Chi era Soleimani, il terrorista dipinto come un eroe Loredana Biffo
http://caratteriliberi.eu/2020/01/03/mo ... 2nfkqw1lqcQuassem Soleimani è stato ucciso, ma chi era questo personaggio, pupillo dell’ayatollah Khamenei, che ora tutti si prodigheranno a definire come vittima degli americani?
Soleimani era il più potente e sanguinario comandante della Forza Qods del regime iraniano. Molti esponenti politici e dell’informazione ritengono che nella sua lunga carriera abbia commesso numerosi ed efferati crimini, non solo in Medio Oriente ma anche nei paesi occidentali.
Kenneth Timmerman, autore di “Conto alla rovescia verso la crisi”, ritiene che Soleimani non solo sia pari a Bin Laden in termini di gravità dei crimini commessi, ma che ora sia assolutamente più pericoloso di Bin Laden, con le mani più sporche di sangue di qualunque altro terrorista nel mondo, e che fosse giunto il momento di porre fine ai suoi crimini.
Gli analisti americani dicono che la pressoché totale mancanza di indagini su Soleimani, lo abbia reso ancora più famoso di Bin Laden tra la gente e nei circoli occidentali, dove è stato sempre visto come un simbolo dal regime iraniano dai suoi sostenitori estremisti di tutto il mondo, ammirato ed emulato da tutte le forze terroristiche in Medio Oriente.
Timmerman ritiene che Soleimani sia un simbolo, e che intendeva creare un califfato o uno stato islamico, ovvero che abbia tenacemente portato avanti lo scopo principale del regime iraniano, che ha sempre presentato Soleimani come un uomo forte, colui che doveva realizzare “l’obbiettivo della nazione”: ovvero estendere l’influenza iraniana in tutto il Medio Oriente e realizzare il nuovo Califfato Islamico, ecco perché partecipò alle guerre in Siria e Iraq, per incoraggiare le milizie sciite a combattere fino alla morte.
Il numero delle forze sotto il comando di Soleimani viene stimato dagli americani in centinaia di migliaia, sparse in tutto il Medio Oriente.
Il ruolo di Soleimani non si limitava semplicemente a minare le basi della sicurezza nella regione, ma anche ad interferire nelle questioni politiche, a distribuire posizioni ministeriali nei paesi sotto il suo giogo e, a volte, persino alla nomina dei loro primi ministri. Non si trattava di un “terrorista qualunque”, bensì esso rappresentava il clou di tutta la strategia imperialista iraniana.
Con Trump in carica, c’è stata una quantità crescente di richieste per porre fine all’intervento distruttivo iraniano nella regione, per designare l’Iran come uno stato sponsor del terrorismo e Soleimani leader dei terroristi.
Gli esperti di terrorismo ritengono che la forza Quds sia il braccio estero delle Guardie Rivoluzionarie, sottolineando che questa ha fatto cose che possono essere considerate, a livello internazionale, atti terroristici.
La forza Quds è responsabile della creazione degli Hezbollah libanesi, li rifornisce di supporto militare, finanziario e dell’addestramento, in modo da renderli in grado di compiere atti terroristici e di dominare il Libano dopo essersi sbarazzati di Rafiq Hariri, l’ex-Primo Ministro libanese.
L’Iran ha una lunga storia come sponsor del terrorismo, ha dato rifugio a membri di Al-Qaeda, d’accordo con Osama Bin Laden durante gli anni ’90, e alcuni familiari di Bin Laden vivono tutt’ora in Iran.
La forza Quds è anche accusata di compiere atti terroristici negli Stati Uniti, come il tentativo di assassinare Adel al-Jubeir, l’ex-ambasciatore saudita negli Stati Uniti. E secondo lo stesso Pentagono, Soleimani e i suoi uomini hanno addestrato i terroristi a creare dispositivi esplosivi e ad utilizzarli in Iraq e Afghanistan contro le truppe americane. Ecco perché gli americani hanno un grande interesse ad indagare sulla forza Quds e sul suo comandante.
Da non dimenticare che il regime iraniano agisce ed è responsabile di azioni terroristiche a livello internazionale. Note sono anche le lobby contro il movimento di opposizione fondato da Maryam Rajavy, Presidente eletta della Resistenza Iraniana, la quale ha più volte dichiarato che il Ministero dell’Intelligence del regime, opera attraverso una infinità varietà di metodi intimidatori e tattiche di eliminazione dei dissidenti all’estero.
