El Papa roman, ła cexa catołega e i migranti

Re: El Papa roman, ła cexa catołega e i migranti

Messaggioda Berto » lun mag 16, 2016 10:23 am

Immigrazione, tutte le differenze fra Papa Francesco e Papa Benedetto XVI
Gianfranco Morra
2016/05/16

http://formiche.net/2016/05/16/immigraz ... edetto-xvi

L'analisi di Gianfranco Morra

Dire “Europa” è dire cristianesimo. Per secoli la parola è stata un’altra: “Civitas Christiana”. Come aveva capito Benedetto Croce: “Perché non possiamo non dirci cristiani”. Per la semplice ragione che i valori europei, anche quando diverranno laici, sono e rimangono cristiani. Quei valori che il Premio Carlo Magno di Aquisgrana esalta ogni anno dal 1950. Esso viene conferito a personalità (più o meno) eminenti nella integrazione e unione dell’Europa. È stato assegnato anche a Valery Giscard d’Estaing, il più deciso artefice della esclusione di ogni riferimento al cristianesimo nella Carta dell’Unione. Quest’anno è toccato a Bergoglio, secondo papa a riceverlo dopo Wojtyla. Alla consegna del premio, fatta dalla Merkel, erano presenti in Vaticano le principali autorità dell’Unione Europea. Una premiazione avvenuta nel momento in cui i motivi di divisione prevalgono in Europa su quelli di unità. Papa Francesco nel ringraziamento ha riconfermato il suo progetto sull’Europa: “Un nuovo e coraggioso slancio di integrazione, dialogo, generazione”. In nome del cristianesimo, ma ancor più del multiculturalismo. Naturalmente, come sempre, il papa ci ha messo il cuore. La situazione dei migranti è sempre più drammatica ed è giusto che l’Europa venga loro incontro.

La ricetta di Bergoglio è nota: occorre aiutarli a venire e accoglierli tutti, sono fratelli che chiedono aiuto. Anche se, oltre ai fuggiaschi dalla guerra e dalle dittature, ci sono anche migranti in cerca di una migliore condizione di vita e, purtroppo, anche terroristi. “Migrare non è un delitto”, ha detto Francesco. Giustissimo, i delitti avvengono dopo l’arrivo. L’appello del papa è sincero, ma trascura la possibile occupazione dell’Europa da parte di una cultura che, a differenza dalla nostra, esprime una religione forte e non accetta l’integrazione nei valori europei dello stato di diritto, del pluralismo, della libertà delle donne, della distinzione di Stato e Chiesa, della democrazia fondata sulla legge naturale.

Rivendicare, come ha fatto il papa, una “cultura del dialogo e dell’incontro”, è senza dubbio giusto. Ma si tratta di una via accettata anche dall’altra parte? Nel suo discorso il papa, per scuotere le coscienze, ha usato più la frusta che la misericordia. Ha rimproverato agli europei i loro difetti con parole dure come proiettili: l’Europa è vecchia e stanca, come una nonna sterile; se ci sono i migranti, la colpa è sua, che per troppo tempo ha sfruttato le loro nazioni; l’economia europea, priva di socialità, favorisce la corruzione e tende al profitto. Il premio europeo lo ha accettato volentieri, ciò che non accetta è l’Europa che glielo ha assegnato, la definisce “decaduta”. Si tratta, del resto, di quelle colpe, che papa Francesco rimprovera ogni giorno agli europei, mentre in nome della Chiesa presenta le scuse ai popoli non europei per il male che le nazioni europee hanno loro fatto.

Anche se le parole del papa sono dettate da carità, trascurano quanto l’Europa ha fatto e continua a fare per migliorare le condizioni di vita dei popoli poveri. Il colonialismo e il capitalismo non sono stati solo sfruttamento. La soluzione non è il multiculturalismo, come affermava Benedetto XVI, profondo conoscitore dell’Europa e forse proprio perciò non premiato col Karlpreis: “La multiculturalità è talvolta soprattutto abbandono e rinnegamento di ciò che è proprio, l’odio patologico dell’Occidente verso se stesso, che nella sua storia vede solo ciò che è deprecabile e distruttivo, ma non ciò che è grande e puro” (J. Ratzinger, Senza radici: Europa, relativismo, cristianesimo, islam, Mondadori 2004, p. 71).

Unanime, naturalmente, il consenso alle parole di papa Francesco. Non costa niente e può anche tranquillizzare le coscienze. Tanti gli applausi, ma tutte le autorità presenti stanno prendendo iniziative diverse dai precetti utopici del Papa.

Massimo esempio la Merkel, che da sempre a parole esalta l’accoglienza e l’integrazione, ma nei fatti deve anch’essa frenare l’invasione. Angela nella Fiction, nega di voler controllare le frontiere, ma Cancelliera nel Reality, ha chiesto (insieme con Austria, Francia, Belgio, Danimarca e Svezia) la sospensione di Schengen; e ha ottenuto di girare forti somme europee alla Turchia perché freni l’invasione dell’Europa attraverso i Balcani. Mettendo così indirettamente nei guai l’Italia, oggi prima via di penetrazione in Europa. Uno statista che aprisse del tutto le frontiere, sarebbe un incosciente. E andrebbe contro la volontà del popolo: i partiti che chiedono controlli sull’emigrazione crescono dovunque e guadagnano voti, in una Germania chiamata presto alle elezioni li stanno togliendo anche alla Merkel.

