Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene

Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene

Messaggioda Berto » dom gen 05, 2020 9:49 pm

Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene
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https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8930464054
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene

Messaggioda Berto » dom gen 05, 2020 9:50 pm

Stare dalla parte della dittatura teocratica iraniana nazi maomettana e dei suoi capi politico-religiosi e militari è peggio che stare dalla parte di Hilter e della Germania nazista.
Chi difende il regime iraniano non difende il paradiso in terra ma un mondo infernale.
Chiamare eroe un criminale terrorista assassino come Soleimani non è diverso dal chiamare eroe Osama bin Laden o Abu Bakr al Baghdadi o Adolf Eichmann o Heinrich Himmler o Maometto o Stalin o Hitler.
Tutti questi personaggi sono agenti del male che hanno operato contro il bene promuovendo la morte e non si possono in alcun modo definire come eroi che per loro natura promuovono solo il bene e la vita magari morendo loro per salvare altri.
Chi promuove il terrore, l'orrore e la morte e da la morte per affermare il suo idolo, la sua ideologia totalitaria e senza rispetto per gli altri, non è un eroe ma un criminale e chi lo sostiene o lo esalta né è complice.
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Re: Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene

Messaggioda Berto » dom gen 05, 2020 9:52 pm

Chi era Soleimani, il terrorista dipinto come un eroe
Loredana Biffo

http://caratteriliberi.eu/2020/01/03/mo ... 2nfkqw1lqc

Quassem Soleimani è stato ucciso, ma chi era questo personaggio, pupillo dell’ayatollah Khamenei, che ora tutti si prodigheranno a definire come vittima degli americani?

Soleimani era il più potente e sanguinario comandante della Forza Qods del regime iraniano. Molti esponenti politici e dell’informazione ritengono che nella sua lunga carriera abbia commesso numerosi ed efferati crimini, non solo in Medio Oriente ma anche nei paesi occidentali.

Kenneth Timmerman, autore di “Conto alla rovescia verso la crisi”, ritiene che Soleimani non solo sia pari a Bin Laden in termini di gravità dei crimini commessi, ma che ora sia assolutamente più pericoloso di Bin Laden, con le mani più sporche di sangue di qualunque altro terrorista nel mondo, e che fosse giunto il momento di porre fine ai suoi crimini.

Gli analisti americani dicono che la pressoché totale mancanza di indagini su Soleimani, lo abbia reso ancora più famoso di Bin Laden tra la gente e nei circoli occidentali, dove è stato sempre visto come un simbolo dal regime iraniano dai suoi sostenitori estremisti di tutto il mondo, ammirato ed emulato da tutte le forze terroristiche in Medio Oriente.

Timmerman ritiene che Soleimani sia un simbolo, e che intendeva creare un califfato o uno stato islamico, ovvero che abbia tenacemente portato avanti lo scopo principale del regime iraniano, che ha sempre presentato Soleimani come un uomo forte, colui che doveva realizzare “l’obbiettivo della nazione”: ovvero estendere l’influenza iraniana in tutto il Medio Oriente e realizzare il nuovo Califfato Islamico, ecco perché partecipò alle guerre in Siria e Iraq, per incoraggiare le milizie sciite a combattere fino alla morte.

Il numero delle forze sotto il comando di Soleimani viene stimato dagli americani in centinaia di migliaia, sparse in tutto il Medio Oriente.

Il ruolo di Soleimani non si limitava semplicemente a minare le basi della sicurezza nella regione, ma anche ad interferire nelle questioni politiche, a distribuire posizioni ministeriali nei paesi sotto il suo giogo e, a volte, persino alla nomina dei loro primi ministri. Non si trattava di un “terrorista qualunque”, bensì esso rappresentava il clou di tutta la strategia imperialista iraniana.

Con Trump in carica, c’è stata una quantità crescente di richieste per porre fine all’intervento distruttivo iraniano nella regione, per designare l’Iran come uno stato sponsor del terrorismo e Soleimani leader dei terroristi.

Gli esperti di terrorismo ritengono che la forza Quds sia il braccio estero delle Guardie Rivoluzionarie, sottolineando che questa ha fatto cose che possono essere considerate, a livello internazionale, atti terroristici.

La forza Quds è responsabile della creazione degli Hezbollah libanesi, li rifornisce di supporto militare, finanziario e dell’addestramento, in modo da renderli in grado di compiere atti terroristici e di dominare il Libano dopo essersi sbarazzati di Rafiq Hariri, l’ex-Primo Ministro libanese.

L’Iran ha una lunga storia come sponsor del terrorismo, ha dato rifugio a membri di Al-Qaeda, d’accordo con Osama Bin Laden durante gli anni ’90, e alcuni familiari di Bin Laden vivono tutt’ora in Iran.

La forza Quds è anche accusata di compiere atti terroristici negli Stati Uniti, come il tentativo di assassinare Adel al-Jubeir, l’ex-ambasciatore saudita negli Stati Uniti. E secondo lo stesso Pentagono, Soleimani e i suoi uomini hanno addestrato i terroristi a creare dispositivi esplosivi e ad utilizzarli in Iraq e Afghanistan contro le truppe americane. Ecco perché gli americani hanno un grande interesse ad indagare sulla forza Quds e sul suo comandante.

Da non dimenticare che il regime iraniano agisce ed è responsabile di azioni terroristiche a livello internazionale. Note sono anche le lobby contro il movimento di opposizione fondato da Maryam Rajavy, Presidente eletta della Resistenza Iraniana, la quale ha più volte dichiarato che il Ministero dell’Intelligence del regime, opera attraverso una infinità varietà di metodi intimidatori e tattiche di eliminazione dei dissidenti all’estero.

Gli agenti possono lavorare sotto copertura come diplomatici nelle ambasciate iraniane o in compagnie cine Iran Air, nelle filiali di banche iraniane o anche in aziende private.

Si pensa che anche molti iraniani che sono impiegati in centri educativi all’estero, come nelle università, lavorino per il MOIS, poiché spesso devono tornare in Iran – sia per problemi di immigrazione o per borse di studio rilasciate dal governo iraniano o per altri motivi – essi potrebbero cooperare con il MOIS. Per il trasferimento di danaro il MOIS spesso sfrutta banche controllate dallo Stato con filiali in altri paesi.

Anche l’Hezbollah libanese e la Qods (o Quds) Force sono legati dal punto di vista organizzativo al MOIS. Il supporto a Hezbollah è sempre stato uno degli obiettivi della politica estera iraniana che ritiene Israele una minaccia; l’Iran fornisce ad Hezbollah supporto logistico e materiale, usandolo come tramite nelle sue operazioni di intelligence. Questo supporto è fornito sotto l’egida della diplomazia iraniana, oltre che del coordinamento delle Guardie Rivoluzionarie gestite da Soleimani.

La più grande infiltrazione du Al-Qods in Europa si trova bell’ambasciata iraniana in Germania. Al terzo piano dell’ambasciata erano presenti venti impiegati appartenenti alla Qods Force che coordinavano le attività terroristiche in Europa. Più recentemente sono stati costituiti importanti centri operativi in Bulgaria e Al-Qods ha provato a stabilirne un altro a Milano.

Soleimani è stato riconosciuto come terrorista perfino dalle Nazioni Unite, a dispetto di questa realtà, la propaganda occidentale attraverso Obama è riuscita a dipingerlo come un eroe, un combattente, così come ha dipinto il Presidente Rouhani come un moderato benché egli abbia fatto in passato, parte della famigerata “Commissione della morte”, nonostante lo scempio perpetrato da questi in merito ai diritti umani, il mondo, e in particolare l’Europa è stata spettatrice muta del massacro che stanno perpetrando nei confronti della popolazione iraniana in rivolta.

È bene chiarire che Soleimani era un terrorista, comandante dei Pasdaran – Forza Qods, fautrice dell’esportazione della rivoluzione khomeinista del 1979 in tutto il mondo, per instaurare ovunque lo Stato Islamico, a partire dai paesi già coinvolti in questo processo, quali la Siria, il Libano, l’Iraq la Striscia di Gaza e lo Yemen, che possono essere considerate vere e proprie aree sotto il tacco del regime degli ayatollah. Il MOIS ha inoltre da diversi anni agenti all’estero preposti a rapire iraniani dissidenti fuggiti dal paese, con il compito di riportarli in Iran per imprigionarli e ucciderli.



SCIA DI SANGUE
Niram Ferretti
3 dicembre 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063


Ripercorriamo di seguito alcune delle tappe più significative delle imprese terroristiche finanziate dall’Iran nell’ultimo ventennio alle quali Qassem Soleimani ha partecipato attivamente. Si tratta di protocolli intrisi di sangue.

A Beirut, il 18 Aprile 1983 ha luogo un attentato all’ambasciata americana che provocherà 63 morti. Sempre a Beirut, il 23 ottobre 1983, 241 marines verranno uccisi in quello che è ancora oggi il più clamoroso attentato nei confronti degli USA precedente l’11 settembre.

Il 12 Dicembre 1983 è la volta dell’attentato all’ambasciata americana in Kuwait che causerà 5 morti e 86 feriti. Il 20 settembre 1984 sarà il turno dell’attentato a un distaccamento dell’ambasciata americana a Beirut Est che provocherà 24 morti. Il 17 marzo 1992 tocca all’ambasciata israeliana a Buenos Aires con 29 morti e 242 feriti a cui farà seguito, due anni dopo, il 18 luglio del 1994, l’attentato all’AMIA, centro della comunità ebraica sempre a Buenos Aires che causerà 85 morti e 300 feriti. Il terrorismo sponsorizzato dall’Iran prosegue il 25 giugno del 1996 con l’attentato alle Khobar Towers in Arabia Saudita lasciando al suolo 19 americani morti e provocando 372 feriti.

A questa lunga lista di crimini va aggiunto il supporto armato e logistico dato dall’Iran alle milizie sciite e sunnite combattenti le forze della coalizione e causa della morte di migliaia di soldati americani. Come dichiarò nel 2010, James Jeffrey, l’ambasciatore americano in Iraq, “Almeno un quarto delle perdite americane (4,491) possono essere ricondotte senza dubbio a gruppi di matrice iraniana”.

A partire dal 2006 l’Iran offre il suo supporto ai talebani nel teatro di guerra afghano. Secondo il Dipartimento del Tesoro, “Dal 2006 l’Iran ha organizzato frequenti spedizioni di piccole armi e munizioni di vario tipo ai talebani”. A questi vanno aggiunti i 1000 dollari retribuiti per ogni soldato americano ucciso.

L'assassinio mirato di Qassem Soleimani arriva molti anni dopo questi fatti, rimuovendo dalla scena uno dei principali operatori di questa strategia del terrore.




Così gli americani hanno eliminato Soleimani
Michael Sfaradi
3 gennaio 2019

https://www.nicolaporro.it/cosi-gli-ame ... IMpdKtedgY

Qassem Soleimani è stato assassinato in Iraq. Quella di questa notte, portata a termine dalle Forze Armate Usa, è sicuramente l’eliminazione più drammatica degli ultimi anni registrata in Medioriente. Yossi Cohen, il capo del Mossad israeliano, aveva dichiarato che Qassem Soleimani non era sulla sua lista nera, ma ciò non escludeva che il capo della Guardia rivoluzionaria della Forza Al Quds, a causa delle sue attività antiamericane, fosse nel mirino della C.I.A. Passare alla prima occasione dal mirino della C.I.A. a quello di elicotteri e droni era solo una questione di tempo, serviva il momento e il luogo adatto, cosa che è successa nella notte di ieri.

Ecco il filmato dell’attacco

Soleimani è stato ucciso in un attacco mirato all’aeroporto di Baghdad insieme al vice comandante della milizia filo-iraniana. Era il responsabile di tutte le attività terroristiche iraniane nella regione ed era l’uomo che ha condotto tutte le operazioni militari iraniane transfrontaliere contro Israele in tutto il Medio Oriente. Di recente, dopo i vari salti di qualità che aveva avuto il suo operato, era stato etichettato come la “testa del serpente”. La sua uccisione è stata confermata e il Pentagono ha dichiarato che l’eliminazione del generale iraniano è stata eseguita su ordine diretto del presidente Donald Trump, azione che aveva il duplice obbiettivo di fermare una minaccia che nel tempo stava aumentando di pericolosità e anche di dissuadere l’Iran dai suoi futuri piani offensivi.

Come già detto insieme a Soleimani è stato eliminato anche il vice comandante dell’organizzazione ombrello delle milizie filo-iraniane “Al-Hashad al-Sha’abi”, Abu Mahdi al-Mohandas. Probabilmente le forze Usa avevano aspettato proprio che i due fossero nello stesso sito prima di agire e questo conferma l’enorme opera di intelligence che ha portato al successo dell’operazione. Subito dopo le milizie filo-iraniane in Iraq avevano annunciato che cinque dei loro uomini erano stati uccisi, insieme ad altri due “ospiti importanti”, in un attacco aereo statunitense contro i loro veicoli dell’aeroporto di Baghdad. Solo in un secondo momento, e probabilmente dopo aver ricevuto l’ok da Teheran, sono state pubblicate le fotografie del sito e in particolare, quella con la mano che porta l’anello di famiglia dei Soleimani, che confermavano le identità dei due “ospiti importanti”.

