Kurdistan e dintorni

Re: Kurdistan e de torno

Messaggioda Berto » ven giu 19, 2020 9:32 am

???
Ci sono due posizioni opposte fra curdi del Pkk e curdi del Rojava?
di Adriano Sofri
22 ottobre 2019

https://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2 ... ZTYap891ws


Ieri il portavoce delle Forze democratiche siriane ha annunciato il ritiro da Ras al Ayn / Serê Kaniyê dell’ultimo combattente, mentre la cittadina veniva occupata da mercenari islamisti e truppe turche. Serê Kaniyê ha per i curdi un gran valore simbolico, perché fu teatro della strenua resistenza contro l’assalto jihadista nel 2013, un anno prima della fatale Kobane – la prossima.
A Qamishli ieri gli americani in fuga erano presi a sassate, pomodori e frutta marcia dalla gente, spettacolo di sapore risorgimentale: avventure e sventure curde hanno un’aria ricorrente di Repubblica romana. Le agenzie legate al comando del Pkk clandestino nel Kurdistan iracheno, riprese a Erbil da Rudaw, hanno diffuso domenica un appello video del suo più glorioso leader, Cemîl Bayik, 58 anni – sul cui capo pende una taglia di 4 milioni di dollari del dipartimento di stato per reati vari, compreso un traffico internazionale di droga che altri stati, come la Germania, non accreditano. Le parole di Bayik ai curdi del Rojava sono terribili: “Dovete tener duro. Non dovete abbandonare i vostri luoghi. Che uccidano e feriscano quanto vogliono. Se andate via, non potrete più tornare ai vostri villaggi, alla vostra terra e alle vostre case. Sarebbe la fine dei curdi”.
Ricordate che il curdo comandante in capo delle Fds, Mazlum Abdi Kobani, aveva dichiarato una settimana fa: “Fra il compromesso e il genocidio, noi scegliamo il nostro popolo”.
Non so se sovrainterpreto le parole di Bayik come una sconfessione di quelle di Abdi: “Continuate a battervi fino a che l’occupante turco non sarà cacciato. Non avete altra scelta, perché ritirarsi vuol dire la morte dei curdi. Non dovete diventare il soldato d’altri. Non contate sugli americani. Tutti sanno che loro e la Russia sono pronti a sacrificare il popolo curdo per il loro interesse. Tutti sono in debito coi curdi. Nessuno ha resistito a Daesh, i curdi hanno resistito. I valorosi combattenti della libertà si sono battuti e hanno dato martiri e feriti. Hanno liberato il mondo e l’umanità da una sciagura enorme. Per ogni ucciso o ferito, America, Russia e comunità internazionale sono responsabili. Hanno una doppia faccia quando pretendono di non vendere armi alla Turchia. Vogliono ingannare i curdi. La nostra gente non deve credere a queste parole”. Ci sono due posizioni opposte fra curdi del Pkk e curdi del Rojava? Ambedue dicono che non c’è scelta: per Bayik resistere a qualunque costo, per Abdi salvare la sua gente.




I curdi aprono ad Assad: ecco quale sarà il loro destino
Mauro Indelicato
25 ottobre 2019

https://it.insideover.com/guerra/i-curd ... M1E0aT0lrY

Alla fine si è verificato ciò che da mesi era nell’aria e che l’attacco di Recep Tayyip Erdogan nel nord della Siria ha accelerato: l’avvio del dialogo tra i curdi ed il governo di Damasco. Ad annunciarlo ufficialmente alla Reuters è un dirigente delle forze Ypg, le milizie di autodifesa curde: “Siamo pronti a trattare con Assad”.


La fine del Rojava

Per la verità, tramite la mediazione russa, a 48 ore dall’avvio dell’attacco turco nel nord della Siria un primo accordo tra Damasco ed i curdi si era già raggiunto ed ha permesso il riposizionamento delle truppe siriane nell’area del Rojava. Un’intesa che ha anche spianato la strada ad un altro accordo, quello tra Russia e Turchia raggiunto a Sochi martedì scorso. Accordi che, complessivamente, hanno previsto l’indietreggiamento delle forze curde dal confine con la Turchia ed il loro posizionamento ad almeno 30 chilometri dalla frontiera. Una distanza che sembra aver appagato le velleità di Erdogan, il quale dal 2012 ha sempre visto con sospetto il controllo del Rojava da parte delle forze curde, sostituitesi a quelle del governo di Assad già durante i primi mesi di guerra civile.