Gli agenti possono lavorare sotto copertura come diplomatici nelle ambasciate iraniane o in compagnie cine Iran Air, nelle filiali di banche iraniane o anche in aziende private.
Si pensa che anche molti iraniani che sono impiegati in centri educativi all’estero, come nelle università, lavorino per il MOIS, poiché spesso devono tornare in Iran – sia per problemi di immigrazione o per borse di studio rilasciate dal governo iraniano o per altri motivi – essi potrebbero cooperare con il MOIS. Per il trasferimento di danaro il MOIS spesso sfrutta banche controllate dallo Stato con filiali in altri paesi.
Anche l’Hezbollah libanese e la Qods (o Quds) Force sono legati dal punto di vista organizzativo al MOIS. Il supporto a Hezbollah è sempre stato uno degli obiettivi della politica estera iraniana che ritiene Israele una minaccia; l’Iran fornisce ad Hezbollah supporto logistico e materiale, usandolo come tramite nelle sue operazioni di intelligence. Questo supporto è fornito sotto l’egida della diplomazia iraniana, oltre che del coordinamento delle Guardie Rivoluzionarie gestite da Soleimani.
La più grande infiltrazione du Al-Qods in Europa si trova bell’ambasciata iraniana in Germania. Al terzo piano dell’ambasciata erano presenti venti impiegati appartenenti alla Qods Force che coordinavano le attività terroristiche in Europa. Più recentemente sono stati costituiti importanti centri operativi in Bulgaria e Al-Qods ha provato a stabilirne un altro a Milano.
Soleimani è stato riconosciuto come terrorista perfino dalle Nazioni Unite, a dispetto di questa realtà, la propaganda occidentale attraverso Obama è riuscita a dipingerlo come un eroe, un combattente, così come ha dipinto il Presidente Rouhani come un moderato benché egli abbia fatto in passato, parte della famigerata “Commissione della morte”, nonostante lo scempio perpetrato da questi in merito ai diritti umani, il mondo, e in particolare l’Europa è stata spettatrice muta del massacro che stanno perpetrando nei confronti della popolazione iraniana in rivolta.
È bene chiarire che Soleimani era un terrorista, comandante dei Pasdaran – Forza Qods, fautrice dell’esportazione della rivoluzione khomeinista del 1979 in tutto il mondo, per instaurare ovunque lo Stato Islamico, a partire dai paesi già coinvolti in questo processo, quali la Siria, il Libano, l’Iraq la Striscia di Gaza e lo Yemen, che possono essere considerate vere e proprie aree sotto il tacco del regime degli ayatollah. Il MOIS ha inoltre da diversi anni agenti all’estero preposti a rapire iraniani dissidenti fuggiti dal paese, con il compito di riportarli in Iran per imprigionarli e ucciderli.
SCIA DI SANGUENiram Ferretti
3 dicembre 2019
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063Ripercorriamo di seguito alcune delle tappe più significative delle imprese terroristiche finanziate dall’Iran nell’ultimo ventennio alle quali Qassem Soleimani ha partecipato attivamente. Si tratta di protocolli intrisi di sangue.
A Beirut, il 18 Aprile 1983 ha luogo un attentato all’ambasciata americana che provocherà 63 morti. Sempre a Beirut, il 23 ottobre 1983, 241 marines verranno uccisi in quello che è ancora oggi il più clamoroso attentato nei confronti degli USA precedente l’11 settembre.
Il 12 Dicembre 1983 è la volta dell’attentato all’ambasciata americana in Kuwait che causerà 5 morti e 86 feriti. Il 20 settembre 1984 sarà il turno dell’attentato a un distaccamento dell’ambasciata americana a Beirut Est che provocherà 24 morti. Il 17 marzo 1992 tocca all’ambasciata israeliana a Buenos Aires con 29 morti e 242 feriti a cui farà seguito, due anni dopo, il 18 luglio del 1994, l’attentato all’AMIA, centro della comunità ebraica sempre a Buenos Aires che causerà 85 morti e 300 feriti. Il terrorismo sponsorizzato dall’Iran prosegue il 25 giugno del 1996 con l’attentato alle Khobar Towers in Arabia Saudita lasciando al suolo 19 americani morti e provocando 372 feriti.