Alcuni funzionari iraniani avrebbero fatto sapere in forma anonima che dietro al duplice omicidio ci sarebbero sia gli Usa, che hanno rivendicato l’attacco, che Israele. Dichiarazione che potrebbe essere il preludio a qualche nuovo scenario. Questo potrebbe essere il motivo per cui il Ministro della difesa israeliano Bennet ha convocato con urgenza il Capo di Stato Maggiore dell’IDF Generale Kokavi, sia per una valutazione della situazione sia per attuare tutti quei piani di emergenza necessari a garantire la sicurezza della popolazione israeliana da eventuali attacchi missilistici che potrebbero arrivare dal Libano, dalla Striscia di Gaza e anche dalla stessa Siria.

Per il momento soltanto la stazione sciistica sul monte Hermon è stata chiusa ai visitatori, mentre il Ministero degli Esteri e funzionari della sicurezza hanno dichiarato lo stato di allerta nel timore che le Ambasciate israeliane possano finire nel mirino della vendetta iraniana. Il generale Soleimani è stato per anni l’artefice dei programmi atti ad attaccare i diplomatici e il personale di servizio americani in Iraq e in tutta la regione, la forza Al Quds, infatti, è responsabile della morte di centinaia di americani e funzionari della coalizione, nonché del ferimento di migliaia di persone. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato probabilmente l’attacco missilistico sulla base Usa di Kirkuk del 27 dicembre scorso, ne avevamo dato notizia, quando un contractor americano è stato ucciso e altri militari sono rimasti feriti.

Oltre ad essere a capo del gruppo di ingegneri che da mesi sta rendendo “intelligenti” i missili che l’Iran aveva fornito ad Hetzbollah in Libano, Soleimani era anche a capo della vasta operazione di mimetizzazione all’interno delle aree urbane dei missili balistici in Iraq, cosa che era stata denunciata a metà dicembre da vari organi di stampa israeliani. In pratica la stessa dottrina usata da Hamas nella Striscia di Gaza. Questa mossa, considerando la presenza di civili iracheni, avrebbe reso difficile una reazione israeliana in caso di attacco dall’Iraq con missili a lunga gittata.




COLPO AL CUORE
Niram Ferretti
3 gennaio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

L'uccisione del mastermind iraniano del terrore Qassem Soleimani a Baghdad da parte degli Stati Uniti segna un punto di svolta fondamentale.

Gli USA hanno evidenziato come “Il Generale Soleimani stava sviluppando piani di attacco contro diplomatici americani e funzionari in Iraq e in tutta la regione. Il Generale Soleimani e le milizie delle Forze Quds sono responsabili per la morte di centinaia di americani e di funzionari e del ferimento di migliaia".

Si tratta di un target assassination miratissimo in puro stile israeliano che colpisce al cuore il regime di Teheran e che avrà conseguenze importanti.

Era ora che gli USA si facessero sentire dopo la mancata reazione all'abbattimento del drone americano colpito dall'Iran e a quella dell'attacco ai pozzi petroliferi sauditi.

Il primo segnale è arrivato con l'uccisione di 25 miliziani di Hezbollah a seguito dell'uccisione in Iraq di un contractor americano e del ferimento di alcuni militari. Questa è la fase due.

Donald Trump ha dato finalmente seguito alla dottrina Bolton. Mostrare con chiarezza che gli USA interverranno con precisione per salvaguardare la loro sicurezza.

L'uccisione di Soleimani rappresenta per Israele un punto di svolta e la conferma, dopo molto scetticismo che gli USA sono operativi e allineati.

La tensione è al momento molto alta. L'Iran, inevitabilmente, risponderà all'uccisione di un esponente simbolo del regime.

Se ci troviamo alla viglila di una resa dei conti lo vedremo molto velocemente.



L’Hybris iraniana e il prezzo da pagare
Niram Ferretti
3 Gennaio 2020

http://www.linformale.eu/lhybris-irania ... tLdqDimX0E


L’uccisione a Baghdad da parte degli Stati Uniti di Qasem Soleimani, leader delle Forze Quds della Guardia Rivoluzionaria Iraniana, segna una svolta decisiva in Medioriente e apre nuovi imprevedibili scenari.

Soleimani era considerato il principale pianificatore del consolidamento geopolitico dell’Iran in Iraq e Siria. Si deve a lui il rafforzamento militare di Hezbollah e la fredda determinazione con cui ha spinto spavaldamente l’espansionismo iraniano nella regione. Austero, frugale, vicinissimo alla Guida Suprema Khamenei, il Generale Soleimani da eminenza grigia e promotore del terrore si era progressivamente ritagliato un posto al sole diventando una figura di primissimo piano a livello pubblico, un eroe nazionale e simbolo della resistenza rivoluzionaria al “satanismo” occidentale.

In ottobre, in una intervista, aveva raccontato di come Israele avesse cercato di assassinarlo in Libano nel 2006. Pochi giorni dopo, il capo del Mossad, Yossi Cohen, dichiarò che Solemani sapeva bene che il suo assassinio non era impossibile e che l’infrastruttura da lui creata rappresentava un serio pericolo per la sicurezza dello Stato ebraico.

Ma non è stato Israele a eliminarlo. A sorpresa si è trattato di una azione voluta da Donald Trump e avvenuta a breve giro dopo la risposta americana nei confronti della branca irachena di Hezbollah a seguito di un attacco contro una base americana in Iraq.

L’uccisione di Solemani insieme a quella di Abu Mhadi Al Muhandis, responsabile dell’attacco alla base militare americana inverte drammaticamente la rotta tenuta fino ad oggi dall’amministrazione Trump nei confronti dell’Iran.

Non ci fu, infatti, risposta il giugno scorso quando l’Iran abbatte un drone americano. Il previsto strike su postazioni militari iraniane, caldeggiato dall’allora Consigliere per la Sicurezza Nazionale, John Bolton, venne abortito all’ultimo minuto. Non ci fu altresì risposta all’attacco ai pozzi petroliferi sauditi avvenuto a settembre, la cui matrice gli USA hanno ricondotto a Teheran.

La riluttanza dell’amministrazione Trump a reagire militarmente si iscriveva in una generale prospettiva di disimpegno dal Medioriente e nella più volte annunciata disponibilità da parte del presidente USA di sedersi al tavolo con Teheran per un nuovo negoziato.

L’uccisione di Soleimani sembra ribaltare tutto ciò, poiché, di fatto, è un colpo preciso e di grande rilevanza concreta e simbolica al cuore del regime iraniano, di cui il generale era lo stratega di punta.

La risposta iraniana non si farà attendere ed è inevitabile. Il regime sta attraversando una delle fasi più critiche da quando si è insediato nel 1979. Le sanzioni economiche imposte da Trump hanno inciso fortemente sul paese, le manifestazioni di protesta, soffocate nel sangue, si sono moltiplicate. L’uccisione di Soleimani costringe il regime a reagire, per non perdere la faccia di fronte al “Grande Satana”. Israele, il “Piccolo Satana”, potrebbe farne le spese.

L’Iran non è in grado di contrastare militarmente né Israele né gli Stati Uniti, ma si trova ora a un bivio. Dopo la baldanzosa esercitazione navale con Cina e Russia nell’Oceano Indiano e nel Golfo Persico, atta a mostrare agli USA una saldatura tra potenze avversarie, ora si trova messo di fronte a una realtà che, fino a poco fa, aveva sottovalutato. Gli USA hanno risposto alle provocazioni e alla pianificazione egemonica regionale di Soleimani nel modo più diretto e perentorio possibile, eliminando dalla scena il suo artefice.

L’hybris iraniana, al momento, ha pagato un prezzo alto.



Ucciso dagli Usa quello che la Guida Suprema iraniana Ali Khamenei ha definito “il volto internazionale della resistenza” 48 ore prima, i suoi miliziani avevano attaccato l’ambasciata americana a Baghdad scrivendo sui muri “Soleimani è il nostro capo”
Di Seth J. Frantzman
3 gennaio 2020
(Da: Jerusalem Post, 3.1.20)

https://www.israele.net/ucciso-dagli-us ... tZQzyf26u4

Hajj Qasem Soleimani, il “comandante ombra” delle operazioni militari e terroristiche iraniane all’estero, uno dei più pericolosi nemici di Israele, è stato ucciso in Iraq insieme al suo discepolo chiave Abu Mahdi al-Muhandis. Un attacco aereo vicino all’aeroporto internazionale di Baghdad ha colpito un convoglio di auto un paio di giorni dopo che i seguaci del comandante iraniano avevano preso d’assalto il complesso dell’ambasciata degli Stati Uniti in Iraq scrivendo sui muri “il nostro capo è Soleimani”. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha approvato l’attacco aereo. Il Pentagono ha confermato che gli Stati Uniti hanno ucciso il capo iraniano della Forza Quds, ricordando che l’Iran è responsabile dell’uccisione di almeno 608 soldati americani durante la guerra in Iraq.

È accaduto l’impensabile. È stato colpito l’uomo forte che stava dietro allo sforzo dell’Iran di imporre la propria egemonia militare e terroristica sulla regione, l’uomo che comandava la Forza Quds del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche.

Le prime notizie sono giunte dopo le quattro del mattino, ora irachena: un misterioso attacco aereo nei pressi dell’aeroporto aveva fatto parlare della sua improvvisa chiusura al traffico civile. Un criptico tweet del segretario alla difesa americano Mark Esper aveva preannunciato la scelta degli Stati Uniti di avviare attacchi preventivi contro i nemici iraniani o i loro gregari. “All’Iran e alle sue milizie per procura – aveva scritto Esper – Non accetteremo i continui attacchi contro il nostro personale e le nostre forze nella regione. Gli attacchi contro di noi riceveranno risposta nel momento, nei modi e nel luogo di nostra scelta. Esortiamo il regime iraniano a porre fine alle sue attività ostili”.

Ancora non si sa se gli Stati Uniti hanno agito da soli o chi altro possa aver contribuito all’attacco aereo. Si sa che negli giorni scorsi il segretario di stato americano Mike Pompeo aveva chiamato i leader del Medio Oriente per consolidare il sostegno e discutere la strategia. Ha chiamato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed Al Nahyan, e il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman. Ha anche telefonato ai leader iracheni e del Qatar. E poi aveva messo in guardia lo stesso Muhandis e Qais Khazali, un capo della milizia sciita messo sotto accusa dagli Stati Uniti. Aveva avvertito anche i capi delle Unità di Mobilitazione Popolare sostenute dall’Iran, Hadi al-Amiri e Faleh al-Fayed.

Muhandis è considerato il diretto responsabile dell’attacco alle forze statunitensi dello scorso 27 dicembre che ha provocato la morte di un contractor americano. Ma era responsabile di attacchi contro gli americani sin dagli anni ’80. Muhandis, da sempre a capo del potente supporto iraniano alla rete di milizie nella regione al servizio di questa politica, aveva avuto un ruolo fondamentale nel sostenere Hezbollah e in passato aveva operato a stretto contatto con il capo terrorista di Hezbollah Imad Mughniyeh, ucciso nel 2008.

Difficile immaginare quale potrà essere la reazione dell’Iran, ma è probabile che il regime si sentirà in dovere di rispondere non solo a questo attacco, ma anche al precedente attacco americano del 29 dicembre che ha ucciso una ventina di membri di Kataib Hezbollah: quella serie di cinque attacchi aerei simultanei su basi filo-iraniane in Iraq e in Siria sembra ora passare in secondo piano, ma è stata importante perché aveva dimostrato che gli Stati Uniti avevano tutta l’intenzione di reagire con grande determinazione agli attacchi dell’Iran. Dal maggio 2019 l’Iran ha impresso un’escalation ai suoi attacchi. Ha attaccato non solo gli Stati Uniti, ma anche Israele, Arabia Saudita e petroliere nella regione. Ha abbattuto un drone americano e ha mandato gregari in Iraq a lanciare missili una dozzina di volte sulle basi statunitensi. Questi attacchi missilistici hanno preso di mira strutture chiave tra cui la Green Zone, Camp Taji, le basi Assad Balad e Qayarrah. L’Iran ha anche lanciato missili contro Israele a gennaio, settembre e novembre del 2019. A settembre ha attaccato la struttura iraniana di Abqaiq con uno sciame di droni. E ha mandato Kataib Hezbollah ad attaccare l’Arabia Saudita, a maggio, e a stabilire basi e reti di traffico di armi in tutto l’Iraq. In Siria, l’Iran ha costruito una nuova base chiamata Imam Ali al confine siriano con l’Iraq.

In breve: le attività dell’Iran nel 2019 sono state accelerate, finendo col rappresentare una minaccia crescente in Iraq, Siria, Libano e Yemen, e una minaccia lungo una line di fronte di 3000 miglia dal confine libanese con Israele fino al Golfo di Oman e allo Yemen. Soleimani giocava un ruolo fondamentale nella costruzione della minaccia iraniana lungo questa linea. Muhandis era l’ingegnere che ha contribuito a rafforzare il ruolo dell’Iran in Iraq e anche in Siria.