L’idea di un Kurdistan siriano indipendente è nato proprio grazie a questi eventi. Da Damasco si è preferito riposizionare le truppe in altre aree del Paese, in tal modo i curdi hanno avuto spazio e tempo per organizzarsi militarmente e politicamente. Le loro avanzate sono state sostenute dagli americani in funzione anti Isis. Sconfitto il califfato, Erdogan ha iniziato a far capire le proprie intenzioni e cioè far arretrare i curdi dalle zone di confine. Per questo da più parti ci si è sempre aspettato, da un momento all’altro, un accordo tra il governo siriano e i curdi. Lo stesso presidente Bashar al Assad lo aveva proposto già sul finire dell’anno passato. E ad inizio 2018 invece, quando i turchi hanno attaccato l’enclave curda di Afrin, un primo accordo tra Damasco e

Ypg sembrava alla portata.

I curdi hanno preferito coltivare le proprie velleità autonomiste, ma hanno dovuto fare i conti con la realtà. Non avendo più il supporto Usa, dopo la decisione di Trump di mandare via le proprie truppe dal nord della Siria, l’unica strada percorribile era quella di accettare la mediazione russa e posizionarsi sotto l’ombrello di Damasco. Dal canto loro, le truppe dell’esercito siriano sono potute rientrare sia in città a maggioranza araba controllate dai curdi, come nel caso di Manbji, sia in quelle a maggioranza curda, come Kobane e Qamishli. Questo ha evitato l’ingresso di turchi e filo-turchi e, di conseguenza, un ennesimo eccidio della popolazione civile curda. Al tempo stesso però, ha segnato la fine del Rojava.


Ypg inglobate nelle forze siriane?

Con il senno di poi, la scelta curda di iniziare la collaborazione con Damasco è arrivata troppo tardi. Fosse stata accettata già qualche mese fa, forse si poteva parlare di autonomia curda e di Rojava come zona amministrata sul modello del Kurdistan iracheno. Ma adesso, con turchi e milizie filo-turche entrati in Siria, l’unica cosa che le Ypg hanno potuto fare è stata quella di ridare il territorio ad Assad. Il presidente siriano non è detto però che voglia l’immediato smantellamento delle Ypg. Anzi, l’esercito di Damasco è decimato e logorato da otto anni di guerra, la vittoria è sì oramai alla portata ma le coperte siriane sono sempre più corte. Controllare un territorio più ampio di quello che attualmente il governo controlla, potrebbe essere un problema. Per di più, in questi territori del Rojava occorre anche ricostituire un’amministrazione e far ripartire l’economia.

Ecco perché Assad ha ancora bisogno delle Ypg, le quali hanno governato ed amministrato per quasi un quinquennio questi territori. Da qui l’idea, spinta dal Cremlino, di far accorpare le forze curde all’interno di quelle siriane. Ed il dialogo annunciato alla Reuters da un dirigente Ypg, dovrebbe volgere proprio verso questa prospettiva: inglobare nell’esercito siriano le forze filo curde.

Il dialogo che partirà nei prossimi giorni non sarà per nulla facile, anche perché su di esso potrebbe incombere ancora una volta l’ombra di Erdogan. Da Ankara non prenderebbero bene il fatto che, a pattugliare i confini, siano soldati che portano la stessa divisa degli ex miliziani curdi.







I curdi? Se li sono venduti tutti, senza ritegno
Piero Orteca
21 ottobre 2019

https://www.remocontro.it/2019/10/21/i- ... nb--Ne8aeE


Perché i curdi traditi da tutti

Ormai è chiaro a tutti: l’attacco turco e la tragedia curda hanno avuto semaforo verde, più o meno tacito o più o meno concertato a tavolino, dagli Stati Uniti, dall’Europa e dalla Russia. Lo abbiamo scritto più volte: i curdi sono la carne da cannone del Medio Oriente. E i sepolcri imbiancati che da Washington, Bruxelles, Parigi, Roma e chi più ne ha più ne metta cianciano di pace, indipendenza e libertà dei popoli mentono sapendo di mentire. Vergogna. La tregua raggiunta con tanto di strombazzamenti è durata solo un pomeriggio. I turchi hanno continuato a battere con la mazza da fabbro ferraio sull’incudine e, a quanto pare, hanno anche usato bombe al fosforo bianco. Vietatissime. Ma ad accorgersene è stata solo l’Organizzazione contro le armi chimiche, perché all’Onu e alla Commissione europea ronfano o fanno finta di essere interessati. Ma a loro riguarda solo la spartizione dei pani e dei pesci in Siria, quando si firmerà la pace definitiva. Ergo, Erdogan sa di avere il coltello dalla parte del manico e continua a prendere Trump a schiaffoni.

