La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare

La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare

Messaggioda Berto » dom giu 24, 2018 8:00 pm

Migranti, ministra Trenta: "Blocco navale? No, sarebbe un atto di guerra. Ong? Il dubbio è che siano parte di un progetto"
23 giugno 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... to/4446861

A chiedere il blocco navale come “soluzione” dell’emergenza migranti era stata la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Ma ora è arrivata la risposta – negativa – direttamente dalla ministra della Difesa Elisabetta Trenta. “Bisogna essere sempre attenti con le parole e chiamare le cose con il loro nome: non è un blocco navale, come è stato chiamato, perché sarebbe un atto di guerra“, ha dichiarato Trenta nel corso di un’intervista con Maria Latella su Skytg24.

La chiusura dei porti italiani voluta da Matteo Salvini (prima con il caso Aquarius, poi con la nave Lifeline che si trova ancora in mezzo al mare con 224 migranti a bordo), quindi, non può essere considerata un blocco navale. Immediata la contro-replica di Meloni: “Trenta sbaglia, parla come Renzi e Gentiloni, quando invece serve il coraggio di cambiare strada. Il blocco navale si può fare ed è l’unica soluzione seria per fermare l’invasione. Non sarebbe un atto di guerra se fatto in accordo con i governi libici. In ogni caso, dubito che una delle fazioni libiche dichiarerebbe guerra alla Ue e alla Nato“.

Nel corso dell’intervista a Skytg24, la ministra ha poi sollevato il dubbio che le Ong che “tendono a portare i migranti verso l’Italia siano parte di un progetto“. Esclusa, per ora, l’ipotesi che siano colpevoli di traffico di esseri umani. “Questo non possiamo affermarlo finché non c’è un processo“, ha specificato. “Il nostro Governo ha cominciato a risolvere il problema del traffico clandestino di uomini – continua Trenta – e si è voluto prendere una posizione forte ma che non vuole mai negare i diritti dei migranti. Le navi della Marina e della Guardia costiera, quando ci sarà bisogno, salveranno sempre un migrante in difficoltà” come afferma “il diritto internazionale”. È di poche ore fa, però, la notizia che la stessa Guardia costiera italiana ha comunicato a tutti “i comandanti di nave che si trovano in mare nella zona antistante la Libia” che d’ora in poi “dovranno rivolgersi al Centro di Tripoli e alla Guardia costiera libica per richiedere soccorso“.

Una chiusura, questa, ribadita anche dalla stessa ministra. “Bisogna vedere bene di quale tratta di mare parliamo”, quando si verificano i soccorsi. “Perché se noi parliamo della tratta di mare che è vicina alla Libia, che è stata delimitata e che noi chiamiamo area Sar, l’area di search and rescue, in quell’area è competente la Guardia Costiera libica, che tra l’altro è stata formata dalla nostra Guardia Costiera per svolgere questo compito e ha tutte le capacità in questo momento anche i mezzi per poterlo fare”. È per questo che, spiega Trenta, “noi come Governo siamo disponibili e stiamo individuando anche la possibilità di donare altri mezzi, altro equipaggiamento per potenziare le loro attività, perché quello che è importante è che i libici siano in grado di controllare il proprio territorio”. Proprio nel Paese nordafricano è atteso a breve il ministro dell’Interno Matteo Salvini, mentre Trenta andrà in un secondo momento. “Andrà anche Di Maio quando si parlerà di imprese”, ha aggiunto la ministra.

Un altro problema da risolvere, secondo la titolare del dicastero della Difesa, è quello del riconoscimento di chi fugge da zone di guerra rispetto ai cosiddetti “migranti economici”. “Ci sono sempre stati”, ha spiegato Trenta, e l’Italia “stabilirà le quote di ingresso come ha sempre fatto, le migrazioni non si possono stoppare. Il problema è che i migranti economici arrivano insieme a chi fugge da una guerra e ci mettiamo tre anni a separarli, questo processo deve essere velocizzato“.

Nel corso dell’intervista c’è stato anche spazio per parlare delle missioni dell’esercito italiano all’estero. Prima fra tutte quella in Niger, annunciata da Gentiloni a dicembre scorso, votata in fretta e furia dal Parlamento a gennaio 2018 e poi rifiutata dallo stesso governo nigerino. “Noi in questo momento, stiamo attendendo che il Governo nigerino confermi la richiesta degli italiani”, ha spiegato la ministra in quota 5 stelle. Confermate, invece, le missioni in Libano (“sta portando grandi benefici”) e in Afghanistan.


Alberto Pento
Mi dispiace tanto ma l'atto ostile è il consentire, il permettere da parte della Libia la partenza dei clandestini verso il mare, l'Europa e l'Italia che si configura come una invasione ostile e violenta a cui per legittima difesa si può rispondere con un blocca aereo navale e con respingimenti di massa e riporti in Libia dei clandestini soccorsi, raccolti, colti in mare.
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Messaggioda Berto » dom giu 24, 2018 8:01 pm

La Guardia Costiera blocca l'Ong: "Non ci serve il vostro aiuto..."
Luca Romano - Dom, 24/06/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... po-reale/1

La nuova linea adottata dalla Guardia costiera italiana comincia a dare i suoi frutti. Stop ad Open Arms per un salvataggio in mare

Ieri la nostra Guardia costiera ha fatto sapere che le navi delle Ong in caso di salvataggio nel Mediterraneo dovranno contattare Tripoli e non Roma. Una mossa che cambia radicalmente il quadro delle operazioni nel Mediterraneo.

Ma questa mattina è stata portata avanti un'altra mossa che chiude ulteriormente il raggio d'azione delle ong: la Guardia costiera italiana ha contattato quella libica per un salvataggio in mare di alcuni migranti tagliando così fuori dall'operazione la Open Arms. A raccontare quanto accaduto è stata proprio la Ong spagnola con una nota del suo fondatore Oscar Camps: "Alle 12.40 abbiamo comunicato con il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, in risposta alla loro chiamata generale a tutte le navi per il recupero in acque internazionali di un migliaio di persone alla deriva e senza salvagente. La loro risposta, ’Non abbiamo bisogno del vostro aiuto'". Infine Camps ha criticato la decisione di attribuire "tutti i casi in acque internazionali alla Guardia costiera libica.È la più grave devoluzione di massa nella storia del Mediterraneo". Il vento in mare è cambiato. E in questo quadro va sottolineata anche la mossa della Spagna che con il sindaco di Barcellona Ada Colau ha dato la disponibilità ad accogliere nel porto catalano i mille migranti che in questo momento si trovano nel Mediterraneo.


Alberto Pento
Era ora che si ponesse termine!
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Messaggioda Berto » dom giu 24, 2018 8:48 pm

Ma quali valori universali, chi non rispetta la propria gente non ha valori e chi favorisce l'immigrazione clandestina e l'invasione è un criminale senza valori.

Migranti, anche i Socialisti europei hanno perso i valori universali
Massimiliano Sfregola

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... li/4440796

Mentre l’imminente summit sulle migrazioni rischia di aprirsi con il rischio di una frantumazione dell’area Schengen, i leader socialisti europei si sono dati appuntamento ad Amsterdam a inizio settimana per fare il punto sulla situazione dei migranti.

Oltre ai segretari dei partiti socialisti di Belgio, Danimarca e Austria, i laburisti olandesi e il Pd si sono incontrati a inizio settimana per cercare una via d’uscita socialdemocratica a quella crisi, vista dai vertici come la causa del colpo di grazia ai centro-sinistra di mezza Continente.

