Criticare l'Islam è una necessità vitale e civile primaria

Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere

Messaggioda Berto » dom feb 10, 2019 7:32 am

Vietato attaccare gli islamici. Feltri, un'amarissima verità: "L'ultimo silenzio vergognoso"
29 Gennaio 2019
Vittorio Feltri

https://www.liberoquotidiano.it/news/pe ... E.facebook

Nelle Filippine i musulmani hanno fatto esplodere bombe in una chiesa cristiana: venti morti. Ma pochi ci fanno caso.Quando il sangue versato è cattolico non suscita scandalo. Anche noi italiani facciamo spallucce. Siamo abituati alle stragi compiute da terroristi islamici, comprese quelle che avvengono spesso in Europa, e siamo inclini alla rassegnazione.

Probabilmente, se i massacri si registrassero in Italia, la musica sarebbe diversa. I connazionali reagirebbero e farebbero sentire la loro voce. Invece ciò che avviene lontano dalla Patria, benché spaventoso, non impressiona più di tanto. La gente allarga le braccia e non protesta neppure. Non solo, se qualche occidentale osa dire che gli adoratori di Allah talvolta sono soltanto dei delinquenti che puntano ad ammazzare gli infedeli (quelli che loro considerano tali) viene giudicato razzista, intollerante, nemico della integrazione degli stranieri.

Sabato ho ricevuto una notifica dell' Ordine dei giornalisti che intende processarmi perché, oltre un anno fa, scrissi un articolo su Libero, affermando che Trump aveva ragione nel voler espellere dagli Usa i musulmani fortemente sospettati di terrorismo. Nell'articolo specificavo che non tutti gli islamici sono pericolosi, ovviamente, e che quelli che si sono adattati alle nostre leggi sono persone rispettabili, mentre i fanatici aspiranti omicidi andrebbero allontanati. Cosa ci fosse di male in questo assunto non capisco, eppure il tribunale ridicolo e incompetente della corporazione degli scribi mi punta il dito addosso, desiderando condannarmi non so a quale pena.

La mentalità imperante tende a proteggere i potenziali assassini e a perseguire i cronisti che segnalano in modo corretto le minacce islamiche, che spesso si traducono in eccidi, così come si evince dagli ultimi fatti tragici nelle Filippine. Purtroppo la realtà è drammatica, tuttavia in Italia seguita a essere sottovalutata.

Inoltre i nostri opinionisti sono sottoposti ingiustamente ad assurde imputazioni che li costringono a perdere tempo, energie e soldi allo scopo di tutelarsi dagli strali lanciati dai conformisti di varie associazioni, tra cui quella che dovrebbe essere dalla loro parte. Non importa, andiamo avanti col coltello tra i denti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » gio feb 28, 2019 8:31 pm

«Il prof è contro l’islam» Scoppia il caso al liceo
L’ingresso del liceo Fogazzaro dove si è svolta la vicenda
23.02.2019

http://www.ilgiornaledivicenza.it/terri ... -1.7142966

Un romanzo famoso, una discussione accesa in classe sui temi del terrorismo di matrice religiosa, un professore che non risparmia critiche al mondo islamico e ai versetti del Corano.
Succede al liceo Fogazzaro dove qualche giorno fa gli studenti di una classe prima dell’indirizzo linguistico sono tornati a casa da scuola emotivamente scossi per una lezione di fuoco durante la quale sono volati insulti e accuse di razzismo.
Tutto comincia dal libro della scrittrice di origini albanesi Anilda Ibrahimi, “Il tuo nome è una promessa”, il romanzo che la scuola ha scelto per partecipare al concorso letterario “Bravo chi legge” e che gli alunni avevano mostrato al loro professore di lettere, Alfio Simeoni, chiedendogli un parere. Sarebbe questa la scintilla che avrebbe innescato un dibattito presto trasceso. «Non conosco l’autrice e non leggo romanzi di scrittori albanesi», avrebbe risposto ai suoi allievi il professore che prendendo spunto dal cognome “Ibrahimi” e dalla presenza musulmana in Albania avrebbe allargato il discorso all’islam e al mondo arabo in generale, manifestando riserve sulla religione di Maometto che a suo dire sarebbe alla base degli atti di terrorismo che hanno sconvolto l’Europa.