Che in Vaticano si mostra brava cristiana, pur sapendo che nella pratica politica il modello non può essere Savonarola (o Bergoglio), bensì Machiavelli: “Gli Stati non si governano con i paternoster”. Come, peraltro, sapeva Carlo Magno, quando difese l’Europa dalle invasioni degli islamici e dei sassoni. Richiamare gli europei al dovere di solidarietà e di accoglienza è certo giusto. Il Papa non ha fatto altro che il suo mestiere. Toccherà alle singole nazioni (purtroppo in una Unione europea dove crescono conflitti e lacerazioni) stabilire i modi e i limiti in cui realizzarle. Per molte ragioni (non solo guerra, ma anche crescita della popolazione mondiale e insufficienza delle risorse) le migrazioni aumenteranno ogni anno. Certo l’intenzione di papa Francesco è schietta e lodevole. Ma sappiamo anche dove, non di rado, conduce la via lastricata solo dalle buone intenzioni.
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Re: El Papa roman, ła cexa catołega e i migranti

Messaggioda Berto » mer giu 01, 2016 1:41 pm

???

Galantino: “No ai centri sulle navi dobbiamo salvare i migranti e poi offrirgli un futuro”
La Cei contro il Viminale per gli "hotspot galleggianti"
di PAOLO RODARI
01 giugno 2016
http://www.repubblica.it/vaticano/2016/ ... -141046866

CITTÀ DEL VATICANO. Monsignor Nunzio Galantino, secondo l'Oim, sono state oltre mille le vittime dei naufragi nel Mediterraneo la scorsa settimana.Tre mesi dopo il viaggio di Papa Francesco a Lesbo le notizie sembrano essere sempre le stesse. Cosa dicono a tutti noi queste morti continue?
"La partenza di migranti in fuga da situazioni drammatiche avviene sempre più in situazione di insicurezza, attraverso trafficanti senza scrupoli, al punto tale da rendere difficile ogni soccorso soprattutto in acque libiche non presidiate dalle operazioni di salvataggio delle navi europee. Quelle morti sono uno schiaffo alla democrazia europea, incapace di salvaguardare e proteggere persone in fuga da situazioni create anche dalla politica estera e da scelte economiche europee. Purtroppo, non si è avuto il coraggio di creare "canali umanitari" - previsti dal diritto internazionale - verso i Paesi disponibili all'accoglienza, per favorire partenze in sicurezza ed evitare violenze, sfruttamento e morti".

Il Viminale ha annunciato un hotspot in mare per identificare i migranti. La notizia ha riacceso lo scontro politico. Cosa dire?
"L'hotspot è una riedizione in brutta copia dei luoghi di trattenimento di persone. Le Organizzazioni internazionali a tutela dei diritti umani, come anche la Fondazione Migrantes e la Caritas Italiana, hanno già ricordato che i migranti salvati in mare hanno il diritto, sulla base di una storia personale e non di una lista di cosiddetti "paesi sicuri", di presentare domanda d'asilo e al ricorso se una domanda non venisse accolta. Sulle navi questo percorso di protezione internazionale non è possibile. Come non è pensabile l'utilizzo di navi destinate al soccorso per far stazionare nel Mediterraneo migliaia di persone in attesa di una non precisata destinazione. A meno che le si voglia riportare nei porti della Libia e dell'Egitto, condannandole a nuove forme di sfruttamento ".

A Ventimiglia l'ultimo sgombero è stato scongiurato dal vescovo locale che ha dato il benestare a che una parrocchia accogliesse i migranti. Lo stesso vescovo ha chiesto che tutte le parrocchie facciano la medesima cosa. La Lega, tuttavia, l'ha attaccato duramente. La Chiesa da che parte sta?
"Naturalmente dalla parte del vescovo, come delle diocesi, delle parrocchie, degli istituti religiosi che - aderendo all'appello del Papa del 6 settembre scorso - hanno messo a disposizione oltre 2mila strutture per ospitare più di 23mila richiedenti asilo e rifugiati, quasi 5mila dei quali solo grazie ai contributi dei fedeli. In collaborazione con i comuni italiani, cerchiamo inoltre di favorire sul territorio un'accoglienza diffusa, attraverso un accompagnamento personalizzato dei 120mila giovani che sono arrivati tra noi. Le iniziative avviate da Caritas e Migrantes vogliono diventare percorsi di inclusione e integrazione sociale, fino a valutare - ed è la proposta Cei di 1000 microrealizzazioni - anche un rientro assistito in patria. Un conto è riempirsi la bocca di aiutare le persone a casa loro e un conto è realizzare - grazie anche a una rete di centinaia di associazioni e ong cattoliche riunite nella Focsiv da 40 anni - concreti progetti di cooperazione internazionali nei Paesi d'origine dei migranti".