Maurizio Martina, in rappresentanza del Partito democratico ha detto all’Ansa che scopo del summit era : “trovare azioni coordinate di risposta al tema epocale dei migranti, diversamente da chi anche in Italia specula su questo tema con la propaganda quotidiana pericolosa, improduttiva ed inefficace”. In realtà, a dettare la linea a questo inedito asse socialista nord-sud è Mette Frederiksen, leader dei Socialdemocratici danesi, unico partito di centro-sinistra che viaggia con il vento dei sondaggi in poppa.

Mentre gli altri colleghi seduti ad Amsterdam contano a casa loro le perdite dello tsunami populista, i danesi hanno ben chiaro cosa fare per tornare a vincere: frontiere chiuse ai rifugiati -da accogliere nei centri profughi delle loro regioni di provenienza- “prima i danesi”, assimilazione forzata delle minoranze non occidentali, quartieri con “quote” per gli immigrati e stop al taboo di sinistra che l’Islam non può essere criticato. Stando al programma olandese Nieuwsuur, la svolta social-conservatrice sarebbe stata vista con interesse dai partner presenti del Partito socialista europeo, a cominciare da Lodewijk Asscher, leader dei laburisti olandesi, decimati nei consensi alle ultime elezioni.

Che il centrosinistra fosse a “rischio radicalizzazione” dopo le ultime sconfitte, e quella italiana ad un anno dalle europee ha suonato l’allarme per tutti, non dovrebbe sorprendere: il tentativo ottuso e isterico di voler regolare a tutti i costi un fenomeno complesso come le migrazioni, cercando di tenere insieme principi umanitari e termometro del consenso, ha creato un mostro. I partiti di centrosinistra, dopo aver cercato a lungo la quadra al cerchio con il mercato (ed essere stati alla fine risucchiati da finanza e capitalismo) ora ammainano anche la bandiera dei diritti umani.

La nuova ragionevolezza passa per l’addio al multiculturalismo e per una – sostanziale – resa di fronte all’avanzata populista: se non puoi batterli imitali, ma con delicatezza. Frontiere delicatamente chiuse, supremazia della cultura maggioritaria ma con gentilezza; critiche all’Islam e obbligo di conformarsi ai valori occidentali ma senza gridare.

Spiegare con raziocinio che non c’è alcuna invasione e che ricominciare a emettere visti di lavoro – quasi impossibili da ottenere per un cittadino extra Ue non qualificato- potrebbe risolvere la crisi del Mediterraneo, costare meno dell’esercito posto a presidiare il mare e delle mazzette pagate ai regimi africani, sembra un ragionamento troppo complesso: i partiti socialdemocratici, per loro natura, sono fatti per governare non per stare all’opposizione. E se le elezioni oggi le vince lo pseudo identitarismo delle formazioni populiste, invece di cercare una propria via, paga di più e in fretta rincorrere le tesi maggioritarie e spolverarle con il rigore scientifico e pragmatico della ragionevolezza. Così avremo cattivismo populista e cattivismo centrista.

Difficile dire se questa sia l’alba del sovranismo in salsa socialdemocratica ma un dato è certo: la svolta regressiva del centro-sinistra e l’abbandono di quei valori universali, messi dal dopoguerra in calce nei testi dei trattati internazionali, anche da parte di alcuni eredi di quella tradizione, almeno in nord Europa è ormai una certezza. Ciò che ai centristi, orfani delle poltrone, sfugge è che un cedimento sulla questione dei rifugiati avrà conseguenze catastrofiche per la tenuta stessa del sistema democratico come lo conosciamo. Anche se oggi sembra importare a pochi.
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Messaggioda Berto » dom giu 24, 2018 10:03 pm

Aiuti, migranti e riorganizzazione delle forze di sicurezza: ecco la missione di Salvini in Libia
L'allarme della Marina di Tripoli: "In migliaia pronti a partire". Lunedì il ministro dell'Interno atterra nella capitale
VINCENZO NIGRO
22 giugno 2018

http://www.repubblica.it/esteri/2018/06 ... -199693330

TRIPOLI – Il giorno dopo i ballottaggi elettorali, lunedì 25 giugno, Matteo Salvini lo passerà in Libia. Se tutto verrà confermato, se la politica italiana e quella libica non vivranno scossoni imprevisti ma sempre possibili, il ministro dell’Interno atterrerà per la prima volta a Tripoli. La capitale di un paese che ormai è frammentato in decine di città, di cantoni, di villaggi che formano un non-Stato sempre più instabile. La visita a Tripoli durerà poche ore: Salvini verrà ricevuto dal presidente del Consiglio presidenziale Fajez Serraj, dal vice-presidente e uomo forte del governo Ahmed Maitig, e dal suo omologo ministro dell’Interno Aref Al Khoja. Il viaggio viene preparato in queste ore dall’ambasciatore d’Italia Giuseppe Perrone, dai suoi colleghi diplomatici e dai funzionari dell’Aise del direttore Alberto Manenti, un generale dell’Esercito che ha fatto tutta la sua carriera nel servizio ed è nato proprio in Libia. Salvini proverà a portare in Libia anche il tema del sostegno alla ripresa economica del paese, ma il vero tema sarà quello dell’immigrazione e della riorganizzazione delle forze di sicurezza.

Ieri la Guardia costiera libica ha lanciato un ennesimo allarme: il caos istituzionale di questi giorni a Tripoli favorirà la partenza di nuovi migranti. Il portavoce della Guardia costiera Ayub Qassim lo ha dichiarato esplicitamente: «Non è un allarme, è una certezza: i trafficanti stanno facendo partire migliaia di migranti, e altri ancora li spingeranno in mare nei prossimi giorni». Qassim in una telefonata a Repubblica riferisce qualcosa che per i suoi colleghi in mare è una novità: «I trafficanti ormai stanno provando di tutto: abbiamo visto ieri notte per la seconda volta dei grandi palloni penumatici, peggio dei peggiori gommoni. Sono pericolosissimi, li mettono in mare carichi di uomini e donne africani, senza nessuna possibilità che rimangano a galla». Il comandante poi ripete le sue accuse alle Ong: «In mare noi abbiamo solo nemici: i trafficanti di benzina, quelli di armi che ci sparano addosso a cannonate; poi i mercanti di migranti. Ma ci sono anche le Ong che non ci rispettano, che sono un ostacolo per noi».

Da mesi le posizioni dei capi della Guardia costiera libica sono note, e Qassim le ripete sfidando l’Europa: «Le Ong non fanno salvataggio, fanno trasporto, assicurano ai trafficanti le ultime miglia del loro trasporto marittimo. Noi salviamo quei migranti». «Ieri notte ai primi gruppi di migranti che abbiamo salvato i trafficanti avevano dato dei motori per i gommoni già sfondati: si sono rotti poche miglia dopo la partenza», dice Qassim. «In queste ore i trafficanti sono come presi da una frenesia che sembra incontrollabile: partono da Est e da Ovest di Tripoli, approfittano di ogni spiraglio che vedono».

Salvini a Tripoli incontrerà anche l’addetto militare, il comandante della Marina Militare Patrizio Rapalino. La Marina tiene ormeggiata in porto a Tripoli dall’agosto del 2017 una nave-officina che serve proprio alla manutenzione delle motovedette libiche. In queste ore a Tripoli è rientrato dall’Italia il comandante della Guardia Costiera, l’ammiraglio Abdullah Tumia: è stato a Roma per alcuni giorni, ha ripetuto le sue richieste, avere altre motovedette, altra assistenza tecnica, altro addestramento per i suoi uomini. Il problema è che tutta la Libia è sottoposta ad embargo Onu sulla vendita di armi. Dopo la rivoluzione del 2011 per provare a ridurre il livello degli scontri, l’Onu ha deciso questo embargo che impedisce di vendere armi a tutti, anche allo stesso governo Serraj, riconosciuto dalle Nazioni Unite. E la Guardia costiera per operare ha bisogno di motovedette armate, perché gli scontri con i trafficanti di petrolio, armi e migranti in alto mare spesso sono delle vere e proprie battaglie navali.

