I clandestini non producono PIL e non pagano le pensioni

Re: I dixocupai no produxe PIL e non łi paga łe pension

Messaggioda Berto » mar gen 19, 2016 3:55 pm

???

Per continuare a pagare le pensioni degli europei servono molti più migranti
L'aspettativa di vita aumenta. Il tasso di fertilità cala. L'economia peggiora. Fattori che mettono a rischio il welfare nel Vecchio Continente. La soluzione? Far entrare 1,8 milioni di stranieri all'anno. Quasi il doppio rispetto ad oggi. Seguendo l'esempio degli Stati Uniti. Lo dice uno studio della banca svizzera Ubs
di Stefano Vergine
18 gennaio 2016

http://espresso.repubblica.it/affari/20 ... i-1.246967

Volete più benessere? Allora aprite le porte ai migranti: fatene entrare il doppio rispetto ad oggi. La ricetta non è firmata da un'associazione umanitaria ma dalla Ubs, una delle più grandi banche al mondo. In uno studio appena pubblicato, dal titolo "The future of Europe" , l'istituto di credito svizzero ha analizzato la situazione attuale dell'Unione europea e ha immaginato che cosa succederà nei prossimi decenni. Una delle conclusioni più sorprendenti è, appunto, quella che riguarda l'immigrazione.

Secondo l'Onu, entro il 2050 la popolazione mondiale aumenterà di 2-3 miliardi di persone. Un balzo impressionante, se si pensa che oggi sul Pianeta siamo oltre 7 miliardi. La crescita, però, non riguarderà l'Unione europea. Dato che nel Vecchio Continente il tasso di fertilità continua a scendere, per i 28 Paesi della Ue è previsto al contrario un calo demografico, con il risultato che a metà secolo saremo meno degli attuali 500 milioni di individui.

UE, PRIMATO A RISCHIO

Themis Themistocleous e Ricardo Garcia, curatori del rapporto, immaginano tre conseguenze. La prima è che l'Ue, «già entro il prossimo decennio», non sarà più il principale mercato del mondo. Inoltre i due economisti prevedono una crescita economica fiacca e una debole inflazione. Fattori, questi ultimi, che avranno effetti negativi sui Paesi più indebitati, fra cui spicca l'Italia: se il Pil e il costo della vita non aumentano, infatti, per uno Stato ripagare i debiti diventa più difficile.

Ubs propone una soluzione. Anzi, due. Più produttività e più immigrazione. Per la prima opzione ci vogliono le riforme del mercato del lavoro, che richiedono tempo per essere varate e messe in atto. Per la seconda opzione è tutto più semplice: bisogna fare entrare più migranti in età da lavoro. L'esempio citato sono gli Stati Uniti. Il rapporto invita l'Ue a raddoppiare il numero di stranieri in arrivo, puntando a 1,8 milioni di ingressi all'anno per i prossimi 10 anni.

LE TASSE DEI MIGRANTI

La tesi secondo cui i migranti fanno bene all'economia europea si sta imponendo sempre di più nel dibattito pubblico. Lo ha scritto sul “Corriere della Sera” anche il docente della Bocconi Francesco Giavazzi, sostenendo che il reale motivo dell'apertura ai richiedenti asilo da parte della Germania non è umanitario. Fatte salve le differenze fra un migrante economico e un rifugiato, l'argomentazione di Giavazzi è molto simile a quella usata dalla Ubs per l'intera Unione europea.

Siccome la popolazione europea invecchia, sono sempre meno i cittadini che lavorano e versano le tasse rispetto a quelli in pensione. Andando avanti di questo passo, la situazione diventerà insostenibile, cioè non ci saranno più abbastanza soldi per pagare tutte le pensioni. Ecco perché Ubs dice che servono più migranti. Perché queste persone, tendenzialmente giovani, lavorerebbero, svolgendo peraltro molto spesso mansioni abbandonate dai cittadini europei, farebbero aumentare i consumi e verserebbero tasse. Pagando così la pensione agli anziani europei.

