Pamela, uccisa e fatta a pezzi. L'uomo fermato si difende: "L'ho seguita ma non sono stato io"01 febbraio 2018
http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... 6a3bb.htmlDettagli macabri, elementi rituali: si delineano in queste ore i contorni del giallo di Pollenza, il paese delle Marche dove in due trolley sono stati trovati i resti, perfettamente lavati e privi di sangue, di una giovane donna che viene identificata come Pamela Mastropietro, 18 anni, scomparsa il 29 gennaio da una comunità di recupero.
Fermato un nigeriano. Altri fermati e interrogati
Per ora c'è un fermo. Si tratterebbe di un uomo, di nazionalità nigeriana, la cui posizione è valutata come particolarmente delicata: potrebbe avere avuto a che fare - forse anche direttamente - con l'omicidio della giovane che lunedì pomeriggio si era allontanata dalla comunita' 'Pars' di Corridonia, sempre nel Maceratese, dove si trovava per un percorso di recupero dalla dipendenza a sostanze stupefacenti. L'uomo è stato interrogato per l'intera notte dagli investigatori del Nucleo investigativo della Compagnia e del comando provinciale carabinieri di Macerata. Ma non solo lui è stato tenuto sotto pressione e incalzato, anche altre persone della comunità nigeriana della zona sono state sentite in caserma, e alcune sono ancora negli uffici dei carabinieri.
Al vaglio le immagini delle telecamere
Sono state in particolare le immagini delle diverse telecamere di sorveglianza prese in esame dai carabinieri partendo dalla zona dove si trova la comunita' 'Pars' e via via allargando il raggio di analisi, fino alla stazione ferroviaria di Macerata e ad altri punti dove ci sono le fermate del servizio di trasporto pubblico, nella convinzione che la ragazza con il suo trolley avesse una destinazione da raggiungere, se non anche una persona con cui incontrarsi dopo aver concordato la fuga dalla comunità. Non si esclude però tra gli investigatori che l'incontro tra Pamela e il suo, o i suoi carnefici, sia stato anche del tutto casuale, ovvero legato al consumo di droga: è possibile che alla ragazza sia stata proposta droga in strada, per l'appunto dalla persona che le immagini di una telecamera di una farmacia hanno visto come quello che la seguiva in strada, persona conosciuta dalle forze dell'ordine e che è stato il primo importante tassello nelle indagini, o che lei stessa sapesse dove andare a cercare qualche spacciatore, per poi finire uccisa. Forse anche da una overdose e da cui è poi derivato il tentativo di chi era con lei di liberarsi del corpo facendolo a
pezzi e abbandonandolo in due trolley, uno dei quali appartenente alla stessa vittima. Si attende in mattinata che la Procura e i carabinieri facciano un primo punto informativo sulle indagini e sui risultati finora raggiunti. L'autopsia stabilirà le cause della morte di Pamela, se per fatto traumatico, cioè omicidio volontario, oppure conseguenza di overdose cui poi è seguito il comunque grave reato di vilipendio di cadavere.
La ragazza si era allontanata da una comunità di recupero
Il cadavere della giovane è stato identificato ieri pomeriggio. Due giorni fa, il 29 gennaio, aveva lasciato volontariamente la comunità di recupero "Pars" di Corridonia, dove era ospite.
Il macabro ritrovamento
Ieri mattina, sulla base della segnalazione di un'automobilista, i militari avevano trovato, sul ciglio della strada della zona industriale di Pollenza, due trolley. All'interno il corpo di una giovane donna, smembrato. Nel pomeriggio - spiegano gli investigatori - in seguito ai risultati della prima ispezione sul corpo condotta dal medico legale e ai primi risultati delle indagini, si è arrivati all'identificazione del cadavere.
Nessuna traccia dei vestiti
Si indaga per appurare se la ragazza abbia lasciato la comunita' sapendo gia' chi incontrare, da chi andare e dove trovare una nuova sistemazione. Portandosi dietro i suoi effetti personali nel trolley rosso, uno dei due in cui sono stati trovati invece i suo resti umani, frutto di un orribile sezionamento. Nessuna traccia, invece al momento, dei vestiti di Pamela e di quanto la stessa aveva con se' quando ha lasciato la comunita'. Tra le ipotesi, quella di un delitto maturato quasi come in una sorta di "rito", ma anche quella della punizione nell'ambito delle tossicodipendenze locali ai margini della stessa comunita'. Il corpo smembrato, senza vestiti, era perfettamente pulito e non presentava tracce di sangue.
La madre aveva denunciato la scomparsa della ragazza
La madre della ragazza, che vive a Roma, aveva denunciato ai Carabinieri della stazione San Giovanni la sua scomparsa dalla comunità di recupero di Corridonia, in provincia di Macerata.
