Pignata, pentoła e pinta

Pignata, pentoła e pinta

Messaggioda Berto » sab gen 03, 2015 7:39 pm

Pignata, pentoła e pinta
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Ła festa col spàco de łe pignate, de larga difouxion ouropea, co raixe neołeteghe:


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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Pignata, pentoła e pinta

Messaggioda Berto » sab gen 03, 2015 7:39 pm

http://it.wikipedia.org/wiki/Pignatta_(cucina)

La pignatta è un tipo di pentola in terracotta. Può avere molte misure ma la sua forma è sempre panciuta, con il fondo piatto e uno o due manici. L'interno, e spesso anche l'esterno, è smaltato per garantire l'impermeabilità ed evitare che gli alimenti impregnino la porosità della terracotta lasciando odori e sapori. Se è a bordi bassi e con un solo manico si chiama tegame di terracotta.
Reperti risalenti al neolitico testimoniano come le pentole in terracotta (olle), con quelle in pietra ollare, furono i primi contenitori usati per cucinare. Era ampiamente diffusa nel passato tra i ceti popolari, e il suo utilizzo è espressamente richiesto per la cottura di molti piatti

http://it.wikipedia.org/wiki/Pignatta

La pignatta, in edilizia, è, in generale, un elemento annegato in un conglomerato (in genere cementizio, come il calcestruzzo) che ha il solo scopo di alleggerire la struttura. Nel gergo attuale, la pignatta si riferisce più strettamente all'elemento contenuto nei solai latero-cementizi nei quali costituisce l'indispensabile ruolo di cassaforma a perdere. In quanto tale la sua presenza non diviene parte strutturale ma necessaria alla formazione dei "travetti". Erroneamente viene descritta come elemento tecnico per l'alleggerimento dei solai con struttura portante in calcestruzzo armato. Se servisse da alleggerimento basterebbe non metterla in assoluto. Al contrario la sua presenza è funzionale alla realizzazione del solaio stesso senza la quale non potrebbero formarsi i travetti in opera o prefabbricati. Dunque vista la sua presenza "necessaria" ed indispensabile, diviene essenziale che sia anche leggera o termoisolante ove possibile. Questo spiega soluzioni alternative al laterizio sostituito da poliuretani o polistiroli espansi o altre formule che forniscano la massima leggerezza conservandone il ruolo di cassaforma.
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Re: Pignata, pentoła e pinta

Messaggioda Berto » sab gen 03, 2015 7:50 pm

http://www.continuitas.org/texts/alinei_esempi.pdf

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Mario Alinei (1997)
LA TEORIA DELLA CONTINUITA’ ED ALCUNI ESEMPI DI LUNGA DURATA NEL LESSICO DIALETTALE NEOLATINO

“Rivista Italiana di dialettologia”, 21, 1997, pp. 73-96.

4.2. Pignatta e pentola: dalla Ceramica Cardiale alla Ceramica Dipinta

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... np-CIC.jpg


4.2.1. Pignatta

Se la ceramica in Europa è una delle innovazioni fondamentali del Neolitico, la ceramica prototipica delle popolazioni del Mediterraneo nord-occidentale e centrale è quella detta Cardiale o Impressa, perchè caratterizzata dalle impressioni effettuate con il bordo di una conchiglia -il Cardium- o con altri strumenti su tutta la superficie del vaso, con un effetto molto plastico. Sia nel quadro della teoria di Renfrew, sia in quello della TC, questa ceramica è necessariamente il ‘biglietto da visita’ di quelle popolazioni di lingue affini al latino che insieme formano il gruppo tradizionalmente chiamato italico, ma che in OR2, per la sua molto maggiore estensione (dall’Iberia alla sponda orientale dell’Adriatico), chiamo ‘nord-mediterraneo occidentale e centrale’.

Ora, uno dei termini diffusi in tutta l’area neolatina per la ‘pentola di terra’ è quello che deriva dal latino pi@neus da pi@nus, o direttamente da pi@nus, con o senza aggiunta di suffissi (-ata, -atta, -òla, -ola -otta ecc.).
Se, con il metodo della autodatazione (cfr. OR1), si considera questo termine come collegato all’inizio della ceramica, si potrebbe ipotizzare che la pentola di terra a decorazione impressa venne equiparata a una ‘pigna’. La rassomiglianza, in effetti, è facilmente osservabile, anche se si apprezza molto meglio osservando un esemplare reale che non una riproduzione.

