Islam e islamici dove sta il problema?

Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » mer dic 19, 2018 8:11 am

Francia, simpatizzanti Isis invocano attentati contro soft target
Franco Iacch - Mar, 18/12/2018
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/fra ... 18252.html

"Popolo della Francia, voi siete complici, ecco perchè vi uccidiamo"

Questa notte è comparso sui canali jihadisti un poster realizzato da una sigla simpatizzante pro-Is o ISIS-linked group o ISIS-aligned group in cui si invocano attentati contro due specifici soft target in Francia.

Non si tratta di una minaccia ufficiale dello Stato islamico. Merita comunque particolare attenzione per i contenuti inseriti.
Francia: “Affinche i miscredenti sappiano perchè li terrorizziamo”

Terrorista in città: affinche i miscredenti sappiano perchè li terrorizziamo. È questo il nome del poster pubblicato questa notte dai simpatizzanti dello Stato islamico in cui si minaccia la Francia. Si tratta di una sorta di fumetto a singolo fotogramma dove si immaginano delle coppie di francesi nei loro appartamenti che discutono o si interrogano sui temi più disparati: tasse, tradimenti, razzismo, sprechi, morte, paure e vizi. Lo sconosciuto autore enfatizza la corruzione degli occidentali animati da un'inesauribile odio verso i musulmani come ad esempio nel primo dialogo di apertura a sinistra.

Dammi il telecomando – si legge nella prima nuvoletta di dialogo - sono stufo di sentire notizie sulla guerra.

Dovrebbero ucciderli tutti questi musulmani – si legge nel secondo dialogo - E quelli che sono qui vadano via e muoiano con loro.

Stranamente l’autore affronta la morte in modo neutrale nel dialogo successivo. Una visione certamente diversa dal testo a chiusura del poster. Gli autori del poster potrebbero essere due:

“Ma perché non smetti di piangere?” “Mia nonna è morta, sai benissimo che perdere una persona cara fa molto male”

Tasse, tradimenti e sprechi nei dialoghi successivi:

“Caterina hai compilato la ricevuta fiscale?” “Certamente. Mi conosci, il nostro governo cittadino merita dopo tutto quello che ha fatto per noi”

“Perché mi hai tradito di nuovo? E con il vicino di casa questa volta”. “Va bene così, non siamo sotto la legge islamica, io sono libera”.

“Ho mangiato troppo mamma, non ce la faccio più”. “Finisci la cena altrimenti non avrai il tuo dessert”

Come si conclude il poster

"Lode ad Allah! Finalmente sono arrivato. Il viaggio è stato lungo, ma ho superato tutti i confini nonostante le forze di sicurezza, per la grazia di Allah. Il giorno della vendetta è arrivato: La Francia ha assassinato mio padre, mia madre, i miei fratelli e sorelle, i miei amici con le loro famiglie. Bombarda costantemente, distrugge le terre musulmane e uccide i suoi abitanti senza distinzione. Li priva di cibo e afferma di rispettare i diritti umani. O mia gente, il tuo silenzio mostra quanto sei complice. E non ditemi che vi uccidiamo senza motivo perché non vi credo più. Non sono tornato nel paese della mia infanzia per viverci, ma per trovare il martirio con il volere di Allah e vendicarmi. Ecco perchè vi terrorizziamo".
Il terrorismo come atto comunicativo

La coesione

Per i terroristi l’omicidio, che è sempre di ispirazione divina, non è una violazione della Sacra Scrittura, ma un obbligo in rispetto alla nuova e distorta rivisitazione moderna della teologia islamica. Poiché sono le azioni terrene che garantiscono le ricompense divine, l’omicidio ha pienamente senso. Lo Stato islamico ad esempio ha decontestualizzato la teologia islamica creando attori con obiettivi assolutisti o non negoziabili, per quella profonda dicotomia tra bene e male. Il codice morale nei terroristi è assente, i nemici de-umanizzati: in questo modo si elimina ogni ostacolo verso l'assassinio di massa di civili, tra cui donne e bambini. Caratterizzare i membri del terrorismo come vittime di una società ingiusta ne aumenta la coesione organizzativa, mentre nuove regole di condotta morale si applicano alle iterazione con gli avversari che non si percepiscono come umani. L'identità del gruppo è fondamentale per la formazione, l'assunzione e il funzionamento delle organizzazioni terroristiche. Le narrazioni strategiche impiegate dalle organizzazioni terroristiche seguono una precisa struttura progettata per mostrarsi idealizzata e non contraddittoria. Obiettivo della propaganda è il rafforzamento dell'identificazione negativa di coloro che non sono conformi agli ideali del gruppo. In sintesi, le comunicazioni terroristiche celebrano e definiscono l'identità dei militanti, definendo quali azioni devono essere adottate o evitate per preservare l'integrità dell'appartenenza al gruppo. Uno spiccato senso di vittimismo si traduce in un potente motivatore per giustificare la violenza e l'ideologia estremista. L’obiettivo è quello di scatenare una dissonanza cognitiva per azioni religiosamente, politicamente ed eticamente non giuste, ma idealmente necessarie per raggiungere gli obiettivi del gruppo.

Tale giustificazione è essenziale per razionalizzare il coinvolgimento contro i gruppi percepiti come negativi. Le narrazioni strategiche sono strutturate per giustificare nel terrorista un’azione che si discosta dalla propria identità religiosa, culturale e politica. Le costanti informazioni stereotipate contribuiscono ad una distorta attribuzione dell’errore ed alla de-umanizzazione dell’avversario, inglobato in un’unica categoria.

De-umanizzare il nemico

Riscrivendo la percezione di un nemico lo si colloca al di fuori di un gruppo. Non riconoscendo nell’avversario alcun tipo di diritto, si elimina qualsiasi tipo di preoccupazione e rimorso nel compiere azioni efferate contro soggetti che non dispongono di caratteristiche umane. La retorica delle organizzazioni terroristiche impiega spesso linguaggi e immagini per ritrarre i nemici con spiccate caratteristiche negative a svariati livelli (affettivi, culturali, intellettivi). Enfatizzando la percezione di un nemico non umano infine, si annulla qualsiasi tipo di negoziazione pacifica. L'esame della retorica e della propaganda di un determinato gruppo andrebbe eseguita con un approccio analitico per identificare la loro struttura prima di intraprendere un approccio comunicativo. I messaggi dovranno essere strutturati per dimostrare l’esistenza di valide alternative all’adesione delle organizzazioni terroristiche. Tuttavia anche un corretto messaggio non avrà effetto se non sponsorizzato da soggetti credibili in grado di eliminare e confutare le precedenti idee estremiste veicolate. E’ inutile trattare i terroristi come un gruppo monolitico, la segmentazione del pubblico è necessaria.
Francia: I soft target menzionati

Nel poster diffuso questa notte spiccano due dialoghi: “Questo il mio nuovo appartamento, il rumore degli aerei dell’aeroporto di Parigi-Le Bourget era divenuto insopportabile”.

Ehi papà - chide il bambino - domani portami al parco a giocare con gli amici. Non lo so - risponde il genitore - l’ultima volta sei caduto e mi hai fatto spaventare.

Nel primo dialogo l’autore non si riferisce ad un aeroporto qualsiasi della Francia, ma a quello di Le Bourget, a nord-est di Parigi. L’autore ignora il ben più imponente, trafficato e sorvegliato aeroporto di Parigi-Charles de Gaulle, menzionando proprio quello di Le Bourget, in prevalenza utilizzato dall'aviazione d'affari. Eppure l’autore parla “dell’insopportabile rumore degli aerei di Le Bourget”.

Anche nel secondo dialogo, il genitore risponde preoccupato al bambino che vorrebbe andare a giocare al parco giochi con i suoi amici. Parco giochi che si trasforma in fonte di preoccupazione ed angoscia per il genitore del bambino. L’autore evidenziare la paura dell’adulto per un luogo adibito al gioco.
La razionalità del terrorismo nella scelta dei bersagli

Il terrorismo è una forma di strategia basata sulla violenza per infondere paura per scopi politici, che provoca un giudizio morale sui metodi e obiettivi dell'attore. Con l’espressione soft target non si indica una morbidezza strutturale, ma si riferisce ad un’area facilmente accessibile. I terroristi non sarebbero nulla se non fossero adattabili. Gli attacchi contro obiettivi morbidi sono attraenti per le organizzazioni terroristiche perché presentano caratteristiche operative che li rendono vulnerabili e facili da sfruttare, garantendo così un maggiore successo. Per realizzare questo obiettivo, il layout di questi luoghi deve soddisfare determinati criteri tra cui un'atmosfera invitante per i visitatori che è solitamente aperta e spaziosa. Tra i bersagli morbidi i centri commerciali, le scuole, i cinema, gli ospedali, i parchi, gli stadi, gli alberghi, le palestre, le stazioni ferroviarie, gli aeroporti. Questi ultimi, ad esempio, garantiscono diverse entrate ed uscite e consentono l'accesso diretto anche da strade o stazioni della metropolitana. Offrono, infine, anche la possibilità di far scendere i passeggeri e scaricare i bagagli vicino al perimetro del sito. I soft target ideali presentano anche parcheggi situati nelle immediate vicinanze dei siti per ospitare famiglie e disabili. Tali aree raramente dispongono di sistema di difesa passivi e protocolli di sicurezza attivi per discriminare o rispondere ad una possibile minaccia con guardie di sicurezza (quando presenti), spesso disarmate e mancanti della formazione e delle attrezzature necessaria per fronteggiare un attacco terroristico. Inoltre, la mancanza di un adeguato screening su persone e mezzi, consente agli attori di trasportare armi ed esplosivi a bordo dei veicoli parcheggiati in prossimità dei siti da colpire. Appare evidente, quindi, che la selezione degli obiettivi morbidi è guidata da fini strategici.
L'attentato rappresenta lo stadio finale di un lucido processo razionale

L’attentato terroristico in se non è da considerare come un episodio opportunista, ma rappresenta lo stadio finale di un lucido processo razionale che inizia proprio con la selezione del target. La selezione dei bersagli, guidata da obiettivi strategici e ideologici, è sempre plasmata in risposta alle misure di sicurezza esistenti nell’ambiente operativo che si intende colpire. L’attore razionale effettua un calcolo dei costi e dei benefici quando seleziona un bersaglio. A differenza di quanto veniva teorizzato alcuni anni fa, quando al Qaeda suggeriva di colpire le figure di alto profilo come i capi di stato, la selezione dei bersagli avviene oggi in modo realistico. Poiché una figura di alto profilo come un obiettivo simbolico sono solitamente protetti per un indurimento complessivo dell’area operativa, la scelta di un bersaglio morbido garantisce un livello di successo superiore. I bersagli morbidi sono facili da attaccare e non richiedono un lungo ciclo di pianificazione. Le elevate perdite tra i civili, generano un'attenzione globale dei media a vantaggio della causa dei gruppi terroristici. Secondo le equazioni alla base del tempo di esposizione di un attacco x in un sito y, la cassa di risonanza aumenta proporzionalmente al dramma in corso. La diretta tv è sempre stata un’ossessione per i terroristi: in quest’ottica si colloca la scelta dei bersagli che presentano proprio tali peculiarità come un evento sportivo. La variabile degli ostaggi, quindi, è concepita proprio in tale senso. L’obiettivo morbido è motivato dalla distorta ideologia e visione del mondo. La fase di sorveglianza è eseguita per ottenere un profilo aggiornato dell'obiettivo, determinare l'approccio più adatto ed il momento migliore per l’attacco. I terroristi visitano diverse volte il loro obiettivo previsto utilizzando una varietà di sistemi legittimi come telecamere, binocoli, sistemi globali di posizionamento ed internet.

L’indottrinamento con il ricorso alla narrativa apocalittica, crea generalmente una maggiore predisposizione nell’attaccare i bersagli con un'elevata concentrazione di civili. Per molto tempo ritenuti insulsi dall’Occidente, i sermoni dei teorici dello Stato islamico e di al Qaeda hanno avuto l’obiettivo di creare attori con obiettivi assolutisti o non negoziabili, per quella profonda dicotomia tra bene e male. Il codice morale nei terroristi è assente, i nemici de-umanizzati: in questo modo si elimina ogni ostacolo verso l'assassinio di massa di civili, tra cui donne e bambini. Il terrorismo, violando le norme internazionali in materia di targeting dei civili, si propone deliberatamente di apparire al di là della razionalizzazione per amplificare l'effetto psicologico di un attacco. La logica che cerca di massimizzare l'effetto psicologico del terrorismo è strutturata per compensare le capacità materiali asimmetriche. Come attore non statale che cerca di costringere un avversario di Stato molto più forte, il terrorismo rappresenta un tentativo razionale di massimizzare le risorse limitate. Tuttavia, la strumentalità dell'uso della forza è organizzata principalmente verso ulteriori obiettivi politici. L’attacco terroristico, sebbene furioso nella fase di esecuzione, è quindi frutto di meticolosa pianificazione. La valutazione dei costi-benefici effettuati dalle organizzazioni terroristiche rivela che la decisione di effettuare un attentato, pur in genere sostanzialmente irrazionale, è proceduralmente razionale. La logica della teoria strategica dietro il processo di deliberazione così come la scelta dei tempi, degli obiettivi e degli effetti per massimizzare l'utilità degli attacchi sia a livello tattico che strategico, suggerisce che il terrorismo è prodotto da un processo di pensiero. Si definisce quindi il terrorismo come una procedurale razionale, anche se non necessariamente sostanziale.
La logica strumentale alla base dei piani di azione

Errata percezione. Definire il terrorista come un pazzo o un fanatico religioso che commette atti di violenza indiscriminati, contribuisce alla comune percezione che il terrorismo esista oltre i regni dell'attività razionale. Il terrorismo è invece un fenomeno lucidamente razionale, all'interno di una più ampia strategia di comunicazione politica coercitiva, dove la violenza viene usata nella deliberata creazione di un senso di paura per influenzare un comportamento e un determinato gruppo di destinatari. La razionalità procedurale dell'uso del terrorismo, basato sull'osservazione e sull'esperienza, è ulteriormente rafforzata dall'utilità che massimizza la natura del targeting. La natura di queste considerazioni è chiaramente basata su un calcolo razionale di costo-beneficio. Il terrorismo impiegato in modo intermittente in risposta ai cambiamenti degli ambienti strategici è parte di un modello chiaro e ricorrente, osservabile in Medio Oriente e già attuato nell'Irlanda del Nord. Gli obiettivi civili sono scelti proprio perché l'aspetto della casualità è essenziale per massimizzare la paura tra la popolazione target. L'illusione di una tattica indiscriminata è essenziale per colpire psicologicamente coloro che sono sfuggite alle conseguenze fisiche di un attacco terroristico. Queste risposte comportamentali per massimizzare l'utilità negli ambienti strategici dinamici, sono riconducibili ad una logica strumentale alla base dei piani di azione. La razionalità procedurale spiega come il terrorismo è il prodotto di un'analisi logica del costo-beneficio, dell'utilità prevista e delle strategie coercitive all'interno di una serie limitata di opzioni disponibili per i gruppi politici non statali. Pianificazione, scelta dei target, immediatezza nell’esecuzione, sopravvivenza: sono tattiche che derivano chiaramente dalla guerriglia insurrezionale, orchestrate per disperdere le forze di reazione e sfruttare lo shock iniziale. Possiamo quindi affermare che l’attentato terroristico in se è un’azione razionale sorprendente che bilancia immediatamente le forze con il nemico (lo Stato) in un arco temporale strettamente limitato.



Alberto Pento
Proprio come Maometto che voleva imporsi e imporre la sua idolatria e costringere tutti gli altri: ebrei, cristiani, zoroastriani, politeisti vati, atei e aidoli a convertirsi alla sua ideologia religiosa e politica; costoro naturalmente e comprensibilmente non volevano, però commisero l'errore gravissimo di soltanto esiliare Maometto anziché giustiziarlo come invece avrebbero dovuto fare.
Averlo lasciato vivo ha consentito a Maometto di organizzare le sue bande armate invasate e criminali e di mettere a ferro e fuoco l'intera Mesopotamia e il Medio Oriente, razziando, opprimendo e sterminando tutti i diversamente religiosi e pensanti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » gio feb 28, 2019 11:07 am

Germania, l'allarme della polizia: "Gli agenti arabi collusi con i clan"
Davide Bartoccini
Feb 28, 2019
Davide Bartoccini

http://www.occhidellaguerra.it/la-germa ... e-islamica

La Germania ha un problema di collusione all’interno del suo corpo di polizia. A denunciarlo è il suo stesso sindacato che per la prima volta lancia un allarme ufficiale sulla possibile collusione tra i propri agenti di etnia araba e i clan criminali che condividono con loro origini e credo religioso. “Gli agenti arabi sono collusi con i clan”, ha denunciato il portavoce del sindacato della polizia Thomas Wüppesahl.

Per questi poliziotti i rapporti “familiari” o “etnici” si starebbero rivelando più importanti dello Stato di diritto, e questo mette a repentaglio integrità e sicurezza. Queste le parole che rompono un lungo silenzio sui danni causati da quella che viene menzionata come un’accoglienza a tutti i costi che è finita a condizionare anche l’organico della Polizia e potrebbe dare luogo a gravi carenze nella sicurezza del Paese.

Secondo le fonti, infatti, l’arruolamento di stranieri che non parlerebbero correttamente il tedesco, che mostrano disprezzo per le colleghe di sesso femminile e spesso vengono accusati di “coprire i reati riconducibili alle etnie dell’area islamica” sarebbe sempre più dilagante. I dati registrano oltre una decina di agenti e di casi a loro collegati che hanno riscontrato un rallentamento (e possibili o parziali insabbiamenti) nelle indagini di crimini – sempre più frequenti – perpetrati da clan di etnia araba: soprattutto di origine turca.

Queste dichiarazioni abbastanza dure infrangono il tabù dell’accoglienza “a tutti i costi” promosso per lungo tempo in Germania, facendo luce su un problema reale, anche se ancora limitato, che per lungo tempo si è cercato ostinatamente di negare.

Già nel 2017 un funzionario di polizia preposto all’addestramento delle nuove reclute aveva denunciato l’inadeguatezza di numerosi candidati all’interno dell’accademia: “Non ho mai sperimentato niente di simile. La mia aula composta per metà da arabi e turchi è un inferno”. A questo si erano aggiunte altre denunce e messaggi spesso anonimi di altri funzionari che lamentavano problemi con la comprensione del tedesco e la padronanza della lingua, problemi disciplinari e di condotta, oltre a ripetuti scontri etnici all’interno delle scuole di polizia.

Il problema, oggi ancora limitato, potrebbe dilagare se si considerano i dati che vedono una preponderanza di aspiranti agenti di origine araba o turca: “Un 30% di ragazzi di origini straniere rispetto a una media del 12% nella città di Berlino”, riportava una “gola profonda” della polizia di Spandau, aggiungendo informazioni più specifiche come casi di disprezzo per le colleghe di sesso femminile basati sulla formazione culturale che prevale sull’addestramento e sulle regole di condotta previste da coloro che diventato a tutti gli effetti tutori della legge.

Questi elementi, secondo quanto lamentato dal capo del sindacato Wüppesahl, non sarebbero stati accettati 20 o 30 anni nemmeno come “reclute”; ora da agenti abbassano l’integrità del corpo di polizia e potrebbero fungere da cavallo di Troia per le organizzazioni criminali.

“Questi non sono colleghi, il nemico è già nei nostri ranghi”, asseriva il funzionario che si era rivolto in via anonima al giornale Die Welt. Le dichiarazioni, ritenute politicamente scorrette, misero in moto un’indagine interna alla polizia tedesca che non mirava a verificare quanto asserito, ma a rintracciare il funzionario che aveva divulgato tali informazioni per indagare se si trattasse di un caso di xenofobia e razzismo

Questa nuova denuncia ufficiale sostenuta dall’intero sindacato invece lascia pensare che non ci fosse nulla torbido nel lanciare un allarme giù due anni fa. Allarme che ricade tra l’altro su uno dei primi punti nell’agenda dei problemi che la stessa politica tedesca intende contrastare: quello delle organizzazioni criminali dei “clan arabi”.

La complicità di elementi interni al corpo di polizia, che potrebbero ridursi alla sola collusione per rallentare indagini mosse dei confronti dei membri dei clan, fino a comportare il sospetto di eventuali infiltrazioni criminali ben radicate – qualcuno ricorderà la strategia degli infiltrati nel film The Departed – che potrebbe arrivare all’insabbiamento di casi più o meno gravi e diventare parte di strategie criminali più strutturate in un mondo sommerso di complicità tra poliziotti di etnia araba e criminalità multietnica, è un’ ipotesi estremamente preoccupante se si pensa alla Germania come crocevia di foreing fighters e laboratorio multiculturale con un’ampissima popolazione islamica radicale nel bel mezzo dell’Europa.
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Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » gio apr 18, 2019 7:13 am

Islamici mettono a ferro e fuoco Copenhagen contro ‘blasfemo’
aprile 16, 2019

https://voxnews.info/2019/04/16/islamic ... o-blasfemo

https://youtu.be/KOgVD78F0AA

Copenhagen stile Islamabad. Gang di islamici ha messo a ferro e fuoco la un sobborgo ormai islamico della capitale danese, perché un danese ha ‘dissacrato’ il Corano.
Rasmus Paludan, leader politico e attivista per la libertà di espressione, aveva tenuto una manifestazione in cui ha lanciato in aria il Corano. Questo ha scatenato la guerriglia degli immigrati di seconda e terza generazione: veicoli e arredi incendiati, e 23 arresti.


Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni", da tutte le idolatrie religiose, specialmente da quelle totalitarie, disumane, terroristiche e violente come quella nazi maomettana.
viewtopic.php?f=201&t=2827


Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazismo maomettano.
Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.
viewtopic.php?f=188&t=2811

La blasfemia vera è quella che sta alla base delle religioni, ossia la presunzione sacrilega di detenere il monopolio di Dio, dello Spirito Universale;
questa blasfemia è la fonte di ogni male, specialmente laddove questa presunzione demenziale si accompagna alla mostruosa e disumana violenza coercitiva.
L'odio e la violenza sono intrinsici all'Islam, a Maometto e al Corano, vanno denuciati, perseguiti e banditi come il male assoluto.
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6248299139
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Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » mar giu 11, 2019 1:51 am

Aung San Suu Kyi con (e come) Orbán: «Il pericolo comune è l’islam»
Emanuele Giordana

07.06.2019

https://ilmanifesto.it/suu-kyi-con-e-co ... qqEHPpBKPY

Ungheria/Myanmar. La leader birmana e Nobel per la pace in visita a Budapest: «Troppi musulmani». Ma nel paese europeo ipersovranista e xenofobo non ce n'è praticamente nessuno e in Myanmar la minoranza rohingya è massacrata dalla giunta militare

È una ennesima brutta vicenda quella che circonda il viaggio europeo di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace ed eroina dei diritti umani ma al centro di polemiche roventi da tre anni da quando è cominciato l’esodo forzato della minoranza musulmana rohingya dal Myanmar verso il Bangladesh.

Più di un milione tra vecchi e nuovi profughi da un Paese dove ormai di rohingya non ce ne sono quasi più. Non contenta di essersi guadagnata questa fama, Aung San Suu Kyi è andata a trovare Viktor Orbán, primo ministro ungherese e ormai noto per il suo ipernazionalsimo sovranista e razzista.

La notizia ha fatto il giro del mondo soprattutto per quanto i due si sono detti. Si chiede ad esempio il catalano La Vanguardia: «Cosa unisce una Nobel e un politico autoritario come Orbán?».

La risposta è nella nota ufficiale riportata dai quotidiani locali: «Il primo ministro Viktor Orbán ha incontrato a Budapest mercoledì Aung San Suu Kyi, consigliere di Stato del Myanmar: hanno discusso di immigrazione illegale e dei legami bilaterali nei settori dell’economia, dell’istruzione e della cultura. L’immigrazione illegale – continua la nota d’agenzia – è una sfida primaria sia per il Myanmar sia per l’Ungheria, sia per il Sud-est asiatico che l’Europa in generale e il problema di come vivere insieme alla crescente popolazione musulmana è emerso in entrambe le regioni, ha detto Bertalan Havasi, portavoce del premier, riassumendo i colloqui che si sono svolti nell’ufficio del primo ministro».

Ogni commento appare superfluo. La vera preoccupazione del politico autoritario è della Nobel sembra dunque il percolo islamico: un pericolo che in Myanmar può contare su meno del 5% della popolazione – cui vanno sottratti un paio di milioni di rohingya – e che in Ungheria non appare nemmeno nelle statistiche per la percentuale risibile.

Ma Orbán è andato oltre: ha detto che Budapest «sostiene la cooperazione commerciale tra l’Unione europea e il Myanmar ma rifiuta «l’esportazione della democrazia e l’approccio di Bruxelles e di altri burocrati occidentali che cercano di mescolare questioni non correlate come la cooperazione economica con gli affari interni».

Una terminologia molto apprezzata dalla Nobel – dicono le cronache – ma che non si usa più nemmeno tra i Paesi del Sudest asiatico (Asean), noti per la teoria della non ingerenza negli affari interni (la Malaysia ha tacciato il Myanmar di politiche genocidarie).

Intanto nello Stato del Rakhine (terra dei rohingya e di altre minoranze) la situazione è sempre più tesa per lo strapotere dei militari, motivo per cui 45 amministratori di villaggio si sono appena dimessi, preoccupati per la loro incolumità personale in seguito agli arresti indiscriminati di colleghi nelle zone in cui combatte il gruppo ribelle Arakan Army.

Altri tempi da quando un’altra storica dissidente birmana, la giornalista Ludu Daw Amar, fece – nel 1953 – un tour europeo con le seguenti tappe: la World Democratic Women’s Conference a Copenhagen, l’International Youth Festival a Bucarest e a Budapest…la World Peace Conference.
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Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » dom giu 23, 2019 8:07 pm

La Francia ha un problema: i servizi pubblici in mano gli islamisti
Giovanni Giacalone
23 giugno 2019

https://it.insideover.com/societa/franc ... ws9Ql7D5Ck

I parlamentari francesi Eric Diard ed Eric Poulliat, rispettivamente della destra gollista e del partito di Emmanuel Macron, hanno presentato un rapporto shock sull‘infiltrazione islamista nel settore pubblico transalpino che verrà reso integralmente pubblico il prossimo 26 giugno, dopo una breve anticipazione già pubblicata dal settimanale Le Point.

Diard e Poupillat hanno organizzato una serie di audizioni a porte chiuse, a partire dallo scorso novembre fino ad oggi, con alti funzionari delle istituzioni come prefetti, dirigenti dell’intelligence, ufficiali di polizia e dell’esercito, con l’obiettivo di far presente una situazione che appare estremamente preoccupante. Gli islamisti radicali risultano infatti infiltrati in numerosi settori tra cui l’azienda trasporti parigina Ratp, gli aeroporti, le scuole, le università ma anche in polizia, nell’esercito, tra i vigili del fuoco, negli uffici pubblici e all’interno dei sindacati.

Il caso della Regie Autonome des Transporte Parisiens – Ratp

L’episodio più eclatante che fa ben capire la drammatica situazione in cui si trova la Ratp è quello accaduto a fine aprile nella periferia parigina, quando un autista di bus islamista della linea 60 ha rifiutato di far salire sul mezzo una ragazza perché aveva la gonna troppo corta, apostrofandola con un “pensa a vestirti come si deve!”.

Il fatto, come già narrato da Il Giornale, è avvenuto alle 11 di sera nel quartiere periferico e disagiato di Butte-Chaumont. La ragazza in questione era però la figlia 29enne del poeta algerino Kamel Bencheikh e il fatto è dunque emerso alle cronache. Lo stesso Bencheikh ha provveduto a raccontare il fatto in un pezzo e con un post condiviso su Facebook. La cosa ancor più inquietante è però giunta dal social che ha disattivato il suo profilo con la motivazione che il post “incitava all’odio”.

A questo punto sorge però una domanda: quanti episodi come quello di della 29enne accadono ogni giorno in Francia e non arrivano alla cronaca? Magari perché alle vittime mancano i mezzi e i contatti per denunciare i fatti, o magari anche solo per semplice paura di ripercussioni? All’autista “barbuto” stavolta è andata male perché si è imbattuto nella persona sbagliata e plausibilmente verrà sanzionato se non licenziato, ma il più delle volte purtroppo non finisce in questo modo.

Del resto vi sono numerose testimonianze da parte di dipendenti della Ratp, tra cui quella di un sindacalista che ha illustrato ai deputati Diard e Poulliat come ci siano uffici ai capolinea che sono vietati alle donne, così come “barbuti” che pregano tranquillamente durante l’orario di lavoro, che non stringono la mano alle donne e che si rifiutano di guidare bus appena condotti da personale femminile, infischiandosene totalmente della laicità dello Stato che dovrebbe, almeno teoricamente, essere salvaguardata. Nonostante le oltre 5mila segnalazioni, l’azienda parigina minimizza, seppur il problema sia evidente e in crescita. Del resto fu proprio la Ratp ad adottare come strategia quella di assumere autisti tra gli uomini di origine nordafricana provenienti dalle banlieue, senza alcun filtro, nella speranza di porre fine alle sassaiole e agli atti di vandalismo contro i bus; il risultato? Le sassaiole continuano ma adesso in aggiunta l’ideologia islamista si espande a macchia d’olio all’interno della Ratp, sindacati inclusi. Non a caso, anche uno dei terroristi del Bataclan nonché jihadista in Siria dal 2010 al 2012, tale Samy Amimour, aveva lavorato in Ratp come autista di bus per una quindicina di mesi.


Il problema degli aeroporti

L’infiltrazione islamista radicale non risparmia neanche il settore aeroportuale, non solo per una serie di sabotaggi agli aerei e slogan inneggianti ad Allah incisi su parti di velivoli e nelle zona bagagli, come già riportato da OBS, ma vi è anche il problema legato a dipendenti degli scali parigini sospettati di radicalizzazione, ma comunque in possesso delle “tessere rosse” che permettono loro l’accesso a zone riservate degli aeroporti, con tutti i relativi rischi per l’incolumità dei passeggeri. Secondo alcune fonti sarebbero almeno un centinaio i soggetti segnalati come radicali, ma in possesso di tale tessera e operanti negli scali aeroportuali parigini. Non a caso tra novembre e dicembre 2015, subito dopo gli attentati, le autorità francesi ritirarono la tessera rossa a una sessantina di soggetti operanti negli aeroporti e sospettati di radicalizzazione, procedendo anche alla perquisizione dei loro armadietti. Il soggetto radicalizzato non può però essere licenziato, ma soltanto trasferito altrove e non troppo lontano dal previo luogo di lavoro.

Vi è poi tutto il problema legato all’infiltrazione nei sindacati come la potente Cgt (Confederation Generale du Travail), dove gli islamisti si sono infiltrati col tentativo di imporre le proprie esigenze tra cui cibo halal nelle mense e tempo per la preghiera. Un piano temporaneamente fallito solo grazie all’opposizione di altri schieramenti del sindacato.

La strategia è pressoché sempre la medesima: un leader islamista si tessera con la Cgt, poi fa tesserare tutti i suoi amici e seguaci con l’obiettivo di acquisire potere all’interno della struttura ed esercitare pressioni. Una modalità d’infiltrazione analoga a quella già operata in politica dagli ambienti islamisti.


Le zone fuori controllo

L’islamismo radicale fra tranquillamente breccia nelle banlieue, le periferie disagiate parigine e in quelle di altre grandi città francesi. Zone in cui lo Stato è praticamente assente e dove la disoccupazione raggiunge livelli allarmanti, con un 40% generale e un 60% per quanto riguarda quella giovanile. Bisogna però dire che la radicalizzazione non riguarda soltanto i disoccupati e l’infiltrazione nel settore pubblico parla chiaro.

Piuttosto il problema è un altro e riguarda il totale fallimento di quel multiculturalismo che ha utopicamente sperato in una società inclusiva dove gli “esterni” si sarebbero integrati dando vita a una società di mutuo rispetto e tolleranza fondato sulla laicité. Nulla di più sbagliato e sono i fatti a parlare chiaro.

Addentrandosi in queste zone è infatti possibile rendersi conto di come stanno realmente le cose, con uomini di origine maghrebina che si muovono da padroni su suolo pubblico portando avanti le loro attività, lecite o illecite che siano. In molti casi sono proprio loro a infastidire, insultare e aggredire le donne se il loro comportamento viene giudicato non consono alla “morale islamica” o semplicemente alla loro visione prevaricatrice. L’accesso a bar e bistrot è di fatto proibito alle ragazze che, se provano ad avvicinarsi, rischiano. Ci sono poi i bambini laici o cattolici presi di mira dai loro compagni islamici, aggrediti e isolati in quanto “miscredenti”. Un problema serio e sempre più frequente nelle scuole situate nelle banlieue.

Trattasi di zone dove lo Stato è altamente carente, se non assente ed è proprio questo il punto, perché la storia insegna che l’islamismo radicale e il jihadismo si infiltrano proprio in quei contesti dove lo Stato è assente, dove c’è scarsa fiducia nelle istituzioni e dove la situazione socio-economica è disagiata, poco importa se si tratta delle periferie del Cairo, del Kosovo in piena disoccupazione, della Cecenia degli anni ’90 o delle periferie parigine. Il meccanismo, seppur con alcune differenze contestuali, è sempre il medesimo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » mar lug 02, 2019 8:27 am

Sparatoria Utrecht, è stato terrorismo
2019/07/01

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... cTcvHQSCQE

(ANSA) - BRUXELLES, 1 LUG - L'uomo che lo scorso marzo ha sparato e ucciso quattro persone a bordo di un tram a Utrecht ha agito per terrorismo e non motivazioni personali come indicato dalla famiglia. Lo annunciano gli inquirenti olandesi secondo i quali ci sono "prove forti" che si sia trattato di terrorismo.
Prima di colpire il killer, il 37enne di origine turca Gokmen Tanis, aveva lasciato una lettera scritta a mano in olandese nella quale spiegava: "Faccio questo per la mia religione, voi uccidete i musulmani ma non vincerete. Allah è grande".
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Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » mar lug 02, 2019 8:27 am

Francia, giovani assaltano una caserma al grido di Allah Akbar
Giorgia Baroncini - Dom, 30/06/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/fra ... 18928.html

In Francia torna l'incubo terrorismo: un gruppo di giovanissimi ha preso d'assalto il commissariato di una cittadina normanna facendo vivere agli agenti minuti di terrore. Ma il sindaco sminuisce tutto

Un gruppo di giovani incappucciati, al grido di Allah Akbar, ha preso d'assalto il commissariato della cittadina normanna di Val-de-Reuil (Francia), lanciando sassi e petardi e facendo vivere agli agenti in servizio minuti di vero terrore.

Se i militari hanno temuto il peggio, per il sindaco socialista della cittadina si è trattato di un "incidente banale, avvenuto perché il calore dell'estate spinge i giovani a restare fuori nelle strade".

"Francesi rotti in culo", "Venite fuori da lì, vi bruciamo vivi", avrebbero urlato i delinquenti alle forze dell'ordine. Come riporta Libero, gli agenti circondati hanno risposto con i gas lacrimogeni fino all'arrivo dei rinforzi.

Secondo quanto riportato dalla stampa locale, non ci sono stati feriti: solo danni a un'auto di servizio e ad alcune finestre. Ma il gruppo, di età compresa tra i 15 e i 20 anni, voleva colpire e fare male. Attimi di terrore che ha fatto rivivere l'incubo del terrorismo alla Francia.

La procura ha subito aperto un'inchiesta con le accuse di "atti vandalici in gruppo contro beni di utilità pubblica" e "violenze volontarie ai danni di persone depositarie dell' autorità pubblica con armi improprie". Intanto il sindaco della cittadina parla di fake news ed "esgerazioni" dei media. "Sono interpretazioni fantasiose dei fatti", ha dichiarato il primo cittadino.
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Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » gio lug 04, 2019 5:46 am

In Germania le femministe che criticano il velo islamico se la passano male
Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio
Data: 03/07/2019
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/07/2019, a pag.2, con il titolo "In Germania le femministe che criticano il velo islamico se la passano male" il commento di Giulio Meotti.

http://www.informazionecorretta.com/m/? ... omRyrQbU84

Roma. Mentre in Francia, come ogni estate, riesplode la battaglia fra velati e nudisti sulla presenza del burkini nelle piscine pubbliche, in Germania criticare il velo islamico sta diventando sempre più difficile, al limite del proibito, proprio per le donne. L’Università di Francoforte è appena stata al centro di accese polemiche per una conferenza sul velo islamico. Gli studenti hanno accusato l’ateneo di promuovere l’“islamofobia”, chiedendo il licenziamento dell’antropologa Susanne Schröter, a capo del Centro di ricerca islamico dell’Università e organizzatrice della conferenza. Tra i relatori c’erano Alice Schwarzer, una delle femministe più famose della Germania, e Necla Kelek, una importante critica dell’islam di origine turca. “L’accusa di islamofobia diventa un argomento contro ogni possibile critica all’islam”, ha risposto Schröter. “Se la libertà di espressione non è più possibile, allora questa è la fine di una società democratica libera”. Dei dieci oratori, quattro di loro ora si muovono scortate da guardie del corpo. “Perché sono nella lista di tutti i radicali”, ha rivelato Schröter. È stata aggredita Fatma Keser del Comitato studentesco dell’Università di Francoforte, rea proprio di essersi smarcata dalle proteste contro la conferenza sul velo. “Cagna”, “puttana” e “razzista” sono gli insulti che le sono stati rivolti, come ha confessato la stessa Keser alla Welt due giorni fa. “L’accusa di razzismo anti islamico immunizza l’islam e i suoi simboli” ha spiegato Keser, nata nel sudest della Turchia, a Saniurfa, e che dall’età di tre anni vive a Düsseldorf, dove i genitori sono stati accolti in qualità di rifugiati curdi. Nelle stesse ore in Germania scoppiava il caso di Franziska Becker, famosa vignettista femminista e storica firma del magazine Emma, accusata di “islamofobia” e “razzismo” per una vignetta che irrideva il velo islamico a ridosso della cerimonia del premio Hedwig-Dohm. La scrittrice Carolin Emcke, che ha ricevuto il Premio per la pace dei librai tedeschi, si è chiesta: “Chi è che fa parte della giuria? Così per curiosità...”. Teresa Bücker, caporedattrice del giornale femminile Edition F, ha scritto: “Ho appena visto alcune sue vignette. Ho le vertigini, sono spesso razziste, e soprattutto contro le donne che portano il velo”. Franziska Becker ha risposto alle accuse con una intervista al magazine Cicero, dove ha attaccato “i politicamente corretti e gli ideologicamente testardi interessati a soffocare le discussioni e che etichettano immediatamente come razzisti, anti islamici e così via”. Il prezzo che si paga a criticare il velo lo conosce molto bene una femminista turca, Seyran Ates, che a Berlino ha creato Ibn Rushd-Goethe, la prima “moschea liberale”, non soltanto aperta a donne senza velo, ma anche interdetta a quelle con il niqab e il burqa. Sei agenti della polizia tedesca sono oggi messi a protezione di Ates. “Riceve trecento lettere di sostegno al giorno, ma tremila di minacce”, ha fatto sapere l’avvocato di Seyran Ates, che fa anche parte del gruppo per una iniziativa laica sull’islam della professoressa Schröter. Nella sorniona e ricca Germania, dove i conflitti culturali esplodono sempre in ritardo rispetto a Francia e Inghilterra, si consuma la crisi del velo e della critica all’islam esercitata all’interno dei confini della democrazia. Un tempo si discuteva della presenza nelle società aperte di un “corridoio” garantito a opinioni e idee controcorrente. La Germania deve decidere cosa fare del proprio corridoio. Altrove lo hanno già chiuso.
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Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » gio lug 04, 2019 5:48 am

Sparatoria Utrecht, è stato terrorismo maomettano
2019/07/01

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... cTcvHQSCQE

(ANSA) - BRUXELLES, 1 LUG - L'uomo che lo scorso marzo ha sparato e ucciso quattro persone a bordo di un tram a Utrecht ha agito per terrorismo e non motivazioni personali come indicato dalla famiglia. Lo annunciano gli inquirenti olandesi secondo i quali ci sono "prove forti" che si sia trattato di terrorismo.
Prima di colpire il killer, il 37enne di origine turca Gokmen Tanis, aveva lasciato una lettera scritta a mano in olandese nella quale spiegava: "Faccio questo per la mia religione, voi uccidete i musulmani ma non vincerete. Allah è grande".
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Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » gio lug 04, 2019 5:49 am

Membro del parlamento picchiato da un ceceno davanta alla figlia di 11 anni
3 Luglio 2019

https://www.islamnograzie.com/membro-de ... D9U-pIMi-E

Il membro del parlamento dell’Alta Austria Efgani Dönmez critico islamico è stato picchiato domenica notte sulla Linzer Landstraße da un ceceno davanti agli occhi della figlia di undici anni.

L’aggressore ventitreenne si era precedentemente nascosto dietro un’auto quando ha sorpreso e attaccato l’ex politico di ÖVP e sua figlia nella zona pedonale.

Dönmez e sua figlia sono stati prima verbalmente maltrattati dal ceceno che successivamente ha preso un ombrello, lasciato davanti a un negozio di scommesse, ed è andato contro Dönmez e alla ragazza. Il membro del Consiglio nazionale è riuscìto a proteggere la figlia ma non se stesso da tutti i colpi del ceceno.

Dönmez (42 anni) ha riportato una lacerazione alla testa e la rottura di un dito ed è stato ricoverato in ospedale con diversi lividi. La polizia ha arrestato il ceceno.
La comunità culturale turca (TKG) ha ipotizzato in una dichiarazione che l’attacco potrebbe essere stato commissionato da terzi.
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