Ixlam e ixlameghi

Re: Ixlam e ixlameghi

Messaggioda Berto » dom gen 10, 2016 10:25 pm

IL CASO - Choc in una città inglese: oltre 1400 bambini vittime di abusi
Le violenze si sarebbero registrate tra il 1997 e il 2003. A gestire il "traffico" un network di uomini, principalmente asiatici
Leonardo Rossi
27/08/2014

http://www.iltempo.it/esteri/2014/08/27 ... -1.1300691

Le storie sono agghiaccianti. Le vittime più di 1400, tutti bambini.
Gli abusi, che il report commissionato dalla polizia, ha descritto come “terrificanti”, si sono tenuti dal 1997 al 2003.
Le vittime, alcune anche di undici anni, sono state torturate, stuprate, vendute, picchiate, trasferite di città in città.
Un vero e proprio sistema che ruotava attorno alla città di Rotherham, nel nord dell’Inghilterra.

Il report, commissionato dal Rotherham Borough Council, il Consiglio comunale, e scritto dal Professor Alexis Jay, ha reso noto che c’erano già state ben tre inchieste precedenti, ma che nessuna di queste era riuscita ad arrivare ad alcuna conclusione.

Il capo del Council, Roger Stone, ha rassegnato immediatamente le dimissioni.
Mr Stone, a capo del Council dal 2003, ha dichiarato: «Credo che sia un dovere per me, come leader, di assumersi le responsabilità di un fallimento storico descritto così chiaramente».

Alcuni, tra chi ha materialmente scritto il report, si sono dichiarati preoccupati circa l’identificazione delle origini etniche degli stupratori seriali, tutti uomini asiatici, per paura di essere accusati di razzismo.
Il report ha severamente criticato la polizia del South Yorkshire e il Rotherham Council dopo essere arrivato a quantificare il numero delle vittime.
La prima volta che il caso venne a galla era il 2010. Novembre. Quando cinque uomini, tutti asiatici, finirono dietro le sbarre per avere molestato e stuprato delle ragazzine minorenni.

Ma il sospetto che si trattasse solamente della punta di un iceberg è diventato sempre più grande. È grazie a un giornalista del Times, Andrew Norfolk, che due anni dopo, nel settembre del 2012, viene pubblicata un’inchiesta che rende noto un rapporto confidenziale della polizia del 2010 nel quale si avvertiva che si stavano verificando migliaia di casi simili nella zona, ogni anno, tutti commessi da un network, una rete ben organizzata, di uomini asiatici.

Il parlamentare, Denis MacShane, ha dichiarato che la polizia ha tenuto segreto la notizia ai politici.
«La polizia di Rotherham ha reso pubblico e fermato una gang di stupratori seriali, finiti tutti in prigione».
Ha detto. «Ma è chiaro – ha continuato – che il traffico interno di ragazzine appena adolescenti è molto più esteso di quanto non abbiamo mai pensato».

Nell’ottobre del 2012, finalmente, il Council e la polizia del South Yorkshire, insieme ad altre organizzazioni, decidono di creare il CSE, Child Sexual Exploitation team, un gruppo di investigatori che avrebbero dovuto stilare un rapporto per verificare la credibilità delle accuse che allora si stavano facendo sempre più concrete. La polizia ha negato di essere stata riluttante nell’affrontare la questione degli abusi e anche che ci fosse una questione razziale dietro le loro decisioni.

Ma gli sforzi sono stati criticati dalla Home Affairs Select Committee, Commissione degli affari interni, che ha sede alla House Of Commons, che si occupa principalmente di materie di ordine sociale. Keith Vaz, il presidente di Commissione, dichiarò allora che il gruppo doveva “svegliarsi”.
Rotherham non è la sola comunità nel Nord e nelle Midlands ad avere coperto questo tipo di abusi. Sono state arrestate ben 11 persone nelle città vicine, incluse Oldahm, Rochdale e Derby.

«Nelle altre realtà, tutti gli arrestati sono pakistani. Dobbiamo ancora capire come sia stato possibile e perché siano tutti pakistani». Ha dichiarato Mr Norfolk.

Il giornalista ha anche dichiarato che i report preventivi erano del tutto inefficaci nel capire la proporzione di persone di origine asiatica.
Nonostante tutto questo, nel 2012 non ci furono azioni di sorta per cercare di bloccare gli stupri in Rotherham.
Comunque, il Council disse di aver «migliorato la pubblica sicurezza» aiutando così a identificare molte altre ragazzine che erano a rischio di sfruttamento sessuale nella città.

