Łi scafisti łi xe tuti xlameghi

Łi scafisti łi xe tuti xlameghi

Messaggioda Berto » sab set 05, 2015 7:58 am

Łi scafisti łi xe tuti xlameghi
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Kisà parké na "gran rełijon" cofà coeła xlamega ła ga tra łi so fedełi on mucio de scafisti tragfeganti de òmani e sasini?

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Libia.jpg
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Re: Łi scafisti łi xe tuti xlameghi

Messaggioda Berto » sab set 05, 2015 8:06 am

Il padre di Aylan rifiuta l’asilo in Canada: “Riporterò i corpi dei miei figli a Kobane”
Abdullah Kurdi ha perso anche la moglie nel naufragio: «Mi sono scivolati dalle mani»
http://www.lastampa.it/2015/09/03/ester ... agina.html

Con Aylan sono morti annegati anche il fratellino Galip e la mamma Rihan. Ora il papà tornerà per seppellirli a Kobane, la città martire curdo-siriana dalla quale erano fuggiti per cercare la salvezza in Europa e poi in Canada, mentre sul web rimbalzano altre foto, ben diverse da quella del corpo del piccolo profugo sulla spiaggia di Bodrum che ieri ha scioccato e commosso il mondo.


PHOTOMASI

E c’è il papà, Abdullah Kurdi, in un giardino mentre tiene per mano i due fratellini. Foto di un altro tempo e di un altro mondo. E poi c’è un’istantanea di oggi: l’uomo, ancora un ragazzo, distrutto dal dolore, all’obitorio di Yerkesik, nella provincia turca di Mugla, per l’ultimo saluto. Aveva lottato selvaggiamente, dopo che la barca si era rovesciata, nuotando da un bambino all’altro, per cercare di salvarli.

IL NAUFRAGIO

«Quando la barca si è rovesciata, ho preso mia moglie e i miei bambini tra le braccia ma mi sono accorto che erano morti», racconta parlando piano. «Siamo scesi da una barca e un’ora dopo siamo saliti su un’altra dove c’era un uomo turco - ricorda -. Noi eravamo in 12 e la barca era stracarica. Eravamo in mare da pochissimi minuti ma le onde erano alte, l’uomo che guidava la barca ha sterzato e noi siamo andati a sbattere. Lui è andato nel panico e si è gettato in mare, scappando. Ma le onde erano altissime e la barca si è capovolta».

4.000 EURO PER IL VIAGGIO DELLA MORTE

Aveva pagato 4000 euro per quel viaggio della morte, per quel passaggio di 5 chilometri su un gommone che da Bodrum li avrebbe portati all’isola greca di Kos. Volevano andare in Canada, che ora riesaminerà il caso e che già una volta aveva respinto la richiesta di una zia di Aylan, che vive nella zona di Vancouver da vent’anni. Teema Kurdi fa la parrucchiera. «Stavo cercando di garantire per loro, con amici e vicini avevamo messo insieme i fondi necessari, ma non siamo riusciti a farli uscire, ecco perché sono saliti su quella barca», ha detto Teema al giornale di Ottawa Citizen. Tra le ragioni del no canadese ci sarebbe stata l’assenza di un visto di uscita per agevolare il passaggio dalla Turchia.

«Adesso tutto quello che voglio è stare seduto accanto alla tomba di mia moglie e dei miei figli», dice il papà. Al Canada non ci pensa più. Ma il piccolo che sembrava addormentato sulla riva del mare resta negli occhi di tutti. «L’unica cosa che potevo fare era far sentire l’urlo del suo corpo che giaceva a terra», ha detto Silufer Demir, la fotografa della agenzia turca Dogan che ha scattato una foto difficile da dimenticare.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... %C3%A0.jpg
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Re: Łi scafisti łi xe tuti xlameghi

Messaggioda Berto » sab set 05, 2015 8:23 am

Migranti, su Facebook le pubblicità degli scafisti: tariffario e contatti
Sulle pagine forniscono ogni informazione sulla traversata, numeri di Whats app e Viber compresi
25 aprile 2015
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/mi ... 502a.shtml


La propaganda degli scafisti tra yacht, sconti e promozioni
Su Facebook i trafficanti di uomini postano foto di yacht di lusso e lanciano promozioni e improbabili garanzie
Sergio Rame - Sab, 09/05/2015
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 26387.html

La prua è quella di una nave da crociera di lusso e sotto la foto, in arabo, si legge: "Viaggio per l’Italia la prossima settimana su un grande traghetto veloce per turisti".