A questa lunga lista di crimini va aggiunto il supporto armato e logistico dato dall’Iran alle milizie sciite e sunnite combattenti le forze della coalizione e causa della morte di migliaia di soldati americani. Come dichiarò nel 2010, James Jeffrey, l’ambasciatore americano in Iraq, “Almeno un quarto delle perdite americane (4,491) possono essere ricondotte senza dubbio a gruppi di matrice iraniana”.
A partire dal 2006 l’Iran offre il suo supporto ai talebani nel teatro di guerra afghano. Secondo il Dipartimento del Tesoro, “Dal 2006 l’Iran ha organizzato frequenti spedizioni di piccole armi e munizioni di vario tipo ai talebani”. A questi vanno aggiunti i 1000 dollari retribuiti per ogni soldato americano ucciso.
L'assassinio mirato di Qassem Soleimani arriva molti anni dopo questi fatti, rimuovendo dalla scena uno dei principali operatori di questa strategia del terrore.
Così gli americani hanno eliminato Soleimani Michael Sfaradi
3 gennaio 2019
https://www.nicolaporro.it/cosi-gli-ame ... IMpdKtedgYQassem Soleimani è stato assassinato in Iraq. Quella di questa notte, portata a termine dalle Forze Armate Usa, è sicuramente l’eliminazione più drammatica degli ultimi anni registrata in Medioriente. Yossi Cohen, il capo del Mossad israeliano, aveva dichiarato che Qassem Soleimani non era sulla sua lista nera, ma ciò non escludeva che il capo della Guardia rivoluzionaria della Forza Al Quds, a causa delle sue attività antiamericane, fosse nel mirino della C.I.A. Passare alla prima occasione dal mirino della C.I.A. a quello di elicotteri e droni era solo una questione di tempo, serviva il momento e il luogo adatto, cosa che è successa nella notte di ieri.
Ecco il filmato dell’attacco
Soleimani è stato ucciso in un attacco mirato all’aeroporto di Baghdad insieme al vice comandante della milizia filo-iraniana. Era il responsabile di tutte le attività terroristiche iraniane nella regione ed era l’uomo che ha condotto tutte le operazioni militari iraniane transfrontaliere contro Israele in tutto il Medio Oriente. Di recente, dopo i vari salti di qualità che aveva avuto il suo operato, era stato etichettato come la “testa del serpente”. La sua uccisione è stata confermata e il Pentagono ha dichiarato che l’eliminazione del generale iraniano è stata eseguita su ordine diretto del presidente Donald Trump, azione che aveva il duplice obbiettivo di fermare una minaccia che nel tempo stava aumentando di pericolosità e anche di dissuadere l’Iran dai suoi futuri piani offensivi.
Come già detto insieme a Soleimani è stato eliminato anche il vice comandante dell’organizzazione ombrello delle milizie filo-iraniane “Al-Hashad al-Sha’abi”, Abu Mahdi al-Mohandas. Probabilmente le forze Usa avevano aspettato proprio che i due fossero nello stesso sito prima di agire e questo conferma l’enorme opera di intelligence che ha portato al successo dell’operazione. Subito dopo le milizie filo-iraniane in Iraq avevano annunciato che cinque dei loro uomini erano stati uccisi, insieme ad altri due “ospiti importanti”, in un attacco aereo statunitense contro i loro veicoli dell’aeroporto di Baghdad. Solo in un secondo momento, e probabilmente dopo aver ricevuto l’ok da Teheran, sono state pubblicate le fotografie del sito e in particolare, quella con la mano che porta l’anello di famiglia dei Soleimani, che confermavano le identità dei due “ospiti importanti”.
Alcuni funzionari iraniani avrebbero fatto sapere in forma anonima che dietro al duplice omicidio ci sarebbero sia gli Usa, che hanno rivendicato l’attacco, che Israele. Dichiarazione che potrebbe essere il preludio a qualche nuovo scenario. Questo potrebbe essere il motivo per cui il Ministro della difesa israeliano Bennet ha convocato con urgenza il Capo di Stato Maggiore dell’IDF Generale Kokavi, sia per una valutazione della situazione sia per attuare tutti quei piani di emergenza necessari a garantire la sicurezza della popolazione israeliana da eventuali attacchi missilistici che potrebbero arrivare dal Libano, dalla Striscia di Gaza e anche dalla stessa Siria.