Nel gennaio del 2013 la città è caduta ancora una volta sotto il controllo del Parlamento. Questa volta è stato il borough council, il consiglio comunale, a finire sotto accusa della Commissione Affari Interni, per capire come mai ci fossero tutti quei ritardi nelle indagini.
Mr Vaz ha dichiarato che il consiglio non ha fatto niente di utile per le indagini fin dal 2010. «Nel Lancashire, l’anno precedente, ci furono 100 processi, ma nel South Yorkshire non ce ne fu nemmeno uno».

«Stiamo parlando di centinaia di vittime – ha continuato Vaz – di ragazzine vulnerabili, che non sono state protette».
Il capo del Council, Martin Kimer, si scusò con «le famiglie e le giovani vittime che sono state lasciate sole», stigmatizzando «il fallimento del sistema».
Era stata commissionata anche un’inchiesta indipendente, nel settembre del 2013, per esaminare quanti casi erano stati presi in cura dai servizi sociali dal 1997.
Nell’agosto del 2013, un membro del Council, Jahangir Akhtar, si dimise dopo che emerse la notizia che lui era a conoscenza di una relazione tra una ragazzina e un sospetto stupratore. Ma lui rispedì al mittente tutte le accuse.
Ma non è stato il solo a dover lasciare il posto. A luglio del 2014, il sindaco della città, Barry Dodson è stato costretto a dimettersi dopo che gli furono rivolte delle accuse di stupro: avrebbe molestato una ragazzina di 13 anni nel 1987. Non ha rilasciato dichiarazioni.

Al momento la South Yorkshire Police dice di avere 29 persone accusate di sfruttamento sessuale di bambini a Rotherham. Ma non stima ancora, precisamente, quanti possano essere gli uomini ancora da sentire e, in caso, perseguire.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ixlam e ixlameghi

Messaggioda Berto » lun gen 11, 2016 11:37 pm

Marsiglia, 16enne assale docente ebreo con machete: “Ho agito per Isis e Allah”
L’insegnante, 35 anni, è stato assalito alle spalle dal ragazzo e ferito alla schiena e a un braccio. L'assalitore è di nazionalità turca, di origini kurde, studia in un liceo e, ha spiegato il procuratore della Repubblica, "è un bravo studente, senza alcun precedente, né giudiziario, né psichiatrico. Sembra corrispondere al profilo di una persona radicalizzata su internet"
di Leonardo Martinelli | 11 gennaio 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... ah/2365558

E’ accaduto stamani, in piena città, a Marsiglia: un ragazzo di 16 anni ha aggredito l’insegnante di una scuola ebraica, che portava in testa una kippa, il tipico copricapo. L’ha preso a colpi di machete ma lui si è difeso e si è salvato. Inizialmente i media avevano indicato che l’aggressore era uno squilibrato. E, invece, man mano che le indagini vanno avanti, affiora un’altra verità: si tratta di un ragazzo finora normale, bravo studente, che, come da copione, si è “radicalizzato” su internet, aderendo ai dettami di Daesh. Come indicato nel pomeriggio da Brice Robin, procuratore della Repubblica, “siamo dinanzi, con tutta evidenza, a un’aggressione a carattere antisemita e premeditata”.

L’insegnante, 35 anni, si stava dirigendo verso l’Istituto franco-ebraico di Marsiglia. Si trovava a poche decine di metri dalla scuola, quando è stato assalito alle spalle dal ragazzo. Con il machete lo ha ferito alla schiena e a un braccio. Ma il docente ha cercato di resistere e si è addirittura difeso dai colpi con i libri della Torah, che teneva in mano.

L’aggressore, a quel punto, ha lasciato cadere il machete per terra ed è fuggito. L’insegnante gli è corso dietro almeno per una cinquantina di metri. Dieci minuti dopo è stato fermato dalla polizia. Addosso gli è stato trovato anche un coltello con una lama di ceramica, con il quale ha riconosciuto che avrebbe voluto ferire dei poliziotti. “Secondo la vittima – ha sottolineato il procuratore – il ragazzo voleva ucciderlo”. Non solo: “Ha rivendicato l’aggressione – ha aggiunto il magistrato – dicendo di aver agito in nome di Allah e dello Stato islamico. E ripetendo a più riprese che aveva compiuto l’assalto in nome di Daesh, perché i musulmani di Francia disonorano l’islam e l’esercito francese difende gli ebrei”.

