14)
Contrastiamo ovunque con la critica e con i simboli religiosi cristiani ed ebrei l'ostentazione religiosa nazi maomettana fatta con gli abiti che le sono propri.
L'uomo di buona volontà areligioso, agnostico, ateo o aidolo dovrebbe, in ogni dove e in ogni momento, denunciare pubblicamente l'Islam come nazismo maomettano e come idolatria e Maometto come assassino e criminale simile a Hitler e il Corano come un testo mostruoso pari se non peggio del Mein Kampf che incita al razzismo, alla discriminazione, alla persecuzione e all'omicidio.
I cristiani dovrebbero indossare ogni giorno fuori di casa, un gilet rifrangente come quello che si adopera lungo le strade in caso di guasto o fermo macchina o come quello della croce rossa, con sul davanti e sul dietro un grande croce per segnalare la loro appertenenza religiosa, anche gli ebrei dovrebbero fare altrettanto, così da contrastare l'ostentazione pubblica e senza scrupoli degli islamici o nazi maomettani.
Il nulla e l'Islam
Claudio Chianese
https://www.lintellettualedissidente.it ... -e-lislam/
Convertirsi per sfuggire al vuoto pneumatico che chiamiamo civiltà occidentale.
Poitiers, Lepanto, Vienna: le battaglie che di norma si evocano come emblema dello scontro di civiltà perpetuo fra Occidente cristiano e Oriente islamico. Tutto sbagliato. Perché uno dei contendenti, l’Europa cristiana di Carlo Martello e Giovanni Sobieski, non è solo storicamente scomparso, ma è anche divenuto impensabile: e, se esistesse ancora, assomiglierebbe più a loro che a noi. C’è, invece, un altro luogo che esemplifica il conflitto attuale: Masada. Nell’anno 73 i Vangeli non sono ancora stati scritti, Maometto abita cinque secoli nel futuro, e un gruppo di ribelli giudei, i sicarii, è asserragliato senza speranza, con mogli e bambini, nella fortezza di Masada. Pur di non cadere prigionieri degli assedianti romani, gli ebrei decidono di uccidere i propri familiari e se stessi – tralasciamo, per amor di brevità, le controversie storiografiche in merito, e prendiamo per buono il resoconto di Giuseppe Flavio:
Eleazar […] raccolse i più animosi fra i suoi uomini e prese a spronarli con tali parole: “Da gran tempo noi avevamo deciso, o miei valorosi, di non riconoscere come nostri padroni né i romani né alcun altro all’infuori di Dio, perché egli solo è il vero e giusto signore degli uomini; ed ecco che ora è arrivato il momento di confermare con i fatti quei propositi. […]” Alla fine nessuno di loro non si rivelò all’altezza di un’impresa così coraggiosa, ma tutti uccisero l’uno sull’altro i loro cari.
Nella vicenda non compaiono né cristiani né musulmani, eppure il paragone è suggestivo: da una parte c’è l’impero più potente del mondo, tollerante per indifferenza e brutale quando serve, fondato tanto sulla sovranità della legge quanto sul saccheggio sistematico; dall’altra pochi fanatici, terroristi, che oppongono all’invincibilità romana sul piano materiale una risposta trascendente, e quindi assurda – Giuseppe descrive poco dopo l’incredulità dei legionari di fronte alla strage. Questo stupore attraversa la storia, ed emerge ogni volta che un occidentale si trova davanti l’Islam nelle sue declinazioni più radicali.
Alessandro Sallusti lo dichiara esplicitamente, nel suo commento alla conversione di Silvia Romano: “non capisco, non capirò mai” – parole sue. Sgombriamo, innanzitutto, il campo da un equivoco: noi non sappiamo se Silvia Romano si sia convertita liberamente o per forza e, in un certo senso, non può saperlo nemmeno lei. La domanda è ingenua, perché libertà e coercizione non si separano col coltello. Un principio che, ad esempio, la Consulta abbracciava l’anno scorso, sentenziando che la prostituzione non è mai un atto davvero libero: se il diritto positivo ha provato a stabilire, di solito fallendo, fattispecie di plagio e manipolazione psicologica, non c’è comunque modo di quantificare l’enorme potere coercitivo esercitato da pressioni sociali, egemonie culturali, influenze mediatiche. Se Aisha è stata costretta a convertirsi all’Islam dall’esperienza vissuta in Somalia, allo stesso modo Silvia è stata costretta dalle esperienze precedenti al ruolo di ragazza occidentale: un discorso di lana caprina, e per giunta irrispettoso – perché quanto al “guazzabuglio del cuore umano” si possono scrivere romanzi, non certo articoli di opinione politica.
