebbe avere ripercussioni acnhe sul piano previdenziale. A sostenerlo è il presidente dell'Inps Tito Boeri, secondo cui «gli scenari più preoccupanti per la spesa pensionistica prevedono una forte riduzione dei flussi migratori che è già in atto».

«IL SISTEMA NON È IN GRADO DI ADATTARSI». «Il sistema pensionistico non è in grado di adattarsi alla diminuzione dei contribuenti» legata al calo dei nati in Italia, ha proseguitoBoeri. «Il problema è serissimo e dell'immediato. Volenti o nolenti l'immigrazione può darci un modo di gestire questa difficile transizione demografica. Avere immigrati regolari ci permette di avere flussi contributivi significativi».

«SERVIRANNO 20 ANNI PER LE NUOVE GENERAZIONI». Col calo dei flussi, ha spiegato Boeri, l'arrivo di migranti «comincia a essere non più sufficiente» a controbilanciare «il calo degli autoctoni. Le previsioni ci dicono che nel giro di pochi anni perderemmo città intere e questo è un problema molto serio per il nostro sistema pensionistico. Anche se gli italiani ricominciano a fare i figli, ci vorranno almeno 20 anni prima che comincino a pagare contributi». «Chiunque abbia un ruolo» - ha aggiunto - «deve spiegare agli italiani questo problema» che si manifesta già «e non fra 10 anni».

Pronta la replica del ministro dell'Interno Matteo Salvini, che su Twitter ha scritto: «Secondo Boeri, presidente dell'Inps, la 'riduzione dei flussi migratori' è preoccupante perché sono gli immigrati a pagare le pensioni degli italiani...E la legge Fornero non si tocca. Ma basta!!!»

Alberto Pento
Questo è tra più dementi e bugiardi che vi siano



"Non è affatto vero che i migranti ci pagano le pensioni"
Claudio Cartaldo - Ven, 27/10/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 57003.html

Gian Carlo Blangiard, demografo e professore all' Università Bicocca di Milano, smonta la bugia buonista sulle pensioni e i migranti

Non è tutto oro quel che luccica. E non è sempre così vero che "i migranti ci pagano le pensioni".

Il classico ritornello buonista che vuole tutti gli stranieri alacremente impegnati per pagarci il riposo dopo il lavoro, non trova d'accordo tutti gli studiosi. Non si allinea a questa posizione Gian Carlo Blangiard, demografo e professore all' Università Bicocca di Milano. Secondo cui "tutto questo discorso potrebbe economicamente avere un senso, solo immaginando che gli immigrati alla fine mollino tutto e se ne vadano via, lasciandoci i contributi in via definitiva. Ma non è così".

Il professore ha analizzato i dati, spiegando per quale motivo bisogna smetterla di dire che gli immigrati ci pagano le pensioni. "Nel nostro sistema pensionistico, quando paghi hai dei diritti e un giorno dovrai ricevere ciò che hai versato. Nel bilancio complessivo c'è sempre questa brutta tendenza a considerare i versamenti previdenziali come se fossero lasciati in via definitiva al bilancio statale o comunque dell' Inps. Non è affatto così".

In sostanza gli stranieri sarebbero una miniera d'oro solo se lavorassero qui tutta la vita e poi, arrivati all'età della pensione, se ne tornassero nel loro Paese senza chiedere all'Inps nemmeno un euro. Cosa che, ovviamente, non accadade. "Peraltro - spiega il professore - se vanno via, le norme sono tali per cui avranno diritto a riceverla, ovunque siano andati. E comunque, non se ne vanno . Non c' è nessuna evidenza empirica di soggetti che tornano a casa una volta diventati anziani".