Per il momento soltanto la stazione sciistica sul monte Hermon è stata chiusa ai visitatori, mentre il Ministero degli Esteri e funzionari della sicurezza hanno dichiarato lo stato di allerta nel timore che le Ambasciate israeliane possano finire nel mirino della vendetta iraniana. Il generale Soleimani è stato per anni l’artefice dei programmi atti ad attaccare i diplomatici e il personale di servizio americani in Iraq e in tutta la regione, la forza Al Quds, infatti, è responsabile della morte di centinaia di americani e funzionari della coalizione, nonché del ferimento di migliaia di persone. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato probabilmente l’attacco missilistico sulla base Usa di Kirkuk del 27 dicembre scorso, ne avevamo dato notizia, quando un contractor americano è stato ucciso e altri militari sono rimasti feriti.
Oltre ad essere a capo del gruppo di ingegneri che da mesi sta rendendo “intelligenti” i missili che l’Iran aveva fornito ad Hetzbollah in Libano, Soleimani era anche a capo della vasta operazione di mimetizzazione all’interno delle aree urbane dei missili balistici in Iraq, cosa che era stata denunciata a metà dicembre da vari organi di stampa israeliani. In pratica la stessa dottrina usata da Hamas nella Striscia di Gaza. Questa mossa, considerando la presenza di civili iracheni, avrebbe reso difficile una reazione israeliana in caso di attacco dall’Iraq con missili a lunga gittata.
COLPO AL CUORENiram Ferretti
3 gennaio 2020
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063L'uccisione del mastermind iraniano del terrore Qassem Soleimani a Baghdad da parte degli Stati Uniti segna un punto di svolta fondamentale.
Gli USA hanno evidenziato come “Il Generale Soleimani stava sviluppando piani di attacco contro diplomatici americani e funzionari in Iraq e in tutta la regione. Il Generale Soleimani e le milizie delle Forze Quds sono responsabili per la morte di centinaia di americani e di funzionari e del ferimento di migliaia".
Si tratta di un target assassination miratissimo in puro stile israeliano che colpisce al cuore il regime di Teheran e che avrà conseguenze importanti.
Era ora che gli USA si facessero sentire dopo la mancata reazione all'abbattimento del drone americano colpito dall'Iran e a quella dell'attacco ai pozzi petroliferi sauditi.
Il primo segnale è arrivato con l'uccisione di 25 miliziani di Hezbollah a seguito dell'uccisione in Iraq di un contractor americano e del ferimento di alcuni militari. Questa è la fase due.
Donald Trump ha dato finalmente seguito alla dottrina Bolton. Mostrare con chiarezza che gli USA interverranno con precisione per salvaguardare la loro sicurezza.
L'uccisione di Soleimani rappresenta per Israele un punto di svolta e la conferma, dopo molto scetticismo che gli USA sono operativi e allineati.
La tensione è al momento molto alta. L'Iran, inevitabilmente, risponderà all'uccisione di un esponente simbolo del regime.
Se ci troviamo alla viglila di una resa dei conti lo vedremo molto velocemente.
L’Hybris iraniana e il prezzo da pagareNiram Ferretti
3 Gennaio 2020
http://www.linformale.eu/lhybris-irania ... tLdqDimX0EL’uccisione a Baghdad da parte degli Stati Uniti di Qasem Soleimani, leader delle Forze Quds della Guardia Rivoluzionaria Iraniana, segna una svolta decisiva in Medioriente e apre nuovi imprevedibili scenari.
Soleimani era considerato il principale pianificatore del consolidamento geopolitico dell’Iran in Iraq e Siria. Si deve a lui il rafforzamento militare di Hezbollah e la fredda determinazione con cui ha spinto spavaldamente l’espansionismo iraniano nella regione. Austero, frugale, vicinissimo alla Guida Suprema Khamenei, il Generale Soleimani da eminenza grigia e promotore del terrore si era progressivamente ritagliato un posto al sole diventando una figura di primissimo piano a livello pubblico, un eroe nazionale e simbolo della resistenza rivoluzionaria al “satanismo” occidentale.
In ottobre, in una intervista, aveva raccontato di come Israele avesse cercato di assassinarlo in Libano nel 2006. Pochi giorni dopo, il capo del Mossad, Yossi Cohen, dichiarò che Solemani sapeva bene che il suo assassinio non era impossibile e che l’infrastruttura da lui creata rappresentava un serio pericolo per la sicurezza dello Stato ebraico.
