Nazismo maomettano e hitleriano, il caso afgano

Nazismo maomettano e hitleriano, il caso afgano

Messaggioda Berto » gio ago 19, 2021 8:25 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Nazismo maomettano e hitleriano, il caso afgano

Messaggioda Berto » gio ago 19, 2021 8:26 pm

Indice

1)
Perché il nazismo razzista hitleriano tedesco con le sue varianti alleate il fascismo italiano e lo Shōwa giapponese, è stato combattuto fino alla sua completa distruzione, mentre il nazismo maomettano no come nel caso dell'Afganistan dove l'occidente dopo 20 anni inconcludenti e sprecati si è ritirato?
Perché nel caso del conflitto con il nazismo hitleriano e suoi alleati complici, l'occidente euro americano era unito e determinato e non aveva alcuna remora morale nel condurre la guerra e nel vincerla ad ogni costo (bombardamenti di Dresda, di Hiroshima e Nagasaki), mentre nel caso del nazismo maomettano afgano l'occidente euroamericano è profondamente e visceralmente diviso al suo interno con posizioni conflittuali ferocemente inconciliabili che impediscono e inibiscono la determinazione politica e militare e la conseguente necessaria vittoria.
Quello afgano è solo un esempio di come l'occidente stia di fronte al nazismo maomettano mondiale.
Un po' come in Vietnam contro il comunismo che oggi è alleato del nazismo maomettano.

2)
“Noi americani non abbiamo mai capito niente dell'Islam"

3)
Ma chi sono i talebani?
Sono la variante afgana di Al-Qāʿida, del l'Isis, di Boko Haram, e altri.
Sono i veri mussulmani, i veri seguaci di Maometto, i veri credenti nell'idolatria islamica terrorista, assassina, sterminatrice, proprio come lo fu Maometto il loro maestro. Bergoglio li chiamerebbe i veri credenti islamici, uomini di fede.

4)
Migranti, profughi e clandestini afgani, no grazie, arrangiatevi!
Non sta a noi combattere e morire per gli afgani e accogliere e mantenere chi non combatte per la sua libertà, la sua dignità, la sua vita contro il male nazi maomettano.
Se non combattono i talebani significache condividono con i talebani l'inciviltà idolatra islamica e la sua sharia.

5)
L'infernale alleanza tra i social internazi comunisti sessantottini come Gino Strada e la Boldrini i fanatici dei diritti dei presunti ultimi e deboli della terra, i cristiani terzomondisti e social comunisti di Bergoglio antiamericani e antisraeliani e pieni di demenziali sensi di colpa, e i nazi maomettani di ogni dove, compresi quelli che ci hanno invaso e che ci stanno invadendo clandestinamente via mare e via terra (con il pretesto dell'asilo/aiuto politico, umanitario, economico) ogni giorno abusando e violando le convenzioni internazionali, i finti minorenni e il dirittto al ricongiungimento parentale, gli impropriamente detti Palestinesi che vorrebbero cacciare e sterminare gli ebrei, i Talebani come AlQaida, l'ISIS, BoKo Haram, tutti quelli che alimentano il suprematismo nero anti bianco negli USA e in Europa come gli antifa, i BLM e i neri islamici americani come la rifugiata somala Ilhan Omar, e tutti gli altri che non ho elencato e che si contraddistinguono nel sostenere la distinzione dell'Islam buono che non è mai esistito, dall'Islam cattivo che è sempre esistito come Islam da Maometto in poi.

6)
Biden e l'Afganistan

7)
Molti da più parti dicono che l'Occidente euro americano, USA e NATO doveva restare in Afganistan, ma io domando: a fare che e a spese di chi e per quanto tempo?

8)
Chi è causa del suo mal pianga se stesso!
Non sono i talebani il problema ma l'Islam, l'Islam che anche tu professi e promuovi con quel velo che indossi, come lo professano e lo promuovono tutti gli afgani compresi quelli che scappano come rifugiati o finti rifugiati.

9)
No aiuti all'Afganistan, non aiuti economici al popolo afgano con le nostre scarse risorse perché finirebbero al regime dei talebani, ai loro privilegiati di regime, poi ai nazi maomettani afgani in generale e ai nostri parassiti che gestiscono la cooperazione internazionale ricavandosi lauti compensi e una vita da nababbo.

10)
Libanizzazione o balcanizzazione dell'Europa.

11)
I buoni afgani

12)
L'Afganistan alla fame
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Nazismo maomettano e hitleriano, il caso afgano

Messaggioda Berto » gio ago 19, 2021 8:27 pm

1)
Perché il nazismo razzista hitleriano tedesco con le sue varianti alleate il fascismo italiano e lo Shōwa giapponese, è stato combattuto fino alla sua completa distruzione, mentre il nazismo maomettano no come nel caso dell'Afganistan dove l'occidente dopo 20 anni inconcludenti e sprecati si è ritirato?

Perché nel caso del conflitto con il nazismo hitleriano e suoi alleati complici, l'occidente euro americano era unito e determinato e non aveva alcuna remora morale nel condurre la guerra e nel vincerla ad ogni costo (bombardamenti di Dresda, di Hiroshima e Nagasaki), mentre nel caso del nazismo maomettano afgano l'occidente euroamericano è profondamente e visceralmente diviso al suo interno con posizioni conflittuali ferocemente inconciliabili che impediscono e inibiscono la determinazione politica e militare e la conseguente necessaria vittoria.
Quello afgano è solo un esempio di come l'occidente stia di fronte al nazismo maomettano mondiale.
Un po' come in Vietnam contro il comunismo che oggi è alleato del nazismo maomettano.




"Nel marzo del 2001, due monumentali statue del Budda costruite rispettivamente il 507 e il 554 dopo Cristo, capolavori scultorei dell’interazione culturale greco-buddista, vengono fatte saltare per aria a Bamiyan in Afghanistan dalla setta integralista islamica dei talebani, in quanto considerati simboli dell’idolatria e del passato pre-islamico impregnato di ignoranza e oscurità (jahiliyya), e dunque da cancellare definitivamente. 'Ci vorrà del tempo per spazzare completamente tutti questi rifiuti'. Sì, ma se si persevererà si potrà farlo.
Niram Ferretti
15 agosto 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Negli Stati Uniti, nell’estate del 2017, le statue del Generale Robert Edward Lee, a capo durante la guerra civile americana, dell’Armata della Virginia Settentrionale, che radunava le forze confederate, diventano, insieme ad altri simboli della Confederazione, oggetto di furiosi attacchi iconoclasti, in nome dell’'antirazzismo' e, nuovamente, di un passato da rimuovere, da abbattere, perché considerato criminale e criminale in quanto troppo 'bianco' e dunque razzista in quanto tale come per Edward Said era intrinsecamente razzista lo sguardo bianco sull’Oriente.
Cosa accomuna i fanatici della Giustizia Sociale che negli Stati Uniti vorrebbero distruggere una dopo l’altra tutte le statue rappresentanti i generali sudisti della Confederazione, gli anticlericali con berretto frigio, le Guardie Rosse maoiste, i talebani e i membri dell’ISIS che con esplosivi e picconate hanno distrutto reperti di inestimabile valore appartenenti a civiltà pre-islamiche? L’odio furente per il passato. Un passato interamente criminalizzato e da sostituire con un presente in cui il mondo sarà rifatto ab origine annichilendo tutto ciò che non si conforma a una visione purgata e 'virtuosa' della storia. Il canovaccio deve tornare bianco, come ben vedeva Mao. Su di esso si scriverà un nuovo inizio, quello della religione primigenia, l’Islam, verbo ultimativo e divino a cui ogni uomo dovrebbe conformarsi, oppure quello dell’era della Libertà, della Giustizia, della Ragione, dell’Essere Supremo Orologiaio o quello della Vittima, oggi il più gettonato. La Giustizia Sociale dei manifestanti americani progressisti e antirazzisti che hanno fatto precipitare dai cippi le statue in bronzo di militi sudisti per accanirsi su di esse con calci e sputi è qualcosa di molto antico, come sottolinea Dawn Perlmutter:
'Uccidere ritualmente una statua rappresenta una forma di pensiero magico, specificamente denominate ‘magia simpatetica’, la quale implica che si possa ferire, umiliare o uccidere una persona o danneggiare una sua immagine. E’ una espressione classica di iconoclastia politica: distruggi le statue del potere e rovescerai il loro controllo. Gli antichi egizi distruggevano i volti delle statue dei faraoni e cancellavano i loro nomi dai cartigli perché credevano che le statue contenessero lo spirito della persona'.
La Statua del Generale Lee e di altri generali dell’Unione insieme a quelle di semplici soldati, rappresentano un affronto permanente per i membri dei nuovi comitati di salute pubblica diffusi per il paese e sostenuti dal coro dell’autoflagellazione permanente bene incardinata accademicamente e mediaticamente, per la quale l’uomo bianco è colpevole permanentemente e con lui, inevitabilmente, tutta la tradizione occidentale.
Omero, Dante, Platone e Shakespeare sono da gettare anche loro, come Confucio ai tempi della 'rivoluzione culturale', nel cassonetto dei rifiuti, perché non più conformi alla vulgata risarcitoria che vorrebbe sugli altari della storia e della cultura i discendenti delle vittime della violenza “bianca”, “razzista” o “imperialista”. E’ una guerra culturale, quella in corso, e che viene da lontano, e ha, negli Stati Uniti, i suoi antecedenti nel radicalismo pacifista degli anni ’60 culminato nell’orgia di antipatriottismo e autodenigrazione cui diede la stura la Guerra in Vietnam, ma è anche guerra dai connotati religiosi, financo escatologici".
Così scrivevo, due anni fa, nel mio secondo libro dedicato a Israele, "Il Capro espiatorio: Israele e la crisi dell'Europa". Oggi, con l'esito dell'Occidente dall'Afghanistan e il ritorno al potere dei talebani, quelli originari, si crea una simbolica sutura tra di loro e i cosiddetti "cultural warriors" o i talebani occidentali del "woke" dello stare svegli, contro l'ingiustizia, soprattutto il razzismo. Ciò che li accomuna è descritto sopra, l'odio per l'Occidente e ciò che ha prodotto, per la sua tradizione millenaria, vista come oppressiva e ingiusta oppure sacrilega e barbara.
Uniti dalla stessa furia iconoclasta.


Ricordiamo che la guerra con l'Afganistan nazi maomettano inizia quando l'occidente scopre che Osama bin Laden l'autore dell'attentato terrostico stragista delle Torri Gemelle nel 2001 aveva trovato rifugio in Afganistan presso i talebani.
https://it.wikipedia.org/wiki/Attentati ... embre_2001


La guerra in Afghanistan, iniziata il 7 ottobre 2001, ha visto l'avvio delle ostilità con l'invasione del territorio controllato dai talebani, da parte dei gruppi afghani loro ostili dell'Alleanza del Nord, mentre gli USA e la NATO hanno fornito, nella fase iniziale, supporto tattico, aereo e logistico. Nella seconda fase, dopo la conquista di Kabul, le truppe occidentali, statunitensi e britannici in testa, hanno incrementato la loro presenza anche a livello territoriale per sostenere il nuovo governo afghano: Operazione Enduring Freedom.
L'amministrazione Bush ha giustificato l'invasione dell'Afghanistan, nell'ambito della guerra al terrorismo, seguita agli attentati dell'11 settembre 2001, con lo scopo di distruggere al-Qāʿida e di catturare o uccidere Osama bin Laden, negando all'organizzazione terroristica la possibilità di circolare liberamente all'interno dell'Afghanistan attraverso il rovesciamento del regime talebano. A dieci anni dall'invasione, il 2 maggio 2011, le forze statunitensi hanno condotto un'incursione ad Abbottabad, vicino Islamabad in Pakistan, uccidendo, nel suo rifugio, il leader di al-Qāʿida, Osama Bin Laden.
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_in ... 1-in_corso)


Chissà se è scappato o è stato ucciso!

“I Talebani bruciarono i miei libri, ma io sono ancora qui a venderli"
Intervista per la newsletter a Rais, il “libraio di Kabul”. I Talebani fecero un falò con i suoi volumi. Ora la minaccia del loro ritorno. "Non sono cambiati, sono gli stessi che distrussero i Buddha"
Giulio Meotti
29 Jun 2021

https://meotti.substack.com/p/i-taleban ... miei-libri

I Talebani lo hanno sbattuto in prigione con l'accusa di diffondere materiale “satanico”. Hanno sequestrato e bruciato i suoi libri in un grande falò pubblico. Shah Mohammed Rais girava il paese per diffondere la cultura afghana con la sua libreria ambulante dopo averla salvata dalla furia dei suoi inquisitori. È diventato Il libraio di Kabul, titolo di un celebre romanzo.

Rais, in quanto uno dei due soli librai a Kabul, era destinato a morire sotto il regime degli studenti di Allah, i talib, che vietavano alle donne di uscire sole da casa, che bandivano qualsiasi musica che non fossero le melodie coraniche lette rigorosamente da voci maschili, che imponevano il divieto di rasarsi, delle immagini, della danza nelle feste di matrimonio, per i sarti di confezionare vestiti alle donne. Fino alla censura totale per qualsiasi tipo di gioco o divertimento, sino all'embargo contro ogni volo di aquilone. Era il 1999 e gli squadroni inviati dal mullah Omar, molti dei quali non sapevano leggere, gettarono tra le fiamme le opere di Rais.

Decretarono che tutto il materiale stampato con immagini o dipinti di creature viventi non era islamico e doveva essere bruciato. Hanno distrutto libri nelle biblioteche di tutto il paese, inclusa la Biblioteca Nazionale di Kabul e la Biblioteca dell'Università di Kabul. Secondo un rapporto, 15 delle 18 biblioteche di Kabul sono state chiuse durante il governo dei talebani (1996-2001). In alcune città, tutti i libri sono stati distrutti e si pensa che in quel periodo siano andati perduti 80.000 libri. Pagine di libro ingiallite, innocenti cartoline, grandi opere di consultazione venivano sacrificate alle fiamme. Insieme ai ragazzi intorno al falò dei libri di Rais c'erano i soldati della polizia religiosa, armati di fruste, lunghi bastoni e kalasnikov. Erano persone che consideravano come nemici del popolo tutti coloro che amavano le immagini, i libri, le sculture, la musica, il ballo, i film e il libero pensiero. Era stato il dipartimento per la Repressione del Vizio e la Promozione della Virtù, meglio conosciuto come il dipartimento della Moralità, a decretare il suo arresto. Durante l'interrogatorio in carcere Sultan Khan si accarezzò la barba, della corretta lunghezza di un pugno, così come i talebani pretendevano. Si aggiustò lo shalwar kameez, anch'esso conforme allo standard talebano - tunica fin sotto al ginocchio, pantaloni fino alle caviglie. Ribatté con orgoglio: "Potete bruciare i miei libri, potete rendermi la vita difficile, potete anche uccidermi, ma non riuscirete mai a cancellare la storia dell'Afghanistan”.

Sono trascorsi vent’anni dall’inizio della guerra afghana, gli americani se ne stanno andando e l’ombra dei Talebani pesa ora sul futuro di quel paese. Rais è tornato a Kabul dopo un esilio in Norvegia. “Quando arriveremo a Kabul, arriveremo da conquistatori”, dicono ora i Talebani. Un anno fa hanno bruciato una scuola con 10.000 libri. E nelle aree sotto il loro controllo i Talebani hanno lasciato soltanto un quinto dei libri a disposizione, scrive il Wall Street Journal.

“I Talebani non sono cambiati ideologicamente, come estremisti islamici, come guerrieri, da quelli che bruciarono i miei libri” mi dice Rais per la newsletter. “Hanno provato a darsi un nuovo volto. L’Isis e i Talebani sono due facce della stessa medaglia, forzano le persone a farsi crescere la barba, impedire alle bambine di studiare, costringere le persone ad andare in moschea. Sono gli stessi che hanno distrutto i Buddha, i siti archeologici in Siria e Iraq, che qui uccidono le minoranze come gli Hazara. Sono parte di un progetto”. Lo scorso maggio, un attacco a una scuola di ragazze Hazara a Kabul ha fatto 85 morti.

Shah studia questa guerra da vent’anni e sta scrivendo un libro. “E’ iniziata nel 1995 quando i jihadisti decapitarono alcuni turisti danesi in Kashmir. Sto vendendo ancora libri, mi arrivano molte minacce perché percepiscono il mondo moderno come una minaccia. Gli afghani hanno sempre amato molto leggere. E sono felice di servirli. Il grande poeta Rumi racconta di un elefante in una stanza oscura. Chiese di descriverlo senza vederlo. Tutti lo toccarono al buio. E ognuno diede una descrizione sbagliata dell’animale. E’ difficile per il mondo capire questo paese”.

Smettere di vendere libri per timore di attacchi? “Mai, apro ancora ogni mattina”.


