I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esistono

I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esistono

Messaggioda Berto » lun ott 19, 2020 8:43 pm

12)
Islam cattivo e Islam buono ?
Il vero Islam è solo il nazismo maomettano di Maometto e del Corano, quello che diverge da Maometto e dal Corano non è Islam ma eresia mussulmana o una finzione conformistica maomettana all'acqua di rose che se scambiata per l'Islam si trasforma in un terribile inganno che può ritorcersi mortalemente contro chi ha la dabbennaggine di farsi ingannare.



LA FAVOLA E LA REALTA'
Niram Ferretti
12 maggio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Maryan Ismail scrive una lettera a Silvia Romano animata da un condivisibile afflato partecipativo. Nella lettera sottolinea che la scelta della giovane cooperante di diventare musulmana non sia una scelta libera. E su questo si può probabilmente convenire. Meno su un punto fondamentale, ovvero sul pezzo forte di tutti coloro, musulmani e non, che ci spiegano che l'Islam che pratica la violenza non sarebbe Islam, che l'Islam vero è gioia, pace, angelelogia, ecc.

È un refrain continuo, ma purtroppo è falso.

Al Shabaab il gruppo jihadista somalo che si è fatto pagare il riscatto per la liberazione della Romano, è un gruppo di formazione rigorista salafita, come Al Qaeda, come l'ISIS. Hamas e la Jihad islamica sono gruppi rigoristi per i quali la Sharia è impositiva e il jihad prescrittivo. Diversi altri esempi potrebbero essere fatti.

Come mi disse tre anni fa Robert Spencer durante una intervista.

"L’Islam considera l’esempio di Maometto come quello sommo. Il Corano afferma al capitolo 33, versetto 21, che Maometto è l’esempio eccellente per i credenti, il che viene interpretato dagli studiosi islamici in un senso assoluto. Se lo ha fatto Maometto è un bene ed è giusto, e i musulmani dovrebbero farlo a loro volta. E dunque siccome Maometto ha proclamato il jihad, il Corano raccomanda il jihad. Tutto ciò è centrale, non si può avere l’Islam senza il jihad. Non è mai esistito un Islam senza jihad".

In un'altra intervista, questa volta con Magdi Cristiano Allam, lo studioso e saggista egiziano, evidenziò perentoriamente questo aspetto:

"Il Corano è pieno di versetti che fanno riferimento al jihad e il jihad è inteso in modo inequivocabile come guerra santa, perché in modo inequivocabile fu praticato da Maometto come guerra santa. Da quando, nel 622, fu cacciato dalla Mecca alla sua morte nel 632, tra razzie nei confronti di carovane di commercianti della Mecca e vere e proprie guerre, sia nei confronti di tribù arabe pagane che con la violenza furono obbligate a convertirsi all'Islam...Maometto, negli ultimi dieci anni della sua vita è stato predone del deserto e ha personalmente combattuto, ha personalmente ucciso, ha personalmente sgozzato e decapitato i suoi nemici. Quindi il jihad è nella vita di Maometto e Maometto, per i musulmani, è l’esempio da emulare. Nessun musulmano contraddice ciò che ha fatto o detto Maometto perché questo significherebbe sconfessare le fondamenta stesse dell’Islam".

Questo non significa, naturalmente, che tutti i musulmani praticano il jihad o lo approvino, ma che esso è costitutivo dell'Islam in quanto tale. Al Shabab, Boko Haram, Al Qaeda, l'Isis, Hamas, e altri gruppi terroristici sono assolutamente e inequivocabilmente parte dell'Islam e islamici, con buona pace di Maryan Ismail.


Discussione

Dragor Alphan
Un "musulmano" che non pratica il jihad e' un eretico. L'isl@m proibisce l'integrazione in un paese non islamico. Maryan Ismail fa della taquya di bassa lega.

Roberta Cuciti
Concordo Niram.
Ho letto la lettera di Maryan e ho fatto le tue stesse riflessioni.
C'é molta poca conoscenza dell'Islam in occidente.
Nel mio piccolo mi sono prestata (da laica ma con formazione cattolica) a studiarlo un po', convinta come sono che per vincere una guerra bisogna conoscere il proprio nemico.
Mi rendo conto altresí che in barba ad ogni evidenza anche solo della cronaca nera, l'opinione pubblica consideri l'Islam una religione come un'altra.
Magari, lo fosse.

Walter Marrocco
La grande intuizione di Maometto è stata quella di istituzionalizzare - codificandole nel corano - e divinizzare, regole e prassi (jihad, dhimma, bottino di guerra) già in uso presso le tribù arabe. Da quel momento, il concetto di Umma ha portato, nel giro di un secolo, quelle tribù beduine - rozze e analfabete - a conquistare l'intera sponda meridionale del mediterraneo.
Maometto fu, prima di tutto, un capo di stato, politico e militare. Ismail lo sa, o dovrebbe saperlo.

Marina Herman Moritz Petrozzi
Di tutto quello che ha scritto, sicuramente condivisibile la frase " questo non è islam ma nazifascismo" ha stonato come un colpo di tosse in un canto gregoriano. Peccato. L islam È nazismo. È violenza. È asservimento. È proselitismo. Non ci sono sfumature. Lo credono i "volemose bbbene" sempre di pattuglia. Per questo non ho pubblicato la lettera aperta. Sono intransigente. Se trovo uno sbavo, io non lo ammetto. Punto.

Sandro Levi
Mi dispiace Niram Ferretti ma questa volta non sono d'accordo con te. Non capisco questo attacco frontale a Maryan Ismail che ha subito proprio dagli estremisti la tragedia della perdita del fratello e in Italia combatte in politica per mettere insieme le forze moderate mussulmane per un dialogo interreligioso. Forse in generale c'è poca chiarezza tra Islam radicale ed essere Mussulmani.


Niram Ferretti
Sandro Levi, non c'è alcun attacco frontale. Il fatto che Maryan Ismail abbia subito una grave perdita personale a causa dei jihadisti islamici non ha assolutamente nulla a che vedere con l'affermazione che contesto. Non mischiamo le carte per cortesia. L'Islam che praticano i gruppi jihadisti è Islam tanto quanto quello che praticano i non jihadisti. La poca chiarezza è nella mente di chi non conosce l'Islam e la sua storia o cerca di creare cortine fumogene per nascondere la realtà dei fatti.

Sandro Levi
Niram Ferretti quindi affermi che tutti i Mussulmani al mondo sono pro Jihad ? Mi sembra assai riduttivo e generalista


Niram Ferretti
Sandro Levi ma sei in grado di leggere ciò che ho scritto?

Sandro Levi
Niram Ferretti forse sono ignorante e non mi è chiara la tua risposta. Non capisco la tua arroganza e sai benissimo che da Ebreo temo l'Islam radicale ma non credo che tutti i Mussulmani seguano pedestremente il Corano


Nicoletta Levis
Sandro Levi però sta scritto nel Corano, a questo punto l'unica domanda è : il corano è un libro di pace o di morte ? E' facile la risposta quindi chi segue il Corano ha dei pessimi insegnamenti religiosi

Ferruccio Bovio
Niram Ferretti , infatti dobbiamo tutti impegnarci a diffondere una corretta informazione riguardo alla vera natura dell'islam, smentendo tutte le fandonie edulcorate sulla "religione di pace". Anche questa mattina, su Huffington Post, compare una lettera dell'ex direttore del Salone del Libro di Torino, Ernesto Ferrero, che mi ha veramente infastidito.

Sandro Levi
Nicoletta Levis anche la Bibbia è un testo estremamente violento ma questo non vuol dire che oggi ci si comporti in tal modo specie per gli atti legislativi e punitivi ( per fortuna ). Il Corano non lo conosco a sufficienza per parlare. Di sicuro non apprezzo la fusione religione/leggi dello stato.

Niram Ferretti
Sandro Levi non c'è alcuna arroganza da parte mia, ma se dopo che ho scritto, "Questo non significa, naturalmente, che tutti i musulmani praticano il jihad o lo approvino, ma che esso è costitutivo dell'Islam in quanto tale. Al Shabab, Boko Haram, Al Qaeda, l'Isis, Hamas, e altri gruppi terroristici sono assolutamente e inequivocabilmente parte dell'Islam e islamici, con buona pace di Maryan Ismail", tu mi scrivi che affermo che tutti i musulmani sono pro jihad, resto, come dire, piuttosto perplesso. Ne converrai...

Gino Quarelo
Maryan Ismail scrive : "Islam pseudo religioso e quello non è Islam?
Perché Maometto com'era? Questa donna è ancora più pericolosa perché cerca di far passare l'idea che esista un Islam buono come se vi fosse un Islam diverso da quello di Maometto, del suo esempio e del Corano.
Questa assieme a Bergoglio sono le quinte colonne del nazismo maomettano.
Non si tratta di sagge parole ma di falsità, quelle di distinguere tra l'Islam buono (quello sufi) e l'Islam cattivo (quello sunnita ecc.) come se l'Islam sufi non facesse riferimento a Maometto e al Corano e come se il sufismo storico fosse immune dalla violenza nazi maomettana.

L'Islam buono non esiste è un invenzione che serve a passare la guardia dei non islamici per poi aggredirli alle spalle una volta superate le mura e varcate le porte; questo compito è affidato alle donne come Maryam Ismail che paiono innocenti, buone, pacifiche, amabili. In Somalia vi sono conflitti intertribali tra bande islamiche più o meno violente.

Non c'è molta differenza tra chi sostiene che l'Islam non è questo e l'Islam santificato di Bergoglio e l'Islam di cui si è innamorata per forza Silvia Romano.
Qualcuno può forse sensatamente affermare che Maometto non era un criminale assassino, che non ha promosso e prescritto la discriminazione, la persecuzione, la predazione, la schiavitù, l'omicidio e lo sterminio, che tutto ciò non è stato praticato dai seguaci di Maometto e che non si trova prescritto nel Corano?

Niram Ferretti
Sandro Levi per cortesia, la Bibbia no. Per cortesia. Nessun ebreo del Ventunesimo secolo si base sul libro di Giosuè per praticare lo sterminio contro i nemici...Nella Bibbia non esiste alcuna violenza prescrittiva, codificata in norme valide nei secoli. Da ebreo dovresti saperlo.

Sandro Levi
Niram Ferretti Maryan Ismail si difenderá da sola dalle accuse. Io esco da questa discussione che fomenta un sottobosco di odio interreligioso del quale adesso non abbiamo assolutamente bisogno. E te lo dice uno che è molto critico sul modus operandi della liberazione di Silvia , la sua conversione, ecc e il messaggio mediatico che ne consegue


Niram Ferretti
Sandro Levi non ci sono accuse nei confronti di nessuno. Mi dispiace, ma tu hai una evidente difficoltà nella comprensione di ciò che scrivo.

Riccardo Batori
Sandro Levi scusi se mi permetto , non credo che tutti i Musulmani siano jihadisti, ma credo anche che non siano contrari a priori.
Condivido ciò che ha scritto infatti Niram Ferretti , l’Islam che praticano i jihadisti è lo stesso degli altri.

Benkő Balázs
Sandro Levi è un terzo argomento che stai introducendo e ciò secondo me offusca il giudizio. Abbiamo constatato che le funeste personali perdite meritano sicuramente la nostra empatica compassione ma non determinano assolutamente la veridicita' o incontestabilita' delle affermazioni della persona su cui grava tale peso. Frequentemente e' proprio il contratio il caso. Il coinvolgimento personale puo' comprensibilmente sortire una cornice interpretativa enfatizzata e un dimensionamento sproporzionato.

Comunque, tornando alla questione, la signora Ismail qui introduce una distinzione non supportata dai fatti, e non a livello delle persone singole (che e' il terzo argomento che tu introduci) ma a livello della dottrina islamica.

Io contesto o almeno non vedo confermato che ci sia un .islam "cattivo" dei tagliagola ed un "islam" buono del resto. L'islam di per sé indubbiamente mira alla conquista territoriale e alla sostituzione di tutte le altre religioni, ponendo sé stesso all'origine dell'ispirazione monoteista di "Ibrahim" che fa piangere e ridere nello stesso tempo. Quindi agli occhi dell'occidentale esso non e' tanto una religione "spirituale'", quanto una dottrina politica totalitaria con riferimenti religiosi. E lo vediamo in opera, proprio in questi termini, ininterrottamente da 1400 e passa anni...

Che poi le persone "normali" bonae voluntatis cerchino di condurre una vita pacifica senza pensare ai precetti della religione, mantenedone (o meglio, trasformandolo) nel loro intimo quanto trasmette quiete, convivenza e serenita', e' fuor di dubbio. Ma di un miliardo e mezzo di persone e' sufficiente per generare tragedie inenarrabili se il 5% la pensa nella maniera "fondamentalista" cioe' econdo il senso vero, originale e inaltrato del "messaggio"....

Sandro Levi
Benkő Balázs noi dobbiamo trattare con la 95 % buona. Non c'è altra strada...


Benkő Balázs
Sandro Levi il punto secondo me e' che con il 95% non si tratta sostenendo che c'e' l'islam "buono", perché quel 5% si rigenera sempre, anzi, propaga, perché il "core message" e' quello che e'... Ed e' il 95% che soffre di piu' sia dal "cattivo" che dal "buon" islam, vale a dire dai sistemi economico-sociali che si sono create e sono supportate dalla dottrina e che stanno fregquentemente diventando via via piu' crudeli (vedi il caso dell'"Illuminata e secolare Turchia", e tutte le periferie dell'Islam in Africa e in Asia) . E secondo me non e' il metodo giusto di trattare se invece di farci valere ci sottovalutiamo e ci autoaccusiamo di peccati assurdi tipo l'equiparazione dei precetti della Bibbia a quelli del Corano...

Andrea Sacchi
Il problema è che non esiste esegesi del Corano, non è possibile farla. Ci sono quindi credenti che tralasciano le parti sul jihad e altri che le praticano, ma nessun musulmano potrà mai sconfessarle, non è ammesso.
Inoltre l'islam è stato, politica e religione insieme, non è mai separabile per nessun motivo.

Con una definizione "stretta" un musulmano che non pratica il jihad non è un buon musulmano. Infatti gli stessi musulmani sono vittima degli islamisti, nè più nè meno degli infedeli.

Manuel Lazzara
Sandro Levi i Musulmani brave persone, che sono la maggioranza, sono brave persone nonostante l’Islam, non grazie all’Islam.

Gino Quarelo
Non esiste altra via, altra soluzione che la verità, dire e scrivere la verità su Maometto, le sue gesta, le sue parole, le sue prescrizioni coraniche, se si segue la via diplomatica e politica della menzogna che confonde il male con il bene o che lo sminuisce o lo nasconde siamo finiti e prevarrà il male nazi maomettano. Dobbiamo mettere i mussulmani difronte alla verità non vi sono altetnative reali percorribili. Non si tratta di demonizzare ma di dire la verità qualunque essa sia evitando la demenzialità di santificare il male. Dobbiamo fare esattamente il contrario di quello che ha fatto Bergoglio di santificare l'Islam e di negare il male che esso contiene, porta, diffonde e fa. Bergoglio è vittima delle contraddizioni del cristianismo e del suo senso di colpa che lo porta a demonizzarci tutti e a farci uccidere martiri per scontare questa fantomatica e idolatra colpa.

Emanuel Segre
Amar Sandro Levi mi dispiace averti letto solo dopo che sei uscito dalla discussione
Io sono sempre stato lontano dalla religione e anch’io credevo quanto tu hai scritto sulla Bibbia.
Negli ultimi anni, pur senza essere diventato un religioso, ho comunque avuto modo di approfondire il testo grazie a lezioni dei nostri Rabbini, ed ho dovuto rendermi conto quanto errato fosse il mio giudizio, analogo al tuo, sulla Bibbia.
Non sono al corrente delle tue conoscenze, ma credo che forse anche tu potrai cambiare idea leggendo il testo ed ascoltando i commenti: la “legge” dei tempi moderni stava già scritta nella Bibbia.

Sandro Levi
Emanuel Segre Amar non fraintendermi. Non volevo comparare Bibbia al Corano al ribasso, nel senso della violenza e drammaticitá ma cercare una via di dialogo interreligioso tagliando fuori i fanatismi. Se poi vogliamo dire che tutti i Mussulmani vogliono la Jihad dobbiamo prepararci a combattere guerre infinite...

Gino Quarelo
Intanto incominciamo a combattere con la parola dicendo la verità poi eventualmente se aggrediti ci difenderemo come fa Israele, non esistono altre dignitose e civili alternative se vogliamo restare uomini liberi e non diventare dhimmi.

Paolo Verni
Sandro Levi mi consenta, mentre per la Bibbia si fa esegesi, ovvero pur riportando la parola divina, ci si chiede " cosa ci avrà voluto dire D-o con queste parole?" il Corano è increato e quindi è la diretta parola di Allah (scritta/raccolta, sappiamo, un paio di secoli dopo M. e dopo aver eliminato copie "scomode") e gli umani la devono seguire come è.
Il Corano non può essere interpretato e agli umani non è concesso di neanche lontanamente immaginare di interpretarla, pena la Morte immediata, chiunque DEVE giustiziarti sul posto se metti in dubbio anche una virgola. Tutti quelli che nei secoli han provato a modernizzare l'islam hanno fatto (e fanno) una brutta fine.

Sandro Levi
Paolo Verni se adesso viene fuori che sono un difensore del Corano vi sbagliate di brutto. Ripeto, per la ultima volta, che bisogna trovare ( visto che i Mussulmani sono piú di un miliardo ) un modus convivendi


Paolo Verni
Sandro Levi non intendevo certo farla passare per un difensore del Corano, è solo perché aveva citato la violenza della Bibbia.
Rimanere nel contesto senza scendere nel personale è così difficile ?
un modus convivendi? stabilire e applicare senza deroghe il principio di reciprocità, eliminare le infiltrazioni, la corruzione/finanziamenti e per i rimanenti dettagli chiedere al PCC di Xi Jinping. Manca però la volontà politica dei nostri Baizuo.

Elisabetta Noè
Sandro Levi la differenza è che nessun credente ebreo o cristiano assume alla lettera passi in cui vi è il riflesso di situazioni storiche culturali e sociali di qualche millennio fa. Gli islamici si perché la storia per loro non esiste se non come ripetizione di eventi modello quali sono gli eventi della vita di Maometto e perché nell’islam non c’è interpretazione del testo ma ripetizione letterale

Emanuel Segre Amar
Sandro Levi ti ringrazio
Io mi riferivo alle tue parole di violenza nella Bibbia, solo a quello.
Quanto al dialogo inter-religioso, sono figlio di colui che fondò l’amicizia ebraico-cristiana a Torino (e forse non solo in Torino, che credo sia stata la,prima città in Italia ad averla), ma purtroppo per dialogare bisogna essere in due. Non c’è dubbio che alcune istituzioni islamiche in Italia, così come alcune in Israele, e così tanti Musulmani, siano pronti al dialogo. Il problema rimane però la associazione islamica italiana più numerosa, così come, in Israele, i tanti parlamentari eletti nei partiti islamici: per loro esiste solo un tipo di dialogo, e non c’è bisogno che te lo descriva.


Pietro Fanelli
Grazie leggere questo post aiuta ristabilire il mio equilibrio emotivo.

Annamaria Marino
Quello che piu mi ha scandalizzato di tutta questa vicenda e' la scenografia offerta grazie al nostro governo di cialtroni ,pompa magna degna di hollywood .....che ha permesso a silvia cittadina italiana fino a prova contraria di indossare quella palandrana verde che sappiamo bene da chi e imposta e cosa rappresenta e che non e il velo che tante donne musulmane indossano liberamente in italia......
I terroristi dalla somalia applaudivano per la pubblucita!

Sandro della Seta
Certo. L'Islam non è certo democrazia, non si è imposto nei secoli come libera scelta, non ammette tolleranza, non ammette crescita sociale(v. borghesia) non ammette contraddittorio (pena la morte) e soprattutto NON ESISTE L'ISLAM MODERATO! Esiste chi sgozza gli infedeli e chi fa finta di non vedere.

Pietro Fanelli
No, non posso convenire: le scelte sono sempre libere e l'individuo è sempre responsabile (anche se non lo è).


Ma Fra
Niram Ferretti, giusto. Un jihad che ha, in un tempo relativamente breve, letteralmente spazzato via da molta parte di Africa e Medio Oriente la fiorente presenza cristiana ed ebraica. Tanto che oggi quelle immense aree ci sembrano "naturalmente" islamiche, come se lo fossero state da sempre. Bisognerebbe promuovere la conoscenza dei saggi di Bat Ye'or. Sfido chiunque oggi a questa prova di percezione: di primo acchito darà per scontato che sono aree "naturalmente" islamiche.

Pierre Diesse
perfettamente d'accordo con Niram Ferretti


Arivle Rossi
Purtroppo, come dico io da sempre, il problema (dell'islam) è il profeta.


Mordechai Bar Yekutiel
Tralascio di dire ciò che penso di questa inutilità repellente...e anche del comportamento da clowns dei finti politici itagliani, dei servizi segreti itagliani e di una consistente parte dei media...perchè mi fanno troppo schifo e ribrezzo e quindi focalizzo (ma in modo molto superfluo) l'attenzione sull'islamismo: è la merda più immorale e satanica che esiste...a tutti i livelli ; e non esiste "un islam moderato" quindi un musulmano modetato ma -come dice Sgarbi- esiste "il" musulmano "tiepido" quindi "non terrorista formale" ma terrorista morale ed etico che "applaude le stragi...silenziosamente" da viscido e carogna qual'è!
E i cinesi (la stragrande maggioranza...che è maoista) sono molto simili; non per la religione ma per la politica che adottano (il caso del coronavirus ne è un esempio lampante!)
E sopratutto si somigliano perchè ambedue sono entità politiche e agiscono di conseguenza (l'islamismo non è una religione ma è formato e indottrinato come un partito politico: il più grande partito politico del mondo (come numero) e il più violento e barbaro)
(P.S. specifico: quando dico che non esiste un musulmano non terrorista (formale o informale) mi riferisco a quelli che vivono segregati nei loro ambienti nelle loro nazioni nelle loro patrie: sono più o meno il 95% dei musulmani totali!)

Renato Della Mea
Vorrei fare un semplice paragone esplicativo: il nazionalsocialismo e l' Islam. Come in Germania al tempo funesto tutti gli iscritti al partito dopo il ' 39 non erano tutti SS, perché quello era un gruppo selezionato è costituito da nazisti convinti e integrali così i mussulmani non sono tutti materialmente jihadisti ne' muoverebbero un dito per fare un attentato. Ma come i nazisti tiepidi anche i mussulmani tiepidi non muoverebbero un dito nemmeno per impedirlo. E così è successo che fino al '45 erano tutti cittadini del Reich contenti la maggior parte dei programmi del loro Führer, e così del progetto globale dell' imposizione del sistema della sharia con le buone - come con Silvia- o con le cattive come con le minoranza cristiane e jazide in Siria, sono i mussulmani del mondo prevalentemente d'accordo.
Però vorrei far presente in altro aspetto della questione decisamente meno violento.
I mussulmani sanno( quelli tiepidi) che con la calma e con il ventre delle loro donne conquisteranno ampi territori e diffonderanno ampiamente tutte le elucubrazioni di Maometto. Questo è certo e di ciò non gli si può addossare una colpa.




Nigeria, «l'ho ucciso perché annunciava il Vangelo con coraggio eccezionale»
L’uomo arrestato per l’omicidio del seminarista Michael Nnadi racconta di averlo giustiziato perché la sua fede «non mi dava pace»
Caterina Giojelli
10 maggio 2020

https://www.tempi.it/nigeria-lho-ucciso ... cezionale/

Michel non gli ha dato pace un solo giorno di prigionia, continuava a pregare e annunciare il Vangelo con «coraggio eccezionale». Per questo uno dei suoi aguzzini ha deciso di giustiziarlo. Ha fatto il giro del mondo l’intervista rilasciata dal ventiseienne Mustapha Mohammed, arrestato con l’accusa di essere l’assassinio di Michael Nnadi, il più giovane dei quattro seminaristi del Buon Pastore rapiti l’8 gennaio nello Stato di Kaduna, nel nord-ovest della Nigeria.