Tempo fa Francesco chiese ai conventi e alle parrocchie di aprire le porte ai migranti.Questa accoglienza è effettivamente avvenuta?
"L'accoglienza non solo era precedente all'appello, ma si è rafforzata, unitamente a un lavoro di informazione sulle storie di quanti sbarcano in Europa, sulle cause della loro fuga. Anche nelle nostre comunità ecclesiali sentiamo il bisogno di continuare a sensibilizzare i consigli pastorali, il mondo associativo, le famiglie per evitare che anch'essi siano incapaci di leggere correttamente un fenomeno globale di persone che - come ha detto l'altro giorno Papa Francesco - "non sono un pericolo, ma sono in pericolo"".

Chi e come, secondo lei, dovrebbe agire quantomeno per arginare il problema?
"L'accoglienza dei richiedenti asilo dev'essere strutturata in tutti i 28 Paesi europei. Non si possono, infatti, salvare le persone e poi non offrirgli una possibilità di futuro. Una seconda azione concreta rimane quella di organizzare "corridoi umanitari". In questo modo si eviterebbe anche la crescita di una tratta di esseri umani oggi gestita da mafie e da terrorismo. Una terza azione concreta riguarda la possibilità di offrire un permesso di protezione umanitaria a tutti i migranti ospitati in strutture da oltre un anno e che oggi costituiscono un popolo che si allarga sempre più. In questo modo si ripartirebbe dalla legalità per costruire successivamente percorsi di giustizia e di solidarietà".
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Re: El Papa roman, ła cexa catołega e i migranti

Messaggioda Berto » mer giu 01, 2016 2:01 pm

Migranti, Dalai Lama a giornale tedesco: "Europa e Germania non posso diventare arabe"
Il leader buddista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung: "Se guardiamo i profughi, proviamo compassione. Ma sono diventati troppi"
TONIA MASTROBUONI
01 giugno 2016

http://www.repubblica.it/esteri/2016/06 ... -141075636

BERLINO - Un'intervista lunga, esplosiva. Con cui il Dalai Lama dà pienamente ragione agli avversari di Angela Merkel che chiedono un tetto ai profughi. Apparsa, oltretutto, sul quotidiano di riferimento dei conservatori tedeschi, la Frankfurter Allgemeine Zeitung. "Se guardiamo i profughi in faccia, soprattutto le donne e i bambini, proviamo compassione", ha spiegato la massima autorità spirituale dei buddisti tibetani alla FAZ. Bisogna aiutarli, ha aggiunto, ma "d'altra parte, nel frattempo sono diventati troppi. L'Europa e la Germania non possono diventare arabe. La Germania è la Germania".

Intervistato nel nord dell'India, a Dharamsala, dove vive in esilio a causa dell'occupazione cinese del Tibet dal 1959, il premio Nobel per la pace ha anche suggerito che i profughi dovrebbero tornare a casa, dopo un po'. "Moralmente", ha puntualizzato, dovrebbero "restare solo temporaneamente", per poi tornare nel loro Paesi e "aiutarli nella ricostruzione".

La più alta autorità religiosa dei tibetani ha anche espresso il desiderio di tornare in patria, "tra un paio di anni" e a proposito della querelle con i cinesi sulla sua reincarnazione, il leader spirituale ottantenne ha detto che "decideranno i tibetani" ma ha ribadito che potrebbe essere lui, l'ultimo Dalai Lama. Un modo per evitare che siano i cinesi a designare il suo successore.

Simbolo mondiale della pace, il Dalai Lama ha ammesso che a volte la violenza è giustificata,
"quando non c'è scelta e quando la compassione è il motivo". Anche Buddha uccise un mercante per salvarne 499, ha raccontato al quotidiani tedesco, dunque mosso a compassione per il destino di quei 499.




Il Dalai Lama sui rifugiati in Europa: cosa ha detto veramente
di Andrea Spinelli Barrile @spinellibarrile a.spinelli@ibtimes.com 01.06.2016 16:00 CEST

http://it.ibtimes.com/il-dalai-lama-sui ... te-1453541

In queste ore si parla molto delle parole che Tenzin Gyatso, il 14esimo Dalai Lama in esilio dal Tibet a Dharamsala in India, avrebbe pronunciato in merito all'emergenza migranti in Europa: “La Germania non può essere un paese arabo” ha detto il leader spirituale tibetano “[i migranti, nda] stanno diventando troppi”.

Apriti cielo. Il Dalai Lama ha pronunciato tali parole nel corso di una lunghissima e corposissima intervista con il Frankfurter Allgemeine Zeitung e i giornali italiani - anche quelli che vantano corrispondenti da Berlino - hanno ripreso e rilanciato tutti le medesime frasi estrapolate da un contesto molto più ampio, decisamente più complesso e “alto” di quanto non si legga in lingua italiana.

