Il maomettismo e i maomettani son una minaccia per l'umanità

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Messaggioda Berto » mer ago 16, 2017 9:19 am

Islam, Maometto, Allah, Corano e Sharia sono orrore e terrore
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Il maomettismo e i maomettani son una minaccia per l'umanità

Messaggioda Berto » mer ago 16, 2017 9:57 am

Spie islamiste si infiltrano in Occidente per terrorizzare i cristiani
Majid Rafizadeh
16 agosto 2017

https://it.gatestoneinstitute.org/10842 ... -cristiani

Le continue persecuzioni, gli arresti, le uccisioni e le torture dei non musulmani sono ormai ben documentati e visibili giorno dopo giorno. In particolare, i cristiani, gli ebrei, gli yazidi, i curdi, gli induisti e i Baha'i sono perseguitati sotto il dominio islamista. Questo problema richiede attenzione e va opportunamente corretto, ma non è l'unica minaccia che arriva da questi tirannici attori statali e non statali.

Le organizzazioni islamiste stanno inviando i loro agenti oltre i loro confini, in Occidente, in particolar modo negli Stati Uniti, per sorvegliare, minacciare e terrorizzare i non musulmani.

Secondo recenti notizie arrivate dai campi profughi europei, agenti radicali e spie, appartenenti anche a uno dei più potenti establishment islamisti, il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (Irgc), si sono infiltrati in Europa, in parte per sorvegliare i cristiani, soprattutto quelli che sono fuggiti dalle loro nazioni per paura di essere incarcerati, torturati e perseguitati.

I leader dell'Irgc e i servizi di intelligence si sono vantati spesso di avere agenti e spie a Washington, DC, e in altre capitali europee. Le principali affiliate dell'Irgc sono il ramo d'élite delle forze Quds e i Basij, una milizia con una forte fede ideologica.

Uno dei compiti fondamentali dell'Irgc, come per gli altri establishment islamisti, e come stabilito dalla Costituzione iraniana, è salvaguardare in patria i valori islamici e rivoluzionari (inclusi i principi antisemiti e antiamericani). L'altro obiettivo fondamentale espresso a chiare lettere nella Costituzione iraniana consiste nell'esportare la sua ideologia islamista e assicurare attivamente l'infiltrazione continua e l'espansione dei valori islamisti in tutto il mondo. È per questo motivo che le Guardie rivoluzionarie hanno istituito le forze speciali Quds e i Basij, affidando loro una missione resa pubblica di impegnarsi in operazioni extraterritoriali sul piano religioso, ideologico, militare e politico.

Va sottolineato che l'obiettivo islamista delle organizzazioni musulmane radicali di tutto il mondo non è limitato alle loro città, paesi o regioni. Questo perché non riconoscono i sistemi "artificiali" degli Stati nazione; non riconoscono confini e governi. Credono che il mondo intero, fin dall'inizio, sia destinato a diventare terra islamica. Ritengono che gli Stati, in particolar modo i governi occidentali, gli abbiano sottratto le terre che Allah aveva loro dato, appartenenti per sempre all'Islam e che i non credenti abbiano fatto un torto al loro Dio, Allah, falsificando la storia di Mosè, Abramo e Gesù per creare false religioni come l'Ebraismo e il Cristianesimo. Sono convinti che la loro missione sacra, sia quella di riconquistare, con ogni mezzo, tutto – l'universo – che pensano sia stato loro sottratto.

L'espressione "con ogni mezzo" può includere attacchi suicidi per massacrare centinaia, anche migliaia, di persone compresi i musulmani; l'istigazione incessante alla violenza fra sconosciuti e amici e l'utilizzo di tutti i metodi disponibili per manipolare il soft power.

Queste spie islamiste in genere arrivano in Occidente, e in particolar modo negli Stati Uniti, con vari pretesti: progetti di ricerca, missioni educative, o progetti legati alla sanità. Per ottenere i visti, queste spie puntano a specifiche ambasciate americane, università, centri di ricerca od ospedali. Molte persone fanno notare che questi individui cercano anche l'assistenza e il sostegno da parte di istituzioni del regime iraniano negli Stati Uniti per agevolare tale processo. La loro capacità di presentarsi come i candidati ideali crea una parvenza di sicurezza e intanto le loro intenzioni possono provocare gravi danni.

Mohsen Dehnavi, ad esempio, è stato di recente espulso dai funzionari americani addetti ai controlli di frontiera. Dehnavi, guarda caso, era un agente militare iraniano; un membro attivo e di alto rango delle forze Basiji; in precedenza, l'uomo era stato a capo della sezione studentesca delle milizie Basiji all'Università Sharif di Teheran; un lealista dell'ayatollah Khameni, leader supremo del regime iraniano, ed aveva ricevuto doni da Khamenei.

Funzionari americani addetti ai controlli di frontiera hanno espulso Mohsen Dehnavi, un agente militare iraniano che è membro attivo e di alto rango delle forze Basiji. In precedenza, l'uomo era stato a capo della sezione studentesca delle milizie Basiji all'Università Sharif di Teheran (qui sopra, nella foto di Behrooz Rezvani/Wikimedia Commons).

Lo slogan dei membri delle milizie Basij è "Morte all'America" e "Morte a Israele". Un membro zelante della forze Basij sorveglierà attentamente i non musulmani e fa di tutto per compiacere il leader supremo islamista. Nessun atto di violenza è troppo grande per i Basij. Coloro che commettono omicidi sono considerati eroi della loro fede. L'obiettivo delle forze Basij e dell'Irgc è la violenza e la distruzione di chiunque nutra convinzioni diverse dalle loro.

Ma quest'uomo come ha potuto ottenere un visto statunitense?

Con una sorprendente e insolita mossa, i funzionari americani di frontiera non hanno approvato automaticamente il visto americano mostrato dall'iraniano come via libera all'ingresso negli Stati Uniti. Se non fosse stato per l'interrogatorio e per un secondo controllo dei suoi dati personali, Dehnavi avrebbe operato liberamente negli Stati Uniti, con conseguenze forse tragiche.

Allora la domanda è: quante persone come lui stanno già operando liberamente in America, come esponenti dell'Irgc hanno dichiarato più volte? A un estremista Basiji musulmano come Dehnavi è stata affidata la missione di salvaguardare i valori islamisti, eliminare i dissidenti e tenere sotto stretta osservazione i non musulmani, soprattutto i cristiani. Quando Dehnavi è stato bloccato all'aeroporto di Boston, molti agenti iraniani attivi sul territorio americano sono ricorsi a vari metodi, tra cui l'uso di media mainstream liberal, nel tentativo di garantire il suo ingresso in America. Hanno elaborato una pseudo narrazione di giustizia e hanno dipinto questo alto ufficiale delle forze Basiji come un uomo innocuo che avrebbe dovuto avere il permesso di entrare negli Stati Uniti. Il loro obiettivo era quello di manipolare i cuori degli americani disposti a combattere per la causa di quest'uomo e ad accoglierlo a braccia aperte nel paese che la sua organizzazione ha giurato di distruggere.

