I clandestini non producono PIL e non pagano le pensioni

I clandestini non producono PIL e non pagano le pensioni

Messaggioda Berto » gio lug 05, 2018 12:27 pm

Adesso lo certificano i numeri: i migranti sono solo un costo
Claudio Cartaldo - Lun, 14/05/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 26395.html

I numeri del'l'ultimo rapporto di Itinerari Previdenziali, realizzato dal centro studi di Alberto Brambilla: a pesare sono le spese sanitarie per i migranti

I numeri parlano chiaro: i migranti non sono un guadagno. O almeno non lo sono per come ce l'hanno sempre raccontata.

La favoletta "ci pagheranno le pensioni", per quanto formalmente corretta, non tiene infatti conti di altri fattori. Come le spese mediche per gli immigrati (anche irregolari).

Andiamo con ordine.
Secondo l'ultimo rapporto di Itinerari Previdenziali, realizzato dal centro studi di Alberto Brambilla, è vero che il saldo tra contributi versati e pensioni erogate ai migranti è positivo.
Ma non bisogna fermarsi a questo. "Se si prova a fare un bilancio complessivo tra entrate e uscite del 2015 e si sommano le relative poste per gli immigrati extra comunitari e neo-comunitari - si legge nel rapporto, come riporta Libero - otteniamo una stima per le entrate contributive che ammonterebbero a circa 9,5 miliardi di euro, di cui la quota a carico dei lavoratori è di circa 2,6 miliardi.
Le entrate fiscali che riguardano salari tra i 10mila-12mila euro superano di poco la soglia di esenzione Irpef, le uscite stimate per pensioni e prestazioni a sostegno del reddito sarebbero di circa 1,9 miliardi di euro, con un saldo positivo dell'anno di circa 700 milioni di euro".

Bene. Ma bisogna guardare anche ai costi. "Secondo i dati di organizzazioni umanitarie - si legge ancora nel rapporto di Brambilla - gli stranieri in Italia sarebbero 5 milioni cui si aggiungono 400 mila regolari non residenti e 200mila richiedenti asilo; si stimano poi circa 435 mila irregolari (che pare una sottostima se consideriamo tutte le sanatorie di regolarizzazione dal 1990)". E questi immigrati, regolari e clandestini, che in totale sarebbero 6 milioni, "per la sola sanità richiedono un onere di circa 11 miliardi l'anno".

A conti fatti, dunque, i 700 milioni l'anno di arrivo tra pensioni erogate e contributi pagati sfuma così con i costi della sanità. In totale, scrive Libero, il conto segna un rosso da 10,3miliardi. Non è finita. Senza contare ovviamente che a bilancio lo Stato ha messo 4,6-5 miliardi l'anno per la gestione degli sbarchi e l'accoglienza dei migranti (clandestini).


Erano tornati in patria, ma li manteneva l'Inps: scoperti 30 finti disoccupati stranieri
di Guido Liberati
venerdì 22 giugno 2018

http://www.secoloditalia.it/2018/06/era ... m=facebook

Com’era la storia che i migranti pagheranno le nostre pensioni? In tanti, purtroppo, fanno l’esatto contrario. Vengono nel nostro Paese, prendono i soldi dall’Inps e scappano. Mantenuti a spese nostre anche quando hanno fatto ritorno nel loro Paese. Ecco quanto è stato scoperto in Friulia. Percepivano il sussidio di disoccupazione, la Naspi erogata dall’Inps, anche se erano rientrati nel proprio Paese d’origine. Sono 30, di 12 nazionalità diverse, i cittadini stranieri denunciati dalla Polizia di Stato di Udine alla Procura per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. In totale sarebbero state indebitamente percepite indennità di disoccupazione per circa 200 mila euro.

L’indagine è stata condotta dalla Squadra Mobile e dall’Ufficio Immigrazione della Questura di Udine dopo una serie di accertamenti congiunti con l’Ufficio Inps di Udine sulla posizione dei 30 stranieri residenti nella provincia di Udine. Analizzando le istanze di rinnovo dei titoli di soggiorno, gli investigatori si sono accorti che i 30 denunciati avevano usufruito delle prestazioni da parte dell’ente previdenziale pur avendo fatto ritorno, in alcuni periodi di erogazione dello stesso, nel paese d’origine. Tra le prescrizioni del regolamento Inps per le erogazioni c’è il requisito della territorialità. Non è dato sapere se controlli simili siano stati effettuati anche in altre località italiane. Di sicuro quello che è venuto fuori a Udine è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno allarmante. Di pochi giorni fa una truffa simile. In quel caso, effettuata da minorenni albanesi che si fingevano orfani . Qualcuno avverta gli economisti della sinistra radical chic e i buonisti della prima ora, quando insistono nel sostenere che i migranti pagheranno le nostre pensioni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I clandestini non producono PIL e non pagano le pensioni

