I popoli del mondo si rivoltano contro il nazismo maomettano

I popoli del mondo si rivoltano contro il nazismo maomettano

Messaggioda Berto » mer set 12, 2018 6:24 am

Voto in Svezia, l’ascesa della destra populista spiegata in 7 grafici
Michele Pignatelli
2018-09-05

https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2 ... d=AEAIhfkF

Le elezioni politiche che domenica chiameranno alle urne oltre sette milioni di svedesi non saranno forse il terremoto politico che qualcuno ipotizza. Segneranno però una nuova puntata nell’avanzata della destra populista in Europa, a pochi mesi dalla grande resa dei conti delle elezioni europee. Rendendo complessa, a Stoccolma, la formazione di un nuovo governo.

I sondaggi e l’avanzata dei Democratici svedesi

La destra radicale è rappresentata qui dai Democratici svedesi e ha il volto di Jimmie Åkesson, il leader non ancora 40enne che ne ha preso la guida nel 2005, sfrondando il partito – con radici neonaziste – dagli elementi più estremisti e garantendogli nel 2010 l’ingresso in Parlamento (e nel 2014 quasi il 13%). Oggi la maggior parte dei sondaggi accredita Sverigedemokraterna (Sd) di percentuali tra il 18 e il 20%, alle spalle di un Partito socialdemocratico fortemente ridimensionato (attorno al 25%, ai suoi minimi storici) e davanti ai Moderati (17%). Ma Sd, cavalcando un tema anche qui caldissimo come la crisi migratoria, potrebbe fare anche meglio: l’ultimo sondaggio di YouGov, controverso per il campione utilizzato, gli assegna addirittura il primo posto con il 24,8% dei consensi.
I SONDAGGI
Intenzioni di voto, in % degli aventi diritto (Fonte: Demoskop)

«Il problema è che i Democratici svedesi, come già nel 2014, sono sottorappresentati in alcuni sondaggi», spiega Ann-Cathrine Jungar, professore alla Södertörn University di Stoccolma e studiosa della destra radicale in Europa. In ogni caso - continua - «il panorama politico è cambiato. Non ci sono più solo due grandi partiti, i socialdemocratici e i conservatori, ce n’è un terzo che otterrà un po’ di più o di meno del 20%: e questo è un cambiamento drastico, che impatterà più di prima sulla formazione del governo».

Immigrazione e criminalità temi chiave della campagna elettorale
Il vero punto di forza di Åkesson e dei suoi è stato imporre l’agenda politica, o almeno i temi della campagna elettorale, dominata dal dibattito su immigrazione e criminalità, mentre è rimasto più sullo sfondo l’altro cavallo di battaglia di Sd: la possibile uscita di Stoccolma dalla Ue tramite referendum, già ribattezzata Svexit. A dargli una mano ha contribuito la cronaca, che ha visto negli ultimi mesi un’esplosione di episodi di violenza urbana: sparatorie, attacchi con granate, auto incendiate; in particolare nelle periferie ad alta concentrazione di immigrati dei centri più grossi, come Stoccolma, Malmö e soprattutto Göteborg, dove nella settimana di Ferragosto sono stati denunciati un centinaio di incendi di auto ad opera di gang di giovani mascherati.

L'ALLARME CRIMINALITA'
Numero di reati denunciati. Dati in migliaia (Fonte: Istituto nazionale di statistica)

«Negli anni seguiti all’ingresso in Parlamento di Sd - nota ancora Ann-Cathrin Jungar - gli altri partiti erano riluttanti a parlare dell’immigrazione e di ciò che accadeva in alcuni quartieri, perché c’era una sorta di percezione che questo avrebbe avvantaggiato i Democratici svedesi. Una svolta è stata la crisi dei rifugiati del 2015 (anno in cui la Svezia ricevette quasi 163mila richieste di asilo, ndr). Da allora sono emerse posizioni critiche sull’integrazione anche nei partiti principali, il governo ha introdotto controlli alla frontiera e i permessi residenziali da permanenti sono diventati temporanei. In definitiva, gli altri partiti hanno cominciato a parlare degli stessi temi di Sd e questo, senza impedire la crescita elettorale dei Democratici svedesi, ne ha legittimato la posizione».


LA CRISI DEI RIFUGIATI
Numero di richiedenti asilo. Dati in migliaia (Fonte: Istituto nazionale dei statistica)


Welfare sotto stress: un modello in crisi?
Parte rilevante della strategia vincente di Sd è, poi, secondo Jungar «dipingere l'immagine di una società in dissoluzione, con i suoi valori e i suoi modelli», a cominciare dal tanto decantato sistema di Welfare, per effetto di un’immigrazione che diventa «unica spiegazione di tutti i problemi della Svezia». Un manifesto elettorale del 2010, targato Sd, raffigurava un’anziana che, mentre si dirigeva verso un'insegna che prospettava aumenti della pensione, veniva accerchiata da donne in niqab che spingevano passeggini.
IL FLUSSO DI IMMIGRATI
Ingressi annui. Dati in migliaia


Il generoso ma dispendioso sistema di Welfare svedese vive in effetti una fase di difficoltà e tensioni, soprattutto in settori chiave come la scuola e la sanità, altri temi caldi del dibattito pre-elettorale. Sia il governo di centrosinistra che i Moderati, principale partito di opposizione, hanno pianificato per i prossimi quattro anni spese aggiuntive per 20 miliardi di corone (oltre 2 miliardi di euro) da destinare al Welfare, ma molti svedesi pensano che il sistema sia in crisi. Convinzione suffragata dalle lunghe liste di attesa in ambito sanitario o dalle cattive performance in ambito scolastico degli studenti svedesi nel confronto internazionale. Problemi che hanno anche molto a che fare con l’invecchiamento della popolazione o la mancanza di personale, ma vengono messi facilmente in relazione con l’immigrazione e i benefit concessi ai rifugiati.

Sono inoltre innegabili alcuni problemi di integrazione dell'ultima ondata di immigrati, come rivelano anche le statistiche sul lavoro, che mostrano un netto gap tra nativi svedesi e stranieri.


IL GAP OCCUPAZIONALE
Tasso di disoccupazione, in % della popolazione tra i 15 e i 74 anni (Fonte: Istituto nazionale di statistica)

Ma il sistema è davvero in crisi? «Non credo che si possa parlare di crisi - osserva ancora Ann-Cathrin Jungar -. Naturalmente il 2015 ha prodotto uno shock, il sistema è sottoposto a stress ma non si è sgretolato: questa è un'immagine che Sd vuole veicolare. La Svezia è un Paese di immigrazione, il nostro Welfare e le nostre industrie ne hanno storicamente beneficiato; naturalmente oggi ci sono questioni importanti relative a integrazione più rapida, accesso al mercato del lavoro, formazione linguistica, ma d'altro canto in alcuni centri più piccoli i rifugiati hanno anche contribuito alla sopravvivenza di scuole e negozi. Il quadro è dunque misto e più complesso. E lo stesso si può dire delle statistiche sul crimine: è più una questione culturale o sociale?»

Economia assente nella campagna elettorale

Grande assente nel dibattito politico è stato uno dei temi più tradizionali delle campagne, l’economia, che sembra godere, peraltro, di ottima salute. Il Paese è uscito meglio e più rapidamente di altri in Europa dalla crisi: il Pil registra da anni una crescita stabilmente sopra il 2%, i conti pubblici sono perfettamente in ordine, con il debito attorno al 40% del Pil; anche la disoccupazione scende.


CRESCITA SOSTENUTA
Var.% del Pil sul trimestre corrispondente dell'anno precedente (Fonte: Istituto nazionale di statistica)

Le uniche incertezze riguardano il surriscaldamento del settore immobiliare e le tensioni sulla corona, che in un anno ha perso circa il 10% sull’euro. E a pesare sulla valuta, oltre a fattori di natura squisitamente economico-finanziaria o monetaria, sono anche le incertezze politiche del dopo voto.


LE TENSIONI SULLA VALUTA
Corone svedesi per euro

Gli scenari post-voto: governo difficile
Dalle urne la Svezia uscirà con prospettive incerte. Se destra e sinistra manterranno il “cordone sanitario” che finora ha tenuto fuori dalla stanza dei bottoni i Democratici svedesi, l'unica opzione appare un fragile governo di minoranza: o una riedizione di quello attuale, guidato dai Socialdemocratici di Löfven e dai Verdi (eventualmente allargato alla Sinistra),oppure un esecutivo guidato dall'Alleanza di centrodestra. Entrambe le coalizioni viaggiano appena sopra o sotto il 40%. E i Democratici svedesi - anche se manterranno la loro vocazione di partito anti-sistema e non seguiranno le orme di altri movimenti nordici, che hanno finito per sostenere governi di centrodestra - sempre più appaiono destinati al ruolo di kingmaker, capace di influenzare scelte politiche chiave per il Paese.