Ma chi è quest’adolescente? Di nazionalità turca e di origini kurde, studia in un liceo di Marsiglia e, come affermato da Robin, “è un bravo studente, senza alcun precedente, né giudiziario, né psichiatrico. Sembra corrispondere al profilo di una persona radicalizzata su internet”.

Un’aggressione che arriva meno di due mesi dopo un’altra, ancora di un insegnante ebraico, nel nord di Marsiglia. In città abitano più di 70mila ebrei. A condannare quanto accaduto è intervenuto addirittura François Hollande, il presidente, che lo ha qualificato di “atto ingiustificabile”. Su Twitter il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve, ha parlato di “una rivoltante aggressione antisemita”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ixlam e ixlameghi

Messaggioda Berto » dom mar 20, 2016 9:28 pm

Il diritto all’eresia, sconosciuto all’islam, allontana il dialogo con l’occidente
"E’ possibile un dialogo fra musulmani e cristiani?”. Questo è l’interrogativo che è al centro del libro “La tragedia del diavolo. Fede, ragione e potere nel mondo arabo”. Rileggere il siriano al-Azm con le lenti di Salvemini
di Luciano Pellicani | 19 Marzo 2016

http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/03/ ... e_c292.htm

"È possibile un dialogo fra musulmani e cristiani?”. Questo è l’interrogativo che è al centro del libro “La tragedia del diavolo. Fede, ragione e potere nel mondo arabo” (pubblicato da Luiss University Press e di cui il Foglio ha scritto martedì scorso) al quale il suo autore – l’intellettuale siriano Sadik al-Azm – ha dato una risposta negativa. E si capisce facilmente perché. Nel Dar al islam non è accettato ciò che, da tempo, la stragrande maggioranza dei cristiani considera un valore cardinale: quello che Gaetano Salvemini – nel memorabile discorso da lui tenuto durante il Congresso degli intellettuali che si svolse a Parigi nel 1935 – riteneva essere la base assiologia della civiltà occidentale: “Il diritto di essere eretici”.

Certo, il diritto di essere eretici non è punto nato dal ventre del cristianesimo. Tutto il contrario. Lo ha riconosciuto l’autorevole costituzionalista cattolico Ernst-Wolfgang Böckenförde, così esprimendosi: “La libertà religiosa deve la sua origine non alle chiese, né ai teologi e neppure al diritto naturale cristiano, bensì allo Stato moderno, ai giuristi e al diritto razionale moderno”. E lo ha anche riconosciuto Enzo Bianchi così argomentando: “Essendo la presenza nemica del demonio al cuore della creazione, è costitutiva della vita cristiana la lotta contro satana, l’avversario, il diavolo, il nemico, l’accusatore, il seduttore di tutta la terra, il principe di questo mondo”. Di qui – prosegue il priore di Bose – il fatto che i cristiani “hanno voluto dare il nome di nemico a una presenza storica precisa che aveva il torto di essere semplicemente altra, diversa, combattendola con le armi e le persecuzioni fino all’annientamento”.

Che cosa, allora, ha posto fine alla visione demonizzante del diverso e alla sadica caccia all’eretico? La riposta ce l’ha data, fra gli altri, il famoso teologo cattolico Hans Küng: la rivoluzione culturale operata dall’Illuminismo, senza la quale “si sarebbe continuato a bruciare eretici e torturare persone”. È accaduto così che – pur tra mille resistenze e mille conflitti – è nato quello che si può senz’altro chiamare “cristianesimo post-illuministico”, il quale ha avuto la sua massima espressione nel Concilio Vaticano II, energicamente voluto da quel grandissimo Papa laico che fu Giovanni XXIII. Un Concilio che stabilì la netta separazione fra la sfera dello stato e la sfera della chiesa. Una cosa – questa – affatto estranea all’islamismo, nel quale potere temporale e potere spirituale sono fusi e confusi. Donde l’elevazione, in molti paesi del Dar al islam, della sharia a legge di stato. Donde altresì l’accanito rifiuto, da parte degli ulema, di leggere criticamente il Corano. Tant’è che al-Azm fu arrestato per “aver offeso la religione”. Una cosa, oggi, inconcepibile nel mondo cristiano o, più precisamente, concepita solo dalle sette fondamentaliste americane che chiedono l’abbattimento del muro di separazione fra lo Stato e la religione con il dichiarato proposito di condurre una vera e propria guerra santa contro l’islam.