MODELLO GREEN CARD

Tutto ciò richiede un iniziale aumento della spesa pubblica, visto che l'accoglienza ai migranti costa, ma è un investimento che si ripaga ampiamente nel tempo, dicono sempre più esperti. Citando i dati della Commissione europea, Giavazzi ha spiegato che un rifugiato costa allo Stato tedesco circa 12mila euro il primo anno, cifra che si azzera nel giro di 5-10 anni, quando la persona entra nel mercato del lavoro ed esce dai programmi di assistenza.

Secondo Ubs, il modello migratorio che l'Europa dovrebbe adottare è quello americano. Negli Usa, ricorda la banca, circa un milione di persone ogni anno riceve lo status di residente permanente. È la cosiddetta green card, rilasciata anche a richiedenti asilo, che permette di muoversi liberamente nel Paese, di lavorare per una società come dipendente o di iniziare un'attività in proprio. «Questa politica migratoria aperta», si legge nel report, «rappresenta un vantaggio competitivo chiave per gli Usa rispetto all'Ue».


Ebeti se no ghè laoro come fałi i migranti ke mantegnano naltri, a pagarne ła pension?
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Re: I dixocupai no produxe PIL e non łi paga łe pension

Messaggioda Berto » ven feb 05, 2016 8:50 pm

La Germania e l’effetto positivo dei migranti sull’economia tedesca
4 febbraio 2016

http://www.corriere.it/economia/16_febb ... 46a7.shtml

La cancelliera tedesca Angela Merkel

I migranti fanno bene all’economia tedesca. Gli effetti del grande flusso di richiedenti asilo che la Germania ha accolto lo scorso anno cominciano a vedersi. I consumi interni sono stimati in crescita nelle previsioni d’inverno della Commissione europa: non solo quelli privati legati al mercato del lavoro particolarmente in salute (Berlino ha registrato a dicembre il record storico di occupati) e al crollo del prezzo del petrolio, ma soprattutto quelli pubblici, che sono determinati dalle maggiori spese che il governo tedesco ha dovuto sostenere per la prima accoglienza di oltre un milione di migranti. Spese che non sono finite, perché Berlino dovrà finanziarne anche l’integrazione (housing sociale, corsi di lingua, corsi professionali, assistenza sanitaria). La crescita della Germania, che lo scorso anno dipendeva soprattutto dalle esportazioni, ora risulta trainata dalla domanda interna.
La crescita

«I migranti fanno male politicamente alla cancelliera Angela Merkel — osserva Carlo Altomonte, docente di Economia dell’integrazione europea dell’Università Bocconi — ma fanno bene all’economia tedesca perché la mettono su un sentiero di crescita più equilibrata». Lo scorso anno la Germania era finita sotto la lente di Bruxelles per squilibri macroeconomici a causa del surplus esterno in aumento e molto ampio e per la forte dipendenza dall’export che la esponeva a rischi. E in effetti il rallentamento della Cina e dei Paesi emergenti ha avuto un impatto sulla locomotiva d’Europa, che ha risentito anche dello scandalo Volkswagen. La crescita sarà inferiore del previsto: il Pil tedesco registrerà un +1,8% nel 2016 e un +1,8% nel 2017. Previsioni al ribasso di un decimale per entrambi gli anni rispetto a quelle di novembre. La Commissione Ue si aspetta però una ripresa moderata degli investimenti, che dovrebbe anche portare a una crescita dell’import. Resta invece vigile sul surplus pubblico che rimane a «livelli alti». La rotta di Berlino sembra però corretta. «La Germania è sulla strada giusta — prosegue Altomonte —: i consumi e gli investimenti ripartono. E il dipendere meno dalle esportazioni nette toglie dall’incertezza sugli effetti dell’export, poiché non è chiaro il legame con la crescita vista la dipendenza dalle catene globali del valore». Basti pensare che il principale mercato di sbocco dell’Italia sono gli Stati Uniti ma attraverso la Germania.