IL «CORAGGIO ECCEZIONALE» DEL SEMINARISTA

Parlando al Daily Sun da un carcere di Abuja, Mohammed ha detto di averlo ammazzato perché non sopportava la forza e la speranza del ragazzo, che guardandolo dritto negli occhi lo invitava a smettere di essere un uomo malvagio ricordandogli che le sue azioni lo avrebbero condannato. «Un coraggio eccezionale», ripete l’aguzzino, che al telefono con i cronisti ha spiegato di fare parte di una banda composta da 45 membri dedita a seminare il terrore sulla temutissima superstrada Kaduna-Abuja, la stessa dove fu ritrovato vivo ma con le ossa fracassate un altro dei seminaristi rapiti, il «più testardo e resistente». A fine gennaio erano tornati in libertà anche gli altri due, mancava solo Nnadi: monsignor Matthew Hassan Kukah, vescovo di Sokoto, aveva annunciato con dolore il suo assassinio il 1° febbraio, quando venne ritrovato e identificato il corpo del giovane insieme a quello di una donna, moglie di un medico, una delle tante persone sequestrate dagli islamisti insieme ai ragazzi del Buon Pastore.


«NON MI DAVA PACE»

«Non mi dava pace, sapeva che non condividevamo la stessa fede», così Mustapha ha deciso di spedirlo nella tomba. Il bandito ha spiegato che attaccare il seminario sarebbe stata una ghiotta occasione per fare soldi, l’irruzione è stata preparata con cura e grazie alle informazioni di un affiliato che viveva accanto al seminario. Dopo cinque giorni di sorveglianza, indossando i panni dei militari, i banditi avevano sequestrato i quattro ragazzi e usato il cellulare di Nnadi per presentare le loro richieste alle autorità scolastiche: 100 milioni di naira, in seguito ridotti a 10 (da 250 mila a 25 dollari), per il rilascio degli studenti.


CARNE DA MACELLO PER ISLAMISTI

L’intervista ha avuto ampia risonanza in un paese in cui i cristiani sono ormai carne da macello per islamisti: sono circa 120 i fedeli che si trovano ancora nelle mani di Boko Haram, tra i quali giovani donne che non hanno voluto abiurare la fede cristiana, come Leah Sharibu e Grace Taku, impossibili da contare invece le vittime della persecuzione anticristana come il reverendo Lawan Andimi, guida locale della Christian Association of Nigeria (Can) decapitato il 20 gennaio, o quelle degli attacchi dei saccheggiatori fulani.


L’ULTIMA SCORRIBANDA DEI FULANI

Francis Clement, contadino trentenne nello stato di Plateau ha perso il conto degli amici e dei parenti ammazzati dai pastori islamisti, «ogni volta che proviamo a risollevarci da un attacco ci colpiscono ancora con furia ancora più mortale. Uccidono persone, bruciano case e distruggono fattorie» ha spiegato a The Punch raccontando l’assalto più recente, avvenuto due settimane fa nella sua comunità, quando trovò a terra coperti di sangue due dei suoi fratelli. Gli assalitori hanno sparato anche a suo padre, «penso sia stato Dio a salvargli la vita perché nello stesso istante in cui venne colpito alla gamba l’attenzione del suo sicario venne catturata dalla figura del nostro pastore che aveva raggiunto il luogo della sparatoria. Il sicario uccise il chierico ma mio padre ebbe tempo per nascondersi». Quando Clement arrivò al villaggio trovò a terra tra gli altri cadaveri i corpi stesi immobili di due suoi fratelli e quello ancora vivo del fratellino più piccolo, ferito dai banditi. Il piccolo è stato dimesso ma la famiglia di Clememt non ha le 200 mila niara richieste dal medico che si è preso cura della gamba del capofamiglia.


«SOLO DIO PUÒ AIUTARCI»

«Siamo nelle mani di Dio. Solo lui può aiutarci, nessun altro ci difende, nessuno fermerà l’uccisione della nostra gente», ha spiegato raccontando l’inanità del governo che lascia il suo popolo in balia dei carnefici. La stessa denunciata a gran voce da monsignor Matthew Hassan Kukah: «Nessuno avrebbe potuto immaginare che dopo aver conquistato la presidenza, il generale Buhari avrebbe portato il nepotismo e la clanicità nell’esercito e nelle agenzie di sicurezza; che il suo governo sarebbe stato contrassegnato da politiche suprematiste e di divisione, che avrebbero portato il nostro Paese sull’orlo del baratro. Questo presidente ha mostrato il massimo grado di insensibilità nella gestione della ricca diversità del nostro Paese». Queste le parole del vescovo di Sokoto durante l’omelia dei funerali di Michael Nnadi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esis

Messaggioda Berto » lun ott 19, 2020 8:46 pm

IL VERO ISLAM E L'ISLAM FALSO: A MARGINE DI ALCUNE CONSIDERAZIONI DI CARLO PANELLA
Niram Ferretti
17 maggio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Sorprende quello che un giornalista che di Islam si è occupato a lungo, Carlo Panella, e che è considerato un esperto dell'argomento, ha detto recentemente in una intervista commentando il caso Silvia Romano. Cosa ha detto Panella?

"È sbagliato e assolutamente fuorviante che si dica che Silvia si è convertita all'Islam: non si è convertita all'Islam, si è convertita al salafismo. Uno scisma islamico che le è stato inculcato dai suoi carcerieri...L’eresia islamica che praticano gli al Shabaab è una maledetta teologia della morte su cui Silvia deve ora assolutamente riflettere, informandosi presso i veri musulmani. Centrale nell’eresia islamica degli Shabab è la definizione teologica dei cristiani ed ebrei come “apostati e politeisti”, e infatti gli al Shabab li hanno massacrati e sgozzati in molte stragi in Kenya e Somalia. Che Silvia si converta pure, ma all'Islam di fede."

Analizziamo bene le affermazioni di Panella. 1) Il salafismo non sarebbe Islam (Silvia non si è convertita all'Islam) 2) Silvia deve informarsi presso i VERI musulmani, 3) Centrale all'ERESIA islmica salafita c'è la definizione di ebrei e cristiani come "apostati e politeisti", 4) che se, la Romano desidera convertirsi si converta all'Islam di fede.

Il salafismo, è una scuola di pensiero sunnita che ha come modello di riferimento i cosiddetti "pii antenati", ovvero le prime tre generazioni di musulmani del VII e VIII secolo, i Compagni di Maometto. Per i salafiti essi sono modelli di virtù religiosa a cui ispirarsi.

Per i salafiti, che si considerano riformisti, l'epoca a cui guardare è dunque il VII secolo, quando visse Maometto con i suoi compagni. E' questa, nella loro prospettiva, l'epoca dell'Islam più incontaminato, dunque di quello "vero", cioè l'epoca delle gesta del Profeta e del modello di società-stato da lui edificato a Medina. In questa prospettiva il Corano deve essere letto sine glossa, così come Martin Lutero affermava che il criterio fondamentale per leggere la Bibbia era la "sola scriptura".

Naturalmente, in ambito cristiano, si può sostenere ed è stato ovviamente sostenuto, che Lutero fosse un eretico, e che il protestantesimo sia una eresia o deviazione dal cattolicesimo, tuttavia, il problema fondamentale, nel considerare il salafismo, poi sviluppatosi in modo fiorente nel wahabbismo, è che il jihad, non come tenzone spirituale, ma come guerra offensiva per imporre il credo islamico, informa l'Islam dalla sua origine, per giungere a una pausa molto lunga dopo la battaglia di Kahlenberg nel 1683 e riattivarsi nel Ventesimo secolo.

Sostenere che il salafismo non è "vero" Islam, significa, naturalmente, che c'è un Islam autentico che il salafismo avrebbe tradito. Ora, e Panella dovrebbe saperlo, storicamente nell'ambito dell'Islam tradizionale non sono mai esiste sette islamiche che hanno rigettato la proposizione che l'Umma deve praticare il jihad al fine di stabilire la sharia.

Però, i "veri" musulmani sarebbero forse quelli che rigettano il jihad.

Ovviamente, la maggioranza dei musulmani non praticano il jihad, ma purtroppo, nell'Islam, il jihad è sempre stato centrale, e il fatto che non venga praticato dalla maggioranza dei musulmani non significa che non faccia parte della dottrina fondamentale dell'Islam. Non è mai esistito un Islam senza jihad.

Come ha scritto uno di più grandi islamologhi del secolo scorso, Ignaz Goldziher, “Maometto è il profeta della lotta e della guerra…Ciò che egli fece inizialmente nell’ambito arabo vale come testamento per i suoi seguaci: lotta contro gli infedeli, estensione non tanto della propria fede quanto della propria sfera di potere, che è la sfera di potere di Allah. I combattenti dell’Islam devono innanzitutto sottomettere più che convertire gli infedeli”.

Vediamo ora la terza affermazione di Panella, ovvero, che centrale all'"eresia" salafita sarebbe la condanna degli ebrei e dei politeisti e dunque la prescrizione di sottometterli o di ucciderli. Questa prescrizione è perfettamente coranica e non salafita, ed è dunque il VERO Islam che la promuove, a meno che quella porzione del Corano in cui essa appare, non sia islamica.

Come mi ha detto Magdi Allam durante una lunga intervista:

"Maometto è stato profondamente antiebraico e di conseguenza il Corano è un testo profondamente antiebraico che non ha nulla da invidiare sotto questo profilo al Mein Kampf. Gli ebrei sono considerati maledetti e i “più lontani dalla retta via” e per questo trasformati in scimmie e maiali, come leggiamo nei versetti coranici 51, 57 e 84 appartenenti alla quinta sura. “Troverai che i più acerrimi nemici di Allah sono i giudei e i politeisti” recita un altro versetto".

Ed è questo "altro versetto", il ventottesimo, a cui si riferisce Magdi Allam, quello citato con fermezza da colui che è considerato un musulmano moderato, mi riferisco a Ahmad al Tayyib, il Grande Imam dell’Università di Al Azhar al Cairo, così apprezzato da Papa Francesco, il 25 di ottobre del 2013 durante una trasmissione televisiva egiziana, in cui, a suggello del versetto, aggiunse, “Questa è una prospettiva storica che non è mutata fino ai nostri giorni”.

Forse è a lui che, per avere lumi sul "vero" Islam, dovrebbe rivolgersi Silvia, Aisha, Romano.

L'ultima affermazione, riguarda l'Islam "di fede". Se per "Islam di fede" Panella si riferisce a una ortoprassi che escluda dalla propria prospettiva la sharia e il jihad, un Islam, dunque, che non tenga conto assolutamente della violenza prescrittiva contenuta nelle sure medinesi, e non coltivi alcuna pretesa suprematista, come l'Islam ha fatto dal suo esordio in poi, ben venga. Ma dire che questo è l'Islam "vero" non ha molto senso. È semplicemente e fortunatamente un Islam che rinuncia a una parte indubbiamente autentica del magistero del profeta.


Discussione

Francesco Birardi
Credo che Panella queste cose le sappia benissimo. Come credo le sappia benissimo anche don Bergoglio. Ma i contorcimenti mentali di chi cerca a tutti i costi un appeasement con l'Islam non hanno limiti.


Alessandro Bertonelli
Bernard Lewis per me rimane colui che prima di altri ha capito nel modo corretto l’Islam e ciò che sono il salafismo e la fratellanza . Sostenere che i salafiti e la fratellanza non sono islamici mi ricorda coloro che sostenevano/ sostengono che Stalin non era comunista o che parlano di crimini dello stalinismo come se fosse una dottrina politica a se stante . Sono in entrambi i casi tentativi un po’ disperati di negazione della realtà . Per quanto riguarda il paragone con i riformati cristiani , a cui io personalmente mi sento molto vicino, ci sono due abissali differenze . La Bibbia è inspirata ma non è dettata. Secondo Cristo è morto sulla croce per il bene di tutta l’umanità e il martirio dei cristiani è sempre stato fatto come atto di rifiuto dell’abiura ma non come atto di offesa. Questo significa che comunque in nome di Cristo si può criticare abusi e violenza del cattolicesimo/ cristianesimo come instrumentum regni, e non solo non si è eretici ma anzi si riprende lo spirito originario del Cristianesimo. L’Islam è stato fondato da un leader politico e condottiero militare... .

Niram Ferretti
Alessandro Bertonelli, sono d'accordo su tutto, ma occorre una precisazione. Il riferimento al cristianesimo contenuto nel post non ha niente a che vedere con un paragone tra Bibbia e Corano, o cristianesimo e Islam, libri e religioni profondamente diverse, ma al fatto che così come Lutero fu un riformista che predicava il ritorno a una lettura della Bibbia scevra da commenti e incrostazioni, "liberata" dalla tradizione del magistero cattolico, i salafiti sono rigoristi i quali, praticano lo stesso approccio; un ritorno a una lettura rigorista e letteralista del Corano. Bisogna fare molta attenzione quando, relativamente all'Islam, si parla di musulmani riformisti, perchè i salafiti e gli wahabbiti si considerano tali.

Alessandro Bertonelli
Niram Ferretti concordo, e devo anche dire che se analizzo in modo “positivista “ il loro agire capisco perché si sentano riformisti .Infatti hanno cercato una soluzione a quello che loro vedevano come una decadenza religiosa, sociale, culturale del mondo islamico e questa soluzione l’hanno trovata nell’Islam delle origini del 700. Per questo motivo, sebbene non abbia chiarito questo aspetto nel mio precedente intervento , io ho fatto i riferimenti alle differenze tra cristianesimo e Islam

Alessandro Bertonelli
Positivista intendo come gli autori del positivismo che dovevano analizzare freddamente gli eventi senza farsi influenzare da morale, etica , società etc


Niram Ferretti
Alessandro Bertonelli esattamente. È quello che hanno fatto, e in fondo è il proposito che muoveva Lutero nella sua critica alla Chiesa.


Francesco Pennoni
Mi sembra un discorso paradossale. E' un pochino considerare l'assunzione di una droga stimolante come un attenuante per una rapina con strage annessa. Dal punto di vista di Silvia era chiaro il significato della sua conversione. Il fatto che si sia rivolta a falsi profeti imbruttiti e non a moderati sufi che invece di fare guerra e terrorismo, vivono di forte trasporto spirituale, non mi sembra un qualcosa di spendibile per configurare una situazione sfuggita al controllo della protagonista della vicenda.


Angelo Costanzo
Condivido. La Jihad è nel Corano, è consustanziale (prendendo a prestito un termine legato al cattolicesimo) al Corano. Tutti i musulmani hanno fede nel Corano e nei suoi precetti, ivi compresa la Jihad. Rispetto a questa, l'unica differenza è che ci sono musulmani che la praticano (i cosiddetti radicalizzati) e altri (suppongo la maggioranza) che si limitano ad rispettarla (i cosiddetti musulmani moderati). Non c'è interpretazione che tenga. Non c'è quindi possibilità di dialogo con l'Islam, se non accordi temporanei di convenienza. Con l'obiettivo ultimo di fronteggiare con determinazione e coraggio i musulmani "radicali", liberando i "moderati" dalle paure e incoraggiando in costoro la voglia molto umana del quieto vivere. A tale scopo torna sensato evitare indiretti incoraggiamenti, quale quello di apostrofare l'Islam come religione di pace (nella sua completezza, Jihad compresa), dando così ragione e giustificazione ai musulmani radicali. In tale ottica, perché non puntare sulle donne che, per la loro succube situazione nel mondo islamico, sono forse le uniche che possono avviare in senso moderato l'Islam?


Paolo Verni
Panella scrive che i salafiti sono eretici. Bene! Anzi benissimo, si sa bene come gli islamici impongono di trattare gli eretici.
Panella quindi, non fa che offrire, senza dirlo, una soluzione.

Tassilo Del Franco
Non c’è e non c’è mai stato alcun Islàm senza shari’a e jihàd.
La shari’a e il jihàd sono gli strumenti di affermazione dell’islàm, senza i quali esso non ha né forza propulsiva né capacità di sopravvivenza.
Illudersi del contrario e ricercare (dove poi?) il vero Islàm significa non saperne nulla.

Marco Bazzi
Di Panella avevo letto "Non è lo stesso Dio, non è lo stesso uomo"
dove metteva bene in luce la differenza tra cristianesimo e islam.
Evidentemente si cerca di dare una "scappatoia" a quella parte che non commette violenza pur rivendicando di essere fermamente islamici.
Ma mi pare una carrozza perennemente vuota, perchè mi pare siano più abituati a "fare spallucce" quando i fanatici agiscono.
Insomma nessuna reale rottura tra le due versioni, perchè fa più comodo a tutti, lasciare le cose come stanno.

Dragor Alphan
Nemmeno i nazisti erano tutti jihadisti. La maggioranza aspettava che i jihadisti facessero il loro lavoro ma non per questo era meno nazi. Ci vuole tanto a fare lo stesso ragionamento con i muzz?

Renato Della Mea
Il punto centrale è quello relativo alla interpretazione o postulazione del concetto di manipolazione.
Da un lato, non si può non riconoscere l' intento mediatore e pacificatore di chi crede in un dialogo interreligioso, o meno che sia. Dunque questa persona è meritevole di fronte all' umanità. Ma potrebbe essere che tutto finisca in un merito personale ed individuale, senza una fattiva possibilità di aggancio o interferenza con la massa del reale.
Infatti il concetto di manipolazione è già stato usato per esempio sia con l' ideologia comunista - il comunismo storico ha tradito i principi puri dei loro ideatori- sia ogni volta la società si sia trovata in presenza di evidenti discrepanze e contraddittorietà tra il dettato ideale la sua realizzazione pratica e, nella sua via maestra ed unica, umana.
Allora bisogna ribadire ed evidenziare che ciò che in un dato momento ( o costantemente in ogni momento) "È" il reale incontrovertibile, è allo stesso tempo tutto ciò che PUÒ essere. Sarà piuttosto utile ed interessante domandarsi ed approfondire i perché di queste configurazioni ma non si potranno edulcorare ed sublimare in inconsistenti pletore di " dover essere" che rimangono senza il potere di venire alla luce. Se poi i semi di una certa visione o atteggiamento verso il mondo sono chiaramente ed esplicitamente citati ed accuratamente giustificati - messi nero su bianco- di che cosa si vuole ancora discutere? Lo si potrà fare rispetto alla buona volontà o alla caratura morale ed umana delle persone ed in questo caso rispetto al loro rifiuto personale o anche di gruppo (per esempio i Sufi) dei principi scandalosi che portano oscurità in questo mondo ma non della realtà dei principi stessi.
L'enorme, blasfemo ed eretico handicap della religione mussulmana nei confronti del principio divino della sacralità della vita è quello di voler imporrebbe anche in disprezzo del principio stesso, la propria parziale fallibile visione ai propri simili. Che poi non sia necessario agire in questa direzione in modo fisico, essendo sufficiente la disposizione al disprezzo altrui su base religiosa è chiaro.Ed in questo, chi pensa , agisce e parla così sta compiendo il più grande atto di idolatria a suo dire in nome della divinità stessa. Il fatto poi che non sembrino accorgersene ...la dice lunga. A loro discapito si può dire che non siano affatto gli unici a cadere in questo errore e che quindi non si può ipocritamente condannare l' islam ed assolvere gli altri. Ma, da qui a chiamarsi religione di pace manca ancora molto e ciò che manca è l' umiltà.
Giustifico solo una cosa relativa all' emergere ( o riemergere) di questa vena militante nell' islam. Essa è una reazione. Si sono trovati in mezzo - come anche l' occidente- a mire espansionistiche e coloniali, nel passato e nel presente. L' immagine di ostilità dei " crociati" è a volte interscambiabile con quella del " saladino" . Il vantaggio storico( sotto gli occhi di tutti) è che la religione di quest' ultimo ci passa sopra ad offrire l' altra guancia e va' intellettualmente direttamente al sodo direi con molto meno ipocrisia e con o senza dissimulazione, peraltro semplice corollario.
Ma chiamare questo religione di pace è ridicolo.
Al limite vi sono al suo interno persone di pace- moderate per non incorrere in una fatwa.
In ultimo sottolineo che ogni popolo o nazione in base al principio suddetto della incontroveritibilità dell' esistente, ha la religione che si merita o che si é meritato, compresa la laicità e ateismo o relativismi vari compresi.


Gino Quarelo
Carlo Panella ha articolato variamente la demenzialità e la falsità sostenuta dall'orrendo Bergoglio che il vero Islam è civiltà, santità, pace, fraternità. amore, elevazione spirituale, non violenza e non terrorismo.
Bergoglio fa il demenziale paragone con la violenza comune degli italiani come se fosse religiosa e politica.
https://www.youtube.com/watch?v=BsfBv98Fchc
https://video.corriere.it/papa-francesc ... 132dc377f5



Gianni Manuel Polo
Interessanti e dotte dissertazioni ...e sempre bene conoscere il nemico
Resta di base che lo stato moderno deve considerare la religione come un fatto attinente alla vita privata e bastA

Consuelo Puddu
L' islam è islam sempre. Non c'è islam moderato o estremista. Il corano NON È NÈ INTERPRETABILE NÈ MODIFICABILE. È scritto lì,nero su bianco. Si,ci sono varie frangie dell'Islam,tra cui il salafitismo,ovvero il radicale,quello terrorista di maometto che è portato da esempio da OGNI musulmano.
Maometto ha ucciso,depredato, schiavizzato e violentato , è l esempio...e credo di aver detto tutto.
Nessun musulmano nega maometto come profeta,quindi sia moderato che radicale,sempre lì si arriva...

Lazzeri Stefano
In austria i polacchi di sobriesky ...fermarono i turchi.

Lazzeri Stefano 12 sett. 1683

Franco Matteo Mascolo
Tutti discorsi sensati e sinceri. Mi sembra. Ne manca, forse,uno, che mi pare essenziale, questo: che non si considera il fatto che il Cristianesimo è teologicamente militarmente disarmato, rispetto alle strategie di conquista islamica, perchè in sostanza Gesù disarmando Simone che aveva usato la spada di difesa, ha "condannato" tutti i suoi seguaci a seguire il suo esempio di nonviolenza assoluta. Per cui ai Cristiani sensibili ai problemi della legittima difesa urge riprendere le tesi ebraiche della legittima difesa e convertirsi ad un Ebraismo solido magari anche interno al "Cristianesimo", scusandosi col buon Gesù che non può imporre il martirio a tutti. .

Gino Quarelo
A queste tue considerazioni si può rispondere anche con una soluzione non necessariamente religiosa, anche tenendo conto che la spiritualità è una dote universale e naturale e non appartiene alle religioni e alle loro rivelazioni.

Gesù Cristo è stato un ebreo eretico che preferiva il regno dei cieli al regno della terra, su cui non concordo minimamente.
La vita (unitamente alla libertà) è il valore supremo di ogni cultura, di ogni civiltà, della spiritualità naturale e universale e di ogni sana credenza religiosa.


Dragor Alphan
I cristiani sono proseliti. Si credono investiti di una missione divina. Quando vogliono, picchiano duro. In Africa ne sappiamo qualcosa.

Gino Quarelo
Dragor Alphan non solo i cristiani si credono investiti di una missione divina ma anche gli ebrei e sopratutto i nazi maomettani.

Franco Matteo Mascolo
Le leggi mosaiche sono molto ricche di senso di giustizia verso le persone e i gruppi già 30 secoli e più fa, si pensi che già prescrivevano una specie di TFR per il lavoratore ebreo in uscita al 6° anno, ma l'ignoranza dei concorrenti "Cristiani" e "Maomettani" ( e degli agnostici "laici") è accecata dalla presunzione e qui non vi è rimedio salvo il rendersene conto con lo studio


Gino Quarelo
Ti ricordo che Cristo era un ebreo e che i primi cristiani erano tutti ebrei.


