Libano, l'invasione nazi-maomettana e Israele

Re: Libano, l'invasione nazi-maomettana e Israele

Messaggioda Berto » sab ago 31, 2019 5:25 am

Tensioni tra Libano e Israele, droni dell'IDF esplodono vicino Beirut
25.08.2019

https://it.sputniknews.com/mondo/201908 ... 3r2qWPwyiE

Due droni spia sono entrati nello spazio aereo libanese, uno dei quali sarebbe esploso in una zona controllata da Hezbollah. Il Libano accusa l'aggressività di Israele, ma Tel Aviv non commenta.

Il primo ministro libanese Saab Hariri ha condannato l'aggressività di Israele, in quanto "minaccia per la stabilità e tentativo di creare tensioni", in seguito all'invasione dello spazio aereo di due droni spia dell'IDF, poi precipitati nella capitale. Il presunto incidente è stato definito "un palese attacco alla sovranità libanese" e in "flagrante" violazione della risoluzione ONU 1701 (2006) volta a porre fine alle ostilità tra l'organizzazione libanese di Hezbollah e Israele. Tuttavia l'esercito israeliano non ha confermato, né smentito l'operazione.

Uno dei due aerei a controllo remoto sarebbe esploso venerdì scorso nei pressi della periferia di Beirut, vicino al centro abitato, mentre l'altro sarebbe precipitato nella notte, in territorio controllato da Hezbollah. L'esplosione avrebbe causato tre feriti e danni alla sede della stampa dell'organizzazione islamica.

Intanto, una fonte dell'aeroporto internazionale di Beirut ha dichiarato che un gruppo di aerei da combattimento israeliani avrebbe effettuato un sorvolo della capitale libanese e sul Libano meridionale."Quattro velivoli dell'aeronautica israeliana hanno invaso lo spazio aereo libanese. Li abbiamo visti sorvolare Beirut e il Libano meridionale. Dopo aver fatto diverse manovre, hanno lasciato lo spazio aereo libanese", ha dichiarato la fonte.



Israele rivela dettagli segreti del piano missilistico iraniano in Libano
Maurizia De Groot
Agosto 30, 2019·

https://www.rightsreporter.org/israele- ... -WnOrlC5-g

Ieri l’esercito israeliano ha diffuso una nota dove si svelano alcuni dettagli sin qui secretati del piano missilistico iraniano in Libano e dove si afferma che Iran ed Hezbollah stanno intensificando gli sforzi per costruire strutture in Libano dove assemblare missili di precisione.

Nella nota si identificano quattro alti funzionari iraniani e di Hezbollah coinvolti nel progetto (già svelato un anno fa), ma soprattutto si esprime preoccupazione per i civili libanesi usati come scudi umani a protezione degli impianti.
Il piano iraniano in Libano

Il piano iraniano in Libano nasce dal fatto che per diversi mesi l’Iran ha tentato di contrabbandare missili in Libano attraverso la Siria, ma gli sforzi iraniani sono stati sempre sventati da interventi israeliani in Siria.

Quindi a Teheran hanno deciso di cambiare rotta. Da un lato hanno deciso di fare un “upgrade” ai missili già in possesso di Hezbollah, dall’altro hanno deciso di trasferire missili di precisione in Libano trasportandoli “a pezzi” per poi assemblarli negli impianti libanesi.
L’organigramma del progetto iraniano

Il programma è guidato dal generale iraniano Muhammad Hussein-Zada Hejazi, membro della Forza Quds del Corpo dei guardiani della rivoluzione islamica (IRGC) agli ordini diretti del Generale Qasem Soleimani.

Gli altri nomi identificati sono quelli degli iraniani Majid Nuab, la mente delle tecnologie applicate ai missili, e quello di Ali Asrar Nuruzi, responsabile della logistica.

Come responsabile del progetto per conto di Hezbollah è stato invece identificato il terrorista Fuad Shukr, ricercato dagli Stati Uniti in quanto coinvolto nell’attentato di Beirut che nel 1983 fece 241 vittime americane.

Ad una domanda se la rivelazione dei nomi dei quattro responsabili del piano missilistico iraniano in Libano fosse anche un avvertimento volto a dire che i quattro sono nel mirino israeliano, il portavoce dell’IDF ha risposto che se fosse in loro non starebbe tanto tranquillo.

Popolazione libanese in pericolo

Secondo il tenente colonnello Jonathan Conricus, portavoce del IDF, negli ultimi tempi gli iraniani hanno intensificato notevolmente l’implementazione del progetto.

«L’Iran sta mettendo in pericolo il Libano cercando di produrre missili a guida di precisione sul suolo libanese, usando il popolo libanese come scudi umani», ha detto Conricus.

Molto duro e diretto anche il Premier Benjamin Netanyahu: «Non staremo in disparte permettendo ai nostri nemici di acquisire armi mortali da usare contro di noi» ha detto Netanyahu.

«Questa settimana ho già detto ai nostri nemici di stare attenti alle loro azioni. Ora sto dicendo loro: Dir balak» ha aggiunto Netanyahu, usando una frase araba che significa “stai attento”.
Preoccupazione israeliana per possibile incontro USA-Iran

Ieri il Times of Israel ha rivelato un retroscena sin qui inedito in merito alla visita a sorpresa del Ministro degli esteri iraniano, Mohammed Javad Zarif, al vertice del G7 a Biarritz, in Francia.

Secondo quanto riferito il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, avrebbe tentato in tutti i modi di contattare il Presidente Trump per convincerlo a non parlare con Zarif, ma Trump si sarebbe fatto negare.

La notizia, diffusa inizialmente dal sito americano di notizie Axios.com, non è stata smentita.

Gli israeliani sono molto preoccupati per una possibile riapertura delle trattative tra USA e Iran dopo che il Presidente Trump aveva intensificato gli sforzi per mettere Teheran nell’angolo, riuscendo in parte nel suo obiettivo. Una ripresa delle trattative renderebbe tutto vano e metterebbe Israele in seria difficoltà.

Indifferenza internazionale

Colpisce l’indifferenza della comunità internazionale di fronte al piano iraniano in Libano, un piano che rischia seriamente di trascinare il Paese dei Cedri in un conflitto devastante con Israele.