Soleimani era nato nel 1957. Muhandis nel 1954. Erano poco più che ventenni all’epoca della rivoluzione islamica khomeinista in Iran, e da allora la rivoluzione ha guidato le loro vite. Per loro, Stati Uniti e Israele erano i nemici assoluti. Consideravano se stessi “la resistenza”. Erano nemici anche dell’Arabia Saudita e di altri paesi. Il loro zelo era teso a rimuovere ogni presenza occidentale (o presunta tale) e a promuovere gli interessi dell’Iran e più in generale della comunità sciita allineata a Teheran. Negli anni ’80, Muhandis e quelli come lui promuovevano il terrorismo contro le strutture diplomatiche statunitensi dal Kuwait al Libano. Questo era il loro campo di attività. Ci è voluto un po’ di tempo, ma sono riusciti a creare potenti franchising come Hezbollah in Libano e Kataib Hezbollah in Iraq. Solo negli anni ’10 hanno ritenuto di poter finalmente realizzare i loro sogni. Sulla scia della “primavera araba” e del caos che si era scatenato, mobilitarono i loro uomini per affrontare la minaccia dell’Isis (sunnita) e colmare il vuoto con le loro basi e i loro miliziani. È così che Kataib Hezbollah dell’Iraq è arrivato in Siria insieme all’Hezbollah libanese.

Ma è solo negli ultimi due anni che hanno creduto di veder realizzato il loro sogno di un Medio Oriente dominato dall’Iran. Erano arroganti, esattamente con quel genere di arroganza che attribuivano all’Occidente. Non più nell’ombra, quelli come Soleimani e Muhandis sono venuti allo scoperto. Si comportavano come capi di stato. Le loro milizie in Iraq, chiamate Unità di Mobilitazione Popolare, sembravano dominare non solo le forze armate, ma anche il parlamento. Controllavano il secondo partito più grande in Iraq e avevano reclutato fino a 300.000 uomini, per lo più giovani sciiti che volevano combattere l’Isis. Un gruppo più ristretto, all’interno delle Unità di Mobilitazione Popolare, era quello che contava di più. Hanno accumulato enormi munizioni e dall’agosto 2018 avevano trasportato missili balistici iraniani in Siria attraverso l’Iraq. In Siria hanno costruito tutta una rete di basi, dalla Imam Ali alle T-2 e T-4 e altre. Questa rete cercava di trasportare armi sofisticate a Hezbollah in Libano. Nell’aprile 2018 cercarono di importare anche sistemi di difesa anti-aerea, come il Khordad terzo. Israele, per tutelarsi da questa minaccia sempre più vicina ai suoi confini, ha effettuato centinaia di attacchi aerei contro il trinceramento iraniano in Siria.

Per Soleimani e Muhandis, fino a dicembre tutto andava bene, anche se gli avvertimenti americani andavano aumentando. Non credevano che gli Stati Uniti avrebbero davvero reagito in modo determinato, come minacciava Pompeo. Consideravano il presidente Donald Trump un isolazionista, l’opposto di un interventista. Continuavano a tirare la corda con gli Stati Uniti attraverso attacchi nel Golfo e contro l’Arabia Saudita, e poi direttamente contro le forze statunitensi. Washington ha detto d’aver subito da ottobre almeno undici attacchi contro proprie basi. Alla fine, dopo il letale attacco del 27 dicembre, gli americani hanno agito. Kataib Hezbollah ha risposto il 29 dicembre con l’aggressione all’ambasciata americana. In collaborazione con il comandante dell’Organizzazione Badr, Hadi al-Amiri, che ha un ruolo nelle Unità di Mobilitazione Popolare e nel parlamento, hanno varcato le soglie della Green Zone di Baghdad e membri della Unità di Mobilitazione Popolare in tenuta da combattimento hanno attaccato l’ambasciata scrivendo sui muri “Soleimani è il nostro capo”. Il messaggio era chiaro: è Soliemani che comanda a Baghdad e in Iraq.

Quarantotto ore dopo Soleimani e Muhandis venivano colpiti da un attacco aereo vicino all’aeroporto. È la fine che avrebbero dovuto aspettarsi degli uomini convinti che non ci sarebbe stata alcuna risposta alle loro crescenti minacce e provocazioni. Sarà un duro colpo per le loro reti e organizzazioni, come fu un duro colpo per Hezbollah l’uccisione del capo terrorista Mughniyeh. Ma sono reti che dispongono ancora di quadri e seguaci. Qais Khazali, Hassan Nasrallah, Hadi al-Amiri sono ancora attivi in Iraq e in Libano. Il Corpo delle Guardie Rivoluzionari Islamiche è guidato da persone potenti e ha sviluppato tecnologie per droni e missili. Ma intanto gli Stati Uniti hanno inviato un forte messaggio: l’uccisione di americani non sarà ignorata né tollerata.
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Re: Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene

Messaggioda Berto » dom gen 05, 2020 9:53 pm

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Re: Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene

Messaggioda Berto » dom gen 05, 2020 9:54 pm

Sono in molti di destra e di sinistra che stanno dalla parte del male maomettano in generale e iraniano in particolare, perché sono motivati dai loro demenziali antiamericanismo e antisemitismo; generalmente sono nostalgici dei regimi fascista, nazista e comunista.


GLI ANTIAMERIKANI E IL LORO TRUCE CABARET
Niram Ferretti
4 gennaio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063


Fa sempre piacere trovarsi, dopo che gli USA mostrano di avere le palle e tolgono dalla faccia della terra assassini e terroristi, il solito copione dell'antiamericanismo duro e puro. Brilla (si fa per dire) il cabarettista previano Diego Fusaro, il quale, sulla sua bacheca, scrive in onore del mastermind del terrore Soleimani un vibrante post in cui lo ricorda come combattente "contro gli imperialisti di Washington".

Commovente.

Fusaro è solo l'ultimo arrivato della congreguccia. Mancano all'appello, tra gli altri, purtroppo, Sandro Curzi, Lucio Manisco, Valentino Parlato e, ovviamente, Costanzo Preve. Però ci sono sempre new entries fresche fresche e stagionati professionisti come Franco Cardini o lo psichedelico Blondet con contorno di gregari tipo il Generale filo hezbollaro (secondo Oriana Fallaci) Angioni.

Angioni ci delizia del suo parere su un sito rossobruno dichiarando,
“L’azione che ha portato all’uccisione del generale Soleimani, soprattutto se ordinata direttamente - come è ormai chiaro - dal presidente degli Stati Uniti, ha purtroppo il sapore di un atto che nella nostra cultura deteriore definirei ‘mafioso’".

Dunque, per Angioni, avere tolto di mezzo il principale stratega dell'espansionismo iraniano in Medioriente nonchè il pianificatore della maggioranza degli attacchi contro le forze americane durante la guerra in Iraq, con le mani lorde di sangue americano, sarebbe un'azione mafiosa come avere fatto saltare per aria Falcone e Borsellino.

Trump avrebbe dovuto avvisare Soleimani in anticipo che gli Usa avevano intenzione di toglierlo di mezzo, in questo modo l'azione non sarebbe stata mafiosa. I terroristi si uccidono sempre avvisandoli prima. Peccato che non sia stato fatto con Bin Laden e con Al Baghdadi, altri resistenti fusariani all'imperialismo americano.

Comunque, in questo canovaccio onirico, in cui gli USA, ovviamente al soldo degli arconti ebrei, rendono il mondo insicuro e uccidono eroi in odore di santità, vediamo, come era prevedibile, il saldarsi degli embrici di estrema sinistra con quelli di estrema destra. I fan di Assad e Putin, gli estimatori di Hezbollah e i nostalgici del Dux spada dell'Islam, sono tutti lì che piangono calde lacrime per la morte del maschio alpha sciita e lamentano il "terrorismo" yankee appoggiato dai sionisti.

Bene ha fatto Matteo Salvini a elogiare Trump e Israele per questa azione di purificazione dell'etere da un fanatico convinto di agire sotto dettura di Allah, ma faccia presto a purgare il suo partito dai putiniani savoisti che ci dicono che la Seconda guerra mondiale è scoppiata a causa dell'aggressività della Polonia, perchè tra poco ci diranno che gli ebrei si sono autogassati tutti durante la Shoah. E anche lui, che sembra avere fatto una bella virata filo americana e filo israeliana (da un certo tempo va detto), riponga definitivamente nell'armadio le effigi di Assad e Putin. Le scelte vanno fatte nette e chiare se no siamo sempre i soliti italiani, con un piede qua e uno là.




Eccone alcuni esempi:


Qasem Soleimani non era un terrorista. Era un patriota
Secolo d'Italia
sabato 4 gennaio 2020
Salvatore Sottile

https://www.secoloditalia.it/2020/01/qa ... HbhwaJVEOg

No. Non era un terrorista il generale Qasem Soleimani. Così come nessun rango militare di nessuna Nazione al mondo lo è. Quello che gli americani chiamano terrorista, imitati imprudentemente da qualche Pierino italiota, colui che è stato assassinato a Bagdad insieme al capo degli sciiti iracheni era non solo un militare coraggioso, uno stratega, ma addirittura un vero eroe per la larga maggioranza degli iraniani. Non era un criminale che si nascondeva e colpiva gli inermi Soleimani, ma un comandante militare al servizio della sua Nazione.

Uno talmente preparato e determinato da sconfiggere quei banditi sanguinari dell’Isis nati coi dollari Usa della psicotica Hillary Clinton e del Nobel per la pace Barak Obama. Uno che ha liberato e restituito al mondo intero, insieme ad un contingente di volontari russi, lo stupendo sito di Palmira che quelle bestie immonde volevano distruggere. Uno che, musulmano sciita, ha riconsegnato al culto di migliaia di cattolici iracheni e siriani le chiese che i tagliagole di al Bagdadi avevano chiuso e devastato. Strano esempio davvero di “terrorista”, questo Qasem Soleimani.

Come gli iraniani tutti. Che sono indoeuropei, non arabi. Nostri fratelli in tutti e per tutto. Per millenarie radici. Rispettosi della cristianita’ e della nostra identità. Ma da tempo additati come nemici per puro calcolo politico e per interesse economico.Quanto suona strana inoltre l’accusa di terrorismo al generale iraniano quando poi si omaggia e si armeggia con quella sorta di orrido Cicciobello saudita di nome Bin Salman che, fatto letteralmente a pezzi il giornalista Khashoggi nell’ambasciata di Istanbul, si compra l’impunità e il silenzio del mondo coi petrodollari della Aramco. Prima o poi ovunque, anche a Washington, dovranno arrendersi alla verità.

Prima o poi Donald Trump o chi gli dovesse succedere dovrà ammetterla questa elementare verità. Se non lo faranno loro sarà la Storia a costringerli.
Dovranno ammettere che non è l’Iran, la Persia culla di civiltà, il problema. Che non sono gli indoeuropei di Teheran che vogliono il male del mondo e attaccano questo Occidente tanto tronfio quanto pavido. Non un solo persiano è mai stato coinvolto, né mai lo sarà, in attentati contro popolazioni inermi. Sono tutti arabi e tutti sunniti quelli che hanno colpito e colpiranno. Dalle Torri gemelle in poi. Arabi istigati, istruiti e foraggiati da sauditi ed emirati.Qasem Soleimani non era un terrorista. Amava e serviva la sua Patria. Come tutti i patrioti del mondo.



EIA! EIA! EIA! ALALA'!
Niram Ferretti
4 dicembre 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

C'è proprio tutto quello che ci deve essere nell'articolo apparso sul Secolo di Italia in onore, diciamolo, di Qasem Soleimani. E quello che appare sul giornale già organo ufficiale del MSI e poi fino al 2009 in quota AN, esprime al meglio gli stereotipi e i miti della destra post-fascista italiana che è oggi confluita in parte altrove, nel variegato arcipelago del cosiddetto "sovranismo" italico il quale ha un cospicuo seguito rossobruno e ha trovato sponda istituzionale, da una parte nella Lega e, dall'altra in Fratelli di Italia.

Piccolo inciso. Matteo Salvini, diversamente da Giorgia Meloni, molto più vicina per sensibilità e cultura ai pregressi del giornale, ha preso una posizione netta e inequivocabile a favore della decisione americana di eliminare il pianificatore della strategia neoimperiale iraniana, nonchè pianificatore in passato e per il futuro, di attentati nei confronti delle forze americane.

Ma ora veniamo all'articolo in questione.

L'articolista ci informa che "No. Non era un terrorista il generale Qasem Soleimani. Così come nessun rango militare di nessuna Nazione al mondo lo è. Quello che gli americani chiamano terrorista, imitati imprudentemente da qualche Pierino italiota, colui che è stato assassinato a Bagdad insieme al capo degli sciiti iracheni era non solo un militare coraggioso, uno stratega, ma addirittura un vero eroe per la larga maggioranza degli iraniani. Non era un criminale che si nascondeva e colpiva gli inermi Soleimani, ma un comandante militare al servizio della sua Nazione".

La stessa identica cosa si può dire dell'Ammiraglio Karl Dönitz o di Hermann Göring, anche loro, se non veri e propri eroi, comandanti militari al servizio della loro nazione. No, anche loro non si nascondevano per colpire gli inermi, davano precisi ordini perchè venissero colpiti quelli che consideravano i nemici. Esattamente come faceva il patriota sciita Soleimani.

L'articolo ci ricorda anche che Soleimani è stato attivo nel combattere l'ISIS, come se la millenaria lotta per il basto del comando all'interno dell'Islam, tra sunniti e sciiti, non fosse quella tra due idee totalitarie, tra due Weltanschauungen con al centro una medesima profonda avversione per l'Occidente.

La Repubblica Islamica Iraniana non ha combattuto l'ISIS per liberare il mondo dalla sua presenza in nome della democrazia, ma per imporre la propria versione dell'Islam, quella khoimenista, di cui il regime di Teheran è la rappresentazione plastica.