La lezione Afghana e Israele
Pasquale Mammoliti
16 agosto 2021

https://www.facebook.com/DonMammoliti/p ... 4920612403

Fratelli e sorelle, la lezione Afghana non e' quella che raccontano Repubblica e tutti i vari giornaletti sinistroidi che gongolano per la "sconfitta" Americana. La lezione viene in realta' da molto lontano, in primis dai Romani i quali avevano capito che le "mezze guerre" non solo non servono ma quasi sempre hanno un effetto boomerang. Le guerre si combattono per vincerle, NON tanto per combatterle. Purtroppo il veleno del politicamente corretto si è insinuato anche nella dottrina militare e oggi nessuno Stato, USA compresi, puo' permettersi di combattere una guerra per vincerla senza compromessi al ribasso. Lo vediamo con Israele, per la quale l'Afghanistan e' un monito da tenere in serissima considerazione. Continuare solo a "contenere" un nemico mortale che gioca con il fattore tempo e quello demografico e' la strategia perfetta per farsi annientare. Difficile dire "quando" succedera' ma impossibile negare che NON succedera'. Preghiamo


Pasquale Mammoliti
Sui giornaletti di sinistra oggi e' tutto un paragone tra la performance Russa e quella Americana....i Russi "avrebbero fatto meglio"....gli "esperti" di Repubblica ignorano che i Russi invasero l'Afghanistan anche e soprattutto perche' bisognosi di un teatro di guerra. Puo' sembrare incredibile ma non combattevano una guerra sul campo dalla fine della II Guerra Mondiale....non hanno mai avuto l'intenzione ne' di vincerla ne' di rimanere in Afghanistan. Non a caso ruotarono tutte le unita' che poterono per fargli acquisire esperienza di combattimento. Per gli Americani la storia e' un po' diversa ma neanche loro hanno mai provato (o potuto?) a vincere la guerra ne' tantomeno nessuna amministrazione si sarebbe mai sognata di rimanere in un Paese non certo "strategico" da nessun punto di vista. Resta il fatto che quando si ritirano loro, gli Americani brutti sporchi & cattivi, restano solo tagliagole islamici o dittatorelli con le camice rosse.....tutto il resto e' fuffa. Preghiamo

Ferruccio Pesenti
In Afghanistan nessuno ha mai vinto da Serse ai Russi e ora agli Americani , per il semplice motivo che si combatte contro una IDEA , OGGI CORANO . INFATTI IL NEMICO SONO " STUDENTI CORANICI " per cui se combatti gli effetti di una malattia , ma non la causa fai un buco nell' acqua

Alberto Pento
Ferruccio Pesenti Infatti bisognerebbe attaccare il cuore e la testa dell'Islam: Maometto, Il Corano e Allah ma così facendo si provocherebbe l'intero mondo islamico e si andrebbe ad un guerra mondiale cruentissima ma da portare sino in fondo, sino alla distruzione del male, costi quello che costi, ne trarrebbe vantaggio l'intera umanità.



??? Non condivido !!!
La profezia di Oriana Fallaci si avvera
Pier Franco Quaglieni
17 Agosto 2021

https://iltorinese.it/2021/08/17/la-pro ... si-avvera/

Solo chi è sprovveduto o è in malafede può disconoscere che il ritiro degli USA e della NATO dall’ Afghanistan non abbia un contraccolpo immediato e drammatico sulla ripresa del terrorismo islamico, in questo caso non islamista, secondo un linguaggio vellutato e falso, usato in Europa quando gli attentati erano all’ordine del giorno e si voleva disperatamente separare l’ Isis da un Islam moderato che è sempre più difficile individuare. La vittoria talebana a Kabul darà una spinta a tutto l’ Islam nel suo complesso e renderà vane certe distinzioni. Viene fuori in maniera lampante il fallimento della politica estera americana espressa da quattro presidenti che, alla luce di questi fatti, rivelano tutta la loro mediocrità . Balza in tutta evidenza l’impossibilità di esportare la democrazia ,ma anche l’inconciliabilità tra Islam e Occidente ,come aveva sostenuto Oriana Fallaci. Sulla lunga distanza appaiono velleitari i tentativi di portare alla normalità un paese contro il quale dovettero desistere a combattere anche i sovietici, i cui eredi putiniani gioiscono di fronte al fallimento degli Americani che stanno vivendo un nuovo Viet – Nam, camuffato dai goffi tentativi di Biden a cui spero nessuno vorrà conferire il Premio, Nobel Biden si rivela un omino inadeguato e attempato che è stato votato solo per eliminare Trump, una mina vagante in primis per il futuro degli Americani Davvero l’Afghanistan è invincibile come i Parti o i Germani di fronte a cui l’invitta potenza romana dovette fermarsi? Un esercito afghano addestrato e ben equipaggiato si è sciolto come neve al sole, il presidente afghano è scappato con la scusa di non provocare altre morti, un ritornello che piace molto ai pavidi ed opportunisti fuggiaschi che si succedono nella storia. La NATO, già minata dalla folle politica di Trump, non c’è più. Un elemento che avrà conseguenze storiche imprevedibili. Che dei guerriglieri dalle idee medievali e dai modi selvaggi obblighino l’Occidente a far fagotto in fretta e furia è un segno grave dei tempi che forse neppure Maurizio Molinari nei suoi lucidi libri aveva previsto. Che differenza tra il direttore de “ La Stampa “ che fa sue le analisi di Gino Strada erette a testamento e il predecessore Molinari che viveva scortato perché aveva denunciato la situazione esplosiva della Jjadd con coraggio e limpida freddezza. C’è stato un periodo in cui io stesso, amico di Oriana Fallaci negli anni dopo l’11 settembre, avevo considerato le sue denunce da archiviare perché legate ad un tempo andato. Sbagliavo clamorosamente. Non so chi vincerà o chi soccomberà, non so quale sarà la direzione che prenderà la storia dell’ umanità, ma occorre riprendere i libri della Fallaci che costituiscono l’ultima trincea ideale in cui combattere per la civiltà occidentale minacciata oggi come non mai. Una civiltà laica e cristiana, anche se c’è chi tace per opportunismo, in difesa della quale bisogna resistere ad ogni costo. Oggi occorrerebbe un Churchill e uno Stalin per fronteggiare il nuovo mostro, il nuovo nazismo islamico. Gli statisti in campo sono pallide comparse del tutto incapaci di reagire. Eppure Carlo Magno riuscì a ricacciarli indietro, come fece il Principe Eugenio alle porte di Vienna ,ma erano altri tempi e soprattutto altri uomini. Il nostro destino forse sarà quello di affidarci ai Cinesi. Un’ipotesi terrorizzante che ci impedisce di prendere sonno, in attesa di una nuova TeleKabul anche in Italia che ci dia le direttive da seguire. Le premesse ci sono già tutte oggi.
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Re: Nazismo maomettano e hitleriano, il caso afgano

Messaggioda Berto » gio ago 19, 2021 8:27 pm

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Re: Nazismo maomettano e hitleriano, il caso afgano

Messaggioda Berto » gio ago 19, 2021 8:29 pm

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Re: Nazismo maomettano e hitleriano, il caso afgano

Messaggioda Berto » gio ago 19, 2021 8:30 pm

2)
“Noi americani non abbiamo mai capito niente dell'Islam"

Giulio Meotti
10 agosto 2021

https://meotti.substack.com/p/noi-ameri ... mai-capito

Quando due giorni fa i Talebani hanno conquistato Kandahar, la prima cosa che hanno fatto è occupare la radio e rinominarla “Voce della Sharia”. Poi, a Herat, dove fino a poche settimane fa c’erano i soldati italiani, hanno nominato un imam che imporrà la sharia a capo degli Affari femminili. Sharia…È la parola chiave e tabù. Traduco l’articolo più illuminante su quanto sta accadendo in Afghanistan. I motivi profondi, culturali, della grande disfatta occidentale in pochi giorni. Lo ha scritto sulla National Review Andrew C. McCarthy, il procuratore anti-terrorismo che ha perseguito molti quadri di Al Qaeda, come lo sceicco Omar Abdel-Rahman, responsabile del primo attentato al World Trade Center nel 1993, e i terroristi islamici che hanno colpito le ambasciate americane in Kenya e Tanzania.

Arrivare alla responsabilità per i rivoltosi del Campidoglio non è sufficiente, ci viene detto. I progressisti insistono che deve esserci una resa dei conti per l'‘insurrezione’ del 6 gennaio perché punire i rivoltosi non è sufficiente per sconfiggere il vero nemico: il suprematismo bianco. È una rappresentazione fumettistica della realtà. Nessun sistema di idee è più disprezzato negli Stati Uniti del suprematismo bianco. Per la maggior parte di noi, è una perversione dell’idea che siamo tutti creati a immagine di Dio, tutti uguali nella dignità umana e tutti uguali agli occhi della legge. Per la sinistra, tuttavia, il suprematismo bianco è un'astrazione conveniente; una che dia agli opportunisti le basi necessarie per costruire una distopia del ‘razzismo sistemico’, il loro percorso per influenzare e trarne profitto.

I progressisti sono ciechi nei confronti di una forma molto più minacciosa di violenza ideologica a favore di una visione suprematista e discriminatoria della società. Non il suprematismo bianco, ma il suprematismo della sharia. Non hanno mai voluto riconoscerlo, tanto meno affrontarlo.

E ora l'inevitabile sta arrivando, in tutto l'orrore di cui alcuni di noi hanno a lungo messo in guardia. I talebani sono in perfetto orario nel loro tentativo di riconquistare l'Afghanistan entro l'11 settembre, il ventesimo anniversario delle atrocità eseguite da al-Qaeda - una rete jihadista alla quale i talebani hanno consapevolmente e volontariamente dato rifugio mentre tramavano contro, e ripetutamente attaccato, gli Stati Uniti.

I talebani e al-Qaeda sono pronti, entro la data dell'anniversario, a essere forti come lo erano stati nei tre anni precedenti l'11 settembre, durante i quali, con i suoi rifugi sicuri assicurati dalla supremazia della sharia, la rete jihadista ha bombardato le ambasciate statunitensi nell'Africa orientale e ha quasi affondato un cacciatorpediniere della Marina degli Stati Uniti. In realtà, ho sottovalutato la questione. Mentre inghiottono più province di giorno in giorno, i talebani stanno conquistando le regioni settentrionali che non hanno governato quando erano in carica. Fa tutto parte di un piano di vecchia data per conquistare l'Afghanistan mentre le forze statunitensi sono ancora una presenza in ritirata, proiettando così l'immagine dei talebani che inseguono un nemico umiliato - un'immagine che il presidente Biden sembra ancora più ansioso di sostenere di quanto non fosse Trump.

Riuscite a immaginare, quindi, che risate devono essersi fatti i talebani per l'ammonimento farsesco dell'inviato americano Zalmay Khalilzad e ripreso dalla portavoce di Biden Jen Psaki, che se i talebani non smettono di fare ciò che hanno detto a tutti che avrebbero fatto per 20 anni - cioè, sconfiggere gli Stati Uniti e riconquistare il paese - gli Stati Uniti faranno in modo che gli venga negata. . . sì . . . la legittimità internazionale?

Non importa che la Cina, la Russia e l'Iran stiano già abbracciando i talebani, per meglio strofinare a terra il naso di Washington quando Kabul crollerà. Come Khalilzad ben sa, i talebani se la sono cavata bene senza legittimità internazionale l'ultima volta che hanno governato. Erano riconosciuti dall'Arabia Saudita, la fonte del suprematismo della sharia (da cui proveniva l'emiro di al-Qaeda Osama bin Laden, per non parlare di 15 dei 19 dirottatori suicidi), i compagni dei sauditi negli Emirati Arabi Uniti e il nostro ‘alleato’ del Pakistan, che, con la benedizione dell'amministrazione Clinton, ha generato i talebani come arma geopolitica. Era più che sufficiente.

I talebani non sono come gli ex colleghi del professor Khalilzad nella sala della facoltà della Columbia. Non bramano legittimità internazionale. Trovano che il concetto stesso, che ricorda il dominio globale occidentale, sia anatema. Non hanno mai voluto essere noi. Si definiscono anti-noi.

Il nome talebani significa ‘studenti’. Ciò di cui sono studenti è la sharia, l'antico codice legale e la struttura sociale dell'Islam, come l'hanno interpretata i fondamentalisti dal X secolo.

Un'amministrazione americana dietro l'altra ha creduto di poter sopprimere il terrorismo jihadista e democratizzare il Medio Oriente ignorando o cooptando la sharia. La legge fondamentale dell'Islam, tuttavia, è la logica del jihadismo e la base implacabile della resistenza islamica alla legge e ai costumi occidentali. Nella sua svolta wilsoniana, George W. Bush ha insistito sul fatto che ‘il desiderio di libertà risiede in ogni cuore umano’. Ma il cuore pulsante delle culture islamiche fondamentaliste è la sharia – in arabo, il ‘sentiero’ – che conduce all'ideale della totale sottomissione ad Allah. Questo ideale è essenzialmente l'opposto della libertà che aveva in mente Bush.

Il suprematismo bianco non ha causato la rivolta al Campidoglio, né è indicativo del razzismo negli Stati Uniti. Ma il suprematismo della sharia ha causato l'11 settembre. È anche la ragione per cui esistono organizzazioni come i talebani, al-Qaeda, ISIS (una fazione separatista di al-Qaeda) e Hezbollah (l'istanza sciita appoggiata dall'Iran del jihadismo rivoluzionario). Se ognuna di queste organizzazioni fosse smantellata, il jihadismo esisterebbe ancora. Nuove fazioni jihadiste sarebbero sorte e continuerebbero a prendere di mira l'Occidente, perché l'ideologia animatrice, il suprematismo della sharia, rimarrebbe viva e vegeta.

Khalilzad, un umanitario brillante e ben intenzionato, è l'incarnazione della nostra imminente sconfitta. Era il diplomatico dell'amministrazione Bush che ha supervisionato la stesura della ‘nuova’ costituzione dell'Afghanistan del 2004. È un monumento all'illusione che la sharia e la libertà occidentale siano perfettamente compatibili - almeno, così è stato detto agli americani, mentre la stessa costituzione si è premurata di rendere la sharia la legge del paese. Naturalmente, l'ambasciatore Khalilzad è stato tra i più scioccati quando gli apostati hanno continuato a essere condannati a morte, sebbene tali condanne fossero perfettamente compatibili con la costituzione, nonostante il suo impegno a parole per i diritti civili e la giustizia sociale.

Khalilzad (come il Dipartimento di Stato di Obama prima di lui) ha negoziato anche se i talebani si sono rifiutati di riconoscere al governo di Kabul per cui avevamo speso più di 2.000 vite e un trilione di dollari. Gli stessi talebani che Khalilzad e il Dipartimento di Stato hanno accettato con deferenza come ‘Emirato islamico dell'Afghanistan’.

L'amministrazione Clinton ha guardato dall'altra parte alla creazione dei talebani e non ha fatto nulla per dare rifugio ad al-Qaeda. L'amministrazione Bush ha insistito sul fatto che i talebani non erano nostri nemici e il suo Dipartimento di Stato ha rifiutato di designare i talebani come organizzazione terroristica. L'amministrazione Obama ha elevato i talebani a partner di pace degni di negoziati anche se i talebani si sono accordati con l'Iran e al-Qaeda nelle operazioni contro le truppe americane. L'amministrazione Trump ha preteso che si potesse porre fine a una ‘guerra per sempre’ senza perdere contro i talebani semplicemente andandosene, anche se i funzionari sapevano di aver bisogno di fuorviare gli americani sulle intenzioni e sulla lealtà dei talebani. E ora Biden arriva a presiedere quello che sarà il momento americano più vergognoso sulla scena mondiale dalla caduta di Saigon nel 1975.

Nonostante tutto, i talebani non hanno mai vacillato nella loro ostilità verso gli Stati Uniti, i loro giuramenti che alla fine avrebbero vinto e la loro convinzione che una superpotenza timorosa di condannare l'ideologia che catalizza la sua opposizione non è seria nel combattere.

Venti anni dopo. . . siamo ancora dove eravamo il 10 settembre 2001.


Dichiarazione di Donald J. Trump, 45° Presidente degli Stati Uniti d'America
L'Osservatore Repubblicano
13 agosto 2021

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 6730155329

"Un tragico disastro in Afghanistan, un confine completamente aperto e infranto, la criminalità a livelli record, i prezzi del petrolio alle stelle, l'inflazione in aumento e il mondo intero che si approfitta di noi - Vi manco già?



I Talebani sono già a Londra
Giulio Meotti
13 agosto 2021

https://meotti.substack.com/p/i-taleban ... a-a-londra

“Esecuzioni e matrimoni forzati sotto i Talebani”, racconta il Wall Street Journal di oggi, mentre i lapidatori sono già alle porte di Kabul, dopo aver riconquistato in una settimana tutte le grandi città afghane, da Herat a Kandahar, da Lashkar Gah a Mazar-i Sharif, lasciando a terra 1.000 vittime. Le ambasciate occidentali stanno già evacuando il personale, in una sorta di Saigon islamica dopo vent’anni di ormai inutile presenza nel paese. Ma c’è la sensazione in Occidente che questa catastrofe non ci riguardi più. Sbagliamo.

“Quando l'Unione Sovietica si ritirò dall'Afghanistan il movimento islamico Deobandi divenne la base religiosa dei Talebani che governarono l'Afghanistan fino al 2001” racconta un dossier dell’accademia americana di West Point. “Molti leader e combattenti Talebani studiarono nei seminari Deobandi. Il mullah Omar, il capo dei Talebani, è il prodotto di un seminario Deobandi. E l'attuale leadership Talebana in Afghanistan e Pakistan ha studiato nei seminari Deobandi”.

Ora, la metà delle moschee britanniche è sotto il controllo dello stesso movimento islamico da cui sono usciti i Talebani. I Deobandi ora gestiscono 738 delle 1.600 moschee britanniche, secondo un rapporto della polizia rivelato dal Times. 17 dei 26 seminari islamici britannici sono gestiti dai Deobandi e producono l'80 per cento di religiosi musulmani attivi in Inghilterra. 59 delle 75 moschee in cinque città – Blackburn, Bolton, Preston, Oldham e Burnley – sono gestite da Deobandi. Mettono al bando l'arte, la televisione, la musica e gli scacchi e chiedono “l'intero occultamento” per le donne. La BBC racconta di come i Talebani in Afghanistan stiano mettendo al bando ogni forma di musica non islamica.