Messaggioda Berto » ven lug 06, 2018 12:19 am

LETTERA APERTA A TITO BOERI
Paolo Savona
Milano Finanza 22.7.17

https://scenarieconomici.it/lettera-ape ... olo-savona

Caro Boeri,
avevo letto le tue dichiarazioni sul ruolo degli immigrati nel sistema pensionistico italiano e le avevo cercate inutilmente nella Relazione annuale dell’INPS, ma le ho trovate solo negli estratti stampa di un tuo intervento in uno dei tanti inutili e confusionari incontri che si tengono in Italia.

Conclusi che la lettura delle tue dichiarazioni poteva essere oggetto di interpretazioni positive e ho lasciato perdere. Sei tornato sul tema e ho sentito ripetere nuovamente i concetti nel corso di una trasmissione radio nella quale sostieni che il tuo ruolo all’INPS è di fornire informazioni statistiche sullo stato del sistema pensionistico; sarebbe cosa meritevole, perché quelle che fornisci non sono sufficienti e sono devianti perché le accompagni con interpretazioni che inducono a una valutazione distorta della realtà.

Tu dici che gli immigrati che hanno trovato un lavoro hanno versato oneri sociali di rilevante entità che servono per pagare le pensioni degli italiani e concludi che sono perciò indispensabili. Così presentata l’informazione induce a ritenere che ogni opposizione all’accoglienza di immigrati che non tiene conto di questo vantaggio è errata, accreditando la politica fallimentare finora seguita in materia.

La prima obiezione, che conferma la natura di interpretazione delle statistiche che rendi pubbliche, è che, se al posto degli immigrati ci fossero stati italiani, il gettito contributivo sarebbe stato lo stesso perché il sistema pensionistico italiano è basato sul metodo distributivo: i giovani lavoratori pagano per gli anziani andati in pensione e se tra essi vi sono immigrati non è la loro nazionalità a dare un carattere particolare al contributo che essi danno al sistema.

Potresti tutt’al più obiettare che le nuove assunzioni avvengono sovente in deroga al versamento degli oneri sociali e, quindi, in prospettiva il sistema pensionistico peggiora. Questo sarebbe assolvere al proprio dovere.

Non so se i giornali abbiano riferito una tua frase dove sostieni che non tutti gli immigrati finiranno con beneficiare di una pensione, ma questa è stata l’interpretazione. Se l’andazzo del bilancio e del debito pubblico continua, probabilmente tutti gli immigrati, non solo gli italiani, non beneficeranno della pensione attesa.

Mi indigna il solo pensare alla possibilità di un’espoliazione o decurtazione di valore della pensione che gli immigrati attendono. Se l’affermazione fosse tua, ha tutti i tratti del colonialismo d’antan. Sono favorevole all’inclusione di immigrati regolari nel mondo del lavoro, ma sono contrario che essi provengano dall’immigrazione irregolare, la cui numerosità è enormemente sproporzionata rispetto a quella del suo assorbimento da parte dell’attività produttiva, creando ben altri problemi sociali.

Trovo inoltre giuridicamente devastante che, se l’immigrato trova lavoro regolare, il suo illecito diventi lecito, perché induce scontento nel migliore dei casi e scarso rispetto della legge da parte di chi quotidianamente lotta per adempiere alle incombenze di cittadino; esse sono piene di scadenze che, se solo vengono saltate di un giorno, generano ammende. Anche all’INPS. Si introduce nel corpo delle leggi il concetto di violazioni sanabili e non sanabili.

Ritengo inoltre socialmente ingiusto che un immigrante illecito venga preferito a un giovane italiano perché disposto a lavorare a un salario inferiore; ancor più considero economicamente errato che si assista l’immigrante illecito a condizione che non lavori. I giovani italiani costretti a emigrare pur essendo preparati, di cui parli nelle tue dichiarazioni, sono il risultato di questo stesso modo di intendere la cittadinanza ed essendo tu equiparato a un funzionario dello Stato devi rispettare il dettato costituzionale e le leggi ordinarie, non “interpretarle” come fanno in troppi.