Affermazioni sulle quali la classe è insorta, in particolare due alunni albanesi di religione islamica che si sono sentiti profondamente offesi da quelle parole e hanno prontamente replicato accusando l’insegnante di atteggiamenti discriminatori. La discussione si è trasformata in uno scontro e gli studenti, una volta tornati a casa, hanno riferito l’episodio ai genitori. I quali hanno preso carta e penna e sottoscritto una lettera inviata alla dirigente del Fogazzaro Maria Rosa Puleo e alla coordinatrice di classe Anna Miotti, nella quale stigmatizzano «un dibattito purtroppo a senso unico, sfociato su vari ambiti, dal religioso al razziale, degenerando nei modi e nei toni». «I ragazzi hanno riportato frasi che riteniamo irripetibili», si legge nella lettera in cui si chiede «di ascoltare gli alunni e verificare l’accaduto e di mettere in atto gli opportuni provvedimenti per fare in modo che simili episodi non si verifichino più all’interno dell’ambiente scolastico». «Con questo - prosegue il testo - non si vuole impedire la libertà di parola e pensiero di nessuno, ma si auspica che tali argomenti vengano discussi in un dibattito aperto e costruttivo, dove tutti possono esprimere le loro opinioni e non essere minacciati con note o brutti voti solo perché il docente ha il “coltello dalla parte del manico”.
Questo non sarebbe insegnare, ma imporre».

Sulla vicenda la dirigente Puleo non si sbilancia, limitandosi a dichiarare di essere stata informata dei fatti in base ai quali deciderà il da farsi. Rigetta le accuse invece il professore dicendo di aver espresso le proprie idee che i ragazzi «indottrinati dalle famiglie» avrebbero contestato. «Ho fatto presente - dice Simeoni - che gli attentati vengono pianificati in nome di Allah e che ci sono versetti del Corano che inneggiano alla violenza. È la mia personale opinione che in passato ho manifestato anche in alcune quarte e quinte. Ritengo che il terrorismo derivi dalla religione islamica che oltretutto ha una concezione mortificante della figura femminile, ma evidentemente ho sbagliato ad esprimermi in modo così esplicito, specialmente con ragazzini di prima che si sono mostrati in totale disaccordo.
Ammetto che mi sono alterato e che sono volate parole forti, ma viviamo in tempi in cui se qualcuno dice qualcosa che si ritiene politicamente scorretto viene tacciato di razzismo».
Non la pensano così le famiglie che nella lettera inviata alla dirigente fanno notare come gli alunni, sebbene quattordicenni, abbiano colto con lucidità la gravità dell’episodio e abbiano fatto quadrato difendendo le loro idee con forza e determinazione.
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Messaggioda Berto » dom mar 17, 2019 9:34 am

L’attacco terrorista di Christchurch (NZ): origini, dinamiche e implicazioni. Come il folle obiettivo di sopprimere ogni dibattito sull’Islam vada a favorire la violenza a 360 gradi con un meccanismo di reazione a catena.
[Kafir Soul]
https://www.facebook.com/watch/?v=385011068996713

Ieri un terrorista che si descrive come razzista nazionalista eco fascista, di semi-destra, semi-sisnistra, semi-socialista ha aperto il fuoco in due moschee in Nuova Zelanda ...
la necessità della discussione e del confronto critico onde evitare lo scontro violento e la degenerazione terrorista.
Esaminato il caso emblematico di Anders Breivik nella 1500 pagine da lui scritte per spiegarsi:
sperimentata già nel 2000 la violenza dei mussulmani, l'impossibilità di critica costruttiva all'islam con demonizazzione della critica come razzismo, l'inutilità di partecipazione politica resa tale dalla persecuzione politica e sociale, dalla ridicolizzazione e dalla stigmatizzazione con tutti i media schierati contro ... a questo punto ricorri alla violenza.
Confronto con il caso di Brenton Tarrant della Nuova Zelanda attraverso pagine da lui scritte per spiegarsi.