A tutto questo si aggiunge il normale caos libico, la corruzione, l’inefficienza, la rivalità fra milizie. La settimana scorsa le motovedette libiche erano rimaste ferme: la compagnia petrolifera Noc non forniva più il carburante perché erano troppi i furti di gasolio, troppi i camion che finivano nelle tasche di ufficiali o equipaggi infedeli. Il carburante adesso è ritornato, e le 5 motovedette hanno ripreso il mare.

In queste ore poi il paese è stato concentrato su un altro evento militare molto importante, che in Europa è passato quasi inosservato. La settimana scorsa una milizia rimessa in piedi dall’ex criminale Ibrahim Jadran ha preso il controllo dei terminal petroliferi di Es Sider e Ras Lanuf, nell’Oil Crescent in Cirenaica, l’area in cui ci sono i pozzi di petrolio, gli oleodotti e i porti di imbarco più importanti del paese. I terminal erano controllati dalla milizia del generale Khalifa Haftar, l’uomo che controlla quasi tutta la Cirenaica. Ieri i soldati di Haftar sarebbero riusciti a riconquistare tutti i terminal, e Jadran sarebbe dato in fuga con i suoi uomini più fedeli. Una delle tante battaglie per il potere che corrono parallele alla crisi dei migranti, quella più importante per l’Italia. Un crisi che non verrà mai risolta se la Libia non ritroverà un minimo di stabilità politica e militare. Che oggi non c’è.



Salvini, migranti salvati, grazie Libia
Reso vano lavoro scafisti e evitato interventi scorretti Ong
24 giugno 2018

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... 89d75.html

(ANSA) - ROMA, 24 GIU - Sono stati soccorsi dalla Guardia costiera libica i circa mille migranti che erano oggi alla deriva su sette gommoni al largo della Libia. Lo rende noto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. "Ringrazio di cuore, da ministro e da papà, le autorità e la Guardia Costiera Libica che oggi hanno salvato e riportato in Libia 820 immigrati, rendendo vano il 'lavoro' degli scafisti ed evitando interventi scorretti delle navi delle Ong", ha detto il vicepremier.
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Messaggioda Berto » lun giu 25, 2018 3:05 pm

In diretta da Tripoli conferenza stampa con il vicepremier libico Ahmed Maitig
25/06/2018
https://www.facebook.com/salviniofficia ... 9462808155


Migranti, Salvini in Libia: "Hotspot nel sud del Paese". Vicepremier di Tripoli: "Rifiutiamo categoricamente"
25 giugno 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... pi/4449192

“Centri di accoglienza” da costruire nel sud della Libia e aiuti “tecnici ed economici” per mettere Tripoli nelle condizioni di controllare il flussi migratori. Si snoda attraverso queste due direttrici la proposta avanza da Matteo Salvini al governo libico presieduto da Fayez Al Sarraj. Il ministro dell’Interno è volato questa mattina a Tripoli, dove ha incontrato l’omologo Abdulsalam Ashour e il vicepresidente del Consiglio presidenziale Ahmed Maitig.

Il capo del Viminale aveva anticipato la proposta via Twitter, poco dopo l’atterraggio nella capitale libica: “Hotspots dell’accoglienza in Italia? Sarebbe problema per noi e per la Libia stessa perché i flussi della morte non verrebbero interrotti. Noi abbiamo proposto centri di accoglienza posti ai confini a Sud della Libia per evitare che anche Tripoli diventi un imbuto, come Italia”. Poi l’ha ribadita durante l’incontro con il ministro dell’Interno Abdulsalam Ashour e durante la conferenza stampa congiunta con il vicepremier libico Ahmed Maitig.

“Giovedì a Bruxelles sosterremo di comune accordo che i centri di accoglienza e identificazione vanno costruiti a sud della Libia per aiutare a bloccare l’immigrazione che stiamo subendo entrambi”, ha annunciato alcune ore più tardi annunciato parlando davanti alle telecamere al fianco del numero due del governo Al Sarraj. Che ha subito stoppato la proposta sui centri di identificazione: “Rifiutiamo categoricamente la presenza di qualsiasi campo per i migranti in Libia: non è consentito dalla legge libica”.

È probabile che la distanza tra le due posizioni sul tema dipenda dalla terminologia utilizzata e dalla possibile presenza di personale straniero all’interno dei costituendi “hotspot” o “centri di accoglienza”. Una soluzione suggerita dalle dichiarazioni affidate dallo stesso Maitig a La Repubblica: intervistato dal quotidiano capitolino alla vigilia della visita di Salvini, alla domanda ‘è possibile immaginare hotspot per i migranti in Libia?’, Maitig risponde: “Non è possibile, l’identificazione da parte di autorità straniere in Libia è contro la nostra legge. Per noi sono solo migranti illegali. Ma sono sicuro che con il nuovo governo italiano e con la Ue potremo lavorare su soluzioni più efficaci di quelle praticate finora”. Il problema nascerebbe, quindi, se la gestione dei centri venisse affidata a personale non libico, perché ciò costituirebbe una violazione palese della sovranità nazionale.

La trattativa è appena iniziata. La Libia, ha detto ancora Salvini, “rappresenta un’opportunità di sviluppo. Saremo vicini alle autorità libiche anche con i necessari supporti tecnici ed economici per garantire insieme la sicurezza nel Mediterraneo e rafforzare la cooperazione investigativa e più in generale la collaborazione in tema di sicurezza”. “La Libia – ha sottolineato Salvini – è un paese amico dell’Italia e il mio impegno sarà massimo per definire una più stretta collaborazione per contrastare l’immigrazione illegale, ma anche per realizzare iniziative comuni in materia economica e culturale“.

La materia economica, in particolare, è quella che più interessa alle parti: l’Italia chiede da tempo agli altro Paesi europei di finanziare con i 625 milioni che mancano il Fondo per l’Africa, con il quale pagare i programmi di collaborazione con il Paese nordafricano. “L’Italia ci ha aiutato e lavora insieme a noi per portare stabilità nel Paese”, ha proseguito Maitig in riferimento agli aiuti economici e tecnici (tra cui 4 motovedette della Guardia costiera e l’assistenza tecnologica assicurata dai militari italiani nel porto di Tripoli ) accordati da Roma alla Libia con il memorandum firmato il 2 febbraio 2017 a Roma da Paolo Gentiloni e Fayez Al Sarraj. Noi chiediamo ai Paesi europei di seguire l’esempio italiano. Tanti Paesi europei hanno il proprio programma in partnership con la Libia, ma il programma deve essere libico e la partecipazione dei Paesi europei dovrà essere all’interno di questo programma: il solo canale sarà il governo libico”. Salvini, da parte sua, ha sostenuto che “solo le autorità libiche dovranno pattugliare le acque libiche e bloccare le navi delle ong che vogliono sostituire i governi aiutando l’immigrazione illegale”.

Il canale è avviato. “Nella prima metà di settembre – ha annunciato Maitig – terremo una conferenza sull’immigrazione illegale con la visione italiana e libica”. “Ci faremo promotori in sede europea di tenere questa conferenza in Libia, perché i problemi devono essere affrontati e risolti in Libia non in altre capitali europee”, ha aggiunto da parte sua il titolare del Viminale a ribadire l’importanza della questione della sovranità nazionale.
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Messaggioda Berto » mar giu 26, 2018 8:21 pm

???