Rispondendo ad una domanda circa il suo punto di vista sull'attuale crisi dei rifugiati in Europa il Dalai Lama non ha detto nulla di incoerente con una logica di accoglienza e sostegno, inquadrando la questione in un panorama decisamente più ampio che forse le miopi menti europee fanno fatica a comprendere: “Se guardiamo in faccia ogni singolo rifugiato percepiamo la sua sofferenza. Chi può ha la responsabilità di aiutarli ma d'altra parte ora ce ne sono troppi in Europa […] così tanti che sono difficili da gestire. Ritengo che moralmente questi rifugiati debbano essere accolti temporaneamente ma l'obiettivo deve essere quello di farli tornare a casa a ricostruire i propri paesi”.

In Italia, con un po' di faciloneria, c'è chi sostiene che “il Dalai Lama dà pienamente ragione agli avversari di Angela Merkel che chiedono un tetto ai profughi” ma non è proprio così: chiunque fugge dalla propria terra mantiene il desiderio di tornare, un desiderio che spesso diviene un'ulteriore, atroce, sofferenza.

Occorre in primo luogo spiegare chiaramente, come fa lo stesso Dalai Lama nell'intervista, che egli stesso vive da esiliato in India dal 17 marzo 1959 ma che questa condizione non lo ha mai condotto su posizioni assolute e minacciose nei confronti della Cina.

In tal senso si inquadra, ad esempio, la campagna per la liberazione del Tibet dall'occupazione ma non per la secessione e l'indipendenza dalla Cina: quando Gyatso afferma che “l'obiettivo è farli tornare a casa a ricostruire i propri paesi” sostiene di fatto il lavoro da egli stesso svolto nel corso di questi decenni. Nel 2011 si è dimesso da tutte le cariche politiche legate alla figura del Dalai Lama, che per 400 anni è stato la massima autorità religiosa e politica per i tibetani, ma senza mai smettere di occuparsi del destino della cultura e del popolo del Tibet ma rinunciando sin da subito, o quasi, alla bramosia di indipendenza del Tibet dalla Cina.

“Libero Tibet in una libera Cina” sostiene da decenni il leader spirituale, inquadrando la sua battaglia nonviolenta in uno scenario ben più ampio, che riguarda la libertà di tutti i cittadini cinesi e non solo dei tibetani.

Era il 1969 quando, con un comunicato ufficiale, il 14esimo Dalai Lama affermava che l'esistenza stessa della figura del Dalai Lama dipendeva interamente dalla volontà dello stesso popolo tibetano, muovendosi verso quella “leadership laica” che ancora i cinesi fanno fatica a comprendere.


Se guardiamo in faccia ogni singolo rifugiato percepiamo la sua sofferenza. Chi può ha la responsabilità di aiutarli ma d'altra parte ora ce ne sono troppi in Europa […] così tanti che sono difficili da gestire. Ritengo che moralmente questi rifugiati debbano essere accolti temporaneamente ma l'obiettivo deve essere quello di farli tornare a casa a ricostruire i propri paesi.
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Re: El Papa roman, ła cexa catołega e i migranti

Messaggioda Berto » gio giu 02, 2016 4:02 pm

???

La Cei contro gli hotspot in mare: "Accogliere tutti gli immigrati"
Galantino boccia gli hotspot galleggianti: "Tutti i migranti vanno accolti". Ma il ministro: "Non possiamo farlo". E la Lega Nord: "La Cei usi l'8 per mille"
Sergio Rame - Mer, 01/06/2016 - 16:26

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 66181.html

"L'hotspot è una riedizione in brutta copia dei luoghi di trattenimento di persone".

In una intervista a Repubblica, monsignor Nunzio Galantino si schiera apertamente contro gli hotspot galleggianti chiesti dall'Unione europea all'Italia per identificare gli immigrati in mare e fermare gli sbarchi prima che l'invasione sia del completamente ingestibile. Per il segretario della Cei i disperati che arrivani sulle nostre coste hanno il diritto di presentare domanda d'asilo e al ricorso. "Sulle navi - avverte - questo percorso di protezione internazionale non è possibile".

La Cei torna a predicare l'accoglienza indiscriminata. Sulla scia del magistero di papa Francesco, Galantino si oppone agli hotspot in mare e chiede all'Italia di aprire le porte a chi lascia l'Africa. "Non è pensabile - dice - l'utilizzo di navi destinate al soccorso per far stazionare nel Mediterraneo migliaia di persone in attesa di una non precisata destinazione. A meno che le si voglia riportare nei porti della Libia e dell'Egitto, condannandole a nuove forme di sfruttamento". Parlando delle vittime in mare, che solo negli ultimi giorni sono state oltre 700, Galantino definisce quelle morti "uno schiaffo alla democrazia europea" ed evidenzia che "purtroppo, non si è avuto il coraggio di creare canali umanitari, previsti dal diritto internazionale, verso i Paesi disponibili all'accoglienza, per favorire partenze in sicurezza ed evitare violenze, sfruttamento e morti".