Ribadire che Sallusti, Sgarbi e affini non sanno o rifiutano di sapere quanto sia complesso l’Islam è ormai un’ovvietà, inutile al dibattito: del resto, potremmo dire lo stesso dei militanti di Daesh o Al Shabaab – rozzi legulei del Corano nemmeno lontani parenti di Mawlana Rumi o Averroè. L’errore di Sallusti, e di tutti gli indignati scopertisi improvvisamente cavalieri crociati, è piuttosto un errore di categoria: la scelta fra le due alternative – fumose, imprecise, approssimative, ma comunque identificabili – che sono Occidente e Islam non è una scelta simmetrica. Semplicemente, perché l’Occidente è un sistema socioculturale e l’Islam è una religione. Altre sono le conversioni simmetriche: il feldmaresciallo Paulus che, tanto per restare nell’ambito evocato da Sallusti, durante la prigionia da nazista diventa filo-sovietico; Vitichindo che, pur costretto dalla spada di Carlomagno, riceve il battesimo. Per la cooperante italiana, invece, l’Islam riempie un vuoto, riguarda la dimensione del sacro che l’Occidente ha prima direttamente combattuto, e infine dimenticato. I segni esteriori – il velo invece dei capelli sciolti, Aisha invece di Silvia – fanno scalpore ma sono inessenziali, e fanno scalpore proprio perché la conversione come evento trascendente, incontro personale con Dio piuttosto che fenomeno sociale, non riusciamo nemmeno a immaginarla.
Proprio qui si realizza la frattura fra il pensiero di destra e una destra che pensa sempre meno. Delle reazioni che provengono dalle aree progressiste, intendiamoci, non serve parlare: parafrasando Montale, sono sicuramente inutili ma probabilmente innocue – la coppa della sgradevolezza la vince Mentana col suo pasticcio su Hitler cattolico. Che una certa sinistra non afferri il nucleo della questione è ovvio: se, invece, a partire per la tangente è pressoché tutta la destra italiana – con la nobile eccezione di Storace – bisogna farsi qualche domanda. E sono, in fondo, vecchie domande, quelle di Nietzsche: perché, di fronte all’annuncio epocale della morte di Dio, nessuno sembra preoccuparsi? L’Occidente è scristianizzato, e si è scristianizzato da solo – si è convertito al nulla, non all’Islam, e tutte le volte che l’Islam avanza in Occidente sta conquistando trincee già abbandonate: ma la destra non se n’è accorta. Salvini, Meloni, agitano un cattolicesimo kitsch fatto di agnelli pasquali e preghierine, più simile a una tradizione di famiglia che a una fede; Adinolfi, pietra di paragone del politico cattolico moderno, dal basso del suo zero virgola sbraita contro i gay, chiede soldi per le casalinghe con figli e ogni tanto mena qualche fendente alla legge 194. Campanilismo da pranzo della domenica oppure grottesco natalismo: c’è una sottospecie di dottrina sociale, non c’è Dio. Solo che in un mondo senza Dio né il crocifisso in aula, né l’opposizione all’aborto possono avere senso.
Allo stesso modo, senza Allah il velo di Silvia Romano sarebbe al meglio un vestito di carnevale, al peggio una divisa da terrorista: ci manca, come occidentali, un pezzo della storia, il pezzo centrale. Perciò Sallusti non capisce. Ha capito, invece, Benedetto XVI, che da due decenni denuncia il nichilismo dell’Occidente. Sottomissione, il romanzo, viene sovente citato come profezia che annuncia il pericolo islamico, ma Houellebecq è al suo meglio non mentre delinea la banale ucronia, ma proprio quando descrive il vuoto di senso dei personaggi occidentali, le relazioni senza sentimento e le vite senza ragione:
Per l’uomo, l’amore non è altro che gratitudine per il piacere dato, e nessuno mi aveva mai dato tanto piacere quanto Myriam. […] Ogni suo pompino avrebbe potuto giustificare in sé la vita di un uomo. […] avevo un po’ di voglia di scopare ma al tempo stesso anche un po’ di voglia di morire, insomma non avevo le idee molto chiare, cominciavo a sentir montare una leggera nausea.