Blangiard ha provato a fare una stima. "Nell' arco di dieci anni, circa 2 milioni di stranieri diventeranno italiani. Questi, se tornano a casa loro, è solo per le vacanze. Non possiamo e pensare che questa gente a un certo punto se ne vada lasciandoci i contributi". Chiaro. Il conto economico, quindi, alla fine sarà in pareggio, se non negativo. "Se togliamo di mezzo il contributo previdenziale - conclide il professore - e non lo consideriamo come un regalo, ma semplicemente come un prestito, come deve essere, allora la differenza tra quanto danno e quanto ricevono è negativa. Ricevono non tantissimo, ma un po' di più rispetto a quello che danno. Questo è un dato di fatto. Il prestito che loro ci fanno è utile dal punto di vista della cassa, cioè per pagare le pensioni oggi. Ma i conti torneranno quando sarà il momento a nostra volta di pagare le loro di pensioni".



Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.
viewtopic.php?f=205&t=2668
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Re: No se confonda i foresti rexidenti ke laora co i clandes

Messaggioda Berto » mar lug 03, 2018 5:33 pm

I dixocupai no produxe PIL e non łi paga łe pension
viewtopic.php?f=194&t=1800
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Re: No se confonda i foresti rexidenti ke laora co i clandes

Messaggioda Berto » lun dic 24, 2018 7:11 pm

Questo è matto da legare! Questo calunnia è un bugiardo, in balia del maligno.
L'accusa caso mai riguarderebbe giustamente solo i clandestini, i criminali e i nazi maomettani e non i migranti in genere.
I "cosidetti poveri" non hanno alcun diritto di sperare a spese degli altri, specialmente a spese della libertà altrui, invadendo paesi e case altrui, costringendo e usando violenza sugli altri e violando i diritti umani di chi sembra essere meno povero, o più ricco o magari ricco.



Il Papa scrive a tutti i governi del mondo: «Basta accusare i migranti di tutti i mali esistenti»
14 dicembre 2018

https://www.ilmessaggero.it/vaticano/pa ... 80242.html

Città del Vaticano – «Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza». Si intitola «La buona politica è al servizio della pace» il lungo messaggio che il Papa ha scritto per la 52esima Giornata mondiale della pace, che si celebra il primo gennaio prossimo. Un testo diffuso in quattro lingue che verrà inviato, tramite gli ambasciatori, a tutti i governi del mondo (e non solo all'Italia) per riflettere sulle sfide esistenti a livello internazionale, in un momento in cui il multilateralismo sembra una prassi in via di declino.

Il pericolo peggiore riguarda proprio le degenerazioni della politica che da «veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo», può diventare «strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione» se coloro che la esercitano non la vivono come servizio alla collettività umana. «In effetti, la funzione e la responsabilità politica costituiscono una sfida permanente per tutti coloro che ricevono il mandato di servire il proprio Paese, di proteggere quanti vi abitano e di lavorare per porre le condizioni di un avvenire degno e giusto. Se attuata nel rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità delle persone, la politica può diventare veramente una forma eminente di carità».

Il buon agire politico, elenca Francesco, implica rispettare la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà.

Accanto alle virtù, il Papa non manca di evidenziare anche i vizi «dovuti sia ad inettitudine personale sia a storture nell’ambiente e nelle istituzioni. È chiaro a tutti che i vizi della vita politica tolgono credibilità ai sistemi entro i quali essa si svolge, così come all’autorevolezza, alle decisioni e all’azione delle persone che vi si dedicano».

«Questi vizi, che indeboliscono l’ideale di un’autentica democrazia, sono la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale: la corruzione – nelle sue molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici o di strumentalizzazione delle persone –, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della ragion di Stato, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio».

Il potere politico non può, sottolinea Francesco, mirare «a salvaguardare gli interessi di taluni individui privilegiati». In quel caso «l’avvenire è compromesso e i giovani possono essere tentati dalla sfiducia, perché condannati a restare ai margini della società, senza possibilità di partecipare a un progetto per il futuro». Infine un ampio paragrafo riguarda il fenomeno dei migranti.