Soleimani combatteva per questo ideale, sì, patriotticamente, come Dönitz e Göring combattevano patriotticamente per l'ideale del Terzo Reich.

Naturalmente non può mancare il ritrattino di Soleimani difensore della cristianità. Un pò come Hezbollah in Siria, che ha aiutato la comunità cristiana locale a fare i presepi.

"Uno che, musulmano sciita, ha riconsegnato al culto di migliaia di cattolici iracheni e siriani le chiese che i tagliagole di al Bagdadi avevano chiuso e devastato. Strano esempio davvero di 'terrorista', questo Qasem Soleimani".

Il cristianesimo salvaguardato dall'oltranzismo khoimenista. Una garanzia per il suo futuro. Infondo anche i nazisti permettevano alla Chiesa cattolica e a quella riformata di continuare ad esistere in Germania. Andava un pò meno bene per gli ebrei.

E ora arriviamo alla chicca finale.

"Come gli iraniani tutti. Che sono indoeuropei, non arabi. Nostri fratelli in tutti e per tutto. Per millenarie radici.
Rispettosi della cristianita’ e della nostra identità. Ma da tempo additati come nemici per puro calcolo politico e per interesse economico.Quanto suona strana inoltre l’accusa di terrorismo al generale iraniano quando poi si omaggia e si armeggia con quella sorta di orrido Cicciobello saudita di nome Bin Salman che, fatto letteralmente a pezzi il giornalista Khashoggi nell’ambasciata di Istanbul, si compra l’impunità e il silenzio del mondo coi petrodollari della Aramco. Prima o poi ovunque, anche a Washington, dovranno arrendersi alla verità".

Non poteva mancare il riferimento all'arianesimo, facendo di una parentela linguistica un collante etnico, razziale. Un bel salto indietro negli anni '30 fa sempre piacere.

Sì, "Il Ciccibello saudita" non è uno stinco di santo, sicuramente, e non protegge i cristiani con l'amore con cui gli proteggeva l'eroe Soleimani, ma non è mai stato l'artefice della pianificata strategia di uccisione di soldati americani in Iraq come lo è stato il "fratello" ariano Lord of terror Soleimani.

La conclusione è strabiliante.

"Non un solo persiano è mai stato coinvolto, né mai lo sarà, in attentati contro popolazioni inermi. Sono tutti arabi e tutti sunniti quelli che hanno colpito e colpiranno. Dalle Torri gemelle in poi. Arabi istigati, istruiti e foraggiati da sauditi ed emirati".

La scia di sangue provocata dall'Iran nei confronti di americani ed ebrei è cominciata all'inizio degli anni '80 ed è perdurata negli anni '90, con tappe a Beirut, in Kuwait, in Arabia Saudita, a Buenos Aires, e poi continuare in Iraq e in Afghanistan, causando la morte di migliaia di soldati americani.

Ma...

"Qasem Soleimani non era un terrorista.Amava e serviva la sua Patria. Come tutti i patrioti del mondo".

Come, occorre ripeterlo, Karl Dönitz, Herman Göring, Heinrich Himmler.

Questo è il ciarpame ideologico che troverete appiccicato da una certa destra all'effige del santo martire devoto sciita.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene

Messaggioda Berto » dom gen 05, 2020 9:55 pm

Ecco cosa dice il demente irresponsabile Di Battista

Soleimani, Di Battista: "Raid Usa vigliacco e stupido"
03/01/2020

https://www.adnkronos.com/fatti/politic ... eRI1bDLIBA

"Quello a Baghdad è un raid vigliacco perché i droni sono vigliacchi. È un raid pericoloso perché il Medio Oriente è una polveriera. È un raid stupido perché ricompatterà l’opinione pubblica iraniana a sostegno del governo di Teheran". Lo scrive Alessandro Di Battista, su Facebook, dopo il raid americano che ha provocato la morte del generale iraniano Qassem Soleimani.

"Sono passati 17 anni dall’inizio della seconda guerra del Golfo. I droni vengono telecomandati a distanza, la morte arriva dall’alto apparentemente invisibile e silenziosa. Gli interessi politici restano prioritari rispetto al diritto internazionale e alla ricerca della pace".



Ecco i demenziali comunisti italiani
CONTRO L’AGGRESSIONE IMPERIALISTA STATUNITENSE
di PC
4 gennaio 2020

http://ilpartitocomunista.it/2020/01/04 ... tunitense/

L’assassinio del generale iraniano Soleimani dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, di cosa sono capaci gli Stati Uniti d’America e come mai si permettono di decidere la sorte degli individui, dei popoli e dell’intero pianeta mettendoci sull’orlo di una guerra mondiale.

Non c’è niente di più lontano da noi della teocrazia iraniana, ma nello scontro con l’imperialismo USA, nessuna equidistanza, ci schieriamo e ci schiereremo sempre contro l’imperialismo. In questo momento siamo a fianco della classe operaia, dei lavoratori e del popolo iraniano.

Lotteremo con tutta la nostra forza affinchè in Italia non venga consentito l’utilizzo delle basi e l’invio di uomini per questa follia imperialista.

Fuori la NATO dall’Italia. Fuori l’Italia dalla NATO. Fuori dall’Unione Europea. Fuori dall’Euro. Per il Socialismo. Ufficio Politico del Partito Comunista.


Ecco come reagisce il governo italiano
Ucciso il boia iraniano E il governo tentenna
Alessandro Sallusti - Sab, 04/01/2020

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... LMvLV266zs

Trump elimina il generale Soleimani, numero due del regime. Teheran minaccia: «Ci vendicheremo». Ma Conte e Di Maio fanno i conigli e non prendono posizione

È notte quando Donald Trump rompe gli indugi e dà il via libera a una operazione preparata con cura, l'uccisione di Qassem Soleimani, generale iraniano e numero due del regime di Teheran.

Non stiamo parlando di un avversario politico ma di un uomo ritenuto, con tanto di prove, il più pericoloso esecutore delle trame terroristiche in tutto il Medio Oriente e di quelle contro l'Occidente. Il suo esercito personale, un reparto speciale del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, era inserito nella lista nera delle Nazioni Unite e ritenuto dal governo americano una forza di supporto al terrorismo islamico. Di recente disse di Trump: «Presidente, ti avverto: siamo vicini a te in luoghi che tu non puoi immaginare».

Questo lungo preambolo per dire di chi stiamo parlando, cioè di un macellaio di guerra - a un passo da avere la bomba atomica e per la cancellazione di Israele - responsabile direttamente e indirettamente della morte di centinaia di migliaia di persone e poco oggi importa che per interesse personale abbia aiutato le forze occidentali a distruggere lo Stato dell'Isis.

Dovremmo complimentarci con Trump, ma l'Italia se ne sta sostanzialmente zitta, terrorizzata dalla minaccia iraniana di scatenare una vendetta senza quartiere. Succede quando al governo ci sono bambini capaci di strillare cavolate via internet e litigare sulle note spese ma totalmente inadeguati a gestire situazioni che esulino dal loro orticello politico e culturale. E siccome la madre dei cretini è sempre incinta il Movimento 5 Stelle, il partito che esprime il premier e il ministro degli Esteri (che solo in tarda serata è uscito con una inutile e prudente dichiarazione), affida la linea a un post del privato cittadino Alessandro Di Battista, mediocre reporter del Fatto Quotidiano: «Quello degli americani è stato un raid vigliacco e stupido, l'Iran non ha mai rappresentato una minaccia per il nostro Paese». Che è come dire: uccidere un capo mafia è da vigliacchi perché i siciliani sono fratelli nostri. O se volete: chissenefrega se questo signore teorizzava la sparizione di Israele dalle carte geografiche, a mia sorella non voleva torcere un capello. Ma si può essere più cretini? Qui i vigliacchi sono quelli che stanno dalla parte sbagliata del mondo e della storia senza nulla rischiare. Tanto alla bisogna, come successo più volte, a salvare loro vita e culo arriveranno gli aerei americani. Gli stessi che ieri, uccidendo quel farabutto di Soleimani, hanno salvato, a loro insaputa, milioni di persone. Grazie presidente Trump.



Da Grillo a Di Battista gli ayatollah 5 Stelle che benedicono l'Iran "Un regime? Macché"
Carmelo Caruso - Sab, 04/01/2020

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 5Ezi7GwqGI

È un regime per il resto del mondo, ma per il M5s è il migliore dei mondi possibili. Se le passate dichiarazioni sono ancora valide - e al momento lo sono ancora - rischiamo di finire alleati dell'Iran con Beppe Grillo al posto del maresciallo Badoglio.

In Sudamerica hanno spedito una delegazione per celebrare Hugo Chávez, in Cina, Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, si sente più a casa di Pomigliano D'Arco, mentre a Teheran, a curare i rapporti diplomatici, è stato distaccato il suocero di Grillo, uno che già nel 2012 aveva impaurito il giornale israeliano Yediot Aharonot: «Se un giorno Grillo farà parte del governo, il suocero avrà un ruolo fondamentale nelle politiche estere».

Grazie al corso intensivo del padre della moglie, Parvin Tadjk, il fondatore del M5s era giunto a conclusioni decisive destinate a rovesciare i lavori di giornalisti e storici: «Ho scoperto che la donna in Iran è al centro della famiglia, le nostre paure nascono da cose che non conosciamo». Infatti conosciamo il numero delle donne lapidate in Iran fino ad agosto di quest'anno: 94. Attenzione, non era quella di Grillo un'informazione parziale, ma un'adesione convinta. Nella stessa intervista Grillo commentava pure l'economia iraniana, a suo giudizio, un po' simile a quella dell'Italia meridionale. Siamo in area: il problema dell'Iran è che non possiede il reddito di cittadinanza. A sentire Grillo, «l'economia in Iran va bene. Quelli che scappano, sono oppositori. Chi è rimasto non ha le stesse preoccupazioni che abbiamo noi all'estero. Lì le persone lavorano».

Ma da quali fonti attingeva i suoi dati? «Ho un cugino che costruisce autostrade in Iran. E mi dice che non sono per nulla preoccupati». Spettatore lui medesimo di un'impiccagione in piazza, la liquidò così: «Mi son chiesto: cos'è questa barbarie? Ma poi ho pensato agli Usa. Anche loro hanno la pena di morte». A farlo parteggiare per l'Iran fu la sensibilità che i militari utilizzarono prima di tirare il cappio al condannato: «Prima di ucciderlo lo hanno messo a dieta perché la testa non si staccasse». E non erano altro che cattive traduzioni, a suo parere, le minacce pronunciate da Osama Bin Laden, terrorista senza dubbio più spietato di quel Qassem Soulimani ucciso ieri dagli Usa, perché «quando uscivano i discorsi di Bin Laden, mio suocero, iraniano, mi ha spiegato che le traduzioni non erano esatte». Se quelle di Grillo rimangono (pesantissime) opinioni, ben più discutibili, e oggetto di indagine da parte della Dda di Napoli, furono gli incontri fra Angelo Tofalo, sottosegretario alla Difesa, e una coppia di coniugi arrestata con l'accusa di aver trafficato armi con Libia e Iran. Nel 2017, il deputato del M5s preferì presentarsi in procura per provare a spiegare i sui rapporti. Perfino un moderato come il senatore del Pd, Nicola Latorre disse: «Le ammissioni di Tofalo sono gravi, si dimetta». Per difendersi, Tofalo querelò Matteo Renzi che in tv lo accusò platealmente: «L'esperto di sicurezza del M5s è andato in Libia a trattare dalla parte sbagliata».

E impossibile sarebbe contare tutte le note di solidarietà rilasciate, in questi anni, a favore dell'Iran inserito in passato da George Bush nell'asse del Male, «clamoroso errore» per i 5s. E però, occorre riconoscere a Manlio Di Stefano il primato, la visione estera a cinque stelle e dunque anche gli abbagli presi. Come ha scritto pochi mesi fa il sito Formiche, nella veste di sottosegretario agli Esteri, Di Stefano ha manifestato apprezzamento verso l'Iran per la sua cooperazione con lo Yemen tralasciando la complicità, deplorata dall'Onu, con il gruppo Houthi, sciiti yemeniti accusati di crimini di guerra. Altri due protagonisti 5s, Marta Grande e Vito Petrocelli, hanno invece interloquito con un think thank iraniano che ancora oggi nega l'Olocausto. Di Alessandro Di Battista, in viaggio in Iran, è nota la volontà di «trattare con i terroristi». Ieri ha aggiunto che «quello in Iran è stato un raid vigliacco». Manca solo che proclamino l'Iran come loro governatorato...
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Re: Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene

Messaggioda Berto » dom gen 05, 2020 9:58 pm

I media italiani schierati con il regime nazista iraniano


Oggi il conduttore di Prima Pagina Radio3 RAI ha fatto un esperimento interessante. Ha letto i primi due articoli, entrambi dedicati all’uccisione del potente generale iraniano Soleimani, senza dire chi fossero gli autori e su quali quotidiani fossero stati pubblicati.

https://www.facebook.com/valeria.briani ... 1939022747

Il secondo articolo mi è risultato facile. Giuliano Ferrara sul Foglio ha uno stile ed opinioni inconfondibili. Ma ho indentificato anche l’autore del primo articolo dopo pochi paragrafi. Si trattava di Alberto Negri, voce purtroppo ben nota agli ascoltatori assidui di Radio 3, che si distingue sempre per il suo livore antiamericano. Riporto la parte centrale di questo faziosissimo articolo:

“Siamo nel pieno di quel “caos creativo” – anche questa volta dalle conseguenze imponderabili – che gli Stati Uniti perseguono da circa un ventennio con criminale determinazione nel nostro cortile di casa.