Nelle urne in Svezia il rischio dell'onda anti-migranti
Redazione ANSA
(di Lorenzo Amuso)
2018/09/08

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/e ... 18b0f.html


STOCCOLMA - L'accoglienza di migranti e rifugiati è sempre stato un elemento identitario della cultura svedese. Ma l'ascesa degli Svedesi Democratici (SD), un formazione populista di destra radicale, dichiaratamente anti-immigrati, è il sintomo del diffuso malcontento che cova nel paese scandinavo. La campagna elettorale, che ha preceduto il voto di domenica per il rinnovo del Parlamento, è ruotata invariabilmente su come frenare l'arrivo di nuovi stranieri. Solo nel 2015 erano stati accolti più di 160mila nuovi migranti, un'enormità per un paese di 10 milioni di abitanti. Le limitazioni degli anni successivi non hanno evidentemente saputo arginare un sentimento diffuso di crescente esasperazione.
Sfruttato politicamente dagli Svedesi Democratici, che denunciano - con toni spesso violenti - i problemi dell'integrazione, tra segregazione residenziale e gang criminali. "Stiamo vivendo grandi difficoltà a causa dell'immigrazione, e vogliamo limitare i nuovi arrivi, come d'altronde chiediamo da tempo - ha spiegato all'ANSA Tobias, Andersson, 22enne candidato al Riksdag -. Ora però vediamo che altri partiti hanno adottato le nostre stesse politiche. Ma sono sicuro che gli svedesi preferiscano l'originale a brutte copie".
Secondo gli ultimi sondaggi uno svedese su 5 voterà gli Svedesi Democratici, destinati a diventare la seconda forza del paese.
Ma nonostante l'atteso exploit, difficilmente andranno al governo: per via delle loro passate contiguità con movimenti neo-nazisti, nessun partito sembra disponibile ad alleanze. Attorno al partito guidato dal giovane leader Jimmie Akesson è stato innalzato un "cordone sanitario", che però non sembra aver impedito agli SD di raddoppiare i consensi nel giro di quattro anni. "Al contrario è stato un bene per gli Svedesi Democratici, perché ha contribuito a renderli ancor più popolari - l'analisi del politologo Hans-Ivar Sward -. La peggior cosa che può capitare in politica è venire ignorati. Meglio essere odiati". I comizi degli SD sono spesso accompagnati dalle manifestazioni di protesta di chi li considera dei fascisti xenofobi. "Ci accusano di razzismo, ma alla fine il governo è stato costretto a fare quello che noi proponevamo già tre anni", aggiunge Andersson, alludendo alla stretta sull'immigrazione dell'ultimo triennio. Le unanime previsioni alla vigilia del voto confermano l'arretramento dei partiti tradizionali, con i due blocchi di centro-destra e centro-sinistra appaiati ma lontani dalla maggioranza. Si preannuncia un governo di minoranza, ma senza la base parlamentare per fare le riforme di cui il paese necessita: dalla modernizzazione del sistema sanitario nazionale alle politiche sulla casa. Fino a politiche migratorie. "La domanda non è più come possono gli stranieri per far parte della nostra società, o cosa dobbiamo fare noi per favorire l'integrazione", è l'allarme di Daniel Poohl, direttore della onlus Expo che si occupa di migrazioni: "C'è gente che è contro gli immigrati, contro l'idea stessa di società multiculturale". Quella promossa e difesa dai socialdemocratici del Primo ministro Stefan Lofven, destinati al peggior risultato di sempre.
Mai così incerta e polarizzata, la Svezia vota rivelando una crisi d'identità profonda quanto inaspettata. Perché la crescita economica prosegue stabile e il tasso d'occupazione è fermo al 6%, a conferma di un sistema fino ad oggi capace di assorbire più migranti di tutti in Europa (in percentuale). "Purtroppo l'aria è cambiata e temo che possa degenerare", dice preoccupato Babak Sadighi, un imprenditore iraniano fuggito durante la guerra con l'Iraq. A Stoccolma ormai da più di 35 anni, sposato con una svedese, è un esempio di successo di quella Svezia "superpotenza umanitaria". "Ma continuo a credere che oggi sia più facile per gli stranieri. Quando sono arrivato io non c'erano tanti immigrati, men che meno di successo. Oggi esistono tanti modelli di riferimento, la società è comunque più aperta".



Elezioni Svezia, come nasce l'onda anti immigrati.
http://www.rainews.it/dl/rainews/media/ ... b645a.html

L'analisi del giornalista svedese Grankvist Il tema dei migranti al centro delle elezioni in Svezia. Ci ha spiegato quali sono le origini della crescita della destra anti immigrati Per Grankvist, giornalista politico svedese.



Elezioni in Svezia, primi risultati: avanzata sovranista e socialdemocratici al 25% Intimidazioni naziste in alcuni seggi
Claudio Del Frate

https://www.corriere.it/esteri/18_sette ... 528b.shtml

Avanzata del partito anti immigrati e anti Ue (ma che resta sotto il 20%), blocco di centrosinistra (socialdemocratici e verdi) che conquista complessivamente il 40,1%, calo dei socialdemocratici (al 28%, il peggior risultato di sempre) che comunque restano la prima forza politica del Paese. Il centrosinistra ( blocco di governo uscente) si ritrova in un serrato testa a testa con l’Alleanza di centrodestra. E’ questo il responso uscito dalle elezioni politiche in Svezia dove era attesa un’altra ondata di consensi a favore di movimenti sovranisti e di destra. I rilievi sugli elettori all’uscita dei seggi avevano subito segnalano per gli anti Ue una «forchetta» di consensi tra il 16 e il 19%, contro il 13% ottenuto alle consultazioni di quattro anni fa. Non si sarebbe tratteto comunque di uno «sfondamento».

I dati reali

In serata hanno cominciato ad affluire i dati relativi allo spoglio delle schede, dunque percentuali reali e non più frutto di sondaggi. A scrutinio a un passo dalla chiusura (oltre il 98% ) i socialdemocratici sono in testa con il 28,4% (-3%); la seconda piazza va ai conservatori (19,8%) e i sovranisti di Svezia Democratica (17,6%); a seguire i centristi con il 9.

Esito incerto

I seggi si erano chiusi alle 20, i sondaggi pronosticavano una avanzata della formazione sovranista e anti immigrati «Svezia democratica» guidata dalla figura emergente nel panorama politico del paese scandinavo, Jimmie Akersson; gli stessi sondaggi indicano comunque che il partito socialdemocratico avrebbe mantenuto la maggioranza relativa. Il rebus riguarda ora la possibilità di comporre una maggioranza parlamentare in grado di governare il Paese: sotto questo punto di vista l’incertezza è assoluta, dalle urne è uscita tanto la possibilità di una sorte di Grosse Koalition dei partiti tradizionali e filo europei, oppure una decisa svolta a destra della Svezia dalla quale scaturirebbe un’alleanza tra i conservatori e i sovranisti anti Ue.

Akesson: «Avremo grande peso»

«Aumentiamo i nostri seggi in Parlamento e vediamo che otterremo un’enorme influenza su ciò che accadrà in Svezia nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e anni». Così il leader di Svezia Democratica, Jimmie Akesson, partito nazionalista, populista e anti-immigrati, secondo quanto riporta `The Guardian´. Akesson ha aggiunto di essere pronto a parlare e cooperare con tutti gli altri partiti dopo i risultati delle elezioni legislative in Svezia, che hanno visto SD attestarsi al 17,7%. Poi ha detto al leader del centrodrestra, Ulf Kristersson, di scegliere se appoggiare il suo partito o i socialdemocratici.
Intimidazioni ai seggi

Nel pomeriggio, a seggi aperti, sono stati denunciati gravi atti di intimidazione compiuti da esponenti di formazioni filo naziste. Il quotidiano Svenska Dagbladet ha riferito che membri del Movimento di resistenza nordica hanno fatto irruzione in diversi seggi e hanno cercato di fotografare elettori, schede elettorali e giornalisti i presenti. I blitz, segnalati nelle località di Boden, Ludvika e Kungalv, hanno causato forte apprensione tra gli elettori.





Francesco Birardi
Bollare la destra che si oppone all'invasione islamica come "estrema", "ultra", "xenofoba", "neofascista", "neonazista", "razzista", ecc. è il tentativo di infamare chiunque non si adegui ai dettami del pensiero unico politicamente corretto, spingendolo a vergognarsi anche solo di pensare cose del genere... E purtroppo la cosa funziona.... a questo infatti serve avere il monopolio dell'informazione, della scuola e dei media.... la fabbrica dell'opinione pubblica.