Mama ke buxiari! Se crese ła spexa piovega e no crese en proporsion el PIL vol dir ke crese el debito e łe tase.
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Re: I dixocupai no produxe PIL e non łi paga łe pension

Messaggioda Berto » lun mar 14, 2016 5:21 am

Laura Boldrini, così il Capitale si serve dei migranti - Il Fatto Quotidiano
Diego Fusaro
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03 ... i/2541928/

Scrive Laura Boldrini su Twitter il 12 marzo 2016: “L’Italia è un Paese a crescita zero. Per avere 66milioni di abitanti nel 2055 dovremo accogliere un congruo numero di ‪#‎migranti‬ ogni anno”. Intanto, mi sia lecito rilevare che non è chiaro perché mai dovremmo per forza salire a 66 milioni: dove sta scritto? Ce lo chiede l’Europa? Per quale ragione bisogna crescere di numero e raggiungere l’obiettivo dei 66 milioni? In secondo luogo: non è chiaro perché, anziché favorire politiche sociali di aiuto alle famiglie e alle fasce più deboli della popolazione, si debba crescere numericamente attirando gente che arriva da altre realtà. Insomma, non è chiaro perché la crescita numerica debba avvenire sul fondamento dell’immigrazione. Da tale affermazione, oltretutto, pare che l’immigrazione sia una necessità nostra. E che, dunque, occorrano deportazioni di massa di migranti in funzione del raggiungimento del fatidico numero dei 66 milioni.‬

Il segreto, in fondo, sta tutto qui: la signora Boldrini, “maschera di carattere del capitale” (Marx), ci sta dicendo che l’economia ha bisogno di nuovi schiavi da sfruttare senza riserve: e tali sono i migranti, elogiati di facciata, e poi usati come carne da macello. L’obiettivo, cara signora Boldrini, sappiamo bene qual è: rendere anche noi come i migranti, senza diritti, puri schiavi nomadi alle dipendenze del capitale e delle leggi della delocalizzazione.

È sotto questo profilo che emerge il nesso simbiotico che lega la flessibilizzazione delle masse e il nuovo paradigma antropologico dell’homo migrans, con annesse celebrazioni entusiastiche e altamente ideologiche della flessibilità e della migrazione come stili di vita contraddistinti dall’indipendenza e dalla varietà e contrapposti alla precedente eticità stabilizzata borghese e proletaria.

La Destra del Denaro vuole i migranti come “esercito industriale di riserva” (Marx) di sfruttati a basto costo, sempre ricattabili; la Sinistra del Costume giustifica questo sfruttamento con la retorica buonista, con la “pappa del cuore” (Hegel) dell’elogio in stile boldriniano dell’immigrazione come ottava meraviglia del mondo (sempre guardandosi bene dal descrivere i traffici, il business e lo sfruttamento legati a tale pratica). La Destra del Denaro pone la struttura, la Sinistra del Costume fissa le sovrastrutture.

La condizione dell’homo migrans è quella dell’uomo sradicato e strutturalmente “svuotato” della sua identità, sempre pronto – bagaglio alla mano – a darsi per mare. Privato di una solida struttura simbolica in grado di opporre resistenza e di far valere un’istanza critica rispetto alle logiche illogiche della migrazione, l’homo migrans è chiamato ad adattarsi di volta in volta alle terre e ai contesti in cui è spinto dalla sua condizione flessibile. La sua personalità non può mai stabilizzarsi nella forma di un io solido e radicato, essendo invece sottoposta a un divenire incessante che la rende strutturalmente malleabile e ridefinibile. Egli deve figurare come un sans papier privo di ogni garanzia e disposto a spostarsi per il mondo ridotto a mercato planetario.