Ma non è stato Israele a eliminarlo. A sorpresa si è trattato di una azione voluta da Donald Trump e avvenuta a breve giro dopo la risposta americana nei confronti della branca irachena di Hezbollah a seguito di un attacco contro una base americana in Iraq.
L’uccisione di Solemani insieme a quella di Abu Mhadi Al Muhandis, responsabile dell’attacco alla base militare americana inverte drammaticamente la rotta tenuta fino ad oggi dall’amministrazione Trump nei confronti dell’Iran.
Non ci fu, infatti, risposta il giugno scorso quando l’Iran abbatte un drone americano. Il previsto strike su postazioni militari iraniane, caldeggiato dall’allora Consigliere per la Sicurezza Nazionale, John Bolton, venne abortito all’ultimo minuto. Non ci fu altresì risposta all’attacco ai pozzi petroliferi sauditi avvenuto a settembre, la cui matrice gli USA hanno ricondotto a Teheran.
La riluttanza dell’amministrazione Trump a reagire militarmente si iscriveva in una generale prospettiva di disimpegno dal Medioriente e nella più volte annunciata disponibilità da parte del presidente USA di sedersi al tavolo con Teheran per un nuovo negoziato.
L’uccisione di Soleimani sembra ribaltare tutto ciò, poiché, di fatto, è un colpo preciso e di grande rilevanza concreta e simbolica al cuore del regime iraniano, di cui il generale era lo stratega di punta.
La risposta iraniana non si farà attendere ed è inevitabile. Il regime sta attraversando una delle fasi più critiche da quando si è insediato nel 1979. Le sanzioni economiche imposte da Trump hanno inciso fortemente sul paese, le manifestazioni di protesta, soffocate nel sangue, si sono moltiplicate. L’uccisione di Soleimani costringe il regime a reagire, per non perdere la faccia di fronte al “Grande Satana”. Israele, il “Piccolo Satana”, potrebbe farne le spese.
L’Iran non è in grado di contrastare militarmente né Israele né gli Stati Uniti, ma si trova ora a un bivio. Dopo la baldanzosa esercitazione navale con Cina e Russia nell’Oceano Indiano e nel Golfo Persico, atta a mostrare agli USA una saldatura tra potenze avversarie, ora si trova messo di fronte a una realtà che, fino a poco fa, aveva sottovalutato. Gli USA hanno risposto alle provocazioni e alla pianificazione egemonica regionale di Soleimani nel modo più diretto e perentorio possibile, eliminando dalla scena il suo artefice.
L’hybris iraniana, al momento, ha pagato un prezzo alto.
Ucciso dagli Usa quello che la Guida Suprema iraniana Ali Khamenei ha definito “il volto internazionale della resistenza” 48 ore prima, i suoi miliziani avevano attaccato l’ambasciata americana a Baghdad scrivendo sui muri “Soleimani è il nostro capo”Di Seth J. Frantzman
3 gennaio 2020
(Da: Jerusalem Post, 3.1.20)
https://www.israele.net/ucciso-dagli-us ... tZQzyf26u4Hajj Qasem Soleimani, il “comandante ombra” delle operazioni militari e terroristiche iraniane all’estero, uno dei più pericolosi nemici di Israele, è stato ucciso in Iraq insieme al suo discepolo chiave Abu Mahdi al-Muhandis. Un attacco aereo vicino all’aeroporto internazionale di Baghdad ha colpito un convoglio di auto un paio di giorni dopo che i seguaci del comandante iraniano avevano preso d’assalto il complesso dell’ambasciata degli Stati Uniti in Iraq scrivendo sui muri “il nostro capo è Soleimani”. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha approvato l’attacco aereo. Il Pentagono ha confermato che gli Stati Uniti hanno ucciso il capo iraniano della Forza Quds, ricordando che l’Iran è responsabile dell’uccisione di almeno 608 soldati americani durante la guerra in Iraq.
È accaduto l’impensabile. È stato colpito l’uomo forte che stava dietro allo sforzo dell’Iran di imporre la propria egemonia militare e terroristica sulla regione, l’uomo che comandava la Forza Quds del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche.