"Spero tanto che non sia lei - ha commentato la mamma di Pamela - Non ho alcuna idea del perché si sia allontanata dalla comunità e di quel che è accaduto. Vorrei che qualcuno mi spiegasse come ha fatto".
La dipendenza dalle droghe e la prima fuga
Pamela Mastropietro era da tempo dipendente dalle droghe. "Tutti dipendiamo da qualcosa che ci fa dimenticare il dolore", scriveva lei stessa su Facebook postando la foto di un pacchetto di sigarette, una bottiglia di whisky e un accendino. In passato aveva studiato in una scuola per estetisti a Roma, nella speranza, forse, di poter aiutare la mamma nel salone di bellezza a due passi dal centro. Ad agosto scorso è finita in una comunità di recupero, da dove due mesi dopo era già scappata una volta. Una fuga durata cinque giorni che ha tenuto con il fiato sospeso amici e famiglia. Qualche giorno dopo, il ritrovamento, grazie alla segnalazione di alcune persone che l'avevano riconosciuta in strada.
Il caso su 'Chi l'ha visto?'
Del caso si è occupato anche il programma televisivo "Chi l'ha visto?". Pamela si è allontanata "da una struttura di Corridonia" con il suo trolley rosso e blu e "andava forse in direzione di Macerata", le parole della mamma.
Diciottenne romana fatta a pezzi, mannaie insanguinate a casa del nigeriano2 Febbraio 2018
http://www.iltempo.it/cronache/2018/02/ ... no-1048245 Dal carcere di Ancona, dove è detenuto, nega le accuse che gli vengono contestate Innocent Oseghale: il cittadino nigeriano è stato fermato per l'omicidio di Pamela Mastropietro, la ragazza romana il cui cadavere fatto a pezzi è stato rinvenuto mercoledì lungo una strada di campagna nei pressi di Pollenza, vicino a Macerata.
Domani mattina si terrà l'interrogatorio di convalida del fermo davanti al gip. I carabinieri del Comando provinciale di Macerata hanno lavorato fino a tarda notte ieri per i rilievi nell'appartamento dell'uomo, e hanno sequestrato diversi grossi coltelli da cucina e una mannaia che saranno sottoposti nelle prossime ore ad analisi di laboratorio per il riscontro di eventuali tracce del sangue della vittima.
Gli inquirenti sono convinti che proprio nella casa di Via Spalato 124, a Macerata, dove l'uomo viveva, il corpo della giovane sia stato fatto a pezzi, dopo il decesso.
Lo spacciatore, con precedenti per droga e un permesso di soggiorno scaduto, ha 29 anni: le telecamere di sorveglianza lo hanno immortalato insieme alla giovane il giorno in cui è scomparsa e, in casa sua, gli inquirenti hanno trovato gli indumenti, sporchi di sangue, che la ragazza indossava mercoledì e lo scontrino di una farmacia, poco distante dove, lo stesso giorno, aveva acquistato una siringa.
Inoltre un testimone ha visto, la notte del 30, il 29enne con i due trolley all'interno dei quali è stato ritrovato il cadavere mutilato della giovane. Contro di lui prove inoppugnabili per le quali l'uomo risponde di omicidio e vilipendio, soppressione e occultamento di cadavere.
Ma restano da chiarire le cause della morte: saranno gli esami tossicologici, i cui risultati arriveranno nei prossimi giorni, a stabilire se si sia trattato di un decesso per overdose, o se la giovane sia stata uccisa per motivi ancora ignoti. La vittima, originaria di Roma e con problemi di tossicodipendenza, prima della sua scomparsa era fuggita dalla comunità terapeutica Pars, di Corridonia, nel Maceratese, dove era ospite dallo scorso ottobre proprio per disintossicarsi.
"A Pamela strappate le viscere". Spunta l'ombra del rito voodooSergio Rame - Ven, 02/02/2018
http://www.ilgiornale.it/news/pamela-st ... 89687.htmlSi chiama Innocent Oseghale, lo spacciatore nigeriano fermato per l'omicidio di Pamela Mastropietro.
Su di lui pendono tutti i sospetti per la morte della ragazza romana il cui cadavere fatto a pezzi e chiuso in due trolley. I borsoni sono stati rinvenuti mercoledì lungo una strada di campagna nei pressi di Pollenza, vicino a Macerata. Su come la 18enne è finita lì ora emergono particolari inquietanti. Secondo il Tempo, infatti, starebbe emergendo il sospetto che si sia trattato di "un rito tribale".