Ecco, anzitutto, un elenco incompleto dei tipi: it. pignatta, fr. pignate, poschiavino ñata, sav. piniota (Jaberg AGI 132, 226, 3) (REW 6511), moen. péña[/b ] ‘zangola’, arcev. [b]pigna ‘pignatta’, corso pìñula ‘pentola’, amer. pìgnala ‘pentola’, marchigiano pignòla ‘pentolino’, Terranova Sappo Minulio (Reggio Calabria) pignatu ‘orciolo, tegame, campidanese pingiada ‘pignatta pentola’, Polesine pignataro ‘pentolaio’ (REWS 6511); catalano pinyata ‘olla’ (< italiano); a.prov. pinha ‘panier’, a.fr. peignate ‘marmite’, aost. peñata ‘cruche’, daupha. pugnato ‘petite marmite’, Noasca piñata ‘vaso per conservare il grasso’, Ala puñata, Valdieri piñ, Lyon pignatta ‘marmite de terre’, Queyr. pugnato, Colmars piñat´, pr. pignato, Palavas pignata ‘marmite sur les bateux de pêche’ a.prov. pignatier ‘potier en terre’, Valais pignotta ‘vase d’argille’, aost. pegnotta ‘marmite de terre’, piñota ‘jatte’, Annecy piniota ‘ustensile de cuisine’, Albertv. pegnota ‘marmite ovale’, Aussois piñota ‘bidon en fer blanc’, HAlpes pignote ‘petite marmite’, ecc. ecc. (FEW pineus).
Direttamente da pinus (FEW 549) (o da pineus con perdita della semivocale): a.poit. pinate ‘vase en grès’, Vendée e poit. pinote ‘pot de terre’, m.fr. pinote ‘marmite’, pinete sorte de vase’ ecc. Anche sulla costa adriatica orientale troviamo pignat nel Vegliotto, pignata in istro-rom., e nei dialetti serbocroati le varianti pìnjata (Perast, Dubrovnik, Cavtat) e pinjàta (Crmnica, Prèanj, Dobrota, Lastva, Sutomore, Smokvica na Korèuli, Rab, Božava, Malinska) (Skok s.v. pinjav). Inoltre, in Sloveno appare il simplex pínja ‘zangola’ (ibidem).

In Italia uno dei primi nomi della ‘pignatta’ sarà stato il semplice pigna, oggi attestato solo in Italia centrale (l’attestazione in sloveno testimonia la sua antichità). A proposito del suo derivato più diffuso -pignatta- non mi pare sia stato notato che il suffisso -atta (non attestato in Latino classico, che conosce solo -ittus, di epoca tarda e origine incerta (Rohlfs § 1141)) è lo stesso di termini che designano prevalentemente animali selvatici (non domestici, e neanche ‘giovani’ come sostiene (Rohlfs §1142)- come cerbiatto e cerbiatta, lupatto, orsatto, scoiattolo, mil. sghiratt ‘scoiattolo’, reattino, piem. reatél ‘reattino’, veneto pessato ‘pesciotto’, volpato, mulatto (da cui mulattiera, -iere), torato ‘torello’, porcato ‘porcastro’ (verificare attribuzioni).
Il livello cronologico degli animali selvatici mi sembra dunque sia pre-Neolitico, cioè precedente quello da me ipotizzato per pignatta. Anche le altre funzioni del suffisso, diverse regione per regione (Rohlfs § 1142), fra cui i diminutivi di termini infantili come pupattola, giocattolo, non contrastano con questa ipotesi.
Di tutte queste parole (la cui prima attestazione, nella forma pineatus ‘pentola’ si trova nelle Compositiones ad tingenda musiva dell’VIII dC) Von Wartburg poteva dire nel FEW (s.v. pineus) "dass diese wörter zu PINEUS gehören, kann kaum bezweifelt werden" (522), e aggiungere che anche in fr. pr. e nelle Hautes Alpes "das wort sei einheimisch" (ibidem).
Mi sembra quindi inutile, oltre che non convincente (per varie ragioni che qui non mi è dato illustrare) la recente ipotesi del collega ed amico Pellegrini (???) per una derivazione del tipo da pinguis.
Poichè la parola non si estende all’Iberia (in Catalano è un prestito italiano), si deve pensare che l’area centrale della innovazione lessicale sia stata l’area tirrenica ed adriatica. In effetti, quest’area più limitata coincide con quella di più antica diffusione della Ceramica Impressa.