Arab Festival 2010: David Wood's Arrest in Dearborn
https://www.youtube.com/watch?v=ID1_Sc7lZ2w

John Loftus vs David Wood - Does God Exist - 2010
https://www.youtube.com/watch?v=9oCXSzIjquY

David Sharpe Wood (born April 7, 1976)
https://en.wikipedia.org/wiki/David_Woo ... _apologist)
is an American evangelical missionary known for making controversial criticisms of Islam. He is head of the Acts 17 Apologetics Ministry.[6] He is a member of the Society of Christian Philosophers and the Evangelical Philosophical Society.



I popoli d'Europa e del Mondo si rivoltano contro la violenza islamica
viewtopic.php?f=188&t=2054

Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni", da tutte le idolatrie religiose, specialmente da quelle totalitarie, disumane, terroristiche e violente come quella nazi maomettana.
viewtopic.php?f=201&t=2827

Suprematismo e identitarismo
viewtopic.php?f=205&t=2832
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Messaggioda Berto » mar mar 19, 2019 9:46 pm

Come giustamente reclamato da alcuni amici ripubblico questo articolo di Giulio Meotti che è uno dei pochi veri giornalisti coraggiosi dei nostri tempi
Emanuel Segre Amar
28 dicembre 2018

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 2497284178
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Messaggioda Berto » mar mar 19, 2019 9:47 pm

La sinistra superlaica non è capace di dire "terrorismo islamico"
Matteo Sacchi - Gio, 03/01/2019

http://www.ilgiornale.it/news/spettacol ... 23667.html

Avete fatto caso, potete rendervene conto attentato dopo attentato, che moltissimi leader politici, soprattutto di sinistra, non riescono a pronunciare le parole «terrorismo islamico»? Fanno altrettanta fatica a parlare di jihadismo, di islamismo radicale o di islam violento.

Il fenomeno si estende anche a molti intellettuali, soprattutto di sinistra. Un esempio per tutti: il documentario 13 novembre: attacco a Parigi dei registi Jules e Gédéon Naudet è molto bello. Però in ore di interviste ai superstiti all'attacco contro la capitale francese, nel 2015, non una sola volta viene raccontata con chiarezza la matrice islamica dell'attentato.

Da cosa nasce questa bizzarra forma di amnesia che rende incapaci, soprattutto a sinistra, di chiamare per nome le cose? Lo spiega bene un saggio, appena pubblicato in Italia, del giornalista francese Jean Birnbaum: Musulmani di tutto il mondo, unitevi! La sinistra di fronte all'Islam (Leg, pagg 170, euro 17). La tesi di Birnbaum, che ha analizzato tutto il dibattito francese in materia - l'Italia è praticamente l'unico paese in cui non se ne parla -, è semplice. A rendere cieca la sinistra è la svalutazione a prescindere della religione.

Cresciuti in un mondo laico, molti intellettuali non riescono a vedere come reale un movente religioso. Men che meno i politici che si aggrappano alla sociologia («è una rivolta degli esclusi») oppure alla banalizzante spiegazione psichiatrica: «Sono dei pazzi che si nascondono sotto una mentita matrice religiosa». Birnbaum dimostra con un sacco di esempi che spesso i terroristi sono tutt'altro che esclusi. Men che meno è possibile etichettarli come maniaci: hanno idee chiare che partono da una precisa matrice religiosa. Questo non significa far di tutti gli islamici un fascio. Ma far finta che la questione non sia «islamica» rende impossibile risolverla. Nell'islam è in corso una guerra civile, far finta che non ci sia aiuta gli estremisti.
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Messaggioda Berto » mar mar 19, 2019 9:49 pm