Il 29enne Innocent Oseghale ha precedenti per spaccio e un permesso di soggiorno scaduto. Vive in via Spalato 124, a Macerata, la strada in cui è stata vista, per l'ultima volta da viva, Pamela. Le telecamere di sorveglianza lo hanno immortalato insieme alla giovane e, in casa sua, gli inquirenti hanno trovato gli indumenti, sporchi di sangue, che la ragazza indossava quando è scomparsa, e lo scontrino di una farmacia, poco distante dove, lo stesso giorno, aveva acquistato una siringa. Un testimone, anche lui nigeriano, ha visto, la notte del 30, il nigeriano mentre trasportava i due trolley all'interno dei quali è stato ritrovato il cadavere mutilato della giovane.
Contro Oseghale ci sono prove, dunque inoppugnabili. Tanto che ora dovrà rispondere delle accuse di omicidio, vilipendio, soppressione e occultamento di cadavere. Ma l'orrore non è ancora finito. Dai primi riscontri, pubblicati oggi dal Tempo, è emerso che, prima di essere stato fatto a pezzi il cadavere di Pamela sarebbe stato martorizzato. Oltre alle ferite riscontrate sugli arti tranciati, sarebbero poi sparite le viscere e il cuore. Quest'ultimo particolare spingerebbe gli inquirenti a ipotizzare il rito voodoo. "Spero e prego che giustizia sia fatta - si è sfogata su Facebook la madre della 18enne, Alessandra Verni - quello che le hanno fatto è indescrivibile è così crudele che spero di vederli soffrire lentamente, fino alla morte". Dopo aver fatto a pezzi il cadavere, sempre secondo il Tempo, Innocent Oseghale si sarebbe "sciacquato minuziosamente" le mani con la candeggina per far perdere ogni traccia del dna della giovane.
Prima della scomparsa Pamela, originaria di Roma e con problemi di tossicodipendenza, era fuggita dalla comunità terapeutica Pars, di Corridonia, nel Maceratese, dove era ospite dallo scorso ottobre proprio per disintossicarsi. Restano da chiarire le cause della morte della giovane. E saranno gli esami tossicologici, i cui risultati arriveranno nei prossimi giorni, a stabilire se si sia trattato di un decesso per overdose, o se sia stata uccisa per motivi ancora ignoti. Intanto proseguono gli accertamenti all'interno dell'appartamento dove il corpo della ragazza è stato, con tutta probabilità, sezionato da Oseghale. E chi indaga non esclude che ci siano altre persone coinvolte.
Pamela, litri di candeggina sul corpo: «Cancellate le prove dello stupro». Il mistero dell'asportazione del pube2018-02-03
http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 24162.htmlBoldrini li vuole, bonini li fa uscire dopo i pluricrimini che commettono, la lettrice del tg rai3 con voce alterata annunciava il "terribile crimine" contro gli immigrati, mentre la stessa annuncio' lo sventramento della bambina con voce da notizia comune, la rai e' stata invasa da coloro che stanno manipolando la ns societa a scapito delle masse, il criminale clandestino non e' stato incriminato per omicidio su ordine superiore, ha fornito la droga che uccide e ha fatto a pezzi per occultare il crimine, come puo essere creduto...eppure lo è.... paese al contrario....
La politica è una cosa non seria, ma serissima, se viene fatta correttamente. A mio modesto avviso, La sig.ra Boldrini non avrebbe mai dovuto candidarsi in Parlamento od al Senato, dopo la solenne bocciatura morale, della stragrande maggioranza degli italiani, a proposito della infelice dichiarazione riguardo gli immigrati in genere, quali nostre risorse. Ma se abbiamo 7 milioni ca di disoccupati in Italia, che lavoro potranno mai fare gli immigrati, sopratutto, dopo la solenne bocciatura dello Ius Soli in Parlamento? La questione degli immigrati, sarebbe finita li' nel dimenticatoi e tutto, sarebbe tornato come prima, invece ha creato solo rabbia ed amarezza nella stragrande maggioranza degli italiani. Nessuno ha nulla contro gli immigrati, ma vogliamo pensare ai milioni di italiani, che non trovano lavoro?
"Bravo giustiziere, sei un patriota". Sui social le disgustose ovazioni per il folle che ha sparato a MacerataHuffington Post
In rete i complimenti a Luca Traini, il 28enne che ha aperto il fuoco contro i migranti
03/02/2018
http://www.huffingtonpost.it/2018/02/03 ... mg00000001 "Bravo Luca sei un giustiziere" e anche "dovevi prendere meglio la mira". Questi alcuni dei commenti che si leggono su Facebook di plauso al gesto di Luca Traini, l'uomo che stamani ha sparato contro alcuni immigrati di colore e anche una sede del Pd a Macerata. "Solidarietà a Luca", azzarda qualcuno. C'è anche chi lo chiama "patriota".