Non è la pubblicità di un tour operator, ma il profilo Facebook di uno dei tanti scafisti che, dall’Egitto alla Turchia, speculano sulla disperazione e sulla fame facendo business sulla pelle degli immigrati.

A raccontare i meccanismi, gli inganni e gli aspetti quasi surreali della promozione sul web dei "viaggi della speranza" attraverso il Mediterraneo è oggi il Guardian. Sui social network le insidiose trovate "pubblicitarie" di chi traffica in esseri umani. Ci sono foto (quasi sempre rubate a siti patinati di agenzie turistiche di prestigio), programmi, tariffe e inverosimili garanzie. Gli organizzatori hanno "nomi d’arte" e si fanno contattare via internet. "Immigrazione e asilo in tutta Europa - strilla uno dei profili, gestito a quanto pare da un network turco - aiutiamo le persone". Il network Travel aid assicura, senza troppi giri di parole, di essere in grado di procurare passaporti e visti falsi. "La via per l’Europa" è, invece, lo slogan di un altro che illustra i propri "servizi" strumentalizzando la Bibbia con un’immagine di Mosè mentre apre le acque del Mar Rosso.

Gli scafisti travestiti da agenti di viaggio sbandierano pacchetti e offerte speciali. I prezzi, anche senza contare il rischio della vita, restano comunque esosi: una delle ultime partenze organizzate dalla Turchia costava 1.500 euro a persona per la Grecia (meno cara perché meno richiesta) e 6.500 per l’Italia. Qualche chat è usata anche per aggiornare i parenti sull'andamento dell’odissea di chi è partito. "Tutto bene - rassicura uno dei trafficanti - sono con la Marina italiana". Insomma, tutto è teso a convincere i potenziali clienti che il viaggio è sicuro, se non addirittura confortevole. Mentre latitano informazioni sui naufragi, sulle deviazioni di viaggio per raccogliere altri immigrati, sui guasti ai motori o sulle fughe dalla Guardia Costiera. A chi denuncia i morti in mare, gli scafisti assicurano: "Il mare è calmo e a bordo sono tutti in buona salute".

Fra i Caronte più "popolari" del web c’è un egiziano che si fa chiamare Abu Alaa, il padre di Alaa. Lui non spaccia foto di navi eleganti o di yacht da sceicchi. Sul suo profilo, caso quasi unico fra i mercanti di uomini, ha postato una vecchia imbarcazione piuttosto inquietante. Ma Abu Alaa scommette sulla psicologia evitando di ricorrere a trucchi troppo difficili da credere. "Magari non è graziosa - ammicca riferendosi alla carretta - ma è perfetta.

Tutte le sue parti sono in ferro. Molto sicura". Nasr, un siriano di base in Turchia, non ha invece remore. Racconta di mirabolanti "promozioni", di "alberghi prenotati" sulla costa turca in attesa delle partenze di "persone che si divertono durante il viaggio per l’Italia". E mostra il ponte di un bastimento da sogno con file di viaggiatori che ammirano beatamente un tramonto marino dallesedie a sdraio. C’è chi non ci crede, naturalmente. Il tam tam di amici e parenti che ci hanno provato racconta ben altro. "Ma è vero che molte barche affondano? - scrive nella chat di Abu Alaa una donna esasperata - Qualcuno ci dica la verità".
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Re: Łi scafisti łi xe tuti xlameghi

Messaggioda Berto » sab set 05, 2015 8:42 am

13 immigrati buttati a mare da scafisti perché ritenuti “posseduti dagli spiriti”

I 59 immigrati sbarcati a Portopalo di Capopassero lo scorso 11 settembre non avevano viaggiato soli. Con loro, a bordo, c’erano inizialmente altre 13 persone (12 nigeriani e un ghanese), poi buttate a mare vive, nel corso di una difficile navigazione, perché ritenute possedute da spiriti maligni che si sarebbero impossessati del barcone. I superstiti sarebbero stati più volte picchiati e costretti a cantare preghiere per allontanare tali “demoni”. La vicenda è stata ricostruita dal procuratore capo di Siracusa, Ugo Rossi, e ha portato all’arresto di cinque scafisti con l’accusa di omicidio plurimo.

http://www.uaar.it/news/2008/10/14/immi ... li-spiriti
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Re: Łi scafisti łi xe tuti xlameghi