4.2.2. Pentola e pinta

Come è noto, alla Ceramica Impressa o Cardiale segue in Italia la Ceramica Dipinta, di origine balcanica. La successione non è solo cronologica, ma è anche strutturale. Gli archeologi hanno infatti potuto concludere che mentre la Ceramica Cardiale o Impressa veniva relegata alla cucina, e si buttava via quando si rompeva, la nuova Ceramica Dipinta, da tavola, si riparava dopo la rottura (Trump 35).
Inoltre, l’archeologia ha da tempo dimostrato, sulla base dello studio delle aree di distribuzione, che la ceramica dipinta -spesso di notevole finezza e bellezza- fosse oggetto di scambio fra i diversi gruppi e valesse quindi come indicatore di prestigio e status symbol (Barker 1981 162-3).
Per quanto riguarda la sua diffusione, quella detta di Ripoli si espande "in Umbria, Toscana, Lazio, Liguria e Valpadana, fino alla penisola iberica, testimoniando la forte capacità espansiva della facies fin dai momenti iniziali" (Grifoni 322). E’ importante notarlo per apprezzare le corrispondenze dialettali che sto per illustrare.
Ora, anche per questa seconda categoria di ceramica -caratterizzata dalla sua pittura, dalla sua finezza e del suo ruolo sociale- abbiamo due termini neolatini che sembrano calzare perfettamente con le sue caratteristiche: pentola e pinta, ambedue da lat. pincta ‘dipinta’.

Di questi due significati quello più antico è certamente ‘vaso dipinto’ (tipo pentola), e quello più recente e derivato è invece ‘recipiente di una certa misura’ (tipo pinta).
L’aspetto ‘metrico’ di questo secondo termine (pinta) sarà dovuto alla circostanza che determinati recipienti di particolare prestigio (forse con manico: comincia ora l’elaborazione dei manici delle tazze, che aratterizzeranno a lungo la ceramica italiana centromeridionale (Trump 1966 51-2)) poterono facilmente essere adottati come unità di misura da determinate comunità. E’ in ogni caso sicuro che l’adozione di unità di misura per la capacità dei recipienti dovette nascere in ambito ceramico, e più precisamente in quello della ceramica dipinta, come appunto la parola pinta dimostra.
Quasta analisi è confermata dalla distribuzione areale: l’area del primo significato ‘pentola’, più arcaico, è limitata ad alcune aree dell’Italia: Pavese e Ticino (p.122) dove significa ‘boccale’ (AIS 968, penta, pintino, pintone (Scheuermeier II 38), Toscana (AIS 955) (l’unica area compatta), Abruzzo (DAM, v. oltre) e Salento ‘vaso di coccio’ (Rohlfs, v.oltre), mentre quello di ‘pinta’, cioè di ‘recipiente di una certa misura’, ha un’area molto più vasta, perchè lo si trova nei dialetti francesi, italiani, retoromanzi, catalani, spagnoli, portoghesi, oltre che in tedesco, nederlandese, antico frisone e bretone: fr. pinte ‘mesure de capacité’, ‘vase ayant cette capacité’, a.prov. pinta, pinto, lütt. pinte, nam. Giv. ‘chope’, Lille, Gondc., StPol ‘demi-litre’, Bayeux ‘mesure de trois verres’, Alençon ‘cruche de la contenanca d’un litre’, hag. pynte ‘1/2 l.’, bamnc.
pe]t ‘1 l. (de cidre’), haman. saint. ‘mesure pour boisson’, Gruey pi]t ‘pinte’, bress. pinte, Blon. pe]ta, mdauph. pi]to ‘9 décil.’, Alais pinto, Vinz. pye]ta ‘mesure de liquide’, Chav. pinto, BagnèresB. ‘1 l’, Teste ‘3/4 de l.’, land. pi]nt´ ecc. ecc. (ometto i numerosi derivati) (FEW pingere).