Macerata è quel che siamo diventati?2018/02/03
Lucia Annunziata
http://www.huffingtonpost.it/2018/02/03 ... mg00000001Era solo questione di tempo e il tempo è arrivato. Un crimine all'americana, dell'America di oggi, un raid razzista fatto sparando in giro per le strade della città, una tentata strage nutrita di odio razziale e di rabbia, una generica vendetta diretta non a questo o a quel colpevole ma a una razza, a un colore, a tutto ciò che non siamo noi. Stavolta però non d'America si è trattato ma della provincia italiana, la provincia tranquilla, una volta luogo di certezze e solidità contrapposte alle nevrosi e violenze della città. Provincia oggi raggiunta e travolta, anch'essa, dall'onda lunga dell'ansia italiana. Inatteso ed estremo risveglio del Paese tutto davanti a quelle molteplici firme identitarie: saluto fascista, bandiera tricolore sulle spalle, e quel "Viva l'Italia". L'Italia, sì, è stata chiamata in causa tutta – e davvero siamo arrivati a questo, siamo diventati questo?
A Macerata un limite è stato attraversato, una barriera è stata rotta. Dagli slogan violenti è stata generata vera violenza. Una affermazione banale, eppure sempre negata, dalla leggerezza e dalla irresponsabilità di un dibattito politico che detesta e disprezza come buonismo gli inviti al rispetto, che boccia come evirato ogni tentativo di ragionare invece che inveire, una cultura tornata in voga perché usa le parole come sostituto delle pallottole – per ferire l'anima, per sminuire la dignità altrui, e per soddisfare ego sminuiti gonfiandoli di finta superiorità.
E se pensate che sto pensando a Salvini e alla estrema destra, ebbene sì: è proprio a loro che sto pensando. Penso a tutte le colonne di stampa che grondano parolacce, volgarità, battute e tanti, tanti incitamenti a reagire, colpire. Fino a divenire l'inno – e abbiamo visto anche questo – alla reazione individuale contro il mondo, armi in mano e resistenza al "nemico" nel cuore. Diritto alla difesa, viene chiamato, anche se dovrebbe più spesso definirsi diritto all'offesa.
Macerata è oggi al centro di una orribile storia: una ragazza diciottenne, scappata da una comunità di recupero dalla droga, uccisa e fatta a pezzi in due valigie da un nigeriano spacciatore di droga. La polizia pare sicura della colpevolezza. La storia dolorosa, la morte efferata che è stata inflitta a Pamela Mastropietro merita ogni indagine, ogni severità, ogni condanna.
Una storia così crudele invoca anche ogni domanda di sicurezza e deve indicare anche la responsabilità dello Stato nel non saper gestire, o anche solo capire, le conseguenze di una politica dell'immigrazione mai davvero pensata e organizzata. La politica tutta ha l'obbligo di pensare alla sicurezza del paese. E certamente è colpevole di inadeguatezza. Ma la risposta a tutto questo, ai tanti errori non possono portare certo all'odio, allo scontro, alla giustizia individuale, alla strage pianificata.
E quando vi si arriva, siamo molto vicini, come si diceva, a entrare in un territorio tutto nuovo, da cui sarà molto difficile tornare.
Peccato che Salvini, così ambizioso, così dinamico, così voglioso di fare qualcosa per il Paese non abbia colto che anche per lui, soprattutto per lui, oggi era arrivato il momento di non attraversare il limite, di porre un argine alla follia attraverso una netta presa di distanza. Di dire parole di cautela e avviare un dialogo e una riflessione con il suo popolo. Non l'ha fatto. E non è stato un errore, il suo. È evidentemente una convinzione: perché questa è l'Italia che Salvini vuole, evidentemente.
Per la politica italiana questo è stato un giorno in cui la verità sui rischi che corre il Paese ha fatto irruzione nei riti sempre finti della campagna elettorale. Le conseguenze di questo scossone si possono avvertire fin da ora: l'episodio crea scompiglio nella coalizione della destra, obbliga la sinistra a ripensare un po' alle proprie divisioni interne, e mette sotto pressione il Movimento 5 Stelle che come sempre preferisce rimanere nel vago, come già è successo, quando avvengono storie scomode. Sempre che la verità la si voglia ascoltare.
Dopo i fatti di Macerata sinistra compatta contro SalviniLucio Di Marzo - Sab, 03/02/2018
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 90104.html Serracchini, Grasso e Boldrini accusano la Lega per il "clima d'odio" in Italia
Si apre già lo scontro politico a pochi minuti dall'arresto di Luca Traini, il 28enne che ha aperto il fuoco a Macerata, scatenenado il panico in città mentre prendeva di mira alcune persone di colore.
Già candidato consigliere comunale con la Lega a Corridonia, nella provincia marchiagiana, ha ferito quattro persone impugnando una Glock a bordo della sua Audi e colpendo anche la sede locale del Partito Democratico, per poi essere fermato dai militari dell'Arma.