Elezioni in Svezia, l'ascesa dell'ex partito neonazi contro l'immigrazione. Per la sinistra consensi così bassi solo nel 1908
di Eleonora Bianchini | 8 settembre 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... 08/4605827

I socialdemocratici al potere si preparano al peggiore risultato dal 1908. I Democratici svedesi (così si chiama la formazione di destra), che nel 2014 si fermavano al 12,8 oggi sono al 20. L'aumento dei consensi del partito, che il suo leader Jimmie Åkessonha ripulito dall'immagine nazista, è scattato nel 2015, con l'arrivo di 160mila richiedenti asilo. E, nello scenario più plausibile, sarà lui l'ago della bilancia del prossimo governo

Sicurezza. Lotta alla criminalità. Welfare da non spartire con gli stranieri. Freno all’arrivo dei migranti. Tutti temi centrali per Viktor Orban in Ungheria, Matteo Salvini in Italia e Marine Le Pen in Francia, per fare qualche esempio in Europa. E che oggi sono in cima all’agenda anche nella civilissima Svezia, da anni considerata modello per l’integrazione e l’accoglienza di chi svedese non è. Stoccolma va al voto il 9 settembre: i consensi dei socialdemocratici che da decenni hanno le redini del potere si sono erosi dal 2014. Se allora il partito del premier Stefan Löfven – che guida la coalizione di governo insieme ai Verdi – era al 31, oggi si ferma al 24. Il più basso dal 1908. Dopo di loro ci sono i Moderati (conservatori) di Ulf Kristerssson, quattro anni fa al 23,3 e oggi al 19.

Quelli cresciuti di più, invece, sono i Democratici svedesi (Sd). Di democratico oggi c’è il nome, perché la base di ieri era neonazista. Se nel 2014 si fermavano al 12,8 oggi i sondaggi li danno al 20, alcuni anche al 23. Il loro leader Jimmie Åkesson, che con queste elezioni si candida per la quarta volta alle politiche, dal 2012 ha introdotto la “tolleranza zero” nei confronti delle frange neonazi del suo partito, che ha eliminato. Anche se c’è chi crede sia stata solo una profonda operazione di restyling e posizionamento. Le origini del partito, ricorda The Local, “affondavano nel movimento fascista Bevara Sverige svenskt (“Manteniamo la Svezia svedese”)” ma negli ultimi anni ha “preso le distanze dai gruppi razzisti attivi negli anni ’90”. Per Åkesson, che ha definito l’ideologia nazista “razzista, imperialista e violenta”, è chiaro che solo chi è democratico può entrare in Sd. Favorevole all’uscita dall’Unione europea e contro il diritto di asilo, nel 2009, in un editoriale sul quotidiano Aftonbladet ha parlato dei i musulmani come della “più grande minaccia dall’estero dopo la seconda guerra mondiale”. Motivi per cui il presidente francese Macron non considera il leader di Sd “conforme ai nostri valori” e per nostri intende europei.

L’ascesa dei populisti di Åkesson è iniziata nel 2015, quando nel paese sono arrivati oltre 160mila richiedenti asilo

Il nodo immigrazione – Ma quanto pesano realmente i crimini compiuti dagli stranieri sulla popolazione? L’agenzia del Ministero della Giustizia che si occupa di criminalità (Swedish National Council for Crime Prevention) conferma di non avere statistiche basate sulla nazionalità perché nel corso degli anni sono state considerate discriminatorie. L’ultima risale al 2005. “Le uniche statistiche che si occupano di criminalità e distinguono la provenienza sono quelle dei detenuti”, spiega a ilfattoquotidiano.it Henrik Tham, docente del dipartimento di Criminologia dell’Università di Stoccolma. E da allora a oggi la situazione immigrazione in Svezia è cambiata radicalmente. Il 17% della popolazione – 9,9 milioni, dei quali 7,3 andranno al voto – sono stranieri. L’ascesa dei populisti di Åkesson è iniziata nel 2015, quando nel paese sono arrivati oltre 160mila richiedenti asilo. Oggi in Svezia su mille abitanti 23,4 sono rifugiati. Per dare un’idea, in Germania sono 8,1 e in Italia 2,4. “La Svezia, in proporzione alla popolazione, ha accolto più richiedenti asilo di ogni altro Paese europeo negli ultimi anni. Quando tutti gli altri hanno chiuso le frontiere – continua Tham – i rifugiati sono venuti in Svezia che, alla fine ha deciso di chiudere le frontiere”.

I numeri dell’immigrazione si sentono soprattutto nelle periferie delle città, dove discriminazione, reati e lotte tra i clan sono in aumento. In un paese dove, ha ricordato Die Zeit, ci sono 61 “zone fragili”, ovvero “aree in cui circa 500mila immigrati vivono per lo più isolati dal resto della popolazione”, i socialisti perdono consensi soprattutto tra la classe operaia, perché non hanno saputo dare risposte efficaci ai loro elettori a fronte delle difficoltà di gestione dell’immigrazione. L’arrivo dei rifugiati ha creato difficoltà anche all’interno del sistema scolastico – tanti dei migranti arrivati erano minori non accompagnati – e accentuato problemi già esistenti, come la mancanza di personale ospedaliero e di soluzioni abitative. E secondo il politologo dell’Università di Stoccolma Andreas Johansson Heinö, l’aumento dei consensi nei confronti dell’Sd è dovuta alla sfiducia nei partiti tradizionali e al desiderio di un “cambio di rotta”. “Immigrazione e criminalità vanno sempre assieme nella propaganda di Sd – continua Tham -. A loro interessa di più sottolineare che stupri e molestie sessuali siano collegati ai richiedenti asilo anziché puntare a ridurre reati e criminalità di cui sono responsabili gli svedesi“. La conseguenza è che “generalmente le persone credono che la criminalità sia più diffusa di quanto lo sia in realtà”. È vero che le denunce sono aumentate negli ultimi anni, specifica Tham, “ma questo è dovuto in gran parte a frodi online“.

I socialisti perdono consensi soprattutto tra la classe operaia

Lo scenario post voto – A sfidarsi alle elezioni sono essenzialmente due alleanze: quella rosso-verde attualmente in carica e quella di centro-destra guidata dai Moderati. Nessuno dei due blocchi include i Democratici Svedesi – da cui tutte le formazioni politiche finora hanno preso le distanze – che però possono diventare l’ago della bilancia (e secondo partito) perché nessuno dei due blocchi raggiungerà la maggioranza parlamentare. Lo scenario più quotato è la vittoria dell’alleanza di centro-destra, verso la quale Sd potrà astenersi. Nel sistema svedese, infatti, un governo di minoranza può rimanere in carica fino a quando non sorga una maggioranza tra i partiti opposizione, quindi un voto di astensione è considerato di sostegno passivo e non contrario. Al contrario, Sd voterebbe contro l’alleanza di centrosinistra, facendo decadere così l’ipotesi di un nuovo governo a guida socialdemocratica. E in cambio del loro appoggio al centrodestra i Democratici svedesi, che formalmente rimarranno fuori dai negoziati dei partiti, chiederanno regole più stringenti sull’immigrazione.



Svezia senza una maggioranza. L'estrema destra anti migranti sfiora il 18%
Sergio Rame - Dom, 09/09/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/sve ... 73739.html

Socialdemocratici primi ma è il peggior risultato da un secolo. Avanza ancora la destra estrema di Akesson: "Svezia democratica" incassa il 17,7% ed è testa a testa con il centrodestra

I socialdemocratici ai minimi storici restano il primo partito, l'estrema destra avanza ma non sfonda, crescono i piccoli partiti: è questo il quadro che emerge dalle elezioni in Svezia.

Il partito del premier Stefan Lofven avrebbero ottenuto il peggiore dato dal 1908, ma in grado comunque di garantirgli la permanenza alla guida del governo. Non c'è però stato l'exploit della destra sovranista, euroscettica e anti immigrati: gli "Svedesi democratici" non sfondano e si fermano al 17,7% mentre guadagnano consensi gli ex comunisti di Sinistra che arriverebbero al 8,1%, raddoppiando quasi i propri voti.

Il 38% degli svedesi ha deciso solo all'ultimo per chi votare. Addirittura il 41% ha detto di aver cambiato partito dalle ultime elezioni nel 2014. In molti hanno così deciso di voltare le spalle ai socialdemocratici perché, malgrado una crescita economica stabile e un tasso di disoccupazione sotto il 6%, l'emergenza immigrazione, l'alto tasso di criminalità e e il crescere dell'insicurezza ha pesato e non poco. Da settimane gli occhi dei media internazionali erano, infatti, puntati sulle elezioni legislative svedesi. A interessare analisti e opinionisti è il risultato del partito di estrema destra "Svedesi democratici", cartina da tornasole del malessere di una Unione europea fiaccata dalle divisioni interne e dall'incapacità di gestire l'emergenza sbarchi nel Mar Mediterraneo. Prendendo tra il 16,3% e il 19,2%, il partito anti immigrazione di Jimmie Akesson ha incassato un risultato rilevante ma di gran lunga sotto i pronostici che lo davano intorno al 25%. Resta, comunque, un significativo balzo in avanti se si considera che alle precedenti elezioni gli "Svedesi democratici" avevano ottenuto il 12,9% delle preferenze. A premiare Akesson è stata una campagna elettorale quasi interamente "giocata" sull'immigrazione dopo l'ondata dei 400mila rifugiati accolti dal 2012

A vincere questa tornata elettorale sono, ancora una volta, i socialdemocratici che portano a casa tra il 28,1% dei consensi. Con circa 5 punti percentuali in meno rispetto a quattro anni fa, segnano però il loro peggior risultato da un secolo. A livello di coalizione, i socialdemocratici e gli alleati, Verdi e Sinistra, sarebbero attorno al 39,4% contro il 39,4%, della coalizione di centrodestra guidata dai Moderati. Di certo queste elezioni lasciano in una grande incertezza il Paese scandinavo che proprio i socialdemocratici hanno forgiato in un simbolo di accoglienza e generoso welfare. A livello di coalizione, il partito di governo e i suoi due alleati, Verdi e Sinistra, sarebbero attorno al 40,6% contro il 40,2%, della coalizione di centro-destra guidata dai Moderati. Insomma, non c'è una maggioranza, e quindi o si arriva a un governissimo dei filo-europei o qualcuno dovrà dialogare con la destra radicale malgrado la conventio ad excludendum professata alla vigilia del voto.