Con buona pace delle masse lobotomizzate e delle retoriche della sinistra alleata del capitale, a vincere, con i processi di immigrazione di massa, non sono né i migranti, né i lavoratori, formanti entrambi il polo in divenire del nuovo Servo precarizzato e nomade. A trionfare sono, invece, il Signore neo-feudale e il capitale, con la sua insaziabile ricerca di braccia e neuroni disposti a fare il medesimo a un prezzo più basso: il Servo è ora ridotto a massa senza diritti e senza radicamento, in costante mobilità, nomade e alle dipendenze del capitale e delle sue delocalizzazioni.


On raxonamento cusì ensoulso oltretuto nol ga senso par via ke no ghè laoro e a ghè on mucio de dixocupà, prasiò come farisełi tuti sti migrà ke vien asistii e ke no laora a pagar łe pension de coełi ke maura el dirito a ła pension.
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Re: I dixocupai no produxe PIL e non łi paga łe pension

Messaggioda Berto » dom ott 30, 2016 7:20 am

Tramaci poledeghi e economeghi so sta migrasion selvaja
viewtopic.php?f=194&t=1808

Speculazioni politiche ed economiche sul fenomeno "invasione dei migranti"
https://www.facebook.com/groups/altridi ... 8416595503
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I dixocupai no produxe PIL e non łi paga łe nostre pension

Messaggioda Berto » sab apr 01, 2017 9:15 am

I migranti non ci pagano le pensioni

sono circa 5 milioni gli stranieri residenti in italia, per lo più privi di cittadinanza italiana, di cui almeno la metà proviene dall'Europa (2,5 milioni) e di questi circa il 30% dalla UE (800mila) il resto provengono dai paesi dell'Est;

di questi 5 milioni che lavorano sono meno della metà, circa 2,4 milioni (erano 2,3 nel 2014)

http://www.west-info.eu/it/west-news/im ... na2/?t=660
http://www.vita.it/it/article/2016/07/0 ... ero/140039

7/800 mila circa di migranti o clandestini e profughi dall'Asia e dall'Africa accolti e ospitati e che vive alle nostre spalle, che non lavora e non può lavorare perché non hanno il permesso e sopratutto perché non c'è lavoro nemmeno per noi, non versano alcun contributo e non ci pagano le pensioni;

le centinaia di migliaia di immigrati irregolari e regolari che svolgono un lavoro nero o che delinquono (rubando, rapinando, estorcendo, spacciando droga come tanti romeni zingari) non versano alcun contributo e non ci pagano le pensioni;

le 800 mila badanti per o più dall'est europeo, regolari e irregolari, non versano che contributi minimi all'INPS (circa 230 euro al mese) e perciò non ci pagano le pensioni e oltre tutto non pagano tasse per cui tutta l'assistenza sanitaria e gli altri servizi sociali gravano sui cittadini italiani;

http://www.assistere.net/quanto-costa-a ... na-badante
http://www.familydea.it/guide/anziani/q ... omiciliare
http://www.stranieriinitalia.it/attuali ... tasse.html


Di questi 2,4 milioni di stranieri lavoratori che versano regolari contributi per la pensione sono meno della metà, poco più di 1 milione e se si considera quello che versano, quello che il servizio pubblico spende, quanto speso per l'accoglienza e l'ospitalità e i danni della criminalità degli stranieri regolari e irregolari, nonché i pericoli derivanti dall'invasione islamica, si può ragionevolmente concludere che i cittadini italiani ricevano più malefici che benefici dalla presenza di buona parte di queste persone straniere.
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Re: I dixocupai no produxe PIL e non łi paga łe pension

Messaggioda Berto » ven lug 21, 2017 1:29 pm

Inps, la verità sulle pensioni agli immigrati: la maggioranza le prende senza contributi
2 Luglio 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... 8.facebook

"Gli immigrati ci pagano le pensioni". È il ritornello di chi tifa per porte aperte, accoglienza senza limiti, integrazione a ogni costo. Ma non raccontano tutta la verità. Basta guardare un grafico, pubblicato dal Giornale, per capire che sì, i contributi versati dagli stranieri che vivono e lavorano regolarmente in Italia sono maggiori delle uscite che l'Inps riserva alle loro pensioni, ma è vero anche che la maggioranza degl immigrati che percepiscono pensioni in Italia non ha versato alcun contributo.