Su twitter, a pochi minuti dall'arresto, le parole del governatore friulano Deborah Serracchiani, che ha invitato "chi come Salvini e Fedriga fa l'occhiolino agli estremisti" a prendere "immediatamente le distanze".
Non è l'unica la Serracchiani ad attaccare in questi minuti il segretario leghista, con Roberto Saviano che sui social network sostiene che è lui il "mandante morale" della sparatoria. E Pietro Grasso, leader di Liberi e Uguale, che rincara la dose: "Chi - come Salvini - strumentalizza fatti di cronaca e tragedie per scopi elettorali è tra i responsabili di questa spirale di odio e di violenza che dobbiamo fermare al più presto. Odio e violenza che oggi hanno rischiato di trasformarsi in una strage razziale. Il nostro paese ha già conosciuto il fascismo e le sue leggi razziali. Non possiamo più voltarci dall’altra parte, non possiamo più minimizzare".
"Quanto accaduto oggi a Macerata - ha ribadito poi la presidente della Camera, Laura Boldrini - dimostra che incitare all'odio e sdoganare il fascismo, come fa Salvini, ha delle conseguenze: può provocare azioni violente e trasforma le nostre città in un far west seminando panico tra i cittadini. Basta odio, Salvini chieda scusa per tutto quello che sta accadendo".
"Chiunque spari è un delinquente - ha risposto Salvini alle critiche -, a prescindere dal colore della pelle. Ma è chiaro ed evidente che un'immigrazione fuori controllo, un'invasione come quella organizzata, voluta e finanziata in questi anni, porta allo scontro sociale".
Sparatoria a Macerata: la notizia sui media internazionali, da Bbc a Cnn2018/02/03
http://www.huffingtonpost.it/2018/02/03 ... mg00000001 La notizia della sparatoria a Macerata ha fatto il giro del mondo, conquistando le prime pagine dei giornali di Regno Unito, Spagna e Germania, Francia e Stati Uniti. "Stranieri colpiti in attacco da un'auto in Italia", recita il titolo di apertura della Bbc. Sempre nel Regno Unito, notizia in apertura anche sul quotidiano Independent e in homepage sul Daily Mail: "Spara dall'auto su pedoni in Italia prendendo di mira persone nere", si legge nel titolo dell'Independent; e poi il sottotitolo prosegue "Fino a 7 feriti quando una persona apre il fuoco su migranti africani a Macerata". Il Daily Mail scrive come segue: 'Quattro migranti africani feriti da uomo armato che apre il fuoco in sparatoria da un'auto in Italia'. E il Guardian riporta in alto sul suo sito: 'Italia/Conducente apre il fuoco su migranti africani nella città di Macerata'.
Oltreoceano, negli Stati Uniti la notizia compare molto in alto sul sito della Cnn: 'Uomo arrestato dopo avere sparato contro stranieri in Italia', si legge. Storia in risalto anche su Cbs News: 'Uomo armato da solo prende di mira stranieri in sparatoria dall'auto in Italia'. E in homepage sul Los Angeles Times: 'Spara da un'auto su stranieri ferendo sei persone in centro Italia', si legge. Il Washington Post, invece, riserva alla sparatoria uno spazio all'interno della sezione 'Mondo', in cui si legge: 'Uomo armato apre il fuoco su stranieri in città italiana; 6 feriti'.
Tornando in Europa, in Spagna viene dedicato uno spazio in tutte le homepage dei principali giornali online. Il catalano La Vanguardia scrive: 'Quattro feriti in sparatoria fascista contro immigrati africani a Macerata'. El Pais titola invece: 'Un arrestato in Italia dopo avere ferito a colpi d'arma da fuoco quattro immigrati africani da un'auto'. Inoltre El Mundo riporta: 'Un uomo arrestato dopo avere sparato da un'auto contro almeno quattro immigrati in Italia'.
In Francia, Le Monde scrive: 'Italia, uomo armato arrestato dopo avere ferito degli stranieri'. Liberation titola: 'Italia: arresto di un simpatizzante di estrema destra sospettato di avere sparato su degli stranieri'. Anche la radio Europe1 posiziona la storia in homepage: 'Un uomo spara sui migranti in Italia, quattro feriti gravi'.
La storia è in evidenza sul sito dell'emittente russa Russia Today (RT): 'Migranti in Italia presi di mira in sparatoria da un'auto'. In Germania, invece, sulla homepage della Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) si legge: 'Diversi uomini feriti da spari in Italia', e l'occhiello specifica 'Poco dopo è stato arrestato il sospettato. Ha preso di mira di proposito gli stranieri?'. E sulla Bild si legge: 'Spara da auto in corsa sugli stranieri. Diversi feriti in Italia'.