Poichè la ceramica dipinta, come ho già detto, proviene dai Balcani e appare quindi sull’Adriatico prima che sul Tirreno, non ci sorprende poi di trovare il termine nei dialettì sud-orientali italiani: chietino p´ndìcchi´ ‘pignattina per scaldare acqua’ (DAM 5 volume p. 432), che Giammarco connetteva con
pendiculum, calabrese pinniculu, cioè con ‘qualcosa che si appende’, dimenticando che mentre il gruppo -nn- calabrese postula -nd- latino, quello –nd chietino postula -nt-! Inoltre troviamo pintu ‘coccio di vaso’ ( o vaso di coccio?), oltre a pinta ‘piccola quantità’ nel Salentino (Rohlfs).

4.2.3. Conclusione

Inutile dire che le prime attestazioni di pi@neatus e di pinctus nel senso discusso (per definizione medievali) hanno un valore del tutto relativo. Anzitutto, come ho ricordato in OR1, le varianti geolinguistiche sono per definizione ignorate dalla lingua dominante, che è la sola che viene ‘consacrata’ dall’alfabetizzazione. In
secondo luogo, anche prescindendo da questo argomento, sia pi@neatus che pinctus sono aggettivi che specificano un sostantivo, che potrebbe essere per esempio olla, o va@sum o simili, e che poi saranno diventati indipendenti.
Infine, per quanto riguarda pentola, è opportuno ricordare l’attestazione di penquna nell’iscrizione 575 di Testimonia linguae etruscae di Pallottino (cfr Pisani 1978 70, che però curiosamente considera pentola di etimologia ignota).
E’ forse utile aggiungere -anche se occorrerebbe approfondire l’analisi- la menzione della festa popolare chiamata della pignatta, che consisteva nella rottura di una pignatta, ostacolata in modi diversi (bendaggio dello sfidante, collocamento della pignatta all’apice di un palo cosparso di grasso ecc.). La pignatta da rompere era piena di prodotti, che il vincitore riceveva in premio. Gli elementi basilari di questa festa, tipicamente agricola, sono ‘neolitici’.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Pignata, pentoła e pinta

Messaggioda Berto » sab gen 03, 2015 8:21 pm

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pnigitis, idis, f., argilla, PLIN. [gr.].

cfr. co:

figlinus (figuli-), a, um, agg.,
del vasaio, da vasaio, PLIN.; sost. f. figlina, ae, arte del vasaio, FULG.; officina, bottega del vasaio, PLIN.; cava d'argilla, VARR.; n. figlinum, i, vaso, PLIN.
[1. figulus + -inus].

figmen, inis, n.,
formazione, creazione, figura, PRUD.
[fingo + -men].

figmentum, i, n.,
1 immagine, rappresentazione: tamquam figmentum hominis, quasi immagine di uomo, AMM. 16, 10, 10; figmenta hominum mortuorum, immagini dei morti, AMM.; argilla lavorata, vaso, statua: figmentum salis, statua di sale, Vulg.;
2 creazione, produzione: figmenta humanae linguae, creazioni della lingua umana, AUG.; materia della cosa creata: quoniam ipse cognovit figmentum nostrum, poiché ha conosciuto di che cosa siamo fatti, Vulg.;
3 finzione, invenzione; menzogna: vanis somniorum figmentis terreri, aver paura delle vane finzioni dei sogni, APUL. Met. 4, 27; figmenta poetarum, invenzioni dei poeti, LACT.; hypocritarum figmenta, le menzogne degli ipocriti, HILAR.
[fingo + -mentum].