Lo stupore di Sallusti andrebbe ribaltato: è perfettamente comprensibile che Silvia Romano sia diventata musulmana, quello che non si capisce è perché tutti gli altri non si convertano al Cristianesimo, all’Islam, alle religioni orientali, allo spiritismo – insomma qualsiasi cosa, discutibile, ridicola o persino pericolosa, offra una via d’uscita da questo nulla, dalla nausea. L’Occidente contemporaneo è la prima civiltà nella storia a risolversi del tutto in quella che Soren Kierkegaard chiama vita estetica: un sontuoso macchinario di scena che esiste solo per distrarre gli spettatori dall’angoscia. Ma, avverte il teologo danese, chi rifiuta l’infinito è destinato alla disperazione di fronte al dolore e alla morte: “essi si attaccano a questa vita di nulla, diventano un nulla”. Nell’inganno generale anche le destre più identitarie hanno il loro teatrino: quello in cui danzano gli scheletri di Poitiers, Lepanto e Vienna, mentre l’impero è “alla fine della decadenza” da un pezzo.
La battaglia di Lepanto, Giorgio Vasari
La nostra Silvia non è più nostra, quindi. Rimane un enigma perché, da una parte all’altra dello spettro politico, continuiamo a farci le domande sbagliate sull’Islam e sull’Occidente. Rimane un enigma perché dal nuovo nome, Aisha, emerge quell’identità spirituale che non pensiamo riguardi i giovani occidentali. Che servirà mai, a una bella ragazza laureata con una carriera davanti, credere in qualcosa? A destra non capiscono e berciano, a sinistra non capiscono e però festeggiano: nessuna differenza, se non di galateo. Nel mezzo delle batracomiomachie sulle unioni civili e l’interruzione di gravidanza non sembra ci sia tempo per leggere chi racconta la catastrofe: Spengler, Heidegger, Guénon. Soprattutto René Guénon, che si converte all’Islam e diventa Abdel Wahed Yahia – tutt’altra vicenda, sul piano intellettuale, rispetto a quella di Silvia Romano, ma, forse, la stessa storia dello spirito:
Va anzitutto osservato che il disprezzo e la repulsione che gli altri popoli – gli Orientali soprattutto – provano nei confronti degli Occidentali, provengono in gran parte dal fatto che questi ultimi gli appaiono in genere uomini senza tradizione, senza religione, ciò che ai loro occhi è una vera e propria mostruosità. […] Di fatto, si considera ora la religione un semplice fenomeno sociale; […] coloro stessi che credono di essere sinceramente religiosi non hanno per lo più, della religione, che un’idea assai indebolita […]. Praticamente, credenti e non credenti si comportano pressappoco nella stessa maniera.
Quante assurdità che scrive questo autore:
1) La civiltà occidentale non è il nulla e il vuoto peneumatico, essa oltre alle varietà delle tradizioni che si tramandano dalla preistoria e alle varietà della religosità cristiana e all'ebraismo è anche ateismo, agnosticismo, aidolismo con la sua spiritualità naturale e areligiosa, libero pensiero e scienza o conoscenza sperimentale, pienezza umana con il suo civismo e la sua partecipazione e responsabilità democratica.
L'occidente poi non è tanto e solo l'industrializzazione, la società dei consumi e di massa ma è amore per la propria terra, adattameno dell'uomo all'ambiente e dell'ambiente all'uomo, è ricerca di vivere nel modo migliore possibile.
2) Gli ebrei a Masada non hanno affermato tanto il loro Dio ma la loro dignità umana e la loro libertà politica, allo stesso modo che gli istri avevano fatto a Nesazio due secoli prima di Masada, scegliendo la morte piuttosto che la schiavitù romana, e anche gli istri a Nesazio avevano i loro dei e la loro religiosità.
3) L'islam è innanzi tutto Maometto e il suo Corano e non certo il poeta persiano islamico Rumi o il filosofo, medico e matematico Averroè, come sostiene l'articolista. Che poi il nazismo maomettano sia diversificato in sette come lo è il cristianismo non cambia il suo fondamento esclusivo costituito da Maometto e dal suo Corano.
4) L'Oriente è vasto e vario come l'Occidente se non di più e non può essere confuso e identificato con il piccolo Medioriente islamico o nazi maomettano, perché in questa porzione orientale vi è anche Israele faro di civiltà ebraico cristiana e occidentale; poi vi sono il continente indiano, quello cinese e il Giappone con le loro tradizioni, le loro culture e le loro religioni che nulla hanno a che spartire con l'Islam.