Lifeline, l'annuncio di Conte: "La nave approderà a Malta, parte dei migranti trasferiti in Italia"
26 giugno 2018

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... 0d1dd.html

Quattro Stati dell'Ue - Italia, Malta, Francia e Portogallo - hanno confermato di essere disposti ad accogliere parte dei migranti salvati dalla nave Lifeline, mentre altri tre paesi - Germania, Paesi Bassi e Spagna - stanno ancora "valutando" il caso. È la situazione, aggiornata a oggi pomeriggio, ricostruita dal quotidiano Times of Malta che attribuisce la notizia a proprie fonti. In un comunicato stampa, il governo maltese aveva parlato invece di sei Stati coinvolti nell'accordo

Conte: Lifeline approderà a Malta

Dopo giorni di incertezza e una lunga trattativa che ha coinvolto diversi paesi dell'Unione Europea tra cui l'Italia, oggi il premier Giuseppe Conte ha annunciato che la nave Lifeline attraccherà a Malta.

"Ho appena sentito al telefono il presidente Muscat: la nave della Ong Lifeline attraccherà a Malta. Con il presidente maltese abbiamo concordato che l'imbarcazione sara' sottoposta a indagine per accertarne l'effettiva nazionalita' e il rispetto delle regole del diritto internazionale da parte dell'equipaggio". Lo dichiara il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. "Coerentemente con il principio cardine della nostra proposta sull'immigrazione, secondo cui chi sbarca sulle coste italiane, spagnole, greche o maltesi, sbarca in Europa, l'Italia fara' la sua parte e accogliera' - annuncia - una quota dei migranti che sono a bordo della Lifeline, con l'auspicio - sottolinea il presidente del Consiglio - che anche gli altri Paesi europei facciano lo stesso come in parte gia' preannunciato".

Lifeline twitta: non ci fanno entrare in acque Malta

"Abbiamo ricevuto alle 18 un messaggio da Malta: non ci danno il permesso di entrare nelle loro acque territoriali". Questo il tweet della 'Lifeline' che aggiunge di "non poter confermare ciò che appare sui media".

Malta: "Non c'è ancora via libera"

Ma proprio sull'accordo per la redistribuzione dei migranti tra vari paesi ci sono frizioni. E per questo non c'è ancora il via libera di Malta all'approdo della Lifeline sull'isola. Lo riferiscono fonti del governo della Valletta a Malta Today, aggiungendo che il consenso all'attracco della nave dell'Ong è subordinato all'accordo tra 6 Paesi europei per la distribuzione dei migranti a bordo. Al momento, precisa il giornale maltese, manca il sì di altri due Paesi.

"Lo sforzo diplomatico del primo ministro di Malta e delle istituzioni europee sta portando a un accordo ad hoc per la distribuzione dei migranti che si trovano a bordo della Lifeline, tra un certo numero di Stati membri disposti". E' quanto ribadisce su Twitter l'ambasciatore maltese a Roma Vanessa Frazier.

"Nel caso in cui la nave entri nei porti maltesi - conclude in un altro tweet - verranno effettuate indagini ed intraprese possibili azioni nei confronti della Lifeline che ha ignorato le istruzioni impartite dalle autorità italiane, in conformità alle norme internazionali, determinando questa situazione"

La sorpresa di Lifeline: "Lo abbiamo saputo da Twitter"

Sembra sorpreso l'equipaggio della nave, che dice di aver appreso la notizia da Twitter, come anche già avvenuto negli ultimi giorni, quando "nessuno ha mandato un messaggio diretto", scrivono. "Grazie per il sostegno di Malta ma ora abbiamo bisogno che i Paesi europei accolgano i migranti"


Salvini: "Stop all'invasione"

"E due: dopo la Ong Aquarius spedita in Spagna, ora tocca alla Ong Lifeline che andrà a Malta, con questa nave fuorilegge che finalmente verrà sequestrata". Così il ministro dell'Interno Matteo Salvini, su Facebook e Twitter. "Per donne e bambini davvero in fuga dalla guerra le porte sono aperte, per tutti gli altri no", prosegue Salvini, sotto l'hashtag 'Stop invasione'.

Commissione Ue: "Seguiamo da vicino vicenda"

Seguiamo il caso" della nave Lifeline "da vicino, il premier Muscat ha fatto una dichiarazione, il presidente Tusk, il presidente Juncker e Muscat stanno lavorando in piena collaborazione per trovare una soluzione per le persone a bordo della Lifeline e trovare un porto dove possano sbarcare". Lo ha detto una portavoce della Commissione europea.

Malta: "Inchiesta sul comandante della Lifeline"

Malta annuncia inoltre l'apertura di "un'inchiesta sul capitano della Lifeline che ha ignorato le istruzioni delle autorita' italiane date in accordo alle leggi internazionali". Ed allo stesso tempo - si legge in un comunicato del gabinetto del premier Joseph Muscat - esorta "gli Stati volenterosi a proseguire la condivisione di responsabilita' per evitare un'escalation della crisi umanitaria".

La vicenda della Lifeline ha inizio circa una settimana fa, quando la nave è intervenuta in soccorso di 300-400 migranti a bordo di un gommone a largo delle coste libiche. I soccorritori hanno chiesto aiuto alla guardia costiera italiana o a qualche mercantile che incrocia in zona. Ma le risposte arrivate sono state tutte negative.

La nave è intervenuta in acque Sar (Ricerca e soccorso) ed è stata la guardia costiera di Tripoli a coordinare l'operazione. Una motovedetta è stata inviata sul posto. "Ci aspettiamo - dicono dalla ong - un comportamento professionale e che le forze libiche rispettino la legge internazionale".

Sull'intervento della Lifeline è intervenuto il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli che, dopo il salvataggio, ha chiesto alla Guardia Costiera italiana di avviare un'indagine. "La nave sta agendo in acque libiche fuori da ogni regola, fuori dal diritto internazionale. Hanno imbarcato circa 250 naufraghi senza avere i mezzi tecnici per poter garantire l'incolumità degli stessi naufraghi e dell'equipaggio", aveva scritto su Facebook. Chiedendo poi il sequestro della nave.


Ad Aquarius negato ingresso in acque maltesi
Alla nave Aquarius della ong Sos Mediterranee, con un team di Medici senza frontiere a bordo, è stato negato l'ingresso nelle acque territoriali maltesi e nel porto della Valletta per il rifornimento ed il cambio di equipaggio. Lo fa sapere la stessa organizzazione osservando che "nessuna spiegazione ci stata fornita". La nave si sta dirigendo verso Marsiglia, nel sud della Francia, dopo il rifiuto di Malta a uno sbarco sulle sue coste per uno scalo tecnico.
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Messaggioda Berto » mer giu 27, 2018 3:43 pm

Muscat: 'Migranti in otto paesi, Lifeline caso unico, sarà sequestrata'
2018/06/26

http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca ... 99d97.html

Dopo l'incontro segreto a Roma tra Conte e Macron per lo sblocco del caso Lifeline con la ridistribuzione dei migranti, in mattinata c'è stato l'alt della Germania con l'opposizione del ministro tedesco Horst Seehofer. La vicenda sembra avviarsi a conclusione e la nave dell'ong potrà attraccare nei porti maltesi. Il premier maltese Muscat: 'Lifeline caso unico'. Sono otto il numero di Paesi Ue che hanno dato disponibilità ad accogliere i migranti della Lifeline: Belgio, Malta, Italia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Olanda.

"La Lifeline sarà sequestrata per l'avvio di un'indagine, il capitano dell'imbarcazione ha ignorato le leggi internazionali, non si è trattato di uno scontro tra due stati membri", ha aggiunto Muscat.