Le prime notizie sono giunte dopo le quattro del mattino, ora irachena: un misterioso attacco aereo nei pressi dell’aeroporto aveva fatto parlare della sua improvvisa chiusura al traffico civile. Un criptico tweet del segretario alla difesa americano Mark Esper aveva preannunciato la scelta degli Stati Uniti di avviare attacchi preventivi contro i nemici iraniani o i loro gregari. “All’Iran e alle sue milizie per procura – aveva scritto Esper – Non accetteremo i continui attacchi contro il nostro personale e le nostre forze nella regione. Gli attacchi contro di noi riceveranno risposta nel momento, nei modi e nel luogo di nostra scelta. Esortiamo il regime iraniano a porre fine alle sue attività ostili”.
Ancora non si sa se gli Stati Uniti hanno agito da soli o chi altro possa aver contribuito all’attacco aereo. Si sa che negli giorni scorsi il segretario di stato americano Mike Pompeo aveva chiamato i leader del Medio Oriente per consolidare il sostegno e discutere la strategia. Ha chiamato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed Al Nahyan, e il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman. Ha anche telefonato ai leader iracheni e del Qatar. E poi aveva messo in guardia lo stesso Muhandis e Qais Khazali, un capo della milizia sciita messo sotto accusa dagli Stati Uniti. Aveva avvertito anche i capi delle Unità di Mobilitazione Popolare sostenute dall’Iran, Hadi al-Amiri e Faleh al-Fayed.
Muhandis è considerato il diretto responsabile dell’attacco alle forze statunitensi dello scorso 27 dicembre che ha provocato la morte di un contractor americano. Ma era responsabile di attacchi contro gli americani sin dagli anni ’80. Muhandis, da sempre a capo del potente supporto iraniano alla rete di milizie nella regione al servizio di questa politica, aveva avuto un ruolo fondamentale nel sostenere Hezbollah e in passato aveva operato a stretto contatto con il capo terrorista di Hezbollah Imad Mughniyeh, ucciso nel 2008.
Difficile immaginare quale potrà essere la reazione dell’Iran, ma è probabile che il regime si sentirà in dovere di rispondere non solo a questo attacco, ma anche al precedente attacco americano del 29 dicembre che ha ucciso una ventina di membri di Kataib Hezbollah: quella serie di cinque attacchi aerei simultanei su basi filo-iraniane in Iraq e in Siria sembra ora passare in secondo piano, ma è stata importante perché aveva dimostrato che gli Stati Uniti avevano tutta l’intenzione di reagire con grande determinazione agli attacchi dell’Iran. Dal maggio 2019 l’Iran ha impresso un’escalation ai suoi attacchi. Ha attaccato non solo gli Stati Uniti, ma anche Israele, Arabia Saudita e petroliere nella regione. Ha abbattuto un drone americano e ha mandato gregari in Iraq a lanciare missili una dozzina di volte sulle basi statunitensi. Questi attacchi missilistici hanno preso di mira strutture chiave tra cui la Green Zone, Camp Taji, le basi Assad Balad e Qayarrah. L’Iran ha anche lanciato missili contro Israele a gennaio, settembre e novembre del 2019. A settembre ha attaccato la struttura iraniana di Abqaiq con uno sciame di droni. E ha mandato Kataib Hezbollah ad attaccare l’Arabia Saudita, a maggio, e a stabilire basi e reti di traffico di armi in tutto l’Iraq. In Siria, l’Iran ha costruito una nuova base chiamata Imam Ali al confine siriano con l’Iraq.
In breve: le attività dell’Iran nel 2019 sono state accelerate, finendo col rappresentare una minaccia crescente in Iraq, Siria, Libano e Yemen, e una minaccia lungo una line di fronte di 3000 miglia dal confine libanese con Israele fino al Golfo di Oman e allo Yemen. Soleimani giocava un ruolo fondamentale nella costruzione della minaccia iraniana lungo questa linea. Muhandis era l’ingegnere che ha contribuito a rafforzare il ruolo dell’Iran in Iraq e anche in Siria.