Se vuoi combattere per un’idea che ritieni giusta, devi lasciare l’INPS ed entrare nella tenzone politica o metterti a predicare come faccio io, rifiutandomi di conformarmi alla volontà dei gruppi dirigenti.
Credo che il risanamento del sistema pensionistico passi attraverso la trasformazione del metodo per ripartizione in metodo per accumulazione. Il primo passo è il ricalcolo del valore della pensione sulla base dei contributi versati, per poter comunicare a ciascun cittadino quale sia la quota di cui ha diritto e quale l’assistenza pubblica che riceve. Non per tagliare l’assistenza, ma per chiarire i rapporti tra cittadino e Stato.

Il secondo passo è una buona legge di tutela del risparmio pensionistico, che oggi manca. Spero che lo farai, risparmiandoci in futuro altri giudizi equivoci.
Grato per l’attenzione.
Paolo Savona
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I clandestini non producono PIL e non pagano le pensioni

Messaggioda Berto » dom set 02, 2018 11:16 am

I “nuovi italiani” e quello strano bisogno di difenderci da un nemico che non esiste
maria corbi
2018/09/02
http://www.lastampa.it/2018/09/02/cultu ... agina.html

Cara Maria, questa notte non riuscirò a chiudere occhio per l’agitazione pensando a quello che mi attende domani mattina. Alle 10,30 giurerò e diventerò cittadina italiana. Un sogno che si avvera, una grande emozione, impensabile quando sono arrivata in Italia 17 anni fa. Era l’11 settembre del 2001, il mondo era sconvolto per il terribile attacco alle Torri Gemelle a New York. Sono nata in Perù 56 anni fa, avevo un diploma da infermiera ma con il piano di privatizzazioni dell’allora presidente Fujimori avevo perso il lavoro e non era stato facile trovarne un altro. Grazie a un amico tedesco sono venuta in Europa con un visto turistico. Volevo ricostruirmi un futuro e ho lavorato sodo. Ho fatto la collaboratrice familiare, ho cresciuto bambini, ho accudito anziani. Non sono mai stata senza lavoro e ho potuto dare una mano alla mia famiglia in Perù. Ho incontrato gente meravigliosa che mi ha aiutato, mi ha sempre trattato con rispetto, mi ha pagato i contributi, permettendomi di restare nel Paese, in regola con la legge. Ed è grazie a questi italiani che ho potuto chiedere la cittadinanza dopo dieci anni di lavoro in Italia. Il procedimento è durato 5 anni. Lo considero un premio per i miei sforzi, ma sono stata anche fortunata, perché ad altre mie amiche non è andata così bene. Tante sono costrette a pagarsi i contributi da sole se vogliono avere il permesso di soggiorno. Arriva meno gente ormai in Italia dal mio Paese e molti sono tornati a casa. Gli Stati Uniti sono il sogno per chi vive oggi in America Latina. Qui e in Europa non si trova più lavoro come nel passato e gli anziani con le loro pensioni fanno fatica a pagarsi una badante. A me è andata bene, ma oggi c’è un clima diverso in Italia. Domani, per la cerimonia del giuramento, mi metterò il vestito più bello che ho e mi prenderò un giorno di vacanza. Mi hanno detto che il tutto durerà solo pochi minuti, ma per me sarà una giornata indimenticabile. Ho potuto scegliere che coincidesse con il giorno del mio compleanno, perché quello è il regalo più bello che potessi farmi. Questo è il Paese che mi ha dato tanto, al quale sono riconoscente e nel quale ora potrò continuare a vivere da italiana.

Cara Alicia,
che bella questa lettera, che piacere leggere le parole di qualcuno che ha realizzato un sogno anche se a costo di grandi fatiche.
Auguri Alicia, benvenuta tra di noi, sei tu che stai facendo un regalo al nostro Paese, portando la tua positività, la tua tenacia, la tua capacità di andare avanti nonostante le difficoltà, il tuo entusiasmo per un Paese che non passa certo uno dei suoi momenti migliori. Purtroppo diviso da chi soffia con incoscienza (come minimo) sulle paure della gente senza pensare alle conseguenze.
Quando in una famiglia ci sono delle difficoltà la cosa peggiore che si può fare è quella di chiudersi, di pensare che rifiutando la realtà questa possa modificarsi. Invece si può cambiare il corso delle cose solo andando incontro al mondo con responsabilità. E la tua storia la dimostra.
Certo l’immigrazione incontrollata è un problema ma l’arrivo di nuovi italiani, di persone che scappano dalle difficoltà di casa loro cercando un nuovo domani nel nostro Paese sono una grande opportunità per tutti noi.
In un epoca di profili social falsi, di fake news, di una politica che manovra le emozioni delle persone attraverso il web, occorre recuperare obiettività. E lo si può fare solo con un rigoroso «fact checking» su quello che accade e raccontando storie vere di integrazione positiva. Raccontando anche che è vero che le coste italiane sono un punto di approdo per i barconi, ma le persone che sfidano la morte per fuggire da miseria e guerra poi non vogliono rimanere perché come dici tu purtroppo l’Italia non è più una terra promessa. E quindi diventa zona di transito verso mete più accoglienti e ricche. E mi sembra questo un problema su cui ragionare, visto che l’immigrazione, come dimostrano molti studi, genera più ricchezza di quanto ne sottragga.
Gli immigrati contribuiscono al Pil (si stima almeno il 10 per cento), e sono importanti per mantenere in piedi il sistema contributivo per le pensioni. Invece siamo solo qui a difenderci da un nemico che non esiste. Un «nemico» che aiuta gli anziani, che aiuta le mamme che lavorano, che viene sfruttato senza vergogna nei campi agricoli. Quindi grazie Alicia, e benvenuta tra di noi. Proud of you.