La Lifeline avrà il permesso di attraccare a Malta nel pomeriggio di oggi, ha annunciato il premier maltese. La colpa della vicenda "ricade sul capitano", ha sottolineato.

Il comandante della Guardia Costiera all'ANSA: 'Risponderemo sempre agli sos'.

Salvini, Lifeline a Malta successo italiano - "La nave fuorilegge Lifeline arriverà a Malta e lì verrà bloccata per accertamenti. Altro successo del governo italiano: dopo anni di parole, in un mese arrivano i fatti!". Così il vicepremier e ministro dell'interno Matteo Salvini.

L'opposizione del ministro Seehofer
. È il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer ad avere impedito alla Germania di partecipare all'accordo e accogliere una quota dei profughi della nave Lifeline. Tutti gli altri politici avrebbero la volontà di risolvere il problema. È quello che ha detto Axel Steier, portavoce di Lifeline, all'ANSA, spiegando quali difficoltà impediscano alla Germania di partecipare all'accordo con gli altri Stati disposti ad accettare i profughi della nave.

L'attacco della nave della ong a Salvini. Il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer "agisce come una versione tedesca del collega italiano Salvini e rende il governo tedesco complice della mancata assistenza a persone in pericolo". Lo dice Axel Steier, di Lifeline. "Se la situazione a bordo della nave subirà un'escalation a causa delle condizioni di sfinimento e debolezza delle persone a bordo, e del peggioramento del tempo, Seehofer ne avrà piena responsabilità", aggiunge nella nota.

Ci sono due Ong che navigano in maniera illegale. Battono bandiera olandese ma l'Olanda non li riconosce e navigano con una nave da diporto che potrebbe portare 50 persone trasportandone più di 200. "Sono irresponsabili, non soccorritori". Lo dice il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, parlando a Agora, su Rai3 rispondendo a una domanda sulla situazione della Lifeline e sul ruolo delle Ong. Il ministro ha sottolineato che la Guardia costiera italiana ha rispettato le convenzioni internazionali e che negli anni ha salvato "un milione di vite umane".

Un incontro 'segreto' tra Conte e Macron per sbloccare l'impasse. Dopo una settimana in mare, la navigazione dei migranti della nave Lifeline potrebbe concludersi presto nel porto maltese di La Valletta. Da qui, le 234 persone salvate giovedì scorso davanti alle coste libiche dovrebbero essere poi ridistribuite subito su base volontaria tra un drappello di Paesi dell'Ue: una soluzione del tutto inedita nella gestione degli sbarchi, che potrebbe segnare un precedente nella politica europea. E che il governo italiano già rivendica come un successo nel giorno in cui incassa anche un'apertura dalla Commissione europea: "Non è giusto - sottolineano a Bruxelles - che sia solo un Paese dell'Ue a ricevere tutte queste navi. Abbiamo compreso la posizione italiana". La soluzione europea cui si lavorava da giorni ha avuto un'accelerazione durante il colloquio organizzato ieri sera in gran riservatezza tra il premier Giuseppe Conte e il presidente francese Emmanuel Macron - a Roma per una visita ufficiale in Vaticano - ma è maturata soprattutto in una serie di telefonate incrociate tra le cancellerie dell'Ue, con il sostegno di Commissione e Consiglio europeo. Anche se il premier maltese Joseph Muscat - che pure si intesta "lo sforzo diplomatico per arrivare a un accordo ad hoc" - ancora frena: al momento non è stato dato il via libera all'ingresso della nave in porto. Si attende che tutti gli Stati coinvolti nei colloqui accettino di accogliere in patria la loro quota di passeggeri della Lifeline. La disponibilità per ora è arrivata da Italia, Francia, Portogallo, oltre alla stessa Malta. Germania, Olanda e Spagna starebbero invece ancora valutando. "Coerentemente con il principio cardine della nostra proposta sull'immigrazione - ha sottolineato Conte dopo avere dato l'annuncio dell'intesa raggiunta con Muscat - l'Italia farà la sua parte e accoglierà una quota dei migranti che sono a bordo". Dalla Lifeline si sono detti soddisfatti del sostegno maltese anche se, in serata, dalla nave facevano sapere di non essere ancora stati autorizzati ad attraccare. Per loro, tuttavia, altri guai potrebbero iniziare proprio una volta sbarcati. La Valletta ha annunciato un'indagine e possibili azioni contro l'equipaggio "che ha ignorato le istruzioni date dalle autorità italiane in accordo con le leggi internazionali".Parole, pure queste, che suonano come un significativo cambio di tono nei confronti di Roma dopo che nei giorni scorsi da Malta avevano parlato di "vera disumanità" per non aver subito accolto la nave in un porto italiano. In attesa degli eventi, il ministro degli Interni Matteo Salvini può intanto esultare su Twitter: "E due! Dopo la ong Aquarius spedita in Spagna, ora tocca alla Lifeline che andrà a Malta. Stop all'invasione". Senza rinunciare all'ormai quotidiana polemica a distanza con Macron. "E' un arrogante, apra subito le porte di casa sua ai 9.000 immigrati che la Francia si era impegnata ad accogliere dall'Italia", ha attaccato il vice premier dopo che il leader francese aveva ribadito la sua opinione secondo cui in Italia "non c'è una crisi migratoria" e ammonito a non chiamare "egoista" la Francia. Intanto è tornata sotto i riflettori anche la nave Aquarius della ong Sos Mediterranee. All'imbarcazione dirottata nei giorni scorsi a Valencia con il suo carico di oltre 600 migranti, è stato ora negato da Malta anche uno sbarco tecnico per fare rifornimento. Ha accettato di accoglierla Marsiglia, nel Sud della Francia. Stavolta, però, senza migranti a bordo.
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Messaggioda Berto » gio giu 28, 2018 8:57 am

La Lifeline entra nel porto di Malta. Il premier Muscat: la nave sarà trattenuta per indagini
27 giugno 2018

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... b7d15.html

La nave Lifeline con 234 migranti a bordo, scortata da una nave militare, è entrata nel porto de La Valletta. La polizia è salita a bordo della nave per controllare le operazioni durante lo sbarco. I profughi, visibilmente stanchi e affamati, hanno ricevuto la prima assistenza dallo staff medico.

Il capitano della Lifeline sotto interrogatorio

Il capitano della Lifeline è stato interrogato nel quartier generale della polizia maltese. Lo rende noto un comunicato del governo della Valletta in cui viene specificato che "immediatamente dopo l'interrogatorio sarà scortato sulla nave". Il resto del'equipaggio è stato sbarcato dalla Lifeline, aggiunge il comunicato. Il governo maltese inoltre sottolinea che sono stati "234 gli migranti sbarcati". Tra questi 3 bambini accompagnati dai genitori ed altri 3 adulti sono stati portati all'ospedale Mater Dei per controlli medici. Per il resto dei migranti è cominciata la valutazione preliminare del loro status condotta nell' "initial reception centre". Il governo maltese sottolinea infine che le operazioni sono state compiute sotto l'osservazione di funzionari dell'Unhcr.

A bordo anche un fotografo italiano

A bordo della Lifeline, la nave di migranti attraccata stasera a La Valletta dopo una lunga odissea, c'è anche un fotografo freelance italiano, Danilo Campailla, 30 anni, originario di Vittoria, in provincia di Ragusa. Lo si è appreso all'arrivo della nave a Malta. Il connazionale non è stato trattenuto dalle autorità maltesi, così come gli altri 8 membri dell'equipaggio. Lo riferiscono i legali di Campailla.

Le dichiarazioni del premier maltese

La Lifeline sarà sequestrata a Malta, dove le autorità intendono indagare sulla sua attività, mentre i migranti a bordo saranno assistiti in otto Paesi dopo che anche il Belgio ha dato il suo assenso.