“Il movimento Deobandi, nato nell'India controllata dai britannici, oggi gestisce più della metà delle moschee britanniche dal loro quartier generale a Dewsbury”, scrive Ed Husain, ex consigliere di Tony Blair, nel suo nuovo libro Among the mosques. “I seminari dei Deobandi - il più importante è quello di Bury, vicino a Manchester - rivelano un odio profondo per la società occidentale, gli ebrei e i cristiani e un'ammirazione per i Talebani dell'Afghanistan. I Deobandi stanno creando queste madrasse in tutto il paese: a Bury, Bradford, Oldham, Manchester, Londra e in altre grandi città. Ci sono più di trenta di queste istituzioni che operano in tutta la Gran Bretagna, sfornando gli imam che guideranno le comunità del futuro”.

Aimen Dean, un ex membro di al-Qaeda, è stato reclutato dai servizi segreti britannici nel 1998, mantenendo legami con l'Afghanistan controllato dai Talebani. “Molte moschee sono ostinate nel loro sostegno ai Talebani", dice Dean alla BBC, "a causa della solidarietà Deobandi".

“Il gruppo più numeroso - quello che probabilmente conferisce all'Islam in Gran Bretagna gran parte del suo carattere - è il Deobandi” racconta anche una inchiesta dello Spectator. “Controlla il 45 per cento delle moschee britanniche e quasi tutta la formazione di studiosi islamici nel Regno Unito”. Il suo leader, Muhammed ibn Adam al-Kawthari, uno dei principali studiosi Deobandi nato in Gran Bretagna, dà un assaggio della loro visione. “Un follower gli chiede se è consentito indossare una cravatta al lavoro. Lo studioso dice che è lecito ma avverte che è meglio ‘evitare l'abito dei miscredenti’. Si avvisano le donne che è vietato per loro percorrere una distanza superiore a 48 miglia se non accompagnate da un parente maschile. C'è una buona ragione per cui questa interpretazione dell'Islam suona così simile a quella dell'Afghanistan: il movimento Talebano è nato dalle madrasse Deobandi”. La BBC parla del 40 per cento delle moschee inglesi controllate dalla scuola dei Talebani.

Tony Blair giustificò l’intervento in Afghanistan dopo l'11 settembre sulla base del fatto che cacciare i Talebani sarebbe stato un atto di liberazione: “Non credo", disse Blair, "che qualcuno voglia seriamente vivere sotto quel tipo di regime”. Ora l’Afghanistan sta tornando sotto quel regime. Ma la domanda ora è quella posta dallo Spectator: “Blair si rendeva conto che le regole imposte in Afghanistan sono state adottate, volontariamente, a Leicester, Dewsbury e Blackburn?”.

“I Talebani hanno sconfitto l’Occidente”, sentenzia Lord Dannatt, ex capo della missione militare inglese in Afghanistan. Londra oggi manda i propri militari a evacuare i cittadini britannici rimasti a Kabul. Domani cosa farà con le città inglesi cadute nelle mani degli stessi fondamentalisti islamici?



Lo stupro dell'Afghanistan

13 Agosto 2021

https://www.islamnograzie.com/lo-stupro ... ghanistan/

I talebani avanzano porta a porta e prendono con la forza ragazze di appena DODICI anni per essere “mogli” schiave del sesso per i loro combattenti mentre scorazzano attraverso il paese dopo il ritiro della NATO

I Talebani hanno attraversato l’Afghanistan, sezionando vaste aree di territorio insieme a nove capitali provinciali

La gente del posto terrorizzata afferma che i combattenti jihadisti hanno decapitato le persone e costretto le donne a sposare i loro combattenti

Ragazze di appena 12 anni sono state messe in “liste di matrimonio” che gli anziani del villaggio sono stati costretti a compilare

I talebani minacciano ora la città di Maza-i-Sharif, la più grande del nord dell’Afghanistan, mentre il presidente Ghani volerà lì mercoledì per radunare le truppe e saccheggiare il suo principale generale nella speranza di invertire l’avanzata islamista



Dichiarazione del leader Kevin McCarthy sulla situazione in Afghanistan dopo il briefing dell'amministrazione
L'Osservatore Repubblicano
15 agosto 2021

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 0013340334

Washington D.C. - Oggi, il leader repubblicano della Camera Kevin McCarthy (CA-23) e i membri della Camera dei Rappresentanti hanno ricevuto un briefing dall'amministrazione Biden sulla situazione attuale in Afghanistan. Ma purtroppo, l'amministrazione Biden ha fornito solo scuse per la loro mancanza di leadership.
Il leader McCarthy ha rilasciato la seguente dichiarazione dopo la telefonata:
"Il mese scorso, il presidente Biden ha detto all'America che il governo dell'Afghanistan aveva 300.000 truppe, che sono - secondo le sue stesse parole - "ben equipaggiate come qualsiasi altre al mondo" e che sarebbero state pronte a difendere il paese contro una presa di potere dei talebani. Il suo Segretario di Stato ha anche espresso abbastanza fiducia per supporre che la presenza diplomatica degli Stati Uniti nel paese sarebbe rimasta, aggiungendo l'avvertimento che anche se la sicurezza si deteriorasse, non pensava che sarebbe successo dal "venerdì al lunedì".
"Proprio negli ultimi tre giorni, abbiamo visto i talebani prendere il controllo della base aerea di Bagram, migliaia di prigionieri - la maggior parte dei quali sono considerati terroristi - rilasciati dal carcere dai talebani, il presidente afgano è apparentemente fuggito dal paese, e al nostro personale dell'ambasciata ancora a Kabul è stato appena chiesto di rifugiarsi sul posto.
"Inoltre, sono preoccupato per gli effetti del deterioramento dell'Afghanistan sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti in patria. Mentre la crisi di frontiera del presidente Biden continua e gli individui presenti nelle liste di controllo del terrorismo sono stati fermati al confine, il rischio che l'Afghanistan torni ad essere un paradiso per i terroristi avrà un impatto diretto sulla nostra sicurezza di frontiera".
"Questa mattina, i membri della Camera hanno ricevuto un briefing dall'amministrazione riguardo all'attuale situazione in Afghanistan. La situazione in Afghanistan è terribile, il nostro confine non è sicuro, ed entrambi hanno impatti diretti sulla nostra sicurezza nazionale. Tuttavia, ho sentito solo scuse. In mezzo al caos in corso e alla conseguente instabilità in patria e all'estero, l'unica soluzione che il presidente Biden ha offerto è quella di fare politica e incolpare senza motivo il suo predecessore. Joe Biden è stato comandante in capo per sette mesi - l'attuale fallimento in Afghanistan ricade esattamente sulle sue spalle.
"Dato che ai membri repubblicani non è stato in qualche modo permesso di fare domande durante la videoconferenza, ho chiesto all'amministrazione di tenere un'altra call nell'immediato futuro per rispondere alle domande dei membri.
Mentre aspettiamo altre risposte dall'amministrazione, chiedo al presidente Biden di smettere di trovare scuse per i suoi stessi errori e di rivolgersi al paese di persona, spiegando come intende garantire gli interessi nazionali degli Stati Uniti, proteggere il nostro personale sul campo, assistere gli alleati afghani che ci hanno aiutato e prevenire la ricomparsa di Al Qaeda.
"La sua mancanza di leadership in questo momento cruciale è stata vergognosa - è servita solo a rafforzare i nostri avversari e a deludere i nostri alleati".


Dichiarazione di Donald J. Trump, 45° Presidente degli Stati Uniti d'America
L'Osservatore Repubblicano
15 agosto 2021

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 0433344292

Joe Biden sbaglia ogni volta sulla politica estera e su molte altre questioni. Tutti sapevano che non poteva gestire la pressione. Persino il segretario alla Difesa di Obama, Robert Gates, lo ha detto. È scappato dall'Afghanistan invece di seguire il piano che la nostra amministrazione ha lasciato per lui - un piano che avrebbe protetto la nostra gente e le nostre proprietà, e assicurato che i Talebani non si sarebbero mai sognati di prendere la nostra ambasciata o di fornire una base per nuovi attacchi contro l'America. Il ritiro sarebbe stato guidato dai fatti sul terreno.
Dopo aver eliminato l'ISIS, ho stabilito un deterrente credibile. Quel deterrente ora non c'è più. I talebani non hanno più paura o rispetto per l'America, o per il potere dell'America. Che disgrazia sarà quando i talebani alzeranno la loro bandiera sull'ambasciata americana a Kabul. Questo è un completo fallimento per debolezza, incompetenza e totale incoerenza strategica.



Fox News – Biden diceva a luglio che lo scenario in cui i Talebani “conquisteranno tutto” fosse “altamente improbabile”
14 agosto 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... probabile/

I talebani guadagnano sempre più terreno in Afghanistan e si avvicinano a Kabul.

Il mese scorso Joe Biden ha escluso la possibilità che i Talebani potessero sciamare come un’orda in Afghanistan, cosa che solo poche settimane dopo è accaduta.

“Quindi la domanda ora è: dove si muoveranno da qui?” aveva detto Biden durante una conferenza stampa dell’8 luglio. “La decisione è ancora da prendere. Ma le probabilità che ci saranno i Talebani a dominare tutto e a controllare l’intero paese è altamente improbabile“.

Giovedì, la terza città più grande dell’Afghanistan, Herat, situata al confine con l’Iran, è caduta nelle mani dei Talebani. I Talebani hanno anche affermato di aver preso la città di Kandahar, la seconda più grande del paese e la “casa spirituale” dei Talebani.

Senza forze militari statunitensi sul terreno e con pochissimi mezzi nei cieli, il Pentagono non può confermare che Kandahar sia caduta, ma i funzionari riconoscono che “non ci sono buone notizie“.

Il fact-checker del Washington Post ha criticato Biden giovedì per aver affermato che il colpo di mano dei Talebani fosse “altamente improbabile”.

“Questa dichiarazione è invecchiata male“, ha twittato Glenn Kessler giovedì, insieme a una citazione di Biden a luglio che minimizzava l’idea che i Talebani avrebbero ripreso il controllo del paese devastato dalla guerra.

I funzionari statunitensi giovedì hanno confermato anche che l’esercito è in procinto di evacuare il personale dall’ambasciata degli Stati Uniti a Kabul, mentre i rapporti circolano su quanto i Talebani stiano rapidamente espandendo il loro controllo del paese e forse entrando anche a Kabul.

Gli ufficiali militari statunitensi al Pentagono dicono a Fox News che le immagini dei Talebani che prendono il controllo dell’Afghanistan sono “demoralizzanti“.

“Tutto questo si sta sciogliendo come neve al sole in un brevissimo lasso di tempo”, ha detto un ufficiale militare americano.



Dichiarazione di Kevin McCarthy (CA-23), Leader di minoranza repubblicano alla Camera dei rappresentanti:
L'Osservatore Repubblicano
13 agosto 2021

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 7826816886

"Per 20 anni, le nostre truppe hanno sopportato dispiegamenti lunghi mesi, difficoltà e tempo lontano dalle loro famiglie per servire il loro paese durante i turni di combattimento in Afghanistan. Hanno doverosamente risposto alla chiamata di servizio e hanno coraggiosamente combattuto per proteggere i nostri interessi nazionali all'estero. Per troppi, quel sacrificio ha significato ferite che hanno cambiato la vita, e alcuni hanno anche pagato l'ultimo sacrificio con la loro stessa vita.
"Avrebbe dovuto essere responsabilità del governo eseguire un'uscita responsabile mentre ritiravamo le forze rimanenti dal paese. Ma nel giro di pochi mesi, l'amministrazione Biden ha condotto un processo di ritiro pasticciato che ha ora prevedibilmente consegnato un intero paese ai terroristi.
"Il presidente Biden deve immediatamente concentrare tutti gli sforzi per assicurarsi che ci sia un piano per estrarre in sicurezza tutti i membri delle forze americane e i civili ancora rimasti in Afghanistan. Egli deve anche al pubblico americano una risposta su ciò che ha intenzione di fare per assicurarsi che la regione non si trasformi in un terreno fertile per un estremismo più violento che porterà ad attacchi terroristici globali su larga scala".


NOTA SULL'AVANZATA TALEBANA
Niram Ferretti
15 agosto 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La débâcle occidentale in Afghanistan, in testa Stati Uniti, con ritorno dei talebani al potere dopo un ventennio, certifica una cosa nota, esistono realtà completamente refrattarie alle magnifiche sorti e progressive che l'Occidente ha preteso di incarnare, soprattutto relativamente alle strutture politiche che ha saputo faticosamente darsi.
La democrazia è pianta delicata e non cresce ovunque si tenti di radicarla, ci sono terreni che la rifiutano decisamente, e nessun giardiniere, anche il più capace, potrà impedire che ciò accada.
L'Afghanistan ha visto andarsene gli inglesi, i russi, e ora gli americani. Le riforme fatte calare dall'alto, come quella che ha imposto alle donne una maggiore emancipazione, spariranno presto.
C'è un mondo arcaico contro il quale l'onda lunga del progresso deve ritirarsi, come la marea, per lasciare sul terreno usanze e modi di pensare incompatibili con quelli che noi consideriamo acquisiti e irrinunciabili.
Il problema è che la nostra libertà, ciò che noi pensiamo essa sia, non è quella che i talebani considerano preziosa. Un altro problema è che questo mondo chiuso e refrattario ai costumi occidentali può diventare terra da pascolo per potenze che si pongono completamente in alternativa all'Occidente, come la Cina.
A questo punto, l'Afghanistan non è solo il simbolo di una presa di coscienza, ci siamo noi e loro, e loro non vogliono essere come noi, (salvo adottare i vantaggi tecnologici che abbiamo prodotto), ma è anche un ammonimento chiaro. Là dove la democrazia o ciò che tenuamente le somiglia fallisce, avanza inesorabile ciò che le si oppone. Difficilmente avrà la pretesa di restare confinato nel proprio perimetro ristretto.



Afghanistan, talebani a Kabul: "La guerra è finita"
grossi
15 agosto 2021

https://www.adnkronos.com/afghanistan-t ... 79LmIVyEhD

Nasce l'emirato islamico. Il presidente Ghani ha lasciato il paese. I miliziani hanno preso il controllo del palazzo presidenziale. Rimossa la bandiera americana dall'ambasciata Usa

"La guerra in Afghanistan è finita". I talebani, dopo l'ingresso a Kabul e la 'conquista' del palazzo presidenziale, hanno annunciato attraverso un portavoce di aver raggiunto l'obiettivo. "Abbiamo ottenuto quello che cercavamo, la libertà del nostro Paese e l'indipendenza del nostro popolo", le parole del portavoce che, ad al Jazeera, ha espresso la convinzione che le forze straniere "non ripeteranno più la loro esperienza fallita in Afghanistan".



Afghanistan: presa Kabul, i talebani dichiarano la nascita dell’Emirato islamico
15 Agosto 2021

https://almanews24.it/esteri/2021/08/15 ... -islamico/

I diplomatici hanno distrutto tutti i documenti sensibili, secondo quanto dichiarato da due ufficiali militari statunitensi in anonimato perché non autorizzati a parlare con i media.

Anche gli elicotteri Sikorsky Black Hawk, che di solito trasportano soldati, sono atterrati nei pressi dell’ambasciata, dove pochi giorni fa gli Stati Uniti hanno deciso di inviare 3.000 nuovi soldati per aiutare a evacuare parte del personale dall’ambasciata statunitense.
Il presidente Ashraf Ghani ha lasciato il palazzo presidenziale di Kabul accompagnato dal consigliere per la sicurezza nazionale, diretto in Tagikistan.
Nulla è valso a fermare l’avanzata dei talebani nonostante i negoziati in Qatar, dove si trova l’ufficio talebano.

L’agenzia di stampa russa Sputnik ha riferito che il presidente afghano aveva accettato di dimettersi, rilevando che l’amministrazione dell’Afghanistan era stata trasferita ad Abdullah Abdullah e Hamid Karzai.

La CNN ha riferito, citando una fonte nel palazzo presidenziale in Afghanistan, che otto o nove rappresentanti dei talebani sono arrivati dal Qatar e sono attualmente all’interno del palazzo, compreso il fratello del vice leader del movimento.

Tre funzionari afgani hanno riferito all’Associated Press che i talebani sono entrati nei distretti della capitale Kalakan, Qarabagh e Bagman. I militanti in seguito hanno giurato di non prendere Kabul “con la forza”, anche se nella capitale si sono uditi colpi di arma da fuoco.

Per i nostri concittadini domani mattina atterrerà a Fiumicino l’aereo, un KC767 dell’aeronautica militare con a bordo gli italiani di rientro dall’Afghanistan. A quanto si apprende circa un centinaio di persone. Torneranno in Italia tutti i diplomatici italiani tranne uno, protetto da alcuni carabinieri, che resta per facilitare le pratiche di accoglienza degli afghani nostri collaboratori.

Un rappresentante talebano ha reso noto che presto verra’ dichiarata la nascita dell’Emirato islamico dell’Afghanistan dal palazzo presidenziale di Kabul. Lo riporta l’agenzia britannica Pa su Twitter.