«Il terrore esercitato sulle persone più vulnerabili contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace. Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza. Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate».
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Non si confondano i migranti regolari con i clandestini

Messaggioda Berto » mar gen 15, 2019 9:11 pm

Quante falsità che scrivono



L’economia ha bisogno dei lavoratori immigrati
Sergio Fabbrini

https://www.ilsole24ore.com/art/comment ... fromSearch

È insensato che il Paese si divida su come gestire 49 migranti. Si cerca di polarizzare l’opinione pubblica che polarizzata non è. Secondo una ricerca di More in Common del luglio scorso, relativa alle attitudini (opinioni non contingenti) degli italiani nei confronti dell’immigrazione, emerge che un quarto degli italiani è contrario per principio agli immigrati, un quarto è favorevole per principio ad ospitarli, mentre il restante 50 per cento è incerto su come conciliare sicurezza con solidarietà. È possibile fornire una risposta a tale incertezza? Sì, a tre condizioni.

Prima condizione: occorre riconoscere che non esiste un’emergenza migratoria. Secondo i dati dell’Alto Commissariato per i rifugiati dell’Onu, nel 2018, in Europa gli immigrati arrivati via mare sono stati 115.000, mentre erano stati 175.000 nel 2017. In Italia, nel 2017 sono arrivate 120.000 persone, divenute poco più di 23.000 nel 2018. Secondo gli stessi dati, in Italia c’è una continuità (nel calo) tra i primi 5 mesi del 2018 (Marco Minniti come ministro degli Interni) e i successivi 7 mesi (Matteo Salvini come ministro degli Interni), anche se il calo è stato più accentuato con Minniti che con Salvini. Il problema italiano non sono gli sbarchi, ma la presenza di circa 500.000 immigrati non regolarizzati. Di essi si è persa traccia nella narrativa dell’attuale ministro degli Interni. Aveva promesso di «inviarli tutti a casa», ma i rimpatri sono scarsi (oltre che costosi). In media, 20 rimpatri al giorno. Di questo passo, occorreranno più di 80 anni, al ministro Salvini, per realizzare la sua promessa elettorale. Se non si vuole aspettare la fine del secolo per risolvere il problema, perché non si promuove una politica di integrazione per coloro che possono essere regolarizzati?

Seconda condizione: occorre riconoscere che la politica migratoria include fenomeni diversi. Una cosa è l’immigrazione economica, altra cosa è l’arrivo di rifugiati che cercano asilo per ragioni umanitarie. Quest’ultima è regolata da norme internazionali, oltre che da specifiche leggi europee (che costituiscono il Common European Asylum System, di cui è parte il Regolamento di Dublino). Nella politica dell’asilo, l’Unione europea (Ue) ha fatto passi in avanti, ma non abbastanza. Non per colpa sua però. Per affrontare l’arrivo di rifugiati in Italia e in Grecia (Paesi esposti alle crisi del medio-oriente), la Commissione ha proposto di rivedere (nel 2015) il Regolamento di Dublino, prevedendo la distribuzione dei rifugiati i tutti i Paesi dell’Ue (in base a criteri obiettivi). Nel 2016, tale distribuzione è stata però rifiutata dai Paesi di Visegrad, anche se confermata dalla Corte europea di giustizia nel 2017. Nel Consiglio europeo del giugno scorso, per venire incontro ai leader di Visegrad, i capi di governo decisero di “rendere volontaria”, da parte di un Paese, l’accettazione dei rifugiati da ricollocare al proprio interno. Il nostro premier è rientrato dalla riunione celebrando la vittoria dell’Italia, «che finalmente viene presa sul serio». Mah. È sempre sui rifugiati che interviene il decreto legge, n. 113 del 4 ottobre 2018, voluto dal ministro Salvini. Tra le altre cose, esso consente di privare della libertà personale i richiedenti asilo (considerati a rischio di fuga) collocandoli (in attesa della risposta alla loro domanda) in Centri di permanenza per il rimpatrio o in punti di crisi (che dispongono di appena 2.300 posti). È facile immaginare che molti richiedenti asilo non attenderanno la risposta alla loro domanda, entreranno nel circuito degli immigrati non regolarizzati (che, secondo l’Ispi, salirebbero da 500.000 a più di 600.000). Nonostante sia necessario un maggiore controllo dei richiedenti asilo (in media, solamente il 40 per cento delle domande sono giustificate), la soluzione va trovata nel rafforzamento delle strutture amministrative e di polizia che processano le domande, oltre che nella richiesta che l’European Asylum Support Office si trasformi in un’agenzia federale in grado di agire autonomamente per affrontare le emergenze nazionali. Ma allora, perché, a Bruxelles, il governo italiano si allea con i Paesi di Visegrad che sono gli avversari irriducibili di una politica comune d’asilo?