5) L'autore poi confonde la spiritualità umana che è una dotazione/facoltà naturale universale con la religiosità che è una sua manipolazione da parte delle religioni o ideologie religiose; confonde il sacro religioso con il sacro naturale e con quello civile; scambia per cultura e civiltà che promuove la vita, la libertà, la responsabilità e il rispetto con l'incultura e l'inciviltà che promuovono la morte, il disprezzo, la schiavitù, la discriminazione, il razzismo, la depredazione.
6) L'Islam o nazismo maomettano non è certo il regno ideale dello spiritualità umana universale, il sacro nell'Islam è connesso all'orrore e al terrore, il pieno dell'islam è il vuoto assoluto costituito da mille prescrizioni tutte ripetitive, ossessionanti, per imbrigliare gli esseri umani, la loro volontà, il loro pensiero, per deresponsabilizzarli, per impedire lo sviluppo della loro capacità critica, per sottometterli al totalitarismo assolutista teocratico.
7) Il credere religioso specialmente quello irragionevole, assolutista e totalitario che sottomette e deresponsabilizza
Niram Ferretti
14 maggio 2020
Nel 2016 intervistai Raymond Ibrahim, studioso americano-copto, profondo conoscitore dell'Islam e della sua storia, a cui ha dedicato diversi libri e centinaia di articoli.
Ibrahim appartiene a quella schiera di storici, studiosi e polemisti, che ci mostrano come il jihad sia sempre stato, fin dalle sue origini, uno dei capisaldi dell'apparato teopolitico fondato da Maometto a Medina nel VII secolo.
Questi studiosi, tra cui in Italia brilla per onestà intellettuale e pacata ma risoluta determinazione nel raccontare la verità, Magdi Allam, vengono tutti bollati come "islamofobi", lo stigma creato apposta per screditarli e marginalizzarli.
Fortunatamente non demordono e nonostante il tentativo di mettere loro la mordacchia, continuano a scrivere e a parlare, come Raymond Ibrahim.
"Per potersi adattare ai valori occidentali l’Islam dovrebbe cessare di essere l’Islam. Ci sono innumerevoli forme di comportamento prescritte dal Corano e indicate negli hadit che contraddicono i valori occidentali: morte agli apostati e ai blasfemi, la soggiogazione delle donne musulmane, la schiavitù sessuale per quelle non musulmane, la poligamia, il matrimonio con bambini, la proibizione e la distruzione dei luoghi di preghiera non islamici e dei loro testi sacri, l’inimicizia per i non musulmani. Tutto ciò non è meno islamico della preghiera e del digiuno.
Anche le atrocità commesse dallo Stato Islamico, come quella di esaltarsi con i corpi mutilati degli “infedeli” postando immagini in cui si brandiscono sorridenti le loro teste decapitate, trovano il loro sostegno nel Corano e nelle storie legate al profeta. Per comprendere quanto l’Islam contraddica i valori occidentali le consiglio un articolo in arabo scritto da Ibrahim Kadir. Elenca un numero di cose che i musulmani tradizionali approvano anche se sono in opposizione con i valori occidentali, come la richiesta di un califfato che governi secondo la sharia e si espanda all’interno del territorio “infedele” in virtù del jihad, la morte per chiunque sia apertamente critico di Maometto o dell’Islam, la persecuzione dei musulmani che desiderano lasciare l’Islam, il rifiuto di riconoscere l’eguaglianza per ebrei e cristiani in uno stato islamico parallelo al rifiuto del principio di eguaglianza tra uomo e donna.
Chiunque sappia cosa enuncia l’Islam sa che l’affermazione che è possibile essere un liberale occidentale e un musulmano di base, come ha recentemente dichiarato il sindaco musulmano di Londra, non è niente altro che un ossimoro grottesco. Equivale ad affermare che è possibile fare entrare un gancio quadrato dentro un buco rotondo. Non si può, a meno che non venga preso a colpi di martello per costringerlo ad entrare rompendo porzioni del gancio, sarebbe a dire il musulmano, o incrinando la superficie del buco, sarebbe a dire la società occidentale".
Niram Ferretti, "La volontà di potenza dell'Islam", intervista a Raymond Ibrahim, L'Informale, ottobre 2016.