Secondo le prime indiscrezioni, il personale diplomatico sarà completamente evacuato entro 72 ore, in accordo con i talebani
I documenti distrutti: Usa via da Kabul. E Ghani fugge via

Lorenzo Vita
15 Agosto 2021

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/el ... 1629035808

Sono ore drammatiche negli uffici dell'ambasciata degli Stati Uniti a Kabul. Da quando venerdì è arrivato il primo ordine di distruggere i documenti sensibili, il lavoro è diventato frenetico. E la paura dell'arrivo dei talebani ha iniziato a dilagare per i corridoi di un edificio che non è solo una rappresentanza diplomatica, ma un simbolo. Come lo era stato l'ambasciata a Teheran durante la rivoluzione di Khomeini o come lo fu a Saigon nel 1975. Gli elicotteri sono arrivati alle prime luci dell'alba, mentre una parte del personale ha già lasciato l'edificio nella notte a bordo di veicoli blindati in direzione dell'aeroporto.


I talebani premono mentre Ghani lascia il Paese

Il rappresentante speciale per l'Afghanistan, Zalmay Khalilzad, avrebbe chiesto ai talebani di evitare l'ingresso a Kabul almeno fino a che tutti i cittadini statunitensi non siano evacuati. Per adesso i guerriglieri sembrano aver accettato l'accordo. Agli "studenti coranici" non interessa entrare in massa nella capitale con il rischio di colpire un cittadino americano. Ora hanno la vittoria in pugno: commettere un errore del genere significherebbe scatenare i battaglioni di marines giunti a Kabul per proteggere i civili durante l'evacuazione. E adesso che il presidente afgano, Ashraf Ghani, ha lasciato il Paese diretto in Tagikistan (e forse con destinazione finale in Russia), tutto sembra proiettato verso la vittoria delle forze dei taliban.


Le procedure per la chiusura dell'ambasciata

Per gli Stati Uniti non si tratta solo della chiusura di una rappresentanza diplomatica. L'ambasciata di Kabul è stata per venti anni il cuore della politica Usa in Afghanistan e un fondamentale centro di intelligence. Qui c'erano migliaia di persone, tra afghani e statunitensi, che lavoravano assiduamente con il governo locale, il Pentagono e l'amministrazione americana. I documenti contenuti nei server e negli scaffali di quel luogo sono di assoluta priorità per la sicurezza nazionale. Washington non vuole commettere l'errore che fece a Teheran nel 1979: per questo i funzionari hanno subito attivato la distruzione di tutti i documenti, fogli, file, di tutti i materiali sensibili, di qualsiasi cosa "possa essere utilizzata dalla propaganda". Secondo Axios, anche i desktop dei computer andranno ripuliti immediatamente. Insieme all'ambasciata, le stesse procedure saranno applicate anche alla residenza dell'ambasciatore e ai luoghi frequentati abitualmente dal personale, dai militari e dai giornalisti.


Già ammainata la bandiera Usa

Tutto il personale dell'ambasciata potrebbe lasciare l'Afghanistan nelle prossime ore. Si pensava di avere tempo fino a martedì, ma le cose sembra che abbiano avuto una forte accelerazione non appena Ghani ha lasciato il Paese, tanto che la Cnn racconta che la bandiera a stelle e strisce sarebbe già stata ammainata e consegnata al rappresentante diplomatico Usa. Il piano di evacuazione prevede che i primi a lasciare gli uffici siano i dipendenti dell'ambasciata, poi i cittadini americani invitati ad abbandonare il Paese e infine le persone con visto speciale (Siv). Gli ultimi a essere esfiltrati sono gli uomini del Diplomatic Security Service e l'ambasciatore. È suo compito proteggere la bandiera e portarla in un luogo sicuro, o farla rientrare direttamente negli Stati Uniti. Molti sono già presenti all'aeroporto, dove arrivano notizie di un incendio e di alcuni spari: l'ambasciata americana, secondo fonti Usa, avrebbe chiesto ai suoi concittadini di prestare particolare attenzione a causa della rapida evoluzione degli eventi. Il caos dilaga: la presenza statunitense rischia già di essere un ricordo.


L’umiliazione in Afghanistan
Byron York’s Daily Memo
16 agosto 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ghanistan/

Il governo dell’Afghanistan è crollato rapidamente di fronte a una nuova offensiva talebana. Gli Stati Uniti hanno esortato gli americani a “lasciare immediatamente l’Afghanistan”. L’amministrazione Biden ha inviato una piccola unità di truppe per accelerare l’evacuazione. In uno sviluppo particolarmente significativo, gli Stati Uniti hanno chiesto ai Talebani – per piacere – di non prendere di mira l’ambasciata americana una volta che avessero preso il controllo della capitale Kabul.

Al Pentagono, mercoledì, un giornalista ha chiesto al portavoce John Kirby, un ammiraglio della Marina fuori servizio, se il Dipartimento della Difesa “avrebbe potuto fare un lavoro migliore… nell’articolare quali fossero gli obiettivi in Afghanistan e come dovrebbero svolgersi le cose o come non dovrebbero quando ce ne saremo andati?”

La risposta è stata dolorosamente rivelatrice. Ha iniziato dicendo che non poteva parlare per tutti i 20 anni di storia della guerra afgana. Ha ammesso che “gli obiettivi sono cambiati nel tempo”. E poi ha detto: “Sarebbe sbagliato per noi non riconoscere che abbiamo contribuito a consentire alcuni progressi in Afghanistan. Più bambini nelle scuole, comprese le ragazze, opportunità economiche, politiche e sociali per le donne. Un governo democraticamente eletto – non dico che non sia impeccabile, ma almeno un governo. E condizioni di vita molto migliori, compresa l’aspettativa di vita”.

Kirby ha fatto eco ad una dichiarazione fatta quasi cinque anni fa, nell’ottobre 2016, dall’allora segretario di Stato John Kerry. Dall’inizio della guerra, ha detto Kerry, “la mortalità delle madri a causa del parto in Afghanistan è scesa del 75 per cento. L’aspettativa di vita media è passata da 42 anni a 62 anni. L’accesso all’assistenza sanitaria di base è salito alle stelle, dal 9 per cento al 67 per cento. Nel 2001, c’era solo una stazione televisiva, ed era di proprietà del governo. Ora, ci sono 75 stazioni e tutte tranne due sono di proprietà privata. Allora non c’erano praticamente telefoni cellulari, zero. Oggi, ci sono 18 milioni di telefoni cellulari, che coprono circa il 90% delle aree residenziali e collegano gli afgani al mondo”.

Potrebbe mai esserci un’affermazione più vivida di quanto sia andata terribilmente male la missione degli Stati Uniti in Afghanistan? Abbiamo reso l’Afghanistan un posto migliore! I telefoni cellulari! Le stazioni TV! Le ragazze nelle scuole! L’impegno degli Stati Uniti in Afghanistan è diventato forse l’esempio più spettacolare di costruzione di una nazione che non esiste. E ora sta finendo in un fallimento spettacolare perché una missione per costruire una nazione che non esiste è destinata a fallire.

Osama Bin Laden e i suoi scagnozzi hanno usato l’Afghanistan come quartier generale per pianificare gli attacchi dell’11 settembre. Dopo gli attacchi, che hanno ucciso 3.000 persone tra New York, Washington e Pennsylvania, il governo degli Stati Uniti aveva l’obbligo solenne di rintracciare ed uccidere ogni singolo terrorista che avesse avuto un ruolo nella pianificazione e nell’esecuzione di quegli attacchi. La missione non era quella di rendere l’Afghanistan un posto migliore. Non era ridurre la mortalità delle donne a causa del parto. Non era costruire cliniche sanitarie. Non era distribuire telefoni cellulari. Era uccidere i terroristi che avevano attaccato gli Stati Uniti. Poi si sarebbe trattato di mantenere quella presenza minima di intelligence che avrebbe avvertito il governo degli Stati Uniti di qualsiasi futura pianificazione terroristica in loco, e fermare anche quella.

Il fallimento è stato interamente bipartisan.

Ma il presidente repubblicano George W. Bush porta il peso della colpa maggiore per aver indirizzato la guerra afgana sulla strada sbagliata. Sebbene Bush abbia inflitto grandi danni ad Al Qaeda, ha anche dato inizio a quell’esercizio di “nation building“. E nel processo, non è riuscito a trovare e a uccidere Osama Bin Laden, o il suo vice Ayman al-Zawahiri, o il Mullah Omar, il leader talebano che ha aiutato e favorito gli attacchi. Quando, nel 2003, le forze statunitensi catturarono Khalid Sheikh Mohammed, il principale pianificatore dell’11 settembre, l’amministrazione Bush non riuscì a consegnargli la giustizia rapida che meritava. Khalid Sheikh Mohammed, che avrebbe dovuto essere giustiziato dagli Stati Uniti molti anni fa, è ancora vivo oggi, detenuto nella struttura americana di Guantanamo, a Cuba.

Il presidente Barack Obama, a suo grande merito, ha trovato e ucciso Osama Bin Laden. Ma le forze statunitensi non hanno mai preso Zawahiri, e nessuno oggi sembra sapere se sia ancora vivo o morto. Anche il Mullah Omar è sfuggito alla punizione degli Stati Uniti e, secondo quanto riferito, è morto di tubercolosi nel 2013.

D’altra parte, però, l’uso dei telefoni cellulari in Afghanistan è salito alle stelle…

Le forze statunitensi sono rimaste in Afghanistan durante gli anni di Bush, gli anni di Obama, gli anni di Trump e ora per la prima parte dell’amministrazione Biden. Date al presidente Joe Biden il merito di aver messo fine a questa vicenda mal concepita. Naturalmente, sapeva che l’Afghanistan sarebbe crollato quando gli Stati Uniti se ne fossero andati. Il fatto che si sia sgretolato così rapidamente è un’indicazione abbastanza buona che non fosse affatto pronto a stare in piedi da solo.

Nel frattempo, quello che viene definito il momento della “caduta di Saigon” si sta avvicinando. Alcuni daranno la colpa a Biden per aver abbandonato l’Afghanistan. Ma questo fallimento è durato 20 anni. L’attuale presidente, almeno, ha appena deciso di porvi fine.





Mike Pompeo: Biden non è riuscito ad eseguire il ritiro dall’Afghanistan
Joe Biden avrebbe supplicato i Talebani di rallentare la loro avanzata verso Kabul.
16 agosto 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ghanistan/

L’ex segretario di Stato Mike Pompeo reagisce all’invio di truppe americane di rinforzo in Afghanistan su “The Story”, Fox News.

L’ex Segretario di Stato Mike Pompeo ha criticato l’amministrazione Biden per quella che ha descritto come una debole pianificazione ed una cattiva esecuzione del ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan.

Pompeo, che ha aiutato a pianificare ed eseguire le prime fasi dello spiegamento verso il ritiro delle truppe dal paese, dopo 20 anni lì, ha detto a “The Story” che lui e il presidente Donald Trump si erano assicurati che ci fossero molteplici e applicabili “modelli di deterrenza” che avrebbero impedito il disastro che sta invece di fronte all’attuale Casa Bianca.

“[Sembra] che non siano stati in grado di eseguirlo”, ha detto. “La strategia dipende dalla pianificazione e dall’esecuzione. Sembra che ci sia stato un po’ di panico. Spero che abbiano il giusto numero di persone e che arrivino rapidamente. Spero che possano proteggere gli americani nel modo in cui l’amministrazione Trump aveva tutte le intenzioni di fare”.

Pompeo ha detto che Donald Trump aveva avvertito il negoziatore talebano Mullah Abdul Ghani Baradar che ci sarebbero state “brusche e severe conseguenze” se qualche americano fosse stato minacciato o ferito nel corso del ritiro.

“Se minacciate un americano, se anche solo spaventate un americano, e certamente se farete del male ad un americano, metteremo in campo tutta la potenza americana per assicurarci di arrivare fino al vostro villaggio, alla vostra casa”, ha ricordato ciò che era stato detto al negoziatore talebano.

“Eravamo stati molto chiari sulle cose che eravamo pronti a fare per proteggere le vite americane. Da quando abbiamo iniziato quei negoziati, all’inizio del 2020, non c’è stato un solo americano ucciso dai Talebani mentre il negoziato era in corso. Avevamo stabilito un modello di deterrenza. Spero che non l’abbiamo perso, per gli americani ancora sul campo lì a Kabul”.

Pompeo ha detto che la vera preoccupazione in Afghanistan non sono i Talebani in sé. La paura principale è che un ritorno dei Talebani riporti l’Afghanistan ad essere un nuovo “focolaio” per Al Qaeda e l’ISIS, come lo era prima dell’11 settembre 2001.

“La minaccia non viene dai Talebani. È dal fatto che i Talebani giocheranno a footsies con terroristi come Al Qaeda”, ha detto, aggiungendo che ad oggi, si stima che ci siano 200 o meno terroristi di Al Qaeda nel paese.

“Il presidente Trump ha fatto sempre capire chiaramente a me e al Dipartimento di Stato, che la nostra missione era chiara. Volevamo assicurarci che le nostre analisi fossero sempre basate sulle condizioni che avrebbero protetto meglio l’America, o almeno di ridurre il rischio che ci potrà mai essere un attacco da quel posto”, ha detto.

In precedenza, giovedì, il repubblicano più importante del Comitato per i Servizi Armati della Camera, il rappresentante Mike Rogers dell’Alabama, ha avvertito che Biden sta rischiando una “Nuova Saigon” – in riferimento agli Stati Uniti che fuggono dal Vietnam mentre l’esercito nordvietnamita entra nella proprietà del Palazzo Presidenziale sudvietnamita il 30 aprile 1975.

“Per mesi, ho fatto pressione sul presidente Biden per un piano per evitare proprio la situazione che sta accadendo ora in Afghanistan. Ora, le vite americane sono a rischio perché il presidente Biden non ha ancora un piano“, ha detto Rogers in una dichiarazione.

“Settimane fa, il presidente Biden ha promesso al popolo americano che non avremmo avuto un’altra Saigon in Afghanistan. Ora, stiamo guardando quella la nuova Saigon del presidente Biden svilupparsi davanti a noi”.

Un alto funzionario della Casa Bianca ha detto a Fox News che Biden ha tenuto una riunione sulle mosse da fare mercoledì sera, incaricando i suoi capi, e poi li ha incontrati di nuovo giovedì mattina. Anche il segretario alla difesa ed il consigliere per la sicurezza nazionale hanno informato Biden giovedì mattina, e lui ha dato l’ordine di schierano nuove truppe in Afghanistan per aiutare l’evacuazione degli americani. Biden avrebbe parlato poi separatamente con il segretario di stato per discutere la strategia diplomatica, ha detto il funzionario.


Usa: la stampa mette sotto accusa Joe Biden: “Vergognosa ritirata”
Redazione Alma News
16 Agosto 2021

https://almanews24.it/esteri/2021/08/16 ... -ritirata/

Usa – Durissime critiche della stampa al presidente Usa. Il WSJ scrive: “La dichiarazione di Biden di lavarsi le mani all’Afghanistan di sabato merita di essere considerata una delle più vergognose della storia da un comandante in capo in un simile momento di ritirata americana”.

“La resa dell’Afghanistan di Biden”. Come gran parte della stampa Usa anche il Wall Street Journal accusa Biden di aver commesso un errore politico clamoroso in Afghanista. Secondo il WSJ “il presidente cerca di sottrarsi alla responsabilità di un disastroso ritiro”, tant’è che – scrive il Wsj – “la dichiarazione del presidente Biden di lavarsi le mani all’Afghanistan di sabato merita di essere considerata una delle più vergognose della storia da un comandante in capo in un simile momento di ritirata americana”.

Secondo il quotidiano, infatti, “mentre i talebani si avvicinavano a Kabul, Biden ha confermato l’abbandono degli Stati Uniti e si è assolto dalla responsabilità, ha indirizzato la colpa sul suo predecessore e ha più o meno invitato i talebani a conquistare il paese” cosicché “con quella dichiarazione di capitolazione, l’ultima resistenza dell’esercito afghano è crollata”.

E “l’autogiustificazione di sabato di Biden esemplifica la sua giusta disonestà. ‘Un anno in più, o cinque anni in più, di presenza militare degli Stati Uniti non avrebbe fatto differenza se l’esercito afghano non potesse o non volesse tenere il proprio paese’, ha detto Biden. Annota il Wsj: “Biden è più critico nei confronti del suo predecessore che nei confronti dei talebani. Il presidente ha trascorso sette mesi ostentatamente ribaltando una politica di Trump dopo l’altra sulla politica estera e interna. Eppure ora sostiene che la politica dell’Afghanistan è quella su cui non potrebbe fare nulla”. E sentenzia: “Questa è una patetica negazione della sua stessa agenzia, ed è anche una falsa scelta” ed è come se “Winston Churchill, con le sue truppe accerchiate a Dunkerque, avesse dichiarato che Neville Chamberlain lo aveva messo in questo pasticcio e che gli inglesi avevano già combattuto troppe guerre nel continente”, tant’è che “La scadenza per il ritiro di Trump è stata un errore, ma Biden avrebbe potuto aggirarla” invece ordinò un ritiro rapido e totale all’inizio della stagione annuale dei combattimenti in tempo per la data simbolica dell’11 settembre. La maggior parte della stampa americana dell’epoca ha salutato la sua decisione come coraggiosa”. Il risultato? “Appena quattro mesi dopo, è la peggiore umiliazione degli Stati Uniti dalla caduta di Saigon nel 1975”, conclude il Wsj.