La conclusione cui perviene al-Azm è che, perché sia possibile un dialogo costruttivo fra cristiani e musulmani, è essenziale che la fenomenologia religiosa sia studiata adottando la metodologia scientifica. Ma è esattamente ciò che rifiutano pregiudizialmente i “dottori della Sharia”. E ciò accade a motivo del fatto che nel Dar al islam non c’è stata la rivoluzione illuministica grazie alla quale si è formata quella che Peter Gay ha chiamato “cristianità pagana” centrata sul dialogo permanente fra Atene (la Città secolare) e Gerusalemme (la Città sacra). Quel dialogo – conviene ribadire la cosa – che non potrà esserci fino a quando il virus della cultura laica non avrà contagiato le élite del Dar al islam.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Ixlam e ixlameghi

Messaggioda Berto » lun mar 21, 2016 12:12 am

Intervista a Robert Spencer: “Ci hanno convinto che criticare il terrorismo jihadista sia sbagliato”
Niram Ferretti
20 marzo 2016

http://www.linformale.eu/intervista-a-r ... -sbagliato


Robert Spencer il combattivo direttore-fondatore del sito Jihad Watch, (L’osservatorio sul Jihad) e co-fondatore con Pamela Geller della SIOA (Stop Islamization of America), è un personaggio scomodo. Fa parte di quel gruppo di autori e studiosi occidentali i quali rifiutano la vulgata corrente dell’Islam come religione della pace e ne mostrano un volto assai meno confortante.

Autore di numerosi libri sull’argomento-in italiano è stato tradotto, “Guida politicamente scorretta all’Islam e alle Crociate”,-pochi sanno padroneggiare con altrettanta micidiale competenza (la sua conoscenza della letteratura religiosa islamica e della storia dell’Islam è formidabile) un dibattito sull’argomento. Ne sanno qualcosa i musulmani ortodossi che si sono confrontati con lui.

Naturalmente, Robert Spencer è considerato “islamofobo” come tutti coloro i quali, andando contro corrente, criticano l’Islam. Non a caso, insieme a David Horowitz ha scritto un opuscolo dal titolo emblematico: “Islamofobia, il reato totalitario del nuovo millennio”.

Mr. Spencer, oggi intorno all’Islam è stato creato un cordone sanitario. È l’unica religione mondiale che non si può criticare se no si viene immediatamente accusati di “islamofobia”. Come mai, secondo lei, si è creata questa situazione?
Gruppi filo-islamici di solito legati a Hamas e ai Fratelli Musulmani, insieme ai loro alleati di sinistra si sono uniti in uno sforzo comune per stigmatizzare qualsiasi critica nei confronti dell’Islam e la possibilità di discutere sulle radici del jihadismo nei testi e negli insegnamenti islamici. Di fatto sono riusciti a convincere la gente che sia in qualche modo moralmente sbagliato criticare il terrorismo jihadista e l’oppressione che consegue dalla sharia.

Non si può certo affermare che tutti i musulmani siano a favore del jihad. Eppure è anche l’unica religione che fa una grande fatica ad elaborare un discorso critico e di condanna esplicita della violenza che nasce al proprio interno. Perché?
La critica dell’Islam è proibita dalla legge islamica. Siccome i jihadisti usano i testi e gli insegnamenti dell’Islam per giustificare la violenza e l’oppressione e per reclutare musulmani pacifici, molti musulmani ritengono che persino criticare la violenza del jihad significhi criticare l’Islam medesimo e dunque si sottomettono all’interdizione nei confronti di questo tipo di critica.

In uno dei suoi libri, il grande islamologo tedesco del secolo scorso, Goldziher, ha scritto, “Maometto è il profeta della lotta e della guerra…Ciò che egli fece inizialmente nell’ambito arabo vale come testamento per i suoi seguaci: lotta contro gli infedeli, estensione non tanto della propria fede quanto della propria sfera di potere, che è la sfera di potere di Allah. I combattenti dell’Islam devono innanzitutto sottomettere più che convertire gli infedeli”. Quanto è vero oggi?
Lo è al 100%. L’esempio di Maometto resta quello principale per i musulmani in quanto nel Corano (33:21) il Profeta è ritenuto il modello supremo da emulare. Come ha scritto Goldziher il Corano ingiunge la sottomissione degli infedeli e l’estensione su di loro della sfera di potere dell’Islam, non la loro conversione.