E' quanto ha spiegato oggi in conferenza stampa a La Valletta, il primo ministro maltese, Joseph Muscat. Oltre a Malta, ci sono Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Lussemburgo, Belgio e Olanda.

"La Lifeline sarà trattenuta per avviare l'indagine necessaria. Il capitano dell'imbarcazione ha ignorato le leggi internazionali e le direttive italiane", ha detto Muscat, che ha definito quello della Lifeline "un caso molto particolare": "Non c'è stato un disaccordo tra due Stati membri", ma "un capitano che ha ignorato le leggi internazionali", ha aggiunto.

Adesso, ha proseguito Muscat, "chi richiederà asilo sarà protetto dagli Stati membri", mentre "inizieranno immediatamente le procedure per chi non rispetta le leggi per la richiesta d'asilo". Secondo il primo ministro è però "ancora troppo presto per fornire dati sulla ridistribuzione dei migranti": "Abbiamo promesse concrete dagli Stati membri, ognuno accoglierà secondo la sua capacità ma non voglio dare numeri. Prima di tutto dobbiamo accertarci delle persone a bordo, del loro profilo, della loro situazione, di quelli che cercano asilo e di coloro che sono migranti economici", ha insistito il premier maltese.

E poi: "Sono sorpreso di avere centri per migranti a sud della Libia, le persone che dicono queste cose devono fare capire come attueranno", ha dichiarato Muscat.

Salvini su Twitter: successo del Governo italiano

"La nave fuorilegge Lifeline arriverà a Malta e verrà bloccata per accertamenti. Altro successo del governo italiano: dopo anni di parole, in un mese arrivano i fatti!". Lo scrive su Twitter il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini. E poi: "Oggi in Cdm, se il tempo lo consentirà, doneremo 12 motovedette alla Libia con conseguente formazione degli equipaggi per continuare a proteggere vite nel mar Mediterraneo". Lo ha detto in question time alla Camera Salvini.

Vescovi di Malta: da nostro Paese grande gesto

Hanno seguito il lavoro diplomatico compiuto dal governo maltese nei giorni scorsi per dare una prospettiva ai 234 migranti che si trovano sulla Lifeline e ora i vescovi di Malta esprimono il loro apprezzamento per "la decisione del governo di concedere l'autorizzazione a questa nave perché entri a Malta". Lo scrivono in una nota, mentre la nave sta attraccando al porto di Senglea.

"Ci rendiamo conto che non sia stata la decisione più facile, ma era indispensabile fare tutto il necessario per garantire che ogni vita venisse salvata". "Nonostante la piccola dimensione"dell'isola di Malta "ancora una volta il nostro Paese ha fatto un grande gesto", si legge nella dichiarazione. I vescovi auspicano che "un Paese molto più grande" lo imiti ed esprimono la loro "gratitudine a tutti coloro che prendono parte all'operazione umanitaria, in particolare i membri delle Forze Armate". Il messaggio è firmato da monsignor Charles J. Scicluna, arcivescovo di Malta, dal vescovo di Gozo Mario Grech, e dal vescovo ausiliare eletto di Malta Joseph Galea Curmi.

Seehofer: Germania non accoglierà migranti Lifeline

Intanto il ministro dell'interno tedesco, Horst Seehofer, ha affermato davanti al parlamento che la Germania non accoglierà i migranti di Lifeline. "Al momento non c'è una necessità di azione per la repubblica federale tedesca", ha affermato. Anche in futuro ci lasceremo guidare dai principi di "umanità e ordine". Seehofer ha affermato che bisogna capire come evitare di creare un "precedente". In mattinata il portavoce del governo, Steffen Seibert, aveva affermato che si stessero tenendo dei colloqui per verificare l'eventuale accoglienza dei profughi.
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Messaggioda Berto » ven giu 29, 2018 12:27 pm

Malta chiude i porti alle Ong. Proibiti anche i rifornimenti
Federico Malerba - Ven, 29/06/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 46489.html

Scalo negato a Open Arms, pur senza profughi a bordo. E i maltesi accolgono i migranti con insulti e minacce

L'approdo della nave Lifeline a La Valletta dopo una settimana di odissea e il fatto che ieri anche la Norvegia abbia dato la sua disponibilità per ricevere una parte dei profughi non ha per nulla placato lo scontro tra le Ong e i governi che le accusano di essere dei veri e propri «taxi del mare».

Ieri infatti Malta ha deciso di chiudere definitivamente i suoi porti a tutte le navi delle organizzazioni non governative: «In seguito ai recenti accadimenti dobbiamo accertare che le operazioni di queste navi siano conformi alle norme nazionali e internazionali - si legge in una nota ufficiale del governo dell'isola-, quindi non possiamo consentire che usino il porto per le loro operazioni, né di entrare o uscire».

Il provvedimento, che di fatto era già stato anticipato qualche giorno fa nei confronti di Aquarius, colpisce anche la nave della Seawatch che attualmente è sottoposta a controlli sui documenti e ovviamente la Lifeline, sotto sequestro per lo stesso motivo. All'aereo di Pilotes Volontaires (Ong dell'aria che individua dall'alto le imbarcazioni in difficoltà) è stato negato il rifornimento, mentre alla spagnola Open Arms è stato proibito l'accesso alle acque territoriali anche se attualmente ha a bordo solo l'equipaggio. «Avevamo chiesto di fare rifornimento nei porti maltesi e italiani (ma l'Italia non conferma, ndr) anche per cambiare equipaggio - ha scritto su Twitter l'Ong spagnola-, il nostro è un battello umanitario che ha salvato 5mila vite in un anno sotto il coordinamento della Guardia costiera, il cui equipaggio è europeo come la bandiera e che è stato dissequestrato dalla giustizia italiana».

Argomentazioni che evidentemente non sono state ritenute sufficienti. Oltretutto sull'isola non c'è esattamente un buon clima nei confronti dei migranti e di chi va a soccorrerli, se è vero che giovedì sera, quando la Lifeline è entrata in porto, alcuni manifestanti l'hanno accolta al grido di «tornatevene al vostro paese, i neri non ci piacciono, ci vogliono uccidere». «C'era anche una mamma che obbligava la figlia di 10 anni a ripetere quegli insulti», ha denunciato un fotografo delle Reuters». Intanto i 234 profughi restano in attesa che le singole posizioni siano analizzate per capire chi ha diritto all'asilo e che i 9 stati disponibili ad accoglierli si dividano le quote.

Ieri è stato di nuovo interrogato il capitano della nave. È a piede libero, ma a differenza dell'equipaggio - che è completamente libero - non può muoversi da Malta in attesa di comparire lunedì mattina, di fronte alla Corte di giustizia che lo incriminerà formalmente in merito alla non corretta registrazione del natante nel registro navale olandese. Questo, comunque, non gli ha impedito di dire la sua sulla gestione del caso: «Si parla tanto di Trump e del muro tra Stati Uniti e Messico - ha detto Claus-Peter Reisch -, però io ho l'impressione che l'Europa non sia migliore. Mi vergogno e mi viene da piangere per come sono state trattate le persone che avevamo a bordo, quello che è stato fatto è ai limiti della tortura».

Lifeline si è fatta sentire anche in una conferenza stampa a Berlino. Interessante, perché dopo aver attaccato nuovamente Matteo Salvini («Le accuse che ci ha rivolto ci hanno scioccato, secondo lui abbiamo violato delle leggi ma questo non è vero e lui non ne ha le prove») la portavoce Marie Naass ha anche spezzato una lancia a favore dell'Italia prendendosela poi con la Germania che non ha voluto accogliere neppure un naufrago della loro nave: «L'Italia è stata lasciata molto sola in questi anni ed è chiaro che non possa affrontare da sola l'emergenza immigrazione. Di questo è fortemente responsabile la Germania, non è possibile da un lato bloccare la soluzione europea, come ad esempio sul sistema di Dublino, e dall'altro venire meno alla cooperazione e rifiutando la solidarietà». Anche le Ong, insomma, si rendono conto che qualcosa non funziona.