“Vent’anni di errori in Afghanistan, ma questo disastro evitabile è su Biden” è l’opinione di Max Boot su The Washington Post, secondo cui “la calamità in Afghanistan mostra il lato oscuro del bipartitismo: questo è stato un disastro prodotto da quattro amministrazioni, due repubblicane (George W. Bush, Donald Trump) e due democratiche (Barack Obama, Joe Biden). Per il quotidiano americano, la sintesi è che “il presidente Bush ha fallito, dopo la caduta dei talebani nel 2001, nel non concentrarsi sulla costruzione di un governo e di un esercito afghani capaci – e invece, nel destinare le scarse risorse a una guerra a scelta in Iraq. Il presidente Obama ha esitato a ordinare un aumento delle truppe con una scadenza che ha incoraggiato i talebani ad aspettare le forze statunitensi. Il presidente Trump ha faticato a negoziare un accordo per il ritiro delle truppe che ha portato al rilascio di 5.000 prigionieri talebani nonostante la totale mancanza di progressi nei colloqui di pace. E ora il presidente Biden si è incartato nell’accettare l’accordo di Trump anche se i talebani non l’hanno fatto”, ovvero “non hanno mai rotto con al-Qaeda come avevano promesso di fare”.

“La rapida riconquista della capitale, Kabul, da parte dei talebani dopo due decenni di sforzi sanguinosi e incredibilmente costosi per stabilire un governo laico con forze di sicurezza funzionanti in Afghanistan è, soprattutto, indicibilmente tragica”, scrive il comitato editoriale del New York Times in un commento. “Tragico – scrivono i giornalisti d’opinione e competenti del NYTimes – perché il sogno americano di essere la ‘nazione indispensabile’ nel plasmare un mondo in cui i valori dei diritti civili, l’emancipazione femminile e la tolleranza religiosa si sono rivelati proprio questo: un sogno” ed “è tanto più tragico a causa della certezza che molti degli afgani che hanno lavorato con le forze americane e hanno accettato il sogno – e specialmente le ragazze e le donne che avevano abbracciato una misura di uguaglianza – sono stati lasciati alla mercé di uno spietato nemico”.

E anche se “l’amministrazione Biden aveva ragione a porre fine alla guerra, non c’era bisogno che finisse in un tale caos, con così poca previdenza per tutti coloro che hanno sacrificato così tanto nella speranza di un Afghanistan migliore”. Ma l’episodio si è rivelato anche “tragico, perché con l’amara divisione politica dell’America di oggi, gli sforzi per trarre lezioni critiche da questa calamitosa battuta d’arresto sono già stati irretiti in rabbiose recriminazioni su chi ha perso l’Afghanistan, brutta gioia maligna e bugie. A poche ore dalla caduta di Kabul, i coltelli erano già fuori”.


Il vincitore: il mullah Abdul Baradar

“Abdul Ghani Baradar dei telebani è il vincitore indiscusso di una guerra lunga 20 anni” è il titolo di un articolo di The Guardian che analizza il ritorno al potere del cofondatore del movimento.

Ma chi è Abdul Ghani Baradar? È il leader talebano “liberato da una prigione pakistana su richiesta degli Stati Uniti meno di tre anni fa”, traccia il profilo il quotidiano inglese, e mentre “Haibatullah Akhundzada è il leader generale dei talebani, Baradar è il suo capo politico e il suo volto più pubblico” ma il suo ritorno al potere “incarna l’incapacità dell’Afghanistan di sfuggire alle sanguinose catene del suo passato”, tant’è che “la storia della sua vita da uomo adulto è la storia del conflitto incessante e spietato del paese”. “Nato nella provincia di Uruzgan nel 1968 – scrive The Guardian – ha combattuto nei mujaheddin afgani contro i sovietici negli anni ’80. Dopo che i russi furono cacciati nel 1992 e il paese cadde in una guerra civile tra signori della guerra rivali, Baradar istituì una madrasa a Kandahar con il suo ex comandante e presunto cognato, Mohammad Omar. Insieme, i due mullah hanno fondato i talebani, un movimento guidato da giovani studiosi islamici dediti alla purificazione religiosa del Paese e alla creazione di un emirato” ma “Baradar ha svolto una serie di ruoli militari e amministrativi nel regime quinquennale dei talebani e quando è stato estromesso dagli Stati Uniti e dai suoi alleati afghani, era vice ministro della difesa”.

Tuttavia, osserva il quotidiano inglese, “durante i 20 anni di esilio dei talebani, Baradar aveva la reputazione di essere un potente capo militare e un sottile operatore politico. I diplomatici occidentali arrivarono a considerarlo come l’ala della Quetta Shura – la leadership raggruppata dei talebani in esilio – che era più resistente al controllo dell’ISI e più suscettibile di contatti politici con Kabul. In ogni caso, scrive The Guardian, “l’amministrazione Obama, tuttavia, era più timorosa della sua esperienza militare che di speranza per le sue presunte tendenze moderate. La CIA lo ha rintracciato a Karachi nel 2010 e nel febbraio dello stesso anno ha convinto l’Isi ad arrestarlo”, anche se si legge ancora nell’articolo, “nel 2018 l’atteggiamento di Washington è cambiato e l’inviato afgano di Donald Trump, Zalmay Khalilzad, ha chiesto ai pakistani di rilasciare Baradar in modo che potesse condurre i negoziati in Qatar, sulla base della convinzione che si sarebbe accontentato di un accordo di condivisione del potere”. E così Baradar “ha firmato l’accordo di Doha con gli Stati Uniti nel febbraio 2020, in quello che l’amministrazione Trump ha salutato come una svolta verso la pace, ma che ora sembra una semplice tappa verso la vittoria totale dei talebani”, ricostruisce a commenta il quotidiano.
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Re: Nazismo maomettano e hitleriano, il caso afgano

Messaggioda Berto » gio ago 19, 2021 8:32 pm

Bastava seguire il piano di Trump per uscire dall’Afghanistan e non ci sarebbe stato il disastro di Biden
New York Post
16 agosto 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -di-biden/

La sconfitta di Joe Biden riecheggerà per l’eternità
Le scene dall’Afghanistan sono esasperanti ed erano tragicamente prevedibili.
Non dovrebbe essere una sorpresa che Joe Biden e i geni che lo circondano abbiano fatto un totale disastro con il ritiro da quel paese dimenticato da Dio.

Guardate a tutto il resto che hanno incasinato.

Il suo primo atto appena entrato in carica è stato quello di smantellare le misure di protezione del confine duramente ottenute sotto l’era Trump. L’inevitabile ondata di immigrati illegali al confine meridionale si è trasformata in un’invasione incontrollata, con rischi per la sicurezza nazionale e la salute pubblica che sono destinati a rimanere nella Storia.

A questo punto possiamo dire con sicurezza che Joe Biden ha il tocco di re Mida al contrario.

In Afghanistan non doveva andare così.

Le umilianti scene dell’evacuazione degli americani dall’aeroporto di Kabul erano evitabili, così come lo spettro degli elicotteri americani, degli aerei, dei gipponi, delle armi e delle munizioni cadute nelle mani dei nostri nemici.

Ma Biden è stato colto alla sprovvista.

Poi sabato ha avuto la faccia tosta di incolpare Donald Trump: “Quando sono arrivato in ufficio, ho ereditato un accordo confezionato dal mio predecessore”.

Dal momento che il Segretario di Stato Antony Blinken lo ha ribadito durante il fine settimana, è venuto il momento per dire alcune verità scomode su questo argomento disonesto.

Ho chiesto al presidente Donald Trump domenica circa il piano che la sua amministrazione aveva per uscire dall’Afghanistan – che alla fine è stato ostacolato dagli stessi generali americani che hanno dato il via libera a quello di Biden.

“Non avremmo lasciato che la gente venisse massacrata”, ha detto Trump in modo chiaro. “Volevo andarmene. Ma bisognava andarsene in sicurezza e bisognava andarsene con rispetto…”.

“Avevamo ogni sorta di opzione… Tutti i civili dovevano evacuare prima dei militari. Tutti avrebbero dovuto essere fuori prima ancora che portassero fuori i nostri militari…”

“Avrei chiuso questa ridicola ambasciata per la quale avevamo speso un miliardo di dollari e avrei fatto uscire tutti…”

“Avrei fatto saltare in aria ogni base militare [prima di partire]. Avrei fatto fuori ogni singolo pezzo dell’equipaggiamento. Avevo detto che non volevo che rimanesse nulla [abbandonato] e di lasciare ad ogni soldato una pistola.”
L’ex presidente Donald Trump ha chiesto le dimissioni del suo successore, Joe Biden, il 15 agosto 2021, per la rapida caduta dell’Afghanistan per mano dei militanti Talebani. ERIC BARADAT/AFP via Getty Images

“Inoltre, avevo un atteggiamento verso i Talebani per cui sapevano che non gli sarebbe stato permesso di fare queste cose. Hanno capito che sarebbero stati colpiti molto duramente… Quello che ho avuto sono state conversazioni con la leadership [talebana] in cui ho detto che se farete qualcosa colpiremo i Talebani come non sono mai stati colpiti prima”.

Trump ha detto che ora i Talebani “non hanno più paura o rispetto per l’America”…

“È un terribile, terribile occhio nero per questo paese”.

“Siamo gli zimbelli. Il mondo intero non può più crederci”.

“E non c’era motivo di farlo”.

Il segretario di Stato di Trump Mike Pompeo, che ha iniziato a negoziare con i Talebani nel febbraio del 2020 per stabilire le condizioni di un ritiro degli Stati Uniti, ha confermato la versione degli eventi di Trump.

Pompeo era nella stanza quando Trump aveva avvertito l’alto negoziatore talebano, il mullah Baradar, che se anche un solo americano fosse stato ferito o minacciato, l’intera ira della potenza americana sarebbe piovuta su di loro.

“Non ci siamo mai fidati dei Talebani“, ha detto a Fox News Mike Pompeo. “Abbiamo chiarito abbondantemente… che non avremmo permesso loro di abbandonare qualsiasi accordo che avessero fatto. Li avremmo schiacciati, avremmo imposto loro dei costi reali. Non gli avremmo permesso di prendere questi capoluoghi di provincia. Hanno capito che il potere americano sarebbe arrivato fino al loro villaggio, alla loro comunità, ai loro amici e ai familiari”.

Potete scommettere che i Talebani credevano che Trump avrebbe mantenuto le sue minacce.
Biden visto durante una riunione con la vicepresidente Kamala Harris, il loro team di sicurezza e alti funzionari per apprendere gli aggiornamenti sulla situazione in Afghanistan. Twitter @WhiteHouse/Handout via REUTERS

Nel frattempo, dov’era il Joe Biden mentre Kabul cadeva? In silenzio. A farsi un’altra vacanza a Camp David. La Casa Bianca ha twittato un fermo immagine di lui che prende appunti mentre guarda una video conferenza del suo team sulla sicurezza nazionale. Molto rassicurante.

Il popolo americano voleva uscire dalla guerra ventennale in Afghanistan, ma aveva il diritto di aspettarsi che l’uscita fosse gestita con competenza.

Jake Tapper della CNN ha chiesto al Segretario di Stato di Biden domenica perché l’amministrazione Biden non abbia evacuato le persone prima di ritirare i militari.

È una domanda, ha chiesto Tapper, “di quanto male sia stato fatto. L’idea che il presidente Biden abbia ordinato che 2.500 militari si ritirassero e ora ne stia mandando altri 5.000 di nuovo dentro [per evacuare la gente rimasta indietro], non dimostra forse che l’uscita è stata pianificata in modo inadeguato?“

Anthony Blinken semplicemente non aveva una risposta. Continuava a cercare di incolpare Trump o di fingere che l’unica alternativa a questa debacle autoinflitta fosse una “guerra per sempre”.

Quanto sembra assurda la presunzione di Biden ora, quando si aggirava per il G7 a giugno dicendo a chiunque volesse ascoltarlo che “l’America è tornata” e che aveva ripristinato da solo la leadership globale e la credibilità dell’America dopo che Trump l’aveva rovinata.

Si è solamente preoccupato di rendere l’America un posto meno sicuro. Sta “wokificando” i militari, iniettando il veleno della Teoria critica della razza e dell’ideologia transgender per dividere le truppe, mentre lancia una caccia alle streghe per identificare qualche mitologico “nemico interno”.

Sembra solo ieri da quando il gen. Mark Milley, presidente dei Capi di Stato Maggiore, abbaiava ad un membro repubblicano del Congresso sul “suprematismo bianco“.

Questa amministrazione illegale ed incapace ha causato danni incalcolabili a una incredibile velocità, circa sette mesi. Questi non sono errori da cui ci si possa riprendere. Avranno implicazioni per il futuro.



Afghanistan, Biden pubblica foto della videoconferenza con l'Intelligence. È bufera: «Svelata l'identità degli agenti»
Riccardo De Palo
Lunedì 16 Agosto 2021

https://www.ilmessaggero.it/mondo/biden ... 41024.html

La Casa Bianca ha diffuso una foto su Twitter del presidente Joe Biden, durante una riunione online con i suoi responsabili dei servizi segreti, in cui si vedevano chiaramente i volti delle persone che venivano interpellate (oltre alla vicepresidente Kamala Harris, anche agenti della Cia e altri funzionari non specificati di stanza a Doha, nel Qatar). La foto è stata scattata dal fotografo del presidente, e poi postata sui social. Ma molti, su Twitter, hanno espresso critiche pesanti: se si tratta di agenti sotto copertura, che necessitano dell’incolumità per poter operare, perché le loro facce, ben visibili, sono state mostrate sullo schermo?

La polemica su Twitter

Un utente ha chiesto: «Ma davvero lei, signor presidente, sta mostrando le centrali della Cia e di Doha»? Altri hanno accusato Biden di avere messo a rischio la Cia “identificando” alcuni agenti. Altri invece hanno difeso il presidente, escludendo che possa essere stata commessa una leggerezza del genere. Ma, in mancanza di una smentita ufficiale, il dubbio a molti rimane.


Dall'11 settembre al Ferragosto di Kabul

Biden in questi giorni è stato criticato sia da destra che da sinistra, per il ritiro dall’Afghanistan che sta lasciando i suoi cittadini in balia dei talebani. Ma va fatta chiarezza sugli eventi, e sgombrare il campo dalle fake news. Da poco meno di vent’anni, all’indomani dell’11 settembre, gli Usa hanno mosso guerra ai talebani per rispondere all’attacco alla due Torri che causò quasi tremila morti. Certo, si parlava anche - tra le ragioni della guerra - della necessità di salvare la popolazione (soprattutto le donne) da un regime oscurantista e di stampo medievale. Ma questa era, in gran parte, propaganda. La ragione principale era colpire i centri del terrore di Al Qaeda che aveva organizzato il triplice dirottamente aereo, e il suo capo Osama bin Laden.

Secondo l’accordo stipulato dall’ex presidente Donald Trump - che oggi chiede le dimissioni di Biden - le truppe americane avrebbero dovuto ritirarsi lo scorso primo maggio. Il suo successore ha soltanto ritardato l’effettivo ritiro. Il fallimento dell’intervento internazionale Nato (e quindi anche italiano) è stato strategico e culturale. L’America non è stata capace di comprendere la cultura afgana, e quindi di rendere comprensibili i propri obiettivi sociali: imporre la democrazia e i diritti umani. Questo ha fatto sì che gli Usa venissero visti, soprattutto nelle zone più arretrate e rurali, come una forza di occupazione. Ecco perché i talebani hanno potuto occupare tutto il Paese in pochi giorni, quasi senza sparare un colpo.

Lo stesso Biden è stato accusato di seguire le operazioni “in vacanza”. In realtà era nella residenza estiva di Camp David. E ha soltanto confermato una (pessima) decisione presa prima di lui.


Il disastro Usa in Afghanistan e le frasi che imbarazzano la Casa Bianca
Autore Francesco Boezi
16 agosto 2021

https://it.insideover.com/guerra/il-dis ... ianca.html

Distribuire giudizi per il fallimento occidentale in Afghanistan non è semplice, perché la decisione di lasciare quella nazione è stata presa tempo fa, ma adesso il Comandante in Capo è Joe Biden, dunque a lui vanno ascritte le responsabilità per la gestione della terribile crisi di questo periodo. Se non altro perché l’attuazione del ritiro è opera della sua amministrazione.

Per essere certosini, bisogna tornare ai tempi di Barack Obama. Era appena il 2014. La linea del disimpegno – come ricordato su Il Giornale – è partita da lì: “Grazie agli straordinari sacrifici dei nostri uomini e donne in uniforme, la nostra missione di combattimento in Afghanistan sta finendo e la guerra più lunga della storia americana sta arrivando a una conclusione responsabile”, aveva detto il primo presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti. Conosciamo come la realtà, con tutta la sua crudezza, abbia smentito di netto le convinzioni del leader Dem.

Poi è arrivato Donald Trump, che ha confermato quanto era stato disposto dal suo predecessore. L’ex inquilino oggi sgomita, affermando che, nel caso avesse trionfato alle presidenziali del novembre del 2020, le cose sarebbero andate in modo diverso: non esistono prove né controprove. The Donald, in queste ore, ha anche domandato a Joe Biden di dimettersi dalla Casa Bianca in virtù del disastro cui stiamo assistendo in queste ore. Trump, comunque, si era incaponito a sua volta sulla necessità di lasciare l’Afghanistan, pure in funzione della linea non interventista che il tycoon ha perseguito durante il suo mandato.

Oggi Biden cerca di scaricare le colpe addosso al suo rivale, ma anche il Wall Street Journal ha criticato l’atteggiamento assunto dal presidente degli Stati Uniti d’America: “Come se Winston Churchill, con le sue truppe accerchiate a Dunkerque, avesse dichiarato che Neville Chamberlain lo aveva messo in questo pasticcio e gli inglesi avevano già combattuto troppe guerre nel continente”, si legge sul quotidiano.