La volontà di potenza dell’Islam: Intervista a Raymond Ibrahim
Niram Ferretti
18 Ottobre 2016
http://www.linformale.eu/la-volonta-pot ... d-ibrahim/
Di genitori copti egiziani, Raymond Ibrahim, alla pari di Robert Spencer e David Horowitz, non ha timore di dire pane al pane vino al vino, una boccata di aria fresca in questi nostri tempi ammorbati dal politicamente corretto. Non parlerà dell’Islam come della “religione della pace” fingendo che sia qualcosa che non è mai stata. Al contrario, sottolineerà che i jihadisti attuali seguono semplicemente il Corano in modo rigoroso applicando al testo il criterio della sola scriptura similmente ai protestanti.
La principale differenza è che quest’ultimi, in genere, non si fanno saltare per aria, decapitano gli “infedeli” o sono votati a un conflitto permanente con l’Occidente. La ragione è che nel Corano il jihad è prescrittivo e Maometto, l’esempio perfetto per ogni musulmano, era un profeta ma anche un signore della guerra.
Collaboratore abituale al David Horowitz Freedom Center, Ibrahim è stato precedentemente direttore associato del Middle East Forum. E’ autore di Crucified Again: Exposing Islam’s New War on Christians ed editore del seminale The Al Qaeda Reader: The Essential Texts of Osama Bin Laden’s Terrorist Organization,
Il primo argomento di cui vorrei parlare con lei riguarda l’idea diffusa che l’ISIS sia di fatto un prodotto dell’intervento degli Stati Uniti in Iraq. L’implicazione è molto chiara. Se gli Stati Uniti non avessero invaso l’Iraq non ci sarebbe alcun ISIS nei paraggi. Qual è la sua opinione?
I fatti sono fatti. Prima che gli Stati Unit invadessero l’Iraq Saddam Hussein era noto per sopprimere i movimenti islamisti. Una delle ragioni per la sua reputazione successiva di abusare dei diritti umani era di avere brutalmente schiacciato i jihadisti. Un decennio dopo che Saddam è stato rimosso e gli Stati Uniti hanno proclamato la vittoria per avere portato in Iraq “la libertà e la democrazia” tutto quello che possiamo mostrare è l’emergere dell’ISIS, il quale, quando si tratta di abusi di diritti umani, fa sembrare Saddam come Babbo Natale.
Di solito guardo alla situazione delle minoranze cristiane nei paesi musulmani per capire la natura di chi comanda. Sotto Saddam i cristiani venivano protetti insieme alle loro chiese; l’anno che gli Stati Uniti portarono “la libertà e la democrazia” i cristiani vennero perseguitati selvaggiamente e dozzine delle loro chiese vennero bombardate. Tra l’altro, non è soltanto in Iraq che l’intervento americano ha permesso all’ISIS di sorgere. La Libia e la Siria fanno anch’essi parte del califfato dell’ISIS, ancora grazie agli Stati Uniti che gli hanno spianato la strada estromettendo Gheddafi e cercando poi di estromettere Assad. Non pretendo di conoscere la ragione dietro a questo fenomeno, ma i fatti parlano da soli: quando gli Stati Uniti estromettono i dittatori arabi secolaristi, i cui abusi dei diritti umani avvenivano frequentemente nel contesto di combattere sopraffattori jihadisti ancora peggiori di loro, l’ISIS fa poi la sua comparsa.
L’antiamericanismo è ancora forte tra la sinistra sia in Europa che negli Stati uniti. Personaggi come Noam Chomsky hanno diffuso il concetto che gli USA sono il diavolo incarnato insieme a Israele presentato come il suo delegato in Medio Oriente. Quali sono secondo lei i principali fattori che motivano questo atteggiamento?
Fondamentalmente credo che questi punti di vista siano basati meno su fatti oggettivi e più su distorsioni soggettive della storia. Il punto di vista egemone oggi è che almeno storicamente, i cristiani bianchi siano la fonte di ogni male sulla terra, quindi il minimo che possano fare per risarcire è di essere passivi lasciando i musulmani e altri esponenti del Terzo Mondo come testimoni dei loro spasmi mentre sottopongono i non musulmani, inclusi gli occidentali, alle loro atrocità. Quindi quando gli Stati Uniti o Israele fanno qualcosa nel proprio interesse e per la propria sicurezza, cosa che sarebbe considerata del tutto normale e regolare per altri, specialmente per le nazioni non occidentali, la sinistra urla che è scellerato, razzista, ecc.