I disoccupati, i clandestini e i finti profughi disoccupati non aumentano il PIL e non pagano le pensioni ai pensionati.

È chiaramente una menzogna quello che raccontano certi fanfaroni che questi "migranti irregolari e nuovi disoccupati" possano contribuire con la loro disoccupazione ad aumentare il PIL e a pagare le pensioni dei pensionati.
viewtopic.php?f=194&t=1800


Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.

viewtopic.php?f=205&t=2668
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Re: I clandestini non producono PIL e non pagano le pensioni

Messaggioda Berto » ven set 11, 2020 6:41 am

.
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Re: I clandestini non producono PIL e non pagano le pensioni

Messaggioda Berto » ven set 11, 2020 6:42 am

???
Mark Pisoni
ho una laurea magistrale in economia con specializzazione in finanza internazionale negli USA. Lei cosa ha fatto per sostenere che non conosco l’economia? Ragioneria?

https://www.facebook.com/groups/2521384 ... 642125220/


La soluzione alla crisi demografica, allo spopolamento dei paesi e dell’entroterra, alla crescita asfittica del PIL, all’INPS che annaspa sempre più per pagare le pensioni sta qui, nei nuovi italiani come Willi. La Germania per esempio, sotto la guida illuminata della cancelliera Angela Merkel, si è assicurata un futuro di sempre maggiore prosperità proprio grazie all’altissimo numero di immigrati che negli anni ha accolto e integrato rapidamente, facendo volare l’economia tedesca.
Eraldo Affinati - Avvenire
https://it.wikipedia.org/wiki/Eraldo_Affinati

In Italia invece, il trio del populismo becero e ignorante, composto da Salvini, Meloni e Di Maio, rallenta e ostacola con ogni mezzo l’integrazione, tenendo forzatamente i migranti a bighellonare per le strade per anni in attesa di una risposta alla loro domanda di asilo. Colpa di chi crea regole fatte male, quindi dei governi italiani, non di chi ne subisce le conseguenze.

Il populismo ha gioco facile perché purtroppo l’italiano medio sa poco o nulla di come funziona l’economia. Non per niente il numero di laureati in economia è bassissimo rispetto agli altri Paesi industrializzati.

I populisti sbraitano che i migranti portano via lavoro agli italiani, ma è falso. Per ogni tre nuovi lavori occupati da migranti (posti che altrimenti restano vuoti perché gli italiani, al livello di retribuzione imposto dalla globalizzazione, non li occupano), in media, come indotto, se ne crea uno nuovo di livello più alto per i nativi. Così si fa crescere l’economia!

In Italia purtroppo integriamo nel mercato del lavoro troppo poco e troppo lentamente, e sforniamo troppi pochi laureati in economia. In compenso cresciamo troppi balordi violenti, come quelli che hanno massacrato di botte il povero Willi
____________

UN RAGAZZO GIUSTO, I SUOI ASSASSINI E NOI. TUTTI A SCUOLA IN NOME DI WILLY
Era un ragazzo italiano di seconda generazione, Willy Monteiro Duarte, come si dice dei figli nati in Italia da genitori immigrati, in questo caso di origine capoverdiana: indistinguibili dai nostri, se non per il colore della pelle. Ebano quella sua.

Aveva ventuno anni. Cresciuto con la famiglia nei vicoli stretti di Paliano, pittoresco borgo sopraelevato nel Frusinate, era benvoluto da tutti. Un po’ ciociaro, un po’ no. Lo guardavi e ti stava subito simpatico: l’Italia del Ventunesimo secolo, comunque sia, io almeno lo spero, avrà le sue fattezze, la sua generosità, il suo coraggio, la sua allegria, e sarà migliore di tante altre che nel passato abbiamo avuto, più di quanto noi oggi possiamo immaginare. Padre e madre impiegati in un’azienda agricola, due sorelline più piccole.