Contro i populisti giustizialistiTocqueville e il moralismo politico dei Cinque stelle. “Quanti delitti” in nome dell’onestà-tà-tà
di Dino Cofrancesco
3 Febbraio 2018
https://www.ilfoglio.it/politica/2018/0 ... I.facebook Almeno fino a qualche tempo fa, non c’era un classico del pensiero politico più apprezzato e citato di Alexis de Tocqueville, il principe del liberalismo ottocentesco. Persino studiosi come il compianto Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky, lontanissimi dal mondo di F.A. von Hayek e di Raymond Aron, non perdevano occasione per ricordarlo. Avrebbero fatto bene a citarlo meno e ad approfondirne di più le idee. La lettura della Democrazia in America, infatti, avrebbe potuto procurare a entrambi uno choc benefico: rendendoli consapevoli che la loro political culture era quella di un mondo non ancora sfiorato dalla secolarizzazione del conflitto politico e sociale ovvero non ancora edotto che i valori e gli interessi in competizione, nella lotta per il potere, stanno tutti sullo stesso piano e che, a fare la differenza, non sono i valori e gli interessi in quanto tali ma il rispetto delle “regole del gioco”.
Vale la pena riportare per intero la pagina di Tocqueville: “I repubblicani negli Stati Uniti apprezzano i costumi, rispettano le credenze religiose, riconoscono i diritti. Essi professano l’opinione che un popolo deve essere morale, religioso e moderato in proporzione alla sua libertà. Ciò che si chiama repubblica negli Stati Uniti è il regno tranquillo della maggioranza. La maggioranza, dopo che ha avuto il tempo di riconoscersi e di constatare la propria esistenza, diviene la fonte comune dei poteri. Ma la maggioranza, di per sé stessa, non è onnipotente. Al di sopra di essa, nel campo morale, si trovano l’umanità, la giustizia e la ragione; nel campo politico, i diritti acquisiti. La maggioranza riconosce queste due barriere e, se le capita di superarle, è perché essa ha delle passioni, come ogni uomo, e perché, come lui, essa può fare il male pur discernendo il bene. Ma, in Europa, noi abbiamo fatto strane scoperte. La repubblica, secondo alcuni di noi, non è il governo della maggioranza, come si è creduto fino ad ora, è il governo di coloro che si fanno garanti e interpreti della maggioranza. Non è il popolo che dirige in questa specie di governi, ma coloro che conoscono quale sia il vero bene del popolo felice, distinzione che permette di agire in nome delle nazioni senza consultarle e di reclamare la loro riconoscenza calpestandole. Il governo repubblicano del resto è il solo, al quale si debba riconoscere il diritto di fare tutto, e che possa disprezzare ciò che gli uomini hanno fino ad ora rispettato, dalle più alte leggi della morale fino alle elementari regole del senso comune”.
Sennonché come si spiegano storicamente le “strane scoperte” fatte dall’Europa? La risposta si trova nella “sacralizzazione della politica”, nello stile di pensiero che attribuisce ai pastori dell’uman gregge il compito di difenderlo dal Male radicale sempre in agguato, di cambiare i costumi attraverso le leggi, di instaurare il regno della Giustizia e della Virtù. Dalle crociate cristiane contro gli eretici al progetto illuministico della “Grande Nation” di liberare i popoli europei dalla tirannide della tradizione e della superstizione: è sempre all’opera un disegno di redenzione collettiva affidato a “coloro che sanno quale sia il vero bene del popolo” e che ritengono la loro guida temporanea, in attesa che il demos si svegli e prenda coscienza dei suoi diritti.
Grazie al fascismo – e soprattutto per impulso del Partito d’Azione che ne fu l’avversario più implacabile, come capita a movimenti uguali e contrari nati dalla stessa temperie spirituale – il processo di secolarizzazione avviato in Italia nel periodo giolittiano, in cui il rispettabile conservatorismo liberale di un Sidney Sonnino si contrapponeva all’altrettanto rispettabile liberalismo sociale dello statista di Dronero, venne bruscamente interrotto.
Come ha scritto un grande filosofo, Augusto Del Noce: “Per corrispondere all’unità dell’antifascismo bisognava costruire un concetto di fascismo in cui si ravvisasse il ‘male radicale’ del secolo XX o meglio il male in cui si riassumevano i mali parziali di tutti i secoli dell’età moderna, così che la lotta dovesse continuare dopo la fine della guerra, per estirparne le radici. Era il passaggio dall’antifascismo al mito antifascista”.