Gli apologeti dell’Islam ci dicono che l’Islam è parte integrante dell’Occidente in quanto, quando era ancora un impero ha aiutato a formare la nostra cultura con le sue innovazioni. Qui in Italia un noto storico, Franco Cardini, recentemente ha affermato che “l’Islam è alla base della modernità”. Qual è il suo punto di vista?
Questa visione è solo un altro esempio di come la vera storia dell’Islam e dell’Europa sia stata meticolosamente distorta e deformata in modo da glorificare l’Islam e umiliare quella che è stata l’Europa cristiana.
La realtà e la storia, documentate dai più celebri storici dell’Islam, ci raccontano qualcosa di molto diverso, ben noto ai bambini europei di una volta, ma che adesso è diventato un tabu riconoscere. La guerra o il jihad contro l’Europa è la vera storia dell’Islam e dell’Occidente. Solo un decennio dopo la nascita dell’Islam nel settimo secolo il jihad detonò dall’Arabia. Due terzi di quella che allora era la cristianità venne conquistata permanentemente e molta della sua popolazione passata a fil di spada o costretta a convertirsi, così che oggi quasi nessuno si rende conto che la Siria, l’Egitto e tutto il Nord Africa una volta erano i centri del cristianesimo.
Poi ci fu il turno dell’Europa. Tra le nazioni e i territori che vennero attaccati o finirono sotto il dominio musulmano ci furono il Portogallo, la Spagna, la Francia, l’Italia, la Svizzera, l’Austria, l’Ungheria, la Grecia, la Russia, la Polonia, la Bulgaria, Cipro, la Croazia, la Lituania, la Romania, l’Albania, la Serbia, l’Armenia, ecc. Nel 846 Roma venne saccheggiata e il Vaticano venne dissacrato da razziatori arabi musulmani. Circa seicento anni dopo, nel 1453, l’altra grande basilica della cristianità, Santa Sofia venne conquistata definitivamente dai turchi musulmani.
Le poche regioni europee che fuggirono dall’occupazione musulmana in virtù della loro lontananza a settentrione includono la Gran Bretagna, la Scandinavia e la Germania. Ciò non significa, ovviamente, che non furono attaccate dall’Islam. Infatti, all’estremo nord dell’Europa, in Islanda, i cristiani usavano pregare Dio che li salvasse dal “terrore turco”. Nel 1627 i corsari musulmani razziarono l’isola cristiana catturando quattrocento prigionieri per poi venderli come schiavi nei mercati di Algeri. Nemmeno l’America riuscì a fuggire. Alcuni anni dopo la formazione degli Stati Uniti, nel 1800, le navi mercantili americane nel Mediterraneo vennero saccheggiate e i marinai fatti schiavi dai corsari musulmani. L’ambasciatore di Tripoli spiegò a Thomas Jefferson che per un musulmano era un diritto e un dovere fare la guerra ai non musulmani ovunque si trovassero e di schiavizzarne quanti potevano prenderne prigionieri.
In breve, per circa un millennio, l’Islam ha posto nei confronti dell’Europa cristiana e per estensione alla civiltà occidentale, una minaccia esistenziale quotidiana. In questo contesto quale è l’utilità nel sottolineare le anomalie? Anche quella eccezione periferica che gli accademici occidentali cercano di trasformare nella regola, la Spagna islamizzata, è stata recentemente smascherata da Dario Fernández Morera nel suo “Il Mito del Paradiso Andalusiano”.
L’Islam si presenta come la religione vera e definitiva dell’umanità. L’ebraismo e il cristianesimo secondo il punto di vista islamico sono profondamente manchevoli e imperfetti. Infatti per l’Islam il profeta musulmano Gesù verrà il giorno del Giudizio per distruggere tutte le croci e per rivelare la falsità del cristianesimo stesso. Malgrado questo, il Papa continua a definire l’Islam una religione di pace e lo presenta unicamente in una luce favorevole. Secondo lei si tratta di prudenza politica o qualcos’altro?
Questa papa si autointerpreta più come un diplomatico e un politico che come un leader spirituale e sicuramente non come un difensore dei cristiani. E’ un vero peccato, perché tra tutti gli europei sono stati proprio i papi cattolici coloro i quali hanno compreso maggiormente i pericoli dell’Islam, fisici e spirituali, specialmente per i cristiani. Malgrado ciò, il papa si rifiuta perseverantemente di associare l’Islam con la violenza. Anche quando un giornalista gli ha chiesto se il prete francese ottantacinquenne sgozzato recentemente fosse stato ucciso in nome dell’Islam, Francesco ha dissentito in modo irremovibile. Ha affermato che in Italia i cristiani commettono tutti i giorni delle violenze. “Se si parla di violenza islamica” ha affermato, “Bisogna parlare anche di violenza cattolica”. Sembra che, per papa Francesco, la violenza perpetrata seguendo i comandi di Allah non sia più preoccupante di quella perpetrata in contraddizione con i comandamenti del Dio ebraico-cristiano.