"Aderendo all'appello del Papa" e "in collaborazione con i Comuni", la Cei sta cercando di "favorire sul territorio un'accoglienza diffusa", "fino a valutare, ed è la proposta Cei di 1.000 microrealizzazioni, anche un rientro assistito in patria". "Un conto è riempirsi la bocca di aiutare le persone a casa loro - conclude Galantino - e un conto è realizzare, grazie anche a una rete di centinaia di associazioni e ong cattoliche riunite nella Focsiv da 40 anni, concreti progetti di cooperazione internazionali nei Paesi d'origine dei migranti".

Il buonismo della Cei ha creato lo scompiglio nel governo, con il ministro dell'Interno Angelino Alfano che mette in chiaro che l'Italia "non può accoglierli tutti". "Abbiamo un grande cuore ma non possiamo proprio farlo", ha sottolineato il titolare del Viminale facendo notare a Galantino che gli hotspot "sono luoghi dove avviene la fotosegnalazione dei migranti finalizzata al loro smistamento fra profughi e irregolari". Ancora più dura la Lega Nord che ha lamentato che "la folle, assurda e irresponsabile proposta di Galantino ricadrebbe sulle tasche dei cittadini". Da qui l'invito al Vaticano di "mettere a disposizione dello Stato, per l'accoglienza, i fondi dell'8X1000, dello Ior e il loro incalcolabile patrimonio immobiliare". Matteo Salvini, poi, ha invitato il numero uno della Cei a chiedere scusa: "Chi parla così è complice degli scafisti e nemico degli italiani e dei rifugiati veri".



???

I migranti, la Chiesa e certa «politica»
Marco Tarquinio
2 giugno 2016

http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/ ... uinio.aspx

Ma qual è la scelta giusta nei confronti di coloro che chiedono aiuto e si presentano alle porte della Casa Europa? Qual è la risposta sensata davanti a questi uomini e donne d’Africa e d’Asia che per cercare asilo e futuro lontano da guerra e ingiustizia, in fuga da sete e fame, mettono a rischio la loro stessa vita e quella dei bambini che portano con sé o mandano soli per il mondo? Guardarli e riconoscerne il vero bisogno o sbattere loro le porte in faccia? Il bivio sembra secco. Sembra, ma così non è. E però è necessario partire da qui.

Prima risposta. «Accogliere tutti», come titolava "la Repubblica" di ieri con sintesi efficace ma eccessiva e perciò deformante, attribuendo al vescovo Nunzio Galantino una frase mai detta nel suo pur fervido rifiuto dell’ideologia dell’«hotspot» (cioè del lager in mare aperto per profughi gestito dall’Italia per conto di un’Europa che se ne lava le mani) e facendo scendere in guerra «la Cei contro il Viminale». Colle dove abita il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Che, senza pensarci due volte, e informandosi solo con quelle due righe di titolo, ha replicato quasi per riflesso condizionato con una irriflessiva cannonata: «Lui è vescovo, io ministro: non possiamo accogliere tutti».

Sembra l’eco di un certo: «Ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo». Ci deve proprio essere un virus che circola nei Palazzi della capitale... Un ministro che contrappone spericolatamente carità cristiana e regole civili può farlo solo se parla senza legge(re). Ovvero senza rendersi conto che la via indicata dal Vangelo incrocia quella laicamente tracciata dalla Costituzione all’articolo 10. Ovvero senza ascoltare e capire ciò che Galantino in realtà aveva detto, richiamando con lucida passione e nessuna impropria intimazione: ragionevoli princìpi umanitari, il dovere di una fattiva solidarietà intereuropea, una rinnovata richiesta di stabili «corridoi umanitari» (simili a quelli promossi "dal basso" da iniziative ecumeniche cattolico-evangeliche, sviluppati in raccordo col Governo italiano e supportati logisticamente da diverse diocesi), e infine una svolta fattiva e antidemagogica: smetterla di riempirsi la bocca con il famoso «aiutiamoli a casa loro» e cominciare davvero, perché si può fare come la Chiesa e tante Ong italiane dimostrano. Appunti utili anche per Alfano. Ci pensi, e ci ripensi.

Seconda risposta. «Non c’è posto per tutti». Comincia proprio dove si sono fermate le parole del ministro. Ed è risuonata nella sentenza emessa sempre ieri, di buon mattino, dal giornale del potente gruppo industriale Angelucci, per la penna del direttore Vittorio Feltri. Nell’editoriale di "Libero" si riprende, in sostanza, e si aggiorna lo slogan del vecchio e sempre attivo "partito" del «reato di clandestinità» e dei «respingimenti ciechi» nel Canale di Sicilia. Lo sforzo è quello di legittimare il titolo principale che osa accollare «a chi predica l’accoglienza» una vera strage: «In dieci anni 25mila morti». Il paradosso feroce serve per proiettare in pagina una soluzione altrettanto feroce: smetterla di soccorrere chi rischia di affogare, così i poveracci che vengono a importunarci si scoraggiano e gli altri Paesi della Ue si svegliano... Gli italiani, in altre parole, per dirla con papa Francesco, dovrebbero cominciare a balconear: mettersi al balcone del Mediterraneo, a braccia conserte, versare magari qualche lacrimuccia, e sentirsi finalmente in pace con se stessi: è l’accoglienza che uccide, mica l’indifferenza! Un sofismo incredibile, greve e infinitamente triste.