Secondo i dati della stessa Inps, nel 2015 gli stranieri che percepivano pensione erano 81.619. Di questi, 49.852 (il 61%) incassano pensioni assistenziali che non prevedono il versamento di alcun contributo. Altri 9.071 percepiscono assegni di indennità o civili (anche questi ottenibili senza contributi) e solo nei casi di incidenti sul lavoro il soggetto garantito ha l'obbligo di aver versato contributi all'Inps.
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Re: I dixocupai no produxe PIL e non łi paga łe pension

Messaggioda Berto » ven lug 21, 2017 1:31 pm

Che bugiardi, che farabutti!


Boeri (Inps) dice che in Italia servono più immigrati - Si rischia di distruggere il sistema di protezione sociale
04/07/2017

http://notizie.virgilio.it/top-news/boe ... grati-9613

Roma, 4 lug. (askanews) – La chiusura delle frontiere rischia di “distruggere” il sistema di protezione sociale. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, lancia un monito alla classe politica sul tema dei migranti. “Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere.

Al contrario, è proprio chiudendo le frontiere che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale”.

Il presidente Inps non nasconde i problemi e i tempi legati al processo di integrazione degli immigrati. “Ma una classe dirigente all’altezza – afferma nella Relazione annuale presentata alla Camera – deve avere il coraggio di dire la verità agli italiani: abbiamo bisogno di un numero crescente di immigrati per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale”.

Oggi gli immigrati offrono un contributo molto importante al finanziamento del “nostro sistema di protezione sociale e questa loro funzione è destinata a crescere nei prossimi decenni man mano che le generazioni di lavoratori autoctoni che entrano nel mercato del lavoro diventeranno più piccole”. Gli immigrati che arrivano in Italia “sono sempre più giovani: la quota degli under 25 che cominciano a contribuire all’Inps è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015. In termini assoluti si tratta di 150.000 contribuenti in più ogni anno. Compensano il calo delle nascite nel nostro Paese, la minaccia più grave alla sostenibilità del nostro sistema pensionistico, che è attrezzato per reggere ad un aumento della longevità, ma che sarebbe messo in seria difficoltà da ulteriori riduzioni delle coorti in ingresso nei registri dei contribuenti rispetto agli scenari demografici di lungo periodo”.

L’Inps ha realizzato uno studio anche una simulazione a sostegno della necessità di avere più immigrati che pagano i contributi.

“I risultati della nostra simulazione a prezzi costanti possono essere riassunti in tre cifre: nei prossimi 22 anni avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell’Inps. Insomma una manovrina in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo”.

Boeri indica che impedire agli immigrati di avere un permesso di soggiorno è “la strada sbagliata perché li costringe al lavoro nero e li spinge nelle mani della criminalità”. Al contrario “le regolarizzazioni sono state il più potente strumento di emersione del lavoro nero – rileva Boeri – e hanno avuto un effetto duraturo sul comportamento lavorativo degli immigrati: quattro lavoratori regolarizzati su cinque erano contribuenti attivi anche cinque anni dopo la loro regolarizzazione”.
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Re: I dixocupai no produxe PIL e non łi paga łe pension