Messaggioda Berto » sab set 26, 2015 9:11 pm

Libia, commando uccide nove scafisti
Giallo sulla fine del boss Mashkout
Salah Al-Maskhout (il ritratto: leggi) sarebbe il capo dei trafficanti a Zuwara. I libici accusano l’Italia. Raffica di smentite e dubbi sull’identità delle persone uccise
di Guido Olimpio

26 settembre 2015

http://www.corriere.it/esteri/15_settem ... 5bf0.shtml

Salah Maskout, uno tra i principali trafficanti di uomini in Libia, sarebbe stato ucciso in un agguato nella zona di Furnaj, Tripoli. Un commando avrebbe teso un agguato al suo convoglio alle 7 di venerdì mattina, un’operazione che non ha dato scampo al boss ed a 8 criminali. Un caso che in serata ha avuto un colpo di scena. Maskhout, con una telefonata a Migrant Report, è riapparso: «Sono sorpreso dalle notizie che girano su mio conto. C’è stato uno scambio di persona. Sono sempre rimasto a Zuwara». Sempre Migrant Report ha contattato un funzionario della sicurezza libica che ha confermato che c’è stato un attacco contro uno scafista. Chi era? Maskhout o un altro. Difficile, a questo punto, distinguere tra verità e contro-informazione in una storia che ha coinvolto anche il nostro paese. La prima versione - citate dal giornalista James Wheeler - raccontava di un agguato organizzato dagli «italiani», accusa poi rilanciata da politici libici che hanno chiamato in causa le nostre forze speciali . Tesi seguita da una serie di smentite. La Farnesina, fonti della difesa e la nostra intelligence hanno negato «in maniera categorica» che in Libia siano in atto da parte dei Servizi attività del tipo di quelle che hanno portato all’uccisione del boss: sono attività che «non rientrano nel perimetro operativo degli 007». Una precisazione accompagnata da una seconda: «Non ci sono forze speciali italiane sul campo» e men che mai «uomini dei Servizi di informazione e sicurezza coinvolti» in operazioni di questo genere. Poi i nuovi dubbi su chi sia stato l’obiettivo.

L’agguato

Secondo la ricostruzione del Libya Herald, Maskout ha lasciato la sua abitazione insieme alla sua scorta e si è diretto verso un centro medico di Tripoli quando è stato bloccato. Forse gli assalitori volevano catturare il criminale, ma qualcosa li ha costretti ad aprire il fuoco. Una missione, riferiscono alcune testimonianze, eseguita «da professionisti» che «si esprimevano in inglese». Quattro elementi che hanno sparato in modo accurato: Maskout è stato centrato al cuore. Sempre in base ai racconti il commando era formato da soli 4 uomini, un numero però che appare ridotto rispetto al target composto da miliziani tutti armati di Kalashnikov. E’ probabile che il team fosse ben più ampio. Sul punto dell’agguato sono stati poi rinvenuti proiettili calibro 9 americani. Si tratta di un dettaglio interessante che però non elimina altre situazioni. Le munizioni spesso arrivano dall mercato nero e nel settembre 2013 miliziani hanno rubato a Tripoli l’equipaggiamento fornito degli Usa ad un’ unità scelta libica.

Chi era Maskout

Maskout era ritenuto uno dei leader delle organizzazioni che gestiscono il flusso di barconi diretti verso l’Italia. Ed aveva come base la cittadina di Zuwara, uno degli snodi del traffico di clandestini. Dopo aver militato nell’esercito di Gheddafi, si è dedicato all’attività criminale diventando una figura di riferimento. E’ chiaro che l’annuncio di un’azione più decisa dell’Union Europea contro le bande libiche può far pensare ad azioni delle forze speciali sulla costa. Si era parlato di missioni di droni per la ricognizione - ed uno di questi velivoli sarebbe precipitato un paio di giorni fa - ma anche di possibili incursioni a terra di commandos. Questo, ovviamente, non esclude che Maskout possa essere rimasto vittima di un regolamento di conti.

Le ipotesi

A questo punto, in attesa di dettagli più precisi, è possibile solo fare ipotesi sulla matrice dell’attaco.
1) Azione straniera condotta da piccola unità Nato (in questo caso potrebbe esserci un ruolo italiano).
2) Mossa congiunta di forze locali e occidentali.
3) Agguato da parte di una milizia.
4) Regolamento di conti tra gang.
5) E’ stato eliminato uno scafista ma non era Maskout.
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