Attraverso una costante e graduale infiltrazione, le organizzazioni islamiste creano milizie islamiste ed emissari. L'ingresso negli Stati Uniti di agenti islamisti, di spie e di simpatizzanti di istituzioni estremiste, come il regime iraniano o i Fratelli musulmani, non deve essere sottovalutato; va attentamente monitorato da parte dei funzionari americani, dei consolati e delle ambasciate. Il fatto che qualcuno abbia un curriculum notevole, che sia titolare di una borsa di studio o abbia un lavoro da ricercatore presso un'istituzione americana o addirittura affermi di aver abbandonato un'organizzazione islamista non significa che gli si possa concedere un visto consentendogli di vivere nel paese. Inoltre, come nel caso di Dehnavi, anche se una persona è in possesso di un visto non significa che i funzionari addetti ai controlli di frontiera debbano smettere di indagare – attentamente e con cura – ed effettuare un secondo controllo dei suoi dati personali

Altrimenti questa tendenza è destinata a rafforzarsi in maniera esponenziale.

Majid Rafizadeh è presidente dell' International American Council on the Middle East. È un politologo irano-americano che ha studiato a Harvard, consulente aziendale e autore di "Peaceful Reformation in Iran's Islam". Può essere contattato all'indirizzo email Dr.Rafizadeh@Post.Harvard.Edu.
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Messaggioda Berto » ven ago 18, 2017 3:26 am

Strage islamica a Barcellona


Attentato Barcellona rambla, furgone sulla folla Diversi feriti: fuggito l’autista
Salvatore Frequente e Redazione Online
Milano, 17 agosto 2017

http://www.corriere.it/esteri/17_agosto ... 13ea.shtml

Un furgone ha travolto diverse persone sulla Rambla a Barcellona. La polizia: «È attentato terroristico». Poco dopo le due nuova operazione vicino a Tarragona, secondo la tv di Stato «era in preparazione un nuovo attentato»

Erano le 17 quando un furgone è piombato sulla folla a La Rambla di Barcellona. Il van ha investito diverse persone sulla famosa zona turistica causando, secondo un bilancio ufficiale del governo catalano, 13 morti e oltre 100 feriti di cui almeno 15 gravi. L'autista a bordo del furgone ha iniziato la sua corsa omicida a Plaza de Catalunya terminandola alla piazza del mercato della Boqueria, a quasi 600 metri di distanza. L'Isis ha rivendicato intorno alle 20 l'attacco a Barcellona attraverso la sua «agenzia» Amaq, definendo gli attentatori «soldati dello Stato islamico». Lo riferisce il Site, il sito di monitoraggio dell'estremismo islamico sul web, pubblicando un'immagine della rivendicazione in arabo. Per la Farnesina c'è il rischio di eventuali coinvolgimenti di connazionali nell'attacco: si teme per la vita di un 35enne della provincia di Milano, Bruno Gulotta, che si trovava sul viale insieme alla moglie e ai due figli, ma non si hanno conferme ufficiali. Tra le vittime identificate, invece, ci sono tre cittadini tedeschi e uno belga.


Cambrils, «abbattuti cinque terroristi» con indosso esplosivi

Poco prima delle due di notte la polizia è poi intervenuta a Cambrils, 120 km a sud di Barcellona, nei pressi di Tarragona, per un altro attentato, compiuto con un’automobile ai danni dei passanti, fuggiti nei bar e negli hotel della zona. Diversi spari sono stati avvertiti sul lungomare e, all'1.57, i Mossos de Esquadra hanno confermato di «aver abbattuto quattro presunti terroristi», e ferito un quinto morto poi intorno alle quattro del mattino. Sul posto sono intervenuti anche gli artificieri dato che si temeva, come poi confermato, che avessero indosso cinture esplosive. Successivamente, per evitare il panico, sono state annunciate alla popolazione delle esplosioni controllate. In tutta la zona, e nella vicina Tarragona, sono in vigore dalla notte limitazioni alla circolazione.


Gli arresti

Nelle ore successive all'attacco di Barcellona le forze dell'ordine spagnole avevano arrestato due persone in relazione all'attentato: un marocchino e l'altro nato a Melilla, l'enclave spagnola in territorio marocchino. Ma tra i due sospetti arrestati dalla polizia spagnola non c'è l'autore materiale dell'attentato: lo ha sottolineato il maggiore della polizia catalano Josep Lluis Trapero, chiarendo che si tratta di «persone direttamente coinvolte nell'attentato ma nessuno dei due è l'autista del furgone» schiantatosi sulla folla. Uno dei due è stato arrestato ad Alcanar, dove il 16 agosto una violenta esplosione aveva distrutto un appartamento, e l'altro a Ripoll: la prima città si trova 200 km a sud di Barcellona, la seconda è invece 150 km più a nord del capoluogo catalano. L'autore dell'attentato pertanto sarebbe ancora in fuga. Un altro soggetto è stato ucciso dalla polizia in un conflitto a fuoco, ha chiarito il ministro dell'Interno Joaquim Forn, ma in seguito è stato escluso ogni collegamento con l’attentato.


L'esplosione ad Alcanar

La polizia catalana, in più, ha comunicato che sta indagando sull'esplosione avvenuta mercoledì intorno alle 23,30 ad Alcanar, a 200 km dal capoluogo catalano, che è costata la vita a due persone e ne ha ferite altre sei: secondo la Generalitat de Catalunya è legata all'attentato di giovedì sulla Rambla di Barcellona, e anche all'uccisione dei quattro terroristi di Cambrils. Inizialmente mercoledì le autorità avevano parlato dell'esplosione di una bombola di butano, poi il probabile legame era stato rivelato, ma non spiegato, dal maggiore della polizia catalano Josep Lluis Trapero, e spiegato nella notte da un tweet degli agenti.


Il noleggiatore del van

Uno degli uomini fermati è Driss Oukabir, 28 anni, che era già stato identificato dalla Guardia Civil come il noleggiatore del furgone utilizzato nell'attentato. L'uomo è di origine marocchina e, secondo alcune fonti, sarebbe arrivato a Barcellona il 13 agosto. Sul suo profilo Facebook, che è stato chiuso, si definiva «la faina» e diceva di essere originario di Marsiglia. Oukabir era stato detenuto nel carcere di Figueres, da cui è uscito nel 2012. Ma non si sa ancora se sia stato lui alla guida del furgone. Secondo La Vanguardia, infatti, Driss Oukabir si è presentato alla polizia catalana e ha denunciato il furto dei propri documenti. L'uomo avrebbe spiegato agli agenti che, vedendo la sua fotografia, sui media ha capito cosa fosse successo ed è andato a denunciare il furto di identità alla polizia. Il sindaco ha raccontato al quotidiano catalano che la polizia adesso nutre sospetti sul fratello più piccolo di Driss, Moussa, diciottenne e residente a Barcellona, che avrebbe rubato i documenti al primo. Nel pomeriggio le notizie immediatamente successive all'attacco a La Rambla parlavano dell'autore dell'attentato asserragliato (forse con un altro soggetto) con alcuni ostaggi in un ristorante turco «Luna di Istanbul» vicino al mercato a La Boqueria. Notizia poi smentita.

L'allarme due mesi fa

Secondo El periodico i servizi spagnoli avevano già ricevuto due mesi fa un'informativa della Cia sulla possibilità di attentati terroristici alla Ramblas.


I posti di blocco

La descrizione dell'assalitore è quella di un uomo di 1,70 mt di statura, che indossava una camicia bianca a strisce azzurre. Dopo l'annuncio del primo arresto la tv catalana Tv3 ha parlato di due soggetti in fuga: per questo sono stati allestiti posti di blocco alle principali uscite di Barcellona. E proprio in uno di questi posti di blocco, come conferma la polizia catalana, si è verificato un conflitto a fuoco dopo che una Ford Focus ha forzato il blocco. L'uomo ha tentato di investire due agenti nei pressi della zona universitaria, ferendone uno. Poi è stato inseguito e raggiunto, ne è scaturita una sparatoria e il sospetto è morto. Ma la polizia aggiunge che non pare che l'incidente sia legato all'attacco con il van sulla Rambla.


Chiuse metro e ferrovia

Il famoso viale del capoluogo catalano è stato subito transennato ed evacuato. Ordinata immediatamente anche la chiusura di stazioni metro e treni in zona Ramblas. La Generalitat ha poi fermato il trasporto pubblico in tutto il centro della città dopo l'attentato. Centinaia i turisti rimasti chiusi negli alberghi della zona: solo dopo diverse ore le forze dell'ordine hanno cominciato a fare uscire la gente dai negozi e dalle strutture dove si era rifugiata. La polizia aveva anche individuato un secondo furgone che potrebbe essere coinvolto nell'attentato di Barcellona.


La riapertura

Venerdì i mezzi saranno operatuivi, con l’eccezione delle fermate della metropolitana Liceu e Drassanes e, ma solo dalle 9 alle 13, quella di Catalunya. Cioè le tre stazioni lungo la grande arteria della Rambla.

L'attentato

L'attacco è avvenuto lungo il viale commerciale del centro di Barcellona all'altezza dell'incrocio con Carrer del Bonsuccés. Il furgone procedeva a una velocità di 80 km orari e ha percorso circa 530 metri prima di fermarsi contro un'edicola. Il veicolo era arrivato sulla passeggiata della città catalana da Carrer de Pelai e si è fermato nell'area del Gran Teatre del Liceu. Diverse ambulanze e veicoli dei soccorritori sono immediatamente accorsi sul posto. I negozi dell’area hanno chiuso con i clienti all’interno. La polizia di Barcellona, infatti, ha ordinato a negozi, ristoranti e hotel della zona della Rambla di chiudere le serrande e non lasciare uscire nessuno nelle strade.

Le verifiche della Farnesina e il numero d'emergenza

Da subito l'Unità di Crisi della Farnesina si è messa al lavoro per verificare l'eventuale presenza di connazionali e c'è il rischio di eventuali «coinvolgimenti di italiani tra le vittime dell'attacco a Barcellona», specificando però che il rischio di italiani coinvolti non significa necessariamente che vi siano connazionali fra i morti anche se nel corso della giornata è cresciuto il timore per alcuni di loro. «Abbiamo disposto, dall'Ambasciata d'Italia a Madrid, una missione a rafforzamento del Consolato Generale, per supportare in ogni modo i nostri connazionali. A questo scopo, alcuni nostri uomini della Unità di Crisi partiranno per Barcellona con il primo volo disponibile», ha comunicato il ministro degli Affari Esteri, Angelino Alfano. L'Unità di Crisi rende noto anche il numero di telefono da contattare per chi necessitasse di informazioni urgenti: +39 06 36225, chiedendo di usarlo solo in caso di vera necessità.

I testimoni italiani

«Io ero in un negozio, le altre 4 persone che erano con me si sono trovate dietro il furgone che andava addosso alla gente nella zona pedonale. La folla correva». Lo racconta Chiara, una ragazza italiana testimone di quanto è accaduto e che ha trovato rifugio in un negozio della Rambla. «Adesso non ci fanno uscire, sentiamo che fuori c'è la polizia, ma da qui non vediamo niente. Ci stanno portando al piano inferiore del negozio». Ho visto almeno tre o quattro persone a terra, un poliziotto con una persona in braccio e tutti che correvano, urlavano, piangevano»: questa la testimonianza di Luca Terracciano, uno studente italiano che vive a Barcellona e che ha visto di persona quanto successo sulla Rambla.

«Ho visto uccidere non so quante persone»

«Io arrivavo in bici da un vicolo laterale e quando sono giunto sulla Rambla ho visto questa scena di terrore», ha aggiunto. «Sono vivo solo perché non sono riusciti ad ammazzarmi, ma io ero lì nel mezzo, li ho visti, in pochi secondi ho visto uccidere non so quante persone di fronte ai miei occhi». Lo scrive su Fb Alessio Stazi, un romano che si trova a Barcellona. «Mi sono ritrovato chiuso in un sottoscala di un negozio e non so neanche come ci sono arrivato, non so dove sono i miei amici e non capisco ancora cosa cazzo sia successo. Amici di Barcellona, scrivetemi qui per favore». «È stato terribile essere puntato dal camion», aggiunge. «Sorrideva...». ha detto una testimone oculare italiana descrivendo il conducente del furgone mentre falciava la gente sulla Ramblas.

«Episodio massiccio»

La polizia catalana, i Mossos de Esquadra, ha parlato immediatamente su Twitter di un episodio «massiccio», in cui «una persona a bordo con una camionetta ha investito» gente sulla Rambla e parla al momento di «diversi feriti», invitando anche a evitare la zona delle Ramblas. «#Barcellona splendida e amica è sotto attacco Italia vicina alle autorità locali e spagnole. Pensieri rivolti alle persone colpite». Lo scrive su twitter il premier Paolo Gentiloni.




Giulio Meotti

https://www.facebook.com/giulio.meotti? ... eI&fref=nf

Tredici anni dopo l'attentato di Madrid, replichiamo con lo stesso copione: nascondere le immagini del dolore, per non spaventare nessuno; ripetere che "l'Islam è una religione di pace"; imbrigliare le libertà, proclamando che non cambieremo lo "stile di vita"; sradicando i fondamentali della nostra civiltà – libertà di espressione, libertà di pensiero, libertà di movimento, libertà di religione – le basi stesse dell'Occidente giudaico-cristiano.
L'Islam radicale è la più grande minaccia per l'Europa dopo il nazismo e il comunismo sovietico. Ma non siamo disposti a mettere in discussione i pilastri che hanno portato al disastro, come il multiculturalismo e l'immigrazione di massa. Questi fanatici hanno costruito una potente infrastruttura del terrore nelle nostre città. Enclave multiculturali, volontariamente isolate dal resto della popolazione, in cui i musulmani estremisti promuovono il fondamentalismo islamico e applicano la sharia, la legge islamica. Non sono mai state prese misure antiterrorismo, le uniche che potrebbero rompere i piani dei terroristi e distruggere il loro morale: chiudere le moschee salafite, espellere gli imam radicali, vietare i finanziamenti esteri delle moschee, congelare i sussidi statali ai jihadisti europei, impedire il ritorno dei combattenti in Europa togliendo loro la cittadinanza. L'Europa non ha mai avuto la volontà politica di fare la guerra all'Isis e ad altri gruppi jihadisti. Diversamente, Raqqa sarebbe già caduta, invece è durato meno il governo Renzi. Invece, gli islamisti hanno preso il controllo di Molenbeek, delle banlieue francesi e di vaste aree della Gran Bretagna. Hollande é uscito di scena, il Califfo organizza ancora assalti. L'Europa non ha mai preteso che le sue comunità musulmane sconfessassero jihadismo e sharia. Lottiamo contro il cambiamento climatico, la malaria, la fame in Africa e per l'uguaglianza nel mondo. Ma non siamo pronti a batterci per la nostra civiltà. Ci siamo già arresi? Resiste solo il piccolo Israele. Noi siamo solo capaci di dire "pray for Barcelona".



Gino Quarelo
Meotti ti sei già ammorbidito e politicamente corretto? Parli di Islam radicale, come se esistesse un'altro Islam? Scusami ma il profeta idolatra e assassino Maometto che questi imitano in tutto e per tutto come il loro maestro cos'era, non era forse radicale? E perché li chiami islamisti e non islamici che è il loro vero nome? L'assassino e predatore Maometto era islamico e non islamista.
Questi dementi assassini maomettani, non fanno altro che seguire l'esempio o le orme e la consegna politico-religiosa del loro maestro, il profeta idolatra e assassino Maometto sostenuto dal suo idolo dell'orrore e del terrore detto Allah.
Nel caso dell'Islam i seguaci e fedeli si dicono islamici, mussulmani o maomettani; mentre gli studiosi di questa ideologia, prassi e culto politico-religioso che è l'Islam si dicono islamisti e possono essere islamici o non islamici; invece di coloro che non essendo islamici o mussulmani o maomettani che assumono comportamenti che imitano gli islamici si possono dire islamisti ma i mussulmani o islamici che si comportano da islamici non si possono definire islamisti ma soltanto islamici come lo è stato Maometto.
Gli islamici o mussulmani o maomettani che non assumono comportamenti "islamici radicali e fondamentali che furono propri di Maometto" e che perciò vengono definiti islamici buoni o moderati, in realtà, distinguendosi da Maometto e non seguendo più il suo esempio tendono a diventare non più islamici o mussulmani o maomettani e sconfinano nell'apostasia.




Il sigillo del Califfato sulla Spagna: L’attentato di Barcellona
17 agosto 2017 Niram Ferretti
http://www.linformale.eu/il-sigillo-del ... barcellona

Di nuovo. La scia di sangue in nome del jihad. Alla rinfusa, Parigi, Nizza, Berlino, Bruxelles, ora Barcellona, con la modalità palestinese, prima inaugurata in Afghanistan, il lancio di automezzi sulla folla. I morti a Bercellona sono al momento tredici, ma numerosi sono i feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. Nelle prossime ore i morti sono probabilmente destinati ad aumentare. L’ISIS ha rivendicato l’attentato perpetrato da un commando, composto sembra da tre uomini, di cui uno già identificato, di nazionalità maghrebina.

La Spagna di nuovo dopo l’orrendo massacro di matrice islamica perpetrato a Atocha l’11 marzo 2004 in cui perirono 192 persone, la Spagna considerata possedimento islamico perenne da chi ha dell’Islam una visione massimalista e imperialista, la Spagna che fu dal 711 al 1492 faceva parte dei possedimenti arabi.

Mordechai Kedar su queste pagine ha ricordato recentemente una cosa essenziale relativamente al modo in cui l’Islam nella sua declinazione storica ha sempre considerato se stesso:

“Per l’Islam la terra rappresenta un biglietto di sola andata, è un modo di entrare nell’Islam, non di uscirne. Ogniqualvolta, nel passato, gli zoccoli dei cavalli si sono appoggiati su un terreno, esso è diventato di proprietà islamica. Questa è la ragione, nella visione musulmana, per la quale la Spagna dovrebbe ritornare all’Islam, la Sicilia dovrebbe ritornare all’Islam, larghe aree nei Balcani su fino a Vienna, dove i musulmani vennero sconfitti nel 1683, dovrebbero tornare all’Islam, in quanto una volta erano sotto la sua occupazione”.

L’attentato di oggi a Barcellona si inscrive in questa visione, è tangibilmente il segno di una rivendicazione simbolica. Si colpisce un paese di infedeli, un altro, e questa volta e se ne sceglie uno che per 781 anni è appartenuto al Califfato.

Ora cominceranno i soliti tam tam televisivi, i distinguo, le infinite e insulse discussioni sull’Islam radicale e su quello moderato, sulla marginalità dell’ISIS che non sarebbe veramente islamico, ecc. ecc. Abbiamo già sentito tutto, ogni cosa. Il copione è standard, così come è standard la mistificazione.
Di nuovo ascoltiamo Mordechai Kedar:
“Viene spesso fatta una distinzione tra l’Islam moderato e l’Islam radicale. Non penso che questa distinzione sia legittima. L’Islam è una religione che si basa fondamentalmente su tre fonti testuali, il Corano, gli hadith, che rappresentano la tradizione orale, e la Sira, la biografia del profeta. Esiste solo un Corano, non c’è un Corano moderato e un Corano radicale, c’è solo un corpus di hadith e una sola biografia di Maometto”.

L’ISIS si ispira a una versione letteralista del Corano, sine glossa. Non è certo la sola setta islamica a farlo. Il radicalismo islamico si fonda sulla convinzione che l’Islam debba essere imposto a tutti gli infedeli e che vi siano solo tre possibilità di scelta, la conversione, la sottomissione o la morte.

Alle vittime di Barcellona oggi non è stata offerta alcuna scelta.
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Messaggioda Berto » sab ago 19, 2017 8:50 am

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Messaggioda Berto » sab ago 19, 2017 8:51 am

Il Governo metta al bando l'arrivo di nuovi Islamici Eventi eccezionali richiedono soluzioni eccezionali PAI
18/08/2017

https://www.partitoantiislamizzazione.i ... cezion-759

Di fronte a minacce eccezionali uno Stato che si rispetti ha il diritto e il dovere di mettere in campo soluzioni straordinarie, con l’obbligo di tutelare prima di tutto i propri cittadini. Per questo di fronte all’assalto di chi semina il terrore nel nome dell’Islam – questo al netto delle indagini ancora in corso è l’unico punto di convergenza di tutti questi attentati – occorre avere il coraggio di bandire dai nostri Paesi questi estremisti.

Per troppi anni ci siamo nascosti dietro l’alibi del garantismo con il risultato che ora i danni dell’accoglienza a tutti i costi sono sotto gli occhi di ognuno di noi. Chi ha fatto della sopraffazione il suo credo, chi concepisce la religione come negazione della libertà e della vita altrui non merita di vivere in quest’Europa che è fondata sul diritto, sulla laicità e sulla reciproca tolleranza. Per questo il Partito Anti Islamizzazione chiede ai Governi dell’Unione Europea e prima di tutto a quello italiano di allontanare tutti coloro che anziché un contributo rappresentano una minaccia alla nostra civiltà.

Di fronte a un pericolo imminente invochiamo il diritto a una difesa preventiva, per difenderci dalla violenza e dalla barbarie chiediamo al nostro Stato di mettere al bando e impedire gli arrivi di chi ha fatto del radicalismo islamico il proprio credo. Come si fa con i luoghi pericolosi che sono sconsigliati dalla Farnesina a chi si mette in viaggio per vacanze, così all’inverso il Ministero degli Esteri fornisca al Governo un elenco di tutti gli Stati a rischio radicalizzazione e i loro cittadini siano banditi dall’Italia.

“Poiché non è pensabile che si possano accogliere tutti, è ovvio che si imponga una selezione. La responsabilità di scegliere non può essere che dello Stato italiano, non di altri, e tanto meno si può consentire che la selezione sia di fatto lasciata al caso o, peggio, alla prepotenza. I criteri di scelta non dovranno essere unicamente economici e previdenziali: criterio determinante dovrà essere quello della più facile integrabilità nel nostro tessuto nazionale o quanto meno di una prevedibile coesistenza non conflittuale. Un "ecumenismo politico", astratto e imprevidente, che disattendesse questa elementare regola di buon senso amministrativo, potrebbe preparare anche per il nostro popolo un futuro di lacrime e di sangue”. Queste parole, che oggi suonano profetiche, furono pronunciate il 20 settembre del 2001 dal cardinale Angelo Biffi, allora arcivescovo di Bologna, nel corso di un convegno dedicato ai temi della multiculturalità e l’identità che tenne 9 giorni dopo l’attentato alle Twin Towers di New York. Allora si decise di opporre alla fanatismo un pensiero debole, anzi debolissimo, adesso è giunto il momento di cambiare registro.

Una misura preventiva pienamente legittima che è indispensabile laddove uno Stato non è in grado di garantire la sicurezza ai propri cittadini, come oggi accade. Purtroppo abbiamo constatato, anche con l’ultimo attentato sulle Ramblas di Barcellona, che militalizzare i presunti obbiettivi sensibili e sbarrare l’accesso alle vie pedonali con blocchi di cemento serve a poco contro questa nuova e terribile forma di terrore. Contro il radicalismo islamico occorrono contromisure legali, ma radicali. Mettere al bando chi sappiamo non ha nessuna volontà di integrarsi è l’unica difesa possibile.

EVENTI ECCEZIONALI RICHIEDONO SOLUZIONI ECCEZIONALI. IL GOVERNO PROCEDA A STILARE UNA “LISTA NERA” DEGLI STATI A RISCHIO E BLOCCHI TUTTI GLI ACCESSI DA QUELLE NAZIONI. TUTTI I PREGIUDICATI ISLAMICI E LE PERSONE VICINE AI MOVIMENTI ESTREMISTI VENGANO ESPULSI IMMEDIATAMENTE DALL’ITALIA. SIANO PROMOSSE AZIONI DI TUTELA ANCHE VERSO GLI STATI EUROPEI CON FORTI RADICALIZZAZIONI CHE POSSONO PORTARE A NUOVI ATTENTATI ANCHE IN ITALIA.
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Messaggioda Berto » sab ago 19, 2017 9:30 pm

Chi accoglie e chi uccide
Magdi Cristiano Allam - Sab, 19/08/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 31511.html

Dobbiamo innanzitutto riscattare la certezza di chi siamo e poi combattere l'islam che ci vuole sottomettere
Ancora una volta tocchiamo con mano che il terrorismo islamico esplode laddove in Europa si sono persi la certezza e l'orgoglio della propria identità, finendo per odiare se stessi, accordando ai propri nemici interni ciò che è interdetto ai propri cittadini.

Il sanguinoso attentato nel centro di Barcellona si consuma nel contesto della Catalogna che non vuole essere regione autonoma della Spagna ma anela a farsi fagocitare dagli Stati Uniti d'Europa; si batte strenuamente per affermare la propria identità nazionale ma si sta dissolvendo nel meticciato antropologico del multiculturalismo e del globalismo; è intollerante nei confronti di qualsiasi lesione al relativismo valoriale elevato a dogma universale ma tollera il radicalismo islamico che s'impone violentemente come l'unica verità assoluta.

I protagonisti di questa violenza sono i musulmani di seconda generazione, nati o comunque cresciuti in Europa, che conoscono bene la lingua, la cultura e le leggi dello Stato di adozione, che sono affascinati dall'i-Phone e dalla Nike, ma che rifiutano il sistema di valori che sostanzia la nostra civiltà. Amano la nostra materialità e odiano la nostra spiritualità. Ed è così che anche a Barcellona, come a Londra, sono sorti «tribunali islamici» e unità della «polizia islamica», che sanzionano i musulmani che non si comportano secondo quanto prescrive la sharia, la legge di Allah e di Maometto. Barcellona è diventata la città più islamizzata della Spagna dopo le enclave di Ceuta e Melilla che sorgono geograficamente in Marocco, simbolo dell'accoglienza con 100mila persone in piazza a favore dei profughi. Per quanto ufficialmente i musulmani in Catalogna siano solo il 6% della popolazione, pari a 450mila persone, condizionano pesantemente l'insieme della collettività perché di fatto si comportano come se fossero un corpo estraneo e ostile. Ci sono dei quartieri, a partire da quello di Raval, che sono stati trasformati in un micro-Stato islamico con la proliferazione di moschee, scuole coraniche, macellerie e negozi halal, enti assistenziali e finanziari islamici. Questa strisciante islamizzazione urbanistica e demografica ha registrato un'accelerazione con l'entrata in scena del Qatar, il principale finanziatore del movimento estremista dei Fratelli musulmani, come sponsor del Barcellona fino allo scorso giugno. Il Qatar ha ovunque condizionato i suoi finanziamenti alla costruzione di moschee.

Barcellona è un esempio perfetto che ci fa toccare con mano come quando si consente ai musulmani di auto-regolamentarsi addirittura con le proprie leggi, quando noi ci auto-imponiamo di non entrare nel merito dei contenuti dell'islam e lo legittimiamo acriticamente mettendolo sullo stesso piano del cristianesimo, inevitabilmente gli estremisti e i terroristi islamici prendono il sopravvento, ci massacrano e ci umiliano. Ed è così che per i musulmani di seconda generazione diventano l'alternativa alla nostra civiltà decadente. Dobbiamo innanzitutto riscattare la certezza di chi siamo e poi combattere l'islam che ci vuole sottomettere.


Da Karl Marx a Maometto. La diabolica alleanza spagnola tra sinistra e fondamentalisti
Oriana Fallaci - Sab, 19/08/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 31783.html

Ma, soprattutto, il discorso vale per la Spagna. Quella Spagna dove da Barcellona a Madrid, da San Sebastian a Valladolid, da Alicante a Jerez de la Frontera, trovi i terroristi meglio addestrati del continente.

(Non a caso nel luglio del 2001, cioè prima di stabilirsi a Miami, il neodottore in architettura Mohammed Atta vi si fermò per visitare un compagno detenuto nel carcere di Tarragona ed esperto in esplosivi). E dove da Malaga a Gibilterra, da Cadice a Siviglia, da Cordova a Granada, i nababbi marocchini e i reali sauditi e gli emiri del Golfo hanno comprato le terre più belle della regione. Qui finanziano la propaganda e il proselitismo, premiano con seimila dollari a testa le convertite che partoriscono un maschio, regalano mille dollari alle ragazze e alle bambine che portano lo hijab. Quella Spagna dove quasi tutti gli spagnoli credono ancora al mito dell'Età d'Oro dell'Andalusia, e all'Andalusia moresca guardano come a un Paradiso Perduto. Quella Spagna dove esiste un movimento politico che si chiama «Associazione per il Ritorno dell'Andalusia all'Islam» e dove nello storico quartiere di Albaicin, a pochi metri dal convento nel quale vivono le monache di clausura devote a san Tommaso, l'anno scorso s'è inaugurata la Grande Moschea di Granada con annesso Centro Islamico. Evento reso possibile dall'Atto d'Intesa che nel 1992 il socialista Felipe González firmò per garantire ai mussulmani di Spagna il pieno riconoscimento giuridico. Nonché materializzato grazie ai miliardi versati dalla Libia, dalla Malesia, dall'Arabia Saudita, dal Brunei, e dallo scandalosamente ricco sultano di Sharjah il cui figlio aprì la cerimonia dicendo: «Sono qui con l'emozione di chi torna nella propria patria». Sicché i convertiti spagnoli (nella sola Granada sono duemila) risposero con le parole: «Stiamo ritrovando le nostre radici»