Feltri: «L'Islam è pericoloso, solo gli imbecilli non se ne accorgono. E processano me»

giovedì 14 marzo
Gabriele Alberti

https://www.secoloditalia.it/2019/03/fe ... TKomaoZWRI

«Mentre perseguitano un cronista perché afferma la verità, in Iran è stata inflitta una pena detentiva di 38 anni, con l’ aggiunta di 148 frustate, alla signora Nasrin Sotoudeh, 55 anni, avvocato di grido e difensore strenuo delle donne iraniane, dei loro diritti umani, di cui lo Stato musulmano se ne infischia ritenendoli capricci femminili». Quel “cronista” è Vittorio Feltri e il passaggio è un brano del suo editoriale su Libero in cui ripercorre la vicenda per la quale è stato processato dall’ Ordine dei giornalisti della Lombardia. «Un articolo poco simpatizzante nei confronti degli islamici, specialmente terroristi e violenti di ogni genere- ammette Feltri – . A giorni mi arriverà la sentenza in cui si dirà che ho offeso la dignità di un popolo e di una religione, quando invece personalmente ce l’ ho soltanto con gli assassini e chi trasforma la fede in un alibi per commettere delitti».


L’Ordine condanna me e dimentica gli scempi dell’Iran

Feltri, dunque, mette sotto i riflettori la punizione gravissima a cui l’Iran ha condannato Nasrin Sotoudeh, rilevando come sia il simbolo «di una situazione la cui gravità sfugge solamente agli imbecilli che tutelano l’ inciviltà orrenda di un Paese – la ex Persia – col quale l’ Italia ha intessuto rapporti commerciali intensi, fottendosene di trattare affari con un regime privo di un minimo di moralità». Feltri stigmatizza come la stampa nostrana non abbia dato il giusto risalto alla notizia: fa un’eccezione per il Corriere della Sera, ma gli ricordiamo che anche sul Secolo d’Italia la notizia è stata data con evidenza e con gli accenti di condanna del caso. Per il resto Feltri ha ragione. «Non un comunicato, non una frase solidale nei riguardi della vittima, zero. Però – rileva il paradosso Feltri – processa me in quanto sul mio quotidiano ho espresso riprovazione verso una cultura, quella musulmana, che permette scempi del tipo che ho narrato in queste poche righe». E conclude augurandosi che i Soloni dell’ Albo «prendano atto della realtà emergente dalla citata storia iraniana per farsi un esame di coscienza, ammesso ne abbiano una».
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Messaggioda Berto » gio apr 18, 2019 7:16 am

Islamici mettono a ferro e fuoco Copenhagen contro ‘blasfemo’
aprile 16, 2019

https://voxnews.info/2019/04/16/islamic ... o-blasfemo

https://youtu.be/KOgVD78F0AA

Copenhagen stile Islamabad. Gang di islamici ha messo a ferro e fuoco la un sobborgo ormai islamico della capitale danese, perché un danese ha ‘dissacrato’ il Corano.
Rasmus Paludan, leader politico e attivista per la libertà di espressione, aveva tenuto una manifestazione in cui ha lanciato in aria il Corano. Questo ha scatenato la guerriglia degli immigrati di seconda e terza generazione: veicoli e arredi incendiati, e 23 arresti.


Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni", da tutte le idolatrie religiose, specialmente da quelle totalitarie, disumane, terroristiche e violente come quella nazi maomettana.
viewtopic.php?f=201&t=2827


Islam e islamici dove sta il problema?
viewtopic.php?f=188&t=2709
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... nref=story
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Messaggioda Berto » mer lug 03, 2019 8:22 pm

In Germania le femministe che criticano il velo islamico se la passano male
Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio
Data: 03/07/2019
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/07/2019, a pag.2, con il titolo "In Germania le femministe che criticano il velo islamico se la passano male" il commento di Giulio Meotti.

http://www.informazionecorretta.com/m/? ... omRyrQbU84

Roma. Mentre in Francia, come ogni estate, riesplode la battaglia fra velati e nudisti sulla presenza del burkini nelle piscine pubbliche, in Germania criticare il velo islamico sta diventando sempre più difficile, al limite del proibito, proprio per le donne. L’Università di Francoforte è appena stata al centro di accese polemiche per una conferenza sul velo islamico. Gli studenti hanno accusato l’ateneo di promuovere l’“islamofobia”, chiedendo il licenziamento dell’antropologa Susanne Schröter, a capo del Centro di ricerca islamico dell’Università e organizzatrice della conferenza. Tra i relatori c’erano Alice Schwarzer, una delle femministe più famose della Germania, e Necla Kelek, una importante critica dell’islam di origine turca. “L’accusa di islamofobia diventa un argomento contro ogni possibile critica all’islam”, ha risposto Schröter. “Se la libertà di espressione non è più possibile, allora questa è la fine di una società democratica libera”. Dei dieci oratori, quattro di loro ora si muovono scortate da guardie del corpo. “Perché sono nella lista di tutti i radicali”, ha rivelato Schröter. È stata aggredita Fatma Keser del Comitato studentesco dell’Università di Francoforte, rea proprio di essersi smarcata dalle proteste contro la conferenza sul velo. “Cagna”, “puttana” e “razzista” sono gli insulti che le sono stati rivolti, come ha confessato la stessa Keser alla Welt due giorni fa. “L’accusa di razzismo anti islamico immunizza l’islam e i suoi simboli” ha spiegato Keser, nata nel sudest della Turchia, a Saniurfa, e che dall’età di tre anni vive a Düsseldorf, dove i genitori sono stati accolti in qualità di rifugiati curdi. Nelle stesse ore in Germania scoppiava il caso di Franziska Becker, famosa vignettista femminista e storica firma del magazine Emma, accusata di “islamofobia” e “razzismo” per una vignetta che irrideva il velo islamico a ridosso della cerimonia del premio Hedwig-Dohm. La scrittrice Carolin Emcke, che ha ricevuto il Premio per la pace dei librai tedeschi, si è chiesta: “Chi è che fa parte della giuria? Così per curiosità...”. Teresa Bücker, caporedattrice del giornale femminile Edition F, ha scritto: “Ho appena visto alcune sue vignette. Ho le vertigini, sono spesso razziste, e soprattutto contro le donne che portano il velo”. Franziska Becker ha risposto alle accuse con una intervista al magazine Cicero, dove ha attaccato “i politicamente corretti e gli ideologicamente testardi interessati a soffocare le discussioni e che etichettano immediatamente come razzisti, anti islamici e così via”. Il prezzo che si paga a criticare il velo lo conosce molto bene una femminista turca, Seyran Ates, che a Berlino ha creato Ibn Rushd-Goethe, la prima “moschea liberale”, non soltanto aperta a donne senza velo, ma anche interdetta a quelle con il niqab e il burqa. Sei agenti della polizia tedesca sono oggi messi a protezione di Ates. “Riceve trecento lettere di sostegno al giorno, ma tremila di minacce”, ha fatto sapere l’avvocato di Seyran Ates, che fa anche parte del gruppo per una iniziativa laica sull’islam della professoressa Schröter. Nella sorniona e ricca Germania, dove i conflitti culturali esplodono sempre in ritardo rispetto a Francia e Inghilterra, si consuma la crisi del velo e della critica all’islam esercitata all’interno dei confini della democrazia. Un tempo si discuteva della presenza nelle società aperte di un “corridoio” garantito a opinioni e idee controcorrente. La Germania deve decidere cosa fare del proprio corridoio. Altrove lo hanno già chiuso.
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Re: Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un do

Messaggioda Berto » ven lug 26, 2019 7:34 pm

Amazon rimuove il documentario islamico del cineasta danese
25 luglio 2019

https://www.islamnograzie.com/amazon-ri ... n5IBbm-TBc


Un documentario del regista indipendente Michael Hansen sulla migrazione di massa e l’Islam in Europa, intitolato Killing Europe, è stato rimosso da Amazon dal suo servizio Prime Video. Amazon ha citato preoccupazioni per la “garanzia di qualità“, nonostante il fatto che il documentario fosse ospitato sulla piattaforma dal 2017 senza problemi.