figo, is, fixi, fixum (fictum, LUCR.), ere, 3 tr.
1 ficcare, conficcare, piantare (clavum, un chiodo; aliquem cruci o in crucem, porre uno in croce); fissare una legge al muro, cioè pubblicare una legge; appendere un'offerta votiva; imprimere (vestigia); al pass., star fermo; f. oscula, baciare; scolpire; fondare, porre, collocare; trafiggere;
2 fig. volgere (voltus, oculos, lo sguardo; animum, la mente); imprimere, scolpire nella mente; fixum est con l'inf., è stabilito; adversarios f., colpire gli avversari.



figularis, e, agg.,
da vasaio: creta f., argilla da vasaio, COL.; sost. n. figulare, is, argilla: figulare tritum, COL.
[1. figulus + -aris].

figulatio, onis, f.,
formazione, creazione: f. hominis, TERT.
[figulo + -tio].


1. figulatus, a, um, part. agg. di figulo,
plasmato, fatto di terra, TERT.


figulo, as, avi, atum, are, 1 tr.,
fare, formare, foggiare: hominem figulat demiurgus, un demiurgo foggia l'uomo, TERT.
[1. figulus + -o3].


1. figulus, i, m.,
vasaio: rota, qua figuli utuntur, la ruota di cui si servono i vasai, VITR.
[fingo + -ulus].


figura, ae, f.,
1 configurazione, struttura, forma, di uomini, animali, cose: navium figura, forma delle navi, CAES.; est bos cervi figura, c'è un bue dalla forma di cervo, CAES. B. G. 6, 26; referte nunc animum ad hominum vel ceterarum animantium formam et figuram, riportate ora la vostra mente sulla forma e struttura degli uomini e anche degli altri animali, CIC. de orat. 3, 179; figuram imponere, dar figura, VARR.; veris depinget prata figuris (con gli ornamenti della primavera), MANIL.; mentiri (trasformarsi in) centum figuras, OV.; bella forma, bellezza: credo ego non paucos ista periisse figura, credo che non pochi sono periti per tale bellezza, PROP. 2, 246, 41; mentis vitio laesa figura tua est, la tua bellezza è guastata dai difetti dell'indole, OV.; term. geometr., figura geometrica: triquetra f., figura triangolare, PLIN.;


figurator, oris, m.,
colui che dà forma, AUG.
[figuro + -tor].


1. figuratus, a, um,
1 part. di figuro;
2 agg. con comp., fittizio, finto, simulato: figuratae controversiae, dispute immaginarie, QUINT.; per figuratam donationem, con donazione fittizia, Cod. Iust.; term. ret., figurato, carico di allegorie, AUG.; allegorico, simbolico: figurata exempla animalium, esempi allegorici di animali, TERT.; interpretatio figurata, interpretazione allegorica, TERT.


figuro, as, avi, atum, are, 1 tr.,
1 figurare, formare, plasmare, rappresentare: mundum figuravit, rappresentò l'universo, CIC. Tim. 17; Ianus cum clavi ac virga figuratur (è rappresentato con una chiave e una verga), MACR. Sat. 1, 9, 7; coniare (monete), Cod. Th.; term. astron., Ursarum caudae contra dispositae figurantur (sono rappresentate), HYG. Astr.; fig. concepire, immaginare, immaginarsi: quales ad bella excitanda exeunt (Furiae), talem nobis iram figuremus (tale immaginiamoci l'ira), SEN. Dial. 4, 35, 3; formare, educare, perfezionare: os tenerum pueri poeta figurat, il poeta educa le labbra tenere del fanciullo, HOR. Epist. 2, 1, 126; rappresentare allegoricamente: Ioseph a fratribus venditus venditionem Redemptoris nostri figuravit (rappresenta allegoricamente la vendita del nostro Redentore), GREG. M.;
2 term. ret., usare figure retoriche: figurabat egregie, usava mirabilmente figure retoriche, SEN. RH. Contr. 7 praef. 3; figurare varie (ornare di figure retoriche) nisi eruditis negatum est, PLIN. Ep.
[figura + -o3].


???
http://www.etimo.it/?term=pignatta
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http://www.etimo.it/?term=pentola
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Re: Pignata, pentoła e pinta

Messaggioda Berto » sab gen 03, 2015 9:11 pm

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