Pope Francis leaves after laying a wreath at the grave site of the Turkish republic founder, Mustafa Kemal Ataturk, inside the Ataturk Mausoleum in Ankara, Friday, Nov. 28, 2014. Pope Francis arrived in Turkey on Friday at a sensitive moment for the Muslim nation, as it cares for 1.6 million refugees and weighs how to deal with the Islamic State group as its fighters grab chunks of Syria and Iraq across Turkey's southern border. (AP Photo/Markus Schreiber)
Secondo questa logica perversa, se incolpiamo l’Islam allo stesso modo dobbiamo incolpare il cristianesimo, senza tenere in conto che l’Islam giustifica la violenza mentre il cristianesimo la condanna. E quando si è incontrato con i parenti in lutto delle vittime dell’attentato a Nizza, un altro attacco islamico che ha causato la morte di 86 persone ferendone un centinaio, ha detto loro che era necessario cominciare un dialogo fraterno con tutti specialmente con coloro i quali credono in un unico Dio misericordioso. Un chiaro riferimento ai musulmani. Come si possono avere delle relazioni fraterne con gli aderenti a una religione che invita i propri adepti a odiare tutti i non musulmani? Il versetto 6:40 chiede ai musulmani di nutrire un “odio eterno” per chi non abbraccia la fede coranica.
Crede che ci sia qualche possibilità che l’Islam possa adattarsi ai valori occidentali, e se questo è possibile su quali basi?
Per potersi adattare ai valori occidentali l’Islam dovrebbe cessare di essere l’Islam. Ci sono innumerevoli forme di comportamento prescritte dal Corano e indicate negli hadit che contraddicono i valori occidentali: morte agli apostati e ai blasfemi, la soggiogazione delle donne musulmane, la schiavitù sessuale per quelle non musulmane, la poligamia, il matrimonio con bambini, la proibizione e la distruzione dei luoghi di preghiera non islamici e dei loro testi sacri, l’inimicizia per i non musulmani. Tutto ciò non è meno islamico della preghiera e del digiuno.
Anche le atrocità commesse dallo Stato Islamico, come quella di esaltarsi con i corpi mutilati degli “infedeli” postando immagini in cui si brandiscono sorridenti le loro teste decapitate, trovano il loro sostegno nel Corano e nelle storie legate al profeta. Per comprendere quanto l’Islam contraddica i valori occidentali le consiglio un articolo in arabo scritto da Ibrahim Kadir. Elenca un numero di cose che i musulmani tradizionali approvano anche se sono in opposizione con i valori occidentali, come la richiesta di un califfato che governi secondo la sharia e si espanda all’interno del territorio “infedele” in virtù del jihad, la morte per chiunque sia apertamente critico di Maometto o dell’Islam, la persecuzione dei musulmani che desiderano lasciare l’Islam, il rifiuto di riconoscere l’eguaglianza per ebrei e cristiani in uno stato islamico parallelo al rifiuto del principio di eguaglianza tra uomo e donna.
Chiunque sappia cosa enuncia l’Islam sa che l’affermazione che è possibile essere un liberale occidentale e un musulmano di base, come ha recentemente dichiarato il sindaco musulmano di Londra, non è niente altro che un ossimoro grottesco. Equivale ad affermare che è possibile fare entrare un gancio quadrato dentro un buco rotondo. Non si può, a meno che non venga preso a colpi di martello per costringerlo ad entrare rompendo porzioni del gancio, sarebbe a dire il musulmano, o incrinando la superficie del buco, sarebbe a dire la società occidentale.
L’Islam è un sistema teopolitico fin dalla sua origine. Sottoscriverebbe il punto di vista che in realtà si tratta di una ideologia con un rivestimento religioso, o ritiene vi sia in esso qualcosa di autenticamente religioso. Sto pensando ai mistici islamici e ai sufi per esempio?