Terza condizione: occorre riconoscere che l’immigrazione economica è un’opportunità. L’immigrazione economica è dovuta non solamente alle esigenze dei Paesi poveri ma anche a quelle dei Paesi ricchi. In Europa, dal 2000, vi è un flusso netto annuale di immigrati economici (provenienti dall’esterno dell’Ue) tra 1.100.000 e 1.300.00 persone. Sul piano demografico, tale flusso ha riequilibrato il calo o la stabilità delle nascite che si sono registrati in quasi tutti i Paesi europei. Senza immigrati, le economie europee avrebbero difficoltà a funzionare, ancora di più le avrebbero i sistemi pensionistici europei. La chiusura all’immigrazione economica crea grandi difficoltà ai sistemi produttivi, come sta avvenendo in Ungheria. Tant’è che il Canada, il Giappone e la stessa Germania hanno avviato politiche di apertura agli immigrati economici.

Anche l’economia italiana abbisogna di lavoratori immigrati, non solo per attività di bassa-media qualificazione. Tale immigrazione può essere regolata attraverso procedure di selezione nei Paesi di origine e corridoi legali per l’arrivo degli immigrati nei Paesi europei. È questo lo scopo del Global Compact for Safe, Human and Orderly Migrations, approvato alla conferenza dell’Onu tenutasi il 10-11 dicembre scorsi a Marrakech. Eppure il governo italiano non l’ha votato. Perché?

Insomma, è vero che l’immigrazione costituisce una minaccia alle sicurezze e alle identità dei cittadini dei Paesi di arrivo, ed è altrettanto vero che una società civile ha il dovere di solidarietà verso persone che lasciano i propri Paesi per salvarsi la vita. Tra queste due verità, però, c’è il governo del problema. Che non si può realizzare senza l’Europa, cioè attraverso una politica comune dell’asilo, un’agenzia federale per il controllo delle frontiere, un programma europeo per la gestione e la legalizzazione dell’immigrazione economica. Alzare la voce contro l’Europa per 49 migranti non è una politica per governare l'immigrazione.



Migranti, Fico: "Accoglienza significa crescita, sicurezza e benessere"
Bartolo Dall'Orto - Mar, 15/01/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 29428.html

Il presidente della Camera su Facebook parla delle "buone pratiche" di accoglienza dei migranti: "Significa crescita, sicurezza e benessere"

Roberto Fico torna a parlare di migranti. E questa volta lo fa con un post su Facebook.

Il presidente della Camera, noto per non condividere a pieno la linea dura imposta da Matteo Salvini, sottolinea l'importanza dell'accoglienza che significa "crescita, sicurezza e benessere".

Per il grillino l'integrazione dei migranti "non è una parola astratta". E mentre il governo vara il dl Sicurezza, ridimensiona il sistema Sprar e chiude i porti alle Ong, Fico si appresta a raccontare ai follower alcune "buone pratiche" di accoglienza. "Un territorio che accoglie in modo virtuoso è più solido e coeso - scrive su Facebook - Di questo ho parlato con i ricercatori dell’Euricse che mi hanno presentato le iniziative a cui stanno lavorando come lo studio di progetti di accoglienza sostenibile che ci sono rivelati un valore aggiunto per le comunità".

I ricercatori hanno analizzato alcune delle esperienze che "conciliano integrazione e sviluppo della comunità". Iniziative "spesso nate dal basso" che hanno attirato l'attenzione del presidente della Camera. "I modelli su cui si sono concentrati - spiega Fico - hanno permesso di innescare, in tutta Italia, processi di innovazione e rilancio sociale, con l'avvio di nuove imprese e servizi, sviluppo dell'economia, con il coinvolgimento attivo del territorio e della società civile".


Alberto Pento
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