Che guarda caso riecheggia gli argomenti demagogici cari al gran capo leghista, Matteo Salvini. Che però si ferma un passo prima di Feltri limitandosi (si fa per dire) ad accusare di essere «complice degli scafisti» chi – come il segretario generale della Cei – spiega l’errore umano, legale e politico di impostare una gestione truce, carceraria e respingente di persone "colpevoli" di esser state costrette a lasciare casa e patria e di ritrovarsi nella condizione di richiedenti asilo.

La verità è che Galantino ha ricordato all’Italia e alle altre nazioni europee leggi e valori-guida che esse stesse si sono liberamente dati e le responsabilità, anche molto gravi, che portano. Lo ha fatto alla scuola di papa Francesco, confermando l’impegno delle comunità cristiane. Impegno incoraggiato dall’esempio del cardinale Bagnasco, presidente della Cei, che ha aperto le porte del seminario di Genova a decine e decine di richiedenti asilo e dall’abbraccio di carità e di pace del vescovo Suetta e del parroco Francesco che a Ventimiglia hanno spezzato lo schema dello scontro "di frontiera".

Tutto ciò è possibile se si sta "in ascolto" della realtà e non di idee astratte e sospettose sugli uomini e sulle donne migranti e su noi stessi. Bisogna saper accogliere civilmente, secondo giuste regole e fare tutto ciò che è necessario perché milioni di persone non siano ancora costrette a implorare di essere accolte. Bisogna cioè «fermare», come la scorsa estate un ragazzo siriano gridò dentro a un microfono tv, la guerra che potenze d’Occidente e d’Oriente alimentano nel Siraq come in Africa. E che certi media e certi politici continuano con parole mediocri e ciniche. Senza legge(re), senza capire, senza vergogna.


Anche i cristiani rubano.
In Italia, molti cristiani cattolico romani, rubano ai poveri italiani, rubano ai disabili, ai vecchi, agli ammalati, ai bambini, ai giovani, alle famiglie, alle imprese, ai disoccupati, rubano risorse e diritti legittimi ai cittadini italiani per darli come presunti diritti e privilegi a non italiani, a non cittadini e a non aventi diritto di tutto il mondo e per trarne vantaggi politici ed economici (organizzazioni politiche, religiose, sindacali, cooperative, apparati dello stato).
Il capo di questi cristiani ladri di risorse e di diritti è il Papa romano in nome di una presunta fraternità mondiale che è contro l'umanità reale e la vera volontà di Dio. Gran parte di questi cristiani e dei non cristiani che con loro concordano, di fatto vivono con le risorse che lo stato preleva, estorce, ruba e rapina con la violenza fiscale: esempio l'8xmille alle chiese, il 5xmille alle associazioni, il 2xmille ai partiti e tutti i privilegi delle caste parassitarie italiche monopolistiche statali e parastatali.

Paratornadori o manipoładori de l'ordene nadural dei Diriti Omàni Ogniversałi
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Re: El Papa roman, ła cexa catołega e i migranti

Messaggioda Berto » gio giu 16, 2016 1:11 pm

Migranti, il Papa bacchetta l'Ue: "Cacciarli via è un'aggressione"
Sergio Rame - Mer, 15/06/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 71888.html

Papa Francesco torna a stigmatizzare "l'indifferenza e le ostilità" con i migranti che premono ai confini dell'Unione europea.

Riferendosi alle condizioni degli extracomuniari nei Paesi dell'area Schengen, che non sono disposti ad aprire le proprie porte, ha paragonato la mancata accoglienza a una sorta di "aggressione" e persino a un "insulto". "Dire 'Ma cacciateli via', questa è aggressione", ha detto commentando l'episodio evangelico del cieco di Gerico che volevano allontanare da dove sarebbe passato Gesù. "È quello che faceva la gente e gli diceva 'Vai via!'".

All'Udienza Generale di oggi in piazza San Pietro sono accorsi una sessantina di ragazzi dell'Istituto penale per minorenni di Airola, che hanno potuto salutare papa Francesco durante il giro compiuto dal Pontefice in jeep tra i settori gremiti da circa 40mila persone. Tra i gruppi anche un centinaio di pellegrini provenienti dalla Cina. A loro il Santo Padre ha fatto una catechesi sulla figura del cieco al bordo della strada. "Vediamo gente che non dà da mangiare per strada, bisognosa - ha detto Bergoglio - sentiamo fastidio, quando ci troviamo davanti ai rifugiati, sentiamo fastidio, è una tentazione che abbiamo tutti anche io, l'indifferenza e l'ostilità rendono ciechi e sordi e impediscono di vedere i fratelli e non permettono di riconoscere in essi il Signore". Quindi, ha messo in guardia i fedeli "dall'indifferenza e dalle ostilità". "Quando questa indifferenza e ostilità diventa aggressione e insulti, 'cacciateli via tutti, questi, metteteli da un'altra parte' - ha tuonato - questa è aggressione".