Svezia, anche gli immigrati votano l'ultradestra
Renato Zuccheri - Mar, 11/09/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/sve ... 74515.html

Secondo le statistiche ufficiali, più dell'11% dei nati all'estero sostiene il partito Svezia Democratica
In Svezia la destra radicale cresce e i dati del partito Svezia Democratica sono chiari.

Il 17% ottenuto dal movimento di Jimmie Akesson è eloquente: pur senza sfondare oltre il 20% dei consensi, l'estrema destra ha praticamente quadruplicato i consensi. Un aumento di voto che, nella maggior parte dei casi, è stato dovuto al tema dell'immigrazione, particolarmente sentito in una Svezia che sembra si sia bruscamente risvegliata dal sogno di Stoccolma di un Paese melting pot.

Ma se si pensa che il discorso di Akesson abbia avuto un tono esclusivamente razzista, si commette un errore. Perché, come spiega il quotidiano spagnolo El Confidencial, tra i sostenitori del partito di destra ci sono anche gli stessi immigrati. Se infatti molti sono preoccupati dall'ascesa del partito e temono che il Paese non sia più adatto a loro, ci sono altri stranieri, in Svezia, che non la pensano così. Come è avvenuto ad esempio a Rinkeby, uno dei sobborghi periferici di Stoccolma. Quartiere che, come ricordava L'Espresso, ha il 95% di residenti costituito da immigrati di prima o seconda generazione.

In questo distretto di Stoccolma, i dati delle elezioni del 2014 parlavano di un 3% della popolazione che aveva votato l'estrema destra. Tuttavia, secondo un recente studio dell'ufficio di statistica nazionale, sembra che addirittura l'11,3% dei nati all'estero sosterrebbe la formazione di estrema destra. Una notizia che sembra contraddire radicalmente l'immagine data dai media del partito svedese, ma che in realtà mostra un'altra faccia della medaglia del tema dell'immigrazione.

Secondo molti analisti, il motivo di questa ascesa dell'estrema destra fra gli immigrati di prima e seconda generazioni dei ghetti di Stoccolma è dovuta al fatto che questi quartieri diventa ogni giorno più invivibili. Come ha spiegato Mattias Karlsson, uno dei leader di Sd, "sono le loro macchine a bruciare, le scuole dei loro figli che si trasformano in caos".

A temere per la loro incolumità sono soprattutto i cristiani mediorientali che si sono trasferiti negli anni nelle periferie delle città svedesi. L'arrivo di nuovi immigrati, generalmente di fede musulmana, sta infatti creando un certo malcontento nella popolazione, che teme di essere di nuovo nel mirino dei gruppi estremisti. Ma ci sono anche altri immigrati che sono preoccupati proprio perché l'arrivo di nuove migliaia di persone sta devastando il modello svedese.

L'esempio più eclatante, ormai divenuto un simbolo degli immigrati contrarti ad altri immigrati, è Nima Gholam Ali Pour. Nato in Iran e arrivato in Svezia da bambino come rifugiato nel 1987, adesso è uno dei più ferrei sostenitori del blocco dell'arrivo di nuovi rifugiati. Anche lui, come altri, teme che l'arrivo di migliaia di immigrati possa rompere l'incantesimo della Svezia come patria scelta da molti nel corso degli anni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I popoli del mondo si rivoltano contro il nazismo maomettano

Messaggioda Berto » mar ott 30, 2018 9:50 pm

La Cina imprigiona un milione di musulmani. Costruiti 44 campi di detenzione
Contro la comunità islamica cinese compiuta una delle repressioni più feroci degli ultimi tempi. Il Partito al Governo vuole eliminare ogni diversità culturale.
di Vito Nicola Lacerenza

https://thedailycases.com/la-cina-impri ... M3ROfldlrk

Negli ultimi mesi la Cina è stata accusata di violazione dei diritti umani per aver imprigionato “senza regolare processo” un milione di cittadini appartenenti all’etnia degli Uighurs, i musulmani cinesi. Questi ultimi, oltre a non essere buddisti come la stragrande maggioranza dei connazionali cinesi, hanno usi e costumi molto vicini alla cultura mediorientale, presentano tratti somatici tipici dell’Asia centrale, hanno una carnagione leggermente scura, e comunicano attraverso una propria lingua, il “Turkic”, mentre il cinese lo parlano appena. In uno Stato dittatoriale come la Cina, l’esistenza di una cultura alternativa a quella “autorizzata dal Partito Comunista” è inaccettabile. Per questo il governo ha fatto costruire 44 “centri di rieducazione” nella regione cinese dello Xinjang”, la terra degli Uighurs. Si tratta di complessi edilizi con un’estensione di diverse migliaia di chilometri quadrati, costituiti per lo più da dormitori, aule e ampi cortili.

La loro struttura ricorderebbe quella di un college americano se non fosse per le alte mura che circondano il campo e numerose torri di guardia che si ergono dietro la recinzione, al di fuori della quale si estende il deserto. È in questi luoghi che si ritiene siano rinchiusi gli Uighurs. Le Nazioni Unite, insieme a diverse associazioni per la difesa dei diritti umani, hanno chiesto, senza successo, alle autorità cinesi la possibilità di ispezionare i cosiddetti “centri di rieducazione”, le cui immagini sono state ricavate via satellite. Queste strutture, secondo gli esperti, non sono altro che enormi campi di detenzione in grado di contenere dagli 11 mila ai 130 mila detenuti. Ma la Cina si difende dichiarando che per gli Uighurs è facoltativo sottoporsi al “percorsi rieducativi” e ha descritto le strutture come luoghi in cui gli Uighurs hanno l’opportunità di imparare il cinese, le “leggi dello Stato e i costumi laici”. Tale descrizione però stride con la realtà dello Xinjang, zona esposta al fenomeno del terrorismo islamico. La regione confina con la Mongolia, il Kazakistan e il Kirghizistan, tre Paesi musulmani in cui sono attive diverse organizzazioni jihadiste. Per scongiurare il rischio di attentati terroristici sul territorio nazionale, le autorità hanno deciso di “eliminare l’islam dalla Cina” distruggendo le antiche tradizioni degli Uighurs.

La creazione dei “centri di rieducazione” fanno parte di un’ampia strategia politica incentrata sulla repressione, che basa la sua efficacia anche sui rastrellamenti della polizia. Gli agenti sono ovunque nelle città dello Xinjang e nel compiere i loro controlli utilizzano sofisticate tecnologie: videocamere per il riconoscimento facciale e apparecchi capaci di controllare in pochi minuti i dati personali contenuti all’interno di computer e cellulari. Ai musulmani non è concesso protestare, perché secondo la legge cinese la polizia è libera di ricorrere ad ogni metodo necessario per impedire agli Uighurs di praticare la loro religione. Recitare un verso del Corano, recarsi in moschea, farsi crescere la barba, frequentare scuole di religione e persino avere un nome musulmano sono considerati reati punibili con la reclusione nel “centro rieducativo”.

Il luogo in cui le autorità tentano, attraverso torture fisiche e psicologiche, di cancellare la fede dai cuori degli Uighurs. «Ci costringevano ad alzarci un’ora prima del sorgere del sole- ha raccontato Ablet Tursun Tohti, Uighurs ed ex detenuto di un “centro rieducativo”, attualmente in esilio in Turchia- avevamo soltanto un minuto per prepararci e radunarci in cortile. Una volta lì le guardie ci facevano correre più veloce che potevamo gridando, contemporaneamente, “le leggi dello Stato cinese”. Dopodiché, sempre correndo, dovevamo cantare a squarciagola una canzone intitolata: “Senza il Partito Comunista non può esserci una nuova Cina”. Ricordo che per la stanchezza qualcuno andava in affanno, altri sbagliavano a recitare le leggi, altri ancora confondevano le parole della canzone. Tutti questi erano frustati con una cinta o presi a calci».
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Messaggioda Berto » mar nov 13, 2018 8:32 am

L'India vuole togliere la cittadinanza a 4 milioni di musulmani
Jacopo Bongini - Lun, 30/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lin ... 60047.html

Il governo nazionalista di Nuova Delhi ha approvato una controversa legge che mira a togliere la cittadinanza indiana ad oltre quattro milioni di residenti musulmani, classificandoli come immigrati irregolari

Continuano in India le discriminazioni, da parte della maggioranza induista, ai danni delle numerose minoranze religiose presenti nel paese, in particolar modo nei confronti di cristiani ed islamici.

Questa volta il governo di Nuova Delhi, guidato dal nazionalista di destra Narendra Modi, ha deciso di approvare una discussa legge che mira a privare della cittadinanza oltre 4 milioni di persone residenti nello stato federale dell'Assam, zona dell'India nordorientale posta al confine con il Bangladesh e caratterizzata dalla presenza di una folta comunità musulmana. Stando alla versione ufficiale dell'esecutivo, che quest'oggi ha pubblicato una lista provvisoria degli individui esclusi dal Registro Nazionale dei Cittadini, la misura è stata emanata allo scopo di individuare più facilmente gli immigrati irregolari. Alle persone inserite nella lista stilata dal governo è stato infatti chiesto di fornire una serie di documenti che accertassero la loro presenza sul territorio indiano precedentemente al 24 marzo 1971, vale a dire due giorni prima dello scoppio della guerra di liberazione bengalese e del conseguente esodo di milioni di rifugiati, che dal Bangladesh trovarono riparo in India.

Tuttavia, secondo le associazioni per i diritti umani, la mossa del governo rischia di rivelarsi solamente un pretesto per una futura espulsione di massa dei musulmani dall'Assam, dove costituiscono il 34 per cento della popolazione dello stato, oltre che un modo per fortificare l'unità nazionale induista in vista delle imminenti elezioni parlamentari che si terranno nel 2019. Commentando la notizia, il program manager di Amnesty International India Arijit Sen ha dichiarato: "Siamo preoccupati dal fatto che il processo di applicazione della nuova legge nello stato dell'Assam possa rendere apolidi un significativo numero di individui, privando arbitrariamente della loro nazionalità persone che hanno vissuto in India per decenni. Esortiamo il governo ad estendere il periodo di tempo per i ricorsi e a garantire che questi ultimi siano trattati in maniera trasparente e non discriminatoria. Bisogna prestare attenzione, garantendo che le famiglie non vengano distrutte e che sia fornito un aiuto legale adeguato a coloro che rischiano di perdere la loro cittadinanza". Per coloro che ritengono di essere stati esclusi ingiustamente dal Registro Nazionale dei Cittadini, è stata concessa la possibilità di poter fare ricorso dal 30 agosto fino al 28 settembre, in modo da permettere alle autorità indiane di redigere la lista definitiva degli esclusi, che verrà pubblicata entro dicembre di quest'anno.

Critiche al provvedimento arrivano però anche dagli stessi alleati di governo del Primo Ministro Modi. L'esponente del Trinamool Congress Sukhendu Sekhar Roy ha infatti dichiarato: "Il governo centrale sta intenzionalmente eliminando dal Registro Nazionale dei Cittadini quattro milioni di persone che fanno parte di minoranze linguistiche e religiose, i quali se dovessero emigrare potrebbero determinare gravi conseguenze demografiche per gli stati federali confinanti. Il Primo Ministro dovrebbe chiarire la questione davanti al parlamento". Secondo quanto riportato dal Times of India, lo stato dell'Assam è inoltre l'unico del paese in cui è presente un registro della popolazione a cui i cittadini devono obbligatoriamente iscriversi, questo proprio a causa dell'intensa immigrazione proveniente dal vicino Bangladesh. Secondo i sostenitori del registro infatti, la comunità musulmana starebbe cercando di sovvertire la demografia della regione a scapito degli induisti, ad esempio partecipando in maniera illegale alle elezioni.

Come sottolineano poi alcuni commentatori, le nuove direttive emanate dall'esecutivo fanno tornare in mente le tristemente famose persecuzioni che il Myanmar sta conducendo dal 1982 contro la minoranza islamica dei Rohingya, costretta da allora a rifugiarsi in quello stesso Bangladesh da cui provengono i musulmani indiani. Bangladesh che però questa volta ha deciso di non accettare alcun nuovo profugo proveniente dall'India, aumentando così le probabilità che un enorme numero di persone si ritrovi presto senza un posto dove vivere. Una drammatica situazione che può essere riassunta con le poco rassicuranti parole del coordinatore del Registro Nazionale dei Cittadini: "Nessun cittadino che sia indiano puro dovrebbe avere alcuna paura".
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Messaggioda Berto » gio dic 13, 2018 8:58 pm

Trump firma una legge in difesa dei cristiani perseguitati
Giuseppe Aloisi - Gio, 13/12/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tru ... 16070.html

Donald Trump ha firmato una legge che obbliga gli Stati Uniti a difendere i cristiani perseguitati e a combattere le violenze dei fondamentalisti

Il governo degli Stati Uniti, per stretto volere di Donald Trump, ha voluto sottoscrivere un obbligo legislativo: tutelare i cristiani perseguitati dai fondamentalisti islamici.

Gli scenari coperti sono, almeno fino a questo momento, quelli della Siria e dell'Iraq. La legge firmata dal tycoon estende l'impegno a una concreta lotta da portare avanti contro chi usa prendere di mira tanto la minoranza cristiana quanto quella degli yazidi.

L'atto, nello specifico, è intitolato "Iraq and Syria Genocide Relief and Accountability Act (HR390)" e definisce "genocidio" quello subito dalle popolazioni citate. Donald Trump, insomma, continua a promulgare leggi in linea con i desiderata dei conservatori, che non disdegnano mai di plaudire al presidente. Va detto, tuttavia, che il provvedimento in questione è stato approvato attraverso un consenso unanime dei due rami parlamentari.

Prima The Donald ha promosso tutta una serie di leggi pro life. Adesso l'attenzione sembra essere stata spostata sulle violenze che chi confessa la fede cristiana è costretto a subire. Commenti positivi sono arrivati pure dal mondo ecclesiastico. La principale novità adottata, come spiegato da Vatican Insider, riguarda le fonti da cui potrà provenire ausilio concreto: "Non ci affideremo più solo alle Nazioni Unite per aiutare i cristiani perseguitati e le minoranze - aveva detto il vicepresidente Mike Pence, annunciando che gli Stati Uniti avrebbero preso misure autonome in materia di aiuti - ". Da un punto di vista giuridico, vale la pena sottolineare l'equiparazione tra i "crimini" e il "genocidio" cui andranno incontro i responsabili dei comportamenti contestati.

Alla cerimonia organizzata per la firma hanno partecipato pure Carl Anderson, che è il vertice dei Cavalieri di Colombo, e l'ambasciatrice degli Stati Uniti in Vaticano. Ma qual è la posizione della Santa Sede? I palazzi vaticani appoggeranno la mossa del tycoon? La Sir ha messo in evidenza come il cardinal Sako, che è divenuto porporato attraverso l'ultimo Concistoro, abbia domandato di non dimenticare le atrocità messe in atto contro i musulmani e le persone appartenenti ad altre confessioni.



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Messaggioda Berto » ven mag 24, 2019 11:34 pm

Svizzera, nuova legge contro il terrorismo: arresto preventivo per i minori
Gerry Freda - Ven, 24/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/svi ... 00474.html

In Svizzera, il pericolo-attentati sarebbe, a detta della autorità, “molto alto”, a causa della presenza sul territorio nazionale di “16 ex soldati dell’Isis”

Il governo della Svizzera ha ultimamente presentato al parlamento federale un pacchetto di leggi anti-terrorismo dirette ad ampliare i poteri delle forze dell’ordine nell’attività di prevenzione dell’estremismo islamico.

Il Paese non è stato finora colpito da alcun attentato jihadista, ma, a detta delle autorità, non sarebbe affatto immune dal radicamento del fondamentalismo.

In base alla normativa promossa dal Consiglio federale, le persone sospettate di simpatie terroristiche saranno soggette all’obbligo di comunicare alla polizia tutti i loro spostamenti e si vedranno contestualmente ritirare i propri passaporti. Ai sindaci verrà inoltre conferito il potere di adottare, nei riguardi degli individui ritenuti pericolosi per la sicurezza pubblica, degli ordini di allontanamento dal rispettivo territorio comunale.

Sempre in base alla riforma ideata dall’esecutivo di Berna, i migranti raggiunti da decreto governativo di espulsione verranno immediatamente incarcerati fino a quando non sarà possibile effettuare il rimpatrio nelle nazioni di provenienza, mentre le forze di sicurezza avranno maggiori poteri nell’attività di repressione della propaganda estremista sul web.

Tra le misure anti-terrorismo elaborate dal Consiglio federale vi sono anche delle disposizioni che riguardano soggetti minorenni. Se la normativa in questione verrà approvata dal parlamento, forti limitazioni dei diritti verranno infatti applicate persino nei confronti di bambini. Secondo il progetto di legge presentato dall’esecutivo della Svizzera, gli individui con meno di 12 anni di età considerati potenziali terroristi saranno sottoposti a stretta sorveglianza dalla polizia federale, con conseguente restrizione della loro libertà di movimento. Agli stessi minori dovrà essere anche ritirato il passaporto.

Disposizioni ancora più rigide si applicheranno ai danni delle persone che hanno tra i 12 e i 15 anni di età. Queste ultime potranno infatti essere addirittura sottoposte ad “arresto preventivo”, qualora le forze di sicurezza le dovessero giudicare “estremamente pericolose per la sicurezza nazionale”.

Il pacchetto anti-terrorismo ideato dal governo elvetico ha subito suscitato aspre polemiche, non solo da parte delle ong umanitarie ma anche da parte degli stessi funzionari chiamati ad applicare le nuove norme, ossia gli agenti di polizia. Ad esempio, Nicoletta della Valle, a capo delle forze dell’ordine federali, ha denunciato il fatto che le disposizioni propugnate dall’esecutivo causeranno “contenziosi giudiziari continui” e colpiranno, a essere ottimisti, “non più di una dozzina” di potenziali jihadisti.

Alle critiche ricevute in questi giorni, il Consiglio federale ha replicato per bocca del ministro dell’Interno, Karin Keller-Sutter. Costei ha immediatamente provato a placare le ire delle associazioni per i diritti umani precisando che le profonde restrizioni alle libertà personali contenute nel pacchetto anti-terrorismo saranno di durata non superiore a sei mesi. La donna si è poi rivolta ai vertici della polizia ribadendo l’“assoluta necessità” di una nuova legge contro l’estremismo islamico, in quanto oggi in Svizzera, a detta del ministro, il pericolo-attentati sarebbe “molto alto”. Tale pericolo deriverebbe dall’attuale presenza sul territorio nazionale di almeno “16 ex combattenti dell’Isis”.
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Messaggioda Berto » mar giu 11, 2019 1:54 am

Aung San Suu Kyi con (e come) Orbán: «Il pericolo comune è l’islam»
Emanuele Giordana

07.06.2019

https://ilmanifesto.it/suu-kyi-con-e-co ... qqEHPpBKPY

Ungheria/Myanmar. La leader birmana e Nobel per la pace in visita a Budapest: «Troppi musulmani». Ma nel paese europeo ipersovranista e xenofobo non ce n'è praticamente nessuno e in Myanmar la minoranza rohingya è massacrata dalla giunta militare

È una ennesima brutta vicenda quella che circonda il viaggio europeo di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace ed eroina dei diritti umani ma al centro di polemiche roventi da tre anni da quando è cominciato l’esodo forzato della minoranza musulmana rohingya dal Myanmar verso il Bangladesh.

Più di un milione tra vecchi e nuovi profughi da un Paese dove ormai di rohingya non ce ne sono quasi più. Non contenta di essersi guadagnata questa fama, Aung San Suu Kyi è andata a trovare Viktor Orbán, primo ministro ungherese e ormai noto per il suo ipernazionalsimo sovranista e razzista.

La notizia ha fatto il giro del mondo soprattutto per quanto i due si sono detti. Si chiede ad esempio il catalano La Vanguardia: «Cosa unisce una Nobel e un politico autoritario come Orbán?».

La risposta è nella nota ufficiale riportata dai quotidiani locali: «Il primo ministro Viktor Orbán ha incontrato a Budapest mercoledì Aung San Suu Kyi, consigliere di Stato del Myanmar: hanno discusso di immigrazione illegale e dei legami bilaterali nei settori dell’economia, dell’istruzione e della cultura. L’immigrazione illegale – continua la nota d’agenzia – è una sfida primaria sia per il Myanmar sia per l’Ungheria, sia per il Sud-est asiatico che l’Europa in generale e il problema di come vivere insieme alla crescente popolazione musulmana è emerso in entrambe le regioni, ha detto Bertalan Havasi, portavoce del premier, riassumendo i colloqui che si sono svolti nell’ufficio del primo ministro».

Ogni commento appare superfluo. La vera preoccupazione del politico autoritario è della Nobel sembra dunque il percolo islamico: un pericolo che in Myanmar può contare su meno del 5% della popolazione – cui vanno sottratti un paio di milioni di rohingya – e che in Ungheria non appare nemmeno nelle statistiche per la percentuale risibile.

Ma Orbán è andato oltre: ha detto che Budapest «sostiene la cooperazione commerciale tra l’Unione europea e il Myanmar ma rifiuta «l’esportazione della democrazia e l’approccio di Bruxelles e di altri burocrati occidentali che cercano di mescolare questioni non correlate come la cooperazione economica con gli affari interni».

Una terminologia molto apprezzata dalla Nobel – dicono le cronache – ma che non si usa più nemmeno tra i Paesi del Sudest asiatico (Asean), noti per la teoria della non ingerenza negli affari interni (la Malaysia ha tacciato il Myanmar di politiche genocidarie).

Intanto nello Stato del Rakhine (terra dei rohingya e di altre minoranze) la situazione è sempre più tesa per lo strapotere dei militari, motivo per cui 45 amministratori di villaggio si sono appena dimessi, preoccupati per la loro incolumità personale in seguito agli arresti indiscriminati di colleghi nelle zone in cui combatte il gruppo ribelle Arakan Army.

Altri tempi da quando un’altra storica dissidente birmana, la giornalista Ludu Daw Amar, fece – nel 1953 – un tour europeo con le seguenti tappe: la World Democratic Women’s Conference a Copenhagen, l’International Youth Festival a Bucarest e a Budapest…la World Peace Conference.
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Messaggioda Berto » lun giu 24, 2019 9:32 pm

Il vero rischio per l’Europa. Intervista a Daniel Pipes
Lunedì, 24 giugno 2019
Niram Ferretti

http://www.affaritaliani.it/blog/italia ... lnSxxAtcwE

Daniel Pipes, uno dei più noti studiosi di Medio Oriente e di islamismo a livello internazionale ha scritto ampiamente in merito all’affermarsi in Europa dei partiti di estrema destra, che non vede come una minaccia per la democrazia ma, al contrario, come una opportunità per contrastare una minaccia ben maggiore, quella dell’islamizzazione delle società occidentali.

Professor Pipes, partiti civilizzazionisti è il nome con cui lei preferisce definire i partiti che in Europa sono considerati di estrema destra, sostenendo che il loro comune denominatore sia quello di preservare la civiltà occidentale dalla minaccia islamista. Li reputa l’unico scudo contro la trasformazione di civiltà?

No, non sono gli unici. Ci sono altri partiti come il Partito delle Libertà in Austria e i socialisti democratici in Danimarca. Ma senza l’apporto dei partiti civilizzazionisti, gli altri partiti non si sentirebbero spronati ad agire. In quei paesi dove i partiti civilizzazionisti sono troppo deboli, come nel Regno Unito, dove l’UKIP ha ottenuto un mero 3 per cento dei voti il mese scorso, la sfida non esiste e la civiltà occidentale è meno protetta.

La Lega domina già il governo italiano e ha ottenuto il 34 per cento dei voti alle elezioni europee di maggio, conferendo al parlamento europeo una sostanziale pluralità. La politica sull’immigrazione è una componente sostanziale del suo successo. Come valuta questa politica?

La politica della Lega è focalizzata sui migranti illegali e ha due componenti sostanziali: tenerli fuori dall’Italia e espellere quelli che si trovano già sul territorio. La riduzione del 97 per cento nei migranti che giungono in Italia via mare rappresenta un successo rilevante che ha notevolmente incrementato la popolarità della Lega. Non ho trovato numeri attendibili su i migranti illegali che hanno lasciato l’Italia, ma mi è stato riferito che a grandi linee tra i 350,000 e i 500,000 si sono trasferiti in altre parti dell’Europa. In altre parole, hanno recepito il messaggio che in Italia non sono i benvenuti. Se questi numeri sono corretti, indicano un risultato ragguardevole. Detto ciò, sarà molto più difficile espellere i migranti illegali rimasti.

La Russia è vista molto di buon occhio da alcuni dei partiti di estrema destra europei, tra cui Fidsez in Ungheria, il Partito della Libertà in Austria, il Rassemblement National in Francia e la Lega in Italia. Quali sono gli obbiettivi di Vladimir Putin e quali sono le conseguenze di questo legame?

Putin incoraggia lo scetticismo civilizzazionista nei confronti dell’Europa e anche l’ampio dissenso che lo accompagna. I civilizzazionisti apprezzano il suo sostegno, spesso finanziario, in un periodo in cui praticamente tutto l’establishment cerca di marginalizzarli. Spero che si tratti di una alleanza transitoria.

E’ d’accordo con Manfred Gerstenfeld che, “Nessuna organizzazione in Europa può gareggiare con il Partito Laburista nella sua promozione dell’odio antisemita”?

Sono d’accordo, anche se Podemos, in Spagna, è ancora più tossico.

Molti dei leader ebrei europei vedono i partiti civilizzazionisti come la principale fonte dell’antisemitismo, anche se la maggioranza di questi partiti, in modo particolare l’AfD in Germania e il Partito per la Libertà in Olanda, esprimono un sostegno chiaro e forte per Israele. Quale è la causa del loro atteggiamento?

I leader ebrei si aggrovigliano dentro a dei nodi mentre affermano questa cosa senza senso. Per fare un esempio surreale, prenda la magnifica esposizione fatta da Orit Arfa del tentativo da parte dell’AfD di bandire Hezbollah. I leader ebrei condannano i partiti civilizzazionisti, da una parte in modo da potere continuare ad avere accesso ai fondi governativi, dall’altra, a causa dell’idea errata che il civilizzazionismo assomigli al fascismo degli anni ’30.

In Francia gli ebrei vengono uccisi dagli islamisti solo perchè sono ebrei. Ricordiamoci le stragi di Tolosa e Montauban, il massacro all’Hyper Kosher e gli omicidi di Ilan Halimi, Sarah Halimi e Mireille Knoll. Gli ebrei hanno ancora un futuro in Francia?

No, non ce l’hanno. In parte a causa della violenza che lei sottolinea ma è anche la conseguenza della marginalizzazione causata dalla discriminazione da parte della sinistra e degli islamisti. E’ interessante rilevare che oggi gli ebrei francesi non solo cercano rifugio in paesi lontani come Israele e gli Stati Uniti, ma anche in Ungheria.

Nel 2004, Robert Wistrich scriveva che l’antisemitismo europeo contemporaneo “E’ cresciuto esponenzialmente in quelle società come la Francia, il Regno Unito, la Germania, l’Olanda, il Belgio e la Svezia, dove le comunità musulmane sono cresciute in modo rapido negli ultimi anni”. Che cosa si può fare, se si può fare qualcosa, per fermare questa tendenza?

La cosa più facile da fare è impedire agli islamisti l’accesso a questi paesi, una cosa per la quale mi sono adoperato nel contesto americano. E’ molto più difficile imporre il controllo sulle società separate musulmane con le loro zone off limits, sulle scuole musulmane, le corti e il commercio e le loro attività illegali, dalle mutilazioni genitali femminili allo spaccio di droga. Questo controllo non dovrebbe essere imposto solo a favore degli ebrei ma a vantaggio della civiltà occidentale.
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Messaggioda Berto » gio dic 12, 2019 8:10 pm

Germania, la polizia si schiera sempre più a sostegno di AfD
Gerry Freda - Mar, 25/06/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ger ... 16273.html

La notizia dell’adesione ad AfD di sempre più agenti di pubblica sicurezza ha subito scatenato un dibattito infuocato all’interno della Cdu

In Germania, il sindacato nazionale della polizia federale ha dichiarato che “quasi tutti” i propri iscritti avrebbero ormai aderito al partito nazionalista AfD.

La Gewerkschaft der Polizei, principale organizzazione rappresentativa degli agenti di pubblica sicurezza federali, ha infatti ammesso, per bocca del suo vicesegretario Jörg Radek, che i rispettivi membri avrebbero sposato la causa sovranista quale reazione polemica alle “sciagurate politiche di accoglienza indiscriminata” attuate a partire dal 2015 dal governo di Angela Merkel.

Parlando ultimamente con i cronisti del quotidiano Rheinische Post, Radek ha appunto denunciato lo “sconforto” e la “sensazione di abbandono” provati dai poliziotti tedeschi a causa del “lassismo sul fronte della salvaguardia dei confini” promosso negli ultimi quattro anni dalla cancelliera. “Il governo Merkel”, ha accusato il vicesegretario sindacale, “non ha mai rivelato alle forze dell’ordine e ai cittadini il perché dell’azzeramento dei controlli anti-clandestini alle frontiere nazionali. Il personale di pubblica sicurezza si è di conseguenza sentito poco considerato dall’esecutivo e ha così deciso di orientarsi in massa verso il programma elettorale di AfD, formazione politica giudicata riconoscente verso lo spirito di sacrificio e il patriottismo di uomini e donne in divisa”.

Le parole di Radek, dirette a descrivere il progressivo sostegno alle istanze sovraniste da parte della polizia nazionale come una conseguenza della linea dei “confini aperti” propugnata finora dalla cancelliera, hanno subito causato un duro dibattito interno alla Cdu, il partito della Merkel. L’esponente cristiano-democratico Friedrich Merz ha infatti definito “allarmante” la crescente adesione ad AfD dei tutori dell’ordine pubblico e ha poi promesso di impegnarsi per fare recuperare al centro-destra tradizionale la fiducia dei “delusi dalle scelte avventate dell’esecutivo federale”. Costui ha poi affermato, dalle colonne della testata Bild am Sonntag: “Gli agenti disprezzano il nostro partito perché abbiamo dimostrato ambiguità nei confronti dei garanti della sicurezza pubblica. La Cdu del futuro deve stare con orgoglio dalla parte delle forze dell’ordine, senza se e senza ma”.

Le esternazioni di Merz sono state però criticate da diversi suoi compagni di partito ed etichettate come un tentativo di “accattivarsi” le simpatie dei poliziotti in vista di una sua nuova corsa alla presidenza della formazione politica conservatrice. Alle ultime elezioni per la guida dei cristiano-democratici, lo stesso Merz è stato appunto sconfitto dalla “candidata della Merkel”, Annegret Kramp-Karrenbauer. Tuttavia, nonostante la sua leadership nella Cdu sia stata decretata ufficialmente appena sei mesi fa, quest’ultima sarebbe, a detta dei media tedeschi, “già in bilico”, avendo condotto il centro-destra tradizionale, alle recenti elezioni europee, a un risultato non esaltante. Di conseguenza, la corsa per la presidenza del partito della cancelliera potrebbe presto ripartire e Merz starebbe quindi provando a consolidare una rete di appoggi istituzionali con l’intento di conquistare finalmente la guida dei conservatori teutonici.

Tale strategia “opportunistica” del rivale della Kramp-Karrenbauer è stata denunciata con forza da Volker Bouffier, vice-presidente dei cristiano-democratici, che ha poi esortato tutti gli esponenti della Cdu a recedere da ogni proposito di “inseguire AfD sulla strada del sovranismo”. Egli ha appunto rigettato ogni ipotesi di intesa programmatica tra i conservatori tradizionali e la formazione nazionalista, incolpando contestualmente quest’ultima di avere “armato la mano” dell’assassino di Walter Lübcke, politico vicino alla Merkel e sostenitore della linea dei “confini aperti”. Nonostante l’assenza di prove di legami tra il presunto killer di Lübcke e AfD, tale movimento anti-migranti avrebbe, a detta di Bouffier, indotto, montando una continua propaganda contro l’accoglienza dei profughi, individui mentalmente fragili a compiere gesti estremi contro i“nemici della patria”, ossia le personalità vicine al “lassista” governo Merkel.
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Messaggioda Berto » gio dic 12, 2019 8:11 pm

L'India concede la cittadinanza agli immigrati: ma non musulmani
Andrea Massardo
12 dicembre 2019

https://it.insideover.com/religioni/lin ... 4Ptq5Eze9Q

Un disegno di legge proposto dal ministro dell’Interno indiano, Amit Shah, vorrebbe concedere la cittadinanza indiana a tutti gli immigrati arrivati prima del 2015 da Bangladesh, Pakistan ed Afghanistan sottoponendola ad una condizione: che non siano di fede musulmana. Come mai però in India, Stato che da sempre ha combattuto le ostilità tra le varie religioni all’interno del Paese, si è deciso di proporre una legge di questa portata, considerando anche la delicata situazione della provincia settentrionale del Kashmir?

Secondo quanto dichiarato dai portavoce del governo, la scelta sarebbe stata indirizzata con lo scopo di garantire le minoranze dei Paesi vicini, le quali negli ultimi anni hanno visto una ingente riduzione dei propri diritti. Tuttavia, il disegno di legge ha creato un discreto malcontento tra la minoranza musulmana presente in India, con centinaia di manifestanti che si sono riversati in diverse piazze dell’India in segno di protesta. I numeri più importanti si sono registrati nella città di Ahmedabad.


Rischio tensioni con la minoranza musulmana

La scelta del governo è avvenuta in un periodo particolarmente delicato, con la provincia del Kashmir, confinante con il vicino Pakistan, in cui sono in atto disordini civili a seguito della revoca degli statuti speciali di cui godeva la regione. La folta minoranza musulmana potrebbe intendere la mossa del governo come ostile ai fedeli della propria religione, aggravando una situazione già al momento travagliata.

Non bisogna sottovalutare infatti come la maggior parte degli immigrati in India si sia stanziata nelle regioni di confine, proprio dove la presenza musulmana è ai livelli più alti del Paese. Sicuramente una situazione non facile da gestire, considerando le possibili tensioni non solo con la popolazione locale, ma anche con coloro che non si sono visti concedere la cittadinanza indiana e rischiano di conseguenza un respingimento. Proprio questo punto sarà quello sul quale il primo ministro indiano Narendra Modi dovrà concentrarsi per evitare dei seri peggioramenti.


Una protesta trasversale

La popolazione musulmana dell’India non è la sola ad essersi opposta fermamente al disegno di legge. Richieste di ritiro del disegno di legge sono partite anche dagli ambienti accademici, con un documento che porta la firma di oltre mille tra studiosi e scienziati di tutte le confessioni. Nonostante il governo sia sicuro del buon fine della proposta di legge, le libere organizzazioni dei cittadini sono convinte di poter fermare la proposta di legge per non provocare l’aumento degli odi razziali nella regione.

Nella regione dell’Assam, le proteste hanno portato al blocco dei mezzi pubblici e delle strutture statali per quasi tutta la giornata di lunedì, creando disagi alla popolazione. Chiaro segno di sfida al governo di Modi, annunciano il rischio di un conflitto ideologico che terrà banco nei prossimi mesi dal Paese. Forse distoglierà l’attenzione mondiale dalla difficile condizione ambientale dell’India, ma rischierà di diventare un gioco pericoloso per il Paese, nelle mani di un primo ministro spesso criticato per essere troppo poco incline al dialogo con le minoranze.



India. Approvata la legge sulla cittadinanza, musulmani in rivolta
giovedì 12 dicembre 2019

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/in ... kEGngD3EMc

Il provvedimento concede la cittadinanza a migranti di diversi Paesi purché non siano musulmani. Proteste e feriti nello Stato dell'Assam
Tensione altissima in India. Il Parlamento ha approvato la legge che concede la cittadinanza a migranti di diversi Paesi purché non siano musulmani. Il testo, destinato ad alimentare la rabbia manifesta della comunità musulmana, è stato approvato con 125 voti a favore e 105 contrari e adesso andrà alla firma presidenziale. "Un giorno storico per l'India e per i valori di solidarietà e fratellanza della nostra nazione", ha twittato il premier, Narendra Modi, nazionalista, che sembra voler gettare benzina sul fuoco delle polemiche. L'agenda di Modi sembra, secondo diverse Ong e la minoranza musulmana, voler mettere ai margini della società ben 200 milioni di persone dando vita a quella che Derek ÒBrien, deputato dell'opposizione, ha indicato come "analogia inquietante" con le leggi naziste varate negli anni Trenta contro gli ebrei in Germania.
La polizia indiana ha sparato a salve contro migliaia di manifestanti che, ignorando il coprifuoco, sono scesi in strada nello Stato nord-orientale dell'Assam per protestare contro la controversa legge. Le autorità hanno riferito che 20-30 persone sono rimaste ferite negli ultimi giorni di proteste, con veicoli dati alle fiamme e gli agenti che hanno usato i lacrimogeni. Il governo ha deciso, inoltre, il dispiegamento di migliaia di soldati nella regione dove si temono scontri interreligiosi, che hanno già infiammato altre zone del Paese.

Il testo è un emendamento alla legge sulla cittadinanza del 1995 che inserisce un criterio religioso nella procedura di riconoscimento della cittadinanza indiana a tutti i rifugiati in India senza documenti dopo essere scappati da Pakistan, Afghanistan e Bangladesh per motivi religiosi. Il nuovo provvedimento è rivolto alle comunità hindu, sikh, jainiste, cristiane, buddhiste e parsi, escludendo di fatto i soli immigrati musulmani. Si tratta di un provvedimento politico che rappresenta una rottura fondamentale con il principio di laicità dello Stato indiano, sancito dalla Costituzione. Il governo si difende dalle accuse mosse da società civile e associazioni di difesa dei diritti delle minoranze in India.
"Questo testo non ha nulla a che vedere con i musulmani in questo Paese. Potranno continuare a vivere qui in tutta dignità", ha assicurato di recente il ministro dell'Interno Shah. Dopo la sua rielezione trionfante lo scorso maggio, forte della maggioranza dei seggi alla Camera bassa, Modi sta attuando la sua dottrina ideologica in base alla quale l'India appartiene agli induisti. Primo capitolo di questo suo disegno di affermazione della supremazia etnica induista è stato la revoca, lo scorso 5 agosto, dello statuto speciale del Kashmir, regione a maggioranza musulmana che godeva di grande autonomia dall'indipendenza dell'India nel 1947.


Gino Quarelo
L'India ha perfettamente ragione il caso del Pakistan e poi quello del Kasmir sono lezioni che l'India non può dimenticare né sottovalutare, dove arrivano i nazi maomettani sempre e ovunque sorgono conflitti, guerre civili, appropriazione dei territori, cacciata e sterminio dei non mussulmani e secessioni politica.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I popoli del mondo si rivoltano contro il nazismo maomettano

Messaggioda Berto » gio lug 15, 2021 7:15 am

La Svizzera approva norme più severe contro il radicalismo islamico
Stefano Piazza
14 giugno 2021

https://www.panorama.it/news/dal-mondo/ ... o-islamico

Il popolo svizzero ha approvato ieri con il 56,6% dei voti la nuova Legge antiterrorismo che fornisce alle autorità più strumenti nei confronti di chi si radicalizza, chi progetta attentati o chi sta pianificando la partenza per il "Siraq" o altre aree di conflitto.

L'esito finale della votazione dice che che a favore hanno votato 25 cantoni su 26; i Sì sono stati 1'811'765, contro i 1'390'355 No.

La nuova legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT) è stata avversata da numerose personalità politiche in particolare appartenenti allo schieramento di sinistra (Socialisti e Verdi), da due comitati referendari e da un gruppo di ex procuratori pubblici ticinesi (di Area progressista), che contestano la legittimità dell'impianto della nuova Legge perché gli articoli di legge a loro avviso "violano i diritti dell'infanzia e mettono in pericolo i cittadini irreprensibili".

L'UE lancia il "Green Pass"

Il Consiglio federale e il parlamento svizzero avevano difeso la nuova legge raccomandando il Sì in quanto la nuova normativa rende possibile alle Autorità di poter intervenire per tempo con chi aderisce ai circoli dell'islam radicale e può bloccare sul nascere le attività di chi viene ritenuto una seria minaccia per la sicurezza nazionale. Secondo il Consigliere nazionale Marco Romano (Alleanza del Centro): "Un risultato chiaro. La polizia gode di fiducia e legittimità popolare. Il sistema di tutela dell'Ordine pubblico e di repressione di attività terroristiche si rafforza ulteriormente. Chi ha osteggiato la riforma non aveva reali argomenti, ma cercava solo di delegittimare ideologicamente le autorità di Polizia, il chiaro risultato fa emergere una Svizzera che vuole nettamente maggiore sicurezza, sempre nel rispetto della sfera privata e della proporzionalità".

Non è la prima volta che in Svizzera si vota una legge che divide il Parlamento e l'opinione pubblica; Il 29 novembre 2009 il popolo svizzero e i Cantoni accolsero a larghissima maggioranza l'iniziativa popolare "Contro l'edificazione di minareti", stesso esito lo scorso 7 marzo cosį come fatto da altri Paesi europei con l'introduzione del divieto di dissimulare il volto nei luoghi pubblici.

Tra i parlamentari in prima linea nel difendere la nuova legge antiterrorismo c'è Lorenzo Quadri (Lega dei Ticinesi) che a Panorama.it esprime tutta sua soddisfazione: "L'approvazione della nuova Legge contro il terrorismo è sicuramente una bella notizia. La Svizzera è, infatti, un Paese a rischio terrorismo islamico (rischio peraltro già concretizzatosi in due attentati in tempi recenti, in un caso c'è stato un morto). Questo a causa di vari fattori. Ad esempio, l'accesso 'facile' dei migranti economici ad uno stato sociale troppo generoso con questa categoria; oppure il rifiuto, da parte delle maggioranze politiche, di proibire i finanziamenti esteri alle moschee, come pure di mettere fuori legge l'islam politico. Grazie alla nuova legge, che – contrariamente a quanto asserito dal fronte dei contrari - è comunque estremamente garantista, sarà possibile intervenire a titolo preventivo su persone potenzialmente pericolose, tramite una serie di misure di intensità crescente (si va dall'obbligo di partecipare a dei colloqui a quello di non lasciare un edificio) a seconda del pericolo rappresentato dal singolo. Tutte le misure sottostanno a verifica giudiziaria. Si spera, in questo modo, di prevenire la messa in atto di azioni criminose. Ovviamente, questa Legge costituisce un tassello in un mosaico che deve essere più ampio, e comprendere anche misure volte ad evitare il proliferare dell'islam politico in Svizzera, come quelle indicate sopra. Si spera che il Sì popolare alla nuova Legge antiterrorismo incoraggerà le maggioranze politiche finora ostaggio del politicamente corretto a rivedere certe loro posizioni. Questo nell'interesse della sicurezza nazionale".

«L'approvazione della Legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT) - commenta Piero Marchesi, Presidente Udc Ticino - è una chiara e dovuta risposta alla minaccia di terrorismo che grava anche sul nostro paese. In Svizzera, fortunatamente, non abbiamo sino ad ora subito pesanti attacchi terroristici, ma i servizi d'informazione della Confederazione attestano che la minaccia sia quantomai presente. Prevenire è meglio che curare, questa è la chiara decisione del popolo svizzero che è stato chiamato ad esprimersi sulla legge a seguito di un referendum lanciato da ambienti di sinistra che, come spesso accade, osteggiano ogni irrigidimento delle leggi atte a garantire più sicurezza, trasformandosi di conseguenza nei migliori alleati di chi vuole delinquere e commettere atti terroristici. Con la nuova legge le forze di polizia potranno finalmente essere proattive nel sorvegliare soggetti a rischio e prevenire attentati che minano alla sicurezza del nostro paese.

Il Popolo svizzero quindi ha deciso. Sipario.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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