La censura di Amazon è arrivata poco dopo che Breitbart News ha trasmesso il nuovo documentario di Hansen, Killing Free Speech, che affronta l’ascesa di Antifa e la censura delle grandi tecnologie negli Stati Uniti.

Nel suo messaggio a Hansen, Amazon ha affermato che il suo precedente documentario (che è ancora disponibile su YouTube) non soddisfa le “aspettative sulla qualità dei contenuti dei clienti“. Amazon non avrebbe risposto alle ripetute richieste di Hansen di specificare quali contenuti non soddisfacevano i suoi criteri . Il documentario era stato precedentemente ospitato su Amazon dal 2017.

Ciao,

Durante una revisione della garanzia della qualità, abbiamo scoperto che Killing Europe contiene contenuti che non soddisfano le aspettative di qualità dei contenuti dei nostri clienti. Di conseguenza, tutte le offerte per il tuo titolo sono state rimosse e potrebbero non essere disponibili come “Incluso con Prime” o per acquistare / noleggiare su Amazon.

Abbiamo esaminato attentamente tutti i titoli interessati e abbiamo rimosso solo i titoli in base al coinvolgimento / feedback dei clienti. Prime Video Direct ha sempre avuto una politica di revisione delle prestazioni dei contenuti e del coinvolgimento dei clienti vedi qui:
https://videodirect.amazon.com/home/hel ... =201986500

Il PVD rimane un mercato aperto e ti invitiamo a continuare a creare contenuti che possano essere interessanti per i nostri clienti.
Non siamo in grado di prevedere se eventuali titoli futuri che verranno resi disponibili verranno rimossi.

Grazie per aver utilizzato Prime Video Direct.

Nella prima parte del suo nuovo documentario, Killing Free Speech, Hansen afferma di voler mettere in guardia gli americani dai pericoli di un approccio europeo alla libertà di parola. Originario della Danimarca, Hansen afferma di essere stato testimone di come Antifa e altri attivisti di estrema sinistra siano stati in grado di mettere il bavaglio all’espressione politica nella piazza pubblica in Europa con un’opposizione minima – e persino con il pieno sostegno – dei politici.

“20 anni fa abbiamo iniziato a vedere l’Antifa impadronirsi delle strade in Europa. In questo momento, in Europa, se sei conservatore non puoi fare una protesta di strada: verrai attaccato da Antifa. È ben consolidato. ”

“Quello che temo è che qui negli Stati Uniti si inizi a vedere la stessa cosa. Se sei conservatore al giorno d’oggi, devi trattare con iguanti questi criminali armati. Se non stai attento qui negli Stati Uniti, perderai quello spazio pubblico, sta accadendo rapidamente “.

La seconda parte di Killing Free Speech, che presenta un’intervista a questo reporter, verrà rilasciata nel corso dell’anno.
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Messaggioda Berto » mar ago 13, 2019 1:45 am