Chiudendo l'Udienza Generale Bergoglio ha quindi invitato tutti i fedeli a "prendere coscienza che il buon annuncio impone di mettere al centro della strada chi era escluso". "Tutti noi siamo mendicanti, tutti, abbiamo sempre bisogno di salvezza e tutti i giorni dobbiamo fare il passo da mendicanti a discepoli - ha concluso - lasciamoci guarire e perdonare da Gesù".



Alberto Pento comenta

Bergoglio, imperatore idolatra e castrato, trasferisciti in Africa che io starei mille volte meglio senza la tua opprimente presenza. Io non devo niente agli africani non sono figli miei; finiscila di rubarmi la vita, la speranza, lo spazio, i risparmi, il lavoro, il futuro, ... vattene! Io non credo al tuo idolo Cristo, al tuo Regno dei Cieli e alla resurrezione dei morti; noi creature non abbiamo bisogno di queste tue assurde e idolatre credenze, a noi basta il Creatore che è D-o Universale e non ha bisogno di idoli, profeti, sacerdoti, chiese, dogmi, Papi e Imperatori, schiavi e servi.
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Re: El Papa roman, ła cexa catołega e i migranti

Messaggioda Berto » ven giu 17, 2016 11:02 am

???

Papa: tutti tentati da fastidio per migranti, ma vediamoli "fratelli"
2016/06/15

http://it.radiovaticana.va/news/2016/06 ... za/1237324

Tutti abbiamo la “tentazione” di provare fastidio nei confronti di profughi e rifugiati. Anche il Papa. Lo ha detto egli stesso in Piazza San Pietro all’udienza generale dedicata al tema: “La misericordia è luce”. L’indifferenza e l’ostilità, ha sottolineato, “rendono ciechi e sordi”: Francesco ha esortato ad avere “la sensibilità e il desiderio” di venire incontro a chi ha bisogno: seguendo Cristo, ha aggiunto, possiamo porre “al centro” della nostra strada “colui che ne era escluso”.

Il servizio di Giada Aquilino:

La tentazione del fastidio
Indifferenza, ostilità, fastidio nei confronti di “tante persone che, anche oggi, si trovano emarginate a causa di uno svantaggio fisico o di altro genere”. Papa Francesco osserva le nostre società in cui, nota, possiamo incontrare “uomini che, per diverse cause, sono stati spinti ai margini sociali” e “spesso senza parole” gridano “la salvezza, l’aiuto, un po’ di interesse, di compassione, un gesto di solidarietà e di inclusione nella vita della società”. Da Piazza San Pietro invita quindi ad un esame di coscienza sui nostri atteggiamenti nei confronti dei bisognosi, dei malati, degli affamati, ma anche dei profughi e dei rifugiati. Commentando il brano evangelico di Gesù che ridona la vista al cieco di Gerico, invita a riflettere sulla folla che non provava compassione per lui:

“Quante volte noi, quando vediamo tanta gente nella strada – gente bisognosa, ammalata, che non ha da mangiare – sentiamo fastidio. Quante volte, quando ci troviamo davanti a tanti profughi e rifugiati, sentiamo fastidio. È una tentazione che tutti noi abbiamo. Tutti, anch’io”!

Indifferenza e ostilità diventano aggressione e insulto ???
Il Papa esorta ad avere “la sensibilità e il desiderio” di venire incontro a chi ha bisogno. La Parola di Dio - prosegue - “ci insegna” a capire che l’indifferenza e l’ostilità “rendono ciechi e sordi”, impediscono “di vedere i fratelli” e di riconoscere “in essi il Signore”.

“A volte questa indifferenza e ostilità diventano anche aggressione e insulto: 'ma cacciateli via tutti questi!', 'metteteli in un’altra parte'! Quest’aggressione è quello che faceva la gente quando il cieco gridava: ‘ma tu vai via, dai, non parlare, non gridare’”.

Gesù dona la salvezza ???
D’altra parte, quando passa Gesù - come a Gerico - c’è sempre “liberazione” e “salvezza”. Al cieco, che Lo cerca, Lo invoca, che vede “con gli occhi della fede” e così la sua supplica ha una “potente efficacia”, di fatto Cristo annuncia “la sua Pasqua”: si ferma e lo pone al centro dell’attenzione:

“Pensiamo anche noi, quando siamo stati in situazioni brutte, anche situazioni di peccato, com’è stato proprio Gesù a prenderci per mano e a toglierci dal margine della strada e donarci la salvezza”.

L’invito a seguire Cristo ???
In tal modo, Gesù “obbliga” tutti a prendere coscienza che “il buon annuncio implica porre al centro della propria strada colui che ne era escluso”: il passaggio del Signore – spiega il Papa - è un “incontro di misericordia che tutti unisce intorno a Lui” per permettere di riconoscere chi ha bisogno “di aiuto e di consolazione”:

“Anche nella nostra vita Gesù passa; e quando passa Gesù, e io me ne accorgo, è un invito ad avvicinarmi a Lui, a essere più buono, a essere un cristiano migliore, a seguire Gesù”.