Sono mesi che Israele mette in guardia il mondo sul più che probabile coinvolgimento del Libano in una guerra con Hezbollah. Ma sin qui gli ammonimenti israeliani sono caduti nel vuoto.
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Re: Libano, l'invasione nazi-maomettana e Israele

Messaggioda Berto » ven set 13, 2019 8:03 pm

Libano: proteste contro il capo di Hezbollah. «Non siamo una provincia iraniana»
11 settembre 2019)

https://www.rightsreporter.org/libano-p ... a-iraniana

Il capo di Hezbollah chiede ai libanesi di riconoscere la leadership di Ali Khamenei e di combattere contro Israele.
Hanno scatenato proteste le dichiarazione fatte ieri sera da Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, il quale in un discorso televisivo ha detto che «il Libano è parte importante della resistenza contro Israele» e che non deve temere una guerra contro lo Stato Ebraico.
Parlando in occasione dell'ultimo giorno delle commemorazioni sciite della Ashoura, il leader di Hezbollah ha paragonato il Libano a una specie di provincia dell'impero persiano invitando il Paese a riconoscere la leadership di Ali Khamenei e ha detto che i libanesi non devono temere un confronto armato con Israele.

Quasi immediate le reazioni da parte di molti politici libanesi. L'ex ministro Mohammed Abdul Hamid Baydoun ha detto che Nasrallah non ha niente a che vedere con il Libano ma, al contrario, ha molto a che vedere con l'Iran, quindi non può parlare per il Libano.

«Per Nasrallah il Libano è solo una parola nel dizionario» ha detto l'ex ministro libanese. «Per lui le istituzioni libanesi non sono altro che decorazioni» ha poi aggiunto.
Baydoun ha affermato anche che «Hezbollah è una delle principali cause del collasso economico in Libano».
Facendo riferimento alle osservazioni di Nasrallah su Khamenei, definito dal capo di Hezbollah alla stregua di un padre della patria, l'ex deputato Fares Soaid ha detto che «nulla nella costituzione del Libano, né nelle risoluzioni 1559 e 1701 menziona di combattere sotto la bandiera di Khamenei».

Lokman Slim, attivista politico e condirettore di UMAM Documentation and Research, uno sciita contrario a Hezbollah, ha affermato che Nasrallah «ammette di occupare il Libano in nome di Ali Khamenei e che il Libano è tenuto in ostaggio dal suo leader. Di fronte a questa realtà, non possiamo parlare di sovranità in un paese occupato dall'Iran».
Proteste anche sui social libanesi dove in molti hanno chiesto di mettere fine alla occupazione del Libano da parte di Hezbollah. «Non siamo una provincia iraniana» hanno detto moltissimi utenti.
«Non vogliamo combattere contro Israele per fare un piacere a Khamenei» ha scritto un utente di Beirut subito ripreso da molti altri.
Per colpa di Hezbollah e dell'Iran il Libano rischia seriamente di trovarsi coinvolto in un conflitto su larga scala con Israele. Molti investitori stranieri hanno già deciso di lasciare il paese per il timore di un conflitto con lo Stato Ebraico.
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Re: Libano, l'invasione nazi-maomettana e Israele

Messaggioda Berto » dom nov 03, 2019 9:30 pm

Le rivolte in Libano e in Iraq mettono paura all’Iran che reagisce duramente
3 novembre 2019

https://www.rightsreporter.org/le-rivol ... 9895GCPYuA

In Libano il governo è caduto, in Iraq è sull’orlo di cedere. E l’Iran, che non vuole perdere due punti base del suo domino, comincia a reagire sparando sui dimostranti iracheni

Le rivolte in Libano e in Iraq, sebbene distanti, hanno un comun denominatore non da poco: l’Iran e i suoi proxy che dominano la politica dei due stati arabi.

A Beirut il governo è caduto ma i manifestanti non si sono fermati, nemmeno dopo le promesse di riforme fatte dal Presidente Michel Aoun.

Il problema non sono solo le riforme, il problema si chiama Hezbollah che non solo rischia di trascinare il Libano in una rovinosa guerra con Israele, ma che con il suo intervento in Siria ha creato una situazione economica al limite del collasso per tutto il Paese.

In Siria Hezbollah è intervenuto senza nessun consenso da parte del governo libanese, ha agito per quello che è: una forza completamente autonoma, uno Stato nello Stato.

In Iraq il Governo è al limite del collasso. Le proteste sono generalizzate e sono gli stessi sciiti a chiedere che le milizie armate legate a Teheran se ne vadano. Anzi, le proteste più accese si sono avute proprio nel sud sciita.

Almeno all’inizio le reazioni dei proxy iraniani sono state diverse. In Libano prima il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, è sembrato rimanere calmo. Poi, una volta capito che il vero bersaglio era il suo gruppo terrorista, ha prima accusato Israele di fomentare le rivolte, poi ha ordinato un blitz violento contro i manifestanti che, tra le altre cose, ha provocato le dimissioni del Premier Saad al-Hariri.

In Iraq le cose sono andate molto peggio. Le milizie sciite legate a Teheran non sono andate per il sottile, hanno usato i cecchini che hanno sparato direttamente sulla folla provocando almeno 250 vittime. Ma non hanno fermato le proteste che, anzi, proprio nel sud sciita proseguono senza sosta.

Addirittura Teheran, con una mossa senza precedenti e con la scusa di proteggere i pellegrini sciiti, ha inviato in Iraq centinaia di truppe e polizia antisommossa (i Basij) ufficiali.

Di fatto l’esercito iraniano è presente in Iraq in aggiunta alle milizie sciite e alla già presente Forza Quds delle Guardie della Rivoluzione Islamica. Una invasione silenziosa ma violenta.


Perché le rivolte in Libano e in Iraq rischiano di rovinare i piani iraniani?

Per molto tempo Libano e Iraq hanno avuto governi settari, divisi secondo rigide regole che tengono in considerazione le varie etnie. Su questo aveva puntato Teheran per avere il controllo del Libano attraverso Hezbollah e quello dell’Iraq attraverso i vari proxi legati all’Iran.

Ora questo schema è saltato. Le proteste sono tutto fuorché di tipo settario. Sono trasversali e chiedono proprio la fine del settarismo e la dipendenza dall’Iran.

I popoli libanese e iracheno sono stanchi di guerre e di vivere in povertà proprio per questo. Sono stanchi della diffusa corruzione che arricchisce pochi e lascia il resto nella miseria. Sono stanchi di pagare il prezzo che comporta la dipendenza da Teheran.


Come reagisce l’Iran?

In Libano l’Iran ha demandato il tutto ai fedeli Hezbollah che però poco possono fare politicamente in quanto pur avendo la maggioranza in Parlamento non possono formare un governo senza fare alleanze. Ma hanno un vero e proprio esercito, ben più forte e armato di quello ufficiale che per altro si è visto tagliare gli aiuti americani. Il timore è che possano prendere il potere con la forza spinti proprio dall’Iran che non può e non vuole perdere il punto di pressione più forte che ha nei confronti di Israele.

Differente la situazione in Iraq. Secondo fonti di intelligence Qassem Soleimani, il capo della Forza Quds, la settimana scorsa è volato a Baghdad per un incontro segreto con i vertici sciiti del Governo iracheno garantendo che l’Iran avrebbe sostenuto anche militarmente il Governo in carica.

Questa promessa ha permesso al premier Adil Abdul-Mahdi di mantenere il potere, consegnando però di fatto il Paese all’Iran e alle sue forze militari e para-militari.

Per il piano iraniano l’Iraq è fondamentale almeno quanto lo è il Libano. È il quarto fronte contro Israele che Teheran non può permettersi il lusso di perdere.


Cosa non torna in tutto questo?

La cosa che non torna in tutto questo è che sia il Libano che l’Iraq dovrebbero essere teoricamente sotto l’ombrello americano. Fino a pochi giorni fa erano gli USA ad armare e finanziare gli eserciti dei due Paesi. In Iraq ancora gli USA hanno una discreta presenza militare. Come ha fatto l’Iran ha “impossessarsi” senza colpo ferire di due protettorati americani?

Specialmente per quanto riguarda l’Iraq (il Libano è in mano all’Iran ormai da molto tempo) qualche risposta ce la dovrebbe dare il presidente Trump. Che intenzioni ha? Intende lasciare che l’esercito iraniano si stabilisca anche in Iraq dopo averlo fatto in Siria? Non sarebbe una mossa intelligente.
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Libano, l'invasione nazi-maomettana e Israele

Messaggioda Berto » dom mar 08, 2020 1:11 am

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Re: Libano, l'invasione nazi-maomettana e Israele

Messaggioda Berto » dom mar 08, 2020 1:11 am

Fallimento per il Libano, l'annuncio del ministro Hassan Diab: "Sospendiamo il pagamento dei debiti per i cittadini"
07 marzo 2020

https://www.liberoquotidiano.it/news/es ... o.facebook

Il Libano è tecnicamente fallito. L'annuncio è arrivato dal primo ministro del Libano Hassan Diab, che ha annunciato in tv che il Paese sospenderà il pagamento di 1,2 miliardi di dollari di debito, segnando il primo default nella storia del Paese. "Il Libano sta sospendendo il rimborso del debito del 9 marzo per poter soddisfare le esigenze dei suoi cittadini - ha annunciato -. Questa decisione non è stata facile. È l’unica soluzione per proteggere l’interesse pubblico, parallelamente al lancio di un piano di riforme globale. La nostra decisione deriva dal nostro attaccamento all’interesse dei libanesi". Il mancato rimborso delle obbligazioni significa che il Libano è inadempiente e non sarà in grado di ripagare ai creditori tutto o parte del proprio debito nei termini fissati al momento delle sottoscrizione.


Libano, crolla la moneta: banche vandalizzate
28 aprile 2020

https://notizie.tiscali.it/cronaca/arti ... ate-00001/

Restano chiuse le banche in Libano "fino a quando verra' ristabilita la sicurezza": e' quanto si legge in un comunicato diffuso dagli organi d'informazione libanesi dopo che nella notte tra lunedi' e martedi', a Tripoli - citta' a nord del Paese - si erano registrati gravi episodi di violenza e vandalismo contro gli istituti di credito. Alla base della protesta l'importante svalutazione della lira libanese, scambiata con un rapporto di oltre 3.000 a uno sul dollaro a fronte di un tasso di cambio ufficiale di 1.507,5 a uno. Secondo le autorita' libanesi, gli atti di violenza avrebbero riguardato anche i mezzi della polizia, costretta all'uso dei lacrimogeni.
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Re: Libano, l'invasione nazi-maomettana e Israele

Messaggioda Berto » gio apr 30, 2020 12:59 pm

GERMANIA: VIETATE TUTTE LE ATTIVITA' DI HEZBOLLAH NEL PAESE
30 aprile 2020

https://www.facebook.com/bea.bibi.1276/ ... 4710803168

Il governo tedesco mette al bando le attività di Hezbollah sul proprio territorio. Lo ha annunciato il portavoce del ministro dell'Interno Horst Seehofer, confermando la notizia data per prima dal quotidiano Bild. Intanto la polizia questa mattina ha condotto una serie di raid in quattro moschee ed organizzazioni a Berlino, Dortmund, Munster e Brema che si ritiene siano legate al movimento sciita fondato in Libano nel 1982.

Secondo i servizi di intelligence interni tedeschi, in Germania si trovano circa 1.050 membri e sostenitori di Hezbollah, non riuniti in un'organizzazione vera e propria.

Gli Stati Uniti plaudono alla decisione del governo tedesco ed esortano i Paesi dell'Unione europea a seguire l'esempio di Berlino. Il divieto tedesco "rispecchia la determinazione dell'Occidente a far fronte alla minaccia globale rappresentata" da Hezbollah, ha detto l'ambasciatore americano a Berlino, Richard Grenell.

Al movimento, ha aggiunto, "non può essere consentito di utilizzare l'Europa come rifugio sicuro per sostenere il terrorismo in Siria e Medio Oriente". Gli Stati Uniti, ha affermato, sono pronti a lavorare con gli alleati europei "per negare" a Hezbollah "qualsiasi spazio di operazione" in Europa.
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Re: Libano, l'invasione nazi-maomettana e Israele

Messaggioda Berto » mer giu 17, 2020 7:34 am

I diplomatici USA e ONU lasciano il Libano entro il 19 giugno.
Lion Udler
15 giugno 2020

https://www.corriereisraelitico.it/i-di ... 19-giugno/

La legge “CESARE” (Caesar Syria Civilian Protection Act) entra in vigore.

Cos’è?

Cesare è il nome in codice di un disertore siriano che aveva portato in America circa 50,000 documenti, tra cui foto e filmati, di crimini contro la popolazione della Siria da parte del regime e i loro alleati tra cui Hezbollah.

Sulla base di questi documenti stanno per entrare in vigore delle sanzioni durissime sia nei confronti della Siria nonché di Hezbollah, le manifestazioni e la gravissima situazione economica di default, potrebbe portare a una escalation di natura militare, non solo in Libano.

Il fatto che anche i diplomatici dell’ONU vanno via è un segnale fortissimo perché storicamente scappano appena inizia una guerra.
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Re: Libano, l'invasione nazi-maomettana e Israele

Messaggioda Berto » mar lug 28, 2020 4:38 am

ISRAELE: ESERCITO, RESPINTO
27 luglio 2020

https://www.shalom.it/blog/news-in-isra ... ah-b922761

L'esercito israeliano ha respinto un "attacco terroristico" di Hezbollah lungo il confine settentrionale con il Libano. Lo ha annunciato il portavoce delle forze armate di Tel Aviv, Hidai Zilberman, dopo le notizie di scontri a fuoco nella zona delle Fattorie di Shebaa. Il portavoce, citato dal sito del 'Jerusalem Post', ha precisato che una cellula terroristica dell'organizzazione filo-iraniana, composta da 3-4 miliziani, ha attraversato la Linea Blu, entrando per alcuni metri in territorio israeliano. I militari a quel punto hanno aperto il fuoco, costringendo la cellula a rientrare in Libano. Secondo Zilberman, non si registrano vittime o feriti tra i militari israeliani. "Davanti a noi abbiamo giorni di tensione", ha aggiunto. L'esercito, intanto, ha revocato l'ordine di restare a casa per gli abitanti di decine di comunità che vivono al confine con il Libano.

Hezbollah, il movimento sciita libanese filo-iraniano, "sta giocando con il fuoco". Lo ha detto in conferenza stampa il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, commentando quanto accaduto oggi al confine con il Libano. Il Partito di Dio ha negato ogni coinvolgimento. Dal canto suo Netanyahu, citato dal 'Times of Israel', ha avvertito che "Hezbollah ed il Libano si assumono tutta la responsabilità" degli attacchi contro Israele lanciati dal Paese dei Cedri, assicurando che "reagiremo con grande forza a qualsiasi attacco contro di noi".
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Re: Libano, l'invasione nazi-maomettana e Israele

Messaggioda Berto » sab set 25, 2021 7:24 am

Libano, il dolore dei cristiani: "Scompariremo, ci portano via le case"
Lorenzo Vita - Sab, 15/08/2020

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/gr ... 1597479682

L'esplosione che ha devastato Beirut ha ferito la comunità cristiana. Il Vescovo Mrad dei siri cattolici lancia l'allarme

Beirut dopo l'esplosione piange ancora i suoi morti e conta i danni.

Innumerevoli vista la portata di una deflagrazione che ha devastato non solo il porto, ma anche tutti i quartieri colpiti dall'onda d'urto. Uno scenario di guerra che ha squarciato la capitale libanese ma anche la realtà di un Paese che è da sempre un delicatissimo mosaico di confessioni religiose, ideologie e sensibilità, e che adesso si confronta con i suoi problemi più profondi: il primo dei quali è come sopravvivere. Perché quel Libano che fino a pochi decenni fa era considerato un gioiello del Medio Oriente, oggi rischia di rimanere definitivamente sepolto sotto le macerie di Beirut.

In questo ecosistema delicato e prezioso incastonato tra Oriente e Mediterraneo, i cristiani soffrono una condizione particolare. L'integrazione è stata da sempre uno dei punti di forza del Libano, ma i cristiani di tutte le confessioni sanno anche cosa significa sopravvivere, specialmente se circondati da popolazioni di confessioni diverse. E oggi, dopo il disastro, la parole d'ordine è proprio "sopravvivere", provando anche a rinascere. Una realtà che conosce bene il vescovo Matthias Charles Mrad, Vicario Patriarcale dell’Eparchia di Beirut dei siri cattolici, che alla testimonianza di fede unisce anche un forte spirito di lotta per un Libano che finalmente sia in grado di risollevarsi.

Eminenza, qual è attualmente la situazione in Libano dopo l'esplosione?
La situazione del Libano adesso sembra tranquilla. Sicuramente più tranquille delle ore e dei giorni immediatamente successivi all'esplosione, ma quello che sta vivendo il Paese è drammatico. La crisi economica e politica è terribile e sul Libano si è concentrata una miscela esplosiva: prima le proteste, poi il coronavirus, ora Beirut devastata. Una crisi che sta colpendo il Libano al suo interno, il suo popolo, che va ricostruito prima ancora delle macerie. Lo Stato è ormai fallito, la politica è assente, e la popolazione è sola e dilaniata: la ricostruzione va iniziata proprio dagli uomini.

Come è stata colpita la comunità cristiana da questa esplosione?
I cristiani di Beirut sono tra i più danneggiati da ciò che è successo al porto. Tutte le zone limitrofe erano abitata dai cristiani ed erano i quartieri con una più alta presenza di cittadini di religione cristiana. Ora le chiese sono distrutte, le case in molti casi sono state spazzate via dall'onda d'urto. Un danno enorme cui si aggiunge un effetto molto pericoloso: i musulmani più abbienti comprano le case distrutte perché sono gli unici che hanno ancora soldi per ricostruirle. E chi ha perso tutto è costretti a vendere le proprie case e ad andarsene. Col tempo quei quartieri rischiano di non avere più cristiani. E per questo la Chiesa sta chiedendo allo Stato di intervenire per evitare questo processo che può provocare una diaspora: i cristiani stanno scomparendo.

Oggi i cristiani in Libano che ruolo possono avere?
Possono avere un ruolo importantissimo. I cristiani vogliono vivere, come vuole vivere il popolo libanese. Le scuole e gli ospedali cristiani sono fondamentali per la società libanese e sono utilizzati dai cittadini di qualunque religione. Ma oggi i giovani che vogliono un Libano migliore, tra cui tantissimi cristiani, pensano che sia meglio andarsene. I giovani che emigrano sono tantissimi e i partiti cristiani ormai non rappresentano più i sentimenti di questa fascia di popolazione. Sono partiti legati ad altri Stati, molto spesso in affari con Paesi in guerra tra loro. E portano questa guerra anche in seno alla loro comunità.

In questo senso, la comunità internazionale può essere importante...
Certamente, ma dipende dai singoli Paesi. Ormai la popolazione è talmente stanca che si affida all'esterno: Arabia Saudita, Iran, ma anche Paesi europei. Quando Emmanuel Macron è arrivato a Beirut dopo l'incidente al porto, la gente chiedeva ai francesi di tornare in Libano e riprendersi il Paese per farlo rinascere. Questo per far capire come ormai le persone si sentano completamente prive di una speranza dall'interno del Libano.

Se questo è il quadro, come può rinascere il Libano?
Sicuramente serve tempo e molta pazienza. Il declino del Libano e la sua distruzione dall'interno sono iniziati molto tempo fa e non basterà certo un'elezione o un breve periodo per cambiare le cose. Ci vorranno anni, come del resto anni sono serviti a minare il Paese. Purtroppo la classe politica ha fallito, non ha a cuore il futuro del Libano e le proteste in un anno non hanno cambiato nulla. Serve ma tempo, ripeto, ma bisogna partire dall'uomo: è da lì che inizia la ricostruzione.
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Re: Libano, l'invasione nazi-maomettana e Israele

Messaggioda Berto » sab set 25, 2021 7:28 am

Sabra e Chatila, come sono andate veramente le cose e le responsabilità dei nazi maomettani palestinesi e libanesi


Sabra e Chatila
https://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_ ... _e_Shatila

https://m.facebook.com/ProgettoDreyfus/ ... 7516437595


La falsa versione palestinese antisraeliana e anticristiana

???

SABRA E SHATILA: IL MASSACRO DEI PROFUGHI PALESTINESI SOTTO GLI OCCHI DEI SOLDATI ISRAELIANI, DAL 16 AL 18 SETTEMBRE 1982

Il 16 settembre 1982 i miliziani cristiano-falangisti di Elie Hobeika entravano nei campi profughi di Sabra e Shatila. È l'inizio di un massacro che durerà due giorni e farà centinaia di morti.
Il raccapricciante episodio avvenne alla fine della guerra civile libanese e dell'assedio israeliano di Beirut.
L'OLP di Yasser Arafat aveva concordato l'abbandono di Beirut da parte dei suoi quindicimila guerriglieri in cambio di garanzie sulla sicurezza dei profughi palestinesi che sarebbero rimasti nei campi.
I soldati statunitensi, francesi e italiani, inviati per scortare la fuoriuscita dal Libano dei miliziani dell'OLP e per proteggere i civili palestinesi, se ne andarono dieci giorni prima di quanto previsto dagli accordi.
Accordi sottoscritti in agosto anche da Israele, ma violati il 15 settembre, un mese dopo la morte di Bashir Gemayel, presidente della repubblica libanese, assassinato pochi giorni prima della sua nomina insieme ad altri 26 dirigenti del partito falangista. L'attentato dinamitardo che ne provocò la morte fu molto probabilmente ordito dai servizi segreti siriani, che non volevano Gemayel, vicinissimo a Israele, come presidente del Libano.
In spregio agli accordi, l'esercito israeliano invase Beirut Ovest e bloccò il transito in uscita dai campi profughi.
Il giorno seguente iniziò la mattanza, sotto gli occhi dei soldati israeliani posti di vedetta fuori da Sabra e Shatila.
Quello che videro i primi volontari della croce rossa e della stampa entrando nel campo dopo i massacri era indescrivibile. Donne senza gambe, arti lanciati a metri di distanza dai corpi, teste mozzate, corpi accavallati uno sull'altro, cadaveri crivellati alle pareti delle baracche.
Il 16 dicembre 1982 l'assemblea delle Nazioni Unite definì il massacro Sabra e Shatila un atto di genocidio. Israele creò una commissione d'inchiesta che condannò per la strage i falangisti di Hobeika e giudicò le forze armate e in particolare Ariel Sharon, ministro della difesa, responsabili di ciò che era avvenuto. Il ruolo del Mossad nella vicenda venne invece secretato.
Sharon si dimise dal dicastero della difesa mentre Hobeika nel corso degli anni seguenti assunse ruoli centrali nei governi libanesi. I vertici militari dell'esercito israeliano restarono ai propri posti.
Di fatto nessuno pagò per quello che resta uno degli episodi di pulizia etnica più aberranti della storia recente.



Paragoni improponibili: la mistificazione e le omissioni di Repubblica
Niram Ferretti
18 ottobre 2019

https://www.progettodreyfus.com/repubbl ... ila-curdi/
Come scrivere la storia inserendo la mistificazione e la distorsione nel tessuto degli eventi, creando paralleli improponibili. È ciò che fa il giornalista di Repubblica, Gianluca Di Feo rievocando in un articolo del 19 Ottobre scorso dal titolo “I curdi e la lezione di Sabra e Chatila”, il massacro omonimo per mano dei falangisti libanesi occorso durante la prima guerra del Libano del 1982, e accostandolo in modo totalmente improprio e tendenzioso all’offensiva turca nei confronti dei curdi avvenuta in questi giorni in Siria.

Il copione è identico, in maniera agghiacciante. Una nazione potente che invade all’improvviso un altro Paese piegato dalla guerra civile, ma solo per colpire una comunità precisa. Aerei che bombardano le città e carri armati che avanzano inarrestabili. Poi la tregua. I combattenti sconfitti consegnano le armi pesanti e vanno via. Con la garanzia americana che la popolazione sarà protetta.

L’avevano chiamata operazione “Pace in Galilea”, così come quella di oggi è stata battezzata “Fonte di pace”. Il 6 giugno 1982, mentre si giocavano i Mondiali di Spagna, l’esercito israeliano irrompe in Libano. Obiettivo dichiarato: creare una fascia di sicurezza sul confine, per impedire gli attacchi terroristici. Lo stesso che oggi viene ripetuto da Ankara: “Cacciare i terroristi lontano dalla frontiera”. Allora erano palestinesi, ora curdi.

Ed ecco, già qui, il primo raffronto fraudolento tra i curdi operativi in Siria e membri del YPG (Unione di Protezione del Popolo), il braccio siriano dell’PKK (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan) e i “miliziani” dell’OLP guidati da Arafat.

Di Feo si guarda bene dallo specificare la differenza sostanziale tra operativi palestinesi dell’OLP e membri del YPG, e di cosa stessero facendo i primi nel paese in cui si trovavano, il Libano, perché, se lo facesse, dovrebbe raccontare la parabola di Arafat e dei suoi seguaci prima dell’operazione Pace in Galilea.

Dovrebbe ricordare una lunga storia di terrore e sedizione, di come quando l’OLP, “i palestinesi” si trovavano in Siria nel 1966, vennero cacciati per sovversione e terrorismo. Dovrebbe ricordare quando, cacciati dalla Siria e trasferitosi in Giordania tra il 1968 e il 1970 la usarono come principale piattaforma terroristica per attaccare Israele e di come, anche qui, nel 1970, si sentirono abbastanza forti per cercare di rovesciare il regime hashemita. La guerra civile che ne seguì li costrinse a fuggire. E qui giungiamo al Libano, dove, riprodussero lo stesso schema.

Nel 1975 si sentirono abbastanza forti per cercare di rovesciare il governo centrale di Beirut. A questo punto, Beirut per contrastare i “palestinesi”, ovvero i terroristi dell’OLP (definiti tali già dai siriani e dai giordani), dovettero ricorrere in aiuto alla Siria che occupò militarmente il Libano per fronteggiare l’emergenza.

Di Feo dovrebbe ricordare anche come l’OLP avesse creato in Libano uno Stato nello stato e fosse uno degli attori principali della guerra civile all’interno del paese e dovrebbe, di seguito, visto che si parla di massacri, rendere giusta memoria alle azioni gloriose dei “palestinesi”, come quelle avvenute a Damour il 20 gennaio del 1976 quando l’OLP macellò 584 civili e poi si diede al saccheggio del cimitero cristiano, esumando le bare e sparpagliando i cadaveri e gli scheletri in giro, per poi collocare un ritratto di Arafat armato sull’altare della chiesa.

Dovrebbe ricordare quello che accadde il 12 agosto del 1976 a Tel al-Zaatar quando la città venne sottoposta a un’orgia di stupri, mutilazioni e omicidi e dove vennero massacrati tra i 2000 e i 3000 civili. Di questo orrore abbiamo la diretta testimonianza di John Bulloch, corrispondente sul posto del The Daily Telegraph e certamente non di un amico di Israele, un altro celebre corrispondente inglese, Robert Frisk.

Dovrebbe ricordare di come Arafat, durante l’assedio alla parte occidentale di Beirut nel 1982, dove aveva creato una infrastruttura terroristica per attaccare la popolazione israeliana tramite il lancio di missili, avesse applicato la tecnica che anni dopo Hamas avrebbe fatto propria, collocando le postazioni militari vicino a ospedali, moschee, centri abitati.

Dovrebbe infine ricordare di come Israele venne costretto a invadere il Libano perché l’organizzazione terroristica di Arafat costituiva una minaccia concreta per la sicurezza dello Stato ebraico. Ma tutto ciò è, ovviamente, omesso. Ciò che il giornalista ricorda di Arafat e dei “palestinesi” è questa commovente fotografia:

I guerriglieri dell’Olp lasceranno il Libano, sotto la protezione di una forza internazionale a guida americana. Partono in più di 14 mila. I filmati ingialliti mostrano Yasser Arafat che si imbarca, alzando un ramoscello di ulivo come fosse un segno di vittoria.

Il ramoscello di ulivo alzato da un signore della guerra conclamato, e i guerriglieri dell’OLP, responsabili di stupri, mutilazioni, massacri, che se ne vanno come se fossero degli inermi, degli innocenti, costretti ad abbandonare il paese da una forza proterva e soverchiante.

I curdi, in Siria, non hanno neanche lontanamente fatto ciò che fecero i palestinesi in Libano dal 1975 al 1982, destabilizzato il paese per sette lunghi anni, massacrando una parte della sua popolazione, cercato di rovesciare il suo legittimo governo, e creando una struttura militare atta a colpire Israele a soli pochi chilometri di distanza.

I curdi si sono alleati con gli americani per sconfiggere l’ISIS, e la Turchia non è intervenuta in Siria come Israele intervenne in Libano, per rimettere ordine nel paese ed eliminarvi chi, dal 1964 aveva fatto della eliminazione dell’”entità sionista” la propria ragione d’essere. La Turchia è intervenuta pretestuosamente (i curdi in Siria non rappresentano alcuna minaccia immediata o diretta alla sicurezza turca) per impedire il consolidamento di una realtà curda in una regione non limitrofa, così come ha già fatto al proprio interno e in Iraq.

Ma Di Feo non è soddisfatto dal parallelo, deve, evocare Sabra e Chatila. I falangisti libanesi che massacrarono i rifugiati palestinesi nel campo mentre gli israeliani non impedirono il massacro, starebbero ai turchi a cui gli americani hanno dato il via libera per l’invasione nel nordest della Siria.

Paragone farraginoso e oscenamente sbilanciato. Gli israeliani non diedero nessun via libera ai falangisti libanesi di massacrare i palestinesi nel campo di Sabra e Chatila.

Fu una grave negligenza e una sottovalutazione del comando militare israeliano, così come stabilito dalla Commissione Khan, non considerare la sete di vendetta dei falangisti libanesi. L’Amministrazione Trump ha dato il via libera all’operazione militare turca, lasciando intenzionalmente i curdi esposti all’offensiva delle truppe. Differenza sostanziale.

La realtà dei fatti, la sua ragione d’essere, la profonda diversità dei contesti, delle situazioni, degli attori in scena, viene rimossa al fine di potere creare un parallelo improponibile, di trovare il modo di fare dei terroristi dell’OLP gli omologhi dei combattenti curdi al fianco degli Stati Uniti e delle vittime innocenti della furia falangista gli omologhi delle eventuali vittime della violenza turca, (“In Siria domani potrebbe succedere la stessa cosa, scrive il giornalista). Eventuali, sì, perché non c’è stato fortunatamente alcun massacro dei curdi da parte turca.

Su una pura eventualità si tira in ballo retrospettivamente Israele, convocandolo sul banco degli imputati in correo con gli Stati Uniti, per un massacro di cui non è stato direttamente responsabile, in rapporto a un massacro non avvenuto. Analogamente, si associano i terroristi dell’OLP che sventrarono un paese e furono cacciati precedentemente da altri due, ai combattenti turchi che hanno valorosamente combattuto contro l’ISIS.

È questo il risultato della mistificazione, degli accostamenti improponibili, che travisando la realtà dei fatti li piegano del tutto alla strumentalizzazione più grossolana.





Sabra e Chatila: il contesto e le conseguenze in Israele
17 Settembre 2016

http://www.linformale.eu/sabra-chatila- ... nseguenza/

Che cosa è stata davvero la strage di Sabra e Chatila? In quale contesto è avvenuta? Qual è stato il ruolo di Israele, ancora oggi accusato di complicità se non addirittura di essere l’esecutore della strage? E’ bene fare chiarezza e mettere in ordine gli eventi storici, soffermandosi anche sulle conseguenze in Israele.

I palestinesi dell’OLP, nel settembre del 1970, furono cacciati dalla Giordania a causa dei massacri dei terroristi di Settembre Nero e in seguito alla Guerra dei Sei Giorni; decisero, così, di trasferire armi (soprattutto) e bagagli in Libano, trasformando i propri campi in vere fortezze e in una sorta di Stato nello Stato, sul quale il governo del paese dei cedri non ebbe più alcun controllo.

Tra il 1971 e il 1975 la situazione degenerò al punto da sfociare in una vera e propria guerra civile, ed è bene ricordare un episodio di cui nessuno parla: il massacro nel villaggio di Damour, nel gennaio del 1976, dove circa 500 civili cristiani (uomini, donne, bambini) furono sorpresi nel sonno e trucidati dai palestinesi, che subirono la rappresaglia dei falangisti cristiani con l’assassinio di un centinaio di profughi catturati nel campo di al-Karantina.

Dai campi palestinesi partivano anche gli attentati contro i villaggi israeliani al confine settentrionale, così nel giugno del 1982 lo Stato ebraico, fermamente deciso a cacciare l’OLP dal Libano meridionale, varcò le frontiere, costringendo gli adepti del terrorismo a trincerarsi dentro Beirut.

La vittoria di Tsahal e il successivo spiegamento di una forza multinazionale d’interposizione fu salutata con entusiasmo dai libanesi cristiani, e un loro illustre combattente fu eletto alla carica di Presidente del paese: Bashir Gemayel, l’uomo della pace con Israele.

Quest’ultimo, un mese dopo, restò ucciso in un attentato terroristico palestinese, così i cristiani libanesi decisero di vendicarsi attuando una strage nel quartiere di Sabra e nel campo profughi di Chatila, nella parte occidentale di Beirut in mano israeliana, dove circa un migliaio di palestinesi furono sgozzati tra il 16 e il 18 settembre del 1982, senza che i soldati dello Stato ebraico posti a guardia intervenissero per fermare la mattanza.

Il resto del mondo inorridì e accusò Israele, che tuttavia non esitò a dimostrare il significato della sua democrazia: il governo di allora nominò una commissione d’inchiesta che seppe garantire la sua assoluta indipendenza e, senza subire condizionamenti dalla delicata situazione di politica interna ed estera, accertò la responsabilità oggettiva dei comandi militari e quella politica del governo. Tutti i responsabili riconosciuti colpevoli di non aver impedito la strage furono puniti esemplarmente e la crisi che ne derivò fece cadere il governo.

Odio chiama odio, violenza chiama violenza, guerra chiama guerra: tutti ne escono sconfitti. Soltanto riconoscendo i propri errori, adottando le misure necessarie per correggerli e per evitare che si ripetano si potrà sperare di scrivere, in futuro, nuovi capitoli di storia che abbiano per titolo la parola pace.



Informazione Corretta
Deborah Fait

http://www.raistoria.rai.it/articoli/il ... fault.aspx

http://www.informazionecorretta.com/mai ... nt=preview

"Periferia di Beirut. Uomini delle milizie cristiano-falangiste entrano nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila per vendicare l'assassinio del loro neoeletto presidente Bashir Gemayel. E inizia un massacro della popolazione palestinese che durerà due giorni. Con gli israeliani, installati a 200 metri da Shatila, a creare una cinta intorno ai campi e a fornire i mezzi necessari all'operazione. Il bilancio, secondo stime difficilmente verificabili, sarà di circa 3.000 vittime. Una grande manifestazione di protesta in Israele porta alla creazione di una commissione d’inchiesta che attribuisce ad Ariel Sharon la responsabilità del massacro, costringendolo a dimettersi da ministro della Difesa. Il 16 dicembre dello stesso anno, l’Assemblea generale delle Nazioni Uniti, nel condannare nel modo più assoluto il massacro, conclude “che il massacro è stato un atto di genocidio’’."

Dopo 34 anni ci risiamo e la Rai ricorda ancora Sabra e Shatila come un massacro programmato da Israele, reo di ogni cosa, secondo l'Occidente, così comprensivo verso il terrorismo palestinese con cui amoreggia appassionatamente soprattutto dopo la straodinaria vittoria dello Stato ebraico nella guerra dei 6 giorni. Tutto quello che è accaduto in Libano dal 1948 in poi porta invece a una verità politica che in pochi hanno il coraggio di ammettere, i media per primi, sempre pronti a reiterare le menzogne, a rinfrescarne la memoria e a nutrire anno dopo anno l'ostilità e l'odio contro Israele. Leggendo qua e là sul web si legge che i palestinesi si rifugiarono in Libano in seguito alla cacciata dalla Giordania! Cacciata? Scrivere semplicemente questo significa essere maledettamente bugiardi, privi di onestà intellettuale come sempre quando il soggetto sono quegli arabi detti erroneamente palestinesi.

E perchè furono cacciati lo vogliamo dire o no? La verità storica, non quella della propaganda, è che questi ultimi volevano rovesciare la monarchia di re Hussein e prendere il potere. Arafat voleva diventare presidente della Giordania e i suoi feddayn avevano creato in quel paese uno stato nello stato, i militanti dell'OLP giravano armati, creavano posti di blocco, raccoglievano tasse, estorcevano soldi a normali cittadini e commercianti, uccidevano, decapitavano mettendo in serio pericolo l'autorità del re. Dopo un tentativo di uccidere Hussein e alcuni dirottamenti aerei, i giordani si ribellarono e, il 27 settembre 1970, ebbe inizio la strage che prese il nome di Settembre Nero. I palestinesi furono massacrati e si pensa che il numero dei morti sia stato superiore a 10.000 ma nessuno ha mai saputo la cifra esatta. I membri di Al Fatah fondarono l'organizzazione terroristica Settembre Nero che in seguito perpetrò la strage di Monaco nel 1972. Dalla Giordania Arafat fu costretto a scappare in Libano dove riuscì a portare a termine l'obiettivo fallito in Giordania e praticamente prese il potere in un paese già indebolito da guerre civili, terrorismo e occupazione siriana, vendette sanguinose tra cristiani maroniti e musulmani. Arafat condusse per anni una condotta criminale facendo stragi di cristiani, predando la popolazione con tasse e attività mafiose.

A Damour i palestinesi ammazzarono gran parte della popolazione, decapitarono, stuprarono, incendiarono chiese, commisero ogni tipo di barbarie di cui nessuno ha mai parlato. La sabbia del deserto, complice l'Europa, ha coperto e continua a coprire le malefatte e tutti i crimini compiuti dai palestinesi. Non mi risulta che vi siano mai state commemorazioni per il massacro commesso dai questi ultimi a Damour e in tutto il Libano dove imperversavano come invasati assassini ammazzando i cristiani senza pietà e facendo incursioni in tutto il nord di Israele dove entravano nelle case dei civili per sgozzare, fucilare, terrorizzare gente innocente.

Dopo l'assassinio di Bashir Gemayel, leader e presidente eletto libanese, il 16 settembre 1982, le milizie cristiano falangiste guidate da Elie Hubeika entrarono nei campi di Sabra e Shatila che Israele aveva chiuso per impedire alle bande terroristiche di scappare. Hobeika, anzichè stanare i terroristi come promesso, fece uccidere ogni cosa che si muoveva aiutato in questo dagli stessi feddayn che si facevano scudo di donne e bambini come loro perversa abitudine. "Ma Israele condanno' Ariel Sharon e lo ritenne responsabile della strage", dicono. No, La commissione Kahan, nel 1983, concluse che diretti responsabili dei massacri erano state le Falangi libanesi sotto la guida di Hubeika e che la responsabilità di Sharon consisteva nel non averli previsti e nell'aver sottovalutato l'odio dei libanesi nei confronti dei palestinesi. Odio tanto grande che alla fine Arafat dovette letteralmente scappare dal Libano, protetto nella fuga dalla Marina israeliana, francese e inglese, per non essere linciato dalla folla scatenata.

Naturalmente, come è uso comune, il mondo intero si scagliò contro Israele, alcuni media italiani titolarono "Israele nazista" a caratteri cubitali in prima pagina, manifestazioni piene di odio antisemita furono organizzate in tutta Europa, in Israele vi furono manifestazioni della sinistra contro Sharon che si dimise da Ministro della Difesa. Elie Hubeika, mai processato e diventato in seguito anche ministro di vari Governi libanesi, fu ucciso in un attentato nel 2002 alla vigilia di una sua deposizione in un processo in Belgio per chiarire le proprie responsabilità nel massacro. Che strana coincidenza! I morti di Sabra e Shatila non furono 3000 come da anni giurano i palestinesi e i loro amichetti. Il procuratore capo dell'Esercito libanese in un'indagine sul massacro parlò di 460 morti. Secondo i servizi israeliani le vittime furono 700/800. Difficile considerarlo genocidio come decretò l'ONU ma si sa che la fantasia dei nemici di Israele è enorme. Dal 1948 ad oggi i palestinesi si sono decuplicati ma i loro protettori continuano ancora a parlare di "genocidio palestinese".

Mi riesce sempre molto difficile capire quale tipo di perversione psicologica porti a questo tipo di ragionamento, forse la parola giusta è mistificazione, turpe, spudorata mistificazione. Consiglierei a chi legge di aprire il link: http://veromedioriente.altervista.org/a ... europa.htm per avere un'idea di quello che è stato, cronologicamente, il terrorismo arabo-palestinese in Europa e in Medio Oriente, terrorismo mai condannato, che ha portato a una enorme mostruosità storica: trasformare gli assassini in vittime, i terroristi in eroi e martiri per la libertà agli occhi amorevoli dell'occidente e la vera vittima, Israele, assediato da sempre, costretto a difendersi dal giorno della sua ri-fondazione, insultato, condannato e dipinto come carnefice. Mai nella storia è stata commessa una simile immorale ingiustizia!



Sabra e Chatila le colpe dei nazi maomettani
https://www.filarveneto.eu/forum/viewto ... 188&t=2924
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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