I musulmani e le accuse di blasfemia contro l'Islam, ovvero il bue che dice "cornuto" all'asino
8 Novembre 2018

https://www.islamicamentando.org/islam- ... LSE1TiEGM0

I “nostri fratelli musulmani”, quegli stessi che hanno issato i vessilli di guerra contro Charly Hebdo e le sue vignette blasfeme, quegli stessi che hanno applaudito a piene mani la morte del regista Van Gogh e della sua pellicola “Submission”, quegli stessi che in queste ore stanno invadendo le strade del Pakistan per protestare contro l’assoluzione di Asia Bibi dall’accusa di blasfemia per aver offeso Maometto o anche più semplicemente tutti quei musulmani che non tollerano si possa pronunciare il nome del Profeta invano e criticare l’islam in quanto “religione di pace, amore e tolleranza”, forse, e diciamo forse, hanno dimenticato che in soli diciassette anni, dal 613 d.C., l’anno in cominciò a predicare, al 630 d.C., l’anno della sua conquista della Mecca, il profeta Maometto distrusse le statue di dèi e dee e unificò gli arabi con l’imposizione intorno a al-wahid, “l’Uno”.

La scrittrice musulmana Fatema Mernissi, citando il tafsir di Tabari, riporta alcuni particolari che ci dimostrano che Maometto, a La Mecca, nella fase iniziale della sua predicazione, in realtà non venne veramente perseguitato ma avrebbe potuto professare liberamente la sua autoproclamata missione se solo avesse evitato di essere offensivo e minaccioso nei confronti de suoi concittadini e delle loro credenze religiose:

Fu un’impresa sbalorditiva, se non un miracolo, perché all’inizio nessuno era convinto che la pace richiedesse questa grande purificazione della Ka’ba. In realtà, nessuno vedeva il legame fra il pluralismo e la violenza.
Al consiglio dei Quraysh sembrava molto più semplice che il Profeta portasse il proprio Dio alla Ka’ba e lasciasse che gli altri facessero quello che volevano.

Durante uno storico incontro nella casa di Abu Talib, lo zio e il protettore del Profeta (l’unico uomo in grado di consigliarlo), la delegazione dei Quraysh gli propose [a Maometto] di «smettere di insultare i nostri dèi» e «noi lo lasceremo con il suo Dio». Sentita la dichiarazione della delegazione, Abu Talib, che era lui stesso uno dei saggi della città, si volse al Profeta e gli disse con grande semplicità: «Figlio di mio fratello, questa delegazione è la più rappresentativa della tribù a cui appartieni. Ti stanno solo domandando giustizia, chiedendoti di smettere di insultare i loro dèi, e loro in cambio ti lasceranno venerare i tuoi in pace».
I membri della delegazione attesero con ansia che il Profeta parlasse, volevano trovare un compromesso e riportare la pace in città. La risposta del Profeta fu che voleva che pronunciassero una frase, una sola, e poi li avrebbe lasciati in pace, perché questa frase avrebbe permesso loro di sottomettere tutti gli arabi e di dominare gli a’jam (non arabi). Sollevati, i membri della delegazione risposero con impazienza: «Ma qual è dunque questa frase? Dobbiamo dirne dieci, se vuoi». Erano ansiosi di essere concilianti. Il Profeta rispose loro che l’unica cosa da fare era pronunciare la shahada, il primo atto con il quale si diventa musulmani: «Dite: «La ilah illa allah “(non c’è altro dio all’infuori di Dio». Loro naturalmente rifiutarono, e dissero: «Chiedici qualunque cosa, ma non questo».
Allora il Profeta pronunciò le parole che noi usiamo ancora oggi, quando vogliamo dire che non intendiamo scendere a un compromessi: «Anche se riusciste a catturare il solo e metterlo nel palmo della mia mano, non cambierò mai idea. Pronunciate questa frase, o niente». La fatale conseguenza fu che la città si spaccò letteralmente in due.

Il termine coranico generalmente accettato per esprimere questa divergenza di opinioni nella città è shiqaq, uno scisma che divide in due sia la comunità che il cielo e nell’islam il numero due è maledetto. Questa parola, shiqaq, si trova all’inizio della sura 38, che descrive i negoziati preliminari dei membri del consiglio dei Quraysh con il Profeta.

[Fatema Mernissi, Islam e democrazia. La paura della modernità, Giunti editore, pag. 123]
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