Il clima statunitense, insomma, non sembra sorridere a Joe Biden ed alle modalità scelte dal leader Dem per affrontare un dossier che rischia di sconvolgere il mondo. E poi, in relazione alle scelte compiute mentre Kabul capitola, possono essere elencate alcune frasi, tutte recenti, che svelano quanto il Comandante in Capo ed il segretario di Stato siano arrivati impreparati all’appuntamento con la storia. Prima, però, facciamo un piccolo salto all’indietro. Era il 2009 e, come riporta l’Ispi, addirittura scavalcando la presa di posizione di Obama, Joe Biden si schierava per un abbandono precoce dell’Afghanistan. La minimizzazione dei rischi ha origini antiche. E Biden, se possibile, ha azzardato più degli altri “colleghi”. Veniamo così ad oggi.

Circola ormai ovunque la frase riguardante l’evacuazione dei diplomatici americani. Come ripercorso pure da Il Corriere della Sera, è passato un solo mese da questa pronuncia di Biden: “Scene come in Vietnam? No, non vedremo le persone evacuate dal tetto di un’ambasciata Usa”. Invece, com’è noto, è successo proprio quanto Biden aveva escluso nella maniera più categorica possibile. Un errore di valutazione che non è il solo ad aver accompagnato il vertice statunitense nei primi mesi di presidenza. Come specificato da Formiche, infatti, Biden si diceva anche sicuro che l’esercito afghano, quello che era stato preparato ed addestrato dalle forze occidentali, sarebbe stato preparato ad affrontare l’offensiva dei talebani: “Sono fiducioso che oggi l’Afghanistan, grazie al nostro aiuto e addestramento, abbia delle forze armate capaci di fronteggiarli”, aveva fatto presente. Non è andata così.

Ma Biden non è il solo ad avere la palla tra i piedi adesso. Il segretario di Stato Antony John Blinken, oggi, si esprime, come rimarcato dall’Adnkronos, dicendo che “Eravamo lì per uno scopo ben preciso: bloccare chi ci ha attaccato l’11 settembre. Semplicemente, non è nel nostro interesse rimanere”. Blinken, per giustificare gli Stati Uniti, sta battendo sugli “obiettivi raggiunti”. Ma quella frase circola tra le dichiarazioni del segretario di Stato da almeno aprile scorso, quando la ripresa dei talebani era già ipotizzata. “Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati. E ora è il momento di portare a casa la nostra forza”, rendeva noto il segretario di Stato, nel mese indicato, come si legge ancora su Rai News.



L’indebolimento occidentale
Niram Ferretti
16 Agosto 2021

http://www.linformale.eu/lindebolimento-occidentale/

“Non è chiaro cosa abbiano guadagnato gli Stati Uniti con il ritiro della piccola, economica ed efficace forza deterrente rimasta in Afghanistan a sostengno delle forze di sicurezza. È inquietantemente ovvio ciò che abbiamo perso: prestigio nazionale, ingenti somme di capitale politico, credibilità sulla scena mondiale e, cosa più tangibile, la nostra sicurezza. Il mondo è molto più pericoloso oggi di quanto lo fosse solo 72 ore fa”.

Così scrive Noah Rothman oggi su Commentary. La disfatta americana dall’Afghanistan, dopo un impegno durato vent’anni, il dispiegamento di enormi risorse economiche e la perdità di soldati, è una di quelle evidenze che si impongono in modo perentorio. Ma la disfatta americana non è solo degli Stati Uniti, si porta dietro l’idea fasulla e illusoria che l’Occidente possa impiantare i suoi valori in un mondo a loro refrattario e che li ha infine rigettati.

«Volevamo costruire un Paese dotato di una struttura democratica, non ci siamo riusciti. Non c’è stato alcun collegamento tra le forze armate afgane e il popolo, non ha funzionato come pensavamo». Così ha dichiarato Angela Merkel, a certificare il fallimento dell’esportazione della democrazia, ovvero del trapianto di una pianta che non può fiorire in un terreno a lei avverso, nonostante fertilizzanti e irrigazioni. La pianta che invece è cresciuta e nel frattempo si è irrobustita è quella talebana. Gli sconfitti oggi hanno preso il sopravvento, l’Emirato islamico rinasce dalle sue ceneri e l’Afghanistan si appresta a diventare un punto di riferimento per il jihadismo sparso in Asia, Africa, Pakistan, Medioriente, Filippine. Coloro che combattono perchè si imponga sugli infedeli il dettato coranico voluto da Maometto potranno contare ora che il sogno califfale di Al Baghdadi sembra tramontato, sul suo sostituto afghano, più provinciale e limitato, ma non per questo meno efficace nel promuovere l’Islam nella sua vocazione più rigorista e letterale.

Tuttavia il fallimento dell’esportazione della democrazia non significa che bisogna rinunciare a sostenere un governo che, per quanto corrotto e debole, rappresentava un argine agli estremisti.

Gli Stati Uniti si ritirano ottenendo il vantaggio di portare a casa i pochi soldati rimasti e di non continuare più a immettere denaro per finanziare una impresa fallita (mentre continuano a farlo in Medioriente con l’Autorità Palestinese, a cui l’amministrazione Biden ha ripreso a versare soldi), ma lasciando così il campo aperto al crescere di forze avverse e al probabile ingresso della Cina, la quale vede nell’Afghanistan il secondo lato del triangolo che ha nel terzo il Pakistan e al vertice se stessa.

Il disimpegno americano in Afghanistan è un’ulteriore tappa della linea d’azione intrapresa dall’amministrazione Obama e da quella Trump e che è riassumibile nella rinuncia a inviare corpi combattenti all’estero in luoghi ignoti alla maggioranza degli americani e assai poco lucrosi per i vantaggi elettorali. Ma là dove una forza arretra, un’altra avanza, così è stato in Siria (dove gli Stati Uniti sono stati presenti marginalmente), in Iraq e ora in Afghanistan. Si tratta di forze ostili alla costellazione occidentale nella sua globalità e di cui, gli Stati Uniti, dalla fine della Prima guerra mondiale hanno progressivamente rappresentato il vertice e la garanzia.

L’11 settembre insegna che là dove ci si crede trincerati nella propria sicurezza domestica ci si può scoprire improvvisamente enormemente vulnerabili. Quando il paese più potente dell’Occidente rinuncia a tutelarla fuori dalle proprie mura non indebolisce solo se stesso ma anche i suoi alleati.



Il presidente degli Stati Uniti: "America non combatte una guerra civile che l'esercito afghano non vuole combattere"
Biden: "Basta sacrificare soldati Usa per Afghanistan"
16 agosto 2021

https://www.adnkronos.com/afghanistan-b ... YLpCwvjTu1

"È sbagliato chiedere ai soldati americani di combattere una guerra civile che l'esercito afghano non vuole combattere. Quante altre vite, vite americane, dovremmo sacrificare? Sarò chiaro nella mia risposta, non ripeterò gli errori del passato: restare e combattere indefinitamente non è nell'interesse nazionale degli Stati Uniti". Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, dalla Casa Bianca prende la parola sull'Afghanistan, controllato ora dai talebani. Biden ritiene corretta la decisione di ritirare le truppe dal paese asiatico. " La nostra missione in Afghanistan non ha mai mirato a costruire una nazione. Non era previsto che creassimo una democrazia centralizzata e unita. Il nostro unico interesse rimane quello che è sempre stato: evitare un attacco terroristico sul suolo americano. Siamo andati in Afghanistan quasi 20 anni fa con obiettivi chiari: colpire chi ci aveva attaccato l'11 settembre 2001 e asssicurarci che al Qaida non usasse l'Afghanistan come base. Lo abbiamo fatto. Non abbiamo mai smesso di dare la caccia a Bin Laden e lo abbiamo ucciso, dieci anni", aggiunge.

"Quando ho assunto l'incarico, ho ereditato l'accordo negoziato dal presidente Trump con i talebani: le forze americane avrebbero dovuto lasciare l'Afghanistan il primo maggio 2021, 3 mesi dopo il mio insediamento. Le forze americane erano state già ridotte durante l'amministrazione Trump. La scelta che ho dovuto fare da presidente era rispettare l'accordo o prepararmi a combattere i talebani: non ci sarebbe stato nessun cessate il fuoco dopo il primo maggio, non ci sarebbe stato nessun accordo per proteggere i nostri militari dopo il primo maggio, nessuna stabilità senza vittime americane dopo il primo maggio. Si trattava di rispettare l'accordo e arrivare ad un'escalation del conflitto, mandando migliaia di americani in Afghanistan per una guerra che sarebbe entrata nel terzo decennio", aggiunge il presidente degli Stati Uniti.

"Non cambio assolutamente idea rispetto alla mia decisione. Dopo 20 anni, ho imparato che non è mai il momento giusto per ritirare i soldati americani", dice prima di puntare il dito contro "i leader politici dell'Afghanistan" che "hanno lasciato il paese. L'esercito afghano è collassato. I soldati americani non possono e non devono combattere e morire per una guerra che le forze afghane non vogliono combattere. Abbiamo speso oltre un trilione di dollari per addestrare e armare le forze afghane, incredibilmente equipaggiate e più numerose degli eserciti di molti nostri alleati Nato: gli abbiamo dato ogni strumento, abbiamo pagato i loro stipendi, abbiamo garantito l'efficacia della loro aviazione, qualcosa che i talebani non hanno. Non abbiamo potuto dar loro la volontà di combattere per il loro futuro", afferma Biden.

"È sbagliato chiedere ai soldati americani ciò che gli afghani non farebbero. La presenza di soldati americani non farebbe differenza per un anno, 5 anni o 20 anni" se le forze armate afghane non sono disposte a combattere. "Quante altre generazioni di figli e figlie americane avrei dovuto mandare per combattere la guerra civile afghana quando l'esercito afghano non vuole combatterla? Quante vite americane" bisogna sacrificare? "Io non ripeterò errori fatti in passato, con guerre combattute all'infinito" senza che ci fosse "un interesse americano" in gioco.

Quindi, il messaggio ai talebani: "Difenderemo il nostro popolo con forza devastante, se necessario", dice Biden, assicurando che Washington risponderà in modo "veloce e potente" se i talebani attaccheranno cittadini americani o cercheranno di interrompere il ponte aereo dall'aeroporto di Kabul.


No, Biden non può incolpare Trump per il disastro del ritiro dall’Afghanistan
The Federalist
17 agosto 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ghanistan/

Sotto il comando diretto di Biden, i Talebani si sarebbero impadroniti di centinaia di Humvee – veicoli protetti contro le imboscate e resistenti alle mine – e diversi droni da milioni di dollari.

Mentre l’amministrazione Biden ha già tentato di spostare la colpa su Donald Trump per le scene che vengono dall’Afghanistan, Joe Biden è il responsabile sia della decisione di lasciare il paese sia del catastrofico ritiro che ha personalmente supervisionato in quanto Comandante in Capo delle forze armate americane.

“Quando sono entrato in carica, ho ereditato un accordo confezionato dal mio predecessore – che ha invitato i Talebani a discutere a Camp David alla vigilia dell’11 settembre del 2019 – che ha lasciato i Talebani nella posizione militarmente più forte dal 2001 e che aveva imposto una scadenza per il 1° maggio del 2021 alle forze statunitensi”, ha detto Biden in una dichiarazione rilasciata sabato.

“Pertanto, quando sono diventato presidente, mi sono trovato di fronte ad una scelta: seguire l’accordo, con una breve proroga per far uscire in sicurezza le nostre forze e quelle dei nostri alleati, o aumentare la nostra presenza e inviare altre truppe americane a combattere ancora una volta nel conflitto civile in un altro paese”, ha sostenuto Joe Biden nella dichiarazione scritta.

Joe Biden non era maggiormente vincolato dall’accordo dell’ex presidente Trump con i Talebani di quanto Trump fosse tenuto a rispettare l’accordo con l’Iran fatto dall’ex presidente Barack Obama, noto in precedenza come Joint Comprehensive Plan of Action. Nessuno dei due accordi ha vincolato i futuri presidenti perché nessuno dei due accordi è stato presentato al Senato per la ratifica.

Come attuale Comandante in Capo, Biden aveva il potere di decidere ogni aspetto della decisione di ritiro. Infatti, Biden aveva già esteso la scadenza prevista da Trump del 1° maggio 2021 al mese di settembre, e se avesse ritenuto i Talebani troppo forti, il governo dell’Afghanistan troppo debole, o la decisione di ritiro del tutto fuori luogo, l’attuale Comandante in Capo avrebbe potuto cambiare rotta.

Non l’ha fatto perché non voleva farlo.

Al contrario, Biden non si è mai fatto scrupolo ad eseguire delle brusche inversioni di rotta quando le posizioni politiche di Trump sono entrate in conflitto con quelle della sua amministrazione.

Nel suo primo giorno in carica, per esempio, Biden si è unito ufficialmente all’accordo di Parigi sul clima, dal quale l’ex presidente Trump si era ritirato. L’amministrazione Biden ha poi rinunciato alle sanzioni sull’Iran nel tentativo di riavviare l’accordo sul nucleare iraniano. Biden ha invertito il divieto di Trump che impediva ai transgender di servire nell’esercito ed ha lanciato la c.d. “politica di Città del Messico” per riavviare il finanziamento delle organizzazioni internazionali che promuovono o forniscono gli aborti.

L’amministrazione Biden ha anche invertito diverse politiche estremamente efficaci adottate da Donald Trump per affrontare la crisi migratoria al confine, compresa la decisione di usare l’autorità del Titolo 42 per espellere gli stranieri in Messico o nel loro paese d’origine, data la crisi di salute pubblica provocata dal COVID-19. Biden ha anche abbandonato la politica dell’ex presidente del “Remain in Mexico” che impediva agli stranieri illegali di fuggire negli Stati Uniti in attesa delle udienze sull’immigrazione. Queste inversioni di rotta hanno rapidamente portato all’attuale crisi migratoria da record al confine meridionale.

Se Biden credeva che fosse nell’interesse dell’America rimanere in Afghanistan più a lungo, per un altro anno o anche per un altro mese soltanto, come Comandante in Capo avrebbe potuto tranquillamente prendere quella decisone.

Inoltre, anche se andarsene ora è nell’interesse dell’America, Biden ha la piena responsabilità della sua fallimentare esecuzione del ritiro. Sotto il comando di Biden, i Talebani si sono impadroniti di centinaia di Humvee – dei veicoli protetti per affrontare le imboscate e resistenti alle mine – e di diversi droni statunitensi da milioni di dollari.

Nessuno tranne Biden è da biasimare se l’amministrazione è stata “chiaramente presa alla sprovvista dalla rapida avanzata dei Talebani negli ultimi giorni, quando il gruppo militante islamico ha preso il controllo di una serie di capoluoghi provinciali in tutto il paese ed ha circondato Kabul”, costringendo Biden a far accorrere migliaia di truppe in più in Afghanistan solo per evacuare in sicurezza il personale americano e della ambasciata due settimane prima della scadenza del 31 agosto che Biden aveva annunciato per il ritiro di tutte le forze statunitensi dall’Afghanistan.

C’è molto da discutere sul coinvolgimento degli Stati Uniti in una guerra ventennale in Afghanistan, ma dovrebbe essere chiaro a tutti che Biden ha sbagliato tutto sul ritiro.

L’unica domanda che rimane è esattamente quanto abbia fatto male.

Margot Cleveland è una collaboratrice senior di The Federalist. Ha servito per quasi 25 anni come assistente legale presso un giudice d’appello federale ed è una ex full-time faculty member ed adjunct instructor presso il College of Business dell’Università di Notre Dame.




Tucker Carlson: Dobbiamo ritenere qualcuno responsabile di ciò che sta accadendo in Afghanistan
17 agosto 2021

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Nonostante le affermazioni dell’amministrazione Biden, c’erano già stati segni di gravi problemi.

Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 1 Agosto 2021 di “Tucker Carlson Tonight”.

Questo è un momento sconcertante, come spesso sentiamo. Cosa sta succedendo esattamente? C’è uno schema, se vi guardate intorno per un momento, potreste notare cose che si sommano: pompe di benzina, inflazione, criminalità a spirale, città che crollano. Se avete più di 40 anni, potrebbe sembrarvi familiare. Sono gli anni ’70, ma senza la libertà di parola e con Brezhnev a capo del nostro governo e, come se potesse essere più perfetto, ora potremmo avere un’altra caduta di Saigon. Ricordate la caduta di Saigon?

Se stavate guardando la televisione nell’aprile del 1975, il 30 aprile, ve la ricorderete bene. Fu il singolo giorno più umiliante della storia degli Stati Uniti all’estero. Funzionari americani che fuggivano terrorizzati mentre un esercito di contadini entrava nella capitale, civili disperati che si aggrappavano ai montanti degli elicotteri mentre decollavano dal tetto dell’ambasciata degli Stati Uniti. Fu un disastro completo. Fu una totale sconfitta ignominiosa. Avevamo passato più di un decennio in Vietnam e alla fine avevamo perso. Quindi, indipendentemente da quello che si pensava riguardo a quella guerra, è stato doloroso vederlo accadere e nessuno voleva vederlo di nuovo. Il mese scorso Joe Biden aveva promesso che non l’avremo rivisto mai più.

REPORTER: “Alcuni veterani del Vietnam vedono echi della loro esperienza in questo ritiro in Afghanistan. Vede qualche parallelo tra questo ritiro e quello che è successo in Vietnam?”

JOE BIDEN: “Nessuno. Zero. Avete visto intere brigate che sfondavano i cancelli della nostra ambasciata. Sei, se non mi sbaglio. I Talebani non sono il Sud… l’esercito nordvietnamita. Non sono e non sono neanche lontanamente paragonabili in termini di capacità. Non ci sarà nessuna circostanza in cui vedrete persone sollevate dal tetto di un’ambasciata degli Stati Uniti dall’Afghanistan. Non è affatto paragonabile.”