Persone a posto. Perfettamente integrate. Un giovane carico d’energia vitale col futuro negli occhi, come dimostrano le foto pubblicate ieri sulle prime pagine di molti giornali. In quel sorriso irresistibile e positivamente contagioso saremmo tentati di riconoscere l’azzurro intenso delle isole atlantiche che gli scorreva nel sangue con atavica pulsione, ma in realtà la frenesia e l’entusiasmo della sua irrefrenabile adolescenza l’abbiamo forgiata anche noi. Diplomato all’Istituto alberghiero di Fiuggi, lavorava in un ristorante di Artena. Voleva diventare un cuoco. Tifoso romanista, giocava a pallone, sognava di poter indossare la maglia giallorossa allo stadio Olimpico, frequentava l’Azione Cattolica, aveva partecipato a un corteo di rievocazione storica nella piazza del paese e ne andava giustamente fiero. Era molto legato ai suoi amici: si capisce anche da certe inquadrature pubblicate su Facebook, tutti insieme col pollice alzato come per dire: noi siamo qua. E voi?

Non so chi glielo avesse insegnato, ma Willy sapeva, lo ha dimostrato coi fatti, pagandolo troppo caro, che se scopri un’ingiustizia accadere accanto a te, non puoi passare indifferente, chiamandoti fuori come se niente fosse. Ti senti spinto a intervenire. A costo di rischiare la pelle. Così sabato notte in via Oberdan, nel quartiere della movida a Colleferro, a sud di Roma, quando ha visto un suo ex compagno di classe invischiato in un tafferuglio, non ha esitato un istante a andare a soccorrerlo.

Col risultato che l’avversario ha chiamato al cellulare altri giovani poco più grandi, i quali sono arrivati in pochi minuti a bordo di una macchina di grossa cilindrata e hanno dato inizio a un pestaggio micidiale. Sono scappati tutti, tranne Willy che è rimasto da solo a fronteggiare l’orda selvaggia. Smilzo, scricchiolino, senza difesa, non abituato a fare a botte, una preda quasi inerme.

Basta guardare i volti degli aggressori, ora agli arresti, per intuire tutto: appassionati di arti marziali miste, coi muscoli costruiti mediante lunghe sedute in palestra, i corpi tatuati, gli sguardi truci, la testa vuota. Begli eroi: si sono accaniti cinque contro uno, vigliaccamente, sferrando calci mirati al cranio, uno dei quali è risultato fatale. Il branco dei predatori, capace di trasformare una bella provincia italiana di fine estate nella pianura del Serengeti, dove il più forte sbrana il più debole, si è dato alla fuga. I magistrati adesso indagheranno sulla presunta aggravante razziale. Gli assassini andranno alla sbarra: alcuni fra coloro che gli sono stati vicini negli scorsi anni forse si faranno qualche domanda.

Del resto, dovremmo porcela anche noi: educatori, insegnanti, genitori. Come è stato possibile allevare questi animali umani? Quali scuole hanno frequentato? Dove sono cresciuti? Finché ci saranno tipi come loro, avremo sempre perso tutti, è ovvio. Significa che qualcosa nel nostro sistema sociale, diciamo così, non funziona. Insomma assisteremo di certo al solito rendiconto. Ma chi ci ridarà il sorriso spensierato di Willy? In questi giorni stiamo tentando di riaprire le scuole italiane. Sarebbe un bel segno se lo facessimo, a prescindere da quelle che potranno essere le risultanze processuali, anche a nome suo.


Alberto Pento
Cosa c'entrano mai i clandestini parassiti e criminali con Willy? Solo un laureato in economia come lei e un demosinistro demenziale come Eraldo Affinati possono trovarvi dei legami a sostegno delle loro demenzialità.
Una di queste è la supposta collocazione a destra e un legame con Salvini e la Lega dei presunti picchiatori e assassini di Willy (ucciso durante una rissa in cui lui si era schierato da una parte che ancora non sia sa se quella giusta del bene e di coloro che ingiustamente sono stati aggrediti) e l'altra è la sovrapposizione di Willy figlio di migranti regolari giunti in Italia decenni fa con i migranti invasori clandestini parassiti e criminali di questi ultimi anni che contribuirebbero ad aumentare il PIL e che ci pagherebebro le pensioni.
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