Messaggioda Berto » ven lug 21, 2017 1:31 pm

Boeri: “Bisogna dire la verità agli italiani: senza immigrati l’Inps crollerebbe”
2017/07/04

http://www.lastampa.it/2017/07/04/econo ... agina.html

Chiudere le frontiere vuol dire distruggere il nostro sistema di protezione sociale. A dirlo è l’Inps nel suo rapporto annuale, in cui ha calcolato che se i flussi di entrata dovessero azzerarsi, avremmo per i prossimi 22 anni 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell’Inps: insomma, una manovra in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo. Per questo il presidente dell’Inps, Tito Boeri - pur «consapevole del fatto che l’integrazione degli immigrati che arrivano da noi è un processo che richiede del tempo e comporta dei costi» - spiega che è necessario «avere il coraggio di dire la verità agli italiani: abbiamo bisogno degli immigrati per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale». Gli immigrati che arrivano in Italia sono sempre più giovani: la quota degli under 25 che comincia a contribuire all’Inps è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015. Si tratta, ha calcolato l’istituto, di 150 mila contribuenti in più ogni anno. Numeri che compensano il continuo calo delle nascite, «la minaccia più grave alla sostenibilità del nostro sistema pensionistico», spiega Boeri.

Tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 gli effetti negativi della crisi hanno raggiunto il loro apice. Secondo l’Istat, gli occupati risultavano scesi di circa 4 punti percentuali, cioè circa un milione di occupati in meno: da 23,2 milioni nella primavera 2008 a 22,2 milioni tra il 2013 e il 2014. «Da allora - spiega l’Inps nel rapporto - è iniziata una faticosa ma continua risalita: appena accennata nel corso del 2014, robusta nel 2015, confermata infine nel 2016 e nei primi mesi del 2017». Ad aprile di quest’anno gli occupati risultano risaliti a 23 milioni giungendo a recuperare quasi il livello pre-crisi. «Si tratta di un risultato rilevante seppur largamente insufficiente a riportare la disoccupazione sui valori del 2007-2008, vale a dire attorno al 7%». Il livello massimo di disoccupazione è stato raggiunto nel novembre 2014 (13%) mentre ad aprile 2017 risultava ridotto di quasi due punti (11,1%).

L’aiuto della decontribuzione e l’importanza della mobilità

La decontribuzione per i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato, introdotta nel 2015, «ha avuto un successo notevole», scrive l’Inps: oltre 1,5 milioni di rapporti esonerati, oltre 500.000 imprese che vi hanno fatto ricorso. Ma i rapporti di lavoro attivati anche grazie alla decontribuzione sono risultati effimeri? Le attivazioni di rapporti a tempo indeterminato sono state 1,66 milioni nel 2014; nel 2015 sono aumentate di circa un milione e nel 2016 sono ritornate ad un valore prossimo (di poco superiore) a quello del 2014. I numeri contengono sia i cosiddetti rapporti di lavoro «senza requisito», quelli cioè attivati con soggetti che nei sei mesi precedenti erano già occupati a tempo indeterminato (chi cambia datore, ad esempio), ma anche e soprattutto stabilizzazioni all’interno di un’impresa. Quest’ultima categoria per l’Inps «è significativamente mutata da un anno all’altro ed è alla base della crescita nel 2015». Ma ad aiutare i lavoratori e a far aumentare il loro stipendio è anche la mobilità. Lo scorso anno il turnover dei lavoratori è stato del 35%: in altre parole due terzi degli occupati non ha cambiato posto di lavoro nel corso dell’anno nel settore privato. Tra gli immigrati (sia comunitari che non) il turnorver è molto più alto e si attesta al 55%: sono loro inoltre ad essere molto più mobili sul territorio dei lavoratori nativi. Solo il 50% dei lavoratori immigrati continua infatti a lavorare nella stessa provincia a distanza di quattro anni. La maggiore mobilità spiega perché questa categoria di lavoratori riesca a ridurre la propria distanza dalle retribuzioni degli italiani: «La mobilità paga», sottolinea il presidente dell’Inps.