Da diversi decenni assistiamo a un fenomeno singolare, l’adesione di molti intellettuali, prevalentemente di sinistra, sia in Europa che negli Stati Uniti a una ben precisa narrazione secondo la quale il terrorismo islamico non è veramente islamico ma è un prodotto di cause esterne e fondamentalmente dell’Occidente. Quali sono secondo lei i motivi di questo atteggiamento?
Questi intellettuali seguono le orme degli antenati che respingono e aborrono. Hanno adottato inconsciamente un paternalismo da “fardello dell’uomo bianco” nel ritenere che i musulmani non possano agire spontaneamente e in virtù delle loro credenze ma solo reagire alle depredazioni dell’Occidente. Secondo la loro supposizione inconscia solo gli occidentali non musulmani sono in grado di agire responsabilmente e razionalmente.

Recentemente Ayan Hirsi Alì ha proposto la seguente distinzione in ambito musulmano, tra i musulmani di Medina e quelli della Mecca. I primi, circa 48 milioni, sarebbero coloro i quali sono a favore dell’imposizione con la forza della sharia e a favore di un Islam immutato rispetto al VII secolo, i secondi, quelli che vivono in una tensione con la modernità e in uno stato di ‘dissonanza cognitiva”. È d’accordo?
No. Penso che ci siano molto più di 48 milioni di musulmani i quali sono a favore dell’imposizione della sharia e di una versione dell’Islam immutata dal VII secolo. Questo non significa, tuttavia, che siano disponibili o in grado di agire in base a queste convinzioni.

In un discorso che ha fatto scalpore all’università del Cairo di Al Azhar, il presidente egiziano Al Sisi davanti a una platea piena di autorità religiose ha affermato che la violenza islamica è legata alla religione. Come vede Al Sisi e ritiene che ciò che ha detto abbia importanza?
Le sue parole sono vere e necessarie. Ciò che colpisce, tuttavia è che nessuna autorità religiosa musulmana in Egitto o altrove abbia accolto la sua richiesta per una riforma e si sia messa a lavorare per raggiungere questo obbiettivo.

Nel suo libro “Jihad and Jew hatred”, Matthias Kuntzel ha scritto, “La divisione del mondo in una sfera islamica e una non-islamica spiega in parte l’odio che il musulmano ortodosso prova per Israele…Molti musulmani vedono la situazione in Palestina come una versione moderna dell’originario antagonismo tra Maometto e gli ebrei, con il risultato che considerano l’espulsione e l’uccisione degli ebrei del settimo secolo il modello per la politica corrente nei confronti di Israele”. Ritiene che abbia ragione?
Sì, del tutto. L’antagonismo di Maometto nei confronti degli ebrei per i musulmani è storia sacra e un paradigma per la loro interazione con loro e Israele.

Solo interpretando il Corano letteralmente è possibile giungere alla sua verità. Così affermano i rigoristi, i “puri” salafiti e wahabiti. Così afferma e mette in pratica l’ISIS. Il problema dell’Islam è fondamentalmente un problema di adesione alla lettera?
Sì. Qualsiasi riforma dell’Islam verso il pluralismo e una coesistenza pacifica ed egualitaria con gli infedeli dovrebbe incardinarsi su un esplicito rifiuto del letteralismo coranico.

Come ultima domanda veniamo agli Stati Uniti, il suo paese. Abbiamo visto come l’Amministrazione Obama abbia costantemente mitigato fino di evitare accuratamente di nominarlo ogni riferimento tra il terrorismo di matrice islamica e la sua origine religiosa. Sappiamo che gli Stati Uniti hanno un legame economico importante con l’Arabia Saudita, un regime si stretta osservanza wahabita. Cosa deve cambiare secondo lei nel rapporto tra Stati Uniti e mondo arabo-musulmano?
Le alleanze che promuovono le ideologie che danno vita al terrorismo jihadista vanno spezzate (come, ma non solo, quella con l’Arabia Saudita) e vanno formate nuove alleanze con quei paesi i quali, come gli Stati Uniti, si confrontano con la minaccia rappresentata dal jihad.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Precedente

Torna a Islam

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite