Voto in Svezia, l’ascesa della destra populista spiegata in 7 grafici
Michele Pignatelli
2018-09-05
https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2 ... d=AEAIhfkF
Le elezioni politiche che domenica chiameranno alle urne oltre sette milioni di svedesi non saranno forse il terremoto politico che qualcuno ipotizza. Segneranno però una nuova puntata nell’avanzata della destra populista in Europa, a pochi mesi dalla grande resa dei conti delle elezioni europee. Rendendo complessa, a Stoccolma, la formazione di un nuovo governo.
I sondaggi e l’avanzata dei Democratici svedesi
La destra radicale è rappresentata qui dai Democratici svedesi e ha il volto di Jimmie Åkesson, il leader non ancora 40enne che ne ha preso la guida nel 2005, sfrondando il partito – con radici neonaziste – dagli elementi più estremisti e garantendogli nel 2010 l’ingresso in Parlamento (e nel 2014 quasi il 13%). Oggi la maggior parte dei sondaggi accredita Sverigedemokraterna (Sd) di percentuali tra il 18 e il 20%, alle spalle di un Partito socialdemocratico fortemente ridimensionato (attorno al 25%, ai suoi minimi storici) e davanti ai Moderati (17%). Ma Sd, cavalcando un tema anche qui caldissimo come la crisi migratoria, potrebbe fare anche meglio: l’ultimo sondaggio di YouGov, controverso per il campione utilizzato, gli assegna addirittura il primo posto con il 24,8% dei consensi.
I SONDAGGI
Intenzioni di voto, in % degli aventi diritto (Fonte: Demoskop)
«Il problema è che i Democratici svedesi, come già nel 2014, sono sottorappresentati in alcuni sondaggi», spiega Ann-Cathrine Jungar, professore alla Södertörn University di Stoccolma e studiosa della destra radicale in Europa. In ogni caso - continua - «il panorama politico è cambiato. Non ci sono più solo due grandi partiti, i socialdemocratici e i conservatori, ce n’è un terzo che otterrà un po’ di più o di meno del 20%: e questo è un cambiamento drastico, che impatterà più di prima sulla formazione del governo».
Immigrazione e criminalità temi chiave della campagna elettorale
Il vero punto di forza di Åkesson e dei suoi è stato imporre l’agenda politica, o almeno i temi della campagna elettorale, dominata dal dibattito su immigrazione e criminalità, mentre è rimasto più sullo sfondo l’altro cavallo di battaglia di Sd: la possibile uscita di Stoccolma dalla Ue tramite referendum, già ribattezzata Svexit. A dargli una mano ha contribuito la cronaca, che ha visto negli ultimi mesi un’esplosione di episodi di violenza urbana: sparatorie, attacchi con granate, auto incendiate; in particolare nelle periferie ad alta concentrazione di immigrati dei centri più grossi, come Stoccolma, Malmö e soprattutto Göteborg, dove nella settimana di Ferragosto sono stati denunciati un centinaio di incendi di auto ad opera di gang di giovani mascherati.
L'ALLARME CRIMINALITA'
Numero di reati denunciati. Dati in migliaia (Fonte: Istituto nazionale di statistica)
«Negli anni seguiti all’ingresso in Parlamento di Sd - nota ancora Ann-Cathrin Jungar - gli altri partiti erano riluttanti a parlare dell’immigrazione e di ciò che accadeva in alcuni quartieri, perché c’era una sorta di percezione che questo avrebbe avvantaggiato i Democratici svedesi. Una svolta è stata la crisi dei rifugiati del 2015 (anno in cui la Svezia ricevette quasi 163mila richieste di asilo, ndr). Da allora sono emerse posizioni critiche sull’integrazione anche nei partiti principali, il governo ha introdotto controlli alla frontiera e i permessi residenziali da permanenti sono diventati temporanei. In definitiva, gli altri partiti hanno cominciato a parlare degli stessi temi di Sd e questo, senza impedire la crescita elettorale dei Democratici svedesi, ne ha legittimato la posizione».
LA CRISI DEI RIFUGIATI
Numero di richiedenti asilo. Dati in migliaia (Fonte: Istituto nazionale dei statistica)
Welfare sotto stress: un modello in crisi?
Parte rilevante della strategia vincente di Sd è, poi, secondo Jungar «dipingere l'immagine di una società in dissoluzione, con i suoi valori e i suoi modelli», a cominciare dal tanto decantato sistema di Welfare, per effetto di un’immigrazione che diventa «unica spiegazione di tutti i problemi della Svezia». Un manifesto elettorale del 2010, targato Sd, raffigurava un’anziana che, mentre si dirigeva verso un'insegna che prospettava aumenti della pensione, veniva accerchiata da donne in niqab che spingevano passeggini.
IL FLUSSO DI IMMIGRATI
Ingressi annui. Dati in migliaia
Il generoso ma dispendioso sistema di Welfare svedese vive in effetti una fase di difficoltà e tensioni, soprattutto in settori chiave come la scuola e la sanità, altri temi caldi del dibattito pre-elettorale. Sia il governo di centrosinistra che i Moderati, principale partito di opposizione, hanno pianificato per i prossimi quattro anni spese aggiuntive per 20 miliardi di corone (oltre 2 miliardi di euro) da destinare al Welfare, ma molti svedesi pensano che il sistema sia in crisi. Convinzione suffragata dalle lunghe liste di attesa in ambito sanitario o dalle cattive performance in ambito scolastico degli studenti svedesi nel confronto internazionale. Problemi che hanno anche molto a che fare con l’invecchiamento della popolazione o la mancanza di personale, ma vengono messi facilmente in relazione con l’immigrazione e i benefit concessi ai rifugiati.
Sono inoltre innegabili alcuni problemi di integrazione dell'ultima ondata di immigrati, come rivelano anche le statistiche sul lavoro, che mostrano un netto gap tra nativi svedesi e stranieri.
IL GAP OCCUPAZIONALE
Tasso di disoccupazione, in % della popolazione tra i 15 e i 74 anni (Fonte: Istituto nazionale di statistica)
Ma il sistema è davvero in crisi? «Non credo che si possa parlare di crisi - osserva ancora Ann-Cathrin Jungar -. Naturalmente il 2015 ha prodotto uno shock, il sistema è sottoposto a stress ma non si è sgretolato: questa è un'immagine che Sd vuole veicolare. La Svezia è un Paese di immigrazione, il nostro Welfare e le nostre industrie ne hanno storicamente beneficiato; naturalmente oggi ci sono questioni importanti relative a integrazione più rapida, accesso al mercato del lavoro, formazione linguistica, ma d'altro canto in alcuni centri più piccoli i rifugiati hanno anche contribuito alla sopravvivenza di scuole e negozi. Il quadro è dunque misto e più complesso. E lo stesso si può dire delle statistiche sul crimine: è più una questione culturale o sociale?»
Economia assente nella campagna elettorale
Grande assente nel dibattito politico è stato uno dei temi più tradizionali delle campagne, l’economia, che sembra godere, peraltro, di ottima salute. Il Paese è uscito meglio e più rapidamente di altri in Europa dalla crisi: il Pil registra da anni una crescita stabilmente sopra il 2%, i conti pubblici sono perfettamente in ordine, con il debito attorno al 40% del Pil; anche la disoccupazione scende.
CRESCITA SOSTENUTA
Var.% del Pil sul trimestre corrispondente dell'anno precedente (Fonte: Istituto nazionale di statistica)
Le uniche incertezze riguardano il surriscaldamento del settore immobiliare e le tensioni sulla corona, che in un anno ha perso circa il 10% sull’euro. E a pesare sulla valuta, oltre a fattori di natura squisitamente economico-finanziaria o monetaria, sono anche le incertezze politiche del dopo voto.
LE TENSIONI SULLA VALUTA
Corone svedesi per euro
Gli scenari post-voto: governo difficile
Dalle urne la Svezia uscirà con prospettive incerte. Se destra e sinistra manterranno il “cordone sanitario” che finora ha tenuto fuori dalla stanza dei bottoni i Democratici svedesi, l'unica opzione appare un fragile governo di minoranza: o una riedizione di quello attuale, guidato dai Socialdemocratici di Löfven e dai Verdi (eventualmente allargato alla Sinistra),oppure un esecutivo guidato dall'Alleanza di centrodestra. Entrambe le coalizioni viaggiano appena sopra o sotto il 40%. E i Democratici svedesi - anche se manterranno la loro vocazione di partito anti-sistema e non seguiranno le orme di altri movimenti nordici, che hanno finito per sostenere governi di centrodestra - sempre più appaiono destinati al ruolo di kingmaker, capace di influenzare scelte politiche chiave per il Paese.
Nelle urne in Svezia il rischio dell'onda anti-migranti
Redazione ANSA
(di Lorenzo Amuso)
2018/09/08
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/e ... 18b0f.html
STOCCOLMA - L'accoglienza di migranti e rifugiati è sempre stato un elemento identitario della cultura svedese. Ma l'ascesa degli Svedesi Democratici (SD), un formazione populista di destra radicale, dichiaratamente anti-immigrati, è il sintomo del diffuso malcontento che cova nel paese scandinavo. La campagna elettorale, che ha preceduto il voto di domenica per il rinnovo del Parlamento, è ruotata invariabilmente su come frenare l'arrivo di nuovi stranieri. Solo nel 2015 erano stati accolti più di 160mila nuovi migranti, un'enormità per un paese di 10 milioni di abitanti. Le limitazioni degli anni successivi non hanno evidentemente saputo arginare un sentimento diffuso di crescente esasperazione.
Sfruttato politicamente dagli Svedesi Democratici, che denunciano - con toni spesso violenti - i problemi dell'integrazione, tra segregazione residenziale e gang criminali. "Stiamo vivendo grandi difficoltà a causa dell'immigrazione, e vogliamo limitare i nuovi arrivi, come d'altronde chiediamo da tempo - ha spiegato all'ANSA Tobias, Andersson, 22enne candidato al Riksdag -. Ora però vediamo che altri partiti hanno adottato le nostre stesse politiche. Ma sono sicuro che gli svedesi preferiscano l'originale a brutte copie".
Secondo gli ultimi sondaggi uno svedese su 5 voterà gli Svedesi Democratici, destinati a diventare la seconda forza del paese.
Ma nonostante l'atteso exploit, difficilmente andranno al governo: per via delle loro passate contiguità con movimenti neo-nazisti, nessun partito sembra disponibile ad alleanze. Attorno al partito guidato dal giovane leader Jimmie Akesson è stato innalzato un "cordone sanitario", che però non sembra aver impedito agli SD di raddoppiare i consensi nel giro di quattro anni. "Al contrario è stato un bene per gli Svedesi Democratici, perché ha contribuito a renderli ancor più popolari - l'analisi del politologo Hans-Ivar Sward -. La peggior cosa che può capitare in politica è venire ignorati. Meglio essere odiati". I comizi degli SD sono spesso accompagnati dalle manifestazioni di protesta di chi li considera dei fascisti xenofobi. "Ci accusano di razzismo, ma alla fine il governo è stato costretto a fare quello che noi proponevamo già tre anni", aggiunge Andersson, alludendo alla stretta sull'immigrazione dell'ultimo triennio. Le unanime previsioni alla vigilia del voto confermano l'arretramento dei partiti tradizionali, con i due blocchi di centro-destra e centro-sinistra appaiati ma lontani dalla maggioranza. Si preannuncia un governo di minoranza, ma senza la base parlamentare per fare le riforme di cui il paese necessita: dalla modernizzazione del sistema sanitario nazionale alle politiche sulla casa. Fino a politiche migratorie. "La domanda non è più come possono gli stranieri per far parte della nostra società, o cosa dobbiamo fare noi per favorire l'integrazione", è l'allarme di Daniel Poohl, direttore della onlus Expo che si occupa di migrazioni: "C'è gente che è contro gli immigrati, contro l'idea stessa di società multiculturale". Quella promossa e difesa dai socialdemocratici del Primo ministro Stefan Lofven, destinati al peggior risultato di sempre.
Mai così incerta e polarizzata, la Svezia vota rivelando una crisi d'identità profonda quanto inaspettata. Perché la crescita economica prosegue stabile e il tasso d'occupazione è fermo al 6%, a conferma di un sistema fino ad oggi capace di assorbire più migranti di tutti in Europa (in percentuale). "Purtroppo l'aria è cambiata e temo che possa degenerare", dice preoccupato Babak Sadighi, un imprenditore iraniano fuggito durante la guerra con l'Iraq. A Stoccolma ormai da più di 35 anni, sposato con una svedese, è un esempio di successo di quella Svezia "superpotenza umanitaria". "Ma continuo a credere che oggi sia più facile per gli stranieri. Quando sono arrivato io non c'erano tanti immigrati, men che meno di successo. Oggi esistono tanti modelli di riferimento, la società è comunque più aperta".
Elezioni Svezia, come nasce l'onda anti immigrati.
http://www.rainews.it/dl/rainews/media/ ... b645a.html
L'analisi del giornalista svedese Grankvist Il tema dei migranti al centro delle elezioni in Svezia. Ci ha spiegato quali sono le origini della crescita della destra anti immigrati Per Grankvist, giornalista politico svedese.
Elezioni in Svezia, primi risultati: avanzata sovranista e socialdemocratici al 25% Intimidazioni naziste in alcuni seggi
Claudio Del Frate
https://www.corriere.it/esteri/18_sette ... 528b.shtml
Avanzata del partito anti immigrati e anti Ue (ma che resta sotto il 20%), blocco di centrosinistra (socialdemocratici e verdi) che conquista complessivamente il 40,1%, calo dei socialdemocratici (al 28%, il peggior risultato di sempre) che comunque restano la prima forza politica del Paese. Il centrosinistra ( blocco di governo uscente) si ritrova in un serrato testa a testa con l’Alleanza di centrodestra. E’ questo il responso uscito dalle elezioni politiche in Svezia dove era attesa un’altra ondata di consensi a favore di movimenti sovranisti e di destra. I rilievi sugli elettori all’uscita dei seggi avevano subito segnalano per gli anti Ue una «forchetta» di consensi tra il 16 e il 19%, contro il 13% ottenuto alle consultazioni di quattro anni fa. Non si sarebbe tratteto comunque di uno «sfondamento».
I dati reali
In serata hanno cominciato ad affluire i dati relativi allo spoglio delle schede, dunque percentuali reali e non più frutto di sondaggi. A scrutinio a un passo dalla chiusura (oltre il 98% ) i socialdemocratici sono in testa con il 28,4% (-3%); la seconda piazza va ai conservatori (19,8%) e i sovranisti di Svezia Democratica (17,6%); a seguire i centristi con il 9.
Esito incerto
I seggi si erano chiusi alle 20, i sondaggi pronosticavano una avanzata della formazione sovranista e anti immigrati «Svezia democratica» guidata dalla figura emergente nel panorama politico del paese scandinavo, Jimmie Akersson; gli stessi sondaggi indicano comunque che il partito socialdemocratico avrebbe mantenuto la maggioranza relativa. Il rebus riguarda ora la possibilità di comporre una maggioranza parlamentare in grado di governare il Paese: sotto questo punto di vista l’incertezza è assoluta, dalle urne è uscita tanto la possibilità di una sorte di Grosse Koalition dei partiti tradizionali e filo europei, oppure una decisa svolta a destra della Svezia dalla quale scaturirebbe un’alleanza tra i conservatori e i sovranisti anti Ue.
Akesson: «Avremo grande peso»
«Aumentiamo i nostri seggi in Parlamento e vediamo che otterremo un’enorme influenza su ciò che accadrà in Svezia nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e anni». Così il leader di Svezia Democratica, Jimmie Akesson, partito nazionalista, populista e anti-immigrati, secondo quanto riporta `The Guardian´. Akesson ha aggiunto di essere pronto a parlare e cooperare con tutti gli altri partiti dopo i risultati delle elezioni legislative in Svezia, che hanno visto SD attestarsi al 17,7%. Poi ha detto al leader del centrodrestra, Ulf Kristersson, di scegliere se appoggiare il suo partito o i socialdemocratici.
Intimidazioni ai seggi
Nel pomeriggio, a seggi aperti, sono stati denunciati gravi atti di intimidazione compiuti da esponenti di formazioni filo naziste. Il quotidiano Svenska Dagbladet ha riferito che membri del Movimento di resistenza nordica hanno fatto irruzione in diversi seggi e hanno cercato di fotografare elettori, schede elettorali e giornalisti i presenti. I blitz, segnalati nelle località di Boden, Ludvika e Kungalv, hanno causato forte apprensione tra gli elettori.
Francesco Birardi
Bollare la destra che si oppone all'invasione islamica come "estrema", "ultra", "xenofoba", "neofascista", "neonazista", "razzista", ecc. è il tentativo di infamare chiunque non si adegui ai dettami del pensiero unico politicamente corretto, spingendolo a vergognarsi anche solo di pensare cose del genere... E purtroppo la cosa funziona.... a questo infatti serve avere il monopolio dell'informazione, della scuola e dei media.... la fabbrica dell'opinione pubblica.
Elezioni in Svezia, l'ascesa dell'ex partito neonazi contro l'immigrazione. Per la sinistra consensi così bassi solo nel 1908
di Eleonora Bianchini | 8 settembre 2018
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... 08/4605827
I socialdemocratici al potere si preparano al peggiore risultato dal 1908. I Democratici svedesi (così si chiama la formazione di destra), che nel 2014 si fermavano al 12,8 oggi sono al 20. L'aumento dei consensi del partito, che il suo leader Jimmie Åkessonha ripulito dall'immagine nazista, è scattato nel 2015, con l'arrivo di 160mila richiedenti asilo. E, nello scenario più plausibile, sarà lui l'ago della bilancia del prossimo governo
Sicurezza. Lotta alla criminalità. Welfare da non spartire con gli stranieri. Freno all’arrivo dei migranti. Tutti temi centrali per Viktor Orban in Ungheria, Matteo Salvini in Italia e Marine Le Pen in Francia, per fare qualche esempio in Europa. E che oggi sono in cima all’agenda anche nella civilissima Svezia, da anni considerata modello per l’integrazione e l’accoglienza di chi svedese non è. Stoccolma va al voto il 9 settembre: i consensi dei socialdemocratici che da decenni hanno le redini del potere si sono erosi dal 2014. Se allora il partito del premier Stefan Löfven – che guida la coalizione di governo insieme ai Verdi – era al 31, oggi si ferma al 24. Il più basso dal 1908. Dopo di loro ci sono i Moderati (conservatori) di Ulf Kristerssson, quattro anni fa al 23,3 e oggi al 19.
Quelli cresciuti di più, invece, sono i Democratici svedesi (Sd). Di democratico oggi c’è il nome, perché la base di ieri era neonazista. Se nel 2014 si fermavano al 12,8 oggi i sondaggi li danno al 20, alcuni anche al 23. Il loro leader Jimmie Åkesson, che con queste elezioni si candida per la quarta volta alle politiche, dal 2012 ha introdotto la “tolleranza zero” nei confronti delle frange neonazi del suo partito, che ha eliminato. Anche se c’è chi crede sia stata solo una profonda operazione di restyling e posizionamento. Le origini del partito, ricorda The Local, “affondavano nel movimento fascista Bevara Sverige svenskt (“Manteniamo la Svezia svedese”)” ma negli ultimi anni ha “preso le distanze dai gruppi razzisti attivi negli anni ’90”. Per Åkesson, che ha definito l’ideologia nazista “razzista, imperialista e violenta”, è chiaro che solo chi è democratico può entrare in Sd. Favorevole all’uscita dall’Unione europea e contro il diritto di asilo, nel 2009, in un editoriale sul quotidiano Aftonbladet ha parlato dei i musulmani come della “più grande minaccia dall’estero dopo la seconda guerra mondiale”. Motivi per cui il presidente francese Macron non considera il leader di Sd “conforme ai nostri valori” e per nostri intende europei.
L’ascesa dei populisti di Åkesson è iniziata nel 2015, quando nel paese sono arrivati oltre 160mila richiedenti asilo
Il nodo immigrazione – Ma quanto pesano realmente i crimini compiuti dagli stranieri sulla popolazione? L’agenzia del Ministero della Giustizia che si occupa di criminalità (Swedish National Council for Crime Prevention) conferma di non avere statistiche basate sulla nazionalità perché nel corso degli anni sono state considerate discriminatorie. L’ultima risale al 2005. “Le uniche statistiche che si occupano di criminalità e distinguono la provenienza sono quelle dei detenuti”, spiega a ilfattoquotidiano.it Henrik Tham, docente del dipartimento di Criminologia dell’Università di Stoccolma. E da allora a oggi la situazione immigrazione in Svezia è cambiata radicalmente. Il 17% della popolazione – 9,9 milioni, dei quali 7,3 andranno al voto – sono stranieri. L’ascesa dei populisti di Åkesson è iniziata nel 2015, quando nel paese sono arrivati oltre 160mila richiedenti asilo. Oggi in Svezia su mille abitanti 23,4 sono rifugiati. Per dare un’idea, in Germania sono 8,1 e in Italia 2,4. “La Svezia, in proporzione alla popolazione, ha accolto più richiedenti asilo di ogni altro Paese europeo negli ultimi anni. Quando tutti gli altri hanno chiuso le frontiere – continua Tham – i rifugiati sono venuti in Svezia che, alla fine ha deciso di chiudere le frontiere”.
I numeri dell’immigrazione si sentono soprattutto nelle periferie delle città, dove discriminazione, reati e lotte tra i clan sono in aumento. In un paese dove, ha ricordato Die Zeit, ci sono 61 “zone fragili”, ovvero “aree in cui circa 500mila immigrati vivono per lo più isolati dal resto della popolazione”, i socialisti perdono consensi soprattutto tra la classe operaia, perché non hanno saputo dare risposte efficaci ai loro elettori a fronte delle difficoltà di gestione dell’immigrazione. L’arrivo dei rifugiati ha creato difficoltà anche all’interno del sistema scolastico – tanti dei migranti arrivati erano minori non accompagnati – e accentuato problemi già esistenti, come la mancanza di personale ospedaliero e di soluzioni abitative. E secondo il politologo dell’Università di Stoccolma Andreas Johansson Heinö, l’aumento dei consensi nei confronti dell’Sd è dovuta alla sfiducia nei partiti tradizionali e al desiderio di un “cambio di rotta”. “Immigrazione e criminalità vanno sempre assieme nella propaganda di Sd – continua Tham -. A loro interessa di più sottolineare che stupri e molestie sessuali siano collegati ai richiedenti asilo anziché puntare a ridurre reati e criminalità di cui sono responsabili gli svedesi“. La conseguenza è che “generalmente le persone credono che la criminalità sia più diffusa di quanto lo sia in realtà”. È vero che le denunce sono aumentate negli ultimi anni, specifica Tham, “ma questo è dovuto in gran parte a frodi online“.
I socialisti perdono consensi soprattutto tra la classe operaia
Lo scenario post voto – A sfidarsi alle elezioni sono essenzialmente due alleanze: quella rosso-verde attualmente in carica e quella di centro-destra guidata dai Moderati. Nessuno dei due blocchi include i Democratici Svedesi – da cui tutte le formazioni politiche finora hanno preso le distanze – che però possono diventare l’ago della bilancia (e secondo partito) perché nessuno dei due blocchi raggiungerà la maggioranza parlamentare. Lo scenario più quotato è la vittoria dell’alleanza di centro-destra, verso la quale Sd potrà astenersi. Nel sistema svedese, infatti, un governo di minoranza può rimanere in carica fino a quando non sorga una maggioranza tra i partiti opposizione, quindi un voto di astensione è considerato di sostegno passivo e non contrario. Al contrario, Sd voterebbe contro l’alleanza di centrosinistra, facendo decadere così l’ipotesi di un nuovo governo a guida socialdemocratica. E in cambio del loro appoggio al centrodestra i Democratici svedesi, che formalmente rimarranno fuori dai negoziati dei partiti, chiederanno regole più stringenti sull’immigrazione.
Svezia senza una maggioranza. L'estrema destra anti migranti sfiora il 18%
Sergio Rame - Dom, 09/09/2018
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/sve ... 73739.html
Socialdemocratici primi ma è il peggior risultato da un secolo. Avanza ancora la destra estrema di Akesson: "Svezia democratica" incassa il 17,7% ed è testa a testa con il centrodestra
I socialdemocratici ai minimi storici restano il primo partito, l'estrema destra avanza ma non sfonda, crescono i piccoli partiti: è questo il quadro che emerge dalle elezioni in Svezia.
Il partito del premier Stefan Lofven avrebbero ottenuto il peggiore dato dal 1908, ma in grado comunque di garantirgli la permanenza alla guida del governo. Non c'è però stato l'exploit della destra sovranista, euroscettica e anti immigrati: gli "Svedesi democratici" non sfondano e si fermano al 17,7% mentre guadagnano consensi gli ex comunisti di Sinistra che arriverebbero al 8,1%, raddoppiando quasi i propri voti.
Il 38% degli svedesi ha deciso solo all'ultimo per chi votare. Addirittura il 41% ha detto di aver cambiato partito dalle ultime elezioni nel 2014. In molti hanno così deciso di voltare le spalle ai socialdemocratici perché, malgrado una crescita economica stabile e un tasso di disoccupazione sotto il 6%, l'emergenza immigrazione, l'alto tasso di criminalità e e il crescere dell'insicurezza ha pesato e non poco. Da settimane gli occhi dei media internazionali erano, infatti, puntati sulle elezioni legislative svedesi. A interessare analisti e opinionisti è il risultato del partito di estrema destra "Svedesi democratici", cartina da tornasole del malessere di una Unione europea fiaccata dalle divisioni interne e dall'incapacità di gestire l'emergenza sbarchi nel Mar Mediterraneo. Prendendo tra il 16,3% e il 19,2%, il partito anti immigrazione di Jimmie Akesson ha incassato un risultato rilevante ma di gran lunga sotto i pronostici che lo davano intorno al 25%. Resta, comunque, un significativo balzo in avanti se si considera che alle precedenti elezioni gli "Svedesi democratici" avevano ottenuto il 12,9% delle preferenze. A premiare Akesson è stata una campagna elettorale quasi interamente "giocata" sull'immigrazione dopo l'ondata dei 400mila rifugiati accolti dal 2012
A vincere questa tornata elettorale sono, ancora una volta, i socialdemocratici che portano a casa tra il 28,1% dei consensi. Con circa 5 punti percentuali in meno rispetto a quattro anni fa, segnano però il loro peggior risultato da un secolo. A livello di coalizione, i socialdemocratici e gli alleati, Verdi e Sinistra, sarebbero attorno al 39,4% contro il 39,4%, della coalizione di centrodestra guidata dai Moderati. Di certo queste elezioni lasciano in una grande incertezza il Paese scandinavo che proprio i socialdemocratici hanno forgiato in un simbolo di accoglienza e generoso welfare. A livello di coalizione, il partito di governo e i suoi due alleati, Verdi e Sinistra, sarebbero attorno al 40,6% contro il 40,2%, della coalizione di centro-destra guidata dai Moderati. Insomma, non c'è una maggioranza, e quindi o si arriva a un governissimo dei filo-europei o qualcuno dovrà dialogare con la destra radicale malgrado la conventio ad excludendum professata alla vigilia del voto.
Svezia, anche gli immigrati votano l'ultradestra
Renato Zuccheri - Mar, 11/09/2018
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/sve ... 74515.html
Secondo le statistiche ufficiali, più dell'11% dei nati all'estero sostiene il partito Svezia Democratica
In Svezia la destra radicale cresce e i dati del partito Svezia Democratica sono chiari.
Il 17% ottenuto dal movimento di Jimmie Akesson è eloquente: pur senza sfondare oltre il 20% dei consensi, l'estrema destra ha praticamente quadruplicato i consensi. Un aumento di voto che, nella maggior parte dei casi, è stato dovuto al tema dell'immigrazione, particolarmente sentito in una Svezia che sembra si sia bruscamente risvegliata dal sogno di Stoccolma di un Paese melting pot.
Ma se si pensa che il discorso di Akesson abbia avuto un tono esclusivamente razzista, si commette un errore. Perché, come spiega il quotidiano spagnolo El Confidencial, tra i sostenitori del partito di destra ci sono anche gli stessi immigrati. Se infatti molti sono preoccupati dall'ascesa del partito e temono che il Paese non sia più adatto a loro, ci sono altri stranieri, in Svezia, che non la pensano così. Come è avvenuto ad esempio a Rinkeby, uno dei sobborghi periferici di Stoccolma. Quartiere che, come ricordava L'Espresso, ha il 95% di residenti costituito da immigrati di prima o seconda generazione.
In questo distretto di Stoccolma, i dati delle elezioni del 2014 parlavano di un 3% della popolazione che aveva votato l'estrema destra. Tuttavia, secondo un recente studio dell'ufficio di statistica nazionale, sembra che addirittura l'11,3% dei nati all'estero sosterrebbe la formazione di estrema destra. Una notizia che sembra contraddire radicalmente l'immagine data dai media del partito svedese, ma che in realtà mostra un'altra faccia della medaglia del tema dell'immigrazione.
Secondo molti analisti, il motivo di questa ascesa dell'estrema destra fra gli immigrati di prima e seconda generazioni dei ghetti di Stoccolma è dovuta al fatto che questi quartieri diventa ogni giorno più invivibili. Come ha spiegato Mattias Karlsson, uno dei leader di Sd, "sono le loro macchine a bruciare, le scuole dei loro figli che si trasformano in caos".
A temere per la loro incolumità sono soprattutto i cristiani mediorientali che si sono trasferiti negli anni nelle periferie delle città svedesi. L'arrivo di nuovi immigrati, generalmente di fede musulmana, sta infatti creando un certo malcontento nella popolazione, che teme di essere di nuovo nel mirino dei gruppi estremisti. Ma ci sono anche altri immigrati che sono preoccupati proprio perché l'arrivo di nuove migliaia di persone sta devastando il modello svedese.
L'esempio più eclatante, ormai divenuto un simbolo degli immigrati contrarti ad altri immigrati, è Nima Gholam Ali Pour. Nato in Iran e arrivato in Svezia da bambino come rifugiato nel 1987, adesso è uno dei più ferrei sostenitori del blocco dell'arrivo di nuovi rifugiati. Anche lui, come altri, teme che l'arrivo di migliaia di immigrati possa rompere l'incantesimo della Svezia come patria scelta da molti nel corso degli anni.