Si riduce l’uso degli ammortizzatori sociali

Nel corso della crisi il ricorso alla Cig è stato importante e ha interessato molte aziende del Paese. Nel totale del periodo 2008-2016 oltre 350.000 aziende hanno utilizzato la Cig nelle sue varie tipologie. Un terzo delle aziende ha utilizzato la Cig in un solo anno, ma sono numerosi i casi di utilizzo prolungato. I lavoratori che hanno beneficiato della cassa risultavano quasi 1,4 milioni nel 2014, sono scesi a poco più di un milione nel 2015, mentre la loro consistenza nel 2016 risulta, secondo il rapporto dell’Inps, inferiore a 700.000: il calo è stato del 25% nel 2015 e del 32% nel 2016. Una riduzione che ha interessato soprattutto i giovani e le donne.

«Una neo-mamma guadagna il 35% in meno»

Sempre in tema di lavoro, l’Inps ha inoltre analizzato quanto costa la maternità: 24 mesi dopo l’inizio del congedo, la donna guadagna nei primi due anni circa il 35% in meno di quanto avrebbe guadagnato se non avesse avuto il figlio. La perdita è più alta per le donne che hanno un figlio prima dei 30 anni e per quelle che al momento del congedo lavoravano con un contratto a tempo determinato. E non a caso la crisi ha fortemente ridotto le nascite (-20% nel Nord del Paese).

«Bene il Reddito di inserimento, ma non basta»

Il reddito di inserimento, introdotto dal governo Gentiloni, «è un passo avanti rispetto alle tante misure parziali introdotte negli ultimi anni, ma è ancora una misura basata su condizioni categoriali arbitrarie», la presenza di un minore o di un disabile, di una donna in gravidanza o di un disoccupato over 55. Per Boeri queste condizioni «contribuiscono a contenere la spesa, ma possono finire per escludere molte persone bisognose di aiuto. L’obiettivo, invece, deve essere quello di offrire un sostegno a tutti quelli che hanno veramente bisogno». L’importo del Rei poi sembra «anche troppo basso: non potrà eccedere i 340 euro al mese per una persona sola, quando la corrispondente soglia Istat di povertà assoluta, anche al sud, è superiore ai 600 euro al mese».

Un nuovo nome all’Inps?

Il presidente Boeri ha infine chiesto al parlamento di cambiare la denominazione dell’Inps, da Istituto nazionale della previdenza sociale in Istituto nazionale della protezione sociale: «Non ci sono oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. Non servirà neanche cambiare l’acronimo sulle nostre sedi». Una nuova sigla che per Boeri corrisponderebbe di più a quello che l’Inps fa ogni giorno.
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Re: I dixocupai no produxe PIL e non łi paga łe pension

Messaggioda Berto » ven lug 21, 2017 1:31 pm

Da Elena Vigliano: NON ci pagheranno le pensioni, caro Boeri.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 7530551424

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... grante.jpg

Questa è la busta paga di un lavoratore straniero con moglie priva di reddito e tre figli a carico.
I contributi Inps che vengono versati all'Inps dall'azienda sono 479 euro (di cui 349 euro a carico dell'azienda)
ma al contempo, l'Inps versa al lavoratore 317 euro per gli assegni familiari; inoltre il lavoratore ottiene dal fisco uno sconto per detrazioni fiscali per 260 euro quindi non versa un euro di tasse e in aggiunta riceve anche gli 80 euro.
Quindi sommando importi a debito e a credito questo lavoratore allo Stato non versa nulla ma, al contrario, prende. Infatti 479-317-260-80= +178
Tanto è vero che la sua retribuzione netta è superiore a quella lorda.
Ecco questa è una busta paga tipica di un lavoratore dipendente immigrato, quelli che ci pagheranno le pensioni.
C'è poi da considerare che oltre a non versare ma a prendere, infatti la sua rertibuzione netta è addirittura superiore a quella lorda, i suoi tre figli e la moglie utilizzeranno il welfare (scuola, asili nido, sanità).
Tra l'altro molti riescono ad autocertificare familiari a carico che vivono però all'estero.
Le gestioni INPS ed Erario vengono gestite dallo Stato in modo separato, ma quello che conta è che se verso nel settore contributivo ma prendo dal settore assistenza e fiscale per un importo superiore, alla fine lo Stato da te non prende ma versa.
Questo lavoratore non versa un euro allo Stato grava sul welfare con il suo nucleo familiare di 5 persone usufruendo dell'assistenza sanitaria gratuita, asili nido, abitazione del Comune, scuola pubblica.
Ripeto non versando un euro allo Stato, ma a carico del contribuente italiano, figuriamoci se può pagarci la pensione.
Io non voglio pensare che i politici siano in malafede ma voglio credere che non siano informati su queste "cose che hanno a che fare con i numeri" e che quindi siano convinti che facendo entrare immigrati che hanno redditi bassi e nuclei familiari numerosi che gravano sul welfare ritengano che ci pagheranno le pensioni. Ma non è così.
Ci potrebbero essere immigrati che pagano le pensioni: ad esempio se un ingegnere straniero arriva in Italia con moglie anche lei che lavora e tre figli a carico, se guadagna 60.000 euro lordi e la moglie 30.000 euro lordi non otterrà assegni familiari non avrà sconti fiscali e anche se utilizzerà servizi pubblici li pagherà attraverso i versamenti. Questo è il genere di immigrati che dovremmo incentivare una immigrazione qualificata che apporta valore aggiunto e know-how.
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Re: I dixocupai no produxe PIL e non łi paga łe pension