Se si leggono le riviste e i giornali di sinistra (liberale, socialista, cattolica) della Prima Repubblica balza agli occhi un dato comune, troppo spesso sottovalutato: l’eticizzazione radicale dello scontro politico. Criticare pesantemente i partiti concorrenti, giudicare negativamente i loro programmi, ricorrere talora ai colpi bassi, tutto questo è normale e fisiologico e rientra nella normale dialettica democratica. Winston Churchill e Harold Macmillan non piacevano agli elettori di Clement Attlee e di Harold Wilson ma il conservatorismo dei primi non fu mai, per i secondi, motivo di delegittimazione morale e di squalifica culturale. Destra e sinistra venivano visti un po’ come la sistole e la diastole di un apparato cardiaco ben funzionante non come la guerra degli angeli contro i demoni.
Nell’Italia della Resistenza e dell’antifascismo si afferma una assai diversa political culture. E non tanto per opera dei comunisti – il cui odio per il nemico di classe capitalista, nel nostro paese e altrove, era una passione fredda e per così dire ideologicamente obbligata – quanto per opera di una democrazia liberale e socialista sfilacciata e senza confini a sinistra (pas d’ennemis à gauche). Per questa variegata famille spirituelle (più forte nella repubblica delle lettere che alle urne), il metodo democratico del “contare le teste” non doveva servire a far conoscere ciò di cui la gente comune abbisogna e i provvedimenti che chiede alle autorità (la democrazia come onesta registrazione degli interessi e dei valori in gioco) ma a educare gli uomini, a renderli migliori, a inculcare in essi il senso di garanzie della libertà non disgiungibili dalla giustizia sociale (la democrazia come redenzione morale collettiva). Una concezione romantica e mazziniana della democrazia, insomma, con la differenza che nella mente di Mazzini tale concezione era funzionale alla costruzione di una comunità politica – lo Stato nazionale – che non poteva venire alla luce se gli italiani non si sentivano figli di una stessa patria “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, si sangue e di cor” mentre, nel secondo Dopoguerra, si risolveva in una divisione tra eletti e reprobi volta a perpetuare una “guerra civile”, dove i reprobi non erano più i fascisti (che la Costituzione metteva fuori legge) ma le classi e i ceti che perseguivano solo il proprio “particulare”.
Mario Pannunzio e Ferruccio Parri, Ernesto Rossi e Piero Calamandrei, Alessandro Galante Garrone e Norberto Bobbio potevano dissentire su varie questioni – è noto, ad esempio, che il maniacale anticlericalismo di Rossi non piaceva a Parri, attento ai fermenti che agitavano il mondo cattolico e in questo più lungimirante dell’amico col quale aveva fondato L’Astrolabio – ma su un punto concordavano tutti: che il nemico del progresso sociale in Italia fosse il centrismo. “Centrismo”, scriveva Parri nel 1967, “vuol dire stabilizzazione e consolidamento di un sistema capitalista, monopolista, produttivista, consumista, largamente parassitario, che scivola come un over-craft su cuscini di conformismo e di neo-clericalismo parrocchiale”. In quest’ottica, Confindustria e parrocchie, Scelba e Piccioni, la tv di Ettore Bernabei e il giornalismo di Giovanni Ansaldo e di Indro Montanelli, l’anticomunismo e il qualunquismo, l’Università tradizionale e la scuola gentiliana, i codici di polizia di Rocco: erano tutte manifestazioni di un’Italia arretrata, provinciale, di cui ci si doveva solo vergognare. La “grande divisione” della sinistra non comunista passava tra quanti delusi dal centrosinistra che non aveva “modernizzato” il paese, guardavano con interesse al Pci, auspicandone una decisa conversione alla democrazia occidentale e quanti invece, non volevano rompere ogni rapporto con la Dc, nella speranza che accordi di governo su “equilibri più avanzati” portassero alla scissione del partito cattolico e alla fuoruscita della sua destra – che, in tal modo, avrebbe raggiunto missini e monarchici ponendosi definitivamente fuori gioco.
In questa lotta contro il centrismo, visto spesso come il cavallo di Troia di un fascismo non finito col 25 aprile, richiamarsi alle lombardiane “riforme di struttura”, auspicare una efficace programmazione economica di tipo socialdemocratico (anche se il termine “socialdemocratico” era tabù ricordando, per molte componenti dell’“arcipelago dei virtuosi”, subdole forme di neocapitalismo), battersi per la nazionalizzazione dell’energia elettrica e per l’attuazione delle regioni – iscritta nella Costituzione ma saggiamente rinviata dai governi centristi, consci delle enormi spese pubbliche che avrebbe comportato – non rientravano in una competizione laica, in cui opinioni e misure di politica economica alternative erano disposte a farsi giudicare dalle ricadute pratiche che la vittoria delle une o delle altre avrebbero avuto sulla società civile: diventavano, invece, emblemi di una guerra di religione, comodi segni di identificazione del “nemico del popolo” – contrario per i suoi biechi, inconfessabili, interessi a sottrarre il settore elettrico alle industrie private.