Sì, non è paragonabile. La differenza, ci ha detto Joe Biden, è che in Afghanistan possiamo contare sulle forze di sicurezza afgane per tenere a bada i selvaggi. Non si tratta di truppe d’assalto. Hanno ricevuto miliardi di dollari di tasse americane per 20 anni. E a proposito, sono stati addestrati da Mark Milley. Ora è il presidente dei Capi di Stato Maggiore. Quindi siamo a posto. Non preoccupatevi.

Il mese scorso, lo stesso Mark Milley ha dato il suo personale timbro di approvazione alle forze di sicurezza afgane.

MARK MILLEY: “Le forze di sicurezza afgane hanno la capacità di combattere e difendere sufficientemente il loro paese, e noi continueremo a sostenere le forze di sicurezza afgane dove necessario, in conformità con la guida del presidente e del segretario della difesa. Il futuro dell’Afghanistan è nelle mani del popolo afgano. E ci sono una serie di possibili risultati in Afghanistan. E voglio sottolineare ripetutamente, e l’ho detto prima, un risultato negativo, una presa di potere militare automatica dei Talebani non è affatto una conclusione scontata.”

Non è una conclusione scontata, in realtà, a questo punto, una presa di potere militare da parte dei Talebani comincia a sembrare una conclusione scontata. I combattenti Talebani hanno ora il controllo della maggior parte del paese, compresa la seconda città più grande, Kandahar. Il governo, nel frattempo, controlla solo circa il 15% dei distretti in Afghanistan.

I Talebani hanno ormai isolato la capitale, Kabul. A questo punto, sono a 30 miglia di distanza (al 13 Agosto, n.d.r.). Gli analisti dicono che Kabul potrebbe cadere entro pochi giorni. In questo momento, migliaia di truppe americane sono in viaggio per evacuare l’ambasciata americana. I nostri elicotteri hanno volato in città proprio questo pomeriggio. Non sono ancora sul tetto, ma è presto.

La cosa divertente è che Mark Milley non sembra aver visto arrivare nulla di tutto questo. La sua vera competenza, come ha spiegato recentemente al Congresso, è una cosa chiamata “rabbia dei suprematisti bianchi”. I Talebani, al contrario, sono leggermente più abbronzati, quindi non sembravano così pericolosi come, diciamo, i manifestanti del 6 gennaio. No, i Talebani hanno votato per Donald Trump, quindi Mark Milley li ha naturalmente sottovalutati. Ma altri hanno visto molto chiaramente cosa stava arrivando.

Tre anni fa, l’ispettore generale per la ricostruzione afgana aveva scoperto che il governo afgano controllava o aveva influenza solo su metà del paese. Tutto qui. In altre parole, l’Afghanistan è instabile da molto tempo. Da sempre, in realtà. Eppure il Pentagono ci ha ripetutamente detto il contrario. “Ora siamo sulla strada giusta”, ha detto Jim Mattis nel 2010. Quattro anni dopo, un altro generale ha detto che “le forze di sicurezza nazionali afgane stanno vincendo”. Così, sulla base di queste fiduciose valutazioni, i funzionari di Washington hanno speso più di 130 miliardi di dollari per la ricostruzione della nazione.

Da una certa prospettiva, è più di quanto abbiamo speso per l’intero Piano Marshall in Europa dopo che il mondo è stato distrutto nel 1945. Quindi dovete chiedervi: dove sono finiti tutti quei soldi? Il Pentagono, naturalmente, non è sicuro di dove siano andati tutti quei soldi, ma i documenti interni suggeriscono che siano stati sprecati.

Gli Afghanistan Papers, ve li ricordate? Chiariscono che molti di quei soldi sono andati alle persone più corrotte del paese. Quei documenti mostrano che solo circa 2 reclute afgane su 10 nelle favolose forze di sicurezza afghane sapevano leggere o scrivere. Questo significava, tra le altre cose, che non potevano seguire gli ordini in modo affidabile, e a quanto pare, non lo hanno fatto. Per anni.

Nel frattempo, i comandanti afgani hanno abitualmente intascato i soldi dei contribuenti dagli Stati Uniti con i cosiddetti “soldati fantasma”. Queste sono truppe che apparivano sul libro paga ma in realtà non esistevano. Una recente valutazione ha scoperto che tra il 50 e il 70% delle posizioni di polizia in alcune province afgane non erano realmente esistenti. Non c’erano persone. Esistevano solo sulla carta. Mark Milley lo sapeva? E le truppe che esistevano a volte usavano le loro armi per commettere crimini o sparare alle truppe americane o agli stessi funzionari.

Un osservatore norvegese ha stimato che più del 30% delle reclute della polizia afgana avrebbe usato le proprie armi in dotazione per creare “propri posti di blocco privati per estorcere i viaggiatori”. Tra il 2007 e il 2013, gli attacchi interni prevenienti dalle stesse forze afgane hanno ucciso o ferito centinaia di truppe della coalizione. Questi erano i segni che ci fosse già un grave problema.

Altri soldati, di nuovo, con i soldi che abbiamo mandato loro, hanno iniziato ad abusare sessualmente dei bambini. Secondo un pezzo del New York Times, “l’abuso sessuale dilagante di bambini è stato a lungo un problema in Afghanistan, in particolare tra i comandanti armati che dominano gran parte del paesaggio rurale e possono fare i prepotenti con la popolazione”.

La pratica si chiama “bacha bazi“. Letteralmente, ‘boy play‘, e i soldati americani e i marines sono stati istruiti a non intervenire, in alcuni casi, nemmeno quando i loro alleati afgani hanno abusato di ragazzini nelle basi militari.

Quindi tutto questo stava accadendo – abusi sessuali nelle nostre basi militari americane – ma il Pentagono ha detto pubblicamente che tutto stava andando secondo i piani. Così si può capire perché questa situazione arrivi come una sorpresa per quelli di noi che hanno preso quelle rassicurazioni per buone.

Infatti, solo un paio di giorni fa che il top flack al Pentagono, il sempre più ridicolo John Kirby, insisteva che l’esercito americano avesse trasformato l’Afghanistan in una sorta di “utopia progressista” a Santa Monica in montagna.

JOHN KIRBY: “Ho osservato questo sin dal primo momento, subito dopo che il presidente ci ha dato l’ordine di ritirarci. Abbiamo certamente osservato ciò che i Talebani stavano facendo. Abbiamo notato – ed abbiamo notato con grande preoccupazione – la velocità con cui si sono mossi, e la mancanza di resistenza che hanno affrontato. E non siamo stati altro che onesti su questo.”

Così oggi, John Kirby ha invitato il popolo dell’Afghanistan a sollevarsi e combattere per la giustizia sociale che abbiamo portato loro, la vittoria dei diritti delle donne che il governo afgano ha assicurato. Giusto.

Nel frattempo, il paese reale, a parte i nostri progetti di ingegneria sociale, sta crollando a gran velocità. Quindi ci sono decine di milioni di dollari, forse anche centinaia di milioni, di veicoli resistenti alle mine, gli Humvee, e di droni che il Pentagono ha lasciato in Afghanistan. E tutto questo ora appartiene ai Talebani.

Eppure in qualche modo l’amministrazione Biden sta ancora fingendo di avere delle opzioni, di essere ancora al comando. L’ambasciata americana a Kabul ha inviato questo tweet: “Stiamo sentendo ulteriori rapporti di esecuzioni talebane, di truppe afgane che si arrendono, profondamente inquietanti e potrebbero costituire crimini di guerra”.

Crimini di guerra. Divertente. Allora, quando inizieranno i tribunali? Chi dirigerà i tribunali? Potremmo aver bisogno di invadere di nuovo l’Afghanistan. Ma invece, ecco un’altra idea, cerchiamo di capire come è successo. Come abbiamo speso in 20 anni trilioni di dollari e migliaia di vite americane per finire assolutamente con nient’altro che altre umiliazioni? Uomini delle tribù pashtun che ci sparano con le nostre armi mentre noi scappiamo? Questa è la definizione di disastro.

Quindi, piuttosto che lamentarci e basta, per una volta riteniamo qualcuno responsabile di qualcosa. Metà del Dipartimento di Stato di Biden ci ha messo più una mano nella nostra politica fallimentare in Afghanistan, eppure sono ancora tutti impiegati lì. Perché?

Il Pentagono avrebbe dovuto costruire un esercito nazionale in Afghanistan funzionale e funzionante, per proteggere il governo, che noi abbiamo installato. Ma non l’hanno fatto.

Quindi la gente non ha fatto il proprio lavoro e poi ha mentito sul fatto di non aver fatto il proprio lavoro. Ma indossano ancora l’uniforme del nostro paese. Perché è così? Bella domanda.

Così, per la prima volta dopo tanto tempo, forse potremmo chiedere conto ai nostri leader delle calamità che hanno causato. Non è semplicemente una questione di giustizia, però. È sicuramente che è l’unico modo per evitare che disastri come questo si ripetano.


In Afghanistan gli Stati Uniti, la superpotenza mondiale emblema dell'Occidente laico e democratico, si sono arresi ai terroristi islamici dei Taliban che ottemperano letteralmente e integralmente ad Allah e a Maometto. La conseguenza devastante per tutti noi è che la percezione di una epocale vittoria dell'islam scatenerà l'attività degli Stati islamici, dei movimenti politico-religiosi e dei gruppi terroristici per accelerare la conquista dell'Europa e del Mondo libero
Magdi Cristiano Allam
Mercoledì 18 agosto 2021

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 6788218042

Cari amici, dopo l'11 settembre 2001, il 15 agosto 2021 rappresenta un nuovo spartiacque della nostra Storia contemporanea. In Afghanistan gli Stati Uniti, la superpotenza mondiale emblema dell'Occidente laico e democratico, si sono arresi ai terroristi islamici dei Taliban che ottemperano letteralmente e integralmente ad Allah e a Maometto. La conseguenza devastante per tutti noi è che la percezione di una epocale vittoria dell'islam scatenerà l'attività degli Stati islamici, dei movimenti politico-religiosi e dei gruppi terroristici per accelerare la conquista dell'Europa e del Mondo libero.
Si tratta di una vittoria epocale dell'islam ed una resa totale dell'Occidente laico e liberale perché il ritorno trionfante a Kabul dei Taliban, letteralmente «Studenti della Sharia», e la riesumazione del sedicente «Emirato Islamico dell'Afghanistan», è il compimento di un processo politico e negoziale intrapreso dagli ultimi quattro Presidenti degli Stati Uniti.
Ad avviarlo fu nel 2005 George W. Bush, il Presidente che aveva subìto la tragedia dell'11 settembre 2001 e scatenato la guerra in Afghanistan. Dopo aver preso atto dell'insuccesso nello sconfiggere Al Qaeda e di fronte alla necessità di abbattere drasticamente i costi della Difesa, Bush con l’allora Premier britannico Tony Blair fecero un accordo segreto con i «Fratelli Musulmani», movimento estremista islamico nato in Egitto nel 1924 che, al pari di Al Qaida e dell'Isis, mira a imporre l'islam ovunque nel mondo, ma preferibilmente attraverso la proliferazione delle moschee, scuole coraniche, enti sociali e istituzioni finanziarie islamiche, senza escludere il terrorismo come fa Hamas che rappresenta i «Fratelli Musulmani» nei Territori palestinesi. Ebbene in virtù dell'accordo segreto con Bush e Blair nel 2006 i Fratelli Musulmani parteciparono per la prima volta alla vita politica in Medio Oriente. In Egitto entrarono con 88 deputati in Parlamento. Nei Territori palestinesi Hamas vinse le elezioni legislative e si aggiudicò la guida del Governo della cosiddetta «Autorità Nazionale Palestinese». E fu sempre Bush nel 2007 ad avviare dei negoziati con i Taliban per il tramite dell'allora Presidente afghano Hamid Karzai.
Barack Hussein Obama il 6 giugno 2009 legittimò l'islam come religione totalmente compatibile con la nostra civiltà occidentale, nel discorso all'Università del Cairo in cui disse: «America e Islam si sovrappongono, condividono medesimi principi e ideali, il senso di giustizia e di progresso, la tolleranza e la dignità dell'uomo». Nel 2011 Obama sostenne le cosiddette «Primavere arabe» che posero fine a dei regimi laici e favorirono l'ascesa al potere di esponenti dei «Fratelli Musulmani», che conquistarono la Presidenza della Repubblica in Egitto, erano a un passo dal monopolizzare il potere in Tunisia e Libia, mentre in Siria scatenarono una sanguinosissima guerra civile. In questa strategia Obama si affidò totalmente alla Turchia di Erdogan e al Qatar, rispettivamente i principali sostenitori politico e finanziario dei «Fratelli Musulmani».
Il 29 febbraio 2020 è stato Donald Trump a sottoscrivere proprio a Doha nel Qatar l’accordo con i Taliban che pose formalmente fine alla guerra, stabilì un calendario per il ritiro delle forze statunitensi nell'arco di quattordici mesi, e lasciò ai Taliban la prerogativa di negoziare un accordo distinto con le fazioni afghane, suggellando di fatto la loro vittoria militare e la resa degli Stati Uniti. L'accordo fu sottoscritto dal delegato talebano Abdul Ghani Baradar e dal Segretario alla Difesa Mark Esper, alla presenza del Segretario di Stato Mike Pompeo e del Rappresentante statunitense per l’Afghanistan Zalmay Khalilzad.
Alla luce di tutto ciò è infondato attribuire all'attuale Presidente americano Joe Biden la responsabilità della resa degli Stati Uniti e della vittoria dei Taliban. «La scelta che avevo era proseguire l'accordo negoziato da Donald Trump con i Taliban o tornare a combattere», ha chiarito Biden, sostenendo di aver fatto «l'interesse nazionale»: «Ci sono sicuramente soldati coraggiosi in Afghanistan, ma se l'Afghanistan non vuole combattere contro i Taliban non possiamo farlo noi. Quanti altri caduti dobbiamo riportare? Non voglio commettere errori del passato. Questo conflitto non è nell'interesse nazionale degli Stati Uniti. Quando sono diventato Presidente ho preso un impegno con gli americani: che avrei posto fine alla guerra in Afghanistan. Non voglio lasciare questa incombenza al prossimo Presidente. So che la mia decisione verrà criticata, ma non possiamo rimanere lì in eterno».
Ciò che invece può essere attribuito a Biden è di aver lasciato l'Afghanistan nelle mani della Cina, che ora diventerà il principale alleato economico di un Paese ricchissimo di rame, litio, marmo, oro e uranio, una ricchezza mineraria stimata di oltre 1 trilione di dollari, cioè mille miliardi di miliardi di dollari. Questa enorme ricchezza non sfruttata contribuirà a fare della Cina la prima potenza economica mondiale.
L'altro aspetto rilevante nel successo dei Taliban è che di fatto l'islam è sempre stato il riferimento identitario dello Stato. La forma di Stato vigente fino allo scorso 15 agosto si chiamava «Repubblica islamica dell'Afghanistan» e la sua Costituzione sanciva che «nessuna legge può essere contraria ai principi e alle disposizioni della sacra religione dell’islam». Il ritorno all'Emirato Islamico dell'Afghanistan, che mette al centro la Sharia, la legge islamica fondata su ciò che Allah prescrive nel Corano e sulla Sunna, la raccolta dei detti e dei fatti attribuiti a Maometto, nella sostanza è più una continuità che non una rottura, perché le leggi e l'organizzazione sociale hanno continuato ad essere fondate sull’islam. Il cambiamento sarà più politico che religioso, per la precisione stiamo assistendo al passaggio dei Taliban dallo schieramento dei «fondamentalisti», che dicono e fanno solo ciò che è apertamente prescritto nel Corano, allo schieramento dei «Fratelli Musulmani», che usano la «takiya», la dissimulazione, strumentalizzando la modernità e la democrazia per imporre il potere islamico ovunque nel mondo. È in questo quadro che si spiega la concessione alle donne di non essere più imprigionate sotto la gabbia di stoffa del burqa e di poter indossare un abito anche a due pezzi che copre i capelli ma lascia libero l'ovale del volto, pur restando la donna un essere antropologicamente inferiore secondo i dettami dell'islam, e pur potendo accedere a taluni incarichi sociali sempre a condizione che non violino i limiti imposti dalla Sharia.
Cari amici, vent'anni dopo la conquista militare dell'Afghanistan, scopriamo che l'islam ha vinto una guerra epocale fondamentalmente sul piano religioso, identitario e politico, mentre l'Occidente è morto, privo di un'anima, senza la certezza di chi siamo, più che mai diviso politicamente e militarmente nonostante il fiume di denaro speso, 2.300 miliardi di dollari solo da parte degli Stati Uniti, e le migliaia di soldati uccisi, 2.300 solo gli americani. Come la Storia insegna, gli imperi e le civiltà non finiscono per la forza dei nemici ma per la propria intrinseca fragilità. L'Occidente è morto non per la forza dei Taliban, ma per la sua ormai inconsistenza. Non è stato un omicidio ma un suicidio. Noi tutti oggi, ovunque in Europa e nel Mondo libero, rischiamo di essere sottomessi all'islam non tanto perché gli islamici sono forti, ma perché siamo a tal punto deboli che ci vergogniamo di chi siamo sul piano delle nostre radici, fede, identità, valori, regole e leggi, con la conseguenza che non sappiamo più farci rispettare dentro casa nostra, finendo per trasformarci in una terra di tutti e di nessuno. Il vuoto che noi stessi abbiamo creato verrà inesorabilmente colmato dai più agguerriti, determinati, violenti. Per prevenire che l'Europa e il Mondo libero facciano la fine dell'Afghanistan, dobbiamo fortificarci dentro, acquisendo la certezza e l'orgoglio di chi siamo, diventando pienamente noi stessi dentro casa nostra, esigendo che tutti, compresi i musulmani, si comportino né più né meno come sono tenuti a comportarsi tutti i cittadini, rispettando le stesse leggi, ottemperando alle stesse regole, condividendo gli stessi valori. Considerando che siamo una civiltà decaduta, solo un miracolo potrà salvarci. Ma dobbiamo credere che questo miracolo si realizzerà. Non possiamo in alcun modo rassegnarci alla sconfitta e alla sottomissione all'islam. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Nazismo maomettano e hitleriano, il caso afgano

Messaggioda Berto » gio ago 19, 2021 8:32 pm

HANNO FATTO BENE HANNO FATTO MALE
Niram Ferretti
19 agosto 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Ian Bremmer, oggi, su Il Corriere della Sera, spiega che sì, il ritiro degli americani dall'Afghanistan era inevitabile e l'alternativa migliore a riprendere i combattimenti con i talebani. E' stata l'attuazione del ritiro ad essere catastrofica. E fin qui ci potrebbe stare, poi, in conclusione afferma ciò che io stesso scrivo da giorni, e che vale la pena riportare interamente:
"Ma anche se Biden riuscirà a scongiurare ulteriori disastri, le prospettive per le prossime settimane appaiono terrificanti. I talebani si godranno il colpaccio propagandistico di issare il loro vessillo su Kabul — compresa l’ex ambasciata americana — nel giorno del ventesimo anniversario dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle dell’11 settembre. Materiale militare del valore di svariati miliardi di dollari, abbandonato dagli americani, verrà esibito per le strade della capitale. Le forze talebane imporranno le loro regole con nuove atrocità, specie contro donne e bambine. I media americani non si lasceranno sfuggire questi dettagli, specie se alcuni giornalisti vi resteranno coinvolti. Il Congresso si affretterà a indire udienze per interrogare i vertici militari su quanto accaduto. L’Afghanistan diventerà nuovamente il porto sicuro del terrorismo internazionale, o perché i talebani spalancheranno le porte alle organizzazioni estremiste oppure, più probabilmente, perché non saranno in grado di controllare fino in fondo i loro territori. È ben risaputo che le zone di conflitto attirano i jihadisti da ogni parte del mondo, come ha dimostrato l’Afghanistan stesso negli anni Ottanta, la Bosnia negli anni Novanta, l’Iraq nel 2000 e la Siria nel 2010. L’ondata di attacchi terroristici sferrati dall’Isis in Europa fu resa possibile dall’abilità di tali organizzazioni nel reclutare fanatici da ogni angolo del pianeta, per poi addestrarli in Siria e in Iraq, e rispedirli nei loro Paesi d’origine a compiere stragi. La capacità degli americani di sorvegliare e colpire i gruppi terroristici in Afghanistan sarà limitata dall’assenza di intelligence sul territorio e dalle restrizioni imposte dal dispiegamento militare nella regione. Le «ben note incognite» riguardanti l’Afghanistan si moltiplicheranno negli anni a venire, e non potrebbe esserci prospettiva peggiore per l’America".
Ora, per chi ha a cuore, come il sottoscritto, il principio di non contraddizione, riesce difficile conciliare l'affermazione, "Gli Usa hanno fatto bene a ritirarsi" con "Le conseguenze del ritiro americano appaiono terrificanti".
A Bremmer riesce, a me no.



"Di fronte all'Islam, l'Occidente è una tigre di carta"
Giulio Meotti
19 agosto 2021

https://meotti.substack.com/p/di-fronte ... ente-e-una

Boualem Sansal è il più grande scrittore algerino vivente. Suo il romanzo che ha fatto scalpore in Francia, “2084” (in Italia i suoi libri sono pubblicati da Neri Pozza). Sansal è qui a colloquio con la mia newsletter sul 15 agosto e i suoi significati politici, culturali, storici e religiosi.

Quali sensazioni ha provato alla conquista dei Talebani dell’Afghanistan?

Kabul è caduta senza sparare un colpo. I Talebani sono entrati da turisti. Gli americani e i loro alleati europei sono fuggiti come topi da una nave in fiamme. Prima di loro i sovietici avevano lasciato il paese, ma almeno avevano combattuto fino a quando Gorbaciov è salito al potere e ha ordinato il ritiro incondizionato dell'esercito sovietico. Questa fuga vergognosa è degna della reputazione delle "tigri di carta" che sono gli americani e gli europei. È comprensibile che molti americani ed europei non vogliano più i loro leader che, dalla fine della Guerra fredda, li hanno condotti di disastro in disastro. Domani, sarà il loro turno a cadere davanti agli assalti islamisti, perché il futuro appartiene ai Talebani di tutto il mondo, perché hanno questa qualità ormai rara nel nostro mondo: il coraggio. Ignorano la paura e la pietà, si vedono come lo strumento di Dio sulla terra. Di fronte a loro ci sono solo mercanti e chiacchieroni da poltrona.


La vittoria dei Talebani darà energia all'Islam radicale?

Negli anni '60 e '70, l'Algeria di Ben-Bella e Boumediene divenne la "Mecca dei rivoluzionari". Tutti qui avevano il loro piccolo pied-à-terre dove venivano a cercare aiuto, consigli e guerrieri. Negli anni ‘70 e ‘80 c’erano Peshawar, Tripoli, Teheran (un po' meno perché aveva il difetto di essere sciita), Kabul 1 con il Mullah Omar e Bin Laden, ora Kabul 2. Non appena i Talebani si saranno installati, cominceranno a formare l'"Internazionale talebana" e fisseranno le loro condizioni. Questa volta non si faranno ingannare dagli americani come nel 2001. Secondo me, cercheranno molto rapidamente di acquisire una bomba atomica, l'arma che li proteggerà per sempre. I loro cugini patchouli in Pakistan e i loro vicini in Iran saranno felici di aiutarli.

L'America non è apparsa mai tanto debole. Perché un tale declino? La cultura "woke" ne ha disintegrato la fibra morale?

La debolezza dell'America non è nuova. Con la fine dell'Unione Sovietica e la bipolarizzazione Est-Ovest, l'America e i paesi europei credevano che la pace fosse stata stabilita per sempre e che bastasse un po' di cooperazione con il Terzo Mondo per completare l'opera e rendere il pianeta un paradiso. Non hanno visto arrivare le grandi ondate migratorie, le grandi delocalizzazioni industriali a est e a sud, l'inquinamento e il riscaldamento globale, l'espansione dell'Islam, l'internazionale islamica che in pochi anni ha tessuto una rete che copre tutto il pianeta, la crisi del mondo arabo, la Cina e i suoi piani di invasione mondiale, i draghi asiatici, la globalizzazione, le grandi crisi finanziarie, i movimenti femministi e LGBT, il fenomeno “woke” che si sta diffondendo in tutto l'Occidente, la crescente divisione sociale, la rottura generazionale, l’accusa sistematica delle élite, la sfiducia nella scienza, l'anticapitalismo, le primavere arabe, l'indebolimento economico e industriale dei paesi europei fagocitati e indeboliti dall'Unione Europea, le grandi pandemie (SARS, H1N1, Ebola, Covid... ), le ondate terroristiche...

Boualem Sansal

L'Europa pagherà probabilmente un prezzo alto in termini di migranti e di islamizzazione. Qualche settimana fa su Le Figaro lei ha scritto che l’Unione Europea non esiste davvero.

Non esiste. Non l’ho vista mai da nessuna parte. L'Unione Europea è una macchina amministrativa cieca senza potere politico formata da paesi che hanno perso sovranità e potere. L'UE non può difendersi, moltiplica solo leggi e regolamenti che dovrebbero controllare e proteggere e che in realtà non controllano nulla e non proteggono nessuno. L'Europa è entrata in un processo di disintegrazione e sembra non vederlo, perché si è stabilito un divario incolmabile tra i governanti e i governati.

La storia è davvero dalla parte dell'Islam?

L'Islam è come il Covid, muta secondo le circostanze. La variante illuministica è l'Islam Sufi, di cui si è parlato per qualche tempo nelle sfere del pensiero giusto e dalle belle prospettive, ma è svanito. Prosperano in qualche nicchia qua e là, ma senza alcuna influenza sulla società. La variante jihadista come l’Isis è durata qualche anno ed è scomparsa. D'altra parte, la variante europea annidata nelle periferie si è sviluppata molto rapidamente lungo le linee politiche, investendo la società civile, i circoli di sinistra e di estrema sinistra, le università, dove ha trovato orecchie simpatetiche e amiche. A poco a poco, ha inoculato il suo veleno nella società europea e l'ha resa irascibile. La variante iraniana è molto violenta ma la sua area di influenza è limitata alle comunità sciite (in Libano, Siria e Yemen); i pochi successi che ha ottenuto nelle comunità sunnite (che rappresentano l'80 per cento dell'Islam mondiale) li deve alla sua politica nucleare, grazie alla quale promette di cancellare Israele dalla faccia della terra. La variante Kabul 1 ha prodotto l'11 settembre e la seconda guerra in Iraq. Quale sarà la variante Kabul 2? Con la loro sorprendente vittoria sulla coalizione americano-europea (un bel simbolo!), l'Afghanistan senza dubbio cambierà totalmente la mappa dell'islamismo nel mondo e dell'Islam. L'Afghanistan riconquisterà la sua posizione di leader dell'Islam che detiene dall'avvento dell'Islam. L'Islam raggiunse il suo apogeo di civiltà al tempo dei califfi Abbasidi (750-1280), la cui intera élite che codificò l'Islam in ogni dettaglio, proveniva dal Khorasan, una regione a cavallo tra l'Afghanistan e l'Iran nord-occidentale. Khorasan è il nome medievale dell'Afghanistan. I fondatori dell'Islam (Ibn Hicham che ha scritto la Sira del Profeta Maometto, Tabari che ha scritto l'esegesi del Corano, Bukhari, Mouslim e Termidi che hanno scritto gli Hadith), sono tutti di questa regione. Il movimento talebano era inizialmente un movimento intellettuale creato da teologi e dai loro studenti per ricostruire il brillante Islam degli Abbasidi. Il ritorno dei talebani al potere segnerà la fine dell'Islam arabo, che si è rinchiuso nell'Islam wahhabita oscurantista e che ha resistito solo grazie all'appoggio degli anglo-americani dalla Prima guerra mondiale. I grandi alleati dell'Islam sono sempre stati i paesi europei; lo hanno importato in Europa, lo hanno combattuto quando aveva bisogno di essere modernizzato e hanno cominciato a blandirlo quando non aveva più bisogno di loro per svilupparsi, esportarsi e imporsi. Oggi l'Islam è a capo di un grande paese, l'Afghanistan, la sua culla originale, e la sua influenza sarà notevole negli anni a venire. L'Islam oggi gode di una formidabile congiunzione planetaria che lo rafforza giorno dopo giorno.


L’esito americano dall’Afghanistan e le sue conseguenze: Intervista a Daniel Pipes
Niram Ferretti
19 Agosto 2021

http://www.linformale.eu/lesito-america ... iel-pipes/

Daniel Pipes, ospite abituale su L’Informale, presidente del Middle East Forum e tra i maggiori esperti internazionali di Medioriente ha accettato di rispondere alle nostre domande sul recente ritiro americano dall’Afghanistan.

Come valuta ciò che è appena successo in Afghanistan?

Questo cataclisma ha due grandi implicazioni per il mondo esterno: la vittoria dei talebani e la sconfitta americana. Controintuitivamente, il trionfo dei talebani danneggia l’islamismo e persino l’islam perché i talebani rappresentano un tale estremismo che il loro successo respinge molti più musulmani di quanti ne attragga. La sconfitta americana andrà a beneficio dei governi ostili agli Stati Uniti mentre gli alleati degli Stati Uniti in futuro si premuneranno nei loro confronti.

Su Commentary Noah Rothman ha scritto: “Non è chiaro cosa abbiano guadagnato gli Stati Uniti dal ritiro della piccola, economica ed efficace forza deterrente rimasta in Afghanistan per sostenere le proprie forze di sicurezza. È inquietantemente ovvio ciò che abbiamo perso: prestigio nazionale, ingenti somme di capitale politico, credibilità sulla scena mondiale e, cosa più tangibile, la nostra sicurezza. Il mondo è molto più pericoloso oggi di quanto lo fosse solo 72 ore fa”. È d’accordo?

Sì, completamente. Diversi fatti rendono questo ritiro ancora più doloroso. Come nota Jeff Jacoby, non ci sono state perdite americane nell’ultimo anno e mezzo; c’erano solo 2.500 soldati americani in Afghanistan, meno di quanti ce ne siano in luoghi come il Gibuti (3.000), il Bahrain (5.000) e il Kuwait (13.000); e le truppe statunitensi sono in Afghanistan da soli vent’anni, molto meno degli oltre settanta anni in cui sono di stanza Germania e in Corea del Sud. Allora, a cosa è dovuta l’impazienza? L’ex vicepresidente Mike Pence suggerisce che il presidente Biden “semplicemente non voleva dare l’impressione di rispettare i termini di un accordo negoziato dal suo predecessore”. Lo trovo convincente.

Il ritorno dei talebani darà una spinta al jihadismo?

Sì. Ironia della sorte, mi aspetto che siano vicini come l’Iran, il Pakistan e la Cina, così come vicini come la Turchia e la Russia, soffrano più degli Stati Uniti per la violenza appoggiata dai talebani. I talebani hanno molti conti da regolare e battaglie da combattere nella loro regione. Inoltre, fornire la base per l’attacco dell’11 settembre non è gli è andata molto bene.

Dalla Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti hanno garantito i valori e la sicurezza occidentali; ma negli ultimi quindici anni abbiamo assitito alla tendenza americana di ritirare le truppe da luoghi pericolosi come la Siria, l’Iraq e l’Afghanistan. Cosa comporta tutto ciò per la credibilità degli Stati Uniti?

Ha eroso la loro credibilità e capacità di deterrenza. Fondamentalmente, la leadership a Washington è stata più incline a impegnarsi in scontri militari – può aggiungere i Balcani e la Somalia alla sua lista – rispetto alla popolazione americana. Questo ha condotto allo schema ricorrente del paese che si fa coinvolgere e poi si ritira.

La ritirata americana dall’Afghanistan incoraggerà avversari dell’Occidente come la Turchia, l’ Iran, il Pakistan, la Russia, la Cina e la Corea del Nord?

Stanno festeggiando e chi può privarli di questo piacere? Detto questo, non sovrastimiamo il loro incasso. I luoghi del ritiro degli Stati Uniti menzionati prima hanno sofferto tutti di una qualche forma di guerra civile; al contrario, stati che si sono mantenuti integri come la Grecia, Israele, gli Emirati Arabi Uniti, l’India, Taiwan e la Corea del Sud non devono preoccuparsi di essere abbandonati. Nessun soldato americano sta pattugliando le strade di Atene. Spero che i nemici degli Stati Uniti e dei loro alleati non si affrettino a fare degli errori.

Tempo fa lei ha scritto che “la diplomazia raramente pone fine ai conflitti”. Cosa vi pone termine?

La resa di una delle due parti. Esempi eloquenti includono il Sud durante la guerra civile degli Stati Uniti, le potenze dell’Asse nella Seconda guerra mondiale, il governo degli Stati Uniti in Vietnam e l’Unione Sovietica nel 1991. Controesempi in cui nessuna delle due parti si arrende includono la Prima guerra mondiale, la Guerra di Corea, i palestinesi contro Israele e l’Azerbaigian contro l’Armenia.

L’Iraq e l’Afghanistan sono esempi recenti e chiari che mostrano la difficoltà di esportare la democrazia; non sarebbe più saggio accettare il fatto che gran parte del mondo le sarà sempre impermeabile?

Il governo degli Stati Uniti ha tentato e realizzato qualcosa di unico nel 1945, quando ha deciso di non saccheggiare i suoi avversari sconfitti ma di ricostruirli a propria immagine, un’eredità di cui giapponesi, tedeschi, italiani e altri continuano a godere. Ma quella era una circostanza speciale di guerra totale e vittoria totale che lasciava i vincitori trionfanti con un’ideologia da diffondere e i perdenti affannati per la loro sopravvivenza. Tali condizioni non hanno retto con gli sforzi più recenti, ad esempio in Afghanistan e in Iraq. Appoggio lo sforzo di diffondere la democrazia, ma desidero limitarlo a opportunità reali, non sempre e non ovunque. Nella maggior parte delle situazioni, dovrebbe essere esercitato sotto gli auspici di un uomo forte dalla mentalità democratica che può, come Ismet Inönü in Turchia o Chiang Kai-shek a Taiwan, introdurre la democrazia per un periodo lungo.

Gregg Roman ha recentemente scritto sulla Jewish Press che quello che è successo in Afghanistan ha da impartire delle lezioni a Israele, soprattutto una che “l’Islam fondamentalista non si arrende senza l’uso della forza”. Qual è il suo consiglio a Israele all’indomani della presa di potere dei talebani?

Il mio consiglio a Israele è di continuare a insistere sulla propria autosufficienza e a non non trovarsi mai nella posizione di dipendere da un potere esterno per la propria sicurezza e indipendenza.
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Re: Nazismo maomettano e hitleriano, il caso afgano

Messaggioda Berto » gio ago 19, 2021 8:32 pm

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Re: Nazismo maomettano e hitleriano, il caso afgano

Messaggioda Berto » gio ago 19, 2021 8:38 pm

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