Messaggioda Berto » ven lug 21, 2017 1:32 pm

Come farsi prendere per i fondelli.
Di Giannetto Michelassi

I CONTI-TRUFFA DI BOERI SUI MIGRANTI: SCHEMA PONZI! Secondo il presidente INPS senza immigrati da qui al 2040 avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di spesa pubblica in prestazioni sociali destinate agli immigrati, con un saldo negativo di 38 miliardi. Peccato che e' una bufala contabile sotto diversi aspetti, sia sulle cifre che sulla loro natura contabile:

1) 35 Mld in 24 anni ovvero c.ca 1 Mld e mezzo all'anno sono solo i costi di prestazioni sanitarie; i costi sopportati dal contribuente per importare i migranti, includendo i servizi di salvataggio, traghettamento, identificazione, alloggio (ONG prima e case popolari dopo), sicurezza, delinquenza, rimpatrio.. sono molti ma molti di piu' !! Costi di almeno una decina di Mld che solo in minima parte sono coperti dalle tasse pagati da questi soggetti, la maggior parte dei quali sono lavoratori con aliquote minime o no-tax (se non totalmente in nero)

2) Ma questo e' niente: soprattutto i costi dell'immigrazione sono "investimenti" a fondo perduto che noi italiani facciamo sui migranti, mentre i loro versamenti contributivi sono "prestiti" che loro fanno all'INPS che un giorno dovranno essere restituiti sotto forma di trattamenti pensionistici!
Insomma un conto della serva che compara entrate e uscite di cassa di natura molto diversa: noi gli REGALIAMO tutta una serie di servizi per un soggiorno agiato, loro non ci regalano nulla, ci PRESTANO denaro che oggi ci serve per pagare le pensioni ma che poi i nostri (e loro) figli dovranno rimborsare!

Ma intendiamoci Boeri non ha inventato mica nulla. Questa e' la piu' grande truffa della storia dell'uomo, e' lo schema Ponzi o catena di S.Antonio inventata da Keynes per comprarsi la crescita a debito lasciando il cerino in mano alle future generazioni, una truffa economica che tanto successo ha avuto tra i poltici perche' consente di spendere soldi che non hanno per comprarsi voti: soldi delle future generazioni che probabilmente non rivedranno mai ma non sapranno contro chi inveire perche', per allora, i truffatori saranno gia' morti.

Noi italiani di questa truffa siamo i campioni mondiali, e i nostri giovani la conoscono cosi' bene che scappano all'estero: ecco forse questa e' l'unica ragione per cui ci servono migranti: piu' facile far credere a questi analfabeti ingenui che una pensione prima o poi ce l'avranno... ECCERTO!!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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