Bloccata un'altra nave della Ong: "Astral non può attraccare"
Chiara Sarra - Ven, 29/06/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 46857.html

Dalle parole ai fatti: stamattina Matteo Salvini ha confermato che i porti italiani saranno chiusi per tutta l'estate a tutte le navi straniere delle ONG, che non potranno attraccare neppure per fare rifornimento.

E in serata arriva l'annuncio del ministro delle Infrastrutture che gli dà ragione.

"In ragione della nota formale che mi giunge dal ministero dell'Interno e che adduce motivi di ordine pubblico, dispongo il divieto di attracco nei porti italiani per la nave ONG Astral, in piena ottemperanza dell'articolo 83 del Codice della Navigazione", stabilisce Danilo Toninelli. Che pure all'Huffington Post precisa che sulla chiusura dei porti "si sta facendo una valutazione in base a precisi presupposti giuridici".

La nave in questione è quella battente bandiera inglese della ONG spagnola Open Arms. Già ieri un'altra nave della stessa organizzazione - quella omonima con bandiera spagnola - era stata respinta da Malta e dall'Italia pur non avendo nessun migrante a bordo.




Anche questi sono tra i peggiori

La maxi-bufala delle navi Ong «smascherate» dal Gps
Alberto Magnani 27 giugno 2018

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AENgaMDF

Negli ultimi giorni è tornata a imperversare in Rete una della «prove inconfutabili» della connivenza tra Ong e traffico di esseri umani: la tracciatura via Gps della rotte della imbarcazioni, dove si evidenziano spostamenti bilaterali fra le coste italiane e quelle libiche. L’origine del tutto è un video risalente a un anno fa e capace, a suo dire, di «svelare la verità sui “migranti” (tra virgolette, ndr)» con un metodo abbastanza artigianale: il monitoraggio delle imbarcazioni provviste di Automatic identification system, un sistema di monitoraggio automatico installato a bordo.

L’autore della clip, uno studente universitario, ha usufruito di MarineTraffic, sito che offre un servizio di tracking delle imbarcazioni, per seguire passo a passo le rotte di navi «sospette» di Ong e arrivare a una conclusione: le organizzazioni attive nel Mediterraneo fanno da «taxi del mare» verso l’Italia perché entrano nelle acque territoriali della Libia e, per giunta, non depositano i migranti nel porto più vicino, identificato con lo scalo tunisino di Zarzis.

Il video in questione è già stato messo alla prova da diversi fact-checking (tra i più dettagliati quello del blogger David Puente), dove emergono alcune forzature, una scarsa conoscenza del diritto e una imparzialità almeno dubbia (il video si conclude con l’invito ad acquistare un libro del giornalista Mario Giordano che si intitola «Profugopoli. Quelli che si riempiono le tasche con il business dei migranti»). Il concetto di fondo, però, è riuscito a circolare bene sui social: «basta guardare sul Gps» per avere la prova che le Ong soccorrono migranti per soldi, come testimonierebbero la rotta (Italia-Libia-Italia) e il fatto di evitare lo scalo più comodo (Tunisia). Il problema è che non è vera né la prima né la seconda tesi.

Ong: quante sono, cosa fanno in mare e come si finanziano
Ma le Ong non “vanno a prenderli in Libia”?
La prima argomentazione è che le Ong andrebbero a «prelevare» i migranti direttamente sulle coste della Libia, perché video e immagini tratte da Gps mostrano alcune imbarcazioni fare avanti e indietro dall'Italia alla costa nordafricana. Di fatto, però, quegli spostamenti sono legali (non esistono norme che vietino l’ingresso in acque libiche), connaturati al ruolo di una Ong (che si muove sempre in acque extraterritoriali, intervendo laddove è necessario) e, in particolare, non si traducono necessariamente in quello che viene considerato il loro «business», cioè il salvataggio di persone. Il perché è semplice: tutte le operazioni di soccorso sono coordinate da una serie di attori istituzionali, a partire dalla nostra Guardia costiera.

«Le Ong lavorano sotto il coordinamento della guardia costiera italiana operando nelle zone dove avvengono i naufragi - spiega Marco Bertotto, responsabile advocacy di Medici senza frontiere - In alcuni casi i naufragi avvengono più in prossimità delle coste libiche, e anche in quei casi si seguono ovviamente le indicazioni da terra». In un’audizione al Senato risalente al marzo 2017, gli stessi ufficiali della Guardia costiera hanno smentito la teoria del cosiddetto pull-factor: cioè che le imbarcazioni delle Ong sarebbero un «fattore di richiamo» per le partenze verso l’Italia. L’ammiraglio Vicenzo Melone ha spiegato che le Ong «devono essere considerate, a tutti gli effetti, risorse utili ai fini dell’attività di soccorso», mentre l’ammiraglio Donato Marzano «ha rilevato che le Ong non costituiscono intralcio alle attività della Marina militare nell’area». Del resto, l’attività di salvataggio è un obbligo per tutte le imbarcazioni che si trovino in zona utile. Dati della Guardia costiera mostrano che oltre il 15% delle persone salvate nei primi quattro mesi del 2017 sono state “recuperate” da navi mercantili.

E il «porto sicuro» di Zarzis?
L’altra tesi è che le imbarcazioni delle Ong «puntino» sull’Italia perché le darebbero precedenza su porti più vicini. Ad esempio quello di Zarzis, uno scalo di piccole dimensioni nel sud della Tunisia. In realtà, ai sensi della Convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, siglata ad Amburgo nel 1979, le operazioni di salvataggio devono condurre al cosiddetto place of safety («luogo sicuro»). Ed è qui che si genera l’equivoco: «Il punto è che il porto deve essere “sicuro” anche dal punto di vista dei diritti umani, ai sensi della Convenzione di Ginevra - prosegue Bertotto - E questo non è garantito dalla Tunisia, che peraltro non ha dimostrato di essere disponibile».

Sbarchi migranti, a cosa servono i «5 miliardi» che Salvini vorrebbe tagliare
Quanto spendiamo davvero
Infine c’è la questione che scalda di più il dibattito: i soldi. Grosse Ong come Medici senza frontiere, oggi presenti nel Mediterraneo solo con il suo staff sulle imbarcazioni di Sos Méditerranée, sono finanziate esclusivamente da privati (lo si può scoprire direttamente dai loro bilanci). Quanto all’investimento dell’Italia, intesa come Stato, Salvini ha sottolineato che il nostro Paese ha speso l’anno scorso 4,3 miliardi di euro per finanziare il sistema di assistenza, accoglienza, formazione e soccorso in mare. Il dato era previsto nel Documento programmatico di bilancio del 2017 (4,26 miliardi di euro nello «scenario di crescita», lo 0,2% del Pil). Nel 2018 il totale dovrebbe salire a circa 5 miliardi di euro, anche se la spesa verrà «scomputata» dal conto su debito e deficit pubblico ai sensi dei parametri europei. A proposito di Ue: da Bruxelles sono arrivati 87 milioni di euro nel 2017.
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La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare

Messaggioda Berto » ven giu 29, 2018 8:53 pm

Migranti, naufragio al largo della Libia. Unhcr: "100 morti, un'ora in mare prima che arrivassero aiuti". Tra loro 3 bambini
29 giugno 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... ni/4460176

“Rattristati dalla morte di 100 vite umane al largo delle coste della Libia, a Tajoura“. Il tweet dell’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, annuncia che solo 16 delle persone a bordo del gommone affondato a est di Tripoli sono sopravvissute. Tra le vittime, anche tre bambini. Avevano “meno di un anno e mezzo”, fa sapere la Guardia costiera libica. “Trenta donne e 70 uomini sono morti dopo aver nuotato per un’ora prima che arrivassero i soccorsi”, scrive l’Unhcr. Il naufragio è avvenuto sei chilometri al largo delle coste libiche.

Le prime informazioni erano arrivate dal portavoce della Marina libica, Ayob Amr Ghasem, che aveva riferito di 120 persone disperse in mare. “Le squadre dell’Unhcr hanno assistito 16 sopravvissuti dopo lo sbarco con aiuti medici e umanitari“, si legge ancora nel tweet dell’agenzia Onu. Secondo le parole dei sopravvissuti, l’imbarcazione era partita all’alba dalla città costiera di Garaboulli, a circa 50 km da Tripoli. Qualche ora più tardi, a bordo si sarebbe verificata un’esplosione e il motore avrebbe preso fuoco. Il gommone avrebbe iniziato a imbarcare acqua e alcuni migranti avrebbero cercato di tenersi aggrappati al gommone o alle taniche del carburante cadute in mare. Secondo la guardia costiera, sono stati alcuni pescatori ad avvistare i naufraghi e a dare l’allarme. Un naufrago yemenita ha riferito che a bordo c’erano “20 donne e 10 bambini” e che a naufragare è stata “una barca di legno rovesciatasi perché vecchia”.

“Con 220 persone morte annegate la settimana scorsa si è registrato il maggior numero di morti nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno. Tutte tragedie evitabili“, scrive Medici senza Frontiere in un appello lanciato ai governi europei che “hanno bloccato le operazioni di ricerca e soccorso in mare delle ong, consegnando la responsabilità dei soccorsi alla guardia costiera libica“. “I governi europei – scrive Msf – stanno finanziando, formando ed equipaggiando la guardia costiera libica per intercettare barche alla deriva e rispedire le persone a bordo in Libia dove vengono detenute in condizioni disumane. In uno sviluppo senza precedenti, circa 2mila persone sono state rispedite in Libia durante lo scorso fine settimana. All’arrivo sono stati condotti in centri di detenzione arbitraria senza alcun processo legale“, sottolinea la ong.

Dopo Malta – Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, parlando prima a Circo Massimo su Radio Capital e poi al Festival del Lavoro a Milano, ha invece ribadito l’intransigenza del governo italiano: “Ho sentito il ministro delle Infrastrutture (Danilo Toninelli, ndr) ed emaneremo una circolare che chiude i porti non solo allo sbarco ma anche alle attività di rifornimento alle navi ong, che sono indesiderate in Italia”. La mossa segue quella del governo di La Valletta, che d’ora in poi non farà entrare nei suoi porti nessuna imbarcazione appartenente a un ente no profit. “Ora ci sono due navi davanti alla Libia di Proactiva Open Arms – ha aggiunto Salvini parlando in radio – chiedo che oggi stesso pubblichino l’elenco dei finanziatori“. Loro e le altre ong, ha detto, “fanno politica, mi danno del razzista e del fascista ma,come dicono i militari italiani e libici, aiutano gli scafisti“. Le navi delle Ong “non vedranno più l’Italia se non in cartolina“, ha concluso.


Alberto Pento
Mi dispiace tanto ma che si arrangino, che facciano a meno di partire, se partono e muoino è responsabilità loro.
Pace all'animaccia loro.




Profughi, la veglia del vescovo di Bologna: "Sono morti perché i porti erano chiusi"
Zuppi cita i 70 che hanno perso la vita nei giorni scorsi davanti alla costa libica: "Non ci possiamo abituare a questo". E critica gli hater: "Di fronte al dolore non ci si divide e ci si vergogna di quel gusto un po' da protagonisti digitali di dirsi contro"
22 giugno 2018

http://bologna.repubblica.it/cronaca/20 ... -199681952

BOLOGNA - Di fronte al dolore di chi perde la vita "non ci si divide. Si mettono da parte le contrapposizioni e ci si vergogna di quel gusto un po' da protagonisti digitali di dirsi contro. Dobbiamo essere tutti dalla parte delle vittime". L'arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, che ieri sera nella chiesa di San Benedetto, in centro a Bologna, ha guidato una veglia di preghiera in memoria dei profughi che hanno perso la vita via mare e via terra nel tentativo di raggiungere l'Europa, non usa giri di parole. Ribadisce la sua posizione contro la chiusura dei porti, e dunque la decisione del ministro dell'Interno Matteo Salvini sul caso della nave Acquarius. E bacchetta gli hater nei social, che di recente hanno attaccato il cardinale Gianfranco Ravasi, lui stesso e il sindaco Virginio Merola. In particolare, Zuppi cita i 70 che hanno perso la vita nei giorni scorsi davanti alla costa libica. Ed è durissimo: "Sono morti perché i porti erano chiusi la settimana scorsa: non ci possiamo abituare a questo".

Durante la celebrazione sono state ricordate le principali tragedie dell'ultimo anno, letti i nomi delle vittime e accese candele in loro memoria. Presente anche un gruppo di migranti, che ha animato con canti la funzione religiosa. Durante la veglia, promossa dalla comunità di Sant'Egidio, è stato letto anche il passo del Vangelo di Matteo ("Ero straniero e non mi avete accolto"), lo stesso che è costato al cardinal Ravasi una pioggia di insulti sui social. Un caso sul quale era intervenuto l'ex premier Romano Prodi: "Insulti web al Vangelo, dove finiremo?".

Il vescovo Matteo Zuppi sottolinea la necessità di "disinquinare l'aria intossicata da rabbia, cinismo e banale egoismo". Ed esorta: "Non dobbiamo arrenderci al male, alla stolta logica di non dare da mangiare a chi ha fame. Il giudizio è per tutti, la divisione non è tra credenti e non credenti, ma tra giusti e non giusti. Nessuno pensi di essere dalla parte giusta, il giudizio inizia da oggi. Dobbiamo essere noi il porto, accogliere ci aiuta a essere accolti. La memoria dei morti ci aiuti a difendere i vivi e a scegliere con intelligenza, determinazione ed efficacia quella umana via per cui ero straniero e mi avete accolto".

Ricordando i nomi delle vittime, "la Chiesa vuole essere madre - spiega Zuppi- che non vuole dimenticare nessuno dei suoi figli. La Chiesa non fa politica, ama i suoi figli". I profughi sono "morti di speranza" e con questa preghiera "vogliamo unirci al loro grido". I migranti, continua l'arcivescovo, "sfidano la morte per un disperato bisogno di futuro, perché scappano da morte sicura. E lo fanno anche per altruismo, per amore verso i loro cari, come facevano i nostri nonni emigranti. Salgono sui barconi consapevoli del rischio, ma la disperazione è più forte della paura".

Alberto Pento
Anche questo vescovo è un demente irresponsabile. Meriterebbe una denuncia per calunnia. Difendere la propria casa e i confini del proprio paese è un diritto e un dovere; nessuno ha il diritto di entrare in casa e nel paese degli altri senza prima chiedere il permesso e chiedere il permesso non obbliga gli altri a concederlo; non esiste alcun diritto che obblighi gli altri a concedere il permesso.


La mia terra non è la tua terra. Chiudere i porti e presidiare ogni metro di costa.
viewtopic.php?f=194&t=2784
La terra è di tutti ma ognuno ha la sua terra e la deve difendere. Chiudere i porti e presidiare ogni metro di costa e di confine.
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