Una decisione che rientra perfettamente nella strategia americana di sconvolgere gli equilibri precari del Medio Oriente iniziata con l’invasione dell’Iraq nel 2003, continuata con i raid in Libia del 2011 contro Gheddafi, insieme a Francia e Gran Bretagna, e proseguita con la guerra per procura in Siria contro Assad, un conflitto che ha visto le monarchie del Golfo e la Turchia impegnate, insieme ai jihadisti, a contrastare prima di tutto l’influenza iraniana e poi anche quella russa. Il tutto con il consenso degli Stati Uniti.

L’obiettivo di Washington era ed è quello di polverizzare gli stati arabi e musulmani che in qualche modo possano opporsi a Israele, il guardiano degli Usa nella regione, e all’Arabia Saudita, il maggiore cliente di armamenti Usa legato dal 1945 a Washington da un patto di ferro firmato tra il sovrano Ibn Saud e il presidente Roosevelt.”

Dunque, stando a Negri, ci sarebbe una sostanziale continuità nella politica statunitense, da Roosevelt a Trump. Continuità filo Israele in quanto “guardiano degli Usa nella regione” e filo Arabia Saudita in quanto “maggiore cliente di armamenti Usa”.
Inoltre, Bush, Obama e Trump, da circa un ventennio, cercherebbero di seminare il caos in tutto il medio-Oriente (Iraq, Libia, Siria, jihadisti ISIS) per favorire le monarchie del Golfo (paesi sunniti) in funzione anti-iraniana (paese sciita).

Basta esaminare i fatti principali per smontare questo castello di carte:
1) Bush: invasione dell’Iraq. Abbattimento di un regime sunnita ed elezioni che portano la maggioranza sciita (filo Iran) al governo;

2) Obama: firma di un trattato internazionale con l’Iran che toglie le sanzioni a quel paese (trattato strenuamente avversato dai governi israeliano e saudita);

3) Israele: “guardiano degli Usa nella regione”. Dalla fondazione di Israele, circa 70 anni fa, vorrei mi si citassero i casi in cui Israele ha svolto questa funzione. Israele ha sempre e solo operato con il fine di garantire la propria sopravvivenza. Non mi risultano operazioni o politiche che si possano descrivere come quelle del “guardiano degli Usa nella regione”.

4) Le guerre civili in Libia e Siria sono avvenute spontaneamente, nel contesto delle “primavere arabe”.
Nel caso della Libia l’intervento, a guida NATO, è stato voluto principalmente da Francia e Regno Unito. Ciò, in esecuzione di una risoluzione dell’ONU per, e cito testualmente, “mettere fine agli attuali attacchi contro i civili, attacchi che si configurano come potenziali crimini contro l’umanità.” Un’operazione internazionale caldeggiata non solo da Francia e Gran Bretagna ma con il contributo fattivo di paesi come Belgio, Canada, Danimarca e Spagna (in tutto ben 19 nazioni), tra cui l’Italia.

Nel caso della Siria sostenere che gli USA di Obama o Trump abbiano avuto politiche tendenti a seminare il caos in tutto il Medio-Oriente è talmente risibile che non commento neppure.



Alberto Pento
Stanno col il regime nazi maomettano teocratico iraniano come stanno con Maduro, come stavano con Mussolini, Hilter, Stalin, Mao, Castro, Franco e tutti i regimi social fascisti, nazisti, comunisti.



Ecco il demente nazi comunsita rosso bruno Fusaro

Guerra vicina, tutti al fianco dell'Iran. Anche Putin
Domenica, 5 gennaio 2020

http://www.affaritaliani.it/blog/lampi- ... cAke0ZvXyg

Lo dico apertis verbis. E senza perifrasi edulcoranti. Io non legittimo la resistenza dell'Iran all'imperialismo made in Usa: la esalto. La sola guerra legittima è quella di resistenza che ogni popolo può e deve fare, quando è aggredito. È il caso dell'Iran, prossimo obiettivo dei due Stati canaglia di Israele e degli Usa. L'Iran è la terra dei Persiani, che - Ciro, Serse, Dario - erano pari ai Greci per dignità, cultura e civiltà. Washington, culla della civiltà dell'hamburger e delle bombe intelligenti, può davvero pretendere di essere maestra di civiltà per il mondo? La guerra tra Usa e Iran è ora vicina. Senza se e senza ma, occorre stare con l'Iran, certi che anche Putin lo sosterrà contro i barbari di Washington. Occorre lottare per un mondo multipolare e poliarchico, contro la dominazione monopolare Usa.

Diego Fusaro (Torino 1983) insegna storia della filosofia presso lo IASSP di Milano (Istituto Alti Studi Strategici e Politici) ed è fondatore dell'associazione Interesse Nazionale (www.interessenazionale.net). Tra i suoi libri più fortunati, "Bentornato Marx!" (Bompiani 2009), "Il futuro è nostro" (Bompiani 2009), "Pensare altrimenti" (Einaudi 2017).




ECCOLI
Niram Ferretti
5 gennaio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Il tripudio pro Soleimani, uno che, se avesse potuto, avrebbe buttato una atomica su Tel Aviv, è commovente. Vengono allo scoperto gli estimatori del patriottismo di questo fanatico iraniano che si contrapponeva, lui con i suoi guerrieri coranisti, allo strapotere yankee insufflato da Sion.

Ne leggi di ogni, si tratta di una esperienza quasi psichedelica. I più agguerriti sono i rossobruni e i fascisti o fascistoidi o etnosovranisti, gente che oggi ha come riferimento il cabarettista Fusaro, o il mistagogo DuginOtelma, e pensa che Putin sia il difensore della cristianità bianca mentre Assad lo sia di quella orientale. Gente che esalta le virtù eroiche e virile dei maschi alpha sciiti che ci vendicano della nostra flaccida decadenza, della deriva libertina dell'Occidente, provocata dai Savi di Sion.

L'Iran, l'Iran virtuoso e ariano!! contro il meticciato. L'Iran che lotta contro i "Signori di Washington", e Soleimani il guerriero a cavallo del destriero.

Bene vederli allo scoperto. Stanno venendo tutti fuori, come i ratti dalle fogne.
In Iran per i grandi funerali dell'eroe, intanto la gioventù, quella che vorrebbe un Iran libero, un Iran che guarda all'Occidente democratico e decadente, è in festa.
Disossati, traditori della Patria!


L'ex ambasciatore Bradanini: "L'assassinio di Soleimani è terrorismo di Stato"
3 gennaio 2020

https://www.globalist.it/world/2020/01/ ... 4hTfjmk4tk

Parole dure ma veritiere: l'assassinio mirato di Soleimani è stato un atto di terrorismo di Stato (da parte della 'nazione indispensabile, creata da Dio per governare un mondo irrequieto', come vuole la narrativa esaltata della destra americana) e allo stesso tempo un atto di guerra contro una nazione sovrana".

A dirlo è Alberto Bradanini, ex ambasciatore d'Italia in Iran, a Teheran, dall'agosto 2008 al dicembre 2012, e poi in Cina, dal 2013 al 2015, attualmente presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea. "Con questo gesto -prosegue Bradanini- Trump calpesta insieme etica politica, diritto internazionale, principio di moderazione e persino la nozione di proporzionalità (per un mercenario americano, la rappresaglia di Washington aveva già fatto 25 vittime tra i Kataib Hezbollah). Se poi qualcuno dovesse applicare la legge del contrappasso dantesco (la guerra illegale e strumentale americana contro Saddam Hussein -e sorvoliamo su Siria, Libia e Yemen- ha fatto oltre 600mila vittime) cosa ne sarebbe della dirigenza americana degli ultimi 17 anni?".
Con questo "gesto di arroganza imperiale gravido di conseguenze" gli Stati Uniti confermano, secondo l'ex ambasciatore italiano, di "non farsi scrupolo a calpestare quel poco di diritto internazionale che le nazioni hanno faticosamente costruito all'indomani della Seconda Guerra Mondiale. A proposito di violazioni del diritto internazionale, Trump si è già distinto per gli attacchi illegali contro utilizzatori siriani di gas poi risultati inesistenti, del riconoscimento americano di Gerusalemme quale capitale di Israele, della sovranità israeliana sulle alture del Golan (formalmente territorio siriano) e degli insediamenti in Palestina, che rendono ormai impossibile ogni soluzione dei due stati". 
"Su un altro teatro -commenta poi Bradanini- l'uscita di Trump dal trattato Inf Russia-Usa sui missili nucleari intermedi, con l'accusa di inadempienze mai provate da parte di Mosca, ha riaperto la corsa agli armamenti, con grande giubilo dei produttori americani di armi, che sostengono la sua rielezione. Questo omicidio fa dunque parte di una precisa strategia, dopo il ritiro di Trump nella primavera del 2018 dall'accordo sul nucleare voluto da Obama e firmato tra le 5 nazioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con diritto di veto, più la Germania, e l'Iran”.
Se l'Iran "non è certo un modello di rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, resta tuttavia un paese sovrano, il cui progresso in tema di diritti umani andrebbe favorito attraverso una politica di scambi commerciali, culturali e investimenti, un obiettivo che Trump non è invece interessato a perseguire (talvolta un nemico fa più comodo di un amico). È bene rilevare che il biasimo nei riguardi dell'America per questo omicidio di stato non ha nulla a che vedere con la qualità etica del personaggio, che non era certo un'anima pia. Soleimani, del resto, verrà presto sostituito e l'Iran diverrà ancor più determinato nel perseguimento dei suoi obiettivi in Medio Oriente, che in fin dei conti è la sua regione, non quella degli americani". Infine, Trump "non può non aver messo in conto la rappresaglia iraniana -conclude Bradanini- È quindi probabile che egli reputi l'escalation con Teheran utile sia alla sua rielezione che all'esito dell'impeachment. Quando la 'hybris' supera una soglia di guardia, le esigenze del potere non si curano di guerre, diritto internazionale o sofferenza dei popoli. Gli imperi in declino -sebbene relativo, come quello che sperimentano gli Stati Uniti- diventano ancor più pericolosi. Tempi duri ci attendono".



A quelli che parlano di diritto internazionale e di ONU
Ecco il nazisocial comunista Mentana


A TUTUELA DEL DIRITTO
E' arrivato Enrico Mentana, ci mancava. A difesa del diritto internazionale.
Niram Ferretti
5 gennaio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

"L’omicidio del Generale Suleimani, la figura più importante in Iran dopo l’Ayatollah Khamenei, è il più grave assassinio di stato compiuto dagli Usa in tempo di pace, e non per modo di dire: uccidere il comandante generale di uno stato sovrano, e per di più mentre si trova in un altro stato sovrano, è un atto che viola ogni trattato o legge internazionale. L’ultima volta che gli Stati Uniti uccisero un capo militare di un’altra nazione in un paese straniero- come ricorda il New York Times – fu durante la Seconda guerra mondiale, quando decisero di abbattere l’aereo su cui volava l’ammiraglio giapponese Isoroku Yamamoto".

Dunque per Enrico Mentana capofila dei legalisti e feticisti del diritto internazionale, gli USA non dovevano fare fuori Soleimani. O se avessero deciso di farlo avrebbero dovuto appellarsi a una istituzione sovranazionale, magari l'ONU, non ne vedo un'altra e fare mettere la cosa ai voti dall'Assemblea Generale. Il quesito sarebbe stato:
"Siete d'accordo o meno che gli USA uccidano il generale Soleimani per tutelare la vita dei soldati americani in Iraq?".

A quel punto, l'augusta assemblea avrebbe votato sicuramente a favore e con la tutela dell'ONU, gli USA avrebbero proceduto all'uccisione del generale.

A proposito di stati sovrani. Risulta che l'Iraq non sia ancora del tutto un protettorato iraniano. L'Iran, come gli USA, è uno Stato sovrano che si trova a combattere per i propri interessi strategici nel territorio di un altro Stato sovrano. Però l'Iran può uccidere soldati americani, ed eventualmente, se ne ha l'occasione anche un alto militare USA, oppure no, deve chiedere il permesso all'ONU?

Segue poi un'altra splendida riflessione. L'intelligenza di Mentana, come è noto, è più affilata del rasoio di Occam.

"È certo possibile, anzi è provato, che Suleimani fosse il burattinaio di tanti gruppi militari sulla scena mediorientale, che ci sia la sua mano dietro a azioni sanguinose, che in un mondo ideale figure come la sua sarebbero messe sotto processo. Ma gli Stati Uniti non sono lo sceriffo del mondo, e se su questo pianeta ricominciasse a farsi strada la legge del più forte sarebbe proprio la democrazia la prima delle vittime".

No, gli USA non sono lo sceriffo del mondo, ma il loro proprio sceriffo sì, e in un teatro di guerra come quello iracheno dove gli USA si trovano dal 2003 e dove hanno perso centinaia di uomini, hanno il pieno diritto di salvaguardarsi e salvaguardare le vite delle proprie truppe e dei propri operativi, piaccia o non piaccia a Enrico Mentana e a nessun altro se non a se stessi devono chiedere l'autorizzazione di procedere. Come hanno fatto e faranno di nuovo se lo riterranno necessario.