Soleimani era nato nel 1957. Muhandis nel 1954. Erano poco più che ventenni all’epoca della rivoluzione islamica khomeinista in Iran, e da allora la rivoluzione ha guidato le loro vite. Per loro, Stati Uniti e Israele erano i nemici assoluti. Consideravano se stessi “la resistenza”. Erano nemici anche dell’Arabia Saudita e di altri paesi. Il loro zelo era teso a rimuovere ogni presenza occidentale (o presunta tale) e a promuovere gli interessi dell’Iran e più in generale della comunità sciita allineata a Teheran. Negli anni ’80, Muhandis e quelli come lui promuovevano il terrorismo contro le strutture diplomatiche statunitensi dal Kuwait al Libano. Questo era il loro campo di attività. Ci è voluto un po’ di tempo, ma sono riusciti a creare potenti franchising come Hezbollah in Libano e Kataib Hezbollah in Iraq. Solo negli anni ’10 hanno ritenuto di poter finalmente realizzare i loro sogni. Sulla scia della “primavera araba” e del caos che si era scatenato, mobilitarono i loro uomini per affrontare la minaccia dell’Isis (sunnita) e colmare il vuoto con le loro basi e i loro miliziani. È così che Kataib Hezbollah dell’Iraq è arrivato in Siria insieme all’Hezbollah libanese.
Ma è solo negli ultimi due anni che hanno creduto di veder realizzato il loro sogno di un Medio Oriente dominato dall’Iran. Erano arroganti, esattamente con quel genere di arroganza che attribuivano all’Occidente. Non più nell’ombra, quelli come Soleimani e Muhandis sono venuti allo scoperto. Si comportavano come capi di stato. Le loro milizie in Iraq, chiamate Unità di Mobilitazione Popolare, sembravano dominare non solo le forze armate, ma anche il parlamento. Controllavano il secondo partito più grande in Iraq e avevano reclutato fino a 300.000 uomini, per lo più giovani sciiti che volevano combattere l’Isis. Un gruppo più ristretto, all’interno delle Unità di Mobilitazione Popolare, era quello che contava di più. Hanno accumulato enormi munizioni e dall’agosto 2018 avevano trasportato missili balistici iraniani in Siria attraverso l’Iraq. In Siria hanno costruito tutta una rete di basi, dalla Imam Ali alle T-2 e T-4 e altre. Questa rete cercava di trasportare armi sofisticate a Hezbollah in Libano. Nell’aprile 2018 cercarono di importare anche sistemi di difesa anti-aerea, come il Khordad terzo. Israele, per tutelarsi da questa minaccia sempre più vicina ai suoi confini, ha effettuato centinaia di attacchi aerei contro il trinceramento iraniano in Siria.
Per Soleimani e Muhandis, fino a dicembre tutto andava bene, anche se gli avvertimenti americani andavano aumentando. Non credevano che gli Stati Uniti avrebbero davvero reagito in modo determinato, come minacciava Pompeo. Consideravano il presidente Donald Trump un isolazionista, l’opposto di un interventista. Continuavano a tirare la corda con gli Stati Uniti attraverso attacchi nel Golfo e contro l’Arabia Saudita, e poi direttamente contro le forze statunitensi. Washington ha detto d’aver subito da ottobre almeno undici attacchi contro proprie basi. Alla fine, dopo il letale attacco del 27 dicembre, gli americani hanno agito. Kataib Hezbollah ha risposto il 29 dicembre con l’aggressione all’ambasciata americana. In collaborazione con il comandante dell’Organizzazione Badr, Hadi al-Amiri, che ha un ruolo nelle Unità di Mobilitazione Popolare e nel parlamento, hanno varcato le soglie della Green Zone di Baghdad e membri della Unità di Mobilitazione Popolare in tenuta da combattimento hanno attaccato l’ambasciata scrivendo sui muri “Soleimani è il nostro capo”. Il messaggio era chiaro: è Soliemani che comanda a Baghdad e in Iraq.
Quarantotto ore dopo Soleimani e Muhandis venivano colpiti da un attacco aereo vicino all’aeroporto. È la fine che avrebbero dovuto aspettarsi degli uomini convinti che non ci sarebbe stata alcuna risposta alle loro crescenti minacce e provocazioni. Sarà un duro colpo per le loro reti e organizzazioni, come fu un duro colpo per Hezbollah l’uccisione del capo terrorista Mughniyeh. Ma sono reti che dispongono ancora di quadri e seguaci. Qais Khazali, Hassan Nasrallah, Hadi al-Amiri sono ancora attivi in Iraq e in Libano. Il Corpo delle Guardie Rivoluzionari Islamiche è guidato da persone potenti e ha sviluppato tecnologie per droni e missili. Ma intanto gli Stati Uniti hanno inviato un forte messaggio: l’uccisione di americani non sarà ignorata né tollerata.