Ricordo bene che quando nel febbraio 1972 i liberali tornarono al governo con Andreotti e a Malagodi venne affidato il ministero del Tesoro, l’evento non venne accolto come un normale avvicendamento istituzionale – determinato dalla crudele legge dei numeri nelle due Camere – ma come un passo indietro, un arresto della marcia fino ad allora difficoltosa ma costante sulla via di una democrazia sostanziale contrapposta alla democrazia formale.
E’ una storia, questa, che sta ormai alle nostre spalle ma la concezione distorta della democrazia liberale, che come s’è visto ha una storia antica, continua a produrre i suoi effetti perversi, impedendo quella secolarizzazione del conflitto politico che rimane una piaga più incurabile di quella dell’omerico Filottete. Oggi, però, la sacralizzazione della politica sembra essersi liberata da sovrastrutture ideologiche e bandiere, che hanno scaldato i cuori di quella sinistra (postcomunista e non) che seguita imperterrita ad agitare il fantasma fascista e a denunciare quello che Umberto Eco definiva l’Ur-Faschismus, la maledizione eterna dell’Occidente.
L’impoverimento simbolico che caratterizza le contemporanee società di massa si è fatto sentire anche nelle nuove forme assunte dalla immarcescibile tentazione italica di dividere gli uomini in eletti e dannati, onesti e disonesti. Roberta Lombardi, esponente del M5s, tempo fa ha invitato a prendere atto che “sono 30 anni che fascismo e comunismo in Italia non esistono più”. E, quanto al primo, ha dichiarato che “prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia”. La deputata è stata sconfessata ma credo che abbia espresso il senso comune dei quadri politici – e soprattutto degli elettori – pentastellati.
Quello dei grillini è, per molti aspetti, un dèjà vu. E’ nota la pagina di Etica e politica in cui Benedetto Croce, in un lontano scritto del 1930, metteva in guardia dal moralismo politico: “Un’altra manifestazione della volgare inintelligenza circa le cose della politica è la petulante richiesta, che si fa dell’‘onestà’ nella vita politica. L’ideale che canta nell’anima di tutti gl’imbecilli e prende forma nelle non cantate prose delle loro invettive e declamazioni e utopie, è quello di una sorta d’areopago composto di onest’uomini, ai quali dovrebbero affidarsi gli affari del proprio paese”.
La novità, nel caso del M5s, sta nel fatto che, in esso, la dimensione sacrale della politica ha perso il polo-Dio (la Nazione, il Popolo autentico, la Classe, “Giustizia e Libertà”, eccetera…) ma ha conservato il polo Diavolo. Non è chiaro per cosa ci si batte ma è chiaro contro chi ci si batte: la casta, i partiti politici tradizionali, i banchieri che hanno rovinato l’Italia, i giornalisti prezzolati etc. La denuncia della disonestà da malumore periodico diventa una risorsa passionale vincente, alimentata da una magistratura che non si accontenta di perseguire i reati ma ne va alla ricerca e critica severamente la legge che regolamenta le intercettazioni (giacché, come ha detto il primo manpulitista prestato alla politica: “Chi non ha commesso niente di male non deve aver paura di essere intercettato”).
A questo punto, non sono le ricette di politica economica e le altre misure per raddrizzare il legno storto del paese proposte da Grillo e Di Maio che contano, ma la cucina politica in cui vengono elaborate, modificate, ritirate. Ciò che inquieta in questo nuovo populismo è il fatto che il moralismo, al quale si richiama, non esita ad alterare i princìpi su cui si fonda lo stato di diritto: in sintonia con quanto sente l’uomo della strada che, pur di stanare i disonesti, butterebbe tranquillamente a mare il divieto costituzionale di mandato imperativo. Chi è eletto da noi per bonificare questo dannato paese – è il ragionamento – deve rispondere a noi del suo operato, e quindi pagare il fio di una disobbedienza che avvantaggerà solo i ladri e i politici di malaffare. Ma c’è di peggio. Come ha fatto rilevare Luca Ricolfi, se, in nome dell’onestà, si vogliono colpire “i soliti pochi, ricchi e cattivi: finanzieri, banchieri, speculatori, corrotti, grandi evasori” si finisce in una “forte rivalutazione del ruolo dello Stato, come ombrello protettivo rispetto alle ingiustizie, alle diseguaglianze, alle ingerenze delle autorità sovranazionali”. Insomma più stato, più tasse, meno benessere per le classi medie, più potere ai magistrati in guerra contro la corruzione, più controllo sociale. Si finirà col dire dell’Onestà quello che Madame Roland aveva detto della Libertà: “Quanti delitti in tuo nome!”.