La nostra strada: da mendicanti a discepoli
Al cieco, Cristo chiede cosa desideri: si fa dunque – nota Francesco – “servo dell’uomo peccatore”. E il cieco, che Lo chiama “Signore”, “il titolo che la Chiesa fin dagli inizi applica a Gesù Risorto”, chiede di poter vedere. Il suo desiderio viene esaudito: ha mostrato la sua fede invocando Gesù e volendo assolutamente incontrarlo e questo, aggiunge, “gli ha portato in dono la salvezza”. Così “si sente amato da Gesù” e comincia a seguirlo, “si fa discepolo”:

“Da mendicante a discepolo, anche questa è la nostra strada: tutti noi siamo mendicanti, tutti. Abbiamo bisogno sempre di salvezza. E tutti noi, tutti i giorni, dobbiamo fare questo passo: da mendicanti a discepoli”.

La misericordia su tutti
Ciò che è accaduto al cieco, aggiunge, fa sì che anche la gente finalmente veda, perché Gesù “effonde la sua misericordia su tutti coloro che incontra”: li chiama, li fa venire da sé, li raduna, li guarisce e li illumina”, creando un nuovo popolo che celebra “le meraviglie del suo amore misericordioso”:

“Lasciamoci anche noi chiamare da Gesù, e lasciamoci guarire da Gesù, perdonare da Gesù, e andiamo dietro Gesù lodando Dio”.

I saluti
Al termine dell’udienza, un saluto particolare il Papa lo rivolge tra gli altri ai fedeli provenienti dalla Siria e a una sessantina di ragazzi dell'Istituto penale per minorenni di Airola. Tra i presenti in piazza, anche un centinaio di pellegrini provenienti dalla Cina.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: El Papa roman, ła cexa catołega e i migranti

Messaggioda Berto » dom lug 10, 2016 8:23 pm

???

Papa Francesco: "Dio si trova nei profughi che tutti vogliono cacciare"
Il Santo Padre ritorna ancora una volta ad esortare i cristiani a "opere di misericordia e non parole", verso gli ultimi
Ivan Francese - Dom, 10/07/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 82027.html


"Dio è nei rifugiati che tutti vogliono cacciare via": questo è il cuore del messaggio dell'Angelus pronunciato oggi da Papa Francesco dalla finestra del Palazzo Apostolico che affaccia su piaza San Pietro a Roma.

Nella catechesi domenicale sulla parabola del buon samaritano (qui il testo completo), il Santo Padre ha avviato una riflessione sul concetto di "prossimo", calando l'episodio evangelico nell'attualità: "Chi è il mio prossimo? - domanda il Papa - Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connazionali? Quelli della mia stessa religione?"

"Non devo catalogare gli altri per decidere chi è mio prossimo e chi non lo è - ammonisce il Pontefice - Dipende da me essere o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o magari ostile. E Gesù raccomanda: va' e anche tu fà cosi". E lo ripete a ciascuno di noi: "Va' e anche tu fà così", fatti prossimo del fratello e della sorella che vedi in difficoltà. Il Vangelo, ha ricordato, "indica uno stile di vita, il cui baricentro non siamo noi stessi, ma gli altri, con le loro difficoltà, che incontriamo sul nostro cammino e che ci interpellano. E quando gli altri non ci interpellano qualcosa in quel cuore non funziona, qualcosa in quel cuore non è cristiano."

"Ma tu ti ricordi quella volta sulla strada da Gerusalemme a Gerico...quell'uomo mezzo morto ero io. Ti ricordi? Quel bambino affamato... ero io! Quei migranti che tanti vogliono cacciare via...ero io! Quegli anziani abbandonati nelle case di riposo...ti ricordi? Ero io. Quell'ammalato in ospedale che nessuno va a trovare, ero io!".

Il Santo Padre ha infine esortato i cristiani a non limitarsi solamente a pronunciare "parole, parole parole" (e qui ha citato esplicitamente la canzone di Mina), ma a "fare opere buone". Negli anni sono sempre più frequenti gli appelli di Francesco all'impegno attivo dei credenti nella società civile. Nell'anno del Giubileo della Misericordia è particolarmente importante compiere opere di carità in favore degli ultimi e degli abbandonati. A partire proprio dai bambini, dagli anziani, dagli ammalati. E dai migranti.


Mołegheła Papa, D-o lè dapartuto e ente tute łe se creadure e no lomè ente i clandestini, D-o lè entel me prosimo pì rente e no ocor ke vaga lonsi o ke speta ke riva dta xente, par catarlo.
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Re: El Papa roman, ła cexa catołega e i migranti

Messaggioda Berto » mar lug 18, 2017 1:15 pm

Le bugie dei radicali, del Papa e di altri sui migranti regolari, sugli immigrati clandestini e sui rifugianti
viewtopic.php?f=194&t=2460


Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.
viewtopic.php?f=205&t=2668


La demenza irresponsabile di Bergoglio, dei suoi vescovi e dei falsi buoni che fanno del male e che non rispettano i nostri diritti umani, questi idolatri presuntuosi che si credono salvatori dell'umanità e del mondo a nostre spese.
viewtopic.php?f=132&t=2591
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