Forse perché otto secoli di giogo mussulmano si digeriscono male e troppi spagnoli il Corano ce l'hanno ancora nel sangue, la Spagna è il paese europeo nel quale il processo di islamizzazione avviene con maggiore spontaneità. È anche il paese nel quale quel processo dura da maggior tempo. Come spiega il geopolitico francese Alexandre Del Valle che sull'offensiva islamica e sul totalitarismo islamico ha scritto libri fondamentali (e naturalmente vituperati insultati denigrati dai Politically Correct) l'«Associazione per il Ritorno dell'Andalusia all'Islam» nacque a Cordova ben trent'anni fa. E a fondarla non furono i figli di Allah. Furono spagnoli dell'Estrema Sinistra che delusi dall'imborghesimento del proletariato e quindi smaniosi di darsi ad altre mistiche ebbrezze avevan scoperto il Dio del Corano cioè erano passati da Karl Marx a Maometto. Subito i nababbi marocchini e i reali sauditi e gli emiri del Golfo si precipitarono a benedirli coi soldi, e l'associazione fiorì. Si arricchì di apostati che venivano da Barcellona, da Guadalajara, da Valladolid, da Ciudad Real, da León, ma anche dall'Inghilterra. Anche dalla Svezia, anche dalla Danimarca. Anche dall'Italia. Anche dalla Germania. Anche dall'America. Senza che il governo intervenisse. E senza che la Chiesa cattolica si allarmasse. Nel 1979, in nome dell'ecumenismo, il vescovo di Cordova gli permise addirittura di celebrare la Festa del Sacrificio (quella durante la quale gli agnelli si sgozzano a fiumi) nell'interno della cattedrale. «Siamo-tutti-fratelli.» La concessione causò qualche problema. Crocifissi sloggiati, Madonne rovesciate, frattaglie d'agnello buttate nelle acquasantiere. Così l'anno dopo il vescovo li mandò a Siviglia. Ma qui capitarono proprio nel corso della Settimana Santa, e Gesù! Se esiste al mondo una cosa più sgomentevole della Festa del Sacrificio, questa è proprio la Settimana Santa di Siviglia. Le sue campane a morto, le sue lugubri processioni. Le sue macabre Vie Crucis, i suoi nazarenos che si flagellano. I suoi incappucciati che avanzano rullando il tamburo Gridando «Viva l'Andalusia mussulmana, abbasso Torquemada, Allah vincerà» i neofratelli in Maometto si gettarono sugli ex fratelli in Cristo, e giù botte. Risultato, dovettero sloggiare anche da Siviglia. Si trasferirono a Granada dove si installarono nello storico quartiere di Albaicin, ed eccoci al punto. Perché, malgrado l'ingenuo anticlericalismo esploso durante il corteo della Settimana Santa, non si trattava di tipi ingenui. A Granada avrebbero creato una realtà simile a quella che in quegli anni fagocitava Beirut e che ora sta fagocitando tante città francesi, inglesi, tedesche, italiane, olandesi, svedesi, danesi. Ergo, oggi il quartiere di Albaicin è in ogni senso uno Stato dentro lo Stato. Un feudo islamico che vive con le sue leggi, le sue istituzioni. Il suo ospedale, il suo cimitero. Il suo mattatoio, il suo giornale «La Hora del Islam». Le sue case editrici, le sue biblioteche, le sue scuole. (Scuole che insegnano esclusivamente a memorizzare il Corano). I suoi negozi, i suoi mercati. Le sue botteghe artigiane, le sue banche. E perfino la sua valuta, visto che lì si compra e si vende con le monete d'oro e d'argento coniate sul modello dei dirham in uso al tempo di Boabdil signore dell'antica Granada. (Monete coniate in una zecca di calle San Gregorio che per le solite ragioni di ordine pubblico il Ministero delle Finanze spagnolo finge di ignorare). E da tutto ciò nasce l'interrogativo nel quale mi dilanio da oltre due anni: ma com'è che siamo arrivati a questo?!?
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Messaggioda Berto » dom ago 20, 2017 11:36 am

Dentro il covo dell’imam il regista del piano per sconvolgere l’Europa
francesco olivo
2017/08/20

http://www.lastampa.it/2017/08/20/ester ... agina.html

Il paese di Ripoll non aveva mai avuto un imam nella sua storia millenaria, prima dell’arrivo di Abdelbaki Es Satty. Un uomo schivo di quarant’anni anni, silenzioso. Poco avvezzo alla modernità. Nessun computer, una moglie, nove figli. Era la primavera del 2014 quando partendo da Tangeri, in Marocco, si era messo in viaggio da solo verso i Pirenei. Per 900 euro al mese di stipendio e cinque ore di lavoro al giorno, avrebbe dovuto prendersi cura della piccola comunità musulmana che fa riferimento alla moschea del centro islamico Annour.

Abdelbaki Es Satty faceva prediche moderate. Ma intanto preparava l’attentato di Barcellona. Secondo gli investigatori è lui il maestro di morte. Avrebbe organizzato la cellula dei terroristi ragazzini: dieci su dodici vengono da Ripoll. Ed è sempre lui, o meglio i suoi resti, che stanno cercando fra le macerie del palazzo esploso mercoledì notte ad Alcanar. Ritengono che sia saltato in aria mentre maneggiava più di cento bombole di gas butano che dovevano servire per l’attentato. Sono state trovate anche tracce di Tatp, un esplosivo molto instabile giù usato dall’Isis. Ovvio che adesso gli agenti dell’antiterrorismo stiano ripercorrono tutti i suoi spostamenti. Aveva già fatto l’imam nella moschea salafita marocchina di Tetouan. Nel 2012 era stato in carcere in Spagna a Castellon per un reato legato all’immigrazione. Lì potrebbe aver avuto contatti con i terroristi di Al Qaeda, detenuti per l’attentato alla stazione di Atocha del 2004. Nella seconda metà del 2015, per quattro mesi, ha vissuto e predicato a Bruxelles. E noi, nel frattempo, cosa non avevamo visto? Quando, esattamente, avremmo dovuto capire?

Dopo il viaggio in Belgio, Abdelabaki Es Satty era tornato al solito posto. Dove nessuno faceva troppo caso alla sua vita. Calle San Pere 4, sesto piano. Un piccolo, vecchio e malandato alloggio nel cuore del centro storico di Ripoll, 11 mila abitanti. Sotto, c’è un forno. È la via delle botteghe. Sopra, da quattro mesi, un nuovo coinquilino divideva le spese con l’imam. «Abdelbaki dormiva in questa stanza», dice frastornato Nourredine El Haji, anche lui marocchino di Bar Taza. «Lo conoscevo poco. Non parlava quasi mai. Martedì mi ha salutato dicendomi che tornava in Marocco dalla sua famiglia per le vacanze. Ha fatto la valigia, ed è partito». L’appartamento è stato completamente rivoltato dalla polizia catalana. Hanno cercato anche nelle intercapedini del soffitto, sotto le mattonelle. Ma la stanza dell’imam era vuota: senza tracce di vita. Come se ogni cosa fosse stata predisposta per tempo.

Per arrivare in Carrer de Sant Bertomeu a piedi ci vogliono meno di dieci minuti. La moschea è ricavata al piano terra di un caseggiato davanti alla stazione. Sulla porta di ingresso hanno attaccato un cartello: «La comunità islamica Annour esprime la più energica condanna e il rifiuto per l’attentato terroristico commesso a Barcellona…». L’ingresso è pieno di giornalisti e telecamere. Il presidente della comunità islamica di Ripoll si chiama Ali Yassine: «L’imam era già stato in Spagna a partire dal 2004, prima di tornare in Marocco e poi venire da noi. Sono stato io a sceglierlo. Nulla di quello che diceva durante le preghiere ha mai destato il minimo sospetto. Predicava un islam moderato, il nostro. Potete chiedere a tutti gli iscritti dell’associazione. Avevamo solo un problema con lui: voleva troppe vacanze. Mentre noi avevamo bisogno di maggior regolarità. Così, a giugno, quando ha chiesto altri tre mesi, gli ho annunciato che lo avremmo sostituito. Non l’abbiamo più visto dalla fine del Ramadan».