Alla fine dei conti non ha alcuna importanza. Anche se ha un rivestimento religioso si tratta sicuramente di una ideologia politica, soprattutto relativamente alle sue origini. E’ del tutto chiaro semplicemente dando un’occhiata alla vita del suo fondatore, il profeta Maometto. Quando era soltanto un predicatore senza potere alla Mecca aveva solo un piccolo seguito, poi andò a Medina e diventò un signore della guerra e un brigante da strada, e quando i suoi seguaci iniziarono ad arricchirsi in virtù dei saccheggi perpetrati al suo seguito, le sue schiere si ingrossarono.
Sono molte le ricompense terrene, gli incentivi e i privilegi, per non dire nulla delle ricompense “terrene” nell’aldilà, nel diventare un musulmano se combatti per conferire potere all’Islam contro i non musulmani e menti, inganni, uccidi, rubi, schiavizzi e violenti. Sono innumerevoli i musulmani del passato e del presente che si sono aggregati alla causa islamica precisamente per queste prerogative. Detto questo, credo che ci siano dei musulmani che cercano di trasformare l’Islam in una realtà più spirituale, ma ciò nulla toglie al fatto che gli altri lo usino per il suo scopo originario di conquista e di saccheggio.
Una delle affermazioni più ricorrenti sul terrorismo islamico è che sia la conseguenza di un gruppo di fanatici. La maggioranza dei musulmani sono moderati e non andrebbero mai in giro a decapitare la gente o a farsi esplodere. Tutto ciò è plausibile?
Sì e no. Può essere vero che molti musulmani non vorrebbero decapitare le persone o farsi esplodere, ma questo è dovuto al fatto che il loro coinvolgimento con l’Islam non va al di là delle più semplici ragioni di sopravvivenza. Tuttavia è errato pensare che il terrorismo islamico sia il prodotto di vari gruppi di fanatici. Il terrorismo è di fatto un prodotto del Corano e dell’esempio del profeta, due delle cose che tutti i musulmani sono chiamati a seguire. E fintanto che questi due pilastri dell’Islam permangono avranno proseliti, anche se una maggioranza di musulmani nominali, che non osano fare apostasia sotto minaccia della pena di morte, non seguono le loro orme.
L’Islam è stato profondamente diviso in se stesso dalla morte di Maometto nel 632. Sembra che la guerra e il conflitto siano connaturati al mondo islamico. E’ d’accordo ?
Sì. Forse l’aspetto più specifico dell’Islam è la sua ricerca del potere assoluto, il potere sopra tutti gli altri, siano essi infedeli, donne, tipi diversi di musulmani, ad infinitum. Detto questo e nonostante il fatto che vi siano alcune ingiunzioni contro l’uccisione di musulmani da parte di altri musulmani, essi hanno continuato a massacrarsi tra di loro in nome dell’Islam.
Possiamo affermare che il wahabismo sia al centro del jihadismo islamico contemporaneo?
Possiamo dirlo, ma sarebbe molto più appropriato dire che al centro del jihadismo islamico contemporaneo c’è una lettura letteralista dei testi, Dopotutto cè quello che è il wahabismo nella sua essenza. Tra l’altro nessun wahabita si autodefinisce in questo modo, si tratta di una definizione usata spesso dall’Occidente per distanziare l’Islam dalla violenza e dall’intolleranza. Un wahabita si definisce semplicemente come un musulmano il quale orienta la propria vita sulla base degli insegnamenti di Maometto e del Corano.
Qual’ la sua opinione sulla lunga alleanza tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita che è tra i paesi wahabiti più rigorosi. La realpolitik giustifica tutto?
Penso che si tratti di una alleanza nauseante e scandalosa che trasforma tutto quello che fanno gli Stati Uniti in una barzelletta. La realpolitik non è la sua fonte. Dopotutto gli Stati Uniti e l’intero mondo libero potrebbero mettere facilmente l’Arabia Saudita in ginocchio e obbligarla a riformarsi. Il suo petrolio potrebbe essere requisito e dovrebbe esserlo, visto che con i suoi introiti l’Arabia Saudita spende 100 miliardi di dollari all’anno per radicalizzare i musulmani in giro per il mondo, come fanno con il frutto del loro ingegno, l’Isis. E’ il motivo per il quale l’Arabia Saudita elargisce molti milioni ai politici occidentali e ad altri, i quali, in cambio, si riferiscono all’Arabia Saudita come a un “alleato devoto” il cui aiuto per “combattere il terrorismo è indispensabile”.
President Barack Obama with Saudi Arabian King Salman.