Franco Matteo Mascolo
Intendevo i "Cristiani" di origine pagana dal secondo secolo. in poi a cui non fu insegnata la Torah fino ad oggi (salvo che nell'insegnamento abbastanza esplicito, talvolta da ricercare come implicito, del parroco di Barbiana don Milani di origine ebraica, da me conosciuto nella sua scuola a Barbiana a 22 anni)



Franco Matteo Mascolo
Io invece sono per la conversione dei Musulmani e dei Cristiani alla Torah di Mosè, ecco la risposta giusta ai "profeti" elettisi tali che assaltano le carovane in nome del loro credo religioso, dopo aver orecchiato e ruminato, magari nella massima buona fede, ma da analfabeti, Torah e Vangelo...// Secondo me, Niram Ferretti è del mio avviso, ma ha riserve teologiche e non vuole spingersi fino al mio punto...

Franco Matteo Mascolo
Soltanto Gino Quarelo mi risponde??


Franco Matteo Mascolo
Il Rabbi Yeshua ha Notzri santamente incazzato contro i commercianti del Tempio sarà anche santamente incazzato contro gli islamisti che impiccano Mohamed Taha perchè esaltava il Kuran di La Mecca aperto e dialogante contro quello di Medina rigido e fanatico. In pratica
timidamente giudicava il primo Maometto un sant'uomo giusto ed equilibrato, e il secondo di Medina un esaltato

Gino Quarelo
Io credo che il Maometto della Mecca nascondesse quello di Medina come Medina poi ha dimostrato e che Mohamed Taha anche se ucciso come eretico sia stato uno di quelli che sostenevano e sostengono ingannandosi e illudendosi che possa esistere un Islam buono e un Islam cattivo.
Maometto alla Mecca aveva predicato 12 anni senza riscontri se non quello di essere ritenuto molesto al punto da costringerlo ad esiliarsi a Medina. Visto che con la parola non risusciva a convincere nessuno o quasi ha pensatio bene di imporsi con la violenza, la prepotenza, la sopraffazione.
L'ebreo Cristo ha predicato solo 3 anni riuscendo a muovere folle, con la sola parola ed è stato coerente fino alla fine con la sua parola nonviolenta.


Non pregate con chi vi decapita
Una risposta a Sant’Egidio sull’islam in armi e alcune miopi elusioni
di Carlo Panella | 30 Agosto 2014

http://www.ilfoglio.it/articoli/2014/08 ... e_c151.htm

Caro Andrea Riccardi, per difendere i cristiani d’oriente è indispensabile iniziare a capire quel che è avvenuto nel mondo musulmano negli ultimi decenni. Non disperdersi – come tu hai fatto ieri con la tua pur bella testimonianza sul Foglio – nei pericolosi meandri della geopolitica e nei miti sulle conseguenze dell’invasione dell’Iraq del 2003. Anche a costo di capovolgere la strategia verso il mondo musulmano – alta, affascinante, ma dagli esiti nulli – seguita sinora da Sant’Egidio e tanti altri nell’ambito cristiano. È indispensabile prendere atto che è tempo non più – non più solo – della ricerca del dialogo con i musulmani affini (spesso ininfluenti come gli ottimi ismailiti). Di fronte ai massacri di cristiani, sciiti e Yazidi del Califfato si impone la presa d’atto, la denuncia e il contrasto attivo degli scismi aggressivi e totalitari che caratterizzano l’islam contemporaneo. Scismi che dichiaratamente menano una “guerra di civiltà” contro ebrei e cristiani, nel nome di un jihad apocalittico che convince più menti di musulmani di quante non ne abbia convinto il dialogo interreligioso post conciliare.

Di questo devi, dovete, dobbiamo prendere atto. Le preghiere in comune, nel campo musulmano nulla hanno prodotto. Tranne illusioni. Ammettilo, ammettetelo, con la franchezza lucida e coraggiosa di tutta la vostra opera e testimonianza. Da qui ripartite, ripartiamo, per un’operazione di comprensione e di verità indispensabile per impostare una strategia di difesa dei cristiani d’oriente (e degli ebrei, degli Yazidi, degli stessi sciiti) che metta a fuoco le origini del pensiero totalitario che oggi allarga a dismisura la sua forza nel mondo musulmano.

Il Califfato – va capito – non è una buffonata che ha spazio a causa del 2003 di Bush. Né ha senso proporre quella data come origine del disastro dei cristiani, come tu fai. La prova? Boko Haram a mille e mille miglia di distanza, in una Nigeria in cui mai gli Usa hanno messo bocca, segue lo stesso percorso di morte – innanzitutto dei cristiani – e inneggia al suo califfo nero.
Non la cronaca, ma una profonda trasformazione di parte dell’islam in nostro avversario nel nome di un nuovo totalitarismo che ottiene consensi popolari straordinari sono il tema dell’oggi.

Tutto quanto avviene è prodotto non dalla geopolitica, che tu ripercorri con inerziale pigrizia anti bushiana (che mi stupisce in te), ma dalla forza intrinseca – ahimè – che ha via via assunto lo scisma dentro l’islam iniziato con la rivolta del 1928-’29 degli Ikhwan (Fratelli) sauditi. Uno scisma dentro lo scisma wahabita. Uno scisma che ha visto un nipote di Ikhwan nel 1979 occupare la moschea della Mecca e che ha trovato nella vittoria degli odiati e apostati sciiti di Khomeini il combustibile per moltiplicarsi e radicarsi. Uno scisma – per apparente paradosso – che ha moltiplicato i suoi effetti dirompenti incrociandosi con lo scisma khomeinista che ha introdotto il “martirio” quasi come “sesto pilastro della fede”, come aspirazione massima, come dovere del musulmano.

Abu Bakr al Baghdadi è l’ultimo prodotto della rivolta degli Ikhwan che nel 1929 si ribellarono in nome della purezza wahabita ad Abdulaziz Ibn Saud, che con la loro forza avevano intronato a Riad. Da quella rivolta degli Ikhwan al Banna prende l’avvio per la sua Fratellanza. Da questa contiguità non solo lessicale iniziano i problemi dell’oggi.

Sayyid Qutb, venti anni dopo la sconfitta degli Ikhwan, ha definito la “teoria del jihad”, di cui fu prima vittima Anwar al Sadat, che fece la pace con gli ebrei. Teoria del jihad che da anni dà spessore, convince, attrae persino giovani europei.

Mentre Sant’Egidio lavorava al dialogo interreligioso, la massa critica dei seguaci di questo pensiero totalitario si è moltiplicata in misura geometrica. Ma gli stessi vostri interlocutori, pur condannandola – a volte – a parole non sapevano – non volevano – contrastarla alle radici. La ragione era ed è chiara: per sgretolare il pensiero totalitario strutturato da Sayyid Qutb sono necessarie le armi della esegesi coranica. Che l’islam, che i musulmani tutti (quasi), anche quelli con cui voi avete dialogato, rigettano come satanica. Perché molti di quelli con cui avete dialogato – mi spiace ricordarlo, ma è il momento di farlo – approvavano in pieno l’impiccagione, basata su una fatwa della “moderata” al Azhar, a Karthum nel 1985, del teologo Mohammed Taha che propugnava, appunto, la necessità di esegesi del Corano.

Non si può, lo sai bene, riferirsi a Ratisbona di Benedetto XVI senza rendere omaggio pubblico a chi per quelle stesse parole pagò il prezzo della forca. E se l’omaggio a Taha allontana tanti – quasi tutti – i dialoganti musulmani di Sant’Egidio, tanto meglio. Non si dialoga senza la chiarezza. Non si dialoga con le omissioni. Questo è il punto.

Oggi, se non ci dotiamo di strumenti che ci permettano di mettere a fuoco la dinamica del consenso al jihadismo, se non ne comprendiamo la scabrosa contiguità con l’ortodossia islamica, se non incalziamo i musulmani non solo a denunciare i jihadisti, ma a combattere per difendere cristiani ed ebrei (sì, ebrei) prima ancora che con le armi, con la dottrina, falliremo.

Il travaglio della questione della “guerra giusta” non può essere costretto nella contingenza drammatica della questione umanitaria (ovviamente cogente). Né si può continuare, come fanno tanti, troppi cardinali, a citare i tanti musulmani moderati, per relativizzare la forza e l’espansione nelle coscienze dei tanti musulmani jihadisti.

La “guerra giusta” deve essere oggi iniziata non solo per difendere le vittime del jihadismo, ma anche e insieme per chiedere con forza e finalmente ai musulmani di recedere dai capisaldi dogmatici a cui attingono i jihadisti. A iniziare dalla richiesta, a gran voce, qui e subito, della libertà di culto e di conversione dall’islam ad altra fede che in tutti i paesi dell’islam è punita, anche con la morte.

Come ben sai, nella condanna shariatica della conversione – che coinvolge tutti i musulmani moderati – sono contenuti tutti i princìpi di fede e dogmatici dell’islam a cui attingono le perversioni jihadiste. Non si può dialogare con il mondo islamico, e neanche combattere il jihadismo, se non si contrasta l’ossessione musulmana per la apostasia che li accomuna. Il feroce e perverso rito abramitico di cui è stato vittima Foley qui ha la sua genesi, la sua spaventosa profondità liturgica e di fede. Questo va compreso, non terrorismo, ma l’oscena rappresentazione di un Abramo che non sente la voce di Dio e sgozza il suo Isacco-cristiano.

Contrastare i jihadisti, senza combattere frontalmente, ad alta voce, in ogni occasione pubblica e privata, per la piena libertà di culto e di conversione in tutti i paesi musulmani, qui e subito, sarebbe un errore imperdonabile. È questo il baricentro, il dogma di fede che unisce jihadisti e “moderati”. La differenza è solo nei modi di applicazione. La crocifissione per i primi (peraltro prescritta da un Corano non interpretato, Sura quinta, versetto 33), la morte civile, la prigione o la forca per gli altri. Il nesso è chiaro e ineludibile. E’ un a priori indispensabile, con fermezza, a ogni dialogo, a ogni preghiera in comune. E francamente – ammirandovi – mi sono sempre chiesto perché l’avete sempre eluso.



Franco Matteo Mascolo
Complimenti,Quarelo, per il suo profondo articolo panoramico, da copiare e tenere in archivio per approfondirlo !


Gino Quarelo
Franco Matteo Mascolo mi scusi ma l'articolo non è mio ma di Carlo Panella, che conservavo nel mio archivio. L'ho postato per evidenziare il contrasto di Panella con l'articolo odierno su cui si basa il post di Niram Ferretti.


Franco Matteo Mascolo
Io starei per la nascita un'organizzazione sociopedagogica e politicoculturale (anche armata quando necessario) di difesa pronta a prevenire e contrastare gli atti criminosi di questi jijiadisti


Gino Quarelo
La prima cosa da fare è denunciare singolarmente e associativamente pubblicamente e ovunque, istancabilmente l'Islam come nazismo maomettano, Maometto come se non peggio Hitler e il Corano come se non peggio del Mein Kampf evidenziandone la violenza razzista e nazista negli atti e nelle parole di Maometto e nelle prescrizioni coraniche, nonché in quelle dei suoi seguaci lungo i secoli e degli imam nelle moschee, anche quella contenuta nelle preghiere quotidiane che i mussulmani recitano 5 volte al giorno.
Poi associativamente portare la denuncia nei tribunali in modo sistematico, evidenziandone il razzismo nazista.
Costituirsi parte civile in tutti i procedimenti contro i nazi maomettani e chiedere l'applicazione della Legge Mancino.
Poi a chi se la sente criticare spietatamente l'idolatria di Maometto come demenzialità e mostruosità religiosa.


Niram Ferretti
Gino Quarelo purtroppo Panella dice tra molte cose vere anche cose false, parla di "perversione jihadista" come se il jihad non sia stato praticato con implacabile consequenzialità dall'Islam fin dal suo esordio nel VII secolo. Parla degli "ottimi ismaeliti" ma gli Ismaeliti, come i sufi, sono purtroppo una cospicua minoranza all'interno dell'Islam (15 milioni). Sono loro, entrambi, considerati eretici, dall'Islam ortodosso.


Gino Quarelo
Niram Ferretti, certo e sono l'Islam e sono Maometto e il Corano che costituiscono l'esempio e le fonti dell'Islam per ogni mussulmano anche sufi.
Anche Al-Zawahiri (il capo dei terroristi di Al Qaida), tanto per citare un musulmano integralista dei nostri giorni, era un sufi, come lo è Erdogan.


Veglio della montagna
Enciclopedia Dantesca (1970)
di Francesco Vagni

http://www.treccani.it/enciclopedia/veg ... antesca%29

Veglio della montagna. - Capo della setta eretica musulmana degli " assassini ", ramo di quella degli ismailiti, figura in Fiore II 11 Ed i' risposi: " I' sì son tutto presto / di farvi pura e fina fedeltate, / più ch'Assessino al Veglio o a Dio il Presto " (v. PRESTO), e anche in Detto 260 Unque Assessino al Veglio / non fu già mai sì presto, / né a Dio mai il Presto, / com'io a servir amante. In entrambi gli esempi risulta una costante della poesia trovadorica francese e italiana, che ha i suoi echi in D. (If XIX 50; v. ASSESSINO) e in Novellino C: la dipendenza dell' ‛ assassino ' dal suo capo politico e religioso viene assunta come metafora per la fedeltà assoluta dell'amante alla donna. L'arco delle citazioni potrebbe andare da Aimeric de Peguilhan (Puois descobrir 28-32) e da Guido delle Colonne (Gioiosamente canto 24) a Chiaro (Di grazze far 7) al Mare Amoroso (v. 30), a Betto Mettefuoco e ad altri. Ovunque, però, il riferimento esotico, a parte la diversa levatura stilistica degli autori, si presenta stereotipato e privo di quella risonanza di cui è dotato il capitolo XXXI del Milione di Marco Polo (e poi il riferimento del Boccaccio: cfr. Dec. III 8 31), dove l'insolita ricchezza e la sistemazione dei dati raccolti si fondono col tono favoloso in un ampio sviluppo documentario-narrativo, nel quadro organico di una presentazione che trova la sua coerenza non solo sul piano geografico e culturale, ma anche storico, se si pensa che la potenza ismailitica venne abbattuta da una spedizione mongola.
L'epiteto di V. compete per primo al fondatore della setta, il persiano Hassan-ibn-Sabbah (1090), agente dei Fatimidi di Egitto in Oriente; combatte i musulmani ortodossi e specialmente i Selgiuchidi. Il centro della potenza ismailitica va posto in un massiccio montagnoso iraniano a sud del Caspio, a Ne di Qazwin, nella fortezza di Alamut, donde si diffonde in altre parti della Persia, nella Mesopotamia e nella Siria. L'opera politico-teologica del fondatore non ci è pervenuta ed è conosciuta solo attraverso citazioni di testi polemici ortodossi; sembra tuttavia che fondesse le dottrine musulmane con credenze indiane sulla trasmigrazione delle anime. Il V. si serviva dei suoi fedeli, fatti crescere in un giardino di delizie (paradiso) e inebriati dall'hashis (donde " assassini ") per compiere delitti ai fini della lotta e dell'espansione politico-religiosa, secondo metodi efferati, ma che erano giustificati dalla loro dottrina. Il titolo si trasmette a tutti i successori di Hassan-ibn-Sabbah fino al personaggio descritto dal Polo, Ala-uddin Mohammed (1220-1255), e al figlio di lui Rukn-uddin, vinto e ucciso (1265) dal fratello del Gran Cane, Hulaghu, poi primo Khan dei Mongoli di Persia, che mette fine così all'attività della setta. Nel periodo delle crociate gli " assassini " parteggiano di volta in volta o per i cristiani o per i musulmani: in Siria uccidono Corrado di Monferrato, Raimondo I conte di Tripoli; lo stesso Saladino sfugge per caso a un attentato.
Sul V. esistono fonti arabe, persiane e cinesi; in Europa la sua storia e la sua leggenda cominciano a circolare nel sec. XII, a partire dalla Francia (cfr., tra l'altro, Recueil des bistoriens des croisades, Parigi 1859).
Oltre alla tradizione poetica cortese largamente intesa, anche l'autore del Novellino, passando sotto silenzio l'efferatezza degli omicidi politici, sembra vedere nel V. e nei suoi " assassini " i protagonisti di un aneddoto esemplare sulla virtù della fedeltà (cfr. Segre-Marti, Prosa 880-881); all'inizio del breve episodio è evidente un accostamento all'ideale cavalleresco: " Lo 'mperadore Federigo andò una volta fino alla montagna del Veglio, e fulli fatto grande onore " . Anche nel Milione potrebbero trovarsi spunti del genere (" Il Veglio tiene bella corte e ricca... ": cfr. Prosa, cit., 347-348), ma essi vanno ricondotti a una ben più salda orditura di dati, tra i quali il Boccaccio sfrutta unicamente, piegandolo alla temperie della novella erotica, come beffa ed inganno appunto, il motivo della " polvere di maravigliosa virtù " dagli effetti soporiferi (l' " oppio " di Marco Polo).
Bibl. - G. De Hammer Purgstall, Origine, potenza e caduta degli Assassini, traduz. ital., Padova 1838; H. Yule, The Book of Ser Marco Polo, Londra 1921; G. Levi della Vida, Assassini, in Enc. Ital. IV 984-985; L. Olschki, L'Asia di Marco Polo, Firenze 1957; P. Filippani-Ronconi, Ismaeliti e ‛ Assassini ', Milano 1973.
Per i riferimenti più propriamente letterari rimane fondamentale Pagliaro, Ulisse 266 ss. Si veda inoltre: G. Contini, in " Boll. Centro Studi Filol. Ling. Siciliani " II (1954) 182.



Ismailismo
https://it.wikipedia.org/wiki/Ismailismo
Gli ismailiti sono la seconda in ordine di grandezza tra le correnti in cui è diviso l'islam sciita dopo i duodecimani. Il loro nome deriva dalla convinzione che il settimo imam fosse Ismāʿīl ibn Jaʿfar e non il fratello minore Mūsā al-Kāẓim la cui legittimità è invece sostenuta dagli altri sciiti. Con l'avvento della dinastia dei Fatimidi in Egitto tra il decimo e il dodicesimo secolo l'Ismailismo divenne non solo la più importante tra le correnti dello sciismo, ma giunse anche a mettere in discussione il primato dei sunniti.
L'Ismailismo ha sempre dato grande rilevanza agli elementi esoterici della religione islamica: dai duodecimani li separano infatti, oltre alle ragioni politiche, anche una disquisizione sulla natura mistica della figura dell'Imam e del suo rapporto con Allah.
Gli ismailiti vivono perlopiù in Siria, Arabia Saudita, Yemen, Cina, Tagikistan, Afghanistan, India e Africa Orientale ma in anni recenti numerosi sono emigrati in Europa e Stati Uniti d'America.
Malgrado gli ismailiti si siano divisi in numerosi sottogruppi, il termine è oggi generalmente usato per indicare i Nizariti, seguaci dell'Aga Khan, che sono la più numerosa delle sette ismailite.
Rami oggi estinti degli ismailiti sono i Musta'liani (che però hanno originato i Dawudi Bohora) ed i Carmati.



Le confraternite islamiche (in arabo: طَرِيقَة‎, ṭarīqa, plur. in arabo: طُرُق‎, ṭuruq) sono un tardo fenomeno del sufismo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Confraternite_islamiche
Dopo la prima fase individuale, i sufi si organizzarono infatti, a partire dal XII secolo, in strutture complesse di discepoli (murīd, pl. murīdīn) che, sotto la guida di un Maestro, imparavano a percorrere la Via mistica per giungere ad una diretta conoscenza (maʿrifa) di Dio.

Il marabutto e il ruolo delle Confraternite

L'Islam deve alle Confraternite la sua diffusione, soprattutto in Africa Occidentale. Grazie ai marabutti, potenti e carismatici Maestri spirituali, le Confraternite regnano nella vita delle comunità musulmane nei villaggi e nei quartieri africani. Tali Maestri locali ricevono anche il potere di accettare e iniziare nuovi membri nella Confraternita.

In Africa occidentale, e in particolare in Mali, molti musulmani fanno capo a uno o due marabutti. Questo fatto è valido sia nel caso un fedele, o un suo antenato, si sia convertito alla religione islamica dopo avere seguito la predicazione di questo Marabutto di passaggio nel suo villaggio, sia nel caso, già dapprima musulmano, abbia scelto il marabutto come consigliere spirituale ed intercessore e fonte di benedizione per sé e la sua famiglia.
Quasi tutti i marabutti si rifanno, più o meno esplicitamente a una precisa confraternita religiosa. In questo modo ogni musulmano è vincolato e unito ad una specifica Confraternita e il suo rapporto con un marabutto può essere più o meno forte, andando dalla semplice simpatia alla vera affiliazione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esistono

Messaggioda Berto » lun ott 19, 2020 8:47 pm

PARRESIA
Niram Ferretti
16 maggio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Nel suo capolavoro del 1954, "Tristi Tropici" a proposito dell'Islam, Claude Lévi-Strauss aveva detto alcune cose fondamentali e di perenne attualità.

" I brevi contatti che ho avuto con il mondo arabo mi hanno ispirato un'inradicabile antipatia. Ho dovuto incontrare l'Islam per misurare il pericolo che oggi minaccia il pensiero francese. Non si può che vedere quanto la Francia sta diventando musulmana.

Già l'Islam mi sconcertava con un atteggiamento verso la storia contraddittorio alla nostra, e contraddittorio in se stessa: la sua preoccupazione di fondare una tradizione è accompagnata da un appetito distruttivo di tutte le tradizioni precedenti.

Nella civiltà musulmana, le raffinazioni più rari - palazzo di pietre preziose, fontane d'acqua di rosa, piatti ricoperti di foglie d'oro - servono da copertura alla rusticità della buoncostume e alla bigotteria che impregnano il pensiero morale e religioso.

Dal punto di vista morale, ci si scontrano con una tolleranza mostrata nonostante un proselitismo il cui carattere compulsivo è evidente. A dire il vero, il contatto dei non musulmani li preoccupa.

Tutto l'Islam sembra essere un metodo per sviluppare nello spirito dei credenti conflitti insormontabili, anche a salvarli in seguito proponendo loro soluzioni di grande (ma troppo grande) semplicità. Ti preoccupi della virtù delle vostre mogli o delle tue figlie? Niente di più semplice, velali e chiudili. Così si arriva al burka moderno, simile a un dispositivo ortopedico.

Se un corpo di guardia potesse essere religioso, l'Islam apparirebbe la sua religione ideale: rigorosa osservanza del regolamento, riviste al dettaglio e cura di pulizia, promiscuità maschile nella vita spirituale e nell'adempimento delle funzioni religiose; e nessuna donna. (...) Compensano l'inferiorità che sentono con forme tradizionali di sublimazioni che si associa da sempre all'anima araba: gelosia, orgoglio, eroismo.

Questa religione si basa meno sull'evidenza di una rivelazione che sull'impotenza di legami fuori. Di fronte alla benevolenza universale del buddismo, al desiderio cristiano di dialogo, l'intolleranza musulmana adotta una forma incosciente tra coloro che se ne rende colpevoli. Se non sempre cercano, in modo brutale, di portare l'altro a condividere la loro verità, non sono in grado di sopportare l'esistenza di altri come gli altri ".






Non vi è altro Islam che quello di Maometto e del suo Corano.
Santificare Maometto, il suo Corano e l'Islam come sottomissione a questi, significa/comporta/implica riconoscere che quanto detto e fatto da Maometto e prescritto nel suo Corano è cosa buona e giusta e che quindi i non mussulmani come gli ebrei, i cristiani e tutti gli altri diversamente religiosi e pensanti erano e sono ancora in errore e dalla parte del male e che Maometto ha fatto bene a criticarli, ad accusarli, a discriminarli, a perseguitarli, a minacciarli, a far loro la guerra, a depredarli, a schiavizzarli, a ucciderli e a sterminarli in quanto non solo non si volevano sottomettere al bene costituito da Maometto e dal Corano riconoscendoli come tale, appunto come il bene, il buono e il giusto, come il profeta ultimo di Dio e come parola di Dio ma si opponevano e contrastavano Maometto e il suo bene religioso e politico con la politica e con le armi.
E ciò vale sia per ieri al tempo di Maometto che per oggi al tempo di Al Qaeda, dell'ISIS, di Al-Shabaab, di Boko Haram, dei Fratelli mussulmani, di Hamas.
Santificare Maometto, il suo Corano e l'Islam come sottomissione a questi significa/comporta/implica il mettersi dalla loro parte, dalla parte del male, farsi complici del nazismo maomettano in tutto e per tutto.
Non ci sono alternative o accetti l'islam come il bene o lo contrasti e combatti come il male, non vi possono essere vie di mezzo.
Anche inventarsi un altro Islam non più Islam diverso da quello di Maometto e del suo Corano implica negare l'Islam e promuovere un'eresia politico religiosa non più islamica, non più mussulmana, non più maomettana che richiede/comporta necessariamente la sua imposizione con la forza.


Gino Quarelo
Non ci sono alternative o accetti l'islam come il bene o lo contrasti e combatti come il male, non vi possono essere vie di mezzo.
Anche inventarsi un altro Islam non più Islam diverso da quello di Maometto e del suo Corano implica negare l'Islam e promuovere un'eresia politico religiosa non più islamica, non più mussulmana, non più maomettana che richiede/comporta necessariamente la sua imposizione con la forza.

Chi sostiene che possa esistere un Islam diverso da quello di Maometto e del Corano, sostiene il falso poiché esso non sarebbe più Islam ma un'altra fede o ideologia politico religiosa.
Chi sostiene che possa esistere un Islam buono non basato sull'esempio di Maometto e sulle prescrizioni del Corano e cita i casi di Mohamed Taha, di Shaikh Mohammad Tawhidi, sostiene il falso perché tutti costoro erano e sono non islamici eretici o apostati, Mohamed Taha fu un mussulmano non mussulmano che rinnegò l'Islam o nazismo maomettano (Maometto e il Corano) e divenne un apotasta e per questo fu giustiziato, Shaikh Mohammad Tawhidi vivente anche se si dice mussulmano di fatto rinnega l'esempio di Maometto e le prescrizioni del Corano e i 1400 anni di storia islamica vissuta dai mussulmani sull'esempio di Maometto e seguendo il Corano ponendosi di fatto sulla scia dell'eresia e dell'apostasia.
Anche Averroè è un mussulmano che non pone la fede in Maometto e nel Corano sopra ogni cosa, infatti affermò che tra religione e filosofia non vi è alcuna conflittualità, ...sono ... due strade per raggiungere la stessa verità: quella religiosa si basa sulla fede, non può essere dimostrata e non richiede una particolare formazione per capirla, mentre quella filosofica è riservata a una élite di pochi intellettuali, capaci di approfondire studi difficili.

Mohamed Taha
https://it.wikipedia.org/wiki/Mahmud_Muhammad_Taha
L'accusa di apostata dell'Islam si basava sulle affermazioni di Taha, secondo cui era necessaria la separazione tra religione e Stato, oltre al fatto che le sure medinesi, le più politiche del Corano, corrispondevano ai quadri mentali e psicologici di una società operante nel VII secolo e, per questo, modificabili in funzione delle dinamiche storiche: tesi questa condivisa d'altronde da vari autorevoli studiosi, anche musulmani.

Shaikh Mohammad Tawhidi
https://www.youtube.com/watch?v=mmcCmjhO8KQ

Averroè
https://it.wikipedia.org/wiki/Averro%C3%A8
Averroè affermò che tra religione e filosofia non vi è alcuna conflittualità, poiché le eventuali divergenze sono riconducibili solo a differenze d'interpretazione, o meglio le due discipline perseguono due strade per raggiungere la stessa verità: quella religiosa si basa sulla fede, non può essere dimostrata e non richiede una particolare formazione per capirla, mentre quella filosofica è riservata a una élite di pochi intellettuali, capaci di approfondire studi difficili.




Non si può stare con il male e con il bene al contempo, bisogna scegliere, se non si sceglie è facile che prevalga il male e che faccia tanto danno prima che il bene riesca a riprendersi.

Apostati dell'Islam, eroi dell'umanità e della libertà e tra questi vi è anche Magdi Allam
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=1922



LA FAVOLA E LA REALTA'
Niram Ferretti
12 maggio 2020

Maryan Ismail scrive una lettera a Silvia Romano animata da un condivisibile afflato partecipativo. Nella lettera sottolinea che la scelta della giovane cooperante di diventare musulmana non sia una scelta libera. E su questo si può probabilmente convenire. Meno su un punto fondamentale, ovvero sul pezzo forte di tutti coloro, musulmani e non, che ci spiegano che l'Islam che pratica la violenza non sarebbe Islam, che l'Islam vero è gioia, pace, angelelogia, ecc.

È un refrain continuo, ma purtroppo è falso.

Al Shabaab il gruppo jihadista somalo che si è fatto pagare il riscatto per la liberazione della Romano, è un gruppo di formazione rigorista salafita, come Al Qaeda, come l'ISIS. Hamas e la Jihad islamica sono gruppi rigoristi per i quali la Sharia è impositiva e il jihad prescrittivo. Diversi altri esempi potrebbero essere fatti.

Come mi disse tre anni fa Robert Spencer durante una intervista.

"L’Islam considera l’esempio di Maometto come quello sommo. Il Corano afferma al capitolo 33, versetto 21, che Maometto è l’esempio eccellente per i credenti, il che viene interpretato dagli studiosi islamici in un senso assoluto. Se lo ha fatto Maometto è un bene ed è giusto, e i musulmani dovrebbero farlo a loro volta. E dunque siccome Maometto ha proclamato il jihad, il Corano raccomanda il jihad. Tutto ciò è centrale, non si può avere l’Islam senza il jihad. Non è mai esistito un Islam senza jihad".

In un'altra intervista, questa volta con Magdi Cristiano Allam, lo studioso e saggista egiziano, evidenziò perentoriamente questo aspetto:

"Il Corano è pieno di versetti che fanno riferimento al jihad e il jihad è inteso in modo inequivocabile come guerra santa, perché in modo inequivocabile fu praticato da Maometto come guerra santa. Da quando, nel 622, fu cacciato dalla Mecca alla sua morte nel 632, tra razzie nei confronti di carovane di commercianti della Mecca e vere e proprie guerre, sia nei confronti di tribù arabe pagane che con la violenza furono obbligate a convertirsi all'Islam...Maometto, negli ultimi dieci anni della sua vita è stato predone del deserto e ha personalmente combattuto, ha personalmente ucciso, ha personalmente sgozzato e decapitato i suoi nemici. Quindi il jihad è nella vita di Maometto e Maometto, per i musulmani, è l’esempio da emulare. Nessun musulmano contraddice ciò che ha fatto o detto Maometto perché questo significherebbe sconfessare le fondamenta stesse dell’Islam".

Questo non significa, naturalmente, che tutti i musulmani praticano il jihad o lo approvino, ma che esso è costitutivo dell'Islam in quanto tale. Al Shabab, Boko Haram, Al Qaeda, l'Isis, Hamas, e altri gruppi terroristici sono assolutamente e inequivocabilmente parte dell'Islam e islamici, con buona pace di Maryan Ismail.

https://www.facebook.com/permalink.php? ... ment_reply

Maryan Ismail
Niram Ferretti è corretto, come ho scritto nella lettera a Silvia Romano, affermare che Al Shabab (e tutte le sigle da te citate) NON sono assolutamente e inequivocabilmente parte dell'Islam e chi professa la loro ideologia violenta NON è mussulmano. Il Corano cita espressamente nella sura 2 Al Baqara , versetto 190: -" in verità Dio non ama coloro che eccedono".
Prendendo spunto da questo passaggio, chiunque affermi il contrario è da considerarsi al di fuori della religione islamica. Quindi ben consapevole della mia onestà intellettuale e della mia preparazione in merito , posso affermare che altro è il jihad, (che significa sforzo, mentre harb e qitaal indicano il vero significato della battaglia religiosa o non ) da attuare per difendersi se si è attaccati. È considerato come "piccolo jihad" (jihad al Saghiir). Molta più importanza hail "grande jihad" (jhad al Kabiir) quale sforzo interiore da attuare per risultare migliori come persone di fede. Con altrettanta onestà intellettuale riconosco tutte le colpe e le manipolazioni dell'Islam politico fin dall'Egira e dalla morte del Profeta che certamente non sono "gioia, pace, angelelogia", così come riconosco l'esistenza di un Islam moderato e pacifico, composto da persone perbene. Non sono una sognatrice, bensì persona che con realismo si batte per una soluzione apocatastica positiva del dialogo interreligioso e sociale. Continuare oggi ad incatenare un miliardo e mezzo di persone alla sola interpretazione guerrofondaia dell'Islam, non solo fomenta un perenne cortocircuito di sangue e odio, ma ci rende poco lucidi nella strategia contro i jihadisti. Strategia che ha invece bisogno di menti lucide e alleanze di ferro. Vogliamo davvero perdere questa partita? Io non credo, altrimenti ci rendiamo complici del loro disegno di morte. Sta a te scegliere da che parte stare.



Niram Ferretti
Maryan Ismail ti ringrazio per il tuo intervento. Tuttavia ribadisco che Al Shabbab, Al Qaida, Hamas, l'ISIS, Boko Haram, sono inequivocabilmente musulmani come lo sono tutti i musulmani, la maggioranza, che non praticano il jihad. Il jihad offensivo è stato per secoli uno dei capisaldi dell'Islam.
Tu citi la Sura 2 Al Baqara, e io ti cito la Sura 9, successiva, e che dunque abroga la Sura precedente. Secondo il Sahih di al Bukhari, hadith n. 4329, fu l'ultima a essere rivelata al Profeta. La sura, come tu non puoi non sapere inizia con l'abrogazione unilaterale di tutti gli accordi di pace stipulati precedentemente con i miscredenti.
A chi non era attivamente coinvolto nella lotta contro Maometto e i suoi seguaci viene concesso solo un breve periodo di grazia. Al termine dei mesi sacri, Maometto e i suoi avrebbero dovuto uccidere tutti gli infedeli. Maometto è per i fedeli musulmani l'esempio perfetto da seguire, e Maometto ha ucciso, decapitato, saccheggiato, incoraggiato e praticato la schiavitù sessuale. Parlare di "manipolazioni" da parte dell'Islam politico non ha alcun senso.
L'Islam nasce politico a Medina, non religioso alla Mecca. Nasce come assetto rigorosamente teopolitico quando Maometto inizia da acquisire il potere armato che gli consente di imporsi come capo popolo. Dunque sarebbe lui che avrebbe manipolato se stesso?
Se tu mi dici che questo non è vero, e che i gruppi jihadisti non interpretano il Corano sulla base di questa legittima interpretazione e non tengono la Sira come ulteriore fonte di ispirazione e anche gli hadit, affermi il falso.
L'onestà intellettuale dovrebbe basarsi sul riconoscimento che sì, purtroppo i jihadisti sono musulmani esattamente quanto lo sono coloro che non praticano il jihad, e lo sono sulla base del Corano e sulla base delle gesta emblematiche del Profeta.
Dire come fai tu che essi sarebbero "nazisti" non rende un buon servizio all'Islam perchè disconosce un aspetto altamente problematico di questa religione. Si può riformare solo se si sa cosa riformare, non si riforma dicendo che coloro che praticano la violenza in nome di Allah non sono musulmani, perchè se no cosa ci sarebbe mai da riformare?
Come mi disse anni fa Mordechai Kedar, "I musulmani sono teoricamente divisi in due categorie: coloro i quali credono nell’Islam e lo agiscono su se stessi e coloro i quali cercano di farlo agire sugli altri, imponendoglielo. I primi sono compatibili con le nostre società, i secondi non lo sono, ma entrambi, lo ripeto, fanno riferimento a un’unica tradizione testuale, a un unico testo".
Non sono io che devo stare da una parte, io sto infatti dalla parte di chi, come Magdi Allam, Raymond Ibrahim, Mordechai Kedar, Bat Ye'or, Robert Spencer, Ayan Hirsi Alì, Hamed Abdel Samed e altri, tutti considerati islamofobi, sa indicare esattamente cosa non funziona nell'Islam senza affermare che ciò che non funziona sarebbe frutto di manipolazione o di deviazione o di perversione, come era chiaro al Mohamed Taha, che addirittura arrivò a parlare di due messaggi dell'Islam, ritenendo che per una sua riforma fosse necessario tornare alle sure meccanesi perchè sapeva perfettamente che quelle successive, le sure medinesi erano e sono un enorme problema. Non gli andò molto bene, visto che venne giustiziato.




Gino Quarelo
Maryan Ismail, questa cosa della necessaria evoluzione e del necessario cambiamento è un problema di ardua soluzione di quella parte dei mussulmani che sentono di dover cambiare e che vogliono cambiare e al contempo continuare ad essere mussulmani, ma non si sa come.
Poi si deve fare chiarezza nel Mondo intero che l'Islam non è tanto e solo un culto religioso ma che è sopratutto una ideologia e una pratica politica razzista e criminale simile e peggiore del nazismo ariano hitleriano e che come tale va trattata e affrontata in sede civile, di ordine pubblico, giuridica, militare e politica.
Per quanto riguarda i non mussulmani diversamente religiosi, areligiosi, non religiosi, atei, agnostici e aidoli come me, il problema è innanzi tutto quello di difendersi dall'aggressione criminale islamica, e poi contrastare e combattere il male costituito dall'Islam (inteso come nazismo maomettano e non come altro e distinto da questo), prima denunciandolo pubblicamente in ogni sede come tale, criticandolo in tutti i suoi aspetti ideoteologici, religiosi e cultuali, giuridici e politici eppoi mettendo in atto ogni possibile politica culturale, di polizia e giudiziaria, militare e politica per prevenire, contenere e neutralizzare il suo portato maligno sopratutto in Italia, in Europa, nel Mondo occidentale e infine in tutto il Mondo.


Maryan Ismail
Gino Quarelo tutte le religioni nei secoli hanno subito importanti cambiamenti per adeguarsi ai mutamenti epocali.
Ciononostante non si è meno credenti.
Vale lo stesso x l'Islam (che deve cambiare la sua esegesi non più applicabile alla contemporaneità).
Altrimenti non avremmo avuto (e non avremmo) molteplici scissioni, più scuole giuridiche e infinite guerre e contrapposizioni in seno a questa religione.
Poi, è leggittimo pensarla come si vuole in materia.
L'importante è cambiare le cose in positivo.


Gino Quarelo
Le sure meccanesi nessuno le aveva prese sul serio, non vi è in esse alcun contenuto innovativo e migliorativo delle tradizioni ebraica, cristiana, zoroastriana, ecc. e tutti le trovano insensate e dannose quindi Maometto è stato allontanato come persona molesta e dannosa e questi ha dovuto inventarsi le sure medinesi e imporle usando la violenza nazi maomettana.
Non ha alcun senso tornare alle sure meccanesi abolendo quelle medinesi. La sola senzatezza possibile è la fine dell'Islam.

Gino Quarelo
Certo che in origine alla Mecca non aveva il potere e siccome era molesto con la sua presunzione religiosa e voleva averlo a tutti i costi ma non riusciva a convincere che pochi allora i meccani l'hanno costretto all'esilio a Medina dove poi sfortunatamente per noi si è fatto forte.
Il potere politico lui lo voleva già alla Mecca prima di doversene andare a Medina ma non è riuscito ad averlo con le sole parole così poi è tornato con le armi da Medina dove invece era riuscito a convincere e conquistarsi una schiera di seguaci ed era diventato religiosamente, politicamente e militarmente potente.




CONFRONTO
Niram Ferretti
15 maggio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Ringrazio Maryan Ismail per essere intervenuta nel dibattito suscitato dal mio post, in cui, riferendomi alla lettera da lei scritta a Silvia Romano, indicavo come, in quella lettera, ci fosse un aspetto da contestare. Ed è là dove Maryan Ismail sottolinea che il gruppo rigorista salafita somalo Al Shaabab a causa delle sue azioni jihadiste non sarebbe compatibile con l'Islam. Io affermo esattamente il contrario, ribadendo che tutti i gruppi jihadisti sono compatibili con l'Islam, così come sono compatibili con l'Islam tutti i musulmani, la vasta maggioranza, che non pratica il jihad.

Pubblico qui l'intervento di Maryan Ismail e la mia risposta al suo intervento e invito tutti i commentatori di questa bacheca, se vorrano, a commentare ma facendolo sempre con il rispetto che si deve garantire a chi abbia una posizione diversa dalla nostra quando è espressa in modo civile.

Maryan Ismail: Niram Ferretti è corretto, come ho scritto nella lettera a Silvia Romano, affermare che Al Shabab (e tutte le sigle da te citate) NON sono assolutamente e inequivocabilmente parte dell'Islam e chi professa la loro ideologia violenta NON è mussulmano. Il Corano cita espressamente nella sura 2 Al Baqara , versetto 190: -" in verità Dio non ama coloro che eccedeno".
Prendendo spunto da questo passaggio, chiunque affermi il contrario è da considerarsi al di fuori della religione islamica. Quindi ben consapevole della mia onestà intellettuale e della mia preparazione in merito , posso affermare che altro è il jihad, (che significa sforzo, mentre harb e qitaal indicano il vero significato della battaglia religiosa o non ) da attuare per difendersi se si è attaccati. E' considerato come "piccolo jihad" (jihad al Saghiir). Molta più importanza hail "grande jihad" (jhad al Kabiir) quale sforzo interiore da attuare per risultare migliori come persone di fede. Con altrettanta onestà intellettuale riconosco tutte le colpe e le manipolazioni dell'Islam politico fin dall'Egira e dalla morte del Profeta che certamente non sono "gioia, pace, angelelogia", così come riconosco l'esistenza di un Islam moderato e pacifico, composto da persone perbene.

Non sono una sognatrice, bensì persona che con realismo si batte per una soluzione apocatastica positiva del dialogo interreligioso e sociale. Continuare oggi ad incatenare un miliardo e mezzo di persone alla sola interpretazione guerrofondaia dell'Islam, non solo fomenta un perenne cortocircuito di sangue e odio, ma ci rende poco lucidi nella strategia contro i jihadisti. Strategia che ha invece bisogno di menti lucide e alleanze di ferro. Vogliamo davvero perdere questa partita? Io non credo, altrimenti ci rendiamo complici del loro disegno di morte. Sta a te scegliere da che parte stare.

Niram Ferretti: Maryan Ismail ti ringrazio per il tuo intervento. Tuttavia ribadisco con fermezza che Al Shaabab, Al Qaida, Hamas, l'ISIS, Boko Haram, sono inequivocabilmente musulmani come lo sono tutti i musulmani, la maggioranza, che non praticano il jihad. Il jihad offensivo è stato per secoli uno dei capisaldi dell'Islam. Tu citi la Sura 2 Al Baqara, e io ti cito la Sura 9, successiva, e che dunque abroga la Sura precedente. Secondo il Sahih di al Bukhari, hadith n. 4329, fu l'ultima a essere rivelata al Profeta.

La sura, come tu non puoi non sapere, inizia con l'abrogazione unilaterale di tutti gli accordi di pace stipulati precedentemente con i miscredenti. A chi non era attivamente coinvolto nella lotta contro Maometto e i suoi seguaci viene concesso solo un breve periodo di grazia. Al termine dei mesi sacri, Maometto e i suoi avrebbero dovuto uccidere tutti gli infedeli. Maometto è per i fedeli musulmani l'esempio perfetto da seguire, e Maometto ha ucciso, decapitato, saccheggiato, incoraggiato e praticato la schiavitù sessuale. Parlare di "manipolazioni" da parte dell'Islam politico non ha alcun senso.

L'Islam nasce politico a Medina, non religioso alla Mecca. Nasce come assetto rigorosamente teopolitico quando Maometto inizia da acquisire il potere armato che gli consente di imporsi come capo popolo. Dunque sarebbe lui che avrebbe manipolato se stesso? Se tu mi dici che questo non è vero, e che i gruppi jihadisti non interpretano il Corano sulla base di questa legittima interpretazione e non tengono la Sira come ulteriore fonte di ispirazione e anche gli hadit, affermi il falso. L'onestà intellettuale dovrebbe basarsi sul riconoscimento che sì, purtroppo, i jihadisti sono musulmani esattamente quanto lo sono coloro che non praticano il jihad, e lo sono sulla base del Corano e sulla base delle gesta emblematiche del Profeta. Dire, come fai tu, che essi sarebbero "nazisti" non rende un buon servizio all'Islam perchè disconosce un aspetto altamente problematico di questa religione. Si può riformare solo se si sa cosa riformare, non si riforma dicendo che coloro che praticano la violenza in nome di Allah non sono musulmani, perchè se no cosa ci sarebbe mai da riformare?

Come mi disse anni fa Mordechai Kedar, "I musulmani sono teoricamente divisi in due categorie: coloro i quali credono nell’Islam e lo agiscono su se stessi e coloro i quali cercano di farlo agire sugli altri, imponendoglielo. I primi sono compatibili con le nostre società, i secondi non lo sono, ma entrambi, lo ripeto, fanno riferimento a un’unica tradizione testuale, a un unico testo". Non sono io che devo stare da una parte, io sto infatti dalla parte di chi, come Magdi Allam, Raymond Ibrahim, Mordechai Kedar, Bat Ye'or, Robert Spencer, Ayan Hirsi Alì, Hamed Abdel Samed e altri, tutti considerati islamofobi, sa indicare esattamente cosa non funziona nell'Islam senza affermare che ciò che non funziona sarebbe frutto di manipolazione o di deviazione o di perversione, come era chiaro al Mohamed Taha, che addirittura arrivò a parlare di due messaggi dell'Islam, ritenendo che per una sua riforma fosse necessario tornare alle sure meccanesi perchè sapeva perfettamente che quelle successive, le sure medinesi erano e sono un enorme problema. Non gli andò molto bene, visto che venne giustiziato.


Fabio Giuseppe Corinto
Ottimo, davvero ottimo, caro Niram. Soprattutto, a mio parere sono stati dirimenti questi due punti: il primo dal punto di vista storico-giustifico (visto che l'islam è intrinsecamente politico) e il secondo dal punto di vista logico-filosofico, evidenziando la contraddizione di quanto affermato da Maryam (secondo me in buona fede, ma con un tot di illusione).
"Tu citi la Sura 2 Al Baqara, e io ti cito la Sura 9, successiva, e che dunque abroga la Sura precedente. Secondo il Sahih di al Bukhari, hadith n. 4329, fu l'ultima a essere rivelata al Profeta."

"Dire, come fai tu, che essi sarebbero "nazisti" non rende un buon servizio all'Islam perchè disconosce un aspetto altamente problematico di questa religione. Si può riformare solo se si sa cosa riformare, non si riforma dicendo che coloro che praticano la violenza in nome di Allah non sono musulmani, perchè se no cosa ci sarebbe mai da riformare?"

Sublime, poi, la domanda retorica su Maometto che dunque avrebbe manipolato se stesso
Che dire, dunque?


Gino Quarelo
Credo che a casa nostra e nei nostri paesi, siamo noi con i nostri criteri tradizionali, culturali, laici e civili a stabilire cos'è il bene e cos'è il male, cosa sia lecito fare e non fare.

Certamente non lo possono decidere i mussulmani ospiti o cittadini italiani sulla base della loro lettura e interpretazione del Corano e di altri testi della loro fede politico religiosa, ci mancherebbe altro.

Nel Corano può essere scritto qualsiasi cosa ma a noi non deve assolutamente interessare e riguardare, perché per noi il Corano e gli altri testi islamici, non hanno alcun valore tradizionale, culturale, giuridico, politico, religioso e a ben leggerli nemmeno alcuna rilevanza positiva, considerando i valori umani naturali, universali e civili in esso contenuti.

Mettersi a discutere sulla corretta lettura e interpretazione del Corano mi sembra un non senso e una debolezza morale e politica, poiché si dà l'impressione che anche per noi il Corano abbia una importanza da considerare nelle nostre scelte su ciò che è bene e su ciò che è male.
A casa nostra decidiamo noi e non gli islamici, Maometto e il suo Corano che per noi sono solo fonte di errore, terrore, orrore, inciviltà, disumanità, conflitti e morte.


Ecco, anche la Treccani santifica Maometto e il naziamo maomettano e implicitamente demonizza gli ebrei, i cristiani e tutti gli altri diversamente religiosi e pensanti,
Secondo la Treccani Maometto era un uomo meraviglioso che voleva la fraternità e l'uguaglianza degli uomini e che ha dovuto scontrarsi con la malvagità egoista degli uomini economicamente potenti dell'Arabia di allora che erano prevalentemente cristiani ed ebrei i quali per miserabili interessi economici egoisti si rifiutavano di accettare la nuova parola di Dio con la sua innovazione religiosa e la sua fraternità sociale.

Maométto nell'Enciclopedia Treccani

http://www.treccani.it/enciclopedia/maometto/

Maométto (arabo Muḥammad "il Lodato"). - Fondatore della religione islamica (La Mecca 570 circa - Medina 632). È considerato dai musulmani il sigillo dei profeti, cioè colui che ha concluso il ciclo della rivelazione iniziata da Adamo. M., figura chiave dell'Islam, è il messaggero di Dio (rasūl Allāh), ma nonostante l'importanza fondamentale che riveste la sua figura, essendo colui che ha rivelato il Corano, l'ortodossia islamica insiste sul carattere esclusivamente umano della sua persona. Fonti principali della vita di M. sono innanzitutto il Corano, la biografia canonica (sīra) e le raccolte di Ibn Isḥāq e Ibn Hishām: secondo queste, rimasto orfano in tenera età, M. crebbe in condizioni disagiate fino al matrimonio con la ricca vedova Khadīgia. Dal politeismo patrio, attraverso una profonda crisi spirituale, passò a una ferma fede monoteistica, che cominciò a predicare intorno all'età di 40 anni (610 circa) tra i suoi concittadini: questi mostrarono dapprima indifferenza, poi ostilità, vedendo nella nuova dottrina, basata sull'uguaglianza, un pericolo per i proprî interessi economici. Capisaldi di tale religione erano: fede in un Dio unico creatore onnipotente, cui gli uomini debbono totale sottomissione (islām) attraverso la conduzione di una vita casta e l'osservanza dei precetti islamici (preghiera, digiuno, ecc.); aiuto verso il prossimo, soprattutto se indigente; prossima fine del mondo, giudizio universale e retribuzione in bene e in male delle azioni umane, con paradiso, inferno, resurrezione dei corpi, ecc. Nelle teorie religiose di M. convergevano molti elementi già presenti nella religione ebraica e cristiana, primo fra tutti quello del monoteismo, ma anche credenze pagane, come, per es., quella riconducibile al pellegrinaggio alla Ka῾ba (v.). La predicazione di M. riuscì a formare alla Mecca una piccola comunità comprendente suoi familiari e membri della borghesia, e soprattutto umili e schiavi; ma l'ostilità delle classi dirigenti, come già detto dovuta per lo più a motivi sociali ed economici, rese la vita difficile al profeta e ai suoi seguaci, tanto da indurlo a cercare un appoggio e un campo d'azione fuori della città natale. Dopo un tentativo fallito a Ṭā'if, un accordo fu da lui stretto con elementi di Medina, e in questa città M. si recò nell'autunno del 622, con quella egira, o migrazione, che segnò poi l'inizio dell'era musulmana. Pochi anni dopo l'egira morì Khadīgia, che aveva dato quattro figlie a M.; in seguito questi ebbe altre mogli, tra cui la sua preferita ῾Ā'isha (v.). Era questo un modo per ottenere con diplomazia l'appoggio di varî clan tribali o di rinforzarne i legami. A Medina M. divenne non solo capo religioso ma anche politico, e seppe abilmente estendere il suo potere passando da ospite alleato e paciere di quella divisa comunità pagana, a vero arbitro e guida. Circondato dai fidi Compagni (Ṣaḥāba), tra i meccani con lui migrati (Muhāgirūn) e i nuovi ausiliarî (Anṣār) medinesi, egli organizzò rapidamente la comunità musulmana (umma/">umma), opponendosi agli elementi ostili di Medina, ebrei e cristiani, dapprima consenzienti al monoteismo islamico. È in questi anni (624) che M. sostituì la direzione della preghiera (qibla) dall'originaria Gerusalemme alla Ka῾ba. Le tappe della vittoriosa affermazione di M. a Medina furono la vittoria di Badr (624) sui meccani, non invalidata dal susseguente passeggero scacco di Uḥud; la resistenza all'assedio di Medina invano tentato (627) dai meccani; la tregua decennale con La Mecca, stretta (628) col patto di Ḥudaibiya, denunciato poco più di un anno dopo; la marcia sulla Mecca e la sua occupazione quasi senza colpo ferire (630). Ma residenza del profeta restò sempre Medina, donde egli aveva via via eliminato, con esilî e aspre battaglie, le dissidenti tribù ebraiche, e che quindi restava cittadella della nuova fede e capitale del nuovo stato teocratico, che abbracciava ormai, attraverso la sottomissione delle tribù beduine, buona parte d'Arabia. Dopo un solenne pellegrinaggio d'addio alla città natale, il cui culto della Ka῾ba era stato da M. inserito e armonizzato nell'Islam, il profeta morì a Medina in seguito a breve malattia, lasciando la sua comunità senza capo designato, ma con una cerchia di uomini d'alto valore religioso e civile (Abū Bakr, ῾Omar, ecc.), che continuarono in parte, come califfi, l'opera del fondatore. Il giudizio storico sulla figura di M., a lungo offuscato da parzialità e ostilità confessionali, riconosce in lui una personalità eccezionale, di indubbia sincerità nella sua fede e nella sua missione, un abile politico, fondatore di una religione e di uno stato, un uomo votato con ogni energia a un'opera che egli sentì trascendere la sua persona, e destinata a segnare una traccia indelebile nella storia. Alla figura di M. sono ispirate alcune opere letterarie, tra le quali Le fanatisme ou Mahomet le prophète di Voltaire (1741) e il frammento drammatico Mahomet di W. Goethe (1772 circa).




Dopo Robert Spencer e Raymond Ibrahim è ora il turno di Mordechai Kedar che intervistai nel luglio del 2017
a Herzliya.
Intervista a Mordechai Kedar: Strappare le maschere ai fatti, L'Informale, 2017
Niram Ferretti
14 maggio 2020
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

"L’Islam senza il jihad è come un gatto senza baffi.
Ovviamente ci sono anche altri comandi prescrittivi ma il jihad è il modo in cui si mettono gli altri nelle condizioni di accettare l’Islam. Il jihad può essere pacifico, la parola significa infatti sforzo e lo sforzo può essere di natura pacifica. Si può essere benevoli nei confronti degli altri convincendoli, come nel caso del jihad attraverso la dawa, in altre parole del jihad che chiama i non musulmani all’Islam, attraverso la persuasione, l’indottrinamento, la benevolenza.
Quindi si tratta di una pratica intesa a promuovere l’Islam, tuttavia, se si rifiuta o si agisce contro l’Islam allora il jihad può trasformarsi nel “jihad el kitai”, il jihad della guerra, e qui tutto è permesso. Per esempio, le terre degli infedeli possono essere loro sottratte insieme alle loro mogli e così via. Una volta che l’Islam ha messo in atto questo mezzo attraverso cui diffondersi, il jihad è diventato di fatto la modalità con cui l’Islam opera quando si tratta degli altri.
Internamente ci sono mezzi diversi al suo operare, come i califfi, i capi, ma quando si tratta degli infedeli, gli ebrei, i cristiani, i buddisti, ecc. allora c’è il jihad.
Il Jihad è l’anima dell’Islam fin dalla sua origine, dai tempi di Maometto".



Gino Quarelo
L'Islam politico molesto nasce con Maometto già alla Mecca e si fa violento dopo a Medina sempre con Maometto che prima di morire fa in tempo a compiere un lungo elenco di crimini contro l'umanità.

Niram Ferretti
Gino Quarelo ti devo correggere. L'Islam nasce a Medina. Politico, anzi, teopolitico. Nei dodici anni di predicazione alla Mecca, Maometto non aveva alcun autorità e potere politico.

Gino Quarelo
Certo che in origine alla Mecca non aveva il potere e siccome era molesto con la sua presunzione religiosa e voleva averlo a tutti i costi ma non riusciva a convincere che pochi allora i meccani l'hanno costretto all'esilio a Medina dove poi sfortunatamente per noi si è fatto forte.
Il potere politico lui lo voleva già alla Mecca prima di doversene andare a Medina ma non è riuscito ad averlo con le sole parole così poi è tornato con le armi da Medina dove invece era riuscito a convincere e conquistarsi una schiera di seguaci ed era diventato religiosamente, politicamente e militarmente potente.

O la borsa o la vita!
Alla Mecca per i primi 12 anni Maometto ha praticato il jihad pacifico o dawa, attraverso la persuasione, l’indottrinamento, la benevolenza ma non avendo ottenuto alcun risultato se non quello di rendersi molesto e antipatico al punto da doversene andare a Medina è passato allo jihad el kitai, quello violento e della guerra, o con le buone o con le cattive che è la pratica islamica o nazi maomettana da sempre.

Intervista a Mordechai Kedar: Strappare le maschere ai fatti, L'Informale, 2017
Niram Ferretti
14 maggio 2020
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

"L’Islam senza il jihad è come un gatto senza baffi.
Ovviamente ci sono anche altri comandi prescrittivi ma il jihad è il modo in cui si mettono gli altri nelle condizioni di accettare l’Islam. Il jihad può essere pacifico, la parola significa infatti sforzo e lo sforzo può essere di natura pacifica. Si può essere benevoli nei confronti degli altri convincendoli, come nel caso del jihad attraverso la dawa, in altre parole del jihad che chiama i non musulmani all’Islam, attraverso la persuasione, l’indottrinamento, la benevolenza.
Quindi si tratta di una pratica intesa a promuovere l’Islam, tuttavia, se si rifiuta o si agisce contro l’Islam allora il jihad può trasformarsi nel “jihad el kitai”, il jihad della guerra, e qui tutto è permesso. Per esempio, le terre degli infedeli possono essere loro sottratte insieme alle loro mogli e così via. Una volta che l’Islam ha messo in atto questo mezzo attraverso cui diffondersi, il jihad è diventato di fatto la modalità con cui l’Islam opera quando si tratta degli altri.
Internamente ci sono mezzi diversi al suo operare, come i califfi, i capi, ma quando si tratta degli infedeli, gli ebrei, i cristiani, i buddisti, ecc. allora c’è il jihad.
Il Jihad è l’anima dell’Islam fin dalla sua origine, dai tempi di Maometto".


Ariel Akiva
Gino Quarelo quindi l'islam è politico e molesto in sintesi!

Gino Quarelo
Se tu togli la violenza, il terrore, l'orrore, il ricatto, la minaccia, l'intimidazione, ... l'Islam crolla come un castello di carte quando togli la prima carta.

A Cristo, stando ai vangeli, sono bastati 3 anni di predicazione perché poi il cristianismo nei primi secoli si espandesse in tutto l'Impero romano e anche oltre sia in Asia che in Africa, solo con la parola, con la persuasione, con l'esempio, con la fraternità e l'amore cristiano, con la favola della salvezza cristiana;

a Maometto non sono bastati i primi 12 anni di predicazione alla Mecca per risuscire a convincere e a persuadere con la parola che poche persone. È stato solo poi, a partire da Medina, dove gli era riuscito di radunare e mettere in piedi una banda consistente di seguaci, però usando la pratica mafiosa della violenza, e della razzia, e da Medina ha successivamente espanso il suo potere politico-religioso anche alla Mecca e altrove ma sempre usando l'intimidazione, la minaccia, la predazione, il ricatto, l'estorsione, il tradimento, la violenza, la guerra, l'omicidio e lo sterminio; e così poi hanno sempre fatto i suoi seguaci.

Alla Mecca Maometto ha predicato 12 anni senza combinare nulla poi ha combinato solo con la violenza e la costrizione. Questa logica la si può vedere ovunque sia nella vita di Maometto, sia lungo i 1400 anni di storia maomettana, sia oggi nei paesi mussulmani che ovunque l'Islam sia presente come minoranza consistente.



Gino Quarelo
Raccontare che esistono due Islam, uno buono e pacifico e uno cattivo e violento è raccontare il falso e ingannare il prossimo e l'umanità intera, poiché esiste solo un Islam quello rappresentato da Maometto, dalle sue parole e dalle sue azioni e prescritto nel Corano, non ve ne sono altri.
Maometto è stato un uomo irrispettoso delle diversità religiose, discriminatore, razzista, cattivo, violento, predatore, schiavizzatore, omicida e sterminatore proprio come gli islamisti.
Maometto era il contrario di Gesù Cristo ed era un islamico islamista a tutto tondo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esistono

Messaggioda Berto » lun ott 19, 2020 8:48 pm

LORO E NOI
Niram Ferretti
19 maggio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Loro hanno il Corano, noi abbiamo il Grande Fratello, loro hanno i jihadisti dell'ISIS, di Al Shaabab, di Boko Haram, di Hamas, ecc, noi abbiamo Conchita Wurst, loro hanno una missione sacra, noi abbiamo i digital sex parties e le anguille ipereccitate del Tamigi a causa dell'alta percentuale di cocaina nell'acqua, loro hanno le gesta risolute del Profeta, noi abbiamo il vibrante consumismo dei metrosexual, loro hanno le moschee piene noi abbiamo le chiese semivuote. Loro hanno una identità ben definita, noi siamo post-identitari, loro fanno figli, noi non ne facciamo quasi più, loro hanno le famiglie composte da padri e madri, noi abbiamo i genitori uno e i genitori due.
Loro hanno una lunga storia, 1400 anni, che, pur nella diversità che la compone, è rimasta fedele a dei capisaldi inattaccabili, noi abbiamo una storia molto più antica che abbiamo provveduto progressivamente a picconare.
Loro, della loro storia sono orgogliosi, noi, appena se ne presenta l'occasione, non facciamo che scusarcene.
Le scommesse sul futuro sono aperte.


Alberto Pento

Niram ha scritto:
Loro hanno il Corano, noi abbiamo il Grande Fratello, loro hanno i jihadisti dell'ISIS, di Al Shaabab, di Boko Haram, di Hamas, ecc, noi abbiamo Conchita Wurst, loro hanno una missione sacra, noi abbiamo i digital sex parties e le anguille ipereccitate del Tamigi a causa dell'alta percentuale di cocaina nell'acqua, loro hanno le gesta risolute del Profeta, noi abbiamo il vibrante consumismo dei metrosexual, loro hanno le moschee piene noi abbiamo le chiese semivuote.

Alberto Pento scrive:
Non condivido affatto i termini del confronto, proposti da Niram.
Noi, l'Europa, l'Occidente, l'Italia, il mio Veneto non siamo tutti così come ci hai dipinto, e nemmeno le grandi masse sono così. Una parte solo è così.
A Londra la cocaina la usano anche i nazi maomettani.



Alfredo Morosetti
Il punto essenziale è che nel secolo XVIII si era certi di possedere una nuova religione - quella della Dea ragione - che avrebbe soppiantato le vecchie superstizioni. Cosa è successo? Che la religione della Ragione si è rivelata una patacca, ma è rimasto l'istinto primario di ogni religione quando cerca di soppiantare quella precedente, ovvero rovesciare su di essa ogni sorta di nequizia e nefandezza. Ma chi lo spiega oggi alle masse che si è sbagliato tutto, che la religione della Ragione non può funzionare e che i passato è invece da salvare e non da dannare?

Alfredo Morosetti
Per essere terra terra. Perché la religione della Ragione non può funzionare? Perché è immanentista, ovvero cerca di trovare un significato nelle cose interno alle cose stesse. Ma questo diventa un circolo vizioso dal quale non siesce, mentre ogni religione solida cerca il significato delle cose in ciò che non è una cosa.

Niram Ferretti
Alfredo Morosetti non sei affatto terra a terra. Tocchi punti essenziali.


Francesco Birardi
Esattamente quello che penso anch'io. Il che non vuol dire che non faremo ciò che possiamo per impedire questa rovina.


Niram Ferretti
Francesco Birardi mi sembra che si stia facendo poco o pochissimo. I principali responsabili non sono certo i musulmani, siamo noi occidentali, e nella fattispecie, noi europei. L'Europa dell'Est è un altro paio di maniche.

Francesco Birardi
Niram Ferretti Proprio così. Ed è proprio per questo che siamo - forse - condannati. L'Europa dell'Est è ancora immune dalla decadenza dell'Occidente, conserva in se molto (non tutto) dell'Occidente, non si odia, ed ha un forte sentimento identitario. Quando dico che "noi faremo comunque ciò che possiamo" mi riferisco a noi "vecchietti"...


Niram Ferretti
Quando era ancora sicura di sè, non vergognosa, non arretrante, non mistificante. Se si legge ciò che diceva Giovanni Paolo II sull'Islam, non si possono avere dubbi. Benedetto XVI, lo ribadi a Ratisbona e venne linciato mediaticamente. Oggi abbiamo un papa che afferma che la violenza dei jihadisti non si discosta molto da quella di alcuni cristiani che si macchiano di femminicidio.


Dragor Alphan
E' da poco tempo che sono diventati dominanti e noi recessivi. Prima ci divertivamo a disprezzarli, dei selvaggi con la mania della conquista. Li ammiravano soltanto i nazisti.


Renato Della Mea
Sappiate che esistono oggi paesi con forte indentita' popolare, una politica a favore delle famiglie, indifferenza per le teorie gender, islam not friendly, euroscettiche e anti open society.
Sono quei paesi che hanno vissuto il comunismo sulla loro pelle, non hanno potuto felicitarsi dell' edonismo occidentale e adesso sanno riconoscere e sanno difendersi meglio dalle fregature.
Allora non c'è che sperare in 5 anni di governo Conte e forse anche in Italia le persone cominceranno a mettere meglio a fuoco il senso della vita......


Pasquale Mammoliti
Il fratello Niram Ferretti sa fin troppo bene che e' assai piu' complessa di cosi....l'Islam e' ben lungi dall'essere quel blocco compatto che marcia sul mondo....inoltre, questo discorso puo' valere in parte per l'Europa occidentale perche' per quella orientale la musica e' ben diversa....idem per gli USA, la Cina, il Giappone, l'Australia, l'India, la Russia......i muzz stanno messi molto peggio di quanto sembri....preghiamo

Niram Ferretti
Pasquale Mammoliti, il riferimento è, ovviamente, all'Europa occidentale. L'Europa dell'Est è un altro paio di maniche. Non stiamo messi bene affatto, e lo vediamo ogni giorno. L'Islam è forte di una tradizione che non lo ha trasformato in una ONLUS. Purtroppo per noi è rimsto fondamentalmente fedele a se stesso mentre noi no e ce ne facciamo un vanto.


Marina Herman Moritz Petrozzi
Loro hanno una storia di 1400 anni con capisaldi inattaccabili. Vero. Ma anche noi abbiamo avuto una storia, e ben più lunga, con capisaldi fermi. Però dalla rivoluzione francese e poi da quella industriale sono sorte nella nostra società idee che mettevano in dubbio le idee su cui ci si era attenuti per secoli. Abbiamo generato idee "rivoluzionarie" abbiamo inventato il cambiamento, il progresso ( nel bene e nel male) abbiamo sperimentato idee anche folli, ma vitali. Loro no. Sempre uguali a loro stessi. Inamovibili nelle proprie credenze sostenute da una religione mai criticata o peggio messa in dubbio. Una società statica, dove si ripetevano sempre le stesse cose. I figli calpestavano le orme dei loro genitori. Forse la loro forza sta in questa staticità mentale. E la nostra debolezza è nel percorrere tante strade e quindi perderci più facilmente. Sì, siamo una società decadente, godereccia, ingiusta, colpevole e profondamente ignorante, ma partoriamo anche geniacci che scoprono nuove medicine, fanno scoperte, vanno sulla luna, produciamo tanti beni di consumo (che i cinesi ci copiano e ci rivendono a prezzi stracciati, tanto per dire che poi non siamo così furbi). Stampiamo libri che qualcuno legge, film che qualcuno guarda, opere di arte che qualcuno apprezza, anche cultura spicciola se si sa cercare in internet, gli costruiamo grattacieli e ponti e opere pubbliche nelle loro terre abitate ancora da sultani e cammellieri nomadi perché loro non ne sono capaci insomma non siamo solo fango. Però è indubbio come dici tu che la loro forza sta nella nostra debolezza. La mia domanda è: è meglio una società tradizionale, senza dubbi, senza critica e di conseguenza con bicipiti da forzuto, ma priva di quella scintilla di follia per cambiare qualcosa o è meglio una società che cambia sempre, non crede in niente, dove l ateo convive con l ortodosso senza eccessivi attriti, ma permette il rovescio della medaglia diventando cedevole, accondiscendente verso le idee altrui, anche se sono idee che potrebbero distruggerla? Mumble mumble...


Niram Ferretti
Marina in quello che hai scritto c'è una frase che è la chiave del discorso "La loro forza sta nella nostra debolezza". E' evidente che per me la civiltà occidentale è infinitamente superiore a quella islamica, ma siamo in una fase terminale, siamo stanchi, infrolliti, totalmente instupiditi dalla pubblicità, dalla convinzione che il progresso sia unicamente declinabile in senso consumistico, tecnico, scientifico. Andiamo avanti per forza di inerzia dopo avere fatto strame di tutti i capisaldi tradizionali della società, famigilia, religione, educazione. Le nostre nuove religioni sono solo laiche, hanno il respiro breve dell'immanenza, ci soddisfano solo nell'hic et nunc, ci promettono che invecchieremo meglio e moriremo nel migliore dei casi sembrando più giovani di quanto siamo. La vita l'abbiamo allungata tanto ma non sappiamo più per che cosa valga veramente la pena viverla.


Sandra Perugia
Purtroppo il tuo pessimismo è molto realistico e il triste quadro sul futuro della nostra civiltà realistico. Non ci rimane che Il miracolo!


Ester Cohen
Non è affatto questione di religiosità, se si ragiona in questo modo si e come loro, io sono atea, ma so bene cos'è giusto o sbagliato, quello che è da fare o non fare, bisogna solo essere logici... e non vorrei mai e poi mai essere come loro e sopratutto una donna di loro... e proprio la religione l'origine del conflitto !!!
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Messaggioda Berto » lun ott 19, 2020 8:49 pm

Le menzogne dei nazi maomettani


Ancora troppa confusione tra Islam e terrorismo - Daily Muslim
Sacro Corano, Sura 61 versetto 6:
“E quando Gesù figlio di Maria disse: O Figli di Israele, io sono veramente un Messaggero di Allah a voi [inviato], per confermare la Torâh che mi ha preceduto, e per annunciarvi un Messaggero che verrà dopo di me, il cui nome sarà Ahmad”.
di Nicola Isa Comparato

https://www.dailymuslim.it/ancora-tropp ... errorismo/

La rete se utilizzata nel modo giusto può essere un mezzo di comunicazione molto utile. Non solo per apprendere cose nuove, ma anche per stringere rapporti con altre persone e riuscire a raggiungere distanze altrimenti impossibili fisicamente e cronologicamente per qualunque essere umano. Molte volte però il paradiso informatico può trasformarsi in un vero e proprio inferno. Ad esempio, il terrorismo in qualche modo è sempre esistito in tutto il mondo, (in Italia abbiamo avuto le Brigate Rosse) ma negli ultimi anni a causa dell’utilizzo sbagliato della rete a pagarne le spese sono stati i fedeli musulmani. Il gruppo terroristico denominato Isis, presente per molto tempo in Siria e Iraq, ha fatto di internet un ottimo strumento di propaganda per promuovere una politica del terrore che forse ha spaventato gli occidentali più degli attentati stessi. Questo non solo ha terrorizzato le persone, ma ha fatto credere a tutti che essere musulmani equivale ad essere terroristi, senza sapere che le prime vittime dei terroristi sono proprio i veri fedeli dell’Islam che si sono schierati contro la violenza degli estremisti. Molti occidentali non sanno che Gesù è presente anche nel Corano. La cattiva informazione, unita ad una certa propaganda politica, ci ha abituati a credere che l’Islam vuole togliere il crocifisso dai luoghi pubblici perché lo odia, quando in realtà si tratta solo di una questione di laicità dello stato che non interessa poi a tutti. I musulmani amano e rispettano Gesù, così come sua madre Maria e tutti gli altri Profeti. Un vero musulmano non uccide in nome di Dio, non commette stragi, non vuole la guerra. I musulmani condannano le azioni terroristiche. Ogni religione ci insegna che Dio è amore. I musulmani predicano la pace esattamente come i cristiani. Il concetto che voglio esprimere è il seguente: Ogni essere umano è responsabile delle proprie azioni e l’ignoranza di un singolo individuo o di un gruppo di individui, non deve essere la condanna di un intero popolo. Forse ho dilagato troppo, ma ci tengo a dire un’ultima cosa… Informatevi correttamente, utilizzate la rete nel modo giusto, magari fate una visita alla moschea più vicina alla vostra città. Scoprirete un mondo fatto di devozione, pace e amore. Non è un invito a diventare musulmani, ma solo un piccolo passo da compiere. Tanti piccoli passi tutti insieme possono lasciare indietro il terrorismo e la paura che lo alimenta.


Gino Quarelo
La menzogna di Maometto e dei suoi seguaci maomettani è la prima caratteristica che viene all'occhio di ogni persona sensata che affronta il nazismo maomettano o Islam.
Gesù nato vissuto 6 secoli prima di Maometto e che Maometto non ha mai conosciuto, il bugiardo Maometto si è inventato questa menzogna di un futuro profeta dopo di lui che non esiste nei Vangeli cristiani e che sarebbe la negazione stessa del cristianismo, per accreditarsi nella tradizione giudiaico cristiana manipolandola a suo beneficio ingannando la povera gente credula che gli riusciva ad abbindolare.
Maometto oltre ad essere stato un grande bugiardo e fanfarone, è stato anche il primo terrorista islamico o mussulmano o nazi maomettano; gli altri imitano tutti Maometto e seguono alla lettera quanto prescritto dal demenziale Corano.
Paragonare le Brigate Rosse che nulla c'entrano con i cristiani, al terrorismo politico religioso nazi maomettano che è iniziato con Maometto e che è pèrescritto nel Corano, è un'altra demenziale menzogna, peraltro suggerita da Bergoglio quando ha negato, mentendo spudoratamente, che l'Islam è una religione di pace e che è sbagliato associarla al terrorismo.



Vincenzo Del Grechio
Maria, la confusione tra islam e terrorismo c'è, ma da parte di chi negava che l'islam è terrorismo.
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I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esistono

Messaggioda Berto » lun ott 19, 2020 8:50 pm

I sedicenti “moderati-riformisti” e la confusione che generano nel pubblico IMPREPARATO che li ascolta.
Ne ha parlato di recente la ExMuslim iraniana Aynaz Anni Cyrus in una diretta Facebook.
https://www.facebook.com/Islamicamentan ... 858862648/
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I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esistono

Messaggioda Berto » dom mar 21, 2021 8:33 pm

Le falsità e la taqiyya del prof. Wael Farouq
https://it.wikipedia.org/wiki/Taqiyya

Wael Farouq: “I musulmani europei sono la chiave per battere gli islamisti”
di PIerluigi Mele
05 novembre 2020

https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... 5b45d.html

Professor Wael Farouq, nel giro di pochissimi giorni, con gli attentati di Nizza e Vienna, l'occidente è tornato ad essere un bersaglio dei terroristi jihadisti. Sappiamo che il terrorista di Vienna era un "soldato" dell'Isis (cittadino austriaco dalla doppia cittadinanza austriaca e macedone). Lei pensa che ci troviamo ad una "nuova ondata" di attacchi terroristici da parte del sedicente" stato islamico"? Pensa che la jihad stia approfittando della pandemia per destabilizzare ancora di più l'occidente?

Non si tratta di una cosa nuova né di una sorpresa, ma di un fenomeno atteso da quando l’ISIS è stata sconfitta in Siria e Iraq. Delle migliaia di jihadisti che erano concentrati in questi due paesi si sono perse le tracce, non si sa dove sono e come sono spariti. Da anni, inoltre, il terrorismo ha adottato la strategia dei lupi solitari. Un terzo fattore, poi, sono paesi come la Turchia che si oppongono alle politiche europee con una propaganda di natura religiosa. Certo, Erdogan non invita nessuno al jihad, ma affermare che la violenza jihadista sia la naturale conseguenza di queste politiche può avere lo stesso effetto di questo invito.

Sappiamo che la propaganda jihadista, ma è anche quella di Erdogan, che si alimenta nel disagio economico e sociale in cui vivono alcune comunità musulmane in Europa. Le chiedo qual è la situazione delle comunità musulmane in Europa? La comunità musulmana è davvero ai margini in Europa?

Non c’è metropoli europea, oggi, che non abbia una “società parallela” nella quale vivono le minoranze di immigrati fino alla quarta generazione, senza un incontro vero con l’altro. I tentativi di integrare gli immigrati nelle loro nuove società non hanno fatto altro che rendere le barriere culturali e religiose “invisibili” nello spazio pubblico. Di conseguenza, si è radicato un certo concetto di pluralismo che ha trasformato lo spazio pubblico da melting pot, dove si incontrano e interagiscono positivamente le diverse componenti culturali della società europea contemporanea, in “confini” che separano queste componenti fra loro.

Il mio non è certo un appello affinché l’Europa rinunci a ciò che più caratterizza la sua cultura oggi, cioè il pluralismo. Al contrario, è un appello a proteggere il pluralismo da ciò che ha iniziato ad assumere le sembianze del “comunitarismo”, cioè il ripiegarsi di una comunità culturale su se stessa, attraverso la creazione di confini invisibili che la separano dalla società, della quale occupa uno spazio senza tuttavia condividerne il significato, l’identità e il futuro.

Ci sono milioni di musulmani europei che sono a tutti gli effetti occidentali. Ma vivono in ghetti, sono invisibili. Questa è una falsa integrazione. Un’Europa fedele ai suoi principi dovrebbe rendere visibili questi suoi cittadini, nella società civile, nell’università, nei partiti politici, nel governo. Integrazione significa visibilità.

Come può rispondere l'unione europea a questa propaganda?

Le faccio un esempio. Nel 1978, allo scoppio della rivoluzione iraniana, il celebre filosofo Michel Foucault era a Teheran come inviato del Corriere della sera. Descrisse il conflitto in corso dicendo che “La situazione in Iran si può comprendere come una grande tenzone fra due personaggi dal blasone tradizionale, il re e il ‘santo’, il sovrano in armi e il povero esule, il tiranno che combatte un uomo inerme acclamato dal popolo.”

Foucault invitava a stare tranquilli e faceva propaganda a Khomeini per un “governo islamista”. Diceva che gli uomini di religione non erano soltanto democratici, ma anche portatori di una visione politica innovativa: “Bisogna chiarire una cosa, con l’espressione ‘governo islamico’ nessuno, in Iran, intende un regime politico, nel quale gli uomini di religione detengono il potere e il governo.”

Foucault cercava anche di rassicurare i lettori francesi riguardo ai diritti della donna e delle minoranze religiose. Le sue fonti, vicine agli islamisti, gli assicuravano che: “Le libertà continueranno a essere rispettate, fintanto che il loro esercizio non nuocerà agli altri. Le minoranze godranno di tutela e libertà, e potranno vivere come desiderano, a condizione che non nuocciano alla maggioranza. Vi sarà uguaglianza fra uomini e donne, ma anche diversità, in considerazione delle differenze naturali fra loro.” Foucault criticava i timori europei riguardo all’ “islam”, confondendolo con l’islamismo o islam politico, e contribuendo così a difendere l’oppressione operata da Khomeini nei confronti di milioni di donne iraniane, con la deprivazione dei loro diritti fondamentali.

Ecco, purtroppo l’Europa ha sempre trattato i movimenti islamisti come liberali, mentre in realtà non lo sono. L’Europa, allora, dovrebbe semplicemente restare fedele ai suoi valori e non sostenere tali gruppi e movimenti

Veniamo a Erdogan. Sappiamo quanto sia pericoloso il suo nazionalismo "religioso". Uno dei gesti più eclatanti è stato quello di ritrasformare "Santa Sofia" in una moschea. Un gesto arrogante. Lei ha definito questo gesto come di conquista politica che non c'entra nulla con la fede. Perché? Cosa pensano i teologi musulmani dei comportamenti di Erdogan? Perché non si ribellano a questa strumentalizzazione della fede?

Non è vero, i teologi musulmani si sono ribellati. Le più importanti cariche islamiche in Arabia Saudita – dove si trovano i luoghi santi dell’islam - e in Egitto – patria di al-Azhar, la più alta autorità sunnita – hanno subito dichiarato che la decisione di trasformare Santa Sofia in moschea è contraria agli insegnamenti dell’islam, perché il Corano non fa differenze riguardo alla necessità di tutelare sinagoghe, chiese e moschee (Co 22, 40). È anche contraria alla condotta tenuta dal Profeta con le chiese di Najran, nello Yemen, a quella del suo Compagno Amr ibn al-As con le chiese e i cristiani egiziani, e a quella del Compagno e Califfo Umar ibn al-Khattab, che strinse un patto con i cristiani di Gerusalemme, nel quale era scritto: “Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso… Questa è la sicurezza (aman) che il servo di Dio e Principe dei Credenti Umar ha garantito alla gente di Gerusalemme: ha garantito la sicurezza per loro stessi, le loro ricchezze, le loro chiese e le loro croci […] Le loro chiese non vanno usate come abitazioni, né distrutte, né va loro tolto alcunché […]. Non vanno costretti a cambiare religione, non deve esser fatto loro alcun torto”. Il Califfo si rifiutò di pregare nella Basilica del Santo Sepolcro per paura che dopo di lui i musulmani la distruggessero e la trasformassero in moschea. I giuristi dell’islam politico rifiutano questa fatwa, ma non ribattono con prove valide dal Corano o dalla Sunna, bensì con opinioni di giuristi ottomani che hanno dichiarato lecito per i sultani uccidere i loro fratelli per evitare rivolte.

Qual è l'errore più grande dell'Europa nei confronti dell'Islam?

Ho già risposto, credo, a questa domanda. L’errore più grande è stato confondere l’islam con l’islam politico. I musulmani sono le persone di fede islamica. Gli islamisti sono quelli che trasformano la religione in ideologia e sono pronti a morire e uccidere per renderla dominante. Una persona che prega, digiuna e rispetta la propria tradizione religiosa è un musulmano, ma una persona che considera la propria tradizione religiosa come un progetto politico per purificare le altre tradizioni (che ritiene corrotte) è un islamista. Il musulmano crede che Dio lo protegga, l’islamista crede che sia lui a proteggere Dio. Il musulmano si preoccupa della propria fede, l’islamista si preoccupa della fede degli altri. Il musulmano, quando non ama qualcosa, non lo fa; l’islamista, quando non ama qualcosa, proibisce agli altri di farlo. Il musulmano testimonia la propria fede di fronte agli altri, l’islamista giudica la fede degli altri.

L’islam politico, in sostanza, non è una scelta che si fa per se stessi, ma una scelta che si cerca in tutti i modi di imporre agli altri.

Il tema della satira riguarda tutti i sistemi di potere sia politico che religioso. È un segno di libertà nei confronti di qualsiasi potere. La offendono le vignette di Charlie Hebdo?

No, non mi offendono. Ci sono molti versetti coranici che insegnano ai musulmani come reagire alla derisione di Dio, dello stesso Corano e dei profeti. Tutti quanti chiedono di rispondere al male con il bene. Non c’è un solo versetto che preveda una punizione per blasfemia.

“Egli vi ha rivelato nel libro che quando sentirete rinnegare i segni di Dio oppure li sentirete deridere, non dovrete restare con coloro che lo fanno, finché non cambieranno discorso” (Sura 4:140).
“Quando vedi la gente che discute dei Nostri segni, dà loro le spalle finché discuteranno d’altro. Ma Satana te lo farà dimenticare e comunque, quando lo ricorderai, non trattenerti con gli ingiusti” (Sura 6:68)
“Il bene e il male non sono uguali; tu respingi il male con un bene maggiore, e il nemico sarà per te un amico sincero” (Sura 41:34)
“I servi del Clemente sono quelli che camminano sulla terra con umiltà e quando gli ignoranti si rivolgono a loro rispondono ‘Pace’ ” (Sura 25:63)

Anzi, il Corano stabilisce che la difesa dell’islam, del suo Libro e del suo Profeta non è in alcun modo affidata ai musulmani, ma spetta solo a Dio.

“Noi ti bastiamo contro quelli che si burlano di te” (Sura 15:95)
“Noi riveliamo il monito e noi ne siamo i guardiani” (Sura 15:9)

Per questo, secondo quanto riporta la tradizione islamica, il califfo ben guidato Umar b. al-Khattab (634 - 644 d.C.) ha detto: “Lasciate perire l’iniquo tacendo su di esso”.

Un altro fronte di confronto con l'islam è quello della laicità. Un tema antico. Dal suo punto di vista sono davvero incompatibili islam e laicità? Può nascere una inculturazione dell'Islam in Occidente?

Questo tipo di domanda nasce dalla confusione già citata fra islam e islamismo, perché l’islamismo ha ridotto l’islam alla politica e a una lotta per il potere, presentando una lettura dei testi sacri secondo la quale possedere il potere è il punto di partenza per costruire una società islamica, ma questo non c’entra nulla con l’islam.

I musulmani europei sono la chiave per battere gli islamisti. Questi musulmani sono un vantaggio, non una minaccia, se capiamo che essi non rappresentano l'Islam in Europa, ma sono europei musulmani. Pensiamo a un ragazzo nato qui, che parla italiano, ma non la lingua dei genitori, che guarda film italiani, che mangia cibo italiano, che legge libri italiani: come possiamo dire che non sia un occidentale? Di fede musulmana, ma è un occidentale. Distinguere fra occidente e islam è un errore, forse il più grave pregiudizio che si sta compiendo in Europa. L’islam europeo è un dono che stiamo ricevendo e potrebbe essere un grande vantaggio. È a loro che dobbiamo chiedere di dare l’esempio. La prima linea di resistenza contro l'Isis sono gli europei musulmani. L'Islam europeo è l'unico vaccino che può immunizzare l'Europa contro il virus dell'Isis.

Per tornare al terrorista di Vienna era un giovane che aveva seguito un programma di deradicalizzazione. Poi è ricaduto nello jihadismo. Insomma la integrazione, per alcune persone, è assai difficile da realizzare.

Quando accade questo genere di attentati si trovano sempre coinvolti due tipi di musulmani: quelli integrati e quelli non integrati. Per esempio, a Vienna ci sono stati tre musulmani, due turchi e un palestinese, che hanno aiutato la polizia dopo l’attentato e salvato la vita a un poliziotto e c’è stato l’assassino. Quello che non potrà mai essere integrato in Europa è l’islam politico, perché vuole per forza cambiare il potere. Bisogna, però, fare anche attenzione a non generalizzare, perché ci sono tantissimi giovani europei di origine straniera che sono sempre giudicati in base al colore della loro pelle. Un ragazzo italiano di origine cinese, per esempio, mi ha detto che ogni volta che visita Pechino nessuno lo chiama col suo nome: lo chiamano "banana", perché è giallo fuori (per il colore della sua pelle) e bianco dentro (per la sua cultura). Molti italiani di origine straniera si sentono come lui: estranei nelle loro società di origine, a causa della loro cultura, ed estranei nella società italiana, a causa della loro etnia e del colore della loro pelle.

Come raggiungere questo obiettivo? Cosa vuol dire, per lei, integrazione?

Integrazione, in realtà, è un termine che io non amo molto, perché è qualcosa che può avvenire solo fra forme rigide. L’integrazione è un compromesso fra due parti, ognuna delle quali ritiene che sia l'altra a dover cambiare per adattarsi a lei. Ci integriamo per evitare il conflitto, ma se il conflitto fra stereotipi è pericoloso, il dialogo fra stereotipi lo è ancora di più, perché nel primo sappiamo che c'è qualcosa di sbagliato e cerchiamo una soluzione, mentre nel secondo non avvertiamo il cancro che si diffonde, se non poco prima che deflagri o causi la morte.

In Europa sono affiorate enormi difficoltà con i vari modelli di integrazione, soprattutto con quello inglese e francese. Il modello inglese di integrazione, nonostante la sua grande apertura verso le religioni e l'accettazione della loro presenza nello spazio pubblico, è fallito ed è fallito anche il modello laico francese che esclude le religioni e criminalizza la loro presenza nello spazio pubblico. Questo è accaduto, perché entrambi i modelli - malgrado la forte differenza fra loro - hanno in comune l'esclusione della persona a vantaggio della forma. Il modello inglese integra l'Islam come religione, ma ciò significa integrare un insieme di simboli e stereotipi a discapito del pluralismo e delle differenze fra credenti. In altre parole, nello spazio pubblico è presente la religione, non la persona. Nel modello francese, invece, integrazione significa che i cittadini, per accedere allo spazio pubblico, devono rinunciare a gran parte di quanto pensano sia la fonte del loro essere. Pertanto, anche questo modello ha come risultato l'assenza della persona in tale spazio.

Preferisco quindi usare il termine interazione che invece coinvolge le persone.

Come vede l'opera di Papa Francesco nel dialogo con l'islam?

Ricordo che l’anno scorso, quando fui ricevuto dallo sheykh di al-Azhar nel suo ufficio, lui ci chiese di unirci in preghiera per Papa Francesco, affinché Dio gli desse salute e forza per continuare la sua lotta per il bene dei poveri, dei deboli e degli oppressi, e continuare la sua battaglia contro la malattia più pericolosa del nostro tempo, cioè l'indifferenza.

Non è difficile oggi, nel mondo islamico, trovare chi afferma di prendere esempio da Papa Francesco, di amarlo, o semplicemente di rispettarlo. Il Papa gode di ampia popolarità fra i musulmani, non solo per le sue ripetute dimostrazioni di rispetto verso l’islam. Non solo per la sua solidarietà con le cause dei musulmani, come nel caso del riconoscimento dello Stato palestinese. In tutto ciò, il Papa non fa altro che mantenere la tradizione della chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II. La sua popolarità non è neppure dovuta al fatto che lui è uno dei pochi leader mondiali a pronunciarsi apertamente contro il commercio delle armi, le guerre e il monopolio dei mercati alimentare e farmaceutico da parte delle multinazionali. La sua popolarità non è dovuta alla difesa dell’ambiente, né alla richiesta che il nord del mondo si assuma la responsabilità di aver immiserito e sfruttato il sud povero. Queste prese di posizione di fronte a grandi questioni politiche ed economiche come quelle citate sono, in fondo, prese di posizione comuni anche ad altri leader spirituali, i quali, purtroppo, non hanno il potere materiale di cambiare le cose. Il segreto del carisma di papa Francesco sta nella sua capacità di restituire valore alle piccole cose e al ruolo cruciale che esse giocano nel cambiare il mondo e noi stessi. Con ogni sua azione e parola, in tutto quel che noi pensiamo sia un demone, il Papa ci fa vedere, invece, un angelo che sbatte le ali.

Pregiudizio e odio sono alimentati dal vuoto, crescono nel vuoto, il vuoto è il loro primo alleato. Pertanto, il segreto per vincere odio e pregiudizio è la presenza. E Papa Francesco ha fatto una cosa in fondo molto semplice: ha riempito il vuoto, e i cuori, per combattere pregiudizio e odio. Il Papa non fa dialogo, ma porta una presenza.



Lo studio del prof. olandese: "Nessun paese occidentale è riuscito ad integrare gli immigrati islamici"
Lorenza Formicola
12 Marzo 2019

https://www.nazionefutura.it/esteri/lo- ... -islamici/


“Sebbene non sia completamente assente nei musulmani, il cambiamento è di gran lunga più lento”. Firmato Ruud Koopmans, professore di sociologia a Berlino e direttore del dipartimento “Migrazione, integrazione e transnazionalizzazione” della Wissenschaft Zentrum Berlin für Sozialforschung (WZB), da oltre vent’anni analista e ricercatore di movimenti sociali, cittadinanza, fondamentalismo religioso, sociologia, immigrazione e multiculturalismo. Le sue ultime esternazioni stanno facendo discutere perché mettono a nudo il problema dell’immigrazione e della diversità culturale in Europa, che propongono l’islam come un’eccezione.

L’oggetto della speculazione del professor Koopmans è l’integrazione come possibilità esclusa dall’islam. Se, infatti, caratteristica generale dell’immigrato è quello di tendere in tempi brevi ad integrarsi nel luogo in cui è emigrato, ad assimilare cultura e tradizione e a cercare nella nuova lingua da imparare il primo stimolo per l’integrazione, per i musulmani in Europa è anche tutto ciò che evitano. Non si tratta di perdersi nelle decine di sure del Corano – che pure sono tante ed esplicite – per riscoprire l’ostilità all’integrazione. Piuttosto, di ammettere l’incompatibilità musulmana con la cultura dei diritti umani, e quindi con la cultura cristiana che fonda l’Occidente.
Sono le norme imposte dalla shari’a a dettare il confine al di là del quale un musulmano non può andare. E sono tutte in netta contrapposizione con quelle che culturalmente appartengono alla cultura occidentale. Il problema, infatti, non è quanto grande può essere il “gesto d’amore” che le varie società compiono per integrare gli islamici, quanto l’opposizione che essi arrecano.

Il Corano è un “dettato di Dio per dare un testo sacro”. Il dettato divino contiene delle contraddizioni, in quanto i primi versetti di Maometto ancora alla Mecca sono più tolleranti rispetto a quando il profeta raggiunge Medina. Là dove comincia gli ultimi dodici anni di conquiste e guerre, e che sono caratterizzati da versetti particolarmente aggressivi. Il Corano allora chiarisce che i versetti venuti dopo cancellano i precedenti. I versetti più duri hanno cancellato i versetti più aperti, ed è pertanto questo è l’islam. Quello, per intenderci ancora meglio, di “uccidete i miscredenti ovunque li troverete”.
I musulmani in Europa vogliono vivere secondo i principi della loro religione e della loro cultura. Si deve sapere che l’islam è progetto sociale e politico le cui basi culturali sono estranee a quelle della cultura europea. In un precedente studio del professore intitolato “Fondamentalismo e ostilità fuori dal gruppo”, Koopmans ha desunto che il “65% degli islamici afferma che le regole religiose sono più importanti per loro rispetto alle leggi del Paese in cui vivono”.

Secondo il professore olandese, “il mondo islamico è in ritardo rispetto al resto del mondo quando si parla di democrazia, diritti umani e sviluppo politico ed economico. [….] L’islam è una minaccia per la pace mondiale e impedisce l’integrazione”.
Siccome è politicamente un tabù fare distinzioni tra gruppi etnici quando si parla d’immigrazione, le affermazioni di Koopmans suonano particolarmente odiose in virtù del fatto che gli studiosi affermano soltanto che tutte le culture si equivalgono.
Le reazioni agli attentati terroristici di matrice islamica, per esempio, sono sempre le stesse. “Che cosa abbiamo fatto noi europei per indurre i seguaci di una religione di pace a commettere simili gesti?”.Peter Vandermeersch, il redattore capo belga del quotidiano olandese NRC-Handelsblad e lo scrittore belga David Van Reybrouck, entrambi esperti intellettuali, hanno sostenuto – dopo gli attentati di Bruxelles del 2016 – che il Belgio doveva aver fatto qualcosa di terribile per meritarsi quel trattamento. La linea di ragionamento è che la rabbia dei terroristi deve essere una reazione al trattamento disumano dell’Occidente. La tecnica è incolpare noi europei, le nostre società e le condizioni socioeconomiche per lasciare l’islam meritevole di nessuna critica.Eppure, se anche solo volessimo fermarci a Bruxelles e al famigerato quartiere di Molenbeek – il cuore jihadista d’Europa – scopriamo che il tasso di disoccupazione è pari al 30%. Una povertà non dovuta alla mancanza di infrastrutture mediche, scuole o lavoro. Non c’è fame. Là, come in qualsiasi altro paese dell’Europa occidentale, molte istituzioni e organizzazioni belghe offrono, al contrario, sostegno quando le famiglie hanno bisogno di alloggi, cibo, istruzione e assistenza sanitaria.

Le opportunità per il successo, per studiare e diventare un membro rispettato nella società, sono innumerevoli rispetto a quelle che esistono in molti paesi di origine degli immigrati. Eppure, esiste e resiste un profondo risentimento tra le giovani generazioni di famiglie marocchine immigrate. Ma, soprattutto, è evidente il rifiuto di lavorare e d’integrarsi. Non c’è dubbio che la disoccupazione sia molto più alta tra le comunità di immigrati musulmani che tra il grande pubblico. I giovani, e meno giovani, musulmani in giro per l’Europa esprimono il rifiuto di accettare i concetti essenziali della vita in Occidente. Si rifiutano di abbracciare i codici sociali occidentali e vivono nella consapevolezza che la loro etica religiosa prevalga su quella degl’infedeli. Noi cosa abbiamo fatto per loro? Abbiamo aperto le nostre città, i nostri finanziamenti, messo da parte le nostre radici perché nei templi del progresso occidentale loro si lasciassero saltare in aria uccidendo innocenti. Senza avere, ancora, il coraggio di affermare che rifiutano d’integrarsi.





Il prof. musulmano dell'Università Cattolica: "Isis è interpretazione malvagia dell'Islam rifiutata da 1.6 miliardi di musulmani"
14 ottobre 2017

https://www.ladenuncia.it/2017/10/14/pr ... ani-video/

Si chiama Farouq Wael Eissa, è professore di lingua e cultura araba presso il dipartimento di Scienze linguistiche e letterature straniere all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è egiziano, è musulmano. Spiega: “Ridurre le migrazioni al mero aspetto economico è un grande errore perché a perderci è l’Africa: ogni anno quei Paesi perdono 17 miliardi di dollari a causa delle partenze delle persone più formate in medicina ed ingegneria verso l’Europa. Nelle migrazioni vi sono umanità che possono essere un grande aiuto ed una grande ricchezza per il Paese di destinazione”. Sui rapporti: “Vedo in Italia grande accoglienza dei migranti e grande fiducia: basti pensare che molte famiglie affidano i propri bambini a persone immigrate. Però se si parla della categoria dei migranti, questa fiducia cala drasticamente”. Il problema allora è nella coesistenza tra culture religiose diverse? Wael Eissa articola: “Recentemente ho realizzato uno studio sui musulmani in Europa approfondendo le fatwa, ossia il giudizio religioso dell’imam concentrandomi, però, sulle mille domande e non sulle risposte. Vi dico che tutto quanto appare come materia controversa tra civiltà è fuori dall’interesse dei musulmani: la questione-velo è presente in meno dell’1% delle domande, come la croce in classe; la costruzione di una moschea in circa il 4%; meno di una donna su 10mila può comprare il burkini per andare al mare. Oltre il 63% delle domande invece cerca risposte su come vivere in armonia nella nuova società. E’ un grande errore ridurre i musulmani agli Imam delle moschee. Gli Imam non rappresentano i musulmani; non è come il prete per la Chiesa; qualsiasi musulmano può essere Imam, ossia colui che guida la preghiera; non è un incarico religioso e non abbiamo chiese nell’Islam. E’ un grande errore ridurre tutti i musulmani che sono bene integrati nella società alle poche persone che svolgono la funzione di Imam. I media si concentrano su falsi problemi”. Alla domanda sul fondamentalismo islamico, risponde: “Esso esiste, come l’interpretazione malvagia dell’Islam e non è un assurdo perché è un aspetto che ha fatto sempre parte della storia dei Paesi musulmani. Bisogna però distinguere chiaramente religione e religiosità. Il Corano va capito in anni di studi mentre l’interpretazione particolare del Corano nella realtà attiene alla religiosità. Nessuno può giudicare una religione di 1.400 anni, seguita da 1,6 miliardi di persone. L’Islam è questo, uno spazio grande di umanità, geografia, storia. Si può allora giudicare una certa realtà dell’Islam che alcuni musulmani vivono: quelli dell’Isis fanno parte dell’Islam? Certamente sì. Ma l’Islam è rappresentato dall’Isis? Certamente no, si tratta di 50mila persone rispetto ad 1,6 miliardi di islamici. Non bisogna negare che esiste la interpretazione malvagia dell’Islam ma allo stesso tempo non bisogna ridurre l’Islam ad una interpretazione che la maggioranza assoluta dei musulmani nega, rifiuta e combatte. Su tutti i fronti della guerra contro l’Isis ci sono giovani musulmani di Siria, Egitto, Iraq. Offrono la loro vita. Ridurre l’Islam all’Isis sarebbe ingiusto”. Su Magdi Cristiano Allam: “Offre una interpretazione ideologica dell’Islam. Le persone in carne ed ossa sono le vittime dello scontro tra due ideologie”. Il professore Farouq Wael Eissa è intervenuto al dibattito su “La sfida delle migrazioni: identità e dialogo” organizzato dal Centro Culturale ‘Cara Beltà’ nel salone degli Stemmi della Curia arcivescovile di Salerno.



Alberto Pento
Chiediamo a questo professore come mai Maometto ha fatto prima quello che poi hanno fatto anche questi dell'ISIS?
Se fosse vero che i mussulmani rifiutano l'ISIS perché Maometto era come il califfo dell'ISIS?
Se quello dell'ISIS è una interpretazione malvagia dell'Islam, perché Maometto ha interpretato e codificato l'Islam come lo ha interpretato anche l'ISIS?



Approfondimenti critici sull'islam
ISIS sarebbe ANTI-Islamico perchè uccide gli stessi musulmani?
Propaganda filo-islamica e verità (III): “ISIS sarebbe in realtà ANTI-Islamico poiché infierisce sugli stessi musulmani”

https://www.facebook.com/watch/?ref=sav ... 1028705905

Gli UTILI IDIOTI dei due episodi precedenti ignorano che le persecuzioni Islamiche perpetrate (sotto ogni tipo di pretesto) sugli stessi musulmani esistano sin dalla fondazione dell’Islam.
Anziché soffermarsi su questo aspetto per riflettere sulle problematiche insite nell’islam, ecco che non esitano ad utilizzarlo a scopo apologetico: #leccababbucce più che mai.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esistono

Messaggioda Berto » mar mag 18, 2021 2:06 pm

Paradossalmente i mussulmani moderati possono esistere soltanto come non più mussulmani o non maomettani praticanti che di fatto non sono più credenti.


"Noi musulmani dobbiamo anche smettere di incolpare gli altri o il conflitto arabo-israeliano per i nostri problemi. Dobbiamo onestamente ammettere che Israele è l'unico faro di democrazia, civiltà e diritti umani in tutto il Medio Oriente".
Il Dr. Tawfik Hamid, scrittore egiziano e accademico, parla dal profondo del suo cuore di musulmano illuminato.
Sono nato musulmano, ma sono cristiano nello spirito ed ebreo nel cuore. Sono soprattutto un essere umano, contrario al fondamentalismo dell'Islam...
(...)
Abbiamo cacciato i nostri ebrei (0,9 milioni) senza alcuna compensazione o pietà dalla maggior parte dei paesi arabi che sono diventati "judenrein" (vuoti di ebrei), mentre Israele ha accettato più di 1,3 milioni di arabi come cittadini israeliani a pieno titolo, avendo i diritti di ogni essere umano.

In conclusione
In Israele, una donna non può essere legalmente picchiata da un uomo e chiunque può cambiare la sua fede senza paura di essere ucciso per apostasia. Ma questo non è il caso del mondo islamico. Sono d'accordo che i palestinesi soffrono, ma la loro sofferenza è dovuta alla corruzione dei loro leader e non è colpa di Israele.

Inoltre, non si vedono arabi che lasciano Israele per vivere in un paese arabo, mentre migliaia di palestinesi vanno felicemente a lavorare per il "nemico" israeliano. Se fossero davvero maltrattati, continuerebbero a lavorare lì?

Noi musulmani dobbiamo riconoscere i nostri problemi per poterli affrontare. Solo allora potremo iniziare una nuova era, in armonia con il mondo intero. I nostri leader religiosi devono opporsi chiaramente e fermamente alla poligamia, alla pedofilia, alla schiavitù, all'uccisione di coloro che lasciano l'Islam, devono condannare gli uomini che picchiano le loro mogli e i musulmani che dichiarano guerre contro i non musulmani per diffondere l'Islam. Solo allora possiamo avere il diritto di chiedere agli altri di rispettare la nostra religione.
È arrivato il momento di fermare la nostra ipocrisia e dire apertamente: "Noi musulmani dobbiamo cambiare".



Tradotto con http://www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)

https://www.facebook.com/photo?fbid=102 ... 0119746179

"Nous Musulmans, nous devons aussi cesser de blâmer les autres ou le conflit arabo-israélien pour nos problèmes. Il faut avouer en toute honnêteté qu’Israël est le seul phare de démocratie, de civilisation et de droits de l’homme dans tout le Moyen Orient."
Dr. Tawfik Hamid écrivain et universitaire égyptien, parle du fond de son Cœur comme Musulman éclairé.
Je suis né de religion Musulmane, mais je suis Chrétien d’Esprit et Juif de Cœur. Je suis surtout un être humain, opposé au fondamentalisme de l’Islam…
(...)
Nous avons chassé nos Juifs (0,9 million) sans aucune compensation ou miséricorde de la plupart des pays arabes qui sont devenus « judenrein » (vides de Juifs), alors qu’Israël a accepté plus de 1,3 million d’Arabes comme citoyens Israéliens à part entière, ayant les droits de tout être humain.
En conclusion
En Israël, la femme ne peut être légalement battue par un homme et toute personne peut changer de foi, sans crainte d’être tuée pour apostasie. Or ceci n’est pas le cas dans le monde islamique. Je reconnais que les Palestiniens souffrent, mais leurs souffrances sont dues à la corruption de leurs dirigeants et ne sont pas le fait d’Israël.

D’ailleurs, on ne voit pas d’Arabes quitter Israël pour aller vivre dans un pays arabe, alors que des milliers de Palestiniens vont travailler avec bonheur chez l’ »ennemi » israélien. S’ils étaient vraiment maltraités, continueraient-ils à aller travailler là-bas ?

Nous, Musulmans, nous devons reconnaître nos problèmes pour y faire face. C’est à cette condition là que nous pourrons commencer une nouvelle époque, en harmonie avec le monde entier. Nos dirigeants religieux doivent s’opposer clairement et fermement à la polygamie, la pédophilie, l’esclavage, le meurtre de ceux qui quittent l’Islam, ils doivent condamner les hommes qui frappent leur femme et les Musulmans qui déclarent des guerres contre les non Musulmans pour répandre l’Islam. Alors seulement, nous pourrons avoir le droit de demander aux autres de respecter notre religion.
Le temps est venu d’arrêter notre hypocrisie et de dire ouvertement « Nous Musulmans, nous devons changer ».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esistono

Messaggioda Berto » mar ago 24, 2021 10:18 pm

Tony Blair: Perché non dobbiamo abbandonare il popolo afgano, per il suo e per il nostro bene
Traduzione di Niram Ferretti
22 Agosto 2021

http://www.linformale.eu/tony-blair-per ... stro-bene/
Pubblichiamo in esclusiva italiana l’intervento integrale di Tony Blair apparso il 21 agosto sul Tony Blair Institute for Global Change
https://institute.global/tony-blair/ton ... s-and-ours

L’abbandono dell’Afghanistan e del suo popolo è tragico, pericoloso, inutile, non è nel suo interesse e non è nel nostro. All’indomani della decisione di restituire l’Afghanistan allo stesso gruppo da cui è scaturita la carneficina dell’11 settembre, e in un modo che sembra quasi progettato per ostentare la nostra umiliazione, la domanda posta da alleati e nemici allo stesso modo è: l’Occidente ha perso la sua volontà strategica? Ovvero: è in grado di imparare dall’esperienza, pensare strategicamente, definire strategicamente i propri interessi e su questa base impegnarsi strategicamente? Il lungo termine è un concetto che siamo ancora in grado di afferrare? La natura della nostra politica è ora incompatibile con l’affermazione del nostro tradizionale ruolo di leadership globale? E ci interessa?

In qualità di leader della Gran Bretagna quando prendemmo la decisione di unirci agli Stati Uniti per rimuovere i talebani dal potere – e che ha visto le grandi speranze che nutrivamo su ciò che potevamo ottenere per le persone e per il mondo affossarsi sotto il peso dell’amara realtà – so meglio di chiunque altro quanto siano difficili le decisioni della leadership, quanto sia facile essere critici e quanto sia difficile essere costruttivi.

Quasi venti anni fa, in seguito al massacro di 3.000 persone sul suolo americano avvenuto l’11 settembre, il mondo era in subbuglio. Gli attacchi vennero organizzati fuori dall’Afghanistan da al-Qaeda, un gruppo terroristico islamista protetto e assistito dai talebani. Lo dimentichiamo ora, ma il mondo ruotava sul suo asse. Temevamo ulteriori attacchi, forse peggiori. Ai talebani venne dato un ultimatum: cedere la leadership di al-Qaeda o essere rimossi dal potere in modo che l’Afghanistan non potesse essere utilizzato per ulteriori attacchi. Rifiutarono. Sentivamo che non c’era alternativa più sicura per la nostra sicurezza che mantenere la parola data.

Offrimmo la prospettiva, sostenuti da un impegno sostanziale, di trasformare l’Afghanistan da uno stato terroristico fallito a una democrazia funzionante in via di guarigione. Potrebbe essere stata un’ambizione mal riposta, ma non era ignobile. Non c’è dubbio che negli anni che seguirono abbiamo commesso degli errori, alcuni gravi. Ma la reazione ai nostri errori è stata, purtroppo, di commettere ulteriori errori. Oggi siamo in uno stato d’animo che sembra considerare l’introduzione della democrazia come un’illusione utopica e qualsiasi tipo di intervento, come una follia.

Il mondo è ora incerto sulla posizione dell’Occidente perché è così ovvio che la decisione di ritirarsi dall’Afghanistan in questo modo è stata guidata non dalla grande strategia ma dalla politica.

Non avevamo bisogno di farlo. Abbiamo scelto di farlo. Lo abbiamo fatto in obbedienza a uno slogan politico imbecille sulla cessazione delle “guerre senza fine”, come se il nostro impegno nel 2021 fosse lontanamente paragonabile al nostro impegno di venti o addirittura dieci anni fa, e in circostanze in cui il numero delle truppe era diminuito al minimo e nessun soldato alleato aveva perso la vita in combattimento per diciotto mesi.

Lo abbiamo fatto nella consapevolezza che, sebbene peggio che imperfetti, e sebbene immensamente fragili, negli ultimi ventanni anni ci sono stati guadagni reali. E per chiunque lo contesti, si leggano i lamenti strazianti di ogni settore della società afgana su ciò che temono andrà perduto. Guadagni nel tenore di vita, nell’istruzione in particolare delle ragazze, guadagni in libertà. Non proprio quello che speravamo o volevamo. Ma non niente. Qualcosa che vale la pena di difendere, che vale la pena di proteggere.

Lo abbiamo fatto quando i sacrifici delle nostre truppe avevano reso quelle fragili conquiste un dovere da preservare.

Lo abbiamo fatto quando l’accordo del febbraio 2020, a sua volta pieno di concessioni ai talebani, con cui gli Stati Uniti accettavano di ritirarsi se i talebani avessero negoziato un governo di ampia base e protetto i civili, era stato violato quotidianamente e in modo derisorio. Lo abbiamo fatto mentre ogni gruppo jihadista in tutto il mondo esultava.

Russia, Cina e Iran osserveranno e ne trarranno vantaggio. Chiunque abbia ricevuto delle garanzie dai leader occidentali le considererà comprensibilmente una valuta instabile. Penseranno che la politica occidentale sia derelitta.

Non sorprende quindi che amici e nemici si chiedano: è il momento questo in cui l’Occidente si trova in una ritirata epocale? Non posso credere che è ciò che stiamo facendo, ma dovremo dare una dimostrazione tangibile che non sia così.

Ciò richiede una risposta immediata nei confronti dell’Afghanistan. E una articolazione misurata e chiara di quale sarà la nonstra posizione in merito per il futuro.

Dobbiamo procedere con l’evacuazione e dare rifugio a coloro nei confronti dei quali abbiamo responsabilità: quegli afgani che ci hanno aiutato, ci sono stati accanto e hanno il diritto di esigere che li sosteniamo. Non devono essere ripetute delle scadenze arbitrarie. Abbiamo l’obbligo morale di rimanere fino a quando tutti coloro che hanno bisogno di esserlo saranno evacuati. E non dovremmo farlo di malavoglia, ma con un profondo senso di umanità e responsabilità.

Dobbiamo quindi trovare un modo per trattare con i talebani ed esercitare su di loro la massima pressione. Non è così inane come sembra. Abbiamo rinunciato a gran parte della nostra influenza, ma ne conserviamo ancora un po’. I talebani dovranno affrontare decisioni molto difficili e probabilmente si divideranno profondamente su di esse. Il paese, le sue finanze e la forza lavoro del settore pubblico dipendono in modo significativo dagli aiuti, in particolare da quelli degli Stati Uniti, del Giappone, del Regno Unito e altri. L’età media della popolazione è di 18 anni. La maggioranza degli afgani ha conosciuto la libertà e non ha conosciuto il regime dei talebani. Non si conformeranno tutti in silenzio.

Il Regno Unito, nella veste di attuale presidente del G7, dovrebbe convocare un gruppo di contatto del G7 e di altre nazioni chiave e impegnarsi a coordinare l’aiuto al popolo afgano e a chiedere conto al nuovo regime. La NATO – che ha avuto 8.000 soldati presenti in Afghanistan insieme agli Stati Uniti – e l’Europa dovrebbero essere condotte pienamente alla cooperazione sotto questo raggruppamento.

Dobbiamo stilare un elenco di incentivi, sanzioni e azioni che possiamo portare avanti, anche per proteggere la popolazione civile, in modo che i talebani capiscano che le loro azioni avranno delle conseguenze. Tutto cio è urgente. Il disordine delle ultime settimane deve essere sostituito da qualcosa che assomigli alla coerenza, e con un piano credibile e realistico.

Ma allora dobbiamo rispondere a questa domanda fondamentale. Quali sono i nostri interessi strategici e siamo ancora pronti a impegnarci per sostenerli?

Si confronti la posizione occidentale con quella del presidente Putin. Quando la primavera araba sconvolse il Medio Oriente e il Nord Africa, rovesciando un regime dopo l’altro, percepì che erano in gioco gli interessi della Russia. In particolare, in Siria, sapeva che la Russia aveva bisogno di Assad per rimanere al potere. Mentre l’Occidente esitò e alla fine ottenne il peggio che potesse ottenere – rifiutandosi di negoziare con Assad, ma non facendo nulla per rimuoverlo, anche quando impiegò le armi chimiche contro la sua stessa gente – Putin investì le sue risorse. Ha trascorso dieci anni investendole a tempo indeterminato. E sebbene intervenisse a sostegno di una dittatura e noi intervenissimo per sopprimerne una, lui, insieme agli iraniani, si è assicurato il suo obiettivo. Allo stesso modo, anche se abbiamo rimosso il governo di Gheddafi in Libia, è la Russia, non siamo noi, ad avere influenza sul futuro del paese.

L’Afghanistan è stato difficile da governare durante tutti i vent’ anni della nostra permanenza. E, naturalmente, ci sono stati errori e calcoli errati. Ma non dovremmo illuderci pensando che sarebbe mai potuto essere qualcosa di meno duro di quanto sia effettivamente stato, quando c’era un’insurrezione interna che si combinava con il sostegno esterno – in questo caso, il Pakistan – al fine di destabilizzare il paese e ostacolare i suoi progressi.

L’esercito afgano non ha resistito una volta che il sostegno degli Stati Uniti è stato rimosso, ma 60.000 soldati afgani hanno dato la vita, e qualsiasi esercito avrebbe subito un crollo del morale quando l’efficace assistenza aerea vitale per le truppe impiegate sul terreno è stata rimossa nottetempo.

C’era una corruzione endemica nel governo, ma c’erano anche delle brave persone che facevano un buon lavoro a beneficio della gente. Spesso ha deluso le nostre speranze, ma non è mai stato senza speranza. Nonostante tutto, se strategicamente era rilevante, valeva la pena perseverlo purché il costo non fosse eccessivo e in questo caso non lo era.

Se ne vale la pena, superi la sofferenza. Anche quando sei giustamente scoraggiato, non puoi perderti completamente d’animo. I tuoi amici hanno bisogno di sentirlo e i tuoi nemici hanno bisogno di saperlo.

“Se ne vale la pena”.

Quindi: la vale? Quanto sta accadendo in Afghanistan fa parte di un quadro che riguarda i nostri interessi strategici e li implica in profondità?

Alcuni direbbero di no. Non abbiamo avuto un altro attacco sulla scala dell’11 settembre, anche se nessuno sa se ciò sia dovuto a ciò che abbiamo fatto dopo l’11 settembre o nonostante ciò. Si potrebbe dire che il terrorismo rimane una minaccia ma non una che cosa occupa i pensieri di molti nostri cittadini, certamente non nella misura in cui lo abbia fatto negli anni successivi all’11 settembre.

Si potrebbero considerare i diversi elementi del jihadismo come scollegati, con cause locali e contenibili tramite l’intelligence moderna.

Continuerei a sostenere che se anche ciò fosse giusto e l’azione per rimuovere i talebani nel novembre 2001 non fosse stata necessaria, la decisione di ritirarsi è stata sbagliata. Non costituirà un punto di svolta nella geopolitica.

Ma lasciatemi proporre uno scenario alternativo: che i talebani facciano parte di un quadro più ampio che dovrebbe riguardarci strategicamente.

L’attacco dell’11 settembre è esploso nella nostra coscienza a causa della sua gravità e del suo orrore. Ma la motivazione per una tale atrocità è nata da un’ideologia in sviluppo da molti anni. Lo chiamerò “Islam radicale” in mancanza di un termine migliore. Come mostra un documento di ricerca che sarà pubblicato a breve dal mio Istituto, questa ideologia in diverse forme e con vari gradi di estremismo, ha avuto quasi 100 anni di gestazione.

La sua essenza è la convinzione che la mancanza di rispetto e gli svantaggi che i musulmani subiscono siano esterni all’oppressione causata dalla loro stessa leadership corrotta, e che la risposta stia nel ritorno dell’Islam alle sue radici, creando uno Stato basato non sulla nazione ma sulla religione, con la società e la politica governate da una visione rigorosa e fondamentalista dell’Islam.

È la trasformazione della religione dell’Islam in un’ideologia politica e, di necessità, escludente ed estrema perché in un mondo multireligioso e multiculturale, afferma che ci sia una sola vera fede e che dovremmo tutti conformarci ad essa.

Negli ultimi decenni e ben prima dell’11 settembre, questa visione stava guadagnando forza. La rivoluzione islamica iraniana del 1979 e la sua eco nel fallito assalto alla Grande Moschea della Mecca alla fine del 1979 hanno rafforzato in modo massiccio le forze di questo radicalismo. I Fratelli Musulmani divennero un movimento sostanziale. L’invasione sovietica dell’Afghanistan ha visto crescere il jihadismo.

Nella nostra epoca sono sorti altri gruppi: Boko Haram, al-Shabab, al-Qaeda, ISIS e altri ancora.

Alcuni sono violenti. Alcuni no. A volte litigano tra loro. Ma altre volte, come con l’Iran e al-Qaeda, cooperano. Ma tutti sottoscrivono gli elementi di base della stessa ideologia.

Oggi è in corso un vasto processo di destabilizzazione nel Sahel, il gruppo di paesi della parte settentrionale dell’Africa subsahariana. Qui ci sarà sarà la prossima ondata di estremismo e immigrazione che inevitabilmente colpirà l’Europa.

Il mio Istituto opera in molti paesi africani. A malapena un presidente tra quelli che conosco non pensa che questo sia un grosso problema per loro, e per alcuni sta diventando IL problema.

L’Iran usa proxy come Hezbollah per minare i paesi arabi moderati in Medio Oriente. Il Libano è sull’orlo del collasso. Negli ultimi anni la Turchia si è spostata sempre più lungo il percorso islamista. In Occidente, alcuni settori delle nostre comunità musulmane si sono radicalizzati. Anche nazioni musulmane più moderate come l’Indonesia e la Malesia hanno visto, nel corso di decenni, la loro politica diventare più islamica nella pratica e nel discorso.

Basta non guardare oltre il primo ministro del Pakistan che si congratula con i talebani per la loro “vittoria” per vedere che, sebbene, ovviamente, molti di coloro che sposano l’islamismo siano contrari alla violenza, condividono caratteristiche ideologiche con molti di coloro che la usano – e una visione del mondo che presenta costantemente l’Islam come assediato dall’Occidente.

L’islamismo è una sfida strutturale a lungo termine perché è un’ideologia del tutto incoerente con le società moderne basate sulla tolleranza e sulla laicità dei governi.

Eppure i politici occidentali non riescono nemmeno ad accettare di chiamarlo “Islam radicale”. Preferiamo identificarlo come un insieme di sfide sconnesse, ciascuna da affrontare in sede separata. Se l’avessimo definita una sfida strategica, e l’avessimo vista nel suo insieme e non frazionata in parti, non avremmo mai preso la decisione di ritirarci dall’Afghanistan.

Il nostro pensiero è ritmato in modo errato in rapporto all’Islam radicale. Il comunismo rivoluzionario lo abbiamo riconosciuto come una minaccia di natura strategica, che ci ha richiesto di affrontarlo sia ideologicamente che con misure di sicurezza. Durò più di 70 anni. Per tutto quel tempo, non ci saremmo mai sognati di dire: “Beh, ce ne siamo occupati da molto tempo, dovremmo semplicemente arrenderci”. Sapevamo che dovevamo avere la volontà, la capacità e la forza di resistenza per potercela farcela. C’erano diverse arene di conflitto e impegno, diverse dimensioni, diversi volumi di ansia man mano che la minaccia rifluiva e fluiva.

Ma abbiamo capito che era una vera minaccia e abbiamo unito le nazioni e i partiti per affrontarla.

Questo è ciò che dobbiamo decidere ora a proposito l’Islam radicale. È una minaccia strategica? Se è così, come si uniscono coloro che vi si oppongono, anche all’interno dell’Islam, per sconfiggerlo?

Abbiamo appreso i rischi dell’intervento nel modo in cui siamo intervenuti in Afghanistan, Iraq e addirittura in Libia. Ma il non intervento è anche esso una decisione politica con delle conseguenze.

Ciò che è assurdo è credere che la scelta sia tra ciò che abbiamo fatto nel primo decennio dopo l’11 settembre e la ritirata a cui stiamo assistendo ora: trattare il nostro intervento militare su vasta scala del novembre 2001 come analogo alla sicurezza e al sostegno dellamissione in Afghanistan degli ultimi tempi.

L’interventismo può assumere molte forme. Dobbiamo farlo imparando le giuste lezioni degli ultimi venti anni in base non alla nostra politica a breve termine, ma ai nostri interessi strategici a lungo termine. Ma l’interventismo richiede impegno. Non tempo limitato da orari politici ma dall’obbedienza agli obiettivi.

Per la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, tali questioni sono di grande importanza. L’assenza di consenso e collaborazione e la profonda politicizzazione della politica estera e delle questioni di sicurezza stanno visibilmente atrofizzando il potere degli Stati Uniti. E per la Gran Bretagna, fuori dall’Europa e che subisce la fine della missione in Afghanistan da parte del nostro più grande alleato con poche o nessuna consultazione, abbiamo una seria riflessione da fare. Non lo vediamo ancora. Ma siamo a rischio di retrocessione nella seconda divisione dei poteri globali. Forse non ci importa. Ma dovremmo almeno prendere la decisione deliberatamente.

Ci sono ovviamente molte altre questioni importanti nella geopolitica: Covid-19, clima, ascesa della Cina, povertà, malattie e sviluppo. Ma a volte un problema arriva a significare qualcosa non solo per se stesso, ma in veste di metafora, come un indizio sullo stato delle cose e sullo stato dei popoli.

Se l’Occidente vuole plasmare il 21° secolo, ci vorrà impegno. Tra alti e bassi. Quando sarà difficile oltre che facile. Assicurarsi che gli alleati abbiano fiducia e che gli avversari siano prudenti. Acquisire una reputazione per la costanza e il rispetto del piano che abbiamo e l’abilità nella sua attuazione.

Richiederà che parti della destra capiscano che l’isolazionismo in un mondo interconnesso è controproducente e parti della sinistra accettino che l’interventismo a volte può essere necessario per sostenere i nostri valori.

Ci richiede di imparare le lezioni dai vent’ anni trascorsi dall’11 settembre in uno spirito di umiltà – e nel rispettoso scambio di diversi punti di vista – ma anche con un senso di riscoperta che noi in Occidente rappresentiamo valori e interessi di cui essere orgogliosi e che difendiamo.

E quell’impegno verso quei valori e interessi deve definire la nostra politica e non la nostra politica definire il nostro impegno.

Questa è la grande questione strategica posta da questi ultimi giorni di caos in Afghanistan. E dalla risposta dipenderà la visione che il mondo ha di noi e la nostra visione di noi stessi.


https://www.facebook.com/groups/1161957 ... 4002805185

Alberto Pento
Se il suprematismo teopolitico dell'Islam o del maomettismo è discriminazione razzista, violenza e terrore allora è il male e in quanto tale va demonizzato, condannato, bandito e combattuto con ogni mezzo.
Se invece è il bene allora lo dobbiamo adottare tutti.
Per me è il male e non il bene.

Yosef Manachem
Ottimo articolo. Purtroppo la "diagnosi" finale è imprecisa. La questione non è se l'islam in totto è una religione politica, estremista violenta. La questione vera è se l'islam dall' origine è mai stata una religione o è stata "qualcos'altro". Per formulare la diagnosi precisa ci vuole una buona conoscenza della cultura tribale che ha partorito l'islam. Per formulare la diagnosi ci vuole una buona preparazione clinica,preferibilmente in ambito psichiatrico

Alberto Pento
La religione dalla preistoria è sempre stata anche politica culturale, sociale, governativa, militare, oltre che escatologia, sin dal tribalismo totemico e anche prima.
La questione non è se l'islam sia una religione o meno, la questione è se questa religione dell'Islam è cosa buona e giusta per noi e per l'umanità intera, se è cosa che porta bene e non male. Nel caso in cui fosse portatrice di male allora andrebbe distrutta come male e causa di male.
La religione in quanto religione non è necessariamente/automaticamente e assolutamente cosa buona e giusta.


https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Angelo Costanzo
Pregevole intervento. Per non sapere come esprimerlo al meglio, Blair se la cava parlando di "islamismo radicale". Ma pare non crederci molto, riconoscendo nell'Islam una religione trasformatasi in ideologia politica, incompatibile con le libertà e i valori dell'Occidente. Da qui la pretesa che se esiste un Islam moderato, ebbene, si faccia riconoscere e si mobiliti contro l'islam cosiddetto radicale, isolandolo e nel caso combattendolo. È una pretesa da cui non si può prescindere, se è vero che l'islam si sta radicalizzando ovunque, mettendo in serio rischio la stabilità dell'Occidente. Un approccio, quindi, più energico e meno tollerante (l'esempio del contrasto Occidente /Comunismo è illuminante) nei confronti dell'Islam, è necessario ed urgente: e ciò non esclude, anzi impone, una diversa attenzione alle comunità musulmane dell'occidente.

Alberto Pento
Tony Blair è uno dei tanti che continua a errare, per una presunta demenziale convenienza politica e per paura affrontare la cruda verità, sostenendo che esistono due Islam, uno buono e uno cattivo e che bisogna combattere quello cattivo e difendere q… Altro...

Yosef Manachem
Un bla bla bla interminabile, supponente ed etnocentrico che conferma sia la ignoranza che la malafede del nostro toni. Da anni è al servizio degli islamici ( +0- "moderati"), pagato profumatamente per convincerci tutti che l'islam moderato esiste e ci si può convivere. Nessun fatto cambierà questa ben pagata questa sua opinione / convinzione

Francesco Birardi
L'Islam si sta "radicalizzando"... e con ciò stesso tornando alle origini. E infatti non si sente neanche una, dico una, voce di condanna da parte del c.d. Islam moderato. L'Islam è uno solo, ed è un'ideologia politica totalitaria, oltre che religiosa, fin dalle sue origini. Ed è incompatibile con l'Occidente, esattamente come lo fu il nazismo e il comunismo. Non so quanto tempo ancora ci metteremo a capirlo.....

Emanuel Segre Amar
Premesso che i confronti sono sempre odiosi, tra i commenti fin qui fatti devo dire che le parole di Yosef Manachem sono quelle che mi sembrano più vicine alla realtà del Blair degli ultimi anni.
Quanto a Niram Ferretti, non sapevo che fosse diventato intimo frequentatore anche di Blair, al punto da ricevere questo intervento in esclusiva per l’Italia; ci stupisce sempre di più, e ci esalta per la sua amicizia





Islam e Islam “politico”: Necessità di un chiarimento
Niram Ferretti
23 Agosto 2021

http://www.linformale.eu/islam-e-islam- ... iarimento/

L’intervento di Tony Blair sul ritiro americano dall’Afghanistan che l’Informale ha pubblicato ieri in esclusiva italiana, http://www.linformale.eu/tony-blair-per ... stro-bene/ evidenzia con persuasività come la decisione degli Stati Uniti metta fortemente in mora la coesione occidentale in merito a un problema che non solo non è assolutamente risolto, ma non presenta alcun cenno di esserlo in tempi brevi, ovvero quello che Blair, stesso, definisce “Islam radicale, in mancanza di un termine migliore”.

L’avanzata dei talebani in Afghanistan è, infatti, solo combustibile portato a chi crede che l’Islam sia e debba essere il più conforme possibile alla sua forma pristina, quella che prese corpo a Medina nel VII secolo. Tony Blair prosegue scrivendo che questo Islam radicale consisterebbe nella “trasformazione della religione dell’Islam in un’ideologia politica e, di necessità, escludente ed estrema perché in un mondo multireligioso e multiculturale, afferma che ci sia una sola vera fede e che dovremmo tutti conformarci ad essa”.

Il problema di questa affermazione, ormai gettonatissima non solo in ambito accademico ma anche nel parlare comune, consiste nell’istituire una divaricazione tra religione e politica, che nell’Islam non si è mai avuta. Parlare di “Islam politico” è fare uso di una superfetazione. l’Islam nasce a Medina, e non alla Mecca, quando Maometto, da semplice predicatore, divenne a tutti gli effetti un capo politico, un signore della guerra. L’Islam si dà, dunque, all’origine, come realtà teopolitica e non come religione che solo in seguito, per una serie di fattori estrinseci si sarebbe “contaminata” con la politica. Va inoltre detto che è l’Islam stesso, non “l’Islam politico” ad affermare di essere l’unico e orignario messaggio di salvezza per l’umanità e che ebraismo e cristianesimo, per restarare alle religioni abramitiche, a cui l’Islam afferma di appartenere, sono religioni superate, decadute.

Sempre qui su L’informale, qualche anno fa, http://www.linformale.eu/la-torre-di-ve ... t-spencer/ Robert Spencer, tra i più agguerriti conoscitori dell’Islam e della sua storia spiegava:

“L’Islam è stato politico fin dal suo sorgere. E’ importante notare che Maometto fu un profeta, o affermò di esserlo secondo le tradizioni islamiche per ventitré anni, e per i primi dodici, quando si trovava alla Mecca, fu solo un predicatore di idee religiose. Non fu fino all’Egira, quando lui e i suoi seguaci si trasferirono a Medina, che divenne un capo politico e militare oltre che religioso. E’ da quel periodo che comincia il calendario islamico, dall’anno uno, l’anno dell’Egira di Maometto a Medina. I musulmani fanno cominciare l’Islam dal momento in cui diviene politico, non dal momento in cui Maometto comincia a predicare, quando inizia ad affermare che non c’è altro Dio all’infuori di Allah e nessun altro profeta se non Maometto. Ciò dimostra che l’aspetto politico dell’Islam è considerato dai musulmani tradizionalisti come intrinseco ad esso e non separabile. Bisogna che vi sia un aspetto politico perché possa essere considerato Islam di fatto. Il politico non è separabile dall’Islam, perlomeno se si parla in senso tradizionale”.

Fare credere, in buona o cattiva fede, che i gruppi jihadisti contemporanei, il cui proliferare ha la sua matrice principale nella Fratellanza Musulmana di Hassan al Banna, fondata al Cairo nel 1929, siano una realtà priva di qualsiasi rapporto con l’Islam nella sua specificità, è del tutto furviante, perchè se è vero, come è vero, che il jihad nella accezione offensiva e aggressiva contemporanea venne sostanzialmente rinvigorito dagli anni ’30 in poi, e se è vero come è vero, che esso ha mututato prestiti e instaurato simpatie con estremismi ideologici occidentali, come il fascismo, e il nazismo, senza disdegnare innesti trozkisti e persino cheguevaristi come nel caso di Alì Shariati, il jihad è nell’origine stessa dell’Islam, nella creta di cui è impastato.

Il radicalismo islamico di cui scrive Blair nel suo articolo, non è dunque un fenomeno recente, o meglio è recente solo ed esclusivamente in merito al suo riproporsi con persistenza, fatto che ha, indubbiamente, delle concause: l’affermarsi sempre più perentorio dell’Occidente, dei suoi valori, della sua forza, e, come reazione, lo straniamento, la paura e l’avversione nei suoi riguardi da parte del mondo musulmano, quello maggiormente legato all’ortodossia religiosa, che ha vissuto l’affermarsi occidentale come una vera e propria aggressione a ciò che esso rappresentava e rappresenta, come un tentativo di umiliarlo, di snaturarlo, e infine di soppiantarlo.

Uno dei maggiori teorici della rinascita islamica del jihad, Sayyid Qutb, reputava la modernità, con la sua prorompente carica espansionista e intrinsecamente secolare, una minaccia enorme alla natura stessa dell’Islam, al suo ubi consistam, minaccia che andava contrastata senza mezzi termini, combattendola con tutti i mezzi a disposizione. Le armi maggiori, il combattente musulmano le avrebbe trovate nel Corano e nelle gesta di Maometto, esempio perfetto per tutti i musulmani pii. Ed è ancora lì che i jihadisti, e i rigoristi, a cui i talebani appartengono, le trovano oggi.

Non bisogna quindi mai dimenticare che nell’Islam in quanto apparato teopolitico è consustanziale la lotta nei confronti degli infedeli, e, insieme ad essa, la loro soggiogazione, come è reso esemplarmente chiaro dalla sura 9, quella che secondo il Sahih di al Bukhari, hadith n. 4329, fu l’ultima a essere rivelata al Profeta, la quale inizia con l’abrogazione unilaterale di tutti gli accordi di pace stipulati precedentemente con i miscredenti. A chi non era attivamente coinvolto nella lotta contro Maometto e i suoi seguaci veniva e viene (per chi desidera applicarla alla lettera ancora oggi) concesso solo un breve periodo di grazia. Al termine dei mesi sacri, Maometto e i suoi avrebbero dovuto uccidere tutti gli infedeli.

Questo, naturalmente non significa che tutti i musulmani siano potenziali assassini, ma che la violenza praticata dai jihadisti è perfettamente legittimata ab origine, non è un incidente di percorso successivo, una sua aggiunta estrinseca deformante.

È l’Islam a fare problema, non “l’Islam politico” il comodo avversario che si vorrebbe declassare a corpo estraneo, a degenerazione. Affermarlo significa semplicemente e con rigore, riconoscere la realtà, offrendo una diagnosi, non una condanna o una demonizzazione. Una diagnosi che l’Islam stesso necessiterebbe di prendersi in carico con la franchezza necessaria, proponendo, se riuscirà a farlo, una eventuale cura, se no continueremo sempre a sviare e a sviarci dalla realtà dei fatti.


"L’avanzata dei talebani in Afghanistan è, infatti, solo combustibile portato a chi crede che l’Islam sia e debba essere il più conforme possibile alla sua forma pristina, quella che prese corpo a Medina nel VII secolo"

Valeria Giandomenico
Grazie! Niram Ferretti!

Emanuel Segre Amar
Ma ci rendiamo conto che il nostro Niram Ferretti è molto più attento alla realtà, è un conoscitore molto migliore di Blair?

Lot Ionan
Emanuel Segre Amar io lo vado ripetendo da quando lo seguo che Niram è unico !!! al top !!!

Emanuel Segre Amar
Caro Niram Ferretti, l’unico che ha pensato che forse forse si sarebbe potuto curare questo islam è l’odiato (da noi italiani) al-Sisi, ma ha dovuto rapidamente cambiare registro



Alberto Pento
Niram Ferretti ha scritto:
"Questo, naturalmente non significa che tutti i musulmani siano potenziali assassini, ma che la violenza praticata dai jihadisti è perfettamente legittimata ab origine, non è un incidente di percorso successivo, una sua aggiunta estrinseca deformante."
Alberto Pento scrive:
anche questa considerazione di Niram appartiene al linguaggio diplomatico o politicamente corretto verso l'Islam, come la frase criticata detta da Tony Blair.
La frase oggettivamente corretta sarebbe "non tutti i mussulmani sono assassini" (perché in realtà non tutti i mussulmani hanno uccsio e compiuto degli assassini), mentre quella trattata da Niram "non tutti i mussulmani sono potenzialmente assassini" è del tutto sbagliata o falsa e politicamente corretta, poiché l'Islam o maomettismo o suprematismo mussulmano o nazi maomettismo razzista, è strutturalmente intrinsecamente ed innegabilmente violento, terroristico, assassino-sterminatore, per cui ogni fedele e praticante mussulmano, ogni portatore di questa religione è e/o diviene "potenzialmente" un assassino come lo è la sua religione o teoideologia e pratica religiosa che prevede e prescrive l'assassinio di chi contrasta, non si sottomette e/o non si converte all'Islam.
La potenzialità assassina è insita nell'Islam stesso che prevede l'assassinio degli infedeli, per cui è automatico e consequenzialmente logico che ogni fedele portatore dell'Islam è o sia potenzialmente un assassino.
Solo nel caso inesistente in cui l'Islam non prevedesse e non prescrivesse l'assassinio gli islamici o mussulmani o maomettani non sarebbero potenzialmente degli assassini.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esistono

Messaggioda Berto » mer set 29, 2021 9:24 pm

Maryan Ismail: «Orgogliosamente musulmana, ma l'islam si apra e si attualizzi»
Ecco la prima imam donna (liberale)
Alberto Giannoni
29 Settembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/milano/e ... 1632906375

La prima donna imam africana e liberale. Maryan Ismail fa un altro passo avanti. Orgogliosamente musulmana e tenacemente ostile agli integralisti, sorella di un diplomatico ucciso dalle forze locali qaediste, dopo anni di impegno civile questa coraggiosa italo-somala milanese ora ha in mano il «diploma» di «imama» rilasciato dall'Università di Padova. Molto più di un attestato formale.

Pochi giorni fa, Maryan Ismail ha superato a pieni voti - con lode - l'esame finale del «corso per imam e ministri di culto musulmani», riconosciuto dal ministero dell'Interno nell'ambito della tanto invocata preparazione dei ministri del culto italiani, per evitare gli «imam fai da te», più facilmente veicolo di discorsi d'odio e radicalizzazione. «L'ho fatto - spiega al Giornale - perché, come previsto dal patto col Viminale, è necessario uscire dalla improvvisazione di questi personaggi che non si capisce bene da dove arrivino e come».

Maryan non è la prima «imama» in assoluto, ma è la prima che in Italia ambisce a guidare la preghiera. «Il divieto della preghiera non è contemplato - spiega - ma le donne sono state via via escluse. Eppure oggi abbiamo esempi di donne imam in America e in Germania. L'Italia è un laboratorio interessante, possiamo costruire qualcosa di importante e iniziare a cambiare, ed è essenziale che ci sia una partecipazione delle donne. Le donne vanno già in moschea, ma oggi sono invisibili. Una moschea co-gestita potrebbe anche essere più rispettosa di tutti. Radicalizzazione e jihadismo sono anche l'effetto perverso della separazione, del purismo, delle suggestioni sull'uomo forte musulmano».

Quella di Maryan Ismail è una figura importante. Cinque anni fa ha lasciato il Pd, accusandolo di aver scelto un islam «oscurantista». «La gestione dei rapporti con l'islam a Milano - riflette ancora - negli ultimi anni è stata fallimentare. L'approccio è stato divisivo: è improponibile un dialogo solo con una parte, occorre aprirsi, mettere al centro le donne, le minoranze, la laicità dello Stato».

Quella di Maryan è una battaglia senza strappi con la fede, anzi è ostinatamente orientata a tessere la possibilità di un islam rispettoso dello stato di diritto e della Costituzione. Un'imam donna incarna la speranza di questo cambiamento. «Sul tavolo - dice oggi - ci sono ancora questi temi e le linee guida per la formazione di un islam europeo sono uno strumento per risolvere i problemi che conosciamo: la poligamia, una lettura contraria ai diritti delle donne, compreso il fatto che possano esser picchiate - perché la tradizione di una lettura distorta questo insegna - e poi i matrimoni combinati e forzati, la negazione del diritto all'istruzione e altro ancora». «C'è il mio impegno perché si cambi - conclude - da qualche parte bisogna pur iniziare. Non basta dire che l'islam è una religione di pace rimuovendo i problemi, tiriamo fuori questa pace, accettiamo la realtà e dialoghiamo con la realtà cercando la via giusta nella pratica».


Alberto Pento
Sono le donne il cavallo di troia dell'Islam in Occidente, specialmente quelle come questa che ingannano gli occidentali, i cristiani e i non religiosi con la falsa idea che esista un Islam buono e non violento, rispettoso e non terroristico, come se esistessero due Maometti uno buono e uno cattivo oppure due Corani diversi uno con parole buone e uno con parole cattive per cui noi utili idioti dovremmo allearci con quello buono per far fuori quello cattivo.
Maometto è uno solo ed era questo e non altro, un integralista bugiardo, predone e assassino.


Si è forse fatta mussulmana anche l'università di Padova, tanto da far concorrenza a quella del Cairo, al-Azhar?
https://it.wikipedia.org/wiki/Universit%C3%A0_al-Azhar
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