C’è una rara foto dell’imam Es Satty che lo ritrae a una festa per i bambini musulmani di Ripoll. La barba lunga, ancora nera. Nessun articolo di giornale su di lui. Nulla che lo riguardi sul web. Nemmeno una citazione. Nessuno l’ha mai visto in un bar del paese, in piazza o fuori da casa, se non nel tempo necessario a fare la solita strada. «Casa moschea, avanti e indietro», dice il segretario della comunità islamica di Ripoll. È un meccanico di 30 anni, Hammou Minhaj: «L’imam chiedeva spesso un aumento di stipendio. E sì, prendeva un po’ troppe vacanze. Ma non saprei dire niente altro di lui. Dove andava. Chi vedesse. Ci sentiamo traditi. Non era la persona che mostrava di essere».

Tutto era diverso da come appariva, nel paese pacifico di Ripoll. Non vedevano in moschea neppure i ragazzini dell’attentato, trasformati in terroristi nel giro di pochi mesi. Solo il più piccolo, Mousssa Aukbari, 17 anni, veniva a pregare durante le feste. E sì, adesso ricordano che quei dieci ragazzi fossero un gruppo molto unito. «Quando in primavera siamo andati insieme a Barcellona, insistevano per fermarsi a pregare a tutte le ore stabilite. Era un comportamento nuovo. Prima non facevano così».

«Non abbiamo capito niente di loro», dice il sindaco Jordi Garcia. «Neppure dell’imam. Siamo sconvolti. Dovremo analizzare molto bene quello che è successo». Non è stata una radicalizzazione attraverso il web. Non è stato nemmeno un indottrinamento alla moschea. Ma un piano terroristico maturato dentro le pieghe di un piccolo paese spagnolo, cucito giorno per giorno in segreto. Mentre la vita andava avanti.
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Messaggioda Berto » lun ago 21, 2017 1:20 pm

Vittorio Feltri: "Anche gli islamici pagheranno. E se invece a fare un attentato..."
19 Agosto 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... c.facebook

Abbiamo perso il conto degli attentati. Ce ne è uno al bimestre e ogni volta piangiamo. Lacrime di coccodrillo. Il primo provvedimento che adottiamo è il lutto nazionale, che non serve ma fa scena. Poi è indispensabile un bel corteo con la partecipazione di ministri e autorità varie predicanti.

La frase d’ordinanza recitata in coro è la seguente: non cederemo ai terroristi che puntano ad avere il sopravvento sui nostri costumi occidentali e sulla nostra civiltà. Buoni propositi cui non seguono atti concreti. Dopo aver seppellito con cerimonie solenni i morti ammazzati, ci dimentichiamo perfino dei vivi. Cosicché non ci predisponiamo adeguatamente al prossimo attacco dei bastardi. Che arriva puntuale come il destino.

L’ultimo è avvenuto a Barcellona, 14 salme e numerosi feriti travolti dal solito furgone lanciato sulla folla con l’intento di far secco il maggior numero di cristiani. Tra alcuni giorni, durante i quali saremo bombardati da retorica bolsa, archivieremo la pratica sino alla ventura strage in qualche altro paese europeo, che per decenni ha insistito a spalancare le porte ai musulmani nella convinzione fosse facile integrarli nei sistemi democratici. L’Europa si è irresponsabilmente riempita di islamici e ne paga le conseguenze in termini tragici, facendo subire periodiche aggressioni ai propri cittadini inermi, colpevoli, a giudizio degli adoratori di Allah, i più bigotti e invasati, di non uniformarsi alle contraddittorie leggi coraniche.

Noi come ci difendiamo dai folli che abbiamo ospitato, offrendo loro alloggi e lavoro? Imitiamo i fratelli Bandiera: sbottoniamo la camicia affinché il plotone di esecuzione sia agevolato nel fucilarci e spedirci all'altro mondo. Non solo non siamo stati capaci di organizzare una efficiente rete di protezione contro i criminali dell’islam, ma non cessiamo di invogliarli a colpirci spalancando le frontiere a qualunque balordo che salga su un barcone, sia raccattato in mare e catapultato da queste parti.

Il risultato è scoraggiante. Aumentano i profughi e i fedeli di Allah inclini a massacrarci non per divertimento bensì per costringerci alla resa e a consegnare loro il bastone del comando. C’è chi li aiuta. Sono i cretini di sinistra e similari che ogni due per tre dichiarano che l’immigrazione è una benedizione di Dio e quindi va incentivata, e sostengono che il terrorismo è una variabile indipendente dalle invasioni barbariche. Fingono di ignorare che la matrice delle carneficine è musulmana e sostengono che la pacifica convivenza fra etnie diverse sia un gioco da ragazzi. Intanto le stragi si moltiplicano e suscitano sempre meno scalpore nella pubblica opinione causa l’effetto anestetizzante della ripetitività che induce alla assuefazione.

Ci si abitua a tutto. Al tempo delle Brigate rosse le gambizzazioni a un dato momento diventarono talmente frequenti da non meritare più titoloni sui giornali. Ma quando venne ucciso Moro, i politici impauriti si mobilitarono e sconfissero il comunismo armato. Ci tocca attendere un attentato pazzesco in Italia per sperare che il governo chiuda i porti e si decida a considerare pericoloso l’arrivo degli islamisti?

Comunque sarebbe più eclatante un attentato compiuto da gente nostrana in danno dei musulmani che viceversa. Occhio per occhio. Se bisogna che sia guerra, meglio vincerla con ogni mezzo, escluse le lagne dei cretini progressisti, delle cui idee assurde Libero riporta oggi un vasto campionario.
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Messaggioda Berto » mar ago 22, 2017 11:50 am

Io non ho paura di accusare l’islam – di Carlotta Or Diamanti Rights Reporter
Carlotta Or Diamanti Ago 19, 2017

http://www.rightsreporter.org/non-paura ... r-diamanti


Non si può avere paura di denunciare le responsabilità islamiche e quelle delle comunità musulmane. Non più, non ora

Ci risiamo, anzi non è mai finita. Ancora una volta l’Europa viene colpita duramente. La Rambla è Barcellona… è l’Europa. Gli assassini islamici lo sapevano bene.

A distanza di anni riecheggiano le parole di Oriana Fallaci «il timore dell’occidente di parlare e di accusare il mondo islamico è sempre più forte» parole che oggi più che mai sono attuali.

Io accuso il mondo islamico e lo condanno, non ho timore di definirlo “religione del terrore”.

Ritengo sia arrivato il momento di svegliare gli animi europei perché non è sufficiente essere vicini alla Spagna con proclami e messaggi di cordoglio sui social. Non condivido il pensiero dei tanti “meno male, da noi non è successo” Questo pensiero NON va e spero che come è accaduto in un passato ormai noto, non si facciano accordi con il terrorismo islamico, così come accadde con l’OLP del noto terrorista assassino Arafat. Amato dal Movimento 5 stelle e da piccoli individui, tanto da voler proporre un parco pubblico dedicato a Lui in Roma. Lascio la Politically Correct. ai tanti ometti della politica.

Chiediamo, anzi pretendiamo che le Comunità Islamiche presenti in Italia ed in Europa si esprimano chiaramente sugli assassini islamici. Si pretenda che sconfessino la Sharia e il califfato del terrore, senza aver paura di essere definiti per convenienza razzisti.

C’è chi ha sempre pensato che quanto accade oggi riguardasse solo il medio oriente. Israele che da anni fronteggia con coraggio e da sola il terrorismo islamico ha sempre messo in guardia l’Europa da questo pericolo ma non è stato mai ascoltato.

Dobbiamo estirpare questo cancro che rappresenta il terrorismo islamico.
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Messaggioda Berto » mer ago 23, 2017 12:04 pm

Attenti perché non è ISIS il pericolo più grande per l’occidente Rights Reporter
Franco Londei Ago 23, 2017

http://www.rightsreporter.org/attenti-p ... loccidente

Una visione diversa del pericolo rappresentato dalla Stato Islamico, uno sguardo a dove stiamo andando e a come la Fratellanza Musulmana in occidente cerchi di occupare gli spazi lasciati vuoti da ISIS

Naturalmente non si sta dicendo, come fece Manlio Di Stefano, che il terrorismo islamico non esiste o, come fece il suo collega Di Battista, che con ISIS bisogna ragionarci. Lo Stato Islamico rimane una minaccia così come lo è Al Qaeda, Hezbollah, Hamas e ogni altro gruppo islamico terrorista. Tuttavia ISIS è stato parecchio sopravvalutato, almeno sotto l’aspetto militare.

Qualcuno, non ricordo chi, definì i terroristi dello Stato Islamico “un esercito di cialtroni in infradito” e non si spiegava come questo “esercito di cialtroni in infradito” privo di qualsiasi strategia, senza una aviazione, senza blindati o armi pesanti, potesse conquistare con così tanta facilità un territorio vastissimo che va dalla Siria all’Iraq combattendo contro eserciti ben più attrezzati e persino numerosi. Non si spiegava come potesse non essere spazzato via dall’intervento di Putin, dall’esercito iraniano e infine dalla coalizione a guida americana. Qualcuno mi spieghi come mai Putin, che doveva “radere al suolo” ISIS in pochissimo tempo dopo due anni è ancora li a cercare di strappare un pezzo di territorio alla volta a questi cialtroni in infradito che non hanno uno straccio di aereo o di arma avanzata. Scusate ma non è credibile e non per fare facile dietrologia o una operazione di complottismo, è una semplice analisi della situazione. E che la cosa non sia credibile lo hanno dimostrato i curdi, gli unici che senza mezzi militari adeguati hanno combattuto seriamente ISIS sconfiggendolo ripetutamente. Com’è possibile che i curdi, anche loro in infradito, abbiano sconfitto ripetutamente ISIS mentre i russi e gli iraniani con i loro aerei, i loro eserciti preparati e le loro armi avanzate non ci riescano o, quantomeno, ci mettano anni e anni per farlo?

Pensateci un attimo: ISIS ha contro l’esercito russo, quello iraniano, quello turco, quello americano, quello iracheno (armato e addestrato dagli americani) e in due anni ha perso solo Raqqa e Mosul ma continua a controllare una vasta parte di territorio siriano e iracheno. È seriamente credibile una cosa del genere?

Ora, le ipotesi sono due: o ISIS ha una strategia militare così ben studiata da riuscire a fermare per anni i potentissimi eserciti di mezzo mondo, oppure è un fenomeno che per il momento fa comodo lasciarlo dov’è e allora non si affonda il coltello per non eliminarlo del tutto. Noi di RR propendiamo per la seconda ipotesi e lo diciamo da tempo.

ISIS è stato funzionale agli interessi iraniani in Siria, persino al raggiungimento dell’accordo sul nucleare iraniano (ricordate quando Obama sosteneva che l’Iran era fondamentale nella lotta ai cialtroni in infradito?). ISIS è stato funzionale agli interessi di Putin in Siria dandogli la possibilità di stabilirsi in pianta stabile in territorio siriano con basi navali e aeree, a quelli di Erdogan nel Kurdistan (e probabilmente alle sue saccocce), a quelli di Hezbollah che poi lo ha combattuto pochissimo concentrandosi piuttosto sulla guerra ad altri gruppi terroristi che occupavano territori che gli interessavano (quelli vicini al confine israeliano). Insomma, in tanti dalla presenza dello spauracchio ISIS ne hanno tratto un vantaggio strategico. E’ bastato semplicemente lasciarli fare per poi andare a riempire lo spazio lasciato vuoto dallo Stato Islamico.

“Ora temo che la stessa strategia venga usata in occidente dalla Fratellanza Musulmana”

Ora temo che la stessa strategia venga usata in occidente dalla Fratellanza Musulmana. Certo, il contesto è decisamente diverso. Il pericolo in occidente è rappresentato dal terrorismo che fa capo allo Stato Islamico, dai cosiddetti “lupi solitari” che si riconoscono nello Stato Islamico e nella sua ideologia fondamentalista. Spaventa questo tipo di terrorismo perché è imprevedibile, incute terrore vero tanto da spingere molte persone a chiedere misure eccezionali contro l’Islam. Ma è proprio in questo quadro che la Fratellanza Musulmana cerca di infilarsi proponendosi come “alternativa moderata” all’estremismo dello Stato Islamico, proponendosi come l’unica in grado di riportare i giovani musulmani sulla retta via. Così come hanno fatto l’Iran e la Russia in Siria, la Fratellanza Musulmana cerca di prendere lo spazio conquistato dallo Stato Islamico in occidente e nel cuore dei musulmani occidentali e di sostituirsi ad esso.

Se fosse vero che i Fratelli Musulmani sono diversi dagli estremisti dell’ISIS non sarebbe una idea malvagia. Ma temo che la Fratellanza Musulmana non sia affatto diversa dai loro cugini dello Stato Islamico. Hanno gli stessi finanziatori (il Qatar e la Turchia), gli stessi obiettivi (qui un riassunto degli obiettivi della Fratellanza Musulmana), propagandano la stessa Jihad con gli stessi metodi. Sono solo più furbi e scaltri perché cercano di accreditarsi come forza politica invece che come forza militare. Ed è questo che li rende pericolosissimi, molto più di quanto non lo siano i loro cugini dello Stato Islamico sebbene questi ultimi siano responsabili degli attacchi in Europa che tante vittime hanno fatto. Ogni attacco dell’ISIS è un favore ai “moderati” della Fratellanza Musulmana perché li accredita come tali. Li chiamano in TV dove possono andare a non dire niente ma a fare la figura dei “moderati”, ripetono a pappagallo che Islam non è violenza ma si guardano bene dal prendere le distanza dalla ideologia islamica basata sulla Sharia, la stessa di ISIS, di Al Qaeda, di Hamas e di Hezbollah. Rimangono profondamente antisemiti, esattamente come i loro cucini. Adorano Erdogan e il regime iraniano ma si propongono come moderati. Strano modo di esserlo.

Il vero pericolo per l’occidente è lo stesso che grava su Israele e non si chiama Stato Islamico ma sono coloro che ne vogliono occupare gli spazi pur non essendo ideologicamente diversi, pur avendo gli stessi obiettivi ma cercando di spacciarsi per “moderati”, per “salvatori del vero Islam”. Ci fanno credere di essere amici e aperti al dialogo, ma non lo sono. Sono solo terribilmente scaltri.

E allora ISIS diventa funzionale agli interessi islamici in occidente, esattamente come lo è stato agli interessi iraniani e russi in Medio Oriente. Dicono di combatterlo ma lo usano per raggiungere gli stessi obiettivi con la faccia pulita e linda dell’Islam moderato. E noi in questo tranello ci stiamo cadendo con tutte e due le gambe.
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