La pelle dei curdi per la Turchia nella Nato

Ieri si è saputo che una lettera di velate minacce economiche scritta dal Presidente americano due settimane fa è stata cestinata dal sultano di Ankara. Erdogan tiene il piede in due staffe: alleato della Nato, contemporaneamente flirta con Putin. È in condizione di fare un sacco di danni al blocco occidentale, perché può rivelare piani di difesa militari, tecnologie d’arma di ultima generazione e segreti di ogni tipo. Un’aquila con due teste, pronta a vendersi al primo venuto. Gli altri abbozzano, perché dei curdi non gliene frega niente. Li hanno utilizzati come fantaccini da massacrare nella battaglia contro l’Isis, ma ora che la guerra è vinta possono andare a farsi strabenedire. L’area del nord-est della Siria occupata dai turchi è stata concordata fino all’ultimo centimetro quadrato con la Casa Bianca e con gli europei. Quando Conte strepita al telefono con Erdogan, prima si informi di quello che hanno fatto i suoi presunti alleati. Stati Uniti, Francia, Inghilterra e Germania hanno spudoratamente tirato la coperta dalla loro parte.

Fascia di sicurezza nelle teste di Trump ed Erdogan?

Qualcuno, per cortesia, avverta l’Italia, perché se no facciamo la figura degli scemi del paese. Se il Ministro degli Esteri Di Maio respira, che batta un colpo. O che almeno qualcuno gli spieghi che il Kurdistan non è una benzodiazepina è che il Lexotan non è una repubblica dell’Asia centrale. Spifferi di corridoio che arrivano dai servizi segreti occidentali, dicono che non è finita qua. Erdogan vorrebbe andare oltre la testa di ponte che si è costruito nel nord-est della Siria lungo una fascia di 120 km, profonda 30. Da lì può avere mano libera per assestare rovinose legnate ai curdi in tutte le direzioni. Trump minaccia di rovinare l’economia turca. Ma minaccia e basta, per ora. Sa benissimo che l’ex Sublime Porta è in grado di ballare un valzer diplomatico azzardatissimo, che potrebbe portarla a rasentare un clamoroso voltafaccia, per gettarsi armi e bagagli nelle braccia della Santa Russia di Putin. Parliamoci chiaro, non conviene né ad Ankara e né alla Nato, un affare in perdita.

Dal tradimento coloniale anglo-francese

Per questo, per mettere tutti d’accordo, la soluzione resta quella del massacro dei curdi. Ancora una volta presi in giro dagli uomini e dalla storia. Hanno solo la colpa di essere le scorie incandescenti di un retaggio coloniale anglo-francese che non ha mai guardato in faccia nessuno. Quando oggi Macron e Johnson si permettono di dare lezioni di civiltà, meriterebbero di essere presi a pedate nel fondoschiena. Hanno fatto carne di porco della convivenza tra i popoli e hanno spremuto il limone fino alla buccia. E adesso lo scaraventano nella spazzatura, assistiti dal cinismo americano che in politica estera ha fatto più danni di Attila. Forse si stava meglio quando si stava peggio. Prima delle Primavere arabe. Oggi il Medio Oriente è diventato un pentolone in ebollizione e naturalmente i più deboli, i curdi, pagano per tutti.


Piero Orteca
Piero Orteca, giornalista, analista e studioso di politica estera, già visiting researcher dell’Università di Varsavia, borsista al St. Antony’s College di Oxford, ricercatore all’università di Maribor, Slovenia. Notista della Gazzetta del Sud responsabile di Osservatorio Internazionale
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Re: Kurdistan e de torno

Messaggioda Berto » ven giu 19, 2020 9:32 am

Anche i Curdi parteciparono assieme ai Turchi allo sterminio degli armeni cristiani

Sterminio degli armeni anatolici perché cristiani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =110&t=371


https://it.wikipedia.org/wiki/Genocidio_armeno
Arresti e deportazioni furono compiuti in massima parte dai «Giovani Turchi». Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento[19]. Queste marce furono organizzate con la supervisione di ufficiali dell'esercito tedesco in collegamento con l'esercito turco, secondo le alleanze tra Germania e Impero ottomano e si possono considerare come "prova generale" ante litteram delle più note marce della morte perpetrate dai nazisti ai danni dei deportati nei propri lager durante la Seconda guerra mondiale. Altre centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall'esercito turco. Le fotografie di Armin T. Wegner sono la testimonianza di quei fatti.
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