Eccone un altro, tale Emanuele Locci
PREGHIAMO
Niram Ferretti
5 gennaio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Dobbiamo renderci conto. Tale Emanuele Locci è triste per la dipartita di Soleimani il Magnifico. Ci ricorda che era indoeuropeo, (sottointeso, uno di noi) e detto da uno che ha un nome di origine semita fa un certo effetto. Emanuele Loci invita gli amici cattolici a pregare per l'indoeuropeo, ma i cattolici, come i cristiani in generale, chiamati in ebraico "Nozrim", "nazareni", provengono tutti, per matrice storica dall'ebraismo, non risultando che Gesù fosse indoeuropeo.
Locci dovrebbe forse invitare alla preghiera indoeuropea gli zoroastriani, sarebbe più consono.
Quanto alla bellissima fiaba del magnifico Soleimani difensore della cristianità in nome della rivoluzione khomeinista e del rigorismo islamico sciita, anche qui c'è qualche incongruenza. Ma forse no. Dopotutto per l'Islam, Gesù è un profeta musulmano, come lo erano Abramo e Mosè, e quindi tutto torna.




Alberto Pento
Gli zoroastriani poi che sono stati sterminati da Maometto e dai suoi nazi maomettani se non si convertivano all'Islam, come sono stati sterminati gli ebrei, i cristiani, i politeisti e ogni diversamente religioso e pensante che si fosse sottomesso al criminale Maometto e al suo idolo dell'orrore e del terrore Allah.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene

Messaggioda Berto » dom gen 05, 2020 9:59 pm

Altri sinistri dalla parte dei nazi maomettani esaltatori del male e antiamericani

Per il Diritto Internazionale l'azione di Trump configurabile come atto criminale e terrorista
Luca Cellini
3 gennaio 2020

https://www.pressenza.com/it/2020/01/pe ... errorista/

È argomento di cronaca internazionale ormai e oggetto di discussione l’uccisione del generale Qassem Soleimani avvenuta alle prime luci dell’alba del 3 gennaio 2020 quando il maggiore generale Soleimani è stato assassinato sotto il fuoco di un attacco statunitense all’aeroporto internazionale di Baghdad, in Iraq. Assieme a Soleimani sono rimaste uccise altre 7 persone fra cui il capo delle Forze di Mobilitazione Popolare sciite irachene Abu Mahdi al-Muhandis. L’operazione è stata ordinata direttamente dal presidente statunitense Donald Trump, dopo conferma della CIA, senza nemmeno avvisare il Congresso statunitense.

Qassem Soleimani era il potentissimo leader delle Guardie rivoluzionarie di Teheran, Soleimani era il viceré dell’Iraq, della Siria, del Libano e di Gaza, l’uomo più temuto del Medio Oriente, operava al diretto servizio della Guida Suprema Ali Khamenei e aveva funzioni operative da generale, da capo delle azioni clandestine, da direttore dei servizi segreti e da ministro della Difesa e degli Esteri.
Non è però obbiettivo di questo articolo entrare nel merito a chi fosse o non fosse il generale Soleimani e tantomeno su cosa abbia rappresentato o meno nell’area mediorientale, visto che le opinioni generali sono varie e discordanti, come sempre accade d’altronde all’interno di un conflitto e con interessi e posizioni da difendere da una o dall’altra parte, alcuni lo definiscono una grande figura carismatica, un eroe o addirittura una leggenda, altri ancora lo definiscono non certo un santo, un uomo di guerra, sì, ma anche colui che aveva organizzato la strategia e condotto le numerosissime operazioni che di fatto hanno fermato e sconfitto l’avanzata dell”Isis e dello stato del Daesh, altri ancora lo definiscono un brutale e spietato assassino, responsabile di uccisioni di massa con la morte di migliaia di persone e oppressore dei popoli. Per questo scelgo di non andare oltre al riportare le varie opinioni che circolano su Soleimani, così come mi astengo dal riportare il mio giudizio personale che non aggiungerebbe molto, né qualificherebbe nulla almeno allo stato attuale delle cose.

Vorrei però fare una breve analisi dal punto di vista del Diritto Internazionale. L’assassinio mirato del generale iraniano Soleimani, avvenuto a Baghdad, all’interno dell’aeroporto internazionale di uno stato terzo , (l’Iraq attualmente almeno in teoria Stato sovrano con un suo Parlamento eletto) senza una situazione di straordinaria emergenza in atto né una guerra dichiarata fra gli Stati Uniti e l’Iran, per le modalità e il contesto in cui è avvenuto, per il Diritto Internazionale almeno è da considerarsi un atto criminale e terrorista, oltre che fra i gesti più sconsiderati possibili sul piano geopolitico.

Dello stesso parere, apparso in un lungo intervento su Twitter, è Agnes Callamard, un’esperta francese di diritti umani, relatrice speciale di esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie presso l’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e direttore del progetto “Global Freedom of Expression” della Columbia University: “Le uccisioni mirate di Qassem Soleimani e Abu Mahdi Al-Muhandis sono con ogni probabilità illegali e violano la legge internazionale sui diritti umani, arrivando persino a configurarsi come atto criminale”, ha dichiarato l’addetta dell’alto commissariato per le Nazioni Unite. “Le giustificazioni che possono legittimare tali omicidi, – ha spiegato la Callamard – sono definite in modo molto restrittivo e puntuale, ed è difficile immaginare come uno di questi motivi possa essere applicato a questi omicidi operati per ordine di Trump. Nella dichiarazione del Pentagono rilasciata dopo l’azione omicida, si afferma che l’obbiettivo di colpire Soleimani è arrivato per ordine del presidente come un modo per “dissuadere i futuri piani di attacco iraniani”. La Callamard ha affermato che “tale ragionamento non regge secondo le regole e i principi del Diritto Internazionale.”

“Il futuro ipotetico non è lo stesso di un pericolo imminente, che è il principio basato sul tempo richiesto proprio dal Diritto Internazionale per poter giustificare di colpire un determinato obiettivo, – ha detto la Callamard, spiegando inoltre che, – “Un’azione mirata ad uccidere nel diritto internazionale, può essere giustificata solo se è strettamente necessaria a proteggersi da una minaccia imminente di pericolo di vita. Il coinvolgimento in passato di un individuo in attacchi terroristici, come giustificato da Trump, non è sufficiente a rendere legittima la motivazione per l’uccisione”- Così come – “la dichiarazione del Pentagono che pone maggiore enfasi su attività pregresse e violazioni attribuite a Soleimani è del tutto insufficiente come motivazione.”

“Da questo punto di vista, l’uccisione pare invece più un’azione di rappresaglia per il passato che un’azione anticipatoria di autodifesa. Il riferimento al fatto che Soleimani stesse ‘attivamente sviluppando piani d’attacco è curioso dal punto di vista semantico così come da quello militare: è sufficiente forse per corrispondere ai criteri di necessità e proporzionalità?” – chiede la Callamard nel suo intervento – “Il concetto della cosiddetta azione anticipatoria di autodifesa è molto rigoroso: deve sussistere una necessità ‘istantanea, schiacciante e che non lasci alcuna scelta di mezzi e alcuno spazio per prendere decisioni’. Estremamente difficile che ciò si possa applicare in casi del genere. In altre parole, chi ha compiuto l’attacco dovrebbe dimostrare che le persone prese di mira costituivano un’imminente minaccia verso sé o altri. Il pregresso coinvolgimento di una persona in azioni di ‘terrorismo’ non è sufficiente a rendere legale la sua uccisione”.
“In tal senso – prosegue la relatrice per i Diritti Umani – la dichiarazione del Pentagono non menziona le altre persone uccise insieme a Soleimani. Danni collaterali? Probabile. Un atto illegale? Assolutamente sì” – ha concluso l’esperta di Diritto Internazionale dell’Alto Commissariato ONU nel suo articolato intervento.

Quel che appare certo, perché da lui stesso dichiarato e poi ribadito, è che l’operazione è stata autorizzata direttamente dal presidente Trump, cosa che alza ulteriormente il livello di criminalità della condotta internazionale di Washington e, nel contempo, fa aumentare in maniera vertiginosa il rischio di una conflagrazione senza precedenti nella regione mediorientale.
Stando strettamente sul piano giuridico, aver dato l’ordine dell’assassinio di Qassem Soleimani mette il Presidente Trump nel poco invidiabile ruolo di criminale internazionale. Sì, perché è un crimine internazionale riconosciuto dall’ONU stesso e perseguito dalle varie Corti Internazionali far uccidere il numero 2 di un Paese con il quale non si è in guerra. Per il Diritto Internazionale questo atto equivale senza se e senza ma, ad una azione di terrorismo puro e semplice, da condannare e perseguire penalmente ai termini della legge internazionale del Diritto.

Se analizziamo la questione da un punto di vista geopolitico, Donald Trump, la sua amministrazione, il governo in carica, le Forze Militari USA, i Servizi Segreti, e lo Stato americano, con questa operazione hanno deciso di aprire il nuovo decennio nel peggiore dei modi possibili. Tutto questo all’interno di un contesto geopolitico, come quello mediorientale che a fatica stava ritrovando una forma di precario equilibrio e una strada di disinnesco dal conflitto. L’assassinio di Soleimani in questo contesto è dunque un atto totalmente irresponsabile che, non solo mette a serio e oggettivo rischio d’incendiare tutta l’area, con conseguenze che aggiungerebbero morti ai morti e ancora nuove catastrofi umanitarie. Ma dimostra anche come fra le potenti forze all’interno del governo e dell’apparato militare degli Stati Uniti, le stesse che consigliano Trump, così come tra i loro alleati mediorientali, ci sia una precisa intenzione di andare verso uno scontro militare diretto e frontale contro l’Iran.

Una volontà di entrare in aperto conflitto che si è manifestata in molti modi, già a partire dal ritiro statunitense dal cosiddetto accordo 5+1, stipulato a più mani sul nucleare iraniano. In quell’occasione Trump fu “consigliato” dai suoi consiglieri, e caldamente invitato ad abbandonare l’accordo sotto le pressioni dei reali sauditi di Ryad e del governo di Tel Aviv. Intenzione del tutto ostile verso Theran che si è poi manifestata ancora intensificando e imponendo embarghi e sanzioni verso l’Iran. Embarghi e sanzioni che su fortissima pressione dell’alleato atlantico, sono stati applicati in seguito da tutti i vari paesi europei. Tutto questo ha prodotto un’ulteriore isolamento dell’Iran, estremizzandone le posizioni, impedendone anche il rafforzamento dell’economia, e garantendo così pure la predominanza del petrolio saudita, di modo da lasciarlo privo di una possibile concorrenza da parte di un paese “ostile”, visto nella Repubblica iraniana.
L’intenzione seria di scatenare una nuova grande guerra mediorientale che potrebbe dilagare anche oltre, pare ancora più evidente alla luce delle varie dichiarazioni rilasciate dai vari attori presenti sullo scenario internazionale. Dove, da una parte si vede Trump gettare ancora altra benzina sul fuoco nelle successive dichiarazioni rilasciate, le quali appaiono più minacce da boss mafioso durante un regolamento di conti, che dichiarazioni di un Capo di Stato. Proclami i suoi, che risaltano ancora di più come ostili e provocatori, se messi a confronto con l’invito alla calma e al ragionare da parte di Cina e Russia, ma anche quelle che esprimono seria preoccupazione da parte dell’Europa, solitamente prona e totalmente allineata al potente alleato transatlantico.

In queste ultime ore sono apparse anche ipotesi di un possibile e diretto coinvolgimento dell’Italia in questo attacco operato dalle forze statunitensi: Diversi comitati antimilitaristi ventilano la possibilità che il missile usato per colpire Soleimani possa provenire direttamente dall’arsenale di armi situato presso la base di Camp Darby a Livorno, trasportato via nave fino all’aeroporto militare Nato nella base di Sigonella, armato sopra un drone controllato attraverso il centro operativo MUOS di Niscemi. Una simile ipotesi aprirebbe anche un fronte di fortissima preoccupazione per il territorio italiano e per l’uso delle basi Nato presenti in Italia, in vista di un possibile conflitto armato diretto fra USA e Iran.

Non ci va giù sottile ad esempio il Generale Franco Angioni, ex comandante delle truppe terrestri Nato nel Sud Europa e prima ancora del contingente italiano in Libano, che ha dichiarato: “L’azione che ha portato all’uccisione del generale Soleimani, soprattutto se ordinata direttamente, dal presidente degli Stati Uniti, ha purtroppo il sapore di un atto che nella nostra cultura deteriore definirei ‘mafioso’. Quello commesso dal capo della Casa Bianca è un gravissimo errore strategico le cui conseguenze, in termini di sicurezza, cadranno addosso alla comunità internazionale, e dunque anche all’Europa, e all’Italia. Esprimo una grande preoccupazione. E’ alquanto probabile che l’azione condotta dalle forze statunitensi comporti conseguenze molto dannose per la gestione della già difficile situazione mediorientale”. Rincara la dose Bernie Sanders che ha affermato: La pericolosa escalation di Trump ci porta più vicini ad una nuova guerra disastrosa in Medio Oriente che potrebbe costare un numero infinito di vite umane ed altri trilioni di dollari”. Anche sul fronte democratico l’azione non ha riscosso l’approvazione, imputando a Trump di non esser nemmeno passato dall’approvazione del Congresso e di “aver gettato un candelotto di dinamite dentro una polveriera”

Una strategia quella degli USA che cerca in tutti i modi di alzare il livello del conflitto per colpire la Repubblica Islamica iraniana, ma che rischia seriamente di ritorcersi contro la stessa Casa Bianca. Proprio nel contesto iracheno, infatti, l’uccisione di Soleimani potrebbe fare esplodere definitivamente le frustrazioni diffuse tra la società e una parte significativa della classe dirigente irachena, con conseguenze tutt’altro che favorevoli per Washington. Il rischio più serio è l’innesco di una nuova guerra civile dentro l’Iraq che avrebbe conseguenze disastrose per tutti, addirittura per il contingente americano stesso di stanza in Iraq. Il risultato finale potrebbe essere infine una mobilitazione del paese mediorientale contro la stessa presenza militare americana sempre più percepita come vera e propria forza d’occupazione. Dopo la morte di Soleimani, infatti, il premier Mahdi ha definito il raid niente meno che una “aggressione” contro l’Iraq e una “seria violazione” delle condizioni che regolano la presenza USA nel suo paese.

La prima conseguenza pratica ottenuta è la convocazione d’urgenza del Parlamento di iracheno per discutere di una possibile delibera parlamentare per l’espulsione del contingente militare USA dal paese. A muovere la richiesta il forte timore dell’eventualità sempre più probabile di un conflitto tra USA-Iran, il timore è che tale conflitto possa venir combattuto anche all’interno dei confini iracheni.
Per tutta risposta gli Stati Uniti per bocca del loro portavoce alla difesa fanno sapere che si pensa a un nuovo invio di altri 3.500 soldati americani all’interno dell’Iraq.
Ad ogni modo già adesso, all’orizzonte si prospetta una nuova complicatissima occupazione da parte degli Stati Uniti per potere utilizzare l’Iraq come base di una possibile guerra contro la Repubblica Islamica.
Nel frattempo, tutte le più alte cariche dirigenziali iraniane hanno annunciato misure durissime e proporzionate al crimine commesso dagli USA. “Il sangue di Soleimani sarà vendicato”. Queste le parole usate questa mattina dal presidente iraniano Hassan Rohani nel corso di un incontro con i familiari del generale ucciso.

Gli iraniani tra le varie controreazioni all’assassinio di Soleimani potrebbero decidere di colpire Israele per rappresaglia, riprendere il programma nucleare, ma anche di mettere nel mirino le petroliere nello stretto di Hormuz dal quale passano 22,5 milioni di barili di petrolio al giorno. Intanto il prezzo del greggio ha raggiunto in poche ore i massimi livelli da mesi.

Non resta che sperare, nonostante la fortissima provocazione e l’accerchiamento a cui gli Stati uniti stanno sottoponendo l’Iran, che prevalga la calma e il ritorno alla ragionevolezza, come chiesti da molti paesi, primi fra tutti Russia e Cina che in queste ore sul fronte diplomatico cercano di gettare acqua sul fuoco appiccato da Trump, che ragionevolezza purtroppo pare proprio non avere.


Eccone altre, demosinistre nazimaomettane

Ilhan Omar è indignata. 'Abbiamo appena ucciso il terrorista islamico leader nel mondo'

https://www.islamnograzie.com/ilhan-oma ... DgLFrm1tiI

La deputata democratica Ilhan Omar è arrabbiata per il fatto che gli Stati Uniti abbiano ucciso il principale terrorista islamico del mondo, il generale iraniano Qassem Soleimani.

Siamo indignati per il fatto che il presidente ha assassinato un funzionario straniero, senza l’autorizzazione del Congresso e senza alcun piano per affrontarne le conseguenze.

Ma certo che lo sai. https://t.co/GzfdKilV4t
– Ilhan Omar (@IlhanMN) 3 gennaio 2020

Sul suo feed Twitter, Omar condanna il presidente Trump per aver approvato l’attacco dei droni, ma non condanna Soleimani o nessuna delle sue azioni. Soleimani è responsabile dell’omicidio e della mutilazione di migliaia di americani.

Ilhan Oma: Membro della Camera dei rappresentanti – Minnesota, distretto n.5. In carica. Inizio mandato 3 gennaio 2019. Partito politico Democratico

Omar ha una storia di simpatie con i terroristi. Si è rifiutata di condannare Hamas, un’organizzazione terroristica finanziata dall’Iran, Hezbollah, un delegato dell’Iran e ha chiesto a un giudice di concedere clemenza a un uomo somalo che ha promesso fedeltà allo Stato islamico.

Per quanto riguarda la questione dell’autorizzazione del Congresso, Soleimani stava pianificando imminenti attacchi contro gli americani in Medio Oriente. Il presidente Trump ha intrapreso un’azione difensiva per prevenirli.

Secondo il Dipartimento della Difesa di Obama, Qasem Soleimani era un terrorista direttamente responsabile dell’omicidio di oltre 500 uomini e donne del servizio statunitensi. Perché i Dems congressuali sono indignati per il fatto che è finalmente morto?

Le famiglie di 600 soldati americani morti e migliaia di civili innocenti uccisi nella direzione di #Suleimani non la vedono come una “distrazione“. @IlhanMN Ho un’autorità congressuale e prevenire la morte di più americani era appropriato e proporzionato. https://t.co/hRjZ7wqv7o
– Rep. Michael Waltz (@RepMichaelWaltz) 3 gennaio 2020

. @ ChrisMurphyCT Questo è stato un atto di autodifesa per prevenire ulteriori attacchi contro i nostri militari. Autorizzazione congressuale non richiesta. Aspettare che #Suleimani metta più americani nei sacchi da obitorio sarebbe irresponsabile di @realDonaldTrump come CINC. Questa è una vittoria per l’America ???? #Iran https://t.co/UCRnmFNnd7
– Rep. Michael Waltz (@RepMichaelWaltz) 3 gennaio 2020

AGGIORNAMENTO: Rashida Tlaib, membro della “squadra“, anche lei simpatizzante dei terroristi, è sconvolta.

Non possiamo tacere poiché questo presidente senza legge ci avvicina incautamente a un’altra guerra inutile che mette a rischio vite innocenti in patria e in tutto il mondo. Solo il Congresso ha l’autorità di dichiarare guerra, e dobbiamo rivendicare la nostra responsabilità e dire di no alla guerra contro l’Iran.
– Rashida Tlaib (@RashidaTlaib) 3 gennaio 2020

Rashida Tlaib è una politica statunitense, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato del Michigan. È la prima donna di religione islamica ad essere eletta al Congresso statunitense per il distretto del Michigan


Lorenzo Capellini Mion si trova qui: Trump Tower New York.
5 gennaio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... __tn__=K-R

Avesse fatto eliminare il diavolo in persona avrebbero detto che in fondo non era poi così cattivo. Scoprisse la cura per il cancro si schiererebbero a favore del diritto alla vita delle cellule tumorali. Per loro è una ossessione, una sindrome che annebbia la mente in modo permanente. Poi ci sono gli anti americani in servizio militante permanente, a destra e a sinistra, degli anti israeliani nemmeno parlarne.
Semmai spaventa il grado di sapiente ignoranza con cui siamo tenuti dal sistema mediatico partigiano, corrotto, nemico del popolo. Tacquero delle migliaia di morti e arresti avvenuti in Iran, senza pudore parlarono di proteste per il caro di benzina mentre le donne e gli uomini persiani morivano e muoiono per la libertà, la moltitudine di giovani che oggi ringraziano l’unico che non li ha abbandonati. E tacquero del massacro di iracheni che si vogliono liberare dal tallone iraniano. Idem in Libano. In Siria, senza pudore, li hanno fatti passare da liberatori. E chissà che un giorno i veri responsabili dell’eccidio siriano non paghino il prezzo, molti erano e sono ancora a Washington.
Della feroce guerra per procura in Yemen nemmeno un cenno, si è deciso nelle redazioni infiltrate dalla Fratellanza Musulmana che li la colpa sia solo dei sauditi, stessi testi sacri per cui combattersi prima tra di loro poi contro tutti gli altri infedeli.
Tacciono da sempre dei crimini contro l’umanità del regime teocratico di Teheran che usa la religione come una clava per imporre il proprio potere in patria e per destabilizzare il mondo. Della corsa al nucleare, delle minacce a Israele e al mondo libero, tutto dimenticato, tutto perdonato. Il nemico è Trump, anzi il nemico sono le nostre società ancora libere, mentre la reputazione della Religione di Pace non va intaccata.
Ora non starò qui a rimarcare le decine di migliaia di bombe sganciate in 7 Paesi dalla precedente Amminisrazione senza che nessuno battesse ciglio ma sono sufficientemente vecchio per non dimenticare quando Obama diede il via libera ad una operazione per eliminare figure minori del terrorismo facendo una strage di donne e bambini in Afghanistan durante un matrimonio, allora furono tutti muti quelli che ora piangono un criminale. E nemmeno dirò dei miliardi di dollari fluiti dall’America di Obama al regime della Repubblica Islamica di Iran che affama il suo popolo, vessa le donne, perseguita le minoranze religiose, impicca gli omosessuali, vuole distruggere Israele e mettere sotto scacco il mondo libero.
Qui si è trattato di una operazione mirata contro un generale del terrore dalla valenza simbolica inestimabile, chi conosce le gesta ed il modus operandi di quell’ombra satanica lo sa bene. Il raid è arrivato dopo l’assalto all’ambasciata americana in Iraq e se una Nazione attaccasse un’ambasciata Italiana non mi aspetterei nulla di meno di un’azione militare adeguata. A pochi giorni da una imponente esercitazione militare che ha visto coinvolte le forze iraniane, russe e cinesi, un messaggio al mondo intero. Nei giorni in cui Erdogan marcia spedito nella sua strategia neo imperiale e la Libia pare sul procinto di diventare una nuova Siria. La Fratellanza Musulmana ha messo le mani sulla Tunisia e non molla l’Algeria ma qui si farebbe lunga mentre siamo costretti a dire che per fortuna l’Egitto sia in mando ad Al Sisi.
Questo mentre persino il regime comunista coreano, spalleggiato dalla Cina con la questione di Hong Kong sullo sfondo, sembra voler rialzare il tenore delle sue minacce.
Ecco in questo contesto l’eliminazione di Solaimani è stata un atto che non scatena una guerra ma impedisce lo scatenarsi di un conflitto mondiale, vi credete invincibili ma ora sapete che sappiamo dove siete e sappiamo come neutralizzarvi, e non ci faremo scrupoli a farlo se questo ne va della nostra sicurezza nazionale, non aspetteremo di piangere un altro 11 settembre.
Ma evidentemente il mondo, per primi gli europei, da Monaco 1938 non hanno imparato nulla. Ma per la fortuna di tutti, anche di chi lo odia, alla Casa Bianca c’è un leader che se ne frega delle adulazioni dei media e fa solo quello che è giusto fare; non riceverà e non si aspetta riconoscimenti, non vincerà il Nobel, il premio sarà la pace e chissà la libertà per il popolo persiano.
Per intanto annotiamo, e prestiamo molta attenzione, chi oggi si straccia le vesti per la morte di un mastermind del terrore, i nostri primi nemici sono loro e sono tra noi.



PATETICI ...
[da pagine fb, AlbaToscana]

Costoro, ieri 5 gennaio, hanno fatto avere all’Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma la seguente lettera.
12 gennaio 20202

https://www.facebook.com/zio.Ferdinando ... 8431706289

“Eccellenza,
la Rete civica livornese contro la Nuova Normalità della Guerra, ..., vogliono esprimere le loro più sentite condoglianze a Lei e all’intero Popolo Iraniano, per la barbara uccisione del Generale Qasem Soleimani, vittima a Bagdad di un vile attacco terroristico delle forze armate statunitensi. Riteniamo che la devozione con la quale il Generale Qasem Soleimani ha difeso gli interessi del proprio Paese fino alle estreme conseguenze trovi il giusto riconoscimento nell’enorme commozione che il suo assassinio ha suscitato nel Popolo Iraniano, nell’incredulità, nel dolore e nella rabbia bene espresse in tutte le manifestazioni che si sono svolte in molte città del Paese.

Da parte nostra siamo sicuri che la nostra partecipazione al lutto sia condivisa da gran parte dei nostri concittadini e da gran parte degli italiani, perché, se la descrizione dei media ci vuole lontani, diversi, fra ombre di paura, siamo ben consapevoli non solo che la Repubblica Islamica dell’Iran non ha mai arrecato nessun danno alla nostra Italia, ma che fra i due Paesi sono sempre intercorsi scambi culturali e commerciali di alto valore.

La nostra partecipazione è fatta altresì più dolorosa dalla consapevolezza del fatto che il missile che ha ucciso il generale Soleimani potrebbe essere stato prelevato dalla base statunitense di Camp Darby, fra Livorno e Pisa, per essere montato su un drone di stanza nella base di Sigonella in Sicilia e guidato dalla stazione Muos di Niscemi: tutto questo perché il nostro presunto “liberatore” del 1945 è presto divenuto occupante e qui nel nostro Paese ha organizzato e resa operativa la rete logistica che implementa la folle guerra che dal 1990 ha incendiato e devastato l’Iraq, la Jugoslavia, l’Afghanistan, la Libia, la Siria…

Nel rinnovare il cordoglio vogliamo ricordare che il nostro impegno contro le basi straniere in Italia è una lotta affinché né gli Stati Uniti né altri possano più utilizzare il nostro territorio per supportare alcuna guerra, come quella che da trenta anni insanguina il Medio Oriente, della quale il Generale Qasem Soleimani è l’ultimo eroico martire.

Vogliamo un’Italia neutrale, sovrana, ponte di pace sia verso Est sia verso Sud.”

Aderiscono anche il Circolo di Poggibonsi della Associazione Nazionale di Amicizia Italia Cuba e il Circolo di Poggibonsi del Partito della Rifondazione Comunista.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene

Messaggioda Berto » dom gen 05, 2020 9:59 pm

Il raid di Trump contro l'Iran smaschera ancora una volta l'antiamericanismo europeo e italiano
Eugenio Capozzi
5 gennaio 2020

https://loccidentale.it/il-raid-di-trum ... P5sKi__U0Y

Le reazioni dei governi e delle classi politiche europee al raid con cui gli Stati Uniti su ordine del presidente Donald Trump hanno eliminato in Iraq Quassem Soleimani – uomo forte del regime integralista iraniano – confermano, se ve ne fosse ancora bisogno, la percezione che il vecchio continente rappresenti oggi, nel suo complesso, il ventre molle dello scenario mondiale: confuso, pavido, incapace di identificare non soltanto i propri interessi ma in primo luogo – ciò che è più grave – i princìpi sui quali si reggono le società che lo compongono.

Come accade ormai abitualmente a partire dal dopo-11 settembre, ad ogni atto di forza statunitense nello scenario mediorientale le prese di posizione in proposito oscillano per lo più tra silenzi, debole solidarietà, imbarazzo e ostentate prese di distanza, fondate sull’idea che ogni azione militare americana in quello scacchiere (anche l’uccisione mirata di Soleimani, che è la risposta misurata a precedenti innumerevoli aggressioni e provocazioni da parte iraniana) si configuri come una forzatura pericolosa, possa provocare una escalation di violenza, metta in pericolo sicurezza ed interessi europei. Obiezioni significativamente rivolte soltanto agli Usa, e non ad altri attori presenti in quell’area, dai connotati oggettivamente molto meno rassicuranti dei loro.

Proprio qui sta il punto centrale: in questa come in altre precedenti crisi geopolitiche la rappresentazione prevalente tra governanti, politici e media dei maggiori paesi Ue sembra essere quella in base alla quale si giudicano gli Stati Uniti e le loro controparti – un tempo Saddam Hussein o al Qaeda, poi Assad, ciclicamente l’Iran – quasi come se potessero essere messi sullo stesso piano, se non vi fosse una differenza sotanziale, irriducibile, tra essi, riconducibile in ultima analisi allo strutturale legame storico ed etico-politico esistente tra le due sponde dell’Atlantico, ai princìpi e fini comuni che a partire dal secondo dopoguerra accomunano la democrazia nordamericana e quelle europee.

Fatte salve ovvie e comprensibili preoccupazioni per le possibili ripercussioni di scenari di guerra sul continente, il problema fondamentale delle classi dirigenti europee rispetto ai conflitti mediorientali – e all’interno di essi rispetto alla questione iraniana – consiste insomma proprio nell’apparente, diffusa incapacità di scorgere, al di là dell’interesse particolare e momentaneo, la persistenza storica e la centralità di una faglia politico-culturale di fondo: quella tra Occidente ebraico-cristiano, euro-americano, e mondo islamico. Solo all’interno di questa faglia, e delle scelte di campo che essa comporta, trovano senso, collocazione e prospettiva le democrazie liberali europee, ancora oggi come 75 anni fa. Se quelle classi dirigenti avessero piena e costante coscienza della più profonda identità di queste ultime, e dunque del raccordo transatlantico necessario alla loro sopravvivenza e al loro sviluppo, non potrebbero che essere confortate oggi – come all’epoca della guerra fredda – dall’impegno statunitense nell’area, e anche dalla capacità di deterrenza che consente agli americani (in forme e con un’efficacia che agli europei sarebbero impossibili) di tenere a bada le forze più aggressive e radicalmente antioccidentali emergenti dall’islam, tra cui quella del regime iraniano nno è certo la meno pericolosa. E quelle classi dirigenti auspicherebbero quindi in ogni modo, per quanto possibile, la sconfitta definitiva di una dittatura – come quella teocratica degli ayatollah – rovinosa per il proprio popolo, per tutta la regione, e fonte costante di pericoli per tutti i paesi liberaldemocratici.

La politica ambigua ed arrendevole dell’Ue nei confronti dei soggetti mediorientali più violenti ed oscurantisti, e per converso la sua linea costantemente conflittuale nei confronti di ogni forma di interventismo statunitense, è allora il frutto innanzitutto di un logorio dell’identificazione con la più autentica tradizione della civiltà europea, con la sua evoluzione, con il suo significato essenziale. Ne deriva un antiamericanismo radicato, le cui origini sono ben precedenti gli ultimi decenni, e risalgono almeno alla grande crisi delle società continentali di fine Ottocento/inizio Novecento, per poi trovare vari sviluppi nel corso del ventesimo secolo.

Le radici di questo sentimento sono molteplici, e si intrecciano tra loro, inquinando tuttora con la loro linfa avvelenata la cultura politica diffusa: diffidenza aristocratica verso una società senza ranghi prestabiliti fondata sulla competizione; paura e rifiuto dell’industrializzazione e della conseguente evoluzione da un assetto corporativo della società all’individualismo; odio antiborghese e antiliberale messo in circolo dalle ideologie (socialismo, nazionalismi, fascismo, nazismo); frustrazione per l’implosione e umiliazione del vecchio continente nella seconda guerra mondiale di fronte alla due superpotenze vincitrici.

L’integrazione occidentale del secondo dopoguerra non ha dunque eliminato dal cuore dei popoli europei scorie tossiche, in virtù delle quali gli Stati Uniti hanno continuato ad essere percepiti e rappresentati come potenza rozza, “bottegaia” imperialista, arrogante, prepotente, guerrafondaia: scorie che poi hanno liberato tutta la loro “radioattività” dopo la fine della guerra fredda, inducendo molti settori delle classi dirigenti a pensare che la fine del conflitto tra Occidente e comunismo sovietico significasse anche la fine dei vincoli interni alla civiltà occidentale, e implicasse un “liberi tutti”, con il ritorno ad una limitata visuale di interesse nazionale, o al più a quella di una Europa come forza autonoma, sospesa tra Atlantico, Urali, Asia, Medio Oriente e ipoteticamente in equivalenti rapporti con le potenze di ogni regione.

La persistenza delle stesse scorie ha favorito in settori ancora consistenti delle società continentali e dei loro ceti dominanti la persistenza e un’ulteriore mutazione genetica dell’antisemitismo, che di quella frustrazione della modernità era uno tra i frutti più velenosi: antisemitismo che si è ripresentato, a partire dalla nascita di Israele e della questione mediorientale, come “antisionismo”. E, corrispondentemente, hanno favorito la reviviscenza di un’istintiva solidarietà con la civiltà islamica: in contrapposizione agli ebrei israeliani e agli Stati Uniti, ma anche come nostalgia di stagioni imperiali ormai irrimediabilmente finite, trasfigurata nella forma di un sostegno alla liberazione dei popoli “oppressi”, all’interno del grande mito terzomondista.

Se poi dallo scenario europeo ci concentriamo su quello italiano, valutando le reazioni politiche al raid statunitense in cui è stato ucciso Soleimani, il quadro della percezione identitaria in rapporto ai vincoli occidentali transatlantici è ancora più preoccupante, per non dire sconfortante.

Dalle dichiarazioni dei politici, e ancor più dai commenti venuti alla luce sui social media, in questa circostanza si desume chiaramente il fatto che almeno in tre grandi aree politiche e politico-culturali presenti nel nostro paese la coscienza dell’appartenenza alla civiltà occidentale e della necessaria solidarietà con l’alleato nordamericano è completamente assente o molto esangue, e viceversa è ancora forte – talvolta addirittura prevalente – una fangosa congiunzione di antiamericanismo, filo-islamismo e antisemitismo: nella sinistra progressista come eredità della tradizione marxista di osservanza sovietica; nel mondo cattolico come continuazione di una interpretazione antiliberale e corporativista della dottrina sociale, così come di una tradizione ostinatamente antigiudaica; e nella destra sovranista, come “eterno ritorno dell’identico” alla retorica fascista che dipingeva l’America come civiltà decadente, l’Italia come nuova Roma destinata a capeggiare i popoli mediterranei/africani/mediorientali, e ovviamente – nella sua tarda versione razzista – gli ebrei come nemici del patrimonio spirituale italiano ed europeo.

A questi tre ambiti si aggiunge quello, più recente, del bacino di opinione facente capo al Movimento 5 Stelle, che delle tre forme di antiamericanismo/antioccidentalismo ora citate rappresenta per molti versi una sintesi ed una metastasi, con punte estremiste prive financo delle inibizioni che spingono in altre aree politiche quanto meno a mascherare certi sentimenti “ancestrali”.

E così – a parte l’eccezione meritoria delle dichiarazioni rilasciate da Matteo Salvini, in questo caso pienamente sintonizzato su una linea stratetigca che individua la necessità primaria di difendere i nostri interessi e princìpi comuni innanzitutto serrando le fila dello schieramento occidentale – abbiamo assistito in questi giorni alla parata dei distinguo, dell’ipocrisia, del cerchiobottismo, o addirittura in molti casi (a sinistra come a destra quasi in egual misura) ad una incredibile raffigurazione dell’aguzzino iraniano come eroe, del regime integralista di Khamenei come vittima innocente e di Trump come carnefice, o quanto meno apprendista stregone, pericoloso avventurista e seminatore di guerra: con toni che non si ricordavano dai tempi delle campagne “pacifiste” orchestrate in Italia dagli adepti del comunismo moscovita negli anni Cinquanta.

Il raid deciso dal presidente degli States e il radicalizzarsi della tensione irano-americana, insomma, come una cartina di tornasole hanno reso nitidamente visibile nel nostro paese un diffuso clima di scollamento ed alienazione rispetto alle radici autentiche dei nostri – spesso tanto decantati a sproposito – princìpi costituzionali. Uno scollamento che potrebbe dare luogo a fenomeni ancora più virulenti nel caso – non improbabile – di un permanere ed approfondirsi del conflitto, o del sorgere di crisi analoghe in futuro, e che fa sorgere inquietanti interrogativi sulle capacità di tenuta della democrazia italiana.




FIAT LUX
Niram Ferretti
6 gennaio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

In questi due giorni seguiti all'uccisione da parte degli Stati Uniti del Generale Qasem Soleimani, pupillo della Suprema Guida Ali Khamenei, si è avuto modo di constatare come l'antiamericanismo sia una patologia profondamente radicata.

A sinistra si è assistito alla condanna nei confronti degli USA, rei di avere tolto dalla faccia della terra un pericoloso criminale, uomo di punta di uno stato teocratico con un programma millenarista ed espansionista che ha come obbiettivo quello di realizzare su scala mondiale la rivoluzione khomeinista del 1979 e di distruggere Israele.

Già all'epoca in cui Khomeini prese il potere in Iran, si levarono qui in Europa, grida di giubilo da parte della sinistra, da quella estrema a quella meno estrema, perchè finalmente il "proletariato" islamico veniva liberato dalla tirannia dello Scia, pupazzo degli Usa e "servo" di Israele.

Oggi assistiamo a una nuova ondata di americanismo che oltre ad avere a sinistra una sua naturale matrice, la propone anche a destra, da parte di un mondo che quaranta anni fa era relegato ai margini della scena politica, confinato alla subcultura neofascista, e che oggi, dalla estrema periferia dove si trovava collocato, si è mosso verso il centro.

In questo mondo che non ha solo configurazioni estremiste ed extraparlamentari come Forza Nuova e Casa Pound, ma trova sponda anche in partiti come Fratelli di Italia e in misura minore nella Lega, Soleimani è salutato come un eroe e un patriota vero che sarebbe stato ucciso dal potentato americano a cui il fiero Iran "ariano" non vuole sottomettersi.

Questa narrativa di evidente ispirazione neofascista, considera infatti gli iraniani una nazione composta da puri indoeuropei che si contrapporrebbero con la loro nobiltà spirituale agli americani senza storia e agli ebrei che li guiderebbero.

Materiale fetido che viene dagli anni '30-'40, e spurga in questi giorni.

Va detto che l'unico leader politico che ha preso una posizione chiara e netta a favore degli Stati Uniti e di Israele, è stato Matteo Salvini.

Molto bene. È un punto a favore per una linea occidentale, atlantica e liberale, e per il collocamento in una orbita precisa.

Vedremo cosa le farà seguito.

Il nazionalismo, il concetto di patria (che in Italia non ha mai attecchito), la difesa dei confini e di valori depositati nei secoli, non hanno nulla a che vedere con la difesa di un regime teocratico fondato sulla sharia e nemico profondo di tutto quello che l'Occidente rappresenta. Chi guarda a questo regime come esempio è e non può che essere nemico degli Stati Uniti e di Israele, nemico della democrazia e della libertà.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene

Messaggioda Berto